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Tavolino cantinetta coi mattoni

Materiali di recupero quali mattoni, abbinati a una lastra di vetro, danno origine ad un insolito tavolino cantinetta per i vini

Saper guardare i materiali più semplici con originalità e fantasia ci permette di creare oggetti interessanti e inusuali.
Vediamo un’idea per realizzare tavolini in cristallo con mattoni per uno scopo funzionale.
Senza regole precise, pochi suggerimenti per sbizzarrirci in un elegante, moderne ed economico complementi d’arredo per la nostra casa che all’occorrenza può ospitare le bottiglie di vino.

In questo tavolino cantinetta i laterizi sono tenuti insieme da un tubo di materiale plastico di piccolo diametro (ideale è quello che si usa per i filtri degli acquari).
Le estremità del tubo sono collegate con spinotti di legno (o plastica) che si inseriscono a pressione.
Il tubo di gomma funge anche da supporto morbido ed elemento di attrito per la lastra di cristallo in quanto non è opportuno appoggiarla direttamente sui laterizi. Alcuni feltrini adesivi posti sotto le basi ne consentono un dolce appoggio e proteggono il pavimento.

 

tavolino cantinetta mattone

I laterizi che costituiscono la base del tavolino presentano dei fori che diventano utili contenitori per bottiglie o giornali.

legare i mattoni
Si uniscono a coppie con un tubetto flessibile del tipo per acquari. Le estremità del tubo sono collegate per mezzo di uno spinotto di legno o plastica.

tavolino-fai-da-te
La parte di laterizio che va a contatto con il pavimento si dota di feltrini autoadesivi.

Tetto prefabbricato in legno BigMat Vass

Il tetto prefabbricato in legno viene realizzato in azienda anziché in cantiere, completo di tutti gli strati e di moduli funzionali per l’impiantistica; viene scomposto in moduli e montato direttamente sul luogo.

Quella nata dalla collaborazione tra BigMat e Vass Technologies è una soluzione destinata a rivoluzionare il settore dei materiali hi-tech in legno: grazie a un sistema esclusivo e brevettato la costruzione del tetto prefabbricato avviene in azienda, con l’utilizzo di materiali di qualità e con garanzie di prestazioni ai massimi livelli, in quanto è possibile curare i dettagli e le funzionalità nei minimi particolari. La scomposizione del tetto in moduli che accorpano tutti gli strati di isolamento termoacustico e ventilazione permette di ricorrere ad accorgimenti tecnico-costruttivi (guaine, nastri sigillanti, guarnizioni autoespandenti) per garantire una copertura sigillata ed esente da ponti termici per un comfort abitativo ottimale. Ma l’innovazione non si ferma qui: grazie all’utilizzo di appositi moduli accessoriati, il tetto viene completato secondo il progetto con l’integrazione o la predisposizione per tutte le funzioni necessarie, interne ed esterne, quali finestre da tetto, illuminazione, prese, interruttori, impianto audio, antenne, linee vita, pannelli fotovoltaici, camini. Un’innovazione che non coinvolge solo il prodotto in sé, ma un intero sistema produttivo e costruttivo. La capacità distributiva del gruppo BigMat rende disponibile il sistema in ben 180 punti vendita in Italia, con la garanzia di seguire la realizzazione in tutte le sue fasi e di poter contare su un supporto in prossimità del cantiere al momento dell’assemblaggio dei moduli.

Maggiori informazioni sul sito BigMat e sul sito Vass Technologies

Tetto prefabbricato – fibra di legno + EPS

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La combinazione di due materiali isolanti, fibra di legno ed EPS, unita allo strato di ventilazione, isola sia dal freddo sia dal caldo; gli impianti, che solitamente sono realizzati dopo la posa, sono già inclusi nel pacchetto.

Tetto prefabbricato – Prima e Dopo

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La prefabbricazione in azienda, oltre allo snellimento della cantieristica, permette una maggior cura dei dettagli e delle finiture dal punto di vista estetico, escludendo la sopravvenienza di imprecisioni nei punti critici, come ad esempio in corrispondenza delle finestre da tetto e degli sfiati.

www.youtube.com/watch?v=9rDWYHA9QuA

 

 

 

 

Impermeabilizzazione muri controterra

Intervento di impermeabilizzazione muri controterra per impedire il costante degrado delle murature interne in mancanza di una barriera efficace contro le infiltrazioni

Le pareti controterra, se non viene realizzata una linea di separazione dal terreno, si impregnano e cercano di smaltire l’umidità come possono: l’unica via di fuga rimane quella sul lato opposto alla terra e, se questo si trova all’interno dell’abitazione, i problemi non tardano a manifestarsi.

