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Set di montaggio per cerniere Wolfcraft | Sportelli e ante dalla chiusura perfetta

Un kit completo di dime, punta di centraggio, punta preforo viti e punta forstner capace di rendere semplice e rapida l’applicazione delle cerniere ai mobiletti, con risultato di massima precisione

Il set di montaggio per cerniere risolve un grande problema a chiunque si cimenti nella realizzazione di mobili con ante, è una novità che si aggiunge al vasto catalogo Wolfcraft di accessori e complementi per il laboratorio che va a colmare la mancanza di un unico “pacchetto” contenente tutto il necessario per la rapida e corretta installazione delle cerniere a scatto per mobili, dagli armadi ai più piccoli pensili da bagno.

L’installazione di questo tipo di cerniere è notoriamente una fase critica perché basta un errore minimo per rendere impossibile avere ante bene allineate al corpo del mobile. Il nocciolo della questione è mettere le cerniere nella posizione giusta; per questo nel nuovo set ci sono 2 dime che distanziano nel modo corretto l’anta dal mobile e, nel contempo, indicano esattamente dove forare i due elementi.

Per non avere esitazioni, è inclusa nel set una punta di centraggio che impedisce il più piccolo spostamento laterale delle punte da utilizzare successivamente per completare il lavoro, anche queste incluse nel set: la punta per il preforo viti e la Forstner per incassare la cerniera nel legno. Dato che ci sono principalmente 2 misure di cerniera, il set è disponibile in due versioni, con Forstner di diametro 26 mm oppure di diametro 35 mm.

Cerniera montata in sei passaggi

Tempo richiesto: 10 minuti

  1. Marcare i centri dei fori

    Completata la costruzione del mobiletto, lo si appoggia su una superficie piana coricato sul fianco da incernierare, con l’antina distesa davanti, perfettamente allineata. Si applicano le due dime fra i due pezzi (le alette mediane delle dime forniscono il corretto spessoramento distanziale) e si marcano a matita i centri dei fori per le viti lato mobile.

  2. Eseguire la foratura di centraggio

    Tenendo sempre ferme in posizione le dime, si esegue la foratura di centraggio sul lato antina. Questo serve per ottenere la massima precisione facendo il foro con la punta Forstner.

  3. Procedere con i prefori

    Si rimuove la dima e si fanno i prefori sede delle viti di tenuta della cerniera. La profondità di questi deve essere commisurata sulla lunghezza delle viti e, prima di tutto, sullo spessore del legno.

  4. Utilizzare la punta Forstner

    Il foro di centraggio permette di utilizzare la punta Forstner in modo assolutamente preciso. Basta soltanto controllare la verticalità e la profondità di foratura.
    montare cerniera

  5. Montare la cerniera

    Posizionando provvisoriamente la cerniera nel suo foro, si usa la punta di centraggio per preforare anche le sedi delle sue viti di tenuta, sul lato antina. Applicate anche queste due ultime viti, le cerniere sono montate correttamente: vanno soltanto registrate.
    set di montaggio per cerniere

Set di montaggio per cerniere in valigetta

Il set di montaggio per cerniere Wolfcraft è composto da 5 pezzi: 2 dime di centratura, 1 punta di centraggio Ø 2,5 mm, una punta Ø 5 mm per il preforo viti e una punta Forstner per la sede della cerniera. Sono disponibili due set caratterizzati da differenti misure della punta Forstner: uno è adatto all’applicazione di cerniere di diametro 26 mm, uno per cerniere da 35 mm. Il set di montaggio per cerniere (indipendentemente dalla misura) costa euro 29,95.

SUSTAINABILITY AWARD: FILA tra le eccellenze sostenibili italiane 2021

Il rispetto per l’ambiente è da sempre una delle priorità per FILA e l’impegno aziendale sul fronte green è costante e di grande progettualità, perché la strada verso la sostenibilità va percorsa con dedizione e coerenza. Questa precisa filosofia si concretizza in un’ampia offerta di prodotti e soluzioni “green” per la pulizia e la protezione delle superfici.

A conferma di questo l’azienda è stata inserita nella classifica, redatta da Credit Suisse e Kon Group, Media Partner Forbes, delle 100 aziende italiane più sostenibili, con rating ESG emesso da Altis Università Cattolica e Reprisk, e premiata al Sustainability Award 2021.  

“Ci prendiamo cura della bellezza delle superfici per portare benessere ed equilibrio negli ambienti e negli spazi pieni di vita, con metodi e prodotti innovativi e sostenibili. Questo prestigioso riconoscimento è frutto di un processo che parte da lontano: FILA ha messo in atto negli anni una precisa strategia aziendale che coinvolge tutti i settori dell’azienda”.

Francesco Pettenon, Amministratore Delegato

Ed è per questa vocazione green che l’azienda da oltre 20 anni ha intrapreso un importante percorso di ricerca e sviluppo, per offrire al mercato protettivi a base acqua che garantissero risultati straordinari in termini di qualità e durata, nel pieno rispetto della persona e dell’ambiente. I prodotti a base acqua rappresentano l’evoluzione della tecnologia e qualitativamente non hanno più nulla da invidiare ai prodotti a base solvente.

Membro del Green Building Council Italia, Associazione no-profit presente in più di 70 paesi,  che sostiene lo sviluppo di edifici ecosostenibili, FILA ha conseguito, nel 2014, l’importante certificazione ambientale ISO 14001 e oggi è l’unica grande azienda italiana, insieme ad Atlantia, che aderisce a Climate Pledge, l’iniziativa promossa da Amazon e Global Optimism, che racchiude più di 100 aziende leader nei rispettivi settori che impegna i firmatari a raggiungere zero emissioni di CO2 entro il 2040, con 10 anni di anticipo rispetto a quanto previsto dall’Accordo di Parigi. 

