Scatolone e tessuto di recupero per il nostro pouf di cartone, un soluzione di arredo molto facile e soprattutto a costo zero
Seduti comodamente in poltrona, rilassiamoci ed appoggiamo i piedi su un morbido puff fai da te realizzato con materiali di recupero come cartone ondulato e tessuto.
La preparazione del nostro pouf di cartone inizia col rinforzo della scatola di cartone mediante l’aggiunta di una struttura ad X, ottenuta incastrando tra loro due fogli di cartone che vengono inseriti all’interno della scatola. La scatola viene poi foderata con morbido tessuto di microfibra (o eventualmente gommapiuma) e rivestita con tessuto colorato.
INCASTRI DI SOSTEGNO PER IL POUF DI CARTONE
I fogli divisori di cartone servono per realizzare una struttura di rinforzo ad X da inserire all’interno dello scatolone. A questo scopo pratichiamo un’incisione lungo un lato di entrambi i fogli in modo da poterli incastrare tra loro.
Inseriamo la struttura di rinforzo all’interno dello scatolone e chiudiamolo utilizzando nastro adesivo per imballaggi. Per foderare stendiamo il tessuto di microfibra, da fissare con punti metallici. Il rivestimento esterno è fatto su misura con tessuto colorato, a nostro piacimento.
Lo spazio in casa manca sempre. Recuperiamone un po’ e vediamo come costruire un piccolo soppalco, con un grande armadio a parete e un letto che diventa divano
Al guardaroba a tutta parete si accede salendo sul palco; lo spazio sotto di esso viene sfruttato, con una soluzione bricolage, inserendo un armadietto e facendo scomparire in parte il letto matrimoniale, che nelle ore diurne si può usare come divano.
Vista così, questa combinazione non sembra avere le caratteristiche di una soluzione salvaspazio, ma proviamo a esprimerla in numeri. Ferma restando la larghezza dell’insieme, 366 cm, il palco su cui è installato il guardaroba occupa in profondità solo 133 cm, scalini inclusi; quando il letto non è in uso e viene trasformato in divano, facendolo in parte scomparire sotto il palco, sporge frontalmente di circa 15 cm, per cui nella parte centrale l’ingombro massimo è inferiore al metro e mezzo. Dunque, in poco più di 5 m2 abbiamo guardaroba, letto matrimoniale, piani d’appoggio al posto dei comodini e divano.
Il soppalcoè realizzato con OSB, un pannello tecnico costituito da scaglie di legno incollate e pressate che ha un’estetica singolare e piacevole. Il piano rialzato ha una profondità di un metro soltanto e un’altezza da terra di circa 40 cm; quindi, per avere spazio davanti al guardaroba, la profondità degli scaffali di quest’ultimo è ridotta a 40 cm. I pannelli, realizzati con truciolare rivestito con carta da parati, scorrono su rotaie a soffitto e a pavimento, facilitando l’accesso agli scaffali. Tutti i materiali sono reperibili nei centri bricolage.
Il piano rialzato per il soppalco
La fase intermedia della costruzione del soppalco evidenzia l’intelaiatura di listelli che dà corpo alla struttura del piano, su cui vengono avvitati i pannelli di OSB. La struttura va bloccata a parete con alcuni tasselli che attraversano il listello reggipedana posteriore e penetrano nel muro di fondo; un paio di tasselli vanno messi anche per bloccare il pannello di sinistra che delimita il vano dell’armadietto.
Pur se la profondità è ridotta rispetto agli standard, i capi da appendere possono essere riposti senza problemi di chiusura: anche se sporgono, ci sono quasi 10 cm di aria tra scaffali e pannelli di chiusura, dovuti alle guide. Il contenitore laterale può avere dimensioni contenute o, montandolo su ruote o guide, sfruttare tutta la profondità del palco.