Impermeabilizzazione muri controterra
Il meccanismo è semplice: le molecole d’acqua penetrano nel muro per capillarità, lo risalgono e, a un certo punto, questo flusso non riesce più a contrastare la forza di gravità, ma da dietro altre molecole d’acqua spingono: l’umidità si sposta perciò in orizzontale e affiora sull’altro lato del muro. Si formano macchie e, a contatto con l’aria, l’acqua evapora, ma i sali contenuti in essa cristallizzano e formano il famigerato salnitro. La cristallizzazione comporta un aumento di volume che genera pressione, fino a che la finitura e l’intonaco si spaccano. In assenza di piogge il terreno gradualmente asciuga, ma anche nella stagione calda questo avviene al massimo fino a una profondità di 30 cm: al di sotto di questa quota l’umidità permane ed entrano in gioco le caratteristiche dei materiali da costruzione, più o meno porosi, e la natura geologica del terreno, due fattori importanti che determinano la maggiore o minore entità dell’ammaloramento. Il caso in questione riguarda una scala esterna sotto la quale è stato ricavata una lavanderia direttamente controterra: in questo locale di servizio si manifestano i danni più evidenti dell’umidità. Purtroppo in situazioni come questa c’è soltanto un modo per rimediare: realizzare uno scavo fino alla base del muro, provvedere alla sua impermeabilizzazione rivestendolo con una guaina bituminosa di buono spessore e predisporre uno strato drenante che permetta lo smaltimento dell’acqua lontano dal muro, disperdendola attraverso gli strati profondi. Quando la muratura interna si sarà asciugata si potrà intervenire per ripristinare la finitura.

Impermeabilizzazione muri controterra

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Nel sottoscala, utilizzato come lavanderia, si evidenziano i danni dell’umidità che dal soffitto corre lungo le pareti minacciando i punti luce, anche se idonei all’installazione in ambienti umidi.

Impermeabilizzazione muri controterra – Fasi preliminari e scavo

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  1. per preservare le piante messe a dimora nelle vicinanze del muro si scopre l’apparato radicale; poi, una a una, vanno imbragate e sollevate sfruttando il braccio della ruspa. Vanno sistemate in buche scavate in altre zone del giardino, meglio evitare di ripiantarle lungo il muro a fine lavoro per non correre il rischio che le radici aggrediscano lo strato impermeabilizzante.
  2. bisogna inoltre rimuovere le copertine di cemento che preservano e rifiniscono la sommità del muro, così da poter risvoltare la guaina sulla superficie piana; con un po’ di attenzione, si staccano facilmente e possono essere riposizionate a fine lavoro.
  3. le operazioni di scavo vanno condotte sempre con la massima cautela. Qui in prossimità del muro sono annegate nel terreno diverse tubazioni: il tubo di sezione maggiore è lo scarico dell’acqua piovana proveniente dal calpestio esterno antistante l’ingresso dell’abitazione, poi si notano le tubazioni di adduzione dell’acqua, quella del gas (proveniente da un bombolone interrato) e varie linee elettriche che alimentano in particolare l’illuminazione esterna, il cancello e il citofono.
  4. Dopo aver ripulito il muro bisogna attendere che asciughi, quindi si applica la guaina catramata in rotoli stendendola a strisce verticali, lunghe quanto basta da risvoltarle sul muro e sul fondo dello scavo. Si saldano a fiamma alla muratura e tra se stesse, sovrapponendo le giunzioni; sul lembo inferiore si stende un tubo drenante a doppia sezione e microforato che assorbe l’acqua del terreno e la scarica “a perdere” lontano dalla muratura.

