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Costruire una doccia con il piano rialzato

Costruire una doccia con piano rialzato in un angolo del bagno dove non c’era

Per costruire una doccia in un ambiente già piastrellato è necessario innanzitutto asportare la piastrellatura delle pareti. La zona doccia che andiamo a costruire viene delimitata con una soglia alta circa 15 centimetri nella quale è installato un sistema di scarico doppio, per doccia e tazza, ovviamente collegato allo scarico già esistente. Su tutto il gruppo di tubi viene versato un massetto di altezza bastante a raggiungere col piatto doccia lo scarico relativo. Sopra la soglia, a sinistra, viene realizzata una parete, di cartongesso speciale per luoghi umidi, che ospita i tubi di entrata dell’acqua per doccia.
La nuova semiparete scherma l’illuminazione, al che si rimedia installando un controsoffitto con montato un gruppo di faretti ad incasso a bassa tensione.

La demolizione della vecchia piastrellatura

Il sistema più veloce per demolire una piastrellatura prevede l’asportazione delle fughe con un sottile disco abrasivo azionato dalla smerigliatrice a vibrazione.
Con lo scalpello a punta piatta si staccano  le piastrelle dalla parete. Lavorando con  attenzione se ne possono recuperare molte per un eventuale riutilizzo.
Utilizzando il martello demolitore elettrico  si rimuove tutta la piastrellatura fino alla superficie del massetto. Una totale pulizia conclude il lavoro a portata di fai da te.

Costruire una doccia: faretti e telai

La parete laterale nasconde il telaio che sostiene l’impianto idrico. Successivamente viene costruita la semiparete che delimita la cabina doccia. Questa toglie buona parte della luce naturale proveniente dalla finestra (posta all’altro lato del locale) o di quella artificiale installata nel bagno. Per illuminare la cabina si ricorre a faretti incassati in un controsoffitto costituito da una lastra di gessofibra avvitata ad un telaio di listelli di buona sezione, fissato al soffitto originale con piastre zincate e tasselli. Data l’umidità della doccia, i faretti debbono essere stagni ed a bassa tensione e tutti i bordi della lastra vanno sigillati con la massima cura per evitare che il vapore acqueo penetri nella controsoffittatura. Tutti i materiali sono reperibili nei centri bricolage.

IL PIATTO DOCCIA

  1. La Y di tubi di scarico viene affogata dentro ad un massetto rigido e leggero che può essere costituito da palline di argilla espansa tenute assieme da una malta cementizia molto fluida.
  2. La soglia di cemento cellulare ha la funzione di contenere lo strato di riempimento.
  3. Il riempimento deve lasciare libero il foro di scarico del piatto doccia, sporgente di tanto quanto è lo spessore della lastra.
  4. Quando il riempimento ha fatto definitivamente presa possiamo poggiarvi sopra il piatto doccia ed inserirvi guarnizioni e raccordi.
  5. Raccordi, manicotti ed O-ring opportunamente montati e sigillati permettono di rendere perfettamente stagna la bocchetta di scarico.
  6. La superficie del piatto doccia è già dotata dell’inclinazione necessaria a far scendere l’acqua verso il foro centrale; è sempre meglio controllarne l’orizzontalità con una livella, prima di procedere con la piastrellatura.

La porta della doccia

La piastrellatura ricopre tutte le pareti della cabina doccia e prosegue sulla parete destinata ad accogliere il lavabo. Individuata la mezzeria del bordo libero della semiparete tracciamo una riga, esattamente parallela alla soglia, che giunga alla parete opposta. Centriamo su questa riga la base di un montante del telaio, tenendolo perfettamente verticale, e segniamo sulla parete la posizione dei fori d’ancoraggio. Apriamo i fori, introduciamo tasselli Ø 6 mm ed avvitiamo il montante. Ripetiamo l’operazione sulla controparete sempre controllando con la massima cura la verticalità del montante. Questo tipo di porta ha una chiusura magnetica. Accostiamo il profilo magnetizzato al montante della controparete e avvitiamo sull’altro montante il profilo con le cerniere. Proteggiamo il metallo a vista con un pezzetto di nastro maschera che evita lo slittamento della punta e i graffi del materiale. Tagliata a misura in larghezza la lastra di vetro sintetico, inseriamola nella scanalatura e fissiamola con le viti autofilettanti. Sigilliamo accuratamente la giunzione fra i montanti metallici e le pareti, da un lato e dall’altro, dentro e fuori. Affinché la porta non strisci in terra, astuzia fai da te, prima di inserire nei suoi profilati la lastra tagliata a misura in larghezza, dobbiamo provvisoriamente incollare a terra una coppia di spessori da 4 o 5 mm. Si avvita alla porta la lunga maniglia metallica.