Letto estraibile
Le dimensioni del letto dipendono da quelle dei materassi e dei reggimaterasso a doghe (qui Sultan Lake di Ikea). In questo caso abbiamo un letto che misura 2045×1400 mm, più lo spessore dei pannelli di OSB di finitura. L’altezza complessiva del letto montato su ruote e completo di materassi determina quella della pedana e della scaletta. Per rendere scorrevoli i pannelli (soluzione fai da te!”) occorre bordarli con profili perimetrali di alluminio, in base al tipo di binario utilizzato.
Sfruttare lo spazio in cucina. Vediamo come, dalle basi estraibili, alla cantinetta, dai faretti che illuminano il piano di lavoro ad uno strategico rivestimento fai da te per appendere tutti gli utensili per cucinare.
BASI ESTRAIBILI
Quasi sempre la zona inferiore delle basi, rette dai piedini, viene chiusa con pannelli bordati d’alluminio per proteggerli dall’acqua usata per lavare i pavimenti e provvisti di una scanalatura in cui si incastrano graffe elastiche che abbracciano i piedini (non usare un martello di ferro, ma un mazzuolo di gomma dura). Ikea prevede, per chi ha fame di spazio, anche la possibilità di agganciare ai piedini guide metalliche per cassetti di misura identica a quella delle basi.
Tanto i pannelli quanto i frontali dei cassetti hanno una larghezza standard e non modificabile, ma un’eventuale fessura fra il loro bordo superiore e quello inferiore delle basi è praticamente invisibile.
LA CANTINETTA
Fra i componenti delle cucine esiste anche questo accessorio (reperibile anche nei centri bricolage), utilizzabile tanto per le bottiglie quanto per i rotoli di carta da forno o di alluminio. In questo caso il suo inserimento viene completato dall’apposizione di un pannello di laminato tipo rovere da 14 mm, che, tagliato a misura, si applica contro il fianco, bianco, del mobile alto uniformandone l’aspetto al resto della cucina.
FARETTI SOTTO I PENSILI
Oltre ai pensili tradizionali di misura e finitura uguali a quelle delle basi, chiusi da antine ad apertura a libro, ci sono anche pensili con anta vetrata a vasistas, studiati per poter reggere faretti alogeni a bassa tensione il cui cavo scorre in un canalino aperto nello spessore della base, restando del tutto invisibile.
Il trasformatore trova facilmente posto sopra i pensili senza ingombrare. Le cerniere degli sportelli, che si montano ad incastro, sfruttando i fori aperti nelle pareti, sono particolarmente robuste per poter reggere il peso, non indifferente, dell’anta vetrata. Anche i pensili, tutti, si fissano alle pareti col sistema a squadretta metallica e piastrina a toppa di chiave.
RIVESTIMENTO PER MESTOLI
Se la parete sopra il piano di cottura e sopra il lavello richiede troppo lavoro per essere portata al livello di rifinitura della cucina, possiamo rimediare provvisoriamente con un sistema che, oltre a migliorarne l’aspetto, ci permette di risparmiare l’acquisto di una barra portamestoli. Per un´originale soluzione fai da te per sfruttare lo spazio, fissiamo alla parete alcuni listelli orizzontali e su questi incolliamo i fogli di cartongesso da 10 mm, di tipo antiumido, sul cui bordo superiore appendere i ganci per gli attrezzi di cucina.
Organizzare lo spazio in casa per ottimizzare e sfruttare al meglio tutto lo spazio a nostra disposizione, vediamo diverse intelligenti soluzioni bricolage
Ecco alcune soluzioni fai da te per ottenere spazi da destinare ad un’attività precisa e che possono essere nascosti quando non sono utilizzati, pur restando inseriti in un grande ambiente
SCORREVOLE SINGOLA
Chiudendo una parte di una stanza grande con due semipareti di cartongesso è possibile ricavare uno spazio-laboratorio. è una tipica situazione nella quale si rivela indispensabile l’utilizzo di una porta a scomparsa per non avere ingombri in apertura: la parete di destra può avere uno spessore ridotto, mentre per quella di sinistra si è vincolati allo spessore del controtelaio.