Grazie alle sue soluzioni professionali a basso impatto ambientale, FILA è protagonista all’interno di Green Pea, il primo Green Retail Park al mondo dedicato al tema del rispetto dell’ambiente. Essere green per la cultura aziendale in FILA significa differenziarsi sul mercato, migliorare le performance ed essere parte attiva di un network internazionale di aziende con una visione molto chiara di come deve essere il futuro del business.

Antine in legno con modanature

Trasformazione di antine in legno con l’applicazione di cornici e rombi con bordi sagomati mediante fresatrice, per adeguare stilisticamente due armadietti componibili Ikea agli altri mobili presenti nell’ambiente

Tanto più un mobile o un complemento d’arredo è lineare nelle forme, liscio nelle superfici e sobrio nelle finiture, tanto più si presterà a manipolazioni stilistiche. Per questo i mobili componibili sono frequente oggetto di personalizzazioni dettate dalla semplice pulsione creativa oppure, come in questo caso, necessarie per attrezzare una voluminosa nicchia nella parete con due armadietti economici, nobilitandone l’aspetto almeno nel loro unico lato visibile.

Il perché del lavoro

antine in legno
La nicchia nella parete è di misura per la collocazione di due armadietti Ikea appaiati, ma lo stile, del tutto lineare, non trova alcuna corrispondenza con i mobili circostanti, caratterizzati da antine in legno con cornici e rombi centrali, dai bordi modanati.

antine in legno
La necessità è quella di modificare le antine in legno degli armadietti, replicando esattamente lo stile della credenza per poi tinteggiarle del medesimo colore.

L’idea è quella di riprendere le fattezze stilistiche degli altri mobili presenti nella stanza, caratterizzati da piani e ante con bordi sagomati e rilievi romboidali disposti centralmente su ogni superficie verticale; ovviamente anche la tinta va uguagliata applicando il medesimo smalto all’acqua con finitura opaca.
Dato che le antine del mobile Ikea sono di legno truciolare nobilitato con un foglio melamminico, la fresatura del contorno non dà buoni risultati; di conseguenza sono stati modanati dei listelli per applicarli sui bordi, come una sorta di cornice. La stessa modanatura va fatta anche sul bordo dei quattro pannelli romboidali da fissare poi nelle zone centrali dei due sportelli.

Antine in legno – Listello sagomato di bordatura

listelli di abete vanno sagomati con una fresatrice applicata sotto un banchetto. Per semplificare al massimo l’operazione si può montare una fresa con cuscinetto in testa: in questo modo non è neppure necessario regolare le guide laterali, perché ci pensa il cuscinetto a mantenere costante la profondità d’azione dei taglienti e il bordo resta perfettamente regolare.

Fresati i due lati di ogni listello si prendono le misure per realizzare le cornici sul contorno delle antine. Presentando il listello modanato direttamente su ognuno dei quattro lati dell’anta, si fa un unico segno sul suo bordo esterno.

La realizzazione di questa cornice richiede la giunzione in angolo con tagli a 45° che si effettuano con la troncatrice per legno. I listelli vanno tagliati sempre con la faccia buona di sopra, pertanto bisogna spostare continuamente l’inclinazione della lama da +45° a -45°.

I segmenti di cornice tagliati vanno montati in bianco per verificare la perfetta coincidenza dei pezzi fra loro e la corrispondenza lungo tutto il bordo dell’antina.

Conviene metterli in posizione e bloccarli provvisoriamente con pinze a molla: se tutto va bene, uno per volta, si tolgono per applicare sulla faccia di contatto la colla vinilica, che va ben distribuita con un pennello.

Rimettendo in posizione il pezzo dopo la stesura dell’adesivo, mandandolo a fare scontro contro i segmenti che proseguono lungo i lati limitrofi, si applicano pinze più performanti o anche strettoi, in modo che il pezzo non rischi di muoversi inavvertitamente e soprattutto sia ben pressato.

 

Antine in legno – Fresare e posizionare i rombi

 

I rombi si ricavano tutti da un unico pannello di abete tagliandoli con una sega circolare da banco. Solo successivamente il bordo di ogni rombo va modanato con la stessa fresa usata per i listelli cornice.

Prima della collocazione dei rombi sull’antina è necessario determinarne con cura la posizione tracciando una linea longitudinale centrale e poi prendendo identiche distanze dalle due estremità.

Anche i rombi richiedono l’applicazione di colla vinilica, ben distribuita con il pennello su tutta la superficie di contatto.

Con i segni tracciati precedentemente, il posizionamento è semplice e sicuro, anche grazie alla forma stessa del rombo le cui estremità devono inevitabilmente ricadere sulla linea di mezzeria.

Le parti aggiunte devono essere messe in pressione a dovere e così bisogna lasciarle sino all’avvenuta essiccazione dell’adesivo. Per far agire gli strettoi nel modo corretto, è necessario aggiungere una tavoletta di spessoramento sul rombo, in modo che lo spesso travetto messo in trazione con due strettoi sviluppi solo su questo elemento la sua forza. La tavoletta va orientata longitudinalmente sul rombo per distribuire la pressione sulla maggiore estensione della figura.

Antine in legno – Stucco e pittura, manopole e cerniere

 

Approfittando della successiva finitura coprente, si assicurano le parti incollate con una fitta serie di chiodi di profondità calibrata allo spessore, sparati con la pistola pneumatica alimentata da compressore.