Impermeabilizzazione muri controterra – La protezione e il ripristino

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La guaina utilizzata ha uno spessore di 4 mm; il rivestimento continuo che si ottiene va tuttavia protetto da sassi e altri detriti che potrebbero causare abrasioni e tagli. Allo scopo qui viene utilizzato un telo bugnato che va semplicemente disteso e appoggiato sulla guaina: il peso della terra ricollocata gradualmente nello scavo è sufficiente a mantenerlo in posizione. In alto viene tagliato al livello a cui dovrà arrivare il prato e la parte emergente del muro dev’essere rivestita con una speciale malta rasante, da rinforzare con l’annegamento di una sottile rete di fibra di vetro. Ripristinata la tubazione di smaltimento dell’acqua piovana, si getta sul fondo dello scavo uno strato di ghiaia alto circa 70-80 centimetri, la cui funzione è quella di drenare l’acqua assorbita dal terreno e permetterne la raccolta e lo smaltimento da parte del tubo microforato, impedendo che la terra otturi i suoi minuscoli fori. Ai tubi degli impianti viene fatto seguire il percorso più consono mentre si procede con il riempimento, ricompattando la terra rimossa in precedenza; il livello rimane momentaneamente superiore a quello iniziale, ma si abbasserà spontaneamente dopo l’assestamento. Fino a quel momento il telo protettivo rimarrà affiorante dal terreno, poi potrà essere rifilato per procedere alla rasatura del muro e al riposizionamento delle copertine di cemento, nonché al ripristino del verde seminando l’erba e mettendo a dimora piante a portamento strisciante o tappezzanti, purché caratterizzate da uno sviluppo radicale limitato.

 

 

Serramenti Domal

E’ possibile fruire di una piscina riscaldata in veranda solo se adeguatamente protetta: i serramenti Domal rappresentano un’ottima soluzione per garantire elevati standard di isolamento termico e resistenza agli agenti atmosferici.

Avvalendosi di prodotti e soluzioni di qualità , è possibile realizzare progetti che all’apparenza sembrerebbero azzardati: è il caso di quest’abitazione unifamiliare che sorge su un terreno di 729 m2, all’interno di un ex complesso agricolo recuperato. L’edificio, realizzato in legno mineralizzato e con finiture in muratura in sassi, alternate ad intonaco a coccio pesto, delle tonalità naturali dell’ocra e dell’avorio, si ispira alle linee essenziali del paesaggio circostante, che invita all’adozione di geometrie pure, per raggiungere un perfetto equilibrio tra natura e architettura. Uno dei tratti distintivi dell’intervento, curato dallo Studio di Progettazione Scognamiglio Solenghi è la presenza di uno specchio d’acqua nel giardino, protetto da serramenti Domal. Più in specifico, la Committenza ha richiesto di poter disporre di una piscina riscaldata e di un locale relax, fruibili tutto l’anno. In tal senso, i serramenti Domal delle serie Garden, Slide e Mirror, si sono rivelati la scelta ideale per assicurare un elevato isolamento termico ed un’ottima resistenza agli agenti atmosferici. Un’ulteriore elemento degno di nota è il tetto della veranda, realizzato con sezioni trasparenti e cieche, appositamente inclinato di 22 gradi per accogliere pannelli fotovoltaici, di ultima generazione.

 

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La chiusura perimetrale della veranda è stata realizzata con le porte-finestre a libro Domal Garden TB 75 e lo scorrevole Domal Slide Pa80 con guide incassate e la copertura con Domal Mirror. Inoltre, i serramenti Domal, oltre a distinguersi per la loro estrema versatilità applicativa, assicurano un’elevata efficacia contro gli accessi indesiderati, a favore di una maggior sicurezza ed una migliore qualità della vita. Nessun compromesso anche per quanto riguarda l’estetica: Domal Garden TB 75 e Slide Pa80 permettono di progettare passaggi trasparenti, che creano un dialogo visivo tra l’interno e l’esterno, per valorizzare lo spazio abitativo.

 

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Queste soluzioni hanno dato vita ad ampie superfici vetrate a tutta parete, che scorrendo o ripiegandosi su se stesse, garantiscono un accesso in piena libertà alla piscina, dal giardino. In aggiunta, in ogni periodo dell’anno, Domal Garden TB 75 trasforma la veranda in uno spazio indoor, dall’elevato comfort. Composto da due gusci in alluminio, collegati meccanicamente e divisi termicamente attraverso listelli separatori in poliammide rinforzato con fibra di vetro e caratterizzati da un basso valore di conduttività, favoriscono una riduzione dello scambio termico tra le masse metalliche, per un ambiente più caldo d’inverno e fresco d’estate, senza scendere a compromessi in temini di efficienza energetica. Infatti, Domal Garden TB 75 è in grado di assicurare valori di trasmittanza minimi, grazie anche al sistema di tenuta a tre guarnizioni.

 

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Infine, Domal Mirror a montanti e traversi con cartellina, è stata ideale anche in fase di installazione per poter modificare i traversi terminali in gronda, alfine di non interrompere la lastra vetrata della copertura e garantire, al contempo, l’allontanamento delle acque meteoriche, nonostante la sua inclinazione molto ridotta.

