Home Blog Page 282

Soluzioni per separare gli ambienti

0

In molte abitazioni moderne le stanze hanno lasciato il posto ad una suddivisione degli spazi meno marcata: la sola divisione netta è tra la zona giorno e quella notte. Questo assicura luminosità e massima libertà di movimento, ma capita di dover temporaneamente separare due zone: la cucina dal soggiorno, lo studio dall’angolo TV, una parte in disordine da quella in cui ricevere inattesi ospiti, per i quali può anche essere necessario trasformare una camera doppia in due singole. Risolta l’esigenza del momento, si ritorna alla situazione originale.

I sistemi per rispondere a queste esigenze sono molti, dipende da cosa si vuole ottenere con la divisione provvisoria degli ambienti. Ad esempio, può essere necessario separare due zone acusticamente pur permettendo il passaggio della luce, tramite pareti scorrevoli trasparenti o traslucide; in altri casi è sufficiente disporre di una barriera visiva e non necessariamente acustica, per cui possono bastare sistemi amovibili ad altezza d’uomo e non vere e proprie chiusure. Le pannellature “cieche” che vanno da pavimento a soffitto hanno invece l’effetto temporaneo di una vera parete.

Un’altra soluzione alternativa alle pareti sono le librerie bifacciali, ideali per suddividere grandi ambienti, ma non certo spostabili con frequenza. Negli spazi relativamente piccoli (monolocali, mansarde o simili) il ricorso a separazioni temporanee diventa indispensabile: dividere le zone con mobili, anche se bassi, non riduce la luminosità e non spezza il campo visivo, ma limita i movimenti in uno spazio già esiguo. Inoltre, i separé sono anche un’occasione per arricchire l’ambiente di colore ed originalità, sia che si tratti di soluzioni da appoggio a pavimento, sia di tipo sospeso a scorrimento.

PORTE TRASPARENTI, SCORREVOLI O CIECHE

I profili in tre tipologie e misure delimitano i pannelli del sistema Plana che si estendono a tutt’altezza: nella versione vetrata lasciano la possibilità all’occhio di spaziare visivamente. Ciò non esclude che si possa contare su una separazione più netta, scegliendo in una gamma di vetri colorati con superficie satinata, laccata, stop-sol, oppure adottando pannelli di legno di diverse finiture (ciliegio slim, wengè, rovere grey, rovere sbiancato, blank).
Bertolotto Porte

GUARDAROBA NASCOSTO

Anziché ricorrere ad uno o più armadi per i capi d’abbigliamento ed i relativi complementi di tutta la famiglia, si può attrezzare uno spazio più ampio e comodo, separandolo dal resto dell’ambiente con sistemi scorrevoli. Vi si possono collocare scaffalature a giorno e porta-abiti su ruote facilmente spostabili: in caso di ospiti i pannelli formano una parete omogenea che nasconde il locale di servizio.
Plana Minimal laccato di Bertolotto Porte

Pareti manovrabili

1

Le pareti manovrabili sono costituite da pannelli che scorrono in una guida fissata a soffitto, senza alcun elemento a pavimento: nonostante lo spessore ridotto assicurano un buon isolamento acustico quando vengono affiancati per ottenere una parete divisoria.
A differenza delle normali pareti scorrevoli, quando non serve separare gli ambienti, i pannelli delle pareti manovrabili possono essere impacchettati a ridosso di una parete, ruotandoli di 90°.
Il vantaggio delle pareti manovrabili è quello di poter chiudere anche aperture piuttosto ampie con un’ingombro laterale veramente ridotto quando la chiusura non viene utilizzata. Inoltre, è possibile inserire uno o più pannelli che incorporano una porta di passaggio o una finestratura; i pannelli possono essere rivestiti in qualsiasi modo ed esistono in versione cieca o vetrata, quest’ultima trasparente o traslucida.