IN MANSARDA
Un letto aggiuntivo può essere collocato in prossimità del perimetro della stanza, dove lo spazio in altezza è ridotto, e questo spazio può essere nascosto con ante scorrevoli che si sovrappongono, la cui apertura può prevedere l’impacchettamento su un lato o suddivisa su entrambi, con pannelli laterali fissi e scorrevoli al centro.
PERPENDICOLARI
Si può chiudere un angolo e renderlo accessibile tramite due ante scorrevoli, a scomparsa o esterne, disposte a 90°. In questo modo con l’apertura scompare l’angolo esterno e si ha una maggiore libertà di movimento e di comunicazione con il resto della stanza, ideale per nascondere una postazione di lavoro.
RIPOSTIGLIO ANGOLARE
L’angolo esterno tra due semipareti può essere aperto da un lato e dall’altro tramite due ante scorrevoli su binario che si sovrappongono: lo spazio interno è sufficiente per un piccolo ripostiglio che non richiede l’accesso fisico all’interno.
IN FONDO AL CORRIDOIO
Situazione simile alla precedente che prevede di “accorciare” il corridoio per ricavare il ripostiglio: le tre pareti sono già presenti, basta chiudere frontalmente lo spazio con due ante scorrevoli a binario per accedere all’interno da entrambi i lati.
Intervento bricolage alla portata di tutti vediamo come mordenzare
Quando abbiamo da trattare un legno rustico, in stile o anche per scurirne uno troppo chiaro, è meglio mordenzare.
Anche un legno non troppo pregiato, acquista bellezza con questo trattamento.
Il mordente è un colorante, generalmente a base di aniline. Si trova sia ad acqua che ad alcool. Se usiamo un mordente ad acqua è indispensabile passarlo sulla superficie più di una volta.
Ma noi sappiamo che un legno tende ad assorbire acqua, quindi si gonfia.
Allora, molto spesso, capita che ad asciugatura ultimata, il piano trattato presenti dei rigonfiamenti che devono essere ricarteggiati e rimordenzati.
Perciò non è consigliabile stendere mordenti ad acqua sopra legni molto porosi; conviene trattarli con coloranti ad alcool. Questi sono molto rapidi ad asciugare e come unico inconveniente hanno che, se passiamo con il pennello su una parte appena trattata, vi rimane una striscia più scura. La superficie da trattare va prima sgrassata e per farlo usiamo una soluzione di acqua e ammoniaca, utile anche a favorire l’apertura dei pori del legno. Una volta pronto, facciamo una prova su un pezzo di scarto, della stessa essenza del manufatto che vogliamo colorare. Dobbiamo usare il pennello con mano decisa, stendendo il liquido nel modo più uniforme possibile.
Terminata la mordenzatura, lasciamo asciugare per almeno 24 ore.
L´applicazione di un mordente (ad acqua o ad alcool) può avvenire con una spugna, tampone o a pennello e successiva verniciatura finale con un protettivo trasparente. Oppure si può verniciare con un prodotto “mordenzato” che realizza, contemporaneamente le due finiture, opzione utilizzata con maggior frequenza nel fai da te.
Riciclo creativo di un bottiglione di vino, vuoto, per realizzare un abat-jour fai da te
Non è certo difficile trovare la lampada che fa al caso nostro, ma con il bricolage possiamo anche ricorrere ad oggetti “estranei” al mondo delle lampade e adattarli a questo impiego. Questo abat-jour fai da te è realizzato riciclando una comunissima fiasca di vetro per vino. La decorazione dell’interno può essere realizzata in vari modi: ad esempio riempiendola con i granuli colorati dei sali da bagno che versiamo lentamente utilizzando un lungo imbuto di carta.In questo modo possiamo creare strati sovrapposti di colori diversi e di grande bellezza. Il sistema di illuminazione è composto da un portalampada fissato al collo della fiasca da cui parte il cavo di alimentazione. Il portalampada è avvitato su un tige (tubetto filettato di rame) che è, a sua volta, inserito longitudinalmente in un tappo di sughero fissato sul collo. Il cavo di alimentazione entra nel portalampada attraverso il tige e fuoriesce dalla fiasca attraverso un foro alla base di questa, che abbiamo fatto eseguire dal vetraio.