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Semi parete in cartongesso separa gli ambienti

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Da che mondo è mondo, il letto si posiziona con la testiera a parete, mai viceversa: una regola che ci portiamo dietro fin dalle origini, l’uomo delle caverne non avrebbe mai dormito con la testa in direzione dell’ingresso al suo rifugio, dando le spalle ai predatori. Visto che la situazione di pericolo è cessata, proviamo a ribaltare questo concetto.
Posizioniamo il letto nell’angolo formato da due pareti, ma con la testiera rivolta all’esterno. La sponda può essere completamente accostata a parete oppure distanziata quanto basta a farci stare un comodino, se lo riteniamo utile. Sulla parete frontale possiamo montare, ad altezza opportuna, una mensola su cui collocare la TV, la distanza è ottimale per guardare il nostro programma preferito; in alternativa, se vogliamo guardare la TV da coricati, possiamo fissarlo più in alto, direttamente a parete, tramite gli appositi supporti orientabili.

 

 

La parete che manca dietro la testiera la si realizza con una struttura di profilato metallico rivestita con lastre di cartongesso, larga poco più della testiera; dietro a questa prevediamo di mettere uno scaffale a giorno, che tagliamo ad altezza opportuna per inserirvi un piano che faccia da scrivania: in uno spazio ristretto abbiamo ottenuto la zona riposo e una postazione di lavoro. Per rendere meno netta la separazione, nella semiparete apriamo una finestratura che deve coincidere con le dimensioni di un vano dello scaffale.
La posizione della finestra va determinata al momento di realizzare il telaio metallico, con lo scaffale già provvisto di ripiano per una perfetta corrispondenza. Materiali e attrezzi sono reperibili nei centri fai da te.

Preparata soltanto la cornice perimetrale della semi parete in cartongesso, la si riveste con le lastre sulla faccia esterna e si affronta la modifica dello scaffale. I due fianchi vanno tagliati ad un’altezza comoda per inserire il piano che fa da scrivania.



I PASSAGGI PER COSTRUIRE LA PARETE IN CARTONGESSO

  1. Quando lo scaffale ha assunto la configurazione definitiva, lo si appoggia contro la faccia rivestita della semiparete per tracciare il perimetro interno del vano in corrispondenza del quale si vuole aprire la finestratura.
  2. Si taglia lungo la tracciatura e si asporta il cartongesso in eccesso; poi si passa sull’altro lato e si completa l’interno dell’orditura.
  3. I profilati che delimitano l’apertura devono essere tenuti più all’esterno di una misura pari allo spessore delle lastre. Il bordo interno di essa va infatti rivestito con strisce di cartongesso per non lasciare il metallo a vista.

Soluzioni per separare gli ambienti

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In molte abitazioni moderne le stanze hanno lasciato il posto ad una suddivisione degli spazi meno marcata: la sola divisione netta è tra la zona giorno e quella notte. Questo assicura luminosità e massima libertà di movimento, ma capita di dover temporaneamente separare due zone: la cucina dal soggiorno, lo studio dall’angolo TV, una parte in disordine da quella in cui ricevere inattesi ospiti, per i quali può anche essere necessario trasformare una camera doppia in due singole. Risolta l’esigenza del momento, si ritorna alla situazione originale.