PARETI MANOVRABILI ANCHE A PANNELLI ATTREZZATI

I pannelli sono di legno riciclato, hanno un peso ridotto (25 kg/mq) ed uno spessore di 6 centimetri; oltre alle versioni cieche e vetrate è disponibile anche una versione con libreria attrezzata.
Lo scorrimento può avvenire tramite un solo carrello o a doppio carrello: in quest’ultimo caso le ante non sono impacchettabili in asse con il binario superiore.
Il bloccaggio avviene tramite una manopola che aziona il meccanismo, stabilizzando la parete a pavimento e a soffitto; disponibile la chiusura elettronica.
Si possono realizzare pareti con angoli a 45° ed a 90°.
Arcadia-Gruppo Penta

Come fare un buon isolamento termico e acustico

Soluzioni Knauf per l’isolamento termoacustico

Sempre più, nelle ristrutturazioni, si ricorre al rivestimento a cappotto per ridurre i consumi energetici ed ottimizzare il livello di comfort termico ed acustico degli edifici. Tuttavia, persistono situazioni in cui risulta problematico intervenire sull’involucro esterno: basti pensare agli edifici dei centri storici, ai singoli appartamenti che fanno parte di condomini o a situazioni che presentano difficoltà di varia natura: che dire degli edifici di Venezia che si affacciano sui canali?

Per far fronte a queste circostanze Knauf ha sviluppato il Sistema Isolamento per Interni, una nuova linea (Isolastre) che rappresenta la soluzione d’eccellenza per risolvere qualsiasi esigenza di isolamento termico e acustico. Si basa sull’accoppiamento di lastre di gesso rivestito con pannelli isolanti di varia natura e spessore che permettono, con spessori decisamente contenuti (da 3 cm) di ottenere un sensibile miglioramento delle prestazioni termiche ed acustiche con minima invasività, in modo veloce e pulito.

A seconda dei materiali preaccoppiati che costituiscono le Isolastre, si possono raggiungere livelli prestazionali differenti: per facilitare l’individuazione della soluzione applicativa più idonea, la gamma è stata suddivisa in tre livelli (standard, avanzata, premium) in base alle caratteristiche acustiche o termiche. Tutte le Isolastre sono caratterizzate dalla facilità di applicazione in ogni condizione, anche in locali abitati, e dal ridotto investimento economico, a fronte del raggiungimento delle prestazioni prefissate; va sottolineato l’ingombro ridotto, che comporta una riduzione dello spazio fruibile del tutto trascurabile.

Se l’intervento è mirato a migliorare in prevalenza l’isolamento acustico, i prodotti di riferimento sono le Isolastre LM 85, LM 115 e FPE: questi prodotti permettono di risolvere le problematiche di rumorosità di appartamenti contigui o l’attenuazione di rumori provenienti dall’esterno (traffico cittadino, ferrovie, aeroporti).
Le Isolastre LM sono composte da lastre di gesso rivestito da 12,5-9,5 mm accoppiate a isolante in fibra di vetro con due differenti gradi di densità (85 e 115 kg/m3) e spessori compresi tra 20 e 50 mm, in grado di garantire anche un buon livello di isolamento termico.
Ma il top delle prestazioni acustiche si raggiunge con le Isolastre FPE, dove ad una lastra di gesso da 12,5 mm è accoppiato un pannello di fibra di poliestere da 30-40-50 mm; inoltre si tratta di un prodotto biocompatibile, ottenuto interamente da riciclaggio ed esente da leganti chimici, morbido da lavorare senza produzioni di poveri e con una durata illimitata nel tempo.

Se invece la priorità è ottenere un elevato isolamento termico, l’obiettivo si raggiunge con le Isolastre PSE, XPS ed XD-Energy.
Il primo prodotto rientra nel livello prestazionale standard e alla lastra di gesso rivestito da 12,5-9,5 mm è accoppiato un pannello di polistirene espanso con spessore da 20 a 80 mm: nonostante sia il prodotto di base, presenta una bassa conduttività termica (λ=0,038 W/mK) e permette di eliminare i fenomeni di condensa dovuti ad una bassa temperatura superficiale interna delle pareti, pur conservando la capacità di assorbire e restituire il vapore acqueo in equilibrio con l’ambiente.

VISITA IL SITO www.Knauf.it

Portone sezionale laterale

Per i portoni sezionali laterali, Hörmann ha sviluppato una struttura che li equipara a quelli a movimento verticale, introducendo alcune soluzioni interessanti per la loro installazione: in primo luogo l’altezza necessaria dell’architrave è di soli 9,5 cm, valida anche in situazioni di architrave ridotto, mentre la guida e le ruote di scorrimento sono state completamente riprogettate.

La guida infatti non viene incassata nel pavimento, bensì solo appoggiata. Con questa soluzione il montaggio risulta semplificato e la guida è più semplice da pulire; inoltre, l’acqua può scorrere in modo più naturale, con enormi vantaggi in termini di durata. Anche i carrelli di scorrimento doppi sono di nuova concezione, per una movimentazione silenziosa e più fluida.