Il portalampada, oltre che ricevere la lampadina, blocca l’anello centrale del paralume mantenendo questo in posizione. Utilizziamo una lampadina di bassa potenza, max 40 watt, oppure una a luce fredda per non surriscaldare troppo l’insieme. Il cavo di alimentazione va dotato di un interruttore passante per accendere e spegnere la lampada. Questa, collocata in posizione strategica, diffonde una morbida luce che evidenzia i colori dei sali da bagno al suo interno.
MATERIALE OCCORRENTE PER L’ABAT-JOUR FAI DA TE
1 paralume ø 30-50 cm, (prezzo a partire da euro 7,00);
1 portalampada;
1 cavo di alimentazione con spina;
1 tige filettato lungo 7-8 cm;
1 tappo di sughero;
1 lampadina da 40 watt;
sali da bagno colorati.
LA STRUTTURA DELLA LAMPADA
Il portalampada è avvitato sul tubetto filettato (tige) inserito all’interno del tappo forato longitudinalmente. Il cavo di alimentazione che esce dal portalampada attraverso il tige fuoriesce dalla fiasca in prossimità della base, forata in precedenza. Nel foro il cavo può essere bloccato con una goccia di adesivo siliconico trasparente.
Vediamo la famosa tecnica della foglia oro per dorare una cornice antica rovinata dal tempo, e diventa come nuova
L’applicazione avviene con un pennello morbido, in strato sottile, ma in due mani, fino alla completa copertura della vecchia doratura. Quando il gesso è indurito, si passa sulla cornice carta vetrata molto fine, per spianare eventuali irregolarità. Dopo la carteggiatura si applica una seconda mano di gesso. Con una spatolina si sagomano rientranze e decorazioni, in modo da ricostruire figure incomplete e si pareggiano superfici irregolari o discontinue.
IL BOLO Sul gesso si stende una mano di colla animale, che serve per creare un adeguato sottofondo. Si tratta di stendere il cosiddetto bolo. Questo materiale è una terra particolare (che si acquista in pezzi), che si fa bollire: il liquido di bollitura viene filtrato, e la sostanza che si ricava viene mescolata con colla di pesce. Ora, con un pennello molto morbido, si applica il bolo sulla superficie gessata. E’ un’operazione abbastanza delicata, in quanto non si può passare due volte sullo stesso punto, altrimenti la copertura è danneggiata, ma tutta la cornice deve essere ben ricoperta. Si tratta di armarsi di pazienza e lavorare con metodicità. Questa copertura forma un manto rossastro sulla cornice da dorare, il cui compito principale è quello di donare una particolare colorazione, più viva, alle sottilissime foglie d’oro applicate in seguito. L’ORO Il nostro bricolage prosegue con la doratura vera e propria, che si effettua applicando particolari foglioline d’oro, vendute appositamente per questo lavoro, sulla cornice. La tecnica tradizionale consiste nel preparare della colla di pesce e tenerla a portata di mano, ma nel fai da te si utilizza con più facilità la cosiddetta “missione”. Con un pennellino si spennella un poco di colla sulla cornice, solo sul punto da dorare, quindi si applica la fogliolina d’oro. Questa non deve assolutamente essere toccata con le mani. A questo scopo le foglioline sono applicate su foglietti di carta leggermente più grandi. La foglia d’oro, si fa aderire con molta delicatezza alla cornice da dorare premendola con un pennello extra-morbido (ottimo quello di martora). Per maneggiare la fogliolina d’oro e posizionarla con esattezza ci si può aiutare con una piuma. Il lavoro è lungo, ma non bisogna