I sistemi per rispondere a queste esigenze sono molti, dipende da cosa si vuole ottenere con la divisione provvisoria degli ambienti. Ad esempio, può essere necessario separare due zone acusticamente pur permettendo il passaggio della luce, tramite pareti scorrevoli trasparenti o traslucide; in altri casi è sufficiente disporre di una barriera visiva e non necessariamente acustica, per cui possono bastare sistemi amovibili ad altezza d’uomo e non vere e proprie chiusure. Le pannellature “cieche” che vanno da pavimento a soffitto hanno invece l’effetto temporaneo di una vera parete.

Un’altra soluzione alternativa alle pareti sono le librerie bifacciali, ideali per suddividere grandi ambienti, ma non certo spostabili con frequenza. Negli spazi relativamente piccoli (monolocali, mansarde o simili) il ricorso a separazioni temporanee diventa indispensabile: dividere le zone con mobili, anche se bassi, non riduce la luminosità e non spezza il campo visivo, ma limita i movimenti in uno spazio già esiguo. Inoltre, i separé sono anche un’occasione per arricchire l’ambiente di colore ed originalità, sia che si tratti di soluzioni da appoggio a pavimento, sia di tipo sospeso a scorrimento.

PORTE TRASPARENTI, SCORREVOLI O CIECHE

I profili in tre tipologie e misure delimitano i pannelli del sistema Plana che si estendono a tutt’altezza: nella versione vetrata lasciano la possibilità all’occhio di spaziare visivamente. Ciò non esclude che si possa contare su una separazione più netta, scegliendo in una gamma di vetri colorati con superficie satinata, laccata, stop-sol, oppure adottando pannelli di legno di diverse finiture (ciliegio slim, wengè, rovere grey, rovere sbiancato, blank).
Bertolotto Porte

GUARDAROBA NASCOSTO

Anziché ricorrere ad uno o più armadi per i capi d’abbigliamento ed i relativi complementi di tutta la famiglia, si può attrezzare uno spazio più ampio e comodo, separandolo dal resto dell’ambiente con sistemi scorrevoli. Vi si possono collocare scaffalature a giorno e porta-abiti su ruote facilmente spostabili: in caso di ospiti i pannelli formano una parete omogenea che nasconde il locale di servizio.
Plana Minimal laccato di Bertolotto Porte

Pareti manovrabili

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Le pareti manovrabili sono costituite da pannelli che scorrono in una guida fissata a soffitto, senza alcun elemento a pavimento: nonostante lo spessore ridotto assicurano un buon isolamento acustico quando vengono affiancati per ottenere una parete divisoria.
A differenza delle normali pareti scorrevoli, quando non serve separare gli ambienti, i pannelli delle pareti manovrabili possono essere impacchettati a ridosso di una parete, ruotandoli di 90°.
Il vantaggio delle pareti manovrabili è quello di poter chiudere anche aperture piuttosto ampie con un’ingombro laterale veramente ridotto quando la chiusura non viene utilizzata. Inoltre, è possibile inserire uno o più pannelli che incorporano una porta di passaggio o una finestratura; i pannelli possono essere rivestiti in qualsiasi modo ed esistono in versione cieca o vetrata, quest’ultima trasparente o traslucida.

PARETI MANOVRABILI ANCHE A PANNELLI ATTREZZATI

I pannelli sono di legno riciclato, hanno un peso ridotto (25 kg/mq) ed uno spessore di 6 centimetri; oltre alle versioni cieche e vetrate è disponibile anche una versione con libreria attrezzata.
Lo scorrimento può avvenire tramite un solo carrello o a doppio carrello: in quest’ultimo caso le ante non sono impacchettabili in asse con il binario superiore.
Il bloccaggio avviene tramite una manopola che aziona il meccanismo, stabilizzando la parete a pavimento e a soffitto; disponibile la chiusura elettronica.
Si possono realizzare pareti con angoli a 45° ed a 90°.
Arcadia-Gruppo Penta

Come fare un buon isolamento termico e acustico

Soluzioni Knauf per l’isolamento termoacustico

Sempre più, nelle ristrutturazioni, si ricorre al rivestimento a cappotto per ridurre i consumi energetici ed ottimizzare il livello di comfort termico ed acustico degli edifici. Tuttavia, persistono situazioni in cui risulta problematico intervenire sull’involucro esterno: basti pensare agli edifici dei centri storici, ai singoli appartamenti che fanno parte di condomini o a situazioni che presentano difficoltà di varia natura: che dire degli edifici di Venezia che si affacciano sui canali?

