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Macramé

Il Macramé è una sorta di merletto realizzato per annodatura di fili di lino, cotone, canapa, lana e altre fibre che può essere realizzato solo manualmente; il filato viene appuntato su un tombolo o su un cuscino tramite spilli.
È un’arte di antica origine araba che approdò in Italia nel XV secolo, sviluppandosi in particolar modo in Liguria e tramandandosi da madre in figlia; sono poche le scuole che insegnano questa tecnica popolare.

Con questo fitto intreccio di fili, utilizzato da secoli per abbellire il corredo delle spose, si possono realizzare molte cose, anche i fiori!

Fiori  macramé

Per intraprendere l’arte del macramé bisogna prima imparare a fare i nodi, tanti tipi di nodi: semplici, a cordoncino, ritorti, a catena, piatti, obliqui… Poi si possono realizzare un’infinità di cose, dai braccialetti agli orecchini, dalle bordature per gli asciugamani (che in dialetto ligure si chiamano, appunto, Macramé), alle borse, dalle bomboniere ai sacchetti per profumare la biancheria.
é quello che fa la nostra amica Luciana a    Lavagna, cittadina della riviera ligure famosa per l’ardesia e culla italiana di quest’arte in estinzione che può regalare molte soddisfazioni utilizzando materiali semplici. Per questo merita di essere riscoperta, soprattutto dai giovani.

  1. Tagliamo un filo portanodi “coda di topo” da 2 mm a una lunghezza di 170 cm, quindi fissiamolo al supporto in modo da avere una lunghezza di 30 cm a destra e 140 cm a sinistra.
  2. Prendiamo due fili lunghi 280 cm e annodiamoli con doppio nodo “cordoncino”: sul filo portanodi devono risultare 8 fili paralleli.
  3. Utilizziamo il primo filo libero a destra come conduttore e facciamo un cordoncino orizzontale verso sinistra; annodiamo anche il filo portanodi  di sinistra e ripetiamo ancora una volta.
  4. Ora prendiamo il terzo filo da sinistra e tendiamolo verso sinistra, utilizzandolo come conduttore per annodare i primi due fili.
  5. Annodiamo a cordoncino due fili sul primo filo girato verso destra.
  6. Adesso è il primo filo a sinistra a essere utilizzato come conduttore, sul quale dobbiamo annodare gli altri quattro fili.
  7. Per completare il petalo dobbiamo ripetere altre due volte il passaggio precedente.
  8. Concludiamo il petalo facendo tre cordoncini orizzontali verso sinistra.
  9. Per ottenere gli altri petali, dobbiamo ripetere tutte le fasi partendo dal punto 4. Procediamo fino ad aver realizzato 5 o 6 petali.
  10. Al termine del lavoro, inseriamo nelle punte interne il filo portanodi libero e i fili rimanenti nel giro iniziale, quindi leghiamo tra loro i fili.

La tecnica del macramé

Realizzazione di Luciana Brescia

I merletti al tombolo

Il tombolo non è altro che un cuscino di forma cilindrica che fa da supporto per la realizzazione di merletti, fissandovi il disegno da seguire, che può essere rappresentato da una fotocopia o da un disegno. Questo viene preferibilmente rivestito con un foglio di acetato per evitare che eventuali perdite di colore da parte del disegno possano macchiare il pizzo. I molti fili da utilizzare sono avvolti su bastoncini di legno (fuselli). Viene anche usato per realizzare oggetti con la tecnica del macramé, dove i fili possono anche essere sciolti, in base alla lunghezza necessaria per portare a termine il lavoro. I fili vanno fissati al tombolo con spilli che non devono essere di metallo ossidabile, ma di acciaio inox o di ottone nichelato.

Tombolo

Il filo è solitamente di canapa o lino, ma si utilizzano anche la lana e i filati sintetici. Lo si avvolge sui fuselli, il cui compito è quello di facilitarne lo svolgimento durante il lavoro, secondo una tecnica specifica, sia per il senso di arrotolamento (destra-sinistra). I fuselli si utilizzano in coppia, per cui metà del filo va avvolto su uno e l’altra metà sull’altro, fermandolo con un nodo, cosicché lo si possa srotolare e riavvolgere. Per riprodurre i disegni occorre prima imparare i diversi “punti” che permettono di realizzare la trama, per la quale si lavora in contemporanea con diverse paia di fuselli; i pizzi e i merletti che si ottengono vengono utilizzati per ornare lenzuola, asciugamani, tovaglie, fazzoletti e complementi simili, ma si realizzano anche oggetti a sé stanti come centrotavola elaborati nella forma e nel disegno.

