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Fossa biologica Imhoff: come installarla

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848-0-IMHOFF_IMGLa fossa biologica di tipo Imhoff è un tipo di “fognatura statica” installabile quando non sia possibile il collegamento ad una rete fognaria “dinamica”. A differenza di una fossa biologica tradizionale, costituita da due comparti separati da un setto verticale, nella fossa Imhoff questi sono concentrici, comunicanti e disposti in verticale; fanghi e liquami vengono trattati in comparti distinti.    

La vasca Imhoff è un contenitore a pianta circolare o rettangolare, di cemento, vetroresina o polietilene, concepito per l’esclusivo interramento che va riempito d’acqua pulita prima della messa in servizio. Ad essa possono confluire soltanto i liquami biologici provenienti dagli scarichi civili; le acque piovane vanno smaltite tramite pozzetti dedicati. Anche gli scarichi provenienti da lavatrici e lavastoviglie o che contengano tensioattivi (detergenti e schiumogeni) non devono essere collegati direttamente alla fossa; devono prima transitare in un pozzetto degrassatore installato a monte. Il liquame, prima di entrare, incontra un paraschiume che rallenta la materia galleggiante ed entra nella camera di sedimentazione; qui la parte grossolana (fango, limo) scivola lentamente sulle pareti della tramoggia e raggiunge la sottostante camera di digestione dove viene decomposta ad opera di microrganismi. Il liquame, invece, attraversa in senso orizzontale il comparto di sedimentazione (questo spiega perché la messa in servizio va fatta a vasca piena) ed incontra un secondo paraschiume che, come il primo, trattiene eventuali tracce di materia galleggiante, per poi raggiungere il canale di efflusso.

Nella camera di digestione precipitano i fanghi, ancora ricchi d’acqua, ed accumulandosi sul fondo si ispessiscono riducendo del 50% il loro volume; l’acqua liberata risale per unirsi al liquame sedimentato. La vasca dev’essere dimensionata in modo che il processo di digestione duri circa 60 giorni ad una temperatura di 12-15°C e la crosta che si forma va periodicamente rimossa (almeno una volta l’anno) da una ditta specializzata che consegna il rifiuto ad impianti autorizzati al loro trattamento.

Per questo scopo la fossa biologica è provvista di chiusini superficiali che ne permettono l’ispezione; a valle va predisposto un pozzetto che consenta agli organi di vigilanza di effettuare prelievi del liquido in uscita. La fossa va provvista di un tubo di ventilazione per eliminare i gas biologici che deve avere una sezione non inferiore a 10 cm, prolungata fino al tetto dell’edificio.

Il vantaggio di questo sistema è che il refluo finale ha un contenuto batterico ridotto ed è più facilmente trattabile con sistemi naturali; si tratta comunque di una depurazione primaria in grado di ridurre la carica batterica del liquido in ingresso del 30-35%, perciò all’uscita non può comunque essere immesso in corsi d’acqua superficiali, ma dev’essere smaltito su suolo o sottosuolo attraverso vari sistemi (subirrigazione, pozzi assorbenti, fitodepurazione).

La procedura da seguire ed i requisiti richiesti per l’installazione e la messa in servizio sono molto diversi da Comune a Comune; in genere ci si deve affidare ad un tecnico che presenta la richiesta di autorizzazione allo scarico, corredata di disegni e relazioni e, spesso, del parere di un geologo circa il terreno nel quale andranno scaricati i liquami; vanno inoltre indicati il numero di abitanti serviti, il recettore finale (corso d’acqua, suolo) ed il tipo di dispersione prevista (subirrigazione, pozzo assorbente). L’autorizzazione ha validità di 4 anni, anche se talvolta non è specificato; compiuto il terzo anno,conviene presentare domanda di rinnovo per non incorrere in lungaggini burocratiche. La scadenza dell’autorizzazione, rende abusivo lo scarico, regolato da precise norme sull’inquinamento.    