 

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Installare il tritarifiuti dissipatore

La cucina fa un salto di qualità se il lavello viene dotato di un nuovo apparecchio: il tritarifiuti.

Il tritarifiuti è detto anche dissipatore, viene montato al posto della piletta di scarico del lavello, per cui, durante il lavaggio di piatti e stoviglie, riceve gli avanzi di cibo. Il suo meccanismo interno li trita finemente e provvede a inviare il tutto nello scarico. Il suo funzionamento è comandato da un pulsante a pompetta che si posiziona a fianco del lavello o sul top della cucina: quando si preme il pulsante il dissipatore entra in azione. Per un funzionamento ottimale è necessario immettere solo rifiuti alimentari evitando scarti troppo grossi. Una buona pulizia settimanale da eseguire con prodotti biologici elimina intasamenti e cattivi odori.

Tritarifiuti – L’installazione

tritarifiuti-4

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  1. si inserisce, sotto lo scarico, l’apposita flangia-collarino a cui va collegato il dissipatore.
  2. 2: si inserisce il dissipatore sulla flangia-collarino tramite l’attacco rapido a baionetta.
  3. 3: si attacca il tubo di scarico al tritarifiuti. Si collega l’altro ingresso a quello di troppopieno del lavello.
  4. 4: si inserisce nella sua sede il tubetto dell’interruttore pneumatico e si eseguono i necessari collegamenti elettrici.

Per maggiori informazioni visitare il sito Ink Sink Erator Italy 

Contatore Enel e Quadro elettrico

L’energia elettrica che giunge alle nostre case viene fornita dall’Enel (o da enti locali) che devono misurare, tramite il contatore Enel la quantità consumata per farcela pagare.

Per effettuare la misurazione l’ente erogatore fornisce all’utente un apposito contatore Enel che conteggia l’assorbimento orario di potenza elettrica. Nel contatore Enel di vecchio tipo è presente un disco metallico che ruota solo quando c’è passaggio (cioè consumo) di corrente. Sul contatore c’è scritto, oltre al voltaggio e al massimo carico in ampere, a quanti giri del dischetto corrisponde l’assorbimento di 1 kW in modo da poter valutare quanta corrente si sta consumando. Più il dischetto gira veloce, più è alto il consumo di corrente. Da tempo l’Enel ha avviato la sostituzione dei vecchi contatori con altri di tipo elettronico, con lettura dei dati su display .

Usare correttamente il Contatore Enel
Un’avvertenza importante a proposito di carichi: bisogna evitare di attaccare ad un contatore Enel un complesso di apparecchi elettrici che assorbano più del massimo erogabile, perché si sovraccarica l’impianto e l’interruttore magnetotermico (spiegato di seguito) interviene interrompendo l’erogazione. Occorre ricordare che il contatore è sempre di proprietà dell’ente distributore e che qualunque manomissione o guasto da parte dell’utente possono essere puniti a termini di legge perché costituiscono un tentativo di frode. I contatori, specialmente nei grossi palazzi in città, sono raccolti in un apposito locale a piano terra.

Contatore Enel – Unità di musura

• Intensità di corrente (I): ampere (A)
• Tensione elettrica (V): volt (V);
• Potenza (P): watt (W);
• Carica elettrica (q): coulomb (C);
• Resistenza elettrica (R): ohm (Ω);
• Capacità elettrica (C): farad (F);
• Per ciò che concerne la lettura del contatore viene utilizzata come unità di misura il kilowatt/ora (kWh), ovvero il numero di kilowatt consumati ogni ora.

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La lettura contatore Enel è molto semplice: in quelli di vecchio tipo i numeri in grande indicano i kWh che abbiamo consumato da quando il contatore è stato installato. I contatori di nuova installazione, a funzionamento elettronico anziché elettromeccanico, consentono la lettura a distanza, direttamente dalla centrale dell’ente erogatore. L’utente può comunque leggere tutti i parametri sul display premendo ripetutamente il pulsante a fianco. Il contatore elettronico consente di prelevare, per un tempo illimitato, una potenza fino al 10% in più di quella contrattuale. Ad esempio, per un contratto da 3 kW è possibile prelevare senza limiti di tempo fino a 3,3 kW. Se si superano i 3,3 kW, viene data la possibilità di prelevare fino a 4 kW per almeno 3 ore. Se si preleva una potenza superiore ai 4 kW, l’interruttore scatta dopo due minuti.