La sicurezza antiscasso è garantita dal dispositivo meccanico antiscorrimento e dal bloccaggio serratura; il portone non può essere forzato nella manovra con facilità, neanche in caso di spegnimento o di interruzione elettrica. I pannelli schiumati di poliuretano con spessore 42 mm assicurano un elevato livello di coibentazione; a migliorare la possibilità di apertura ridotta, per il passaggio di persone o di oggetti, c’è la possibilità di installare un’apertura parziale automatica regolabile tramite telecomando o maniglia provvista di comando radio opzionale.

La forma perfettamente adattata degli elementi e delle cerniere nei punti di connessione impedisce il pizzicamento accidentale delle dita; lo spegnimento automatico attivo all’apertura ed alla chiusura del portone lo arresta in presenza di ostacoli (persone o cose) sul varco o nei pressi della guida.

>> VISITA IL SITO

Scarico a parete per la doccia

Per il sifone serve una pendenza dell’1-2%. Il frontale del sistema di scarico viene poi chiuso con pannelli avvitati, praticando i fori necessari per far affiorare gli attacchi per la rubinetteria.
Si completa la parete fino a filo del pannello, si procede con l’intonacatura, quindi si stende il massetto rispettando la necessaria pendenza a ventaglio in direzione dello scarico.
Si rimuove la parte più esterna della protezione frontale dello scarico lasciando quella della caditoia e si applicano i fogli impermeabilizzanti che fanno parte della dotazione accessoria, quindi si piastrellano pavimento e pareti. Geberit (www.geberit.it)

  1. Il telaio che contiene lo scarico a parete sostiene anche i tubi di adduzione. Il tutto va inserito nella parete prima della finitura e della piastrellatura.
  2. Terminata la posa delle piastrelle si effettuano le regolazioni dell’imbocco del sifone.
     

Pensiline Fotovoltaiche

Non sempre è possibile installare un impianto fotovoltaico sul tetto, per vincoli architettonici, per orientamento sfavorevole o per la presenza di strutture circostanti che oscurano il sole nel corso della giornata.
Per questo si cerca di utilizzare per la produzione di energia dal sole coperture di altro tipo, senza alterare in maniera significativa il loro impatto ambientale.

Un caso tipico è quello delle pensiline fotovoltaiche per parcheggiare l’auto al riparo, già utilizzate in più occasioni per l’installazione di pannelli fotovoltaici nelle aree pubbliche e in quelle industriali e, da qualche tempo, disponibili anche in modelli adatti all’installazione in ambito residenziale.
Gli incentivi e le capacità produttive di questi impianti sono gli stessi di quelli tradizionali: quando viene superato il limite di 1 kWp di potenza installata diventano “grid connected”, ossia possono essere connessi alla rete ed immettervi l’energia prodotta e non consumata (scambio sul posto), altrimenti vengono definiti “stand alone”, nel qual caso l’energia viene utilizzata direttamente o accumulata in batterie per un utilizzo successivo, ma non può essere “venduta”. Se l’impianto è connesso alla rete, viene fornito anche di un inverter che trasforma la corrente continua prodotta dai pannelli in corrente alternata utilizzabile.

Il fotovoltaico è applicabile anche ad altri sistemi di oscuramento e riparo, quali tende avvolgibili e coperture per verande, ma gli studi in corso mirano a trasformare quasi tutte le superfici in potenziali produttrici di energia: esiste già il fotovoltaico “calpestabile”, ma sono allo studio spray e vernici che potrebbero portare una vera rivoluzione soprattutto in campo navale, aereo e automobilistico.

NON RICHIEDE FONDAZIONI E SI RIPAGA NEL TEMPO

La struttura della pensilina Energy Parking è composta da profili di alluminio anodizzato argento e giunti d’acciaio verniciati a polvere di poliestere, lo stesso trattamento utilizzato dalle case automobilistiche per proteggere i componenti della parte inferiore esterna dell’auto. Può supportare qualsiasi modello di pannello fotovoltaico (non fornito) e si installa senza plinti e fondazione, grazie alle zavorre registrabili ed alle staffe opzionali per il fissaggio su terreni compatti o su cemento armato. Il sistema è modulare e si presta a svariate configurazioni: il modello base è per due posti auto, ciascuno di larghezza compresa tra 230 e 260 cm, mentre l’inclinazione può variare e, di conseguenza, il lato verticale della copertura può avere una lunghezza compresa tra 500 e 675 cm, per montare un numero variabile di pannelli. Le strutture sono certificate per un carico nevoso fino a 120 kg/mq e per vento fino a 100 km/h. I prezzi partono da euro 10.750, la struttura è garantita 15 anni.