INSTALLAZIONE DELLA FOSSA BIOLOGICA IMHOFF

La fossa biologica dev’essere a tenuta idraulica e la vasca va completamente interrata, meglio se appoggiata su un letto di calcestruzzo ricoperto da sabbia. Grazie a chiusini d’ispezione si può accedere dall’alto per la pulizia e la rimozione dei fanghi. Nella collocazione vanno rispettatI alcuni accorgimenti: dai muri di fondazione deve distare almeno un metro ed almeno dieci metri da condotte per l’acqua potabile o pozzi. Per quanto riguarda il dimensionamento, il comparto di sedimentazione deve permettere una detenzione di 4-6 ore e avere una capacità di 40-50 litri per utente; quello di digestione 130-140 litri per utente (salvo diverse disposizioni dell’Ente locale). 

Come progettare gli impianti di casa

Premiamo un interruttore e la luce si accende. Apriamo un rubinetto ed esce l’acqua. Tutto in casa risponde prontamente ai comandi che impartiamo attraverso semplici gesti, talmente scontati da dimenticarci che, affinché questo avvenga, è stato necessario stabilire e realizzare percorsi idonei per diversi impianti di casa.

In una nuova costruzione tutto questo avviene quando l’involucro è ancora allo stato grezzo: rimanendo nel rispetto della normativa, le strade da seguire per la stesura dei vari impianti sono da valutare caso per caso ed in linea di massima sono gli impiantisti che, sentite le intenzioni del committente circa la distribuzione degli ambienti e del loro utilizzo, decidono quale logica sia meglio seguire; è fondamentale pertanto che il proprietario abbia già le idee abbastanza chiare sulle proprie esigenze abitative.

Circa la stesura delle varie linee si possono fare soltanto considerazioni a livello generico. La tendenza è quella di far passare le guaine dei vari impianti a pavimento: si ha il massimo spazio a disposizione per decidere i percorsi, si lavora a terra senza scale o ponteggi e si hanno costi di manodopera inferiori, limitando all’indispensabile la realizzazione di scanalature nei muri. Per alcuni impianti, tuttavia, se sono previste controsoffittature può rivelarsi vantaggioso far correre le guaine nella loro struttura in modo che siano ispezionabili.

L’impianto elettrico merita un discorso a parte: in molti casi può non essere consigliabile la stesura a terra, ad esempio se viene scelta una pavimentazione che può rivelarsi permeabile in caso di allagamento (specie a piano terra), se il livello del massetto non lo permette o nel caso di impianti di riscaldamento a pavimento. Convenzionalmente l’impianto elettrico viene realizzato a parete, le guaine principali corrono orizzontalmente in prossimità del soffitto ed attraversano i muri in verticale per giungere agli utilizzi. Esistono due criteri: impianto ad anello o impianto a stella, quest’ultimo più sicuro e funzionale. Nel primo caso, infatti, si forma un percorso chiuso che porta corrente a più utilizzi e può essere sede di correnti elevate e di campi elettromagnetici; la configurazione a stella è invece ramificata, ogni utilizzo è raggiunto da una coppia di conduttori e l’impianto è espandibile e sezionabile con maggior facilità.

Una curiosità: per ridurre i campi magnetici sarebbe opportuno disporre i collegamenti alla linea elettrica partendo da sud. Le onde elettromagnetiche viaggiano da nord verso sud, in questo modo tenderanno ad allontanarsi dall’abitazione. Lo stesso vale per l’installazione del contatore, che dovrebbe comunque essere lontano dalla camera da letto.

Altro aspetto riguarda la diversa colorazione delle guaine a seconda degli impianti: contrariamente a quanto si pensi, non esiste una normativa che attribuisca ad ogni impianto un colore specifico, la differenziazione viene fatta secondo criteri empirici dagli impiantisti e serve soprattutto a loro per non commettere errori nel collegamento delle diverse utenze.


Con una piantina in scala alla mano si può effettuare una prima progettazione di tutto ciò che può essere utile nelle varie stanze, ipotizzando già la disposizione degli arredi, soprattutto quelli che andranno ad occupare le pareti.
Da questo punto di vista, bagno e cucina sono gli ambienti che necessitano di una predisposizione più attenta.