Pare che la tela di colore verde sia la più indicata per il rivestimento del tombolo, in quanto questo colore affaticherebbe meno la vista rispetto ad altri. Esistono di varie misure, solitamente con Ø 22 cm e lunghezze comprese tra 30 e 60 cm, con prezzi tra 38 e 49 euro; è necessario collocarlo su un supporto adeguato, una sorta di culla da tavolo o un cavalletto a pavimento.

Carta da parati | Applicazione spiegata passo-passo

La carta da parati è un particolare tipo di carta utilizzata per rivestire pareti, mobili, porte e accessori; può essere costituita da materiali differenti (cellulosa, vinile, TNT, ecc.)

Per applicare la carta da parati iniziamo con l’eliminare dalla parete le parti che si scrostano e asportando l’eventuale vecchia tappezzeria. Stucchiamo fori e fessure con stucco da muro. Quando i ritocchi sono asciutti carteggiamo con una carta abrasiva medio-fine (n° 220-240) e puliamo per bene con uno straccio.

Asportiamo dalla parete le prese e gli interruttori (dopo aver tolto la tensione), isolandone i conduttori e raggruppandoli all’interno delle scatolette. Asportiamo anche le mascherine degli avvolgitapparelle, le mensole sfilabili e ogni altro elemento asportabile che può essere  di ostacolo durante la posa o costringerci ad aprire fori nei teli.

Per un’esecuzione rapida e precisa conviene tagliare tutti i teli prima dell’applicazione. Poi procediamo con la stesura  della colla sul retro di ognuno.
È importante, in questa fase, non avere tempi morti in quanto le operazioni da compiere sono diverse. Utilizziamo la speciale colla in polvere che deve essere sciolta per bene in acqua tiepida.
Nell’applicazione a parete lasciamo un’abbondanza di alcuni centimetri a soffitto e a pavimento che asporteremo a fine lavoro.
Stendiamo i teli successivi a filo del precedente o, se i muri non sono regolari, sormontandolo di circa 1 cm. Proseguiamo fino alla totale copertura delle pareti.
È utile la collaborazione di una persona che sostenga i teli durante il lavoro. Al termine applichiamo il battiscopa ed eventualmente dei bordini modanati lungo il soffitto.

◆ L’ideale è disporre di un banco pieghevole largo 3-4 cm più della larghezza del rotolo e lungo almeno 2/3 dell’altezza della parete, ma si può rimediare con tavole appoggiate su due cavalletti.  
◆ Conviene collocare i teli a parete “allontanandoci” dalla finestra principale: in questo modo le giunzioni tra i fogli risultano meno visibili. 

 

Predisporre il muro

Predisporre il muro

  1. Stucchiamo fori e crepe. Anche se ricoperti dalla carta, i fori dei tasselli evidenzierebbero piccole depressioni, pertanto bisogna livellarli con lo stucco. A stucco indurito carteggiamo i ritocchi.
  2. Con una spazzola di saggina rimuoviamo le porzioni di vecchia pittura o di finitura (gesso, arenino ecc.) in fase di distacco che possono compromettere la buona adesione della carta da parati.

La colla per la carta da parati

Colla per carta da parati

  1. Prepariamo la colla per la carta da parati sciogliendo in acqua (nelle proporzioni indicate sulla confezione) la colla in polvere (le proporzioni variano in funzione del tipo di carta da parati).
  2. Il preparato in polvere va mescolato con accuratezza per evitare la formazione di grumi e accertandoci che tutto il materiale si sia sciolto. Conviene attendere qualche minuto prima di applicarlo sui teli. (Disponibile anche la versione di colla istantanea già pronta all’uso)