aver fretta perché è facile rovinare la doratura, se si procede con poca attenzione. Quando la cornice è completamente ricoperta, la si lascia riposare per almeno 12 ore. Dopo, si può dare una pennellatura a secco (sempre con un pennello morbido) per spolverare la polverina d’oro che si fosse fermata sulla cornice. LA PIETRA L’ultima fase del lavoro consiste nel passare, sui rilievi, una particolare pietra tonda e levigata, azionata da un utensile con manico. Il passaggio di questa pietra serve per conferire, ai rilievi, una particolare lucentezza, e renderli ancora più evidenti: la cornice acquista una luminosità notevole. Per effettuare la doratura vi è un secondo sistema, diverso da quello tradizionale, ma più veloce. Si tratta di impiegare come adesivo per le foglie d’oro una particolare colla che resta attiva per 12 ore (c’è anche la 24 ore), sulla quale vengono stese le foglioline, senza dover pennellare foglia per foglia. Con questo secondo metodo, però, non si può usare la pietra lucidante in quanto la colla sintetica crea un cuscinetto elastico sotto la fogliolina d’oro.
OCCORRENTE
– pennelli; – spatoline di varie forme e dimensioni; – foglie d’oro; – piume; – gesso; – colla di pesce con relativo fornelletto.
GESSO DA LAVORARE
Sulla cornice, ben pulita con alcool, si stende una miscela piuttosto liquida di gesso per doratura e colla di pesce. L’applicazione si esegue col pennello.
Con spatoline di varie dimensioni si rifinisce la gessatura sulle decorazioni, in modo da ricostruire eventuali mancanze sui rilievi.
Quando il gesso è indurito si passa una carta smeriglio, molto delicatamente, per lisciare le superfici e togliere irregolarità ed asperità.
La prima fase termina con un’ulteriore mano di gesso liquido su cui si applica una passata di colla di pesce. Si crea così il sottofondo per il “bolo” colorato.
STENDERE LA FOGLIA ORO CON PIETRA E PIUMA
Applicato il bolo che crea una colorazione rossa di sottofondo, si passa alla doratura, spennellando la colla “12 ore” su cui si applicano le foglioline d’oro.
Il sistema tradizionale consiste nell’impiegare colla di pesce stesa con un pennello di volta in volta, durante la posa delle foglioline d’oro.
Con un’apposita pietra, premuta sui rilievi della cornice, si esalta la lucentezza dell’oro.
Le foglioline d’oro, durante l’applicazione, non devono essere toccate con le dita. Ci si può aiutare con una piuma.
Prima di disfarci di un vecchio oggetto, pensiamo in quale modo esso possa essere riutilizzato col bricolage
Ragionando in quest’ottica vediamo come recuperare un paio di pensili da cucina, ormai “a fine corsa”, per realizzare un mobile-libreria fai da te adatto per la cameretta dei ragazzi.
Il nuovo mobile è il risultato dell’unione dei due pensili: da uno sono state asportate solo le maniglie, mentre dall’altro sono state smontate le ante. L’unione tra i due moduli viene realizzata con alcune viti a bussola ed il tutto è dotato di gambe regolabili. Il mobile viene decorato ispirandosi ad uno dei famosi personaggi dei Muppets (in questo caso la rana Kermit).
La sagoma della rana, applicata con colla sulle ante del primo pensile, è ricavata tramite ricalco da un disegno e poi ritagliata da un pannello di compensato con un seghetto per traforo.
IL PROGETTO FAI DA TE PER GLI AMANTI DEI MUPPETS
UNIONE DEI PENSILI
Svitiamo le maniglie dalle ante di un pensile. Dall’altro svitiamo le cerniere e togliamo le antine.