ANTENNA TV E TELEFONO SEPARATI DAI CAVI ELETTRICI

I cavi elettrici devono per legge passare in guaine separate dagli altri impianti. Questo non tanto per le possibili interferenze (essendo il cavo dell’antenna di tipo coassiale, la frequenza della corrente elettrica non causa disturbi apprezzabili al segnale), ma per il rischio che l’elettricità possa trasmettersi ad apparecchi TV e telefonici e costituire un pericolo ben più grave.

L’IMPIANTO TERMOIDRAULICO

La parte di impiantistica relativa al riscaldamento è la più difficile da progettare, in quanto il condizionamento degli ambienti può passare attraverso sistemi diversi, dalle apparecchiature che si occupano della produzione termica a quelle che permettono la diffusione del calore.
Restringendo il discorso all’acqua sanitaria, il lavoro dell’idraulico oggi è molto velocizzato dall’utilizzo di tubi e raccordi di PVC per gli scarichi e di tubi multistrato per l’adduzione. I primi hanno un innesto a bicchiere, provvisto di una guarnizione che ne permette il montaggio a secco; i tubi multistrato vengono inseriti in raccordi che vanno serrati (crimpati) tramite un’apposita pinza. Naturalmente, quelli relativi all’adduzione di acqua calda vanno avvolti con guaine isolanti. L’impianto è steso a pavimento e risale verticalmente la parete solo in corrispondenza dei sanitari.
Per le tubazioni di scarico, l’innesto alla colonna deve seguire il percorso più breve e rettilineo possibile, per poter dare la giusta pendenza (almeno 1%) senza avere altezze che possono causare difficoltà nella fase di pavimentazione.                                          

Risolvere rigurgiti degli scarichi e riflusso

L’intensità dei temporali, cui sempre più spesso assistiamo, negli ultimi mesi ha nuovamente evidenziato che, in molti casi, i locali al di sotto del livello stradale possono essere soggetti ad allagamenti considerevoli se non vengono previsti opportuni dispositivi per impedire risalite attraverso le tubazioni di scarico. Ciò che è meno noto, e lo si scopre a danno subìto, è che in mancanza di queste precauzioni le compagnie assicuratrici respingono la richiesta di indennizzo o intervengono solo in parte rispetto all’ammontare dei danni; per questi non ci si può rivalere neanche nei confronti delle Amministrazioni e, se si è in affitto, bisogna risarcire il proprietario dell’immobile.

Ancora una volta soltanto la prevenzione (il fai da te vi è particolarmente attento!”) può mettere al sicuro da spiacevoli sorprese, adottando sistemi che permettano all’acqua di uscire, ma che intervengano con chiusure se questa tenta di effettuare il percorso contrario. Le valvole antiriflusso da installare lungo le tubazioni possono avere funzionamento manuale, automatico o a bloccaggio elettrico e sono ispezionabili per eventuali manutenzioni. Per casi che prevedono quote di scarico più complesse bisogna ricorrere a sistemi di pompaggio; per entrambe le situazioni si può contare su apparecchiature per acque grigie o nere.

COS´È IL RIFLUSSO

Il piano stradale viene preso come livello di riferimento; tutti i locali al di sotto di questo livello sono esposti al rischio di allagamenti nel caso di forti precipitazioni, in quanto l’acqua non smaltita dalle canalizzazioni potrebbe risalire attraverso gli scarichi ed invadere i locali, secondo il principio dei vasi comunicanti. Occorre installare lungo la tubazione dispositivi che permettano il deflusso dell’acqua in uscita, ma operino uno sbarramento in senso opposto.

LE SOLUZIONI

Bisogna essere anzitutto certi della posizione degli scarichi rispetto alla rete urbana di smaltimento. Se per collegarsi si mantiene una pendenza sufficiente a scaricare per gravità, basta installare una valvola antiriflusso lungo la tubazione per evitare risalite di liquidi. Se, invece, gli scarichi dell’abitazione si trovano ad un livello inferiore, bisogna installare una stazione di pompaggio per convogliare le acque di scarico ad un livello superiore alla quota di riflusso attraverso un collo d’oca, per poi scaricare a caduta.