Per far fronte a queste circostanze Knauf ha sviluppato il Sistema Isolamento per Interni, una nuova linea (Isolastre) che rappresenta la soluzione d’eccellenza per risolvere qualsiasi esigenza di isolamento termico e acustico. Si basa sull’accoppiamento di lastre di gesso rivestito con pannelli isolanti di varia natura e spessore che permettono, con spessori decisamente contenuti (da 3 cm) di ottenere un sensibile miglioramento delle prestazioni termiche ed acustiche con minima invasività, in modo veloce e pulito.

A seconda dei materiali preaccoppiati che costituiscono le Isolastre, si possono raggiungere livelli prestazionali differenti: per facilitare l’individuazione della soluzione applicativa più idonea, la gamma è stata suddivisa in tre livelli (standard, avanzata, premium) in base alle caratteristiche acustiche o termiche. Tutte le Isolastre sono caratterizzate dalla facilità di applicazione in ogni condizione, anche in locali abitati, e dal ridotto investimento economico, a fronte del raggiungimento delle prestazioni prefissate; va sottolineato l’ingombro ridotto, che comporta una riduzione dello spazio fruibile del tutto trascurabile.

Se l’intervento è mirato a migliorare in prevalenza l’isolamento acustico, i prodotti di riferimento sono le Isolastre LM 85, LM 115 e FPE: questi prodotti permettono di risolvere le problematiche di rumorosità di appartamenti contigui o l’attenuazione di rumori provenienti dall’esterno (traffico cittadino, ferrovie, aeroporti).
Le Isolastre LM sono composte da lastre di gesso rivestito da 12,5-9,5 mm accoppiate a isolante in fibra di vetro con due differenti gradi di densità (85 e 115 kg/m3) e spessori compresi tra 20 e 50 mm, in grado di garantire anche un buon livello di isolamento termico.
Ma il top delle prestazioni acustiche si raggiunge con le Isolastre FPE, dove ad una lastra di gesso da 12,5 mm è accoppiato un pannello di fibra di poliestere da 30-40-50 mm; inoltre si tratta di un prodotto biocompatibile, ottenuto interamente da riciclaggio ed esente da leganti chimici, morbido da lavorare senza produzioni di poveri e con una durata illimitata nel tempo.

Se invece la priorità è ottenere un elevato isolamento termico, l’obiettivo si raggiunge con le Isolastre PSE, XPS ed XD-Energy.
Il primo prodotto rientra nel livello prestazionale standard e alla lastra di gesso rivestito da 12,5-9,5 mm è accoppiato un pannello di polistirene espanso con spessore da 20 a 80 mm: nonostante sia il prodotto di base, presenta una bassa conduttività termica (λ=0,038 W/mK) e permette di eliminare i fenomeni di condensa dovuti ad una bassa temperatura superficiale interna delle pareti, pur conservando la capacità di assorbire e restituire il vapore acqueo in equilibrio con l’ambiente.

VISITA IL SITO www.Knauf.it

Portone sezionale laterale

Per i portoni sezionali laterali, Hörmann ha sviluppato una struttura che li equipara a quelli a movimento verticale, introducendo alcune soluzioni interessanti per la loro installazione: in primo luogo l’altezza necessaria dell’architrave è di soli 9,5 cm, valida anche in situazioni di architrave ridotto, mentre la guida e le ruote di scorrimento sono state completamente riprogettate.