Seppure appena percettibili, la pistola sparachiodi lascia dei lievi segni sulla superficie dei listelli e dei rombi. Questi piccoli avvallamenti vanno eliminati spalmandoci sopra e tirando con una spatola una piccola quantità di stucco.

Una mano di primer, distribuito non solo sulle parti aggiunte in legno di abete, ma anche su quelle plastificate, più le due successive mani di smalto colorato, portano le antine a essere del tutto assimilabili a quelle degli altri mobili presenti.

Le maniglie originali sono state rimosse dalle antine in legno e i fori stuccati. Si misura con il calibro il diametro della vite di fissaggio dei nuovi pomoli, acquistati nello stesso stile degli altri presenti nell’ambiente.

Il foro si effettua con una punta più larga di mezzo millimetro in modo che la vite passi senza forzare. Per evitare che la punta in uscita rovini la superficie interna, bisogna appoggiare l’antina su uno scarto di legno messo proprio sotto il punto del foro.

Gli ultimi passaggi sono l’applicazione delle cerniere originali e il montaggio delle antine sui due armadietti, con le solite regolazioni da fare per allinearle.

 

 

Saratoga FERNOVUS | Gel vernice anche sulla ruggine

FERNOVUS è un gel vernice facile da applicare, non cola e consente una stesura perfetta anche in verticale su molti materiali

Sulle superfici arrugginite si evitano la carteggiatura e l’applicazione di antiruggine, perché FERNOVUS è un prodotto innovativo, ideato nei laboratori scientifici Saratoga, in grado di neutralizzare la ruggine senza ricorrere a trattamenti preventivi di preparazione. La polivalenza protettiva è data dall’utilizzo di pigmenti attivi (esenti da cromo e piombo) e additivi basici umettanti e penetranti che sviluppano proprietà inibitrici di corrosione e favoriscono la compatibilità del prodotto con le superfici umide.

L’azione protettiva si traduce anche in un’opposizione duratura nei confronti dei processi di corrosione; si applica, a pennello, a rullo o a spruzzo, su metallo nudo o verniciato, lamiera zincata (sgrassata molto bene e ossidata), ghisa, alluminio, legno, cemento. In interni è sufficiente una sola mano, in esterni è preferibile applicare due mani a distanza di 20 ore una dall’altra.

La gamma di colori e confezioni

Per soddisfare qualsiasi tipo di esigenza, Saratoga FERNOVUS è disponibile in colori brillanti, satinati, opachi, metallizzati, martellati e micacei con effetto antichizzante, in quattro confezioni: bombola spray da 400 ml, barattoli da 250 e 750 ml, secchiello da 2,5 litri. Ora anche nella versione speciale trasparente e per caloriferi FERNOVUS, come tutti i prodotti Saratoga, è distribuito da Saratoga Sforza S.p.A. Milano ed è in vendita nei migliori negozi di articoli tecnici, ferramenta, colorifici e nei reparti tecnici specializzati, professionali e brico.

Fernovus

Costruire un portabottiglie da parete

Attrezziamo una parete come le cantine dei castelli per ospitare e gustare i nostri vini, con un lavoro molto facile anche se piuttosto lungo

Il portabottiglie da parete nasce per essere inserito all’interno di una nicchia esistente nella parete stessa. Se la nicchia non c’è, non ci sono problemi, la realizziamo con la costruzione di uno o più divisori centrali (a seconda della larghezza della parete) e delle due o più (una in più rispetto ai divisori) tamponature ad arco soprastanti.
In questo caso i divisori verticali vanno fissati al muro ed al pavimento quanto più saldamente possibile per reggere il peso, notevole, delle bottiglie e contrastarne la spinta laterale.
I divisori verticali del portabottiblie da parete sono costituiti da un telaio di travetti sezione 45×70 mm rivestito da pannelli di MDF da 10 mm. Vanno fissati al muro ed al pavimento con tasselli Ø 8 mm di tipo adatto alla muratura prima di incollarvi sopra il rivestimento, con viti lunghe 100 mm (o meno se le viti vengono inserite in fori profondi 20 mm).

Non occorre avvitarli al soffitto perché in alto la struttura è meno sollecitata, per cui bastano i due frontoni per evitarne cedimenti.
Trattandosi di un portabottiglie da parete su misura, dei pezzi indichiamo solo le sezioni o gli spessori necessari, lasciando all’abilità del realizzatore il calcolo della loro lunghezza e larghezza.

portabottiglie da parete

portabottiglie da parete
La struttura del portabottiglie da parete andrebbe preferibilmente sistemata contro una parete che non venga illuminata dal sole. Questa realizzazione, facilmente adattabile alle particolari misure di una qualsiasi stanza, permette di unire il deposito delle bottiglie, divise per tipo ed annata, al bancone per la degustazione.

Progettare un portabottiglie da parete

portabottiglie da parete

Cosa occorre per costruire un portabottiglie da parete:

  • listello, meglio di legno duro, sezione 19×45 mm per gli elementi A, B, C, D,. E, F, G dei grigliati;
  • compensato da 6 mm per i reggibottiglie H;
  • tavola, anche d’abete, sezione 18×95 mm per i telai delle basi J e K;
  • listello sezione 25×45 mm per reggere i frontoni (L, M) ed i ripiani (N, O);
  • travetto sez. 45×70 mm per i montanti (P) e le traverse (Q) dei divisori;
  • MDF da 10 mm per i frontali (S) ed i rivestimenti (R,T) dei divisori;
  • lamellare spesso 26 mm per i frontali U delle basi ed i ripiani V e X;
  • truciolare bilaminato bianco da 16 mm per coprire i telai delle basi.
  • Due apparecchi illuminanti Z;
  • viti a misura e numero;
  • chiodi senza testa;
  • tasselli per muratura;
  • materiale di finitura

La struttura dei divisori

La struttura dei divisori, che si estende da terra a soffitto, è assemblata con viti e poi fissata con tasselli; nella marcatura dei fori bisogna assicurarsi che sia in bolla e in squadra contro la parete.