Alcuni sistemi (non sempre a portata di bricolage) per evitare rigurgiti dagli scarichi: valvola antiriflusso Staufix per tubi di PVC (1), con protezione antiroditori disponibile con cerniera singola a chiusura automatica, con doppia cerniera (automatica/manuale) e con chiusura d’emergenza; doppia valvola antiriflusso automatica Staufix FKA (2) per soletta; Pumpix F (3), valvola antiriflusso con pompa trituratrice per consentire lo scarico anche durante i periodi di riflusso.
Kessel (www.kessel-italia.it)

Come individuare le dispersioni termiche con la termografia

Metà della facciata di questa casa è stata rivestita a cappotto, quindi è stata eseguita la termografia: la fotografia ad infrarossi (sopra) evidenzia l’efficacia dell’intervento. Mentre sul lato destro si notano i ponti termici attraverso i quali si verificano le dispersioni più significative, la parte sinistra, rivestita, si presenta isolata in modo uniforme.

Rivestire l’abitazione con materiale isolante senza avere ben chiare le caratteristiche termiche dell’involucro può non garantire la piena efficacia dell’intervento: si rischia di spendere più del necessario sovradimensionando gli spessori o non ottenere il massimo rendimento possibile. Anche se spesso non viene proposta, l’analisi termografica dell’edificio può rivelare zone insospettate soggette a dispersione; costa poche centinaia di euro, ma può essere un’ottima guida nell’esecuzione del cappotto.

La termografia evidenzia con il colore rosso le zone di maggior dispersione, virando attraverso il giallo ed il verde, fino al blu per le zone fredde e pertanto meglio isolate. Anche se il calore disperso non è quantificabile, il risultato può contribuire alla scelta dei materiali da utilizzare e dello spessore necessario per isolare efficacemente l’edificio.

Per avere un preciso quadro della situazione, l’analisi va fatta nei mesi invernali, quando esiste il maggior salto termico tra interno ed esterno, meglio se in una giornata nuvolosa per evitare che i raggi solari possano riscaldare i muri perimetrali. Anche le ore centrali della giornata, per gli stessi motivi, andrebbero evitate.

Come si è detto, la termografia permette di individuare i difetti non riscontrabili “a sensazione”, ma ci sono anche molte valutazioni che possono essere fatte senza particolari strumenti: discontinuità nei giunti tra elementi della struttura e spifferi non sono difficili da localizzare, in quest’ultimo caso basta aspettare una giornata ventosa e testare l’eventuale presenza di infiltrazioni d’aria con il semplice aiuto di una candela accesa avvicinata ai punti sospetti.

Isolare i muri perimetrali intervenendo dall’esterno è senza dubbio la soluzione che prospetta i migliori risultati di comfort e contenimento delle spese di gestione; il volano termico migliora in quanto il calore assorbito viene rilasciato gradualmente al calare della temperatura. Il cappotto è un vero e proprio “sistema” che si ottiene con l’utilizzo in successione di diversi prodotti per posare un rivestimento isolante in grado di “dissociare” l’escursione termica della temperatura delle pareti della casa, evitando possibili formazioni di condensa. La stabilità dell’isolante è fondamentale per evitare tensioni dovute agli sbalzi termici nel corso della giornata e delle stagioni; i materiali vanno scelti in funzione della posizione geografica dell’edificio, la sua esposizione e le condizioni ambientali.   

Le termocamere ad infrarossi possono essere utilizzate anche per individuare malfunzionamenti e dispersioni localizzate negli impianti di riscaldamento o in particolari zone della struttura. Il funzionamento di questi apparecchi si basa sul rilevamento della radiazione infrarossa emessa dai corpi, come espressione del calore emesso. I dati vengono trasformati in un’immagine visibile i cui colori segnalano i vari range di temperatura.
               

Isolati dal gas Radon

Si sa che una buona ventilazione degli ambienti è indispensabile per eliminare l’aria viziata e scongiurare inconvenienti dovuti all’umidità, ma va sottolineato che in mancanza di questi accorgimenti si rischia di convivere con un gas venefico i cui effetti possono ripercuotersi anche in forma grave sulla salute umana.