La guida infatti non viene incassata nel pavimento, bensì solo appoggiata. Con questa soluzione il montaggio risulta semplificato e la guida è più semplice da pulire; inoltre, l’acqua può scorrere in modo più naturale, con enormi vantaggi in termini di durata. Anche i carrelli di scorrimento doppi sono di nuova concezione, per una movimentazione silenziosa e più fluida.

La sicurezza antiscasso è garantita dal dispositivo meccanico antiscorrimento e dal bloccaggio serratura; il portone non può essere forzato nella manovra con facilità, neanche in caso di spegnimento o di interruzione elettrica. I pannelli schiumati di poliuretano con spessore 42 mm assicurano un elevato livello di coibentazione; a migliorare la possibilità di apertura ridotta, per il passaggio di persone o di oggetti, c’è la possibilità di installare un’apertura parziale automatica regolabile tramite telecomando o maniglia provvista di comando radio opzionale.

La forma perfettamente adattata degli elementi e delle cerniere nei punti di connessione impedisce il pizzicamento accidentale delle dita; lo spegnimento automatico attivo all’apertura ed alla chiusura del portone lo arresta in presenza di ostacoli (persone o cose) sul varco o nei pressi della guida.

>> VISITA IL SITO

Scarico a parete per la doccia

Per il sifone serve una pendenza dell’1-2%. Il frontale del sistema di scarico viene poi chiuso con pannelli avvitati, praticando i fori necessari per far affiorare gli attacchi per la rubinetteria.
Si completa la parete fino a filo del pannello, si procede con l’intonacatura, quindi si stende il massetto rispettando la necessaria pendenza a ventaglio in direzione dello scarico.
Si rimuove la parte più esterna della protezione frontale dello scarico lasciando quella della caditoia e si applicano i fogli impermeabilizzanti che fanno parte della dotazione accessoria, quindi si piastrellano pavimento e pareti. Geberit (www.geberit.it)

  1. Il telaio che contiene lo scarico a parete sostiene anche i tubi di adduzione. Il tutto va inserito nella parete prima della finitura e della piastrellatura.
  2. Terminata la posa delle piastrelle si effettuano le regolazioni dell’imbocco del sifone.
     

Pensiline Fotovoltaiche

Non sempre è possibile installare un impianto fotovoltaico sul tetto, per vincoli architettonici, per orientamento sfavorevole o per la presenza di strutture circostanti che oscurano il sole nel corso della giornata.
Per questo si cerca di utilizzare per la produzione di energia dal sole coperture di altro tipo, senza alterare in maniera significativa il loro impatto ambientale.

Un caso tipico è quello delle pensiline fotovoltaiche per parcheggiare l’auto al riparo, già utilizzate in più occasioni per l’installazione di pannelli fotovoltaici nelle aree pubbliche e in quelle industriali e, da qualche tempo, disponibili anche in modelli adatti all’installazione in ambito residenziale.
Gli incentivi e le capacità produttive di questi impianti sono gli stessi di quelli tradizionali: quando viene superato il limite di 1 kWp di potenza installata diventano “grid connected”, ossia possono essere connessi alla rete ed immettervi l’energia prodotta e non consumata (scambio sul posto), altrimenti vengono definiti “stand alone”, nel qual caso l’energia viene utilizzata direttamente o accumulata in batterie per un utilizzo successivo, ma non può essere “venduta”. Se l’impianto è connesso alla rete, viene fornito anche di un inverter che trasforma la corrente continua prodotta dai pannelli in corrente alternata utilizzabile.

Il fotovoltaico è applicabile anche ad altri sistemi di oscuramento e riparo, quali tende avvolgibili e coperture per verande, ma gli studi in corso mirano a trasformare quasi tutte le superfici in potenziali produttrici di energia: esiste già il fotovoltaico “calpestabile”, ma sono allo studio spray e vernici che potrebbero portare una vera rivoluzione soprattutto in campo navale, aereo e automobilistico.