 Come procedere all’applicazione dei teli

Come tappezzare

  1. Tracciamo la linea di partenza con il filo a piombo, in prossimità di un angolo, senza fidarci della regolarità delle pareti. Questo accorgimento è essenziale per la buona riuscita del lavoro.
  2. La colla, da preparare seguendo le istruzioni, va stesa con la pennellessa, trattando con cura i bordi. Le sbavature si possono rimuovere con acqua. Per questo lavoro utilizziamo il tavolo da tappezziere.
  3. Affinché la colla penetri a fondo dobbiamo lasciar assorbire ogni telo per qualche minuto. Steso l’adesivo, si ripiegano i lati corti verso l’interno per trasportarlo verso la parete senza sporcarlo di colla.
  4. Facciamo aderire alla parte alta della parete il lembo superiore del telo, curandone la coincidenza con la linea di partenza. Completiamo l’operazione in basso stendendo bene la carta.
  5. Per premere la tappezzeria contro il muro ed eliminare le bolle d’aria usiamo una spazzola morbida. Eventuali sacche d’aria o di colla si possono aspirare con una siringa, forando la carta con l’ago.
  6. In corrispondenza degli interruttori effettuiamo un taglio a croce e asportiamo le parti eccedenti. Prima di ricollocare la placca tagliamo la carta lungo perimetro della mascherina.

Quanti teli occorrono?

Per calcolare con precisione quanta carta da parati ci serve, misuriamo il perimetro della stanza da rivestire “vuoto per pieno” (cioè considerando porte e finestre come parete intera). Dividiamo la misura (in metri) per 0,53 (larghezza standard dei fogli) e avremo il numero di teli da applicare. Per determinare il numero dei rotoli da acquistare misuriamo (in metri) l’altezza delle pareti e aggiungiamo 8 cm. Poi moltiplichiamo questa misura per il numero di fogli, calcolato prima, e dividiamo per 10 (lunghezza standard dei fogli). Il risultato (arrotondando per eccesso) è il numero di rotoli da acquistare. Un esempio:
Perimetro 20,50 m : 0,53 m = 39 fogli.
Altezza 3,05 m + 8 cm = 3,13 m.
Il calcolo è: 39 x 3,13: 10 = 12,20 per cui bisogna acquistare 13 rotoli. Se la carta da parati ha dei disegni che devono combaciare tra foglio e foglio acquistiamo un 10% di rotoli in più, perché si provoca più scarto.

Leggi anche come togliere la carta da parati.

Antichizzazione a patina

Antichizzazione a patina per la panca in legno

La decorazione dei mobili non è riservata solo a chi ha inventiva pittorica e mani da pittore; chi ritiene di avere comunque un’abilità manuale insufficiente può ricorrere ad altri sistemi, come il découpage o lo stencil, e impreziosire un mobile con una tecnica invecchiante come questa dell’antichizzazione a patina.

panca-grezzaIl trucco tecnico di questa finitura non è tanto il disegno o dipinto in sé, quanto la sua antichizzazione a patina e l’invecchiamento generale a più strati di smalto coprente di diversi colori.
Per entrambe le cose non servono né attrezzi speciali, né abilità particolari, ma si tratta solo di seguire una sequenza precisa nella stesura e parziale asportazione dei prodotti protettivi, lasciandosi guidare dai tempi di asciugatura.
Quanto agli accostamenti di colore e al genere del motivo ornamentale, se non si hanno le specifiche conoscenze, o ci si documenta puntualmente sulle usanze d’un tempo, oppure si va a estro personale.

Il mobile può essere nuovo di fabbrica oppure vecchio ma in buone condizioni strutturali: in entrambi i casi la finitura coprente antichizzante a patina con decorazione alla contadina nasconde del tutto la superficie del materiale, creando una patina che imita quella del tempo. Il trattamento superficiale si adatta a molti tipi di mobili e, in particolare, può rivalutare in maniera allegra e un po’ naïf pezzi d’arredo invecchiati che altrimenti mal si accompagnano ai gusti di oggi.