La struttura si ricopre mettendo prima i due pannelli laterali e poi la striscia frontale di MDF da 10 mm, tutti fissati con viti affondate a filo piano.

Le finte nicchie sono completate da frontali ad arco di MDF da 10 mm fissati ad una cornice di listelli (M e L) tassellati a soffitto e lateralmente a parete, avvitati al divisorio in posizione centrale.

A terra, fa da zoccolo un telaio di tavole di cui quella frontale (U), a vista, è di lamellare; superiormente chiude un pannello di bilaminato bianco.

Grigliati alti e bassi

Determinata in centimetri la larghezza delle strutture da realizzare, dividiamola per 33 ed arrotondiamo il quoziente, per eccesso o per difetto, ottenendo il numero di maglie da realizzare. Dividiamo nuovamente la larghezza per il numero ottenuto ed otteniamo la diagonale di ogni maglia in base alla quale, col teorema di Pitagora, otteniamo il lato della maglia che usiamo come modulo per stabilire la lunghezza degli elementi del grigliato. La lunghezza ottimale del lato della maglia dev’essere fra i 25 ed i 35 cm.

Con quattro listelli di scarto riproduciamo sul pavimento le sagome dei vani da chiudere col grigliato e dentro il loro perimetro sistemiamo un primo strato di elementi esattamente orientati in diagonale.

Su questo avvitiamo gli elementi del secondo strato (due viti Ø 4×30 ad ogni incrocio per le quali abbiamo fatto un foro di invito; si noti il rudimentale regolatore di profondità sulla punta del trapano).

Realizzato il primo grigliato lo proviamo in sede e lo usiamo come guida per il secondo.

Usiamo la stessa procedura per realizzare i grigliati bassi che stanno sotto il bancone.

Montaggio rapido del portabottiglie da parete

 

Uno dei due grigliati va appoggiato sulla base e avvitato alla parete di fondo usando i tasselli più adatti al tipo di muratura.

Il secondo va accostato frontalmente mettendolo in posizione in modo che coincida esattamente col primo.

Dovendo tagliare un buon numero di tavolette di compensato spesso 6 mm e largo circa 80 mm, per accelerare i tempi si uniscono le liste a pacco con il nastro adesivo e si troncano tutte insieme.

Con martello e gruppini da 20 mm o sparando chiodini con la graffatrice si fissano gli elementi di compensato, opportunamente distanziati, sul bordo interno di ogni maglia delle griglie. Per garantirsi la regolarità della realizzazione si applicano una mezza dozzina di tavolette come distanziali fissandole sparse dentro la griglia. Una volta fissate queste prime tavolette, mettere le successive è solo un lungo lavoro di martello o graffatrice.

Nella parte destinata al banco mescita vanno fissati i listelli reggipiano; per determinarne l’altezza si usa la livella appoggiata al grigliato.

Messo il primo ripiano appoggiato sul grigliato, gli altri due si sistemano come meglio si crede, sempre sostenuti da listelli reggipiano di cui va verificata la quota con la livella a bolla o laser se disponibile.

Finiture varie

Il divisorio centrale e la pannellatura ad arco vanno rifiniti con la stessa pittura delle pareti, dopo aver stuccato le teste delle viti e il nastro garzato che impedisce la formazione di fessurazioni fra legno e muro. I ripiani e le tavole frontali dello zoccolo, tutti di lamellare, sono mordenzati a piacere e trattati a cera dopo una leggerissima levigatura con cartavetro fine. I listelli che formano le griglie sono dipinti a pennello con smalto bianco opaco di cui una mano data prima del montaggio, ovvero a pezzi singoli, ed una a montaggio effettuato con griglia non ancora inserita. Le tavolette di compensato reggibottiglia possono essere lasciate al naturale sennonché, per poter in seguito rimuovere meglio la polvere, vanno trattate con impregnante trasparente, poi una passata di cartavetro fine e infine una lucidata con cera.

Trucchi e precisazioni

La tracciatura dell’arco è facilmente realizzabile appoggiando a terra i due pannelli di MDF in posizione a T; si segni la mezzeria dei lati e si facciano collimare, quindi, puntando con un chiodino un listello con lunghezza pari al raggio di curvatura lungo la linea mediana del pannello messo per lungo, si traccia la curvatura sul pannello messo per largo tenendo la matita in testa al listello.

La tavola frontale dello zoccolo non è avvitata direttamente alle altre perché le teste delle viti, in questo caso, resterebbero in piena vista; un sistema pratico che non prevede spine e colla è l’uso di piattine angolari avvitate con viti 4,0×16 mm.

Nella misura del grigliato è molto difficile ottenere la larghezza finale voluta; tra essere rimasti stretti o larghi è meglio la seconda opzione perché presentando la griglia alla nicchia possiamo facilmente rimuovere di giusta misura quello che cresce, senza alcun danno estetico. Aggiungere ciò che manca non è altrettanto rapido e semplice.

 

 

Cornice portafari fai da te

Questa cornice portafari fai da te corre lungo le pareti, nasconde i neon per l’illuminazione diffusa e contiene numerosi faretti

Questa elegante cornice portafari che corre lungo le pareti ad una quindicina di centimetri dal soffitto, supporta due diversi sistemi di illuminazione. Sopra sono collocati alcuni tubi fluorescenti (due per ogni parete) il cui compito è quello di creare un’illuminazione diffusa, mentre nella parte sottostante sono inseriti alcuni faretti alogeni a bassa tensione. (Leggi qui come installare faretti nel cartongesso).