Il quadro principale
Appena dopo il contatoreEnel ha inizio l’impianto dell’utente. Esso comprende l’interruttore generale con protezione magnetotermica automatica dai cortocircuiti e l’interruttore differenziale (salvavita) contro il pericolo di contatti accidentali. Un buon impianto deve avere, a valle degli interruttori principali, altri interruttori automatici, uno per ogni linea in partenza. Tutti questi dispositivi di sicurezza e controllo vengono raggruppati nel quadro elettrico che si presenta come un “armadietto” di plastica fissato a parete in un punto della casa sufficientemente protetto. In commercio ne esistono di varia capacità e dimensione: da quelli con due soli dispositivi fino a quadri con decine di essi. Sono già previsti spazi per inserire altri dispositivi così da consentire il collegamento di circuiti aggiuntivi. 

Dentro il quadro elettrico

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Nel quadro elettrico si possono inserire gli interruttori ed altri apparecchi che ci permettono di comandare tutte le funzioni della casa da un solo punto. Dato il numero elevato di cavi occorre organizzare il quadro con razionalità, rispettando scrupolosamente i colori dei cavi: marrone o nero per la fase, azzurro per il neutro, giallo/verde per la terra. è vantaggioso, anziché usare i morsetti a cappuccio, installare sulle rotaie del quadro tre barre di ripartizione metalliche, una per ogni polarità (fase, neutro, terra); ogni barra è provvista di circa dieci fori in cui si inseriscono tutti i conduttori del medesimo colore, che da lì fanno capo ai rispettivi interruttori differenziali. Per convenzione l’ingresso della corrente negli interruttori differenziali avviene sui morsetti in alto, mentre l’uscita è in basso.

Dispositivi modulari

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Oltre agli interruttori e al salvavita, altri dispositivi (quali la suoneria, il ronzatore, il temporizzatore, il relé, il crepuscolare) sono installabili nel quadro elettrico. Si tratta di componenti modulari, provvisti sul retro di una scanalatura e di un dispositivo a molla per essere montati su uno stesso tipo di rotaia metallica, semplicemente a pressione. Per rimuoverli e riposizionarli è sufficiente far scattare con la punta di un cacciavite il gancio a molla. Le viti che serrano i cavi nei rispettivi alloggiamenti sono posizionate sul fronte, in modo da poter effettuare le connessioni con i dispositivi ben fermi nella loro posizione.

Collegamenti ai servizi

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Dal quadro generale escono le canaline o le guaine sottotraccia che portano corrente a tutti gli utilizzatori, divisi in categorie: alle due suddivisioni classiche (luci e prese) oggi si aggiungono altre categorie, sia per sicurezza, sia per praticità in caso di guasti e conseguenti riparazioni su singole zone dell’impianto, sezionabili dal resto. Oggi si alimentano in modo separato lavatrice, caldaia, luci esterne, campanello e, se possibile, utilizzatori delicati come centralini, computer, sistemi d’allarme e videosorveglianza, che possono anche essere coperti da gruppi di continuità. 

 

 

 

 

Pomodori secchi ripieni

Tra i vari utilizzi dei pomodori secchi, vi proponiamo una ricetta davvero gustosa: pomodori secchi ripieni di tonno e capperi

Per la ricetta dei pomodori secchi ripieni servono: 

  • 500 g di pomodori secchi,
  • 500 g di tonno in scatola sott’olio,
  • 20 g di timo,
  • un cucchiaino di origano secco,
  • 100 g di pinoli,
  • 20 g di capperini sotto sale,
  • un limone non trattato,
  • 5-6 foglie di alloro fresco,
  • un litro di aceto di vino bianco,
  • olio extravergine di oliva
Ingredienti pomodori secchi ripieni
Ingredienti pomodori secchi ripieni

 

Preparazione della ricetta

essiccare-pomodori
Sciacquiamo i pomodori secchi in acqua tiepida, portiamo l’aceto ad ebollizione, uniamo i pomodori scolati e li lasciamo cuocere per 2-3 minuti. Li scoliamo, li stendiamo ad asciugare su un canovaccio da cucina pulitissimo, copriamo con un secondo canovaccio e premiamo per asciugarli bene. Li lasciamo poi all’aria per circa 2 ore.