Per unire i due pensili dobbiamo eseguire alcuni fori passanti sui fianchi. Teniamoli uniti con morsetti per garantirci una foratura precisa.
Mantenendo i pensili in posizione, uniamoli utilizzando viti a bussola, da inserire nei fori realizzati in precedenza.
Riempiamo con stucco i fori lasciati dalle maniglie e carteggiamo tutta la superficie.
FONDO E PITTURA
Trattiamo tutte le superfici con primer universale in modo da preparare il mobile alla fase di smaltatura.
Stendiamo il primer anche sul pannello di MDF che fungerà da piano superiore del mobile-libreria. Infine coloriamolo con smalto giallo.
PIEDINI E TOP
Utilizziamo smalti differenti, verde acido per l’esterno e giallo per l’interno. Con il rullo otteniamo un lavoro preciso e pulito.
Nella parte inferiore possiamo ora fissare le quattro gambe regolabili di plastica.
Accostiamo il pannello di MDF alla parte superiore del mobile (qui rovesciato per lavorare più comodamente) stando attenti che sia ben centrato.
Fissiamo alla sommità il pannello di MDF con viti autofilettanti.
APPLICHIAMO LA RANA KERMIT
Utilizzando la carta carbone, ricalchiamo il soggetto sul pannello di compensato da 4 mm.
Coloriamo la sagoma di Kermit con colori all’acqua.
Con il seghetto per traforo ritagliamo la sagoma, la dividiamo longitudinalmente in due parti e ne carteggiamo i bordi.
Fissiamo le due porzioni di Kermit su entrambe le ante utilizzando colla universale, in posizione centrale. Per simulare gli occhi di Kermit utilizziamo due piccole manopole (fissate tramite avvitatura) colorate di nero.
Chi non trovasse un disegno del muppet Kermit può riprodurlo ingrandendo questo disegno quadrettato.
Il segreto è un’innovativa generazione di pannelli flessibili riscaldanti in fibra di carbonio ricoperti con pannelli di pietra ricomposta. NewStone Heating Wall, un sistema di riscaldamento a parete, è adatto a risolvere situazioni di ambienti freddi o leggermente umidi. Si installa preferibilmente su muri perimetrali e, con un unico intervento, si ottengono una parete calda ed un’elegante finitura, da scegliere tra diversi tipi di pietra.
I pannelli di questo riscaldamento a parete sono costituiti da un supporto in rete di fibra di vetro (maglia da 10 mm) su cui sono disposte resistenze elettriche al carbonio protette da materiale isolante. Sono disponibili pannelli con potenze da 175, 350 e 520 watt. I primi due possono essere interconnessi formando una catena di elementi riscaldanti per coprire tutta una parete, (max 10 elementi da 175 W o 5 da 350 W). I pannelli da 520 W, invece, non possono essere interconnessi. NewStone
DIETRO LA PIETRA BATTE UN CUORE CALDO
E’ bene applicare sulla parete una pannellatura isolante (polistirolo) che evita dispersioni termiche nella muratura.
Il pannello radiante a rete si fissa con alcuni punti di graffatrice.
Si effettuano i collegamenti per connettere più pannelli e riscaldare una parete intera.
Si applica il rivestimento in pietra ricomposta NewStone utilizzando apposite viti autofilettanti che non richiedono l’uso del tassello. La testa della vite si mimetizza con silicone e sabbia colorata.
Il disegno evidenzia gli strati necessari. A: isolante posto a contatto con la parete; B: pannello riscaldante a rete; C: rivestimento con NewStone.
Affascinato dalla stupefacente varietà della flora, l’uomo ha sempre cercato di imitare e riprodurre con materiali meno deperibili di quelli originali quanto la natura produce partendo da acqua, terra e sole e creando con questi elementi tanto le sequoie quanto il capelvenere, foglie enormi e foglie ridotte a semplici spine, fiori bianchi, rossi, gialli, blu, con infinite varietà di corolle, dalla farfalla delle leguminose alla chioma delle dalie, dall’unico petalo delle calle alla corolla delle margherite.