I due gruppi di apparati illuminanti sono azionati da comandi separati per poter modulare a piacere la luce nell’ambiente. La struttura della cornice portafari è costituita da coppie di listelli avvitati a squadrette metalliche fissate alle pareti con tasselli.

Ai listelli sono applicati con viti alcuni pannelli in multistrato opportunamente forati per l’inserimento dei faretti. Lungo il bordo anteriore di tali pannelli si incollano sottili cornici in polistirolo o in legno. Le lampade fluorescenti al neon, complete di base, sono avvitate sulla parte superiore della cornice, mentre i faretti, inseriti dal basso, sono collegati in parallelo al trasformatore che abbassa la tensione di rete. La cornice portafari viene stuccata per nascondere le teste delle viti e quindi trattata con smalto di colore chiaro.

Cosa serve per costruire una cornice portafari fai da te:

  • Listelli 35×45 e 20x55mm;
  • pannelli di multistrato da 10 mm;
  • squadrette metalliche;
  • tasselli ad espansione;
  • cornici in polistirolo;
  • tubi fluorescenti con base;
  • faretti alogeni a bassa tensione con trasformatore;
  • cavo elettrico,
  • smalto all’acqua,
  • colla vinilica

cornice portafari

Si fissano, con tasselli, le squadrette alle pareti. Su di esse si avvitano i listelli destinati a sostenere i pannelli in multistrato.
Sotto l’intelaiatura di listelli si applicano e si avvitano i pannelli di multistrato.
Con la sega a tazza pratichiamo i fori per l’inserimento dei faretti, a distanza regolare.
Dopo aver stuccato le teste delle viti applichiamo la cornicetta sul bordo del multistrato. Fissiamo la cornicetta con colla vinilica, bloccandola provvisoriamente con qualche chiodino.
Prepariamo le luci fluorescenti inserendo il tubi nell’alloggiamento.
Predisponendo i collegamenti.
I fori vanno rifiniti con le ghiere che supportano i faretti. Si inseriscono le lampadine che si collegano ai cavi di alimentazione.
Si collocano, sopra la cornice, le lampade fluorescenti e si effettuano i collegamenti elettrici nella più vicina cassetta di derivazione.

Mobiletto sottolavabo fai da te in lamellare e faesite

Un mobiletto sottolavabo fai da te elegante, capiente e dall’aspetto naturale che si può costruire senza particolari difficoltà e installare anche in un bagno di dimensioni ridotte; le ante scorrono in guide fresate nel fondo e nella traversa superiore

Poco più di mezzo metro quadrato di faesite, altrettanto di laminato e circa 1,5 m2 di legno lamellare; in pratica non ci serve altro per realizzare il corpo di questo mobiletto sottolavabo fai da te. Le guide per le ante scorrevoli si realizzano con la circolare da banco munita di guida parallela: nella base è sufficiente che abbiano una profondità di 5 mm, mentre nella traversa superiore la profondità va raddoppiata per poter mettere e togliere le ante. Le giunzioni sono realizzate con il sistema a lamello per motivi di maggior robustezza rispetto alla spinatura e per non lasciare visibile alcun elemento d’unione nè dall’esterno nè dall’interno.

Se la parete è in muratura, il mobile può essere soltanto fissato a parete adottando barre di sospensione analoghe a quelle dei pensili da cucina; la modalità utilizzata in questo caso, invece, prevede l’utilizzo di due gambe anteriori in abbinamento all’appoggio su una tavoletta fissata a parete, alternativa più semplice e risolutiva se si ha a che fare con tramezzature leggere in cartongesso o calcestruzzo cellulare.

Il lamellare utilizzato in questo caso è di legno nyatoh, la cui tonalità mediamente scura mette in risalto le venature, ma si tratta di un legno esotico non facilissimo da reperire; qualsiasi altro lamellare, trattato con più mani di turapori e protettivo, può andar bene, la durata sarà comunque di gran lunga superiore a quella di qualsiasi mobile da bagno di produzione industriale in truciolare bilaminato, oltre a un incomparabile risultato estetico.

Mobiletto sottolavabo fai da te all’insegna della praticità

Le ante sono realizzate in faesite: i fitti fori calibrati permettono la circolazione dell’aria all’interno ed evitano il ristagno di odori.
La soluzione ad ante scorrevoli risulta molto valida quando in bagno non c’è molto spazio, in quanto non ne occupano in apertura e permettono un facile accesso all’interno. Le gambe, solo sulla parte anteriore, danno stabilità al mobiletto sottolavabo fai da te e lo rialzano da terra per consentire una facile pulizia del pavimento.
La mensola e la cornice dello specchio sono fatte con lo stesso legno utilizzato per il corpo del mobiletto sottolavabo fai da te, in modo da formare un insieme coordinato.
Il top è costituito da un piano in laminato bianco, che si abbina bene alla tonalità del legno, è facile da pulire e garantisce una maggiore omogeneità cromatica con il lavabo a incasso in ceramica.

Cosa occorre

  • Lamellare da 26 mm: una base (A) da 500×948 mm; 2 fianchi (B) da 500×640 mm; 2 traverse (C) da 100×948 mm
  • Faesite da 3,5 mm: 2 ante (D) da 529×482 mm
  • Truciolare bilaminato da 35 mm: un top (E) da 520×1010 mm
  • Varie: viti Ø 4×20 mm; 4 staffe angolari 35x35x35 mm; 2 gambe tubolari da 200 mm; 2 maniglie; 10 tasselli per giunzioni a lamello; colla vinilica.