NON RICHIEDE FONDAZIONI E SI RIPAGA NEL TEMPO

La struttura della pensilina Energy Parking è composta da profili di alluminio anodizzato argento e giunti d’acciaio verniciati a polvere di poliestere, lo stesso trattamento utilizzato dalle case automobilistiche per proteggere i componenti della parte inferiore esterna dell’auto. Può supportare qualsiasi modello di pannello fotovoltaico (non fornito) e si installa senza plinti e fondazione, grazie alle zavorre registrabili ed alle staffe opzionali per il fissaggio su terreni compatti o su cemento armato. Il sistema è modulare e si presta a svariate configurazioni: il modello base è per due posti auto, ciascuno di larghezza compresa tra 230 e 260 cm, mentre l’inclinazione può variare e, di conseguenza, il lato verticale della copertura può avere una lunghezza compresa tra 500 e 675 cm, per montare un numero variabile di pannelli. Le strutture sono certificate per un carico nevoso fino a 120 kg/mq e per vento fino a 100 km/h. I prezzi partono da euro 10.750, la struttura è garantita 15 anni.

SOLUZIONI SPECIALI

Con tetto verde
La struttura Home Parking può essere successivamente integrata con qualsiasi copertura:
oltre ai pannelli fotovoltaici e alla classiche coperture di policarbonato o pannelli sandwich è molto interessante la possibilità di realizzare una copertura verde

Impianto di ricarica + allacciamento alla rete

La pensilina fotovoltaica può essere a isola, con accumulatore di energia prodotta e stazione di ricarica per veicoli elettrici, o con allacciamento alla rete pubblica in regime di scambio sul posto per cedere alla rete l’energia prodotta in esubero.

Giulio Barbieri

 

IN KIT DI MONTAGGIO

Questa struttura di legno lamellare (Labo/Progetto Legno) misura 6x3xh4 m, può essere montata in proprio senza
l’intervento di professionisti, ha l’accesso bifrontale e può essere richiesta con predisposizione all’installazione di copertura a pannelli solari per una superficie di 18 mq. Nel kit sono comprese le staffe di ancoraggio per il fissaggio a terra e la ferramenta necessaria alla connessione delle parti di legno.
La struttura base è per un unico posto auto, ma è concepita con un sistema modulare che permette di realizzare più posti auto affiancati. Il kit può essere spedito in tutta Italia ed è possibile richiedere un preventivo in base alle proprie esigenze.

Gli isolanti naturali in edilizia

Quando un prodotto o un materiale vengono definiti “naturali” catturano subito la nostra fiducia, danno una sensazione di sano, di puro, di protezione; qualcosa che ha a che fare con l’origine della vita e che accompagna l’uomo da sempre.

I materiali isolanti utilizzati in edilizia possono essere isolanti naturali o isolanti sintetici: considerato che questi ultimi si ottengono da prodotti derivati dal petrolio, inevitabilmente inquinanti a fronte di performance migliorate solo in parte, verrebbe spontaneo propendere per i primi, ma la legge non è uguale per tutti. Anche se la natura ci fornisce il materiale di base, questo dev’essere poi lavorato per ottenere un prodotto utilizzabile: talvolta si tratta di lavorazioni semplici, in altri casi la trasformazione comporta un consumo energetico da non sottovalutare. Rispetto agli isolanti di origine animale o vegetale, per produrre le lane minerali si consuma molta più energia, senza contare che anche il loro smaltimento è spesso difficoltoso.   

Insomma, l’impatto ambientale di qualsiasi prodotto dev’essere valutato dall’inizio alla fine del suo ciclo vitale: produzione, utilizzo e smaltimento. “Rinnovabile” e “riciclabile” sono due termini che vanno volentieri a braccetto, ma hanno significati diversi: i materiali da cui si ottengono gli isolanti naturali sono tutti rinnovabili, ma il tempo in cui si rinnovano i chicchi di mais o le noci di cocco è molto diverso da quello necessario per la quercia da sughero o per le rocce vulcaniche.

Il riciclo è possibile solo in determinate condizioni: gli isolanti vegetali o animali che non vengono addittivati con leganti, dopo la dismissione, possono essere riciclati, riutilizzati per altri scopi o compostati, ma se contengono sostanze leganti (ad esempio i sali di boro) quest’ultima possibilità va scartata per il rischio di inquinamento. Gli isolanti minerali si prestano al riuso per altri scopi, ma spesso devono concludere la loro vita in apposite discariche, perché intaccati da altri materiali o perché il processo di rigenerazione non ha costi convenienti.