SOLUZIONI SPECIALI

Con tetto verde
La struttura Home Parking può essere successivamente integrata con qualsiasi copertura:
oltre ai pannelli fotovoltaici e alla classiche coperture di policarbonato o pannelli sandwich è molto interessante la possibilità di realizzare una copertura verde

Impianto di ricarica + allacciamento alla rete

La pensilina fotovoltaica può essere a isola, con accumulatore di energia prodotta e stazione di ricarica per veicoli elettrici, o con allacciamento alla rete pubblica in regime di scambio sul posto per cedere alla rete l’energia prodotta in esubero.

Giulio Barbieri

 

IN KIT DI MONTAGGIO

Questa struttura di legno lamellare (Labo/Progetto Legno) misura 6x3xh4 m, può essere montata in proprio senza
l’intervento di professionisti, ha l’accesso bifrontale e può essere richiesta con predisposizione all’installazione di copertura a pannelli solari per una superficie di 18 mq. Nel kit sono comprese le staffe di ancoraggio per il fissaggio a terra e la ferramenta necessaria alla connessione delle parti di legno.
La struttura base è per un unico posto auto, ma è concepita con un sistema modulare che permette di realizzare più posti auto affiancati. Il kit può essere spedito in tutta Italia ed è possibile richiedere un preventivo in base alle proprie esigenze.

Gli isolanti naturali in edilizia

Quando un prodotto o un materiale vengono definiti “naturali” catturano subito la nostra fiducia, danno una sensazione di sano, di puro, di protezione; qualcosa che ha a che fare con l’origine della vita e che accompagna l’uomo da sempre.

I materiali isolanti utilizzati in edilizia possono essere isolanti naturali o isolanti sintetici: considerato che questi ultimi si ottengono da prodotti derivati dal petrolio, inevitabilmente inquinanti a fronte di performance migliorate solo in parte, verrebbe spontaneo propendere per i primi, ma la legge non è uguale per tutti. Anche se la natura ci fornisce il materiale di base, questo dev’essere poi lavorato per ottenere un prodotto utilizzabile: talvolta si tratta di lavorazioni semplici, in altri casi la trasformazione comporta un consumo energetico da non sottovalutare. Rispetto agli isolanti di origine animale o vegetale, per produrre le lane minerali si consuma molta più energia, senza contare che anche il loro smaltimento è spesso difficoltoso.   

Insomma, l’impatto ambientale di qualsiasi prodotto dev’essere valutato dall’inizio alla fine del suo ciclo vitale: produzione, utilizzo e smaltimento. “Rinnovabile” e “riciclabile” sono due termini che vanno volentieri a braccetto, ma hanno significati diversi: i materiali da cui si ottengono gli isolanti naturali sono tutti rinnovabili, ma il tempo in cui si rinnovano i chicchi di mais o le noci di cocco è molto diverso da quello necessario per la quercia da sughero o per le rocce vulcaniche.

Il riciclo è possibile solo in determinate condizioni: gli isolanti vegetali o animali che non vengono addittivati con leganti, dopo la dismissione, possono essere riciclati, riutilizzati per altri scopi o compostati, ma se contengono sostanze leganti (ad esempio i sali di boro) quest’ultima possibilità va scartata per il rischio di inquinamento. Gli isolanti minerali si prestano al riuso per altri scopi, ma spesso devono concludere la loro vita in apposite discariche, perché intaccati da altri materiali o perché il processo di rigenerazione non ha costi convenienti.

In alcuni casi, tuttavia, bisogna necessariamente ricorrere ad isolanti di origine petrolchimica, ad esempio quando sono richiesti elevati valori di impermeabilità al vapore, ma nella maggior parte delle situazioni che richiedono un buon isolamento termoacustico si possono scegliere prodotti naturali. A parità di spessore questi ultimi hanno un costo quasi sempre inferiore mentre le principali performance sono simili; si tratta di una scelta più responsabile in una filosofia “green” che, per essere tale, deve tener conto anche dei costi di produzione, di trasporto e di smaltimento.        

ISOLANTI NATURALI DI ORIGINE VEGETALE

Fibra di legno: prodotta con scarti lignei, non teme l’umidità, buon isolamento termoacustico e buona capacità di accumulo del calore; al termine del suo ciclo può essere utilizzata come combustibile o riciclata per produrre altri pannelli. Usi: cappotti anche ventilati, isolamento interno, intercapedini, tetti piani o inclinati, solai.