Come eseguire l’antichizzazione a patina

Antichizzazione a patina

Per prima cosa si riveste la superficie con una mano di fondo bianco. Quando questo è asciutto, si smaltano di rosso le cornici ornamentali e tutte le zone più esposte all’usura, cioè gli spigoli, le coste sottili e le parti sporgenti dei pezzi torniti.
Quindi si ricopre tutto (salvo le specchiature da decorare) con una generosa mano di smalto blu e, senza attendere che asciughi, si ripassano con un panno le zone su cui il trascorrere del tempo avrebbe maggiormente inciso, asportando in maniera irregolare e sfumata il prodotto appena messo.

transfer-disegno

Modelli di ornamenti floreali si possono trovare online e stampare su fogli di carta da ritagliare.
Per riportarne i contorni sul mobile va bene la carta carbone, che lascia una traccia nitida sul fondo bianco. Ambo i fogli vanno bloccati con strisce di nastro adesivo.

decorazione-antica

I prodotti più adatti per la coloritura sono gli smalti acrilici. Mentre si prosegue nel dipinto, per non rischiare di slavare con il taglio della mano i colori ancora freschi conviene usare un bastoncino, un listello, un pennello che, fungendo da poggiamano, sostenga per bene evitando contatti indebiti.

antichizzazione

Invece di proteggere il dipinto asciutto con un fissatore o della vernice trasparente, lo si ricopre con la patina (un prodotto a base di polveri e colle usato proprio per far apparire un mobile antico), che va sfumata ancora fresca con un panno e poi, da asciutta, ripassata con fine paglietta d’acciaio.

Tavolo fratino fai da te

Tavolo fratino a tutta lunghezza: un grande piano, due sostegni laterali e alcune traverse di rinforzo per un tavolo di grande robustezza e dalla linea sobria

Per la costruzione del tavolo fratino vanno utilizzati legni duri quali noce, faggio e olmo.
Il tavolo fratino è composto da un telaio a V rovesciata di gambe sopra il quale va il piano, rettangolare allungato, fissato con incastri e “chiavette” di legno.
II telaio è costituito da due sostegni laterali, due traverse e due travi. Il sostegno laterale è tagliato nella caratteristica forma rastremata nella parte centrale e allargata alle basi. Alla base inferiore si sagoma la foma dei piedi. Nel centro del sostegno si crea un motivo ornamentale che ha anche funzione di alleggerimento.

costruzione-tavolo-fratino

Traverse e travi

Traverse e travi del tavolo frattino vanno collegate ai sostegni. La trave superiore si incastra a mezzo legno sulla traversa e si fissa definitivamente con una spina da legno. La trave inferiore entra nel sostegno con un tenone sul quale è poi praticato un foro per l’inserimento di un cuneo di bloccaggio. Dalla trave inferiore partono due tiranti che salgono diagonalmente a fissarsi sulla trave superiore. I due tiranti, che hanno funzione sia estetica che strutturale, vanno ricavati da un listello di sezione minore delle travi. Tutti gli spigoli delle parti vanno smussati con la levigatrice o col pialletto. Il piano è costituito da assi accostate con le venature alternate in modo che non si imbarchino. Sono unite tra loro con un incastro a falso maschio. Anche il fissaggio del piano al telaio è realizzato con delle spine da legno.
È necessario una sega circolare per i tagli rettilinei e un seghetto alternativo per le curve. Gli incastri vanno realizzati con un lavoro di scalpello e sponderuola.
Le superfici vanno rifinite con lucidatura a cera.

gambe tavolo fratino

 

 

 

Sui due sostegni che reggono e danno stabilità all’interno tavolo sono ricavati due motivi ornamentali con lo scopo di alleggerire visivamente la struttura.

 

 

 

 

 

 

 

Tutti gli incastri del tavolo fratino

A sinistra incastro  a mezzo legno della trave superiore. A destra incastro della trave inferiore con cuneo di bloccaggio.
A sinistra incastro a mezzo legno della trave superiore. A destra incastro della trave inferiore con cuneo di bloccaggio.

 

 incastro della trave inferiore con cuneo di bloccaggio. il piano  del tavolo è ottenuto  con tavole lunghe giuntate tra loro con incastro a dente e canale
A sinistra incastro della trave inferiore con cuneo di bloccaggio. A destra il piano del tavolo, ottenuto
con tavole lunghe giuntate tra loro con incastro a dente e canale.

 

Stile Shabby Chic

Shabby chic ovvero recuperiamo vecchi mobili rovinati per dargli nuova vita con eleganza!