Il gas radon si forma in alcune rocce dal decadimento del radio, a sua volta prodotto dal decadimento dell’uranio: un processo naturale, ma che dà origine ad un gas radioattivo. Tuttavia, disperso nell’aria non rappresenta un pericolo, mentre se si concentra negli ambienti chiusi o scarsamente aerati si rivela altamente cancerogeno; inoltre è solubile in acqua e le falde acquifere situate in profondità possono contenerne concentrazioni elevate.
Non è il caso di fomentare allarmismi, ma è necessario prendere coscienza del rischio per adottare i provvedimenti del caso: la presenza di radon nel sottosuolo varia da sito a sito, per la sua misurazione esistono diverse tecniche e, comunque, la soluzione consiste nel farlo disperdere nell’aria senza consentirgli di concentrarsi negli ambienti.

Per questo è bene isolare l’abitazione dal sottosuolo mediante una camera d’aria priva di fessurazioni o crepe e predisporre canali di sfiato all’esterno.

Un vespaio aerato realizzato con i casseri Modulo abbinati alle prolunghe Geoblock permette di ottenere una fondazione monolitica e ventilata con un unico getto; la soletta non fessura ed è più stabile in caso di sisma.

SOLUZIONI ECOCOMPATIBILI

Spaziando tra la gamma di prodotti di Geoplast dedicata alla ventilazione ed al drenaggio, si possono ottenere innumerevoli vantaggi all’interno ed all’esterno: oltre a risolvere il problema dovuto al radon ed all’umidità di risalita, con speciali moduli si ottengono solai alleggeriti, facciate o tetti verdi, isolamento di muri controterra. Per gli spazi esterni è possibile utilizzare griglie carrabili per parcheggi inerbiti, pavimentazioni drenanti per aree sportive, camere sotterranee per lo smaltimento o la raccolta di acque piovane.
Interessanti approfondimenti su questi prodotti sono disponibili nel sito www.geoplast.it; il portale www.ambientenoradon.com fornisce invece dettagliate informazioni per individuare e sconfiggere il gas radon.

Casa rifugio Fincube

 

Se non fosse per la forma squadrata sarebbe quasi difficile individuare questa costruzione in mezzo alla natura, nei pressi di Bolzano, a circa 1200 metri di altitudine. Impossibile immaginare che si tratti di un modulo residenziale in grado di offrire il massimo comfort senza interferire in alcun modo con il paesaggio, al punto di non lasciare segni permanenti sul suolo in caso di spostamento.

Fincube, questo il nome del prefabbricato, nasce da un’idea di Werner Aisslinger, il designer già noto per un’analogo studio denominato Loftcube (Rifare Casa n° 11, pagina 78) collocato sul tetto piano di un palazzo tedesco, un concetto volto al recupero di spazi abitativi urbani. Con la collaborazione di un pull di artigiani del Sud Tirolo è nata questa struttura sopraelevata che poggia su quattro pilastri da 70×70 cm, in grado di adattarsi al suolo con un’altezza complessiva di 5 metri. Lo spazio interno è di 7,25×7,25 metri con un’altezza utile di due metri e mezzo.  

La struttura portante è di legno di larice ed è contornata da un camminamento, protetto da un reticolo di lamellare privo di spigoli, che avvolge il modulo con lo scopo di ridurre l’accesso degli sguardi all’interno senza privare gli abitanti della godibilità del paesaggio. Il tetto è piano e può essere utilizzato per installare un impianto fotovoltaico o per realizzare un tetto verde.  L’interno può essere configurato a seconda della destinazione d’uso: seconda casa in campagna, spazio per i figli vicino a casa, luogo per incontri di lavoro o per lo svago.