Sughero: leggero, in quanto contiene aria, si ricava da un tipo di quercia; è traspirante, inattaccabile dagli acidi, permeabile al vapore e non propaga le fiamme in caso d’incendio. In granuli si usa puro per intercapedini piane, con leganti o vetrificanti per quelle verticali; i pannelli si usano praticamente su tutte le superfici.
 
Fibra di cellulosa: proviene dal riciclo della carta di giornale, poi miscelata con sali di boro per renderla inattaccabile dai parassiti; si ottengono fiocchi da insufflare negli interstizi ed isola molto bene dal rumore. Si applica anche a spruzzo per migliorare l’isolamento acustico, i pannelli si montano su quasi tutte le superfici.

Fibre di kenaf e di canapa: le piante da cui si ricavano sono simili ed anche gli impieghi e le caratteristiche; per ottenere i pannelli la canapa viene però di norma trattata con soda e sali di boro per renderla resistente al fuoco. Solo i pannelli ad alta densità sono calpestabili, i feltri si usano nei sottopavimenti.

Fibra di mais: si ottiene dalla lavorazione dei chicchi. I pannelli sono completamente biodegradabili ed autoestinguenti, con minima produzione di fumi; riutilizzabili se ben conservati, altrimenti possono essere compostati. Ottimo isolante termoacustico per tutte le superfici interne ed esterne, anche in intercapedine.
 
Fibra di cocco: di uso antichissimo anche in campo navale, non degrada a contatto con l’acqua e non marcisce, inappetibile per roditori e parassiti; si ottiene dalla parte fibrosa del frutto fatta macerare a lungo. Si usano soprattutto per pavimenti galleggianti, ma anche per isolamento termoacustico di pareti e coperture.
 
Fibra di lino: per i pannelli si utilizzano le fibre corte, più ricche di cellulosa, ottenute dalla coltivazione biologica delle piante, trattate con sali di boro e talvolta con fibra di poliestere che ne limitano il riutilizzo ed il riciclaggio. Pannelli morbidi, pannelli rigidi e fiocchi coprono praticamente tutte le situazioni di isolamento.
 
Stuoie di canna: ottenute dalla legatura di canne palustri con filo di ferro, sono molto utilizzate come base per intonacatura, situazione che al termine del ciclo vitale ne comporta lo smaltimento in discariche per inerti. Per cappotti rifiniti ad intonaco o legno e per intercapedini di coperture, pareti, solai e strutture.
 
Fibra di iuta: si ottengono feltri per isolare dal calpestio, reti portaintonaco e fiocchi per riempire cavità e fessure; è traspirante, igroscopica ed antistatica, può essere riutilizzata, riciclata o compostata in quanto non contiene sostanze chimiche. 

ISOLANTI NATURALI MINERALI

Vetro granulare: da vetro riciclato non riutilizzabile si ottiene una farina da far espandere a caldo per ricavare granuli di varie dimensioni e porosità. Si utilizza come isolante, per aumentare la resistenza al fuoco di intonaci, per pannelli autoportanti, per sottofondi, per canne fumarie; è traspirante, stabile, inerte.

­­­Calce cemento cellulare: simile al cemento cellulare da costruzione, in pannelli o in granuli; i primi si utilizzano per cappotti esterni e facciate ventilate, i secondi come riempimento, come additivi per alleggerire le strutture o per intonaci e malte resistenti al fuoco, a seconda della granulometria. Si riutilizzano come riempitivo.
 
Pomice: di origine vulcanica, si ricavano per macinazione granuli di consistenza leggera e porosa per sottofondi, malte ed intonaci termoisolanti e resistenti al fuoco, strutture alleggerite. Resiste bene anche alla compressione, è traspirante, resistente all’umidità ed assorbe bene le vibrazioni acustiche e le sollecitazioni meccaniche.
 
Vermiculite, perlite espansa: da minerali di origine vulcanica si ottengono granuli che, riscaldati ad alta temperatura, aumentano di volume fino a 20 volte. è riutilizzabile e riciclabile solo come materiale inerte per calcestruzzo. Si utilizzano per riempimenti, sottofondi (impastata con acqua e calce) e come additivi per intonaci incombustibili.
 
Lana di vetro/roccia: si tratta di materiali abbastanza simili che differiscono solo nella percentualità di legante che garantisce stabilità meccanica, una resina fenolo-formaldeide presente nel 3-19% nella lana di vetro e nell’1-4% in quella di roccia. Dopo il montaggio, la concentrazione si riduce a livelli trascurabili (< 0,01 parti per milione). 
 