Recuperare un oggetto palesemente obsoleto ed anche rovinato, che sia un mobile, un complemento d’arredo o un suppellettile, poco importa, può essere più facile del previsto.
E se è consumato meglio, possiamo contare proprio su questo fatto per esaltarne l’eleganza.

Shabby chic è uno stile nato in Gran Bretagna che evoca il tipo di decorazione caratteristico nelle grandi case di paese, dove l’arredamento è usurato dal tempo. è uno stile che riflette la grazia e la semplicità di altri tempi.
Piccoli tesori dei mercatini e vari oggetti dimenticati in soffitta vengono recuperati con un minimo di restauro ed una buona dose di fantasia decorativa.
Fiori, pizzi e velluti la fanno da padroni in questo scenario fiabesco dove ogni cosa, oltre ad essere esteticamente bella, deve essere comoda e funzionale.
Il risultato finale è di realizzare un effetto generale elegante.
Il termine “Shabby chic” (il cui significato è letteralmente “trasandato chic”) è stato coniato dall’americana Rachel Ashwell  negli anni ‘80 sulla rivista “The world of interiors”.

Scrittoio in stile Shabby chic

Scrittoio prima dello Shabby Chic
Lo scrittoio vecchio e rovinato così come si presentava prima di applicare la tecnica dello Shabby chic

Sembra facile una volta fatto. E invece molto spesso, quando si considera un vecchio oggetto ritrovato in soffitta o in cantina, e ci viene in mente di recuperarlo, il dilemma più grosso è quale tecnica utilizzare e quale nuovo stile potrebbe assumere quell’oggetto per inserirsi nel nostro arredo. La risposta è tutt’altro che facile.

La chiave dello Shabby chic è l’effetto “usura”

Step by step shabby chic

  1. Dopo un passaggio di carta vetrata e l’applicazione di un foglio di multistrato da 6 mm per ripristinare la superficie di lavoro dello scrittoio, irrimediabilmente usurata, iniziamo a dare una mano di cementite.
  2. Prima di passare la seconda mano di fondo diamo una carteggiata sui punti del mobile più esposti all’usura. Questo è il primo passo verso la realizzazione della particolare finitura che vogliamo ottenere.
  3. Dopo il fondo, due mani di smalto color avorio, “caricato” un bel po’ con l’ocra, e poi, mascherando con nastro di carta, realizziamo i filetti azzurri sul piano di lavoro e sui cassetti. La giusta tonalità si ottiene mescolando pochissimo blu con smalto bianco.
  4. Alla fine, procediamo carteggiando nuovamente nei punti del mobile più esposti, per ottenere l’effetto di usura caratteristico dello stile Shabby chic. La finitura finale si fa a cera.
La scrivania completata
La scrivania completata

Millechiodi Legno

La nuova formulazione permette di avere una presa immediata (bastano solo pochi secondi di pressione con le mani e non servono morsetti) e un’elevata tenuta finale. Come una vinilica… MEGLIO di una vinilica!

Pattex Millechiodi Legno è l’adesivo di montaggio ideale per tutte le applicazioni su legno. Riparare e montare cassettiere, mobiletti, cornici, sedie e altri oggetti in legno non è mai stato così semplice! Grazie alla sua formula con “effetto ventosa”, garantisce una notevole presa immediata, non cola e permette di evitare l’impiego di morsetti, rendendo più comoda e facile qualsiasi applicazione, anche in verticale! Millechiodi Legno è riposizionabile nei primi 10 minuti, verniciabile e trasparente una volta asciutto, Pattex Millechiodi Legno non è solo il perfetto alleato per tutte le riparazioni su legno, ma permette anche di realizzare infiniti progetti di fai da te. Disponibile nei formati da 100 ml e 200 ml. 

Come si utilizza Millechiodi Legno

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Si distribuisce l’adesivo sulle superfici da incollare e si abbinano le parti facendo pressione per pochi secondi: si sviluppa subito una forte presa immediata e, grazie alla densità dell’adesivo, quello che è di troppo viene espulso, ma senza colare. A questo punto è sufficiente rimuovere quanto deborda raschiandolo via: perfetto è, per esempio, un ritaglio di cartone, da usare di lato nelle giunzioni piane o d’angolo quando i pezzi sono uniti a 90°.