grattuggia-limone
Mettiamo a mollo i capperini in acqua tiepida. Stacchiamo le foglioline di timo dal gambo, le tritiamo finemente e le mescoliamo con l’origano. Laviamo ed asciughiamo il limone e ne grattugiamo la scorza utilizzando una grattugia rivestita con un foglio di carta da forno in modo da utilizzare tutta la scorza presente, senza sprechi.

ripieno-pomodori
Sgoccioliamo con cura il tonno dall’olio di conservazione, lo tritiamo nel mixer con i pinoli, i capperi sciacquati ed asciugati, la scorza di limone, l’origano ed il timo,  e, con il composto ottenuto formiamo delle polpettine della grandezza di una noce.
pomodori-secchi-conservazione

Disponiamo una polpettina di tonno in ogni pomodoro e premiamo leggermente. Trasferiamo i pomodori in 2 vasi da 500 ml sterilizzati  e alterniamo di tanto in tanto con qualche foglia di alloro.  

pomodori-secchi-barattolo

Riempiamo i vasi con l’olio fino ad arrivare ad un centimetro dal bordo, li battiamo sul piano di lavoro per far uscire tutta l’aria, li chiudiamo ermeticamente, li mettiamo in una pentola coperti con acqua fredda  e li sterilizziamo per 30 minuti dall’inizio dell’ebollizione.

I pomodori secchi ripieni si conservano in luogo fresco per 10 mesi.

Pulizia fughe piastrelle: tutti i segreti

Con il passare del tempo e il costante utilizzo di bagni e cucine, le fughe tra le piastrelle possono mostrare chiazze scure dovute a muffe e vapori grassi. Interveniamo adeguatamente a seconda della gravità del danno, per farle ritornare bianche ed uniformi

L’umidità, il caldo e i grassi sono nemici giurati delle fughe piastrelle dei rivestimenti di bagno e cucina. Su queste strette linee di giunzione si formano colonie fungine (le muffe) che a poco a poco degradano e macchiano indelebilmente le fughe piastrelle. Ma avvengono anche altri fenomeni: l’alternanza di caldo e freddo può far dilatare alcuni elementi collegati alla piastrellatura (es il top di cucina, gli infissi ecc) e scollare i materiali di cui sono costituite le fughe piastrelle. Se il danno è lieve possiamo intervenire con preparati adeguati e un poco di olio di gomito, ma quando il danno è maggiore dobbiamo effettuare un intervento più radicale.

Pulizia fughe piastrelle in cemento

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  1. Versiamo o spruzziamo un pulitore per fughe a base di ipoclorito di sodio e lasciamo agire. Poi lo asportiamo con una spugna bagnata.
  2. Nei punti più ostinati possiamo agire con uno spazzolino d’ottone, sotto un getto d’acqua.
  3. Con un marcatore permanente che applica un inchiostro effetto smalto, resistente all’acqua, ripassiamo su tutte le fughe da rinnovare.

Ripristino radicale fughe piastrelle in cemento

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  1. Se il danno è profondo asportiamo la parte superficiale della fuga tramite una lama raschiafughe o un minitrapano fornito di piccola fresa.
  2. Facciamo attenzione a non danneggiare le piastrelle.
  3. Prepariamo un impasto con malta riempifughe abbastanza fluida, ma non troppo liquida. La malta va applicata lungo le fughe con una racla di gomma, azionata in modo da riempire tutte le commessure. Prima che la malta indurisca passiamo con una spugna bagnata e poi con uno straccio umido per pulire la superfice piastrellata.

Pulizia fughe piastrelle – Il trucco dello smalto

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Se nelle commessure non sono presenti evidenti macchie di muffa e non si notano mancanze o discontinuità di riempimento, possiamo semplicemente applicare un buon smalto acrilico con un pennellino. Dopo una prima pulizia delle piastrelle con uno straccio umido, si attendono 24 ore prima del trattamento con una seconda mano, anch’essa seguita da un’accurata pulizia della superficie piastrellata.

Pulizia fughe piastrelle – Il trucco del lievito

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Il normale lievito per dolci (ma anche il bicarbonato di sodio) mescolato con acqua a formare una pappetta pastosa, funge da ottimo smacchiante. Lo applichiamo sulle fughe con uno spazzolino o un pennellino e lo lasciamo agire per alcuni minuti. L’azione del preparato sbianca le fughe in cemento (non quelle in silicone). Il materiale si asporta con una buona sciacquatura.