Guide per le ante, sedi per i tasselli e incollaggio

Tempo richiesto: 2 giorni

  1. Ricavare tutti i pezzi

    Seguendo lo schema, tutti i pezzi necessari per realizzare la struttura in legno lamellare si possono ricavare da un unico pannello da 600×2400 mm.

  2. Controllare l’orientamento della listellatura

    Qualora i pezzi occorrenti fossero ricavati da più pannelli (praticità di trasporto, parziale recupero di avanzi di laboratorio), bisogna fare attenzione all’orientamento della listellatura, in modo che i pezzi possano essere assemblati con un andamento coerente.

  3. Misure per realizzare le guide

    Oltre a tagliare i pezzi perfettamente squadrati, con la sega circolare si possono realizzare direttamente nel legno le guide in cui devono scorrere le ante; il disegno riporta le quote per una corretta esecuzione.

  4. Realizzare le guide con profondità 10 mm sui pezzi C…

    Si fa affiorare la lama dal piano della circolare di 10 mm, misurati all’apice di un dente posto alla massima elevazione; quindi si regola la guida parallela in modo chetra questa e il filo interno della lama ci siano 6 mm. A questo punto è sempre bene avere a portata di mano un listello di scarto su cui fare una prova di taglio prima di procedere con il pezzo da lavorare. Se tutto va bene si mette in lavorazione la traversa facendo un primo passaggio; considerato lo spessore della lama (3 mm), ogni scanalatura va realizzata in due passaggi, allontanando di un paio di millimetri la guida parallela. Fatta la prima scanalatura, si allontana ancora la guida parallela, di quanto basta, e si ripetono i passaggi relativi alla seconda.
    Mobiletto sottolavabo fai da te

  5. … e 5 mm sui pezzi A

    Si abbassa l’altezza della lama a 5 mm e si imposta la distanza dalla guida parallela identica alla prima passata effettuata sulla traversa. Con questo valore impostato si fa la prima passata sulla base e in seguito le altre, ripetendo esattamente gli stessi incrementi di distanza dalla guida parallela. La precisione, in queste fasi, è di fondamentale per ottenere il corretto allineamento delle antine.
    sega circolare fai da te

  6. Controllare lo scorrimento

    Con due pezzi di faesite si controlla che lo scorrimento avvenga liberamente: è nella base che potrebbero verificarsi lievi impuntamenti in quanto i pannelli appoggiano sul fondo delle gole, cosa che non accade con la traversa. Sui fianchi delle scanalature, rimanendo 1,5 mm di gioco, non può esserci nessun attrito.

  7. Segnare le sedi dei tasselli a biscotto

    Si accosta di testa un fianco alla base, si bada che i due pezzi siano ben allineati, poi si applica sulla zona il nastro maschera e si segnano su di esso i centri per le sedi dei tasselli a biscotto.

  8. Far ricadere la fresatura esattamente al centro dello spessore della base

    Sia che si disponga della speciale fresatrice, sia che si utilizzi l’aggiuntivo per smerigliatrice si fanno le regolazioni per far ricadere la fresatura esattamente al centro dello spessore della base, mentre il risalto centrale evidente sulla piastra d’appoggio deve ricadere esattamente sulla linea tracciata a matita. Si aziona la macchina e la si spinge fino a quando arriva a battuta, segno che la sede è stata aperta alla corretta profondità.

  9. Prolungare sullo spessore le linee tracciate in precedenza

    Allo stesso modo, senza muovere la regolazione, si aprono le sedi sulla faccia interna del fianco. L’unica accortezza che bisogna avere consiste nel prolungare sullo spessore le linee precedentemente tracciate, utilizzando una squadra a cappello, per poi rimuovere il nastro.

  10. Levigare la superficie

    Prima di procedere con l’incollaggio conviene effettuare una passata di levigatrice per eliminare eventuali asperità o untuosità superficiali che impedirebbero il perfetto accostamento dei pezzi o la piena tenuta della colla.

  11. Battere i tasselli

    I tasselli vanno battuti nelle loro sedi dopo aver steso la colla all’interno di esse e sulla linea di giunzione.

  12. Unire i pezzi

    Si stende la colla anche sul pezzo concorrente e sulla parte sporgente dei tasselli appena inseriti, quindi si uniscono i pezzi e si asporta l’eccesso di colla con una spugnetta inumidita.
    Mobiletto sottolavabo fai da te

  13. Mettere in pressione i pezzi dopo l’incollaggio

    Se non si hanno i morsetti sufficientemente lunghi per mettere in pressione i pezzi dopo l’incollaggio, si può appoggiare il mobile su una tavola di legno più grande, in particolare più lunga, cui si avvitano due riscontri alle estremità; il mobile appena assemblato si posiziona con un fianco contro uno dei riscontri poi, sull’altro lato, si punta un listello sul riscontro presente e si batte per incastrarlo a saetta contro una tavola di scarto appoggiata al fianco del mobile per non rovinarlo.