Per riprodurre, più o meno realisticamente, le meraviglie della natura si è ricorso e tuttora si ricorre a tutti i materiali possibili.
Ci sono fiori, foglie e frutti di carta, di ceramica, di seta, di plastica, di marmo e alabastro, di stucco e di cartapesta, di volta in volta lasciati grezzi per metterne in evidenza solo forma e struttura o accuratamente colorati per renderli quanto più possibile simili all’originale.
C’è chi usa il cuoio e chi preferisce il ferro, Giuseppe Carniglia nel suo laboratorio crea i fiori partendo dal legno grezzo, tronchetti che altri userebbero per la stufa, lavorando quasi solo con strumenti manuali, usati con mano ferma e delicata e con la perizia maturata in anni ed anni di lavoro. Ma chiunque abbia la passione per il bricolage può sperimentare questa tecnica.
CALLE E TULIPANI
Va da sé che come in ogni altra attività manuale l’artista è condizionato dalle caratteristiche del materiale usato.
Se la seta permette di creare petali tanto sottili e flessibili da poter imitare quelli delle rose e la carta crespa è ideale per riprodurre i crisantemi, il legno si mostra più adatto a riprodurre col massimo realismo le forme semplici e compatte di fiori come i tulipani e le calle per ottenere magiche sculture di fiori.
GLI ATTREZZI DEL CONTADINO
Il lavoro di sgrossatura comincia eliminando, con una roncola ben affilata, la corteccia ed il primo strato di legno tenero, dando all’estremità del grezzo la forma approssimativa della corolla da realizzare.
Con qualche colpo di segaccio si stacca dal tronchetto il pezzo sgrossato, lungo quanto occorre per ottenerne un tulipano, una calla o qualsiasi altro fiore realizzabile con questa tecnica.
Con un affilatissimo coltello per innesti si comincia a dare forma alla corolla, incidendone la parte esterna.
UN SOLO ATTREZZO NON MANUALE
Per scavare l’interno della corolla senza rischiare di fenderne le pareti l’autore ricorre al trapano elettrico. Lavorando contro fibra non conviene usare una mecchia di grande diametro che sforzerebbe e, arroventandosi, brucerebbe il legno. La cavità si ottiene pazientemente con molti fori stretti.
Un po’ alla volta, foro dopo foro, il grezzo viene svuotato quasi del tutto. Con ulteriore lavoro di trapano, prima con la punta e poi con una raspa rotativa, lo spessore delle pareti viene progressivamente ridotto fino a quasi raggiungere quello finale.
FISSAGGIO DEL GAMBO
Sbozzata la corolla, se ne poggia il bordo, ancora piatto ed a squadra, sul piano del trapano montato a colonna e vi si apre il foro di innesto del gambo che così risulta in asse col diametro della corolla.
Lo stelo, in tondino di legno duro più o meno grosso, secondo il tipo di fiore, si innesta e si incolla solo dopo aver quasi completata la rifinitura della corolla.
CARTA VETRATA E MANO LEGGERA
Mentre l’interno del tulipano viene levigato a specchio prima dell’innesto del gambo, la levigatura finale dell’esterno (peraltro già in fase molto avanzata) si completa dopo aver innestato il gambo.
Nel levigare i petali, tagliati contro fibra occorre molta attenzione per non spezzarli.
Non tutti i fiori possono essere replicati in legno pieno.
La tecnica per realizzare sculture di fiori si adatta a quelli, come il tulipano o la calla, che presentano superfici esterne ed interne abbastanza estese e compatte da ridurre al minimo la possibilità di rottura dei petali che risultano sempre tagliati contro fibra.