In alcuni casi, tuttavia, bisogna necessariamente ricorrere ad isolanti di origine petrolchimica, ad esempio quando sono richiesti elevati valori di impermeabilità al vapore, ma nella maggior parte delle situazioni che richiedono un buon isolamento termoacustico si possono scegliere prodotti naturali. A parità di spessore questi ultimi hanno un costo quasi sempre inferiore mentre le principali performance sono simili; si tratta di una scelta più responsabile in una filosofia “green” che, per essere tale, deve tener conto anche dei costi di produzione, di trasporto e di smaltimento.        

ISOLANTI NATURALI DI ORIGINE VEGETALE

Fibra di legno: prodotta con scarti lignei, non teme l’umidità, buon isolamento termoacustico e buona capacità di accumulo del calore; al termine del suo ciclo può essere utilizzata come combustibile o riciclata per produrre altri pannelli. Usi: cappotti anche ventilati, isolamento interno, intercapedini, tetti piani o inclinati, solai.

Sughero: leggero, in quanto contiene aria, si ricava da un tipo di quercia; è traspirante, inattaccabile dagli acidi, permeabile al vapore e non propaga le fiamme in caso d’incendio. In granuli si usa puro per intercapedini piane, con leganti o vetrificanti per quelle verticali; i pannelli si usano praticamente su tutte le superfici.
 
Fibra di cellulosa: proviene dal riciclo della carta di giornale, poi miscelata con sali di boro per renderla inattaccabile dai parassiti; si ottengono fiocchi da insufflare negli interstizi ed isola molto bene dal rumore. Si applica anche a spruzzo per migliorare l’isolamento acustico, i pannelli si montano su quasi tutte le superfici.

Fibre di kenaf e di canapa: le piante da cui si ricavano sono simili ed anche gli impieghi e le caratteristiche; per ottenere i pannelli la canapa viene però di norma trattata con soda e sali di boro per renderla resistente al fuoco. Solo i pannelli ad alta densità sono calpestabili, i feltri si usano nei sottopavimenti.

Fibra di mais: si ottiene dalla lavorazione dei chicchi. I pannelli sono completamente biodegradabili ed autoestinguenti, con minima produzione di fumi; riutilizzabili se ben conservati, altrimenti possono essere compostati. Ottimo isolante termoacustico per tutte le superfici interne ed esterne, anche in intercapedine.
 
Fibra di cocco: di uso antichissimo anche in campo navale, non degrada a contatto con l’acqua e non marcisce, inappetibile per roditori e parassiti; si ottiene dalla parte fibrosa del frutto fatta macerare a lungo. Si usano soprattutto per pavimenti galleggianti, ma anche per isolamento termoacustico di pareti e coperture.
 
Fibra di lino: per i pannelli si utilizzano le fibre corte, più ricche di cellulosa, ottenute dalla coltivazione biologica delle piante, trattate con sali di boro e talvolta con fibra di poliestere che ne limitano il riutilizzo ed il riciclaggio. Pannelli morbidi, pannelli rigidi e fiocchi coprono praticamente tutte le situazioni di isolamento.
 
Stuoie di canna: ottenute dalla legatura di canne palustri con filo di ferro, sono molto utilizzate come base per intonacatura, situazione che al termine del ciclo vitale ne comporta lo smaltimento in discariche per inerti. Per cappotti rifiniti ad intonaco o legno e per intercapedini di coperture, pareti, solai e strutture.
 
Fibra di iuta: si ottengono feltri per isolare dal calpestio, reti portaintonaco e fiocchi per riempire cavità e fessure; è traspirante, igroscopica ed antistatica, può essere riutilizzata, riciclata o compostata in quanto non contiene sostanze chimiche. 