Predominante è l’utilizzo di materiali naturali, tant’è che tutti i materiali utilizzati per Fincube sono assolutamente riciclabili; è possibile concordare il livello di finitura e dal momento dell’ordine bastano due mesi per entrarne in possesso: il montaggio richiede solo alcuni giorni. Il prototipo si trova sul terreno di un collaboratore della realizzazione, nei pressi dell’altopiano del Renon (BZ), e può essere visitato con una guida; per informazioni info@fincube.it

Come migliorare isolamento acustico

 

Iimpedire la trasmissione del rumore da un’ambiente all’altro è uno degli aspetti irrinunciabili del costruire, per far sì che gli occupanti possano beneficiare di un maggior comfort e della necessaria privacy.
Tutti i materiali devono concorrere alla buona riuscita del risultato finale, pertanto per i sistemi a secco non è sufficiente affidarsi al potere isolante delle singole lastre: ci vuole un pacchetto completo di accessori concepiti per non trasmettere rumori, testati e certificati.
Per questo Knauf ha raggruppato diversi prodotti nel Sistema Comfort Acustico: soluzioni modulari e complete per la realizzazione di soffitti e controsoffitti, pareti divisorie e contropareti interne, massetti a secco, rivestimenti esterni. Sono ben 95 le soluzioni certificate sulle quali costruttori e committenti possono contare, l’unico Sistema a certificazione globale. Ad arricchire la gamma rivolta all’insonorizzazione c’è la nuova lastra in gesso rivestito Silentboard.
L’innovativo nucleo di gesso modificato interviene con la sua composizione  contrapponendosi alle onde sonore e modificandone la frequenza, ottenendo un potere fonoisolante molto elevato (a parità di spessore di parete si possono avere fino a 13 db in più di isolamento acustico), al punto da rivelarsi una soluzione efficace non solo nel residenziale, ma anche per luoghi adibiti ad utilizzi particolari come possono essere le sale di registrazione o gli studi radiofonici. La lastra Silentboard è utilizzabile sia nelle nuove costruzioni, sia in occasione di ristrutturazioni, associando le propietà acustiche a quelle antincendio, essendo anche una lastra ignifuga. Tutte queste peculiarità sono racchiuse in soli 12,5 mm di spessore (a parità di prestazioni si può risparmiare fino al 45% di spazio), pertanto sono garantite la massima lavorabilità e l’ottenimento di sistemi poco ingombranti con elevate prestazioni acustiche.

Scopri i prodotti Knauf su Almanacco Far da sé

Caricabatterie solare e altre novità Maurer

La sezione del catalogo Maurer dedicata all’elettricità domestica comprende una ricca scelta di accessori per illuminazione ed alimentazione, sia per quando la corrente elettrica è disponibile sia per quando non c´è. Oltre a batterie di ogni tipo a lunga durata per alimentare i più svariati dispositivi, sono molte le soluzioni per provvedere alla ricarica degli apparecchi quando non ci sono prese elettriche disponibili, a dinamo o ad energia solare, per affrontare e superare le situazioni di emergenza che possono verificarsi durante un´escursione.

Con un caricabatterie solare si ha l’energia sempre in tasca per ricaricare cellulari, fotocamere, GPS, PSP, MP4 ed apparecchi simili. La batteria interna al litio con capacità 2600 mAh si carica in 10-15 ore sfruttando l´energia del sole, oppure in 3-5 ore collegandola al computer; dispone di una torcia a 3 led ad alta luminosità e può sopportare fino a 30 ore di uso continuo. Fornisce 400-800 mA di corrente in uscita con tensioni 3,7 – 4,2  – 5,5 – 9 volt.

Le multiprese permettono di collegare in tutta sicurezza fino a 12 apparecchi ad un solo punto di prelievo: ovviamente bisogna che a questo pervengano conduttori di sezione opportuna per fornire il carico senza che i surriscaldamenti o rischio di cortocircuiti. Dispongono di un cavo proprio lungo 1,5 metri e possono essere equipaggiate con un interruttore luminoso che permette con un solo comando di fornire o togliere tensione a tutti gli apparecchi collegati.

Una torcia a led emette un´ottima luce e consuma pochissimo: questa dispone di 3 led più un interruttore a 2 posizioni che permette di utilizzare completamente o parzialmente le fonti luminose. Inoltre, è provvista di una manovella ripiegabile collegata ad una dinamo, per cui basta estrarla ed azionarla a rotazione per produrre energia sufficiente a fornire una carica d´emergenza al cellulare. E´ fornita con 5 spinotti per adattarsi ai principali modelli di cellulare in commercio.