Vetro cellulare: è costituito da vetro riciclato e vetro puro ottenuto dalla fusione di sabbia di quarzo; non è traspirante, ma in compenso è impermeabile, incombustibile ed inattaccabile da muffe e roditori. Si utilizza in situazioni che richiedono impermeabilità all’acqua ed al vapore; è riciclabile per fondi stradali, riempimenti.
 
Argilla espansa: le perle si ottengono facendo espandere ad alta temperatura l’argilla estratta da cave e giacimenti; nell’insieme assicurano buona traspirabilità, ma il granulo singolo è impermeabile. Oltre che come isolante sfuso si utilizza per sottofondi drenanti, per i blocchi di calcestruzzo alleggerito e per canne fumarie.

ISOLANTI NATURALI DI ORIGINE ANIMALE
La lana di pecora non è solo utilizzata nell’industria tessile: dagli stessi procedimenti, che si susseguono dopo la tosatura dell’animale, si ottengono pannelli di differente densità da utilizzare come ottimi isolanti in svariate situazioni e fiocchi per l’insufflaggio in interstizi ridotti. Se esente da additivi quali sali di boro e polipropilene, con funzione di renderla inattaccabile dai parassiti, può essere riciclata e compostata.

Automatismi per tende da sole

Con gli automatiscmi per tende, il motore è inserito all’interno del tubo di avvolgimento della tenda, senza essere visibile, ed è azionato da un comando a muro o,  per la massima comodità, con un telecomando.
Se ci si affida ai sensori, Eolis (vento), Sunis (sole) e Soliris (sole e vento), la tenda autonomamente si muove in funzione della luce, aprendosi quando il sole bacia la casa e chiudendosi all’imbrunire, oppure si richiude in caso di vento, garantendo la protezione della struttura e del tessuto. Somfy

Eolis è alimentato a 220 V e rileva costantemente la velocità del vento secondo una sensibilità impostata dall’installatore. Somfy

LE TIPOLOGIE DEGLI AUTOMATISMI PER TENDE

Tante sono le strutture di una tenda da sole: dalla classica a bracci estensibili a quella a capanno che scorre all’interno di guide laterali costruite sul terrazzo, passando per quella semicassonata e per quella che sparisce completamente dentro il cassonetto.

Come funziona il teleriscaldamento

830-0-teleriscaldamentoIMGL’impianto di teleriscaldamento più completo è quello a trigenerazione, cioè in grado di fornire energia termica, energia elettrica e refrigerazione.
Il calore prodotto dalla combustione di biomasse (scarti di attività agricole ed allevamenti, rifiuti, specie vegetali coltivate allo scopo) o gas naturali, viene trasportato dalla centrale agli utilizzi mediante acqua calda che circola in condotte interrate; la caldaia è sostituita da uno scambiatore che riceve il calore e lo cede alla rete di distribuzione interna, che rimane inalterata. Ogni utente misura e controlla il proprio consumo tramite nuove apparecchiature di regolazione ed un contatore che misura il consumo effettivo; già i minori costi conseguenti dall’assenza di infrastrutture soggette a manutenzione (canne fumarie, serbatoi, caldaie) e dagli oneri sull’acquisto del combustibile si traducono in un risparmio economico, l’utente paga il solo il calore utilizzato.

Già il temine attribuito a questa forma di fornitura energetica lascia intuire la sua principale caratteristica: tra il luogo di produzione e le utenze intercorre una certa distanza, rumore ed emissioni restano lontano dalle abitazioni.

L’acqua calda sanitaria ed il riscaldamento degli edifici sono garantiti dalla combustione di biomasse, rifiuti o sottoprodotti analoghi che una centrale di cogenerazione può inviare anche a diversi chilometri di distanza, oltre a recuperare il calore derivante dai vari processi che andrebbe disperso, utilizzandolo per produrre energia. In ogni singolo edificio collegato alla rete, l’acqua riscaldata dalla centrale arriva ad uno scambiatore a cui cede il calore necessario al riscaldamento, mentre l’acqua per usi igienico sanitari circola in tubazioni distinte; l’energia elettrica prodotta dal sistema di cogenerazione, al netto di quella necessaria al funzionamento della centrale, viene immessa nella rete di distribuzione cittadina. 