Pulizia fughe piastrelle in silicone

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  1. Il silicone è praticamente impossibile da pulire, per cui va sostituito. In genere conviene spruzzare un prodotto togli-silicone spray che ne riduce l’ancoraggio sulle piastrelle e sui sanitari, lasciandolo agire per qualche minuto.
  2. Con il cutter agiamo lungo la commessura distaccando il silicone,
  3. Quindi con un altro prodotto togli-silicone (in pasta o spray) trattiamo la zona per togliere ogni residuo.

Ripristino fughe piastrelle in silicone

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  1. La commessura da ripristinare con silicone va accuratamente isolata fra due strisce di nastro per mascheratura che lascino libera la sola zona di intervento, proteggendo le piastrelle circostanti.
  2. Se riteniamo che la parte da trattare possa essere unta (anche da saponi), conviene applicare su di essa un primer sgrassante e aggrappante che prepari la superficie a ricevere il silicone, facilitandone l’ancoraggio.
  3. Stendiamo il cordone di sigillante siliconico (che si trova nelle versioni bianco, trasparente e altre colorazioni) con la pistola per estrusione. Applichiamo un cordone continuo, non troppo rilevato e senza discontinuità.
  4. Con una spatolina bagnata in acqua passiamo lungo la commessura asportando il silicone in eccesso e regolarizzando la superficie di quello che rimane in opera.
  5. Asportiamo i nastri di mascheratura prima che il silicone abbia cominciato a far presa, tirando lentamente e con attenzione. Le piastrelle rimangono pulite e il riempimento risulterà perfettamente regolare lungo tutto il suo sviluppo.

Applique ikea hacker

Trasformiamo un portariviste da parete in applique ikea hacker a luce colorata

Opportunamente equipaggiato, l’espositore per riviste da parete “Spontan” di Ikea (costo euro 9,99) diventa una elegante applique che rallegra un ambiente con la diffusione di una morbida luce colorata.
Sulla sua struttura non è necessario eseguire particolari interventi: è sufficiente incollare pezzi di plexiglas all’interno delle sue alette inclinate e montare alcuni faretti che proiettino la loro luce contro il muro.
Se la parete non è bianca, la luce assume la tonalità di colore di questa e, attraversando il plexiglas (che abbiamo provveduto a pitturare con uno smalto traslucido) aumenta ancor più la diffusione del colore. 
I faretti a bassa tensione, della potenza non superiore ai 40 watt, sono applicati con nastro biadesivo mentre i loro cavi sono incollati, con colla a caldo, sul retro del portariviste, che va appeso alla parete con un paio di tasselli.

disegno-applique-ikea

Applique Ikea Hacker: materiali

Materiali applique ikea

Servono un portariviste da parete Spontan Ikea (euro 9,99); tre faretti IKEA con trasformatore; 1 foglio di plexiglas spesso 3 mm; colla Pattex Ripara Extreme; nastro biadesivo Millechiodi; colore per vetro; connettori elettrici a vite.

Trattare il plexiglas

lavorazione plexiglas per applique ikea

  1. Con il seghetto alternativo, equipaggiato con lama per metalli, tagliamo tre pezzi di plexiglas con dimensione leggermente superiore alle aperture del portariviste.
  2. Il plexiglas va liberato dal foglio adesivo    che ha il compito di proteggere la superficie durante la lavorazione.
  3. I tre pezzi vanno colorati con una pittura  per vetro che non risulta coprente, ma traslucida, per fornire una colorazione piacevole alla luce dei faretti.

Montare i faretti sull’applique ikea hacker

installazione applique ikea

  1. Sul retro dei tre faretti applichiamo alcuni pezzetti di nastro biadesivo Millechiodi che liberiamo della pellicola protettiva superiore.
  2. Posizioniamo ogni faretto sulla parte superiore delle alette inclinate verso l’esterno. Premiamo leggermente per ottenere un buon fissaggio.
  3. Ogni cavo bipolare che proviene dai singoli faretti va spelato alle estremità per circa 1 centimetro.
  4. Mantenendo ben accostati i cavi, li facciamo correre lungo la faccia interna del portariviste e li fissiamo con alcune gocce di colla a caldo.
  5. Raggruppiamo i conduttori e li fissiamo in un connettore che viene anche collegato ai due cavi provenienti dal trasformatore di tensione.
  6. Il trasformatore che abbassa la tensione di rete riceve il cavo di alimentazione collegato ai morsetti.

incollaggio-applique

Per fissare i fogli di plexiglas colorato stendiamo tre cordoncini di colla tipo Pattex Extreme, che è in grado di incollare materiali moto diversi tra loro.