Scopri tutte le caratteristiche di Millechiodi Legno

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Installare i profili per pavimenti

I profili per pavimenti rispondono alla necessità di raccordare rivestimenti differenti per tipologia e, talvolta, anche per spessore. Solitamente si fissano al pavimento con viti e tasselli.

I listelli acquistabili in commercio, dei più svariati materiali, sono preforati e svasati per un inserimento perfetto della vite, mentre la banda superiore viene applicata a scatto. Alcuni modelli possono essere fissati senza viti utilizzando potenti adesivi. Esistono inoltre profili per pavimenti che hanno lo scopo specifico di proteggere le superfici, come quelli variamente sagomati per proteggere le pedate di una scala, gli spigoli dei rivestimenti piastrellati, la linea tra pavimento e parete. 

Profili per pavimenti – è utile sapere che

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Per raccordare superfici differenti, ma allo stesso livello, si possono utilizzare profili a T che si incastrano nella fuga di giunzione tra i rivestimenti e aderiscono al pavimento con nastro biadesivo. I profili per parquet devono assecondare i movimenti di dilatazione del legno, per questo motivo sono sagomati in modo da rimanere distanziati dalle doghe nella parte inferiore, oppure sono composti da due pezzi separati, inferiore e superiore.

Profili per pavimenti – Situazioni differenti

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  1. Se tra due pavimentazioni adiacenti risulta un dislivello per differente spessore del rivestimento, come nel caso di un parquet sovrapposto, le possiamo raccordare con l’inserzione di un profilo inclinato.
  2. Negli angoli di superfici soggette a getti d’acqua o dove occorre facilitare la pulizia, la linea di raccordo tra pareti e piani va rifinita con l’applicazione di un profilo concavo o inclinato.
  3. La pedata di un gradino dev’essere sporgente rispetto all’alzata sottostante, se non utilizziamo piastrelle già sagomate per questo scopo possiamo ricorrere a profili salvaspigolo di vario tipo.
  4. Lo spigolo verticale dei rivestimenti ceramici è la zona più esposta a rischio di sbeccature, perciò viene rifinito con un profilo stondato di pari spessore sulla cui ala poggia la piastrella adiacente.
  5.  La soglia di una stanza rivestita con moquette richiede un profilo di raccordo, per ovvi rischi di inciampo o di sollevamento del rivestimento. Occorre un profilo abbastanza largo da sovrapporsi a entrambe le pavimentazioni.
  6.  Quando il pavimento di parquet comunica con uno di altro tipo, per esempio moquette o doghe di legno con piastrelle, si utilizza un profilo di raccordo di legno, metallo o plastica che rende piana e invisibile la linea di giunzione. 

Inserimento a scatto

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  1. Alcuni profili speciali sono composti di una parte superiore e una inferiore. Quest’ultima va fissata al massetto (o al pavimento) tra gli stipiti della soglia, prima del rivestimento.
  2. La parte inferiore è scanalata e, dopo aver posato il rivestimento, permette l’inserimento a scatto di una lamina rifinita in vario modo che raccorda i rivestimenti.

Come saldare a stagno

Saldare a stagno pone meno difficoltà pratiche, economiche e di addestramento rispetto ad altre tipologie di saldatura: con lo stagno si impara a saldare nel giro di pochi minuti.

Per saldare a stagno  si usa una lega di stagno e piombo che fonde a temperatura variabile tra i 195 ed i 325 °C a seconda della percentuale di piombo contenuta in essa. Richiede il riscaldamento di ambedue le parti da saldare, ma di solito è questione di pochi secondi. Viene utilizzata molto nei collegamenti elettrici e nei circuiti elettronici, offre una resistenza meccanica modesta, ma serve anche per unire parti metalliche di rilevanti dimensioni. É eccellente per saldare rame e ottone.

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La saldatura a stagno è di fatto una brasatura, perché l’unione avviene con apporto di materiale. La saldatura vera e propria avviene per fusione senza materiale d’apporto. Per dissaldare un componente basta riscaldare la saldatura con la punta del saldatore, lo stagno si ammorbidisce e si può liberare il componente. Il residuo di stagno può essere assorbito, mentre è liquefatto, con una pompetta a stantuffo (succhiastagno). L’esatto riscaldamento dei pezzi determina la riuscita della saldatura che deve somigliare a una lucente pagnottella. Troppo calore rende lo stagno sottile, poco non lo fa aderire né al conduttore né alla sede. Il disegno sintetizza l’effetto di tre differenti modalità di saldatura.