Il ciclo si chiude con il rientro in centrale dell’acqua che nel frattempo si è raffreddata, senza che nelle abitazioni sia giunto alcun combustibile: maggior sicurezza, assenza di residui e quindi di canne fumarie, manutenzione semplificata e riduzione dell’inquinamento. I locali adibiti a caldaie e serbatoi possono essere utilizzati per altri scopi.

A questi vantaggi in termini di ecologia e sicurezza contro fughe di gas o esplosioni, si aggiungono importanti risvolti economici e burocratici: non occorrono più certificazioni, controlli periodici, verifiche di combustione, pulizia delle canne fumarie; la manutenzione ordinaria e straordinaria delle batterie di scambio è compito dei gestori, solitamente grandi aziende produttrici di energia, aziende municipalizzate, ma anche privati.

Nelle zone già servite da questo sistema non è fatto obbligo di allacciamento, ma in caso di ristrutturazioni importanti, se nelle vicinanze (meno di 1 km) esiste o è prevista una rete di teleriscaldamento bisogna predisporre il collegamento: questo è quanto sancisce il Dpr N° 59 del 2 aprile 2009. Se l’impianto esistente non crea problemi, dopo l’installazione dello scambiatore di calore al posto della caldaia (con minor ingombro), possono essere utilizzate le stesse tubazioni e gli stessi radiatori. Il risparmio rispetto ad
un impianto a gasolio è più evidente che non se è a metano; si può arrivare anche al 20% della bolletta.              

C’E’ DA SAPERE
Riscaldamento autonomo
Per un certo periodo è stato preferito a quello centralizzato, ma una sola caldaia condominiale ha un’efficienza maggiore, pertanto soddisfa il fabbisogno termico con una quantità ridotta di emissioni in atmosfera rispetto alla sommatoria delle singole caldaie.
Il teleriscaldamento amplifica questo vantaggio. 

Impianto di teleriscaldamento
Centrale termica che si sostituisce ad un numero elevato di impianti centralizzati, le emissioni sono più concentrate (si eliminano le emissioni dai camini residenziali), ma controllate da severe norme. La centrale funziona a biomasse e nella rete circola acqua calda anziché combustibile.  

Termovalorizzatori
Si tratta di centrali che attraverso l’incenerimento di rifiuti non riciclabili ricavano energia elettrica e termica; il calore prodotto serve a portare in pressione il vapore che aziona una turbina collegata ad un generatore. Raffreddando la turbina si recupera il calore da immettere nella rete di teleriscaldamento.

Fasce energetiche
Per stabilire i periodi e le ore giornaliere di accensione degli impianti di riscaldamento, l’Italia è stata divisa in sei zone (dalla A alla F) ed ogni Comune è stato incluso in una di queste in base alla media delle temperature rilevate nel corso dell’anno. I capoluoghi di provincia riportati in tabella sono un esempio.

Bioarchitettura e certificazione energetica

Che cos’è la bioarchitettura? Semplicemente buona architettura, dato che da sempre l’architettura ha uno stretto legame con la vita, dell’essere umano e dell’ambiente che lo circonda.

Purtroppo in Italia, da oltre cinquant’anni, sono state realizzate abitazioni puntando più sulla quantità che sulla qualità. Il patrimonio costruito esistente è costituito per più di due terzi da un tipo di edilizia derivata da un razionalismo impoverito, che ha perso non solo una sua dimensione estetica, ma anche e soprattutto ambientale.

La Bioarchitettura punta invece a ristabilire una serie di connessioni che legano la casa alla città e al paesaggio, cioè all’ambiente, che deve essere riscoperto così da indurre a nuovi stili di vita.

Oggi una casa di “classe” è una casa che non spreca energia e non aggredisce l’ambiente.
Rientrano nel concetto di ecosostenibilità tutte le scelte che privilegiano nell’abitare il risparmio di risorse energetiche e naturali, e che riducano la produzione di emissioni inquinanti.
Per limitare i consumi dei derivati da petrolio e di gas che emettono CO2 nell’atmosfera, dal Nord Europa ci arrivano tutta una serie di soluzioni costruttive ed impiantistiche che vedono nelle Passiv Haus e nelle Casa Clima le applicazioni più sperimentate, soprattutto nel largo impiego di materiali termoisolanti e nel fare sì che tutto l’involucro edilizio diventi un elemento in grado di catturare ed accumulare energia termica gratuita dal sole.

L’energia solare è infatti considerata una delle fonti energetiche rinnovabili più importanti. Ma anche la capacità termoregolatrice del suolo, su cui si basano gli impianti geotermici, il vento e l’acqua, sono fonti naturali rinnovabili.