ISOLANTI NATURALI MINERALI

Vetro granulare: da vetro riciclato non riutilizzabile si ottiene una farina da far espandere a caldo per ricavare granuli di varie dimensioni e porosità. Si utilizza come isolante, per aumentare la resistenza al fuoco di intonaci, per pannelli autoportanti, per sottofondi, per canne fumarie; è traspirante, stabile, inerte.

­­­Calce cemento cellulare: simile al cemento cellulare da costruzione, in pannelli o in granuli; i primi si utilizzano per cappotti esterni e facciate ventilate, i secondi come riempimento, come additivi per alleggerire le strutture o per intonaci e malte resistenti al fuoco, a seconda della granulometria. Si riutilizzano come riempitivo.
 
Pomice: di origine vulcanica, si ricavano per macinazione granuli di consistenza leggera e porosa per sottofondi, malte ed intonaci termoisolanti e resistenti al fuoco, strutture alleggerite. Resiste bene anche alla compressione, è traspirante, resistente all’umidità ed assorbe bene le vibrazioni acustiche e le sollecitazioni meccaniche.
 
Vermiculite, perlite espansa: da minerali di origine vulcanica si ottengono granuli che, riscaldati ad alta temperatura, aumentano di volume fino a 20 volte. è riutilizzabile e riciclabile solo come materiale inerte per calcestruzzo. Si utilizzano per riempimenti, sottofondi (impastata con acqua e calce) e come additivi per intonaci incombustibili.
 
Lana di vetro/roccia: si tratta di materiali abbastanza simili che differiscono solo nella percentualità di legante che garantisce stabilità meccanica, una resina fenolo-formaldeide presente nel 3-19% nella lana di vetro e nell’1-4% in quella di roccia. Dopo il montaggio, la concentrazione si riduce a livelli trascurabili (< 0,01 parti per milione). 
 
Vetro cellulare: è costituito da vetro riciclato e vetro puro ottenuto dalla fusione di sabbia di quarzo; non è traspirante, ma in compenso è impermeabile, incombustibile ed inattaccabile da muffe e roditori. Si utilizza in situazioni che richiedono impermeabilità all’acqua ed al vapore; è riciclabile per fondi stradali, riempimenti.
 
Argilla espansa: le perle si ottengono facendo espandere ad alta temperatura l’argilla estratta da cave e giacimenti; nell’insieme assicurano buona traspirabilità, ma il granulo singolo è impermeabile. Oltre che come isolante sfuso si utilizza per sottofondi drenanti, per i blocchi di calcestruzzo alleggerito e per canne fumarie.

ISOLANTI NATURALI DI ORIGINE ANIMALE
La lana di pecora non è solo utilizzata nell’industria tessile: dagli stessi procedimenti, che si susseguono dopo la tosatura dell’animale, si ottengono pannelli di differente densità da utilizzare come ottimi isolanti in svariate situazioni e fiocchi per l’insufflaggio in interstizi ridotti. Se esente da additivi quali sali di boro e polipropilene, con funzione di renderla inattaccabile dai parassiti, può essere riciclata e compostata.

Automatismi per tende da sole

Con gli automatiscmi per tende, il motore è inserito all’interno del tubo di avvolgimento della tenda, senza essere visibile, ed è azionato da un comando a muro o,  per la massima comodità, con un telecomando.
Se ci si affida ai sensori, Eolis (vento), Sunis (sole) e Soliris (sole e vento), la tenda autonomamente si muove in funzione della luce, aprendosi quando il sole bacia la casa e chiudendosi all’imbrunire, oppure si richiude in caso di vento, garantendo la protezione della struttura e del tessuto. Somfy

Eolis è alimentato a 220 V e rileva costantemente la velocità del vento secondo una sensibilità impostata dall’installatore. Somfy

LE TIPOLOGIE DEGLI AUTOMATISMI PER TENDE

Tante sono le strutture di una tenda da sole: dalla classica a bracci estensibili a quella a capanno che scorre all’interno di guide laterali costruite sul terrazzo, passando per quella semicassonata e per quella che sparisce completamente dentro il cassonetto.