  14. Procedere al montaggio delle gambe anteriori

    A colla asciutta si levigano con cura tutte le superfici e le linee di giunzione, poi si procede al montaggio delle gambe anteriori con viti Ø 4×20 mm.
    Mobiletto sottolavabo fai da te

Il lavabo e gli ultimi particolari

Con tasselli a espansione si fissa a parete una tavoletta lunga circa 500 mm ad altezza tale che serva da punto d’appoggio posteriore per la base del mobile.
Al centro del piano in laminato si fissa con nastro la dima a corredo del lavabo per realizzare l’apertura che ne permette l’incasso.
Il taglio non richiede particolare precisione, l’importante è verificare che la vasca del lavabo entri senza difficoltà nell’apertura e che i bordi appoggino in piano.
Se occorre, si aprono nel mobile le aperture necessarie per il passaggio dei tubi, poi si montano le staffe di supporto per il piano, a filo superiore delle traverse, e si fissa il mobile a parete con tre tasselli a espansione e viti che attraversano la traversa posteriore.
Si appoggia il piano del lavabo sul mobiletto sottolavabo fai da te, centrato e a battuta sulla parete, lo si blocca con morsetti e si inseriscono da sotto le viti attraverso le staffe. Si stende poi sul piano, attorno all’apertura, un generoso cordone di silicone antimuffa e si inserisce il lavabo, premendolo per distendere il sigillante.
Sulla faccia esterna delle ante si stendono due mani di smalto opaco, intercalate da una lieve carteggiatura.
A smalto asciutto si possono montare le due maniglie; in base al modello scelto, può essere che si riesca a sfruttare i fori della faesite per avvitarle dall’interno.
Un rivestimento di piastrelle di recupero tra il piano e la mensola superiore è utile per completare l’installazione e proteggere il muro da schizzi d’acqua.
La mensola si può fissare con 3 spine Ø 10 mm inserite da dietro.

Uomo di legno fai da te | Ecco come costruirlo

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L’uomo di legno è uno strumento per allenarsi e affinare la tecnica del Kung Fu. È un avversario temibile: il praticante deve evitare le sue sporgenze, come colpi da parare, per arrivare a colpire i suoi centri sensibili, il tutto a grande velocità

L’uomo di legno, conosciuto anche sotto il nome di mook yan chong, era utilizzato soprattutto dai praticanti del Wing Chung e altri tipi di Kung Fu della Cina meridionale, ma ultimamente si è diffuso anche fra i marzialisti di altri sistemi di combattimento. Non è difficile costruire un uomo di legno fai da te. Il wooden dummy, come lo chiamano gli anglosassoni, è interamente di legno ed è formato da tre parti principali: tronco, sporgenze e base di sostegno. Il tronco solitamente ha sezione cilindrica, in pratica un robusto palo; in alternativa è costituito da una tavola di elevato spessore. Le sporgenze sono pioli arrotondati, inseriti nel tronco (in questo tratto hanno sezione quadra); ce ne sono tre posizionati nella parte superiore del tronco, due più in alto divaricati a V e uno subito al di sotto orientato frontalmente, mentre molto più in basso ce n’è ancora uno (una gamba). I primi simulano gli arti superiori dell’avversario, su cui allenare le tecniche di braccia, quello più in basso, più lungo e curvo, per l’allenamento delle tecniche con le gambe. La terza parte è costituita dal sostegno del tronco, che può essere più o meno stabile, oppure mobile, ovvero libero di ruotare e basculare. La scelta di quanta stabilità e mobilità dare al tronco rappresenta una difficoltà in ordine crescente: all’inizio è meglio affrontare un avversario stabile e statico, preoccupandosi solo di colpire il tronco evitando gli ostacoli; imparando a dosare sempre meglio la forza, aumentando nel contempo la velocità, si passa a sostegni meno stabili sino a quello mobile che permette all’uomo di legno fai da te di reagire ai nostri colpi.

Uomo di legno fai da te: l’importanza degli scassi combacianti

 

uomo di legno fai da te
Il tronco è costituito da due tavole di abete di sezione 100×200 mm nelle quali si praticano gli scassi per fare le sedi di inserimento dei pioli. Tenendo le tavole affiancate si marcano i tagli, da fare con la sega circolare.

uomo di legno fai da te
Fatti i tagli di profondità stabilita, si asporta il legno tra le linee con scalpello e mazzuolo. Le due sedi, una al fianco dell’altra, che orientano i pioli divaricati, richiedono l’appoggio della suola della sega circolare su un largo cuneo, in modo da fare il taglio a profondità variabile.

Per non fare errori irreparabili si fanno parecchie prove di accoppiamento dei due pezzi, verificando gli allineamenti delle tracciature e poi degli scassi.

Unite le due tavole con colla e viti lunghe 160 mm, messe sulla faccia posteriore, si ottiene un pezzo a sezione quadrata. Tracciato il cerchio inscritto nel quadrato, si rimuove completamente la parte esterna alla circonferenza, facendo una miriade di passate di pialla.

Finitura degli arti

 

Il disegno di uno dei due pioli superiori, visto in due proiezioni laterali, mostra che la parte esterna, arrotondata, quindi con forma a tronco di cono, non risulta coassiale rispetto alla parte a sezione quadrata. Questo perché, essendo a contatto le due parti, andrebbero inevitabilmente in collisione al momento dell’inserimento sul tronco, impedendo l’inserimento sino in fondo del secondo piolo. La parte a sezione quadrata si inserisce nel tronco sino a uscire dall’altra parte. Una piccola spina di legno trattiene il piolo in posizione, impedendogli di uscire dalla sede.

Ogni piolo è fatto con un unico pezzo di abete massello, con dimensioni 85x85x650 mm. La parte da inserire nel tronco dell’uomo di legno, appena più della metà, va ridotta di sezione portandola a 45×45 mm; la restante parte, 300 mm circa, va stondata e resa conica usando il tornio.

Terminata la costruzione dei pioli, compreso l’ultimo, con parte esterna più lunga e sviluppata verso il basso, si applicano diverse mani di smalto lucido all’acqua, tutte inframmezzate da passate di carta vetrata finissima, sino a ottenere superfici lisce e lucenti.