Leggi la nostra guida su come saldare correttamente

Saldare a stagno in elettronica

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  1. Il disossidante contenuto nei fili di stagno non è sempre sufficiente a garantire una buona saldatura. Prima di iniziare, immergiamo la punta ben calda del saldatore nel vasetto di disossidante.
  2.  Per evitare di scottarsi durante la saldatura vera e propria conviene trattenere il pezzo con le pinze, qualora non fosse possibile appoggiare le parti da unire affiancate su un piano.
  3. Nelle schede elettroniche, la saldatura dei componenti si effettua dalla faccia inferiore, dopo aver inserito i conduttori rigidi, dalla faccia opposta, all’interno dei fori riportati sulla scheda. Avviciniamo il filo di stagno alla punta riscaldata del saldatore, attendiamo 2-3 secondi affinché la goccia si sciolga e si espanda uniformemente, quindi allontaniamo la punta e aspettiamo qualche secondo per lasciar condensare lo stagno.

Unire lamiere

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  1. Per prima cosa sgrassiamo i lembi delle lamiere da unire con uno straccio imbevuto di solvente e, se possibile, strofiniamoli con carta vetrata per irruvidire la superficie.
  2. Sulle zone da portare a contatto passiamo, con un pennellino, il liquido disossidante. Questa pulizia è indispensabile per ottenere un buon risultato finale e una saldatura efficace.
  3. Riportiamo un sottile strato di stagno su entrambi i lembi, mettiamo i pezzi in posizione e facciamo sciogliere lo stagno per realizzare la giunzione, aggiungendo altro materiale di apporto.
  4. Sovrapponiamo i lembi stagnati e premiamoli con il saldatore. I due strati di stagno fondono e le due lamiere si uniscono. Eventualmente si ripete l’operazione anche sulla faccia opposta.

TUF

Dal 1980 Spektra (TUF) opera sul mercato delle costruzioni con un solo obiettivo: fornire alle imprese strumenti precisi, affidabili e semplici da usare per migliorare la produttività e l’efficienza del lavoro in cantiere

Il reale valore aggiunto delle soluzioni Spektra – TUF è il successo dei professionisti che le adottano. Per questo, oltre a selezionare e proporre strumenti di alta qualità, progettati specificamente per il cantiere e con un elevato tasso di innovazione, abbiamo creato una squadra di collaboratori qualificati, che conoscono profondamente il mondo delle costruzioni e del movimento terra, in grado di affiancare in ogni momento i nostri clienti.

Siamo stati i primi a proporre al mondo delle costruzioni la tecnologia laser, creando nel tempo una gamma in grado di rispondere a tutte le esigenze, dai lavori in interno ai grandi cantieri delle infrastrutture. Agli strumenti abbiamo via via affiancato tecnologie di comunicazione, dai sistemi radio al posizionamento GPS, e software proprietari capaci di portare il progetto direttamente sugli strumenti.

Sandokan

DeN è un’azienda attiva dal 1983. È situata in una posizione strategica che la vede esattamente a metà strada fra due delle città commercialmente più importanti dell’Emilia Romagna: Bologna e Modena. Un’area con un indotto produttivo molto elevato che concentra tra le maggiori aziende italiane: Ferrari, Maserati, Bugatti, Lamborghini, Ducati, Gd, ecc.
Con il marchio DeN vengono realizzati e commercializzati in Italia e all’estero, prodotti le cui caratteristiche hanno un forte denominatore comune: rispondere alle esigenze di coloro che hanno l’hobby del “fai da te” o che svolgono attività professionali specifiche. Soluzioni d’avanguardia per irrigare, e proteggere il verde.

Le linee Sandokan sono frutto di ricerche e sperimentazioni mirate ad ottenere prodotti sempre più efficaci nel pieno rispetto dell’uomo, degli animali non bersaglio e dell’ambiente. Per lo sviluppo dei prodotti Sandokan ci siamo avvalsi delle competenze delle Università di Bologna e di Pavia con le quali collaboriamo già da diversi anni.