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Parete di pietre a vista per la cucina

Parete rustica ricostruita

Volendo rivisitare l’estetica della porzione di parete compresa tra il top e i pensili, possiamo realizzare un rivestimento con “pietra ricostituita” (in vendita nei centri bricolage). Si tratta di frammenti di pietra naturale (90% circa) che vengono amalgamati con leganti speciali come argilla, cemento e ossidi di ferro (10%) per dar vita a blocchetti singoli o assemblati su fogli a mosaico. Hanno caratteristiche tecniche sorprendenti: sono impermeabili, ignifughi, antigelivi, sottili, facilmente lavorabili e colorati con tutta la gamma naturale. Rivestiamo in cucina una parete di pietre.

  1. Stendiamo su un piano i fogli che devono essere collocati ai bordi e con una moletta incidiamo le parti debordanti (che servono per realizzare gli incastri tra foglio e foglio). Asportiamo le parti incise ottenendo una linea diritta.
  2. I fogli si applicano a parete dopo aver steso con la manara dentata uno strato di adesivo specifico.
  3. Le sagomature permettono ai vari fogli di incastrarsi in modo da rendere il rivestimento, alla vista, come una parete compatta di pietra.
  4. A presa avvenuta stendiamo una pasta riempifughe che va eliminata dalla superficie con una spugna ed uno straccio umidi. Nulla di complicato per un fai da te! Lasciamo asciugare e voilà, la nostra parete di pietre fa bella mostra di sé in cucina.

I nuovi portoni da garage

Grazie ad automatismi e sistemi di scorrimento silenziosi la tecnologia ci permette di entrare ed uscire dal garage anche nel cuore della notte evitando di svegliare l’intero quartiere o di bagnarci se nel frattempo infuria un temporale. Senza contare che le vecchie chiusure non hanno mai brillato per estetica, per non parlare di sicurezza e protezione.

Smontaggio del vecchio portone (o serranda) e installazione di uno nuovo sono due interventi consecutivi che richiedono alcune ore; il lavoro inizia e si conclude in giornata e ci sono un sacco di buoni motivi per giustificare questa scelta. Come i serramenti contribuiscono all’impatto estetico dell’abitazione, così avviene per il portone del garage, in fin dei conti è ancor più sotto gli occhi di chi transita nei paraggi: per questo le case produttrici offrono disegni, finiture ed accessori per far sembrare il garage un’appendice in armonia con la casa.

Nelle giornate ventose, una chiusura vecchia non è mai abbastanza ermetica da precludere l’ingresso di polvere e detriti, mentre i portoni di nuova generazione dispongono di guarnizioni ed isolamento efficienti, favorendo l’utilizzo del garage anche per attività secondarie. Può essere vantaggioso installare un portone con finestrature (che garantiscono luce naturale) ed una porta integrata per disporre di un passaggio pedonale senza aprire completamente il garage.

Il livello di sicurezza offerto dai nuovi prodotti è decisamente elevato: per se stessi, per chi si trova nelle immediate vicinanze e a fronte di tentativi di intrusione. Tutti gli organi in movimento sono protetti da carter o scatolati, i rilevatori di presenza arrestano il movimento in qualsiasi fase della corsa, luci di servizio ritardate interne ed esterne permettono di allontanarsi dalla zona senza alcun pericolo. Tutto questo richiede una manutenzione spicciola a fronte di una garanzia fino a 10 anni ed oltre.

Basculante: il movimento avviene con la rotazione attorno ad un asse ed il portone, ad anta unica, si inclina e sale verso il soffitto, a rientrare.
Sezionale: formato da pannelli trasversali snodati che gli permettono di salire in verticale, di curvare e disporsi in orizzontale a soffitto.

A libro: composto da pannelli verticali incernierati tra loro che all’apertura si impacchettano lateralmente, con o senza guida a terra.
Con scorrevole laterale: ad apertura destra o sinistra, scivola di lato su guide e si dispone parallelo alla parete interna; può effettuare un percorso curvo.

Hörmann.it