 

applique-da-portariviste

Sui cordoni di colla applichiamo i pezzi di plexiglas. Premiamo con le mani per qualche istante in modo da fissarli  definitivamente al supporto metallico del portariviste.

 

Rane in Cernit

Cernit, fantasiosa pasta sintetica con cui realizzare facilmente piccoli oggetti per regali divertenti e personalizzati. Il materiale impiegato è il Cernit, una resina artificiale duttile, elastica, lucente ed economica.

rane-sassoIn occasione di compleanni o ricorrenze varie si spendono denaro ed energie per trovare un regalo adeguato. Con un poco di fantasia e manualità si possono realizzare simpatici oggettini per comunicare al destinatario i nostri sentimenti senza spendere una fortuna.
Utilizziamo una pasta sintetica per modellare che si chiama Cernit, molto apprezzata dai modellisti per la facilità con cui la si lavora. Si presenta in mattoncini da 65 g che si spezzano facilmente ma, una volta riscaldata e impastata tra le mani diventa pastosa e plasmabile come il pongo. Ha il vantaggio di non essiccare all’aria, rimanendo utilizzabile a lungo.

halloween-decorazioniDar vita alle rane in Cernit

La rana e le numerose variazioni sul tema si realizzano a partire da tre palline di pasta verde che vengono incise e deformate fino ad ottenere il corpo, costituito interamente dall’enorme bocca, e le zampe.
Posizionando in modo diverso le due palline bianche per gli occhi e le due nere per le pupille si possono caratterizzare in modo estremamente efficace le espressioni della rana (strabica, allegra, arrabbiata, ecc) usando l’accortezza di far rivolgere lo sguardo in alto verso l’osservatore.
Con altra pasta colorata si realizzano particolari da affiancare alle rane come cesti di verdura o frutta, cuoricini rossi e ogni altro oggetto che ci suggerisce la fantasia o che serva per veicolare un nostro particolare messaggio. L’indurimento delle rane si ottiene cuocendole per un tempo variabile dai 10 ai 30 minuti, in base allo spessore della pasta, in un forno da cucina regolato a 130 °C o in uno a microonde impostato alla potenza minima, oppure anche immergendo gli oggetti in acqua bollente.

rane-innamorate

Passo passo la realizzazione delle rane di Cernit

come si modella il cernit

  1. Con un coltello si tagliano tre strisce per realizzare il corpo e le zampe da una mattonella di Cernit verde.
  2. Dopo aver manipolato la pasta fino a renderla morbida si foggiano una palla più grande per il corpo e due più piccole per le zampe.
  3. La palla più grande va deformata fino ad ottenere la forma del corpo, costituito interamente dall’enorme bocca, nella quale, con la punta del coltello, si va ad incidere un solco che la taglia a metà.
  4. Le due palline più piccole fungono da zampette.   Si  incidono col coltello in due punti.
  5. Le palline bianche degli occhi vengono fissate con uno stuzzicadenti in modo che nel punto di contatto i due colori aderiscano tenacemente.
  6. Posizionando in modo diverso le due palline bianche per gli occhi e le due nere per le pupille si possono caratterizzare in modo estremamente efficace le espressioni della rana (strabica, allegra, arrabbiata, ecc) usando l’accortezza di far rivolgere lo sguardo in alto verso l’osservatore.

Piccoli dettagli da aggiungere

modellazione cernit o fimo

  1. Mescolando il giallo con il rosso si ottiene la pasta per realizzare le carote e con una pallina di marrone si costruisce il piatto.
  2. Le carote vengono incise trasversalmente con il coltello  e appoggiate sul piatto con una leggera pressione. Per farle aderire meglio si usa un velo di vaselina.
  3. Con gli altri colori si possono creare cespugli di insalata e pomodori; con il rimanente rosso si stende un foglio da cui ricavare, tramite gli stampini, dei cuoricini rossi che possiamo usare come base per le rane.
  4. Con un pezzetto di filo metallico, inserito nella rana e nel cestino di verdura, si uniscono i due elementi.

Cottura in forno del Cernit

Cottura cernit

Il Cernit indurisce definitivamente se mantenuto (in un forno elettrico) ad una temperatura tra 100 e 130°C per un minimo di 10 fino a 30 minuti, in base allo spessore degli oggetti.
L’indurimento si ottiene anche immergendo gli oggetti in acqua bollente o utilizzando un forno a microonde a potenza minima per circa 10 minuti.

Realizzato da Giovanna Motta