È importante inoltre considerare il consumo di energie e risorse impiegate nella produzione e nel trasporto dei materiali da costruzione, per questo sono da riscoprire i materiali locali e tipici di una zona, oppure la possibilità di rigenerazione da riciclo di quelle materie prime come l’alluminio, l’acciaio o il cemento che hanno una filiera produttiva più energivora.

La particella “eco” di ecologia ed economia deriva dal termine greco oikos, che significa casa, ed è per questo che la casa diventa il centro di una serie di azioni che, partendo dalla consapevolezza individuale, può portare ad un reale beneficio sia per l’ambiente, sia per chi investe nella sua abitazione come bene durevole nel tempo e aperto al rinnovamento.

La Bioarchitettura coniuga il sapere e il saper fare della tradizione del costruire con le più recenti indagini scientifiche e le tecnologie che investono l’ambiente, guardando oltre un generico ecologismo legato alle mode.
Da sempre, per esempio, si è usata la calce sia per le malte di muratura che per gli intonaci. Le proprietà igieniche e termoigrometriche della calce naturale sono provate scientificamente, il vantaggio di una bella muratura robusta che respira e difende dal freddo e dal caldo eccessivi, è noto a tutti e lega il benessere termico alla bellezza di una superficie.

La stessa cosa si può dire per l’uso del legno in tutte le applicazioni che la tradizione ci suggerisce: travi, pavimenti, rivestimenti interni.

L’attenzione all’architettura bioclimatica valorizza infatti tutte quelle soluzioni che, nel disegno architettonico, traggono origine dalla storia e dalla geografia di un dato luogo, come per esempio l’orientamento rispetto al sole, la forma delle coperture rispetto alle condizioni di pioggia o neve, l’uso delle tecniche e dei materiali locali più adatti a contenere le variazioni di temperatura, fino a diventare un codice che ne disegna la specificità.
Le differenze di stile di un’abitazione del sud rispetto ad una del nord non sono solo di superficie, ma si sono stabilite nel corso del tempo per ottimizzare tutta la struttura in base a un certo clima e un certo paesaggio.
È il clima che ha disegnato le coperture piane delle case nelle isole del nostro sud, le sue terrazze bianche ombreggiate dalle canne, così come è il clima che ha disegnato i tetti spioventi delle case di montagna, i tetti in laterizio delle case di campagna e dei borghi.

Quando le tecniche moderne incontrano la tradizione il risultato è una casa accogliente e biocompatibile in cui viene messo al primo posto il benessere fisico, la salute della persona legata alla salubrità dell’ambiente, fino agli aspetti percettivi e psicologici, ossia legati alla bellezza, all’autenticità e alla possibilità di abitare un proprio spazio che sia al tempo intimo e aperto alle relazioni.

La certificazione energetica di un edificio stabilisce tutti parametri che permettono il calcolo del fabbisogno di energia primaria dell’involucro edilizio e dei suoi impianti. In base al fabbisogno annuo, calcolato in watt/mq di superficie dell’unità abitativa, ne viene stabilita la CLASSE. Più di due terzi del patrimonio edilizio esistente, con consumo medio annuo che va dai 150 ai 175 kWh/mq risultano essere in classe G, che tradotto in consumi e costi medi in bolletta portano a spendere per un appartamento di 100 mq una cifra che parte dai 1.250 euro per il riscaldamento invernale a gas metano.
Per un appartamento della stessa superficie, che ha i requisiti per essere classificato in classe A, con un consumo medio annuo dai 20 ai 35 KWh, si può arrivare a ridurre i costi dell’80%.

La facciata sud di una casa passiva riceve energia termica e luminosa dal sole. In base all’effetto serra la radiazione solare, che passa attraverso le ampie superfici finestrate con cristalli stratificati, riscalda i volumi interni all’abitazione. Per accumulare l’energia termica, le pareti perimetrali, le coperture e il basamento, ossia tutto l’involucro edilizio deve essere superisolato da materiali idonei con spessori adeguati. In questo modo è tutta la struttura che, in base all’orientamento e alle caratteristiche tecniche, lavora per contenere il fabbisogno di energia primaria degli impianti. A partire da questi principi e puntando sull’efficienza delle nuove tecnologie, la ricerca in campo edilizio dovrebbe arrivare a minimizzare, se non addirittura ad azzerare i consumi derivati da fonti energetiche e cicli inquinanti.