Due versioni: con o senza telaio

Una versione “evoluta” dell’uomo di legno, consiste nella modifica del sistema di sostegno, che perde il telaio e vede ridursi drasticamnente la base d’appoggio. Si comprende come questo sia uno step per praticanti di livello più elevato, in quanto più capaci di dosare la forza pur mantenendo una grande velocità d’azione. Ovviamente l’uomo di legno non deve cadere. Il nostro uomo di legno fai da te è ora pronto per essere utilizzato.

Guarda come utilizzare l’uomo di legno

Tenaglie speciali per grès porcellanato

Strumenti professionali indispensabili se si affronta la posa di rivestimenti a parete e a pavimento in cui si debbano sagomare le piastrelle per aggirare ostacoli; ottime anche nella posa con mosaico, per tagliare le singole tessere

Durante la posa di rivestimenti, sono ancora molti i momenti in cui si deve lavorare manualmente per aggirare ostacoli dalla forma irregolare, soprattutto se si ha a che fare con piastrelle di piccole dimensioni o di mosaici. In questi frangenti, sono ideali le tenaglie da piastrellista Montolit i cui taglienti sono costituiti da due speciali rotelle in carburo di tungsteno con rivestimento in nitruro di titanio. Le tenaglie sono realizzate in acciaio legato al carbonio e forgiate con le più moderne tecnologie, in grado di coniugare finitura e precisione operativa. Garantiscono ottimi risultati sulle ceramiche più dure e con spessori sino a 15 mm; allo stesso tempo l’estrema precisione di taglio permette anche di affrontare con disinvoltura lavorazioni accurate di finitura su materiali particolarmente delicati, quali tesserine di mosaico o piastrelle in vetro. L’ottimo bilanciamento, l’impugnatura rivestita in gomma morbida e la molla progressiva per il ritorno, offrono comfort e ottimo controllo nell’utilizzo.

Nessun problema nel sagomare il bordo delle più spesse e robuste piastrelle in grès porcellanato, per ricavare lo spazio necessario per aggirare cassette elettriche o tubazioni di impianti: sono indicate le tenaglie con taglienti a 90°.
Per la posa di mosaico, anche se su rete, è necessario tagliare alcune tessere per pareggiarle lungo i bordi, i gradini e gli spigoli. In questo caso si usano le tenaglie con i taglienti in posizione longitudinale.

Modello classico e a cesoia

Due tipi di tenaglie Montolit per piastrelle: quelle con testa e taglienti a 90° per uso comune su piastrelle di grès porcellanato anche durissimo (a sinistra nella foto di scena) e il modello specifico per mosaico vetroso e ceramico (a destra nella foto di scena). Quest’ultimo utensile risulta estremamente utile per l’esecuzione di mosaico classico e artistico, piccoli lavori di finitura angoli, realizzazione di forme speciali, spacco della piastrella in piccole parti.

Nel modello classico (art. 33W), una delle due rotelle può ruotare sul proprio asse: grazie anche a uno speciale appoggio per il pollice, questo permette di esercitare la giusta pressione per segnare prima del taglio la superficie ceramica proprio come avviene con la tagliapiastrelle Masterpiuma.
I due bumper di fine corsa evitano traumi alla mano “allo spezzare” del materiale.

Cemento cerato e pastina di cemento | Applicazione

Il cemento cerato, insieme alla pastina di cemento, sono le nuove frontiere per le pavimentazioni monolitiche

Sentirsi proporre un pavimento monolitico di cemento cerato per casa propria può lasciare perplessi, l’idea che può farsi chi non lo conosce è quella di una superficie indicata più per un capannone industriale o per un’attività commerciale che per spazi abitativi. Invece con la tecnica del cemento cerato si ottengono pavimenti unici, con tinte unite cangianti di grande effetto e con uno spessore di pochi millimetri.

Il cemento cerato è una miscela di cementi finissimi e minerali in granuli, addizionati con ossidi naturali e cellulose che va preparata con sola aggiunta di acqua. L’impasto va usato entro due ore dalla preparazione ed il lavoro non può essere interrotto: quando si inizia la stesura bisogna arrivare in fondo, altrimenti il congiungimento di applicazioni effettuate in tempi diversi rimane in evidenza.

Altro aspetto importante riguarda le carteggiature che seguono ogni applicazione, per eliminare le “creste” lasciate dalla manara, ma non i segni delle passate che valorizzano il pavimento: anche con un’efficace aspirazione, si produce un polverino finissimo e, se il lavoro viene eseguito in una casa abitata, bisogna provvedere a sigillare ermeticamente gli altri locali. Questi pavimenti vanno realizzati su pavimenti privi di umidità per scongiurare la formazione di cavillature o diseguaglianze di colore tra zone umide ed asciutte, evitando che sulla superficie batta il sole diretto attraverso i vetri, in assenza di correnti d’aria, e mantenendo nel locale una temperatura uniforme e costante, meglio senza accendere il riscaldamento.

Cemento cerato – L’applicazione

cemento cerato
Sul pavimento ripulito viene steso uno speciale lattice monocomponente a base di resine in dispersione acquosa che ha la funzione di fare da consolidante, rendere il supporto impermeabile e favorire l’adesione della successiva copertura.

Dopo aver applicato una striscia di primer abbastanza larga vi si sovrappone la rete di fibra di vetro e la si ripassa con altro primer steso a rullo. Si procede in questo modo fino a completamento della superficie.

Il prodotto in polvere che costituisce la base del pavimento vero e proprio è un livellante colorato (qui grigio perla) che va impastato solo con acqua pulita nella misura di 7 litri per 25 kg per ottenere una consistenza giustamente cremosa. Un eccesso di acqua riduce la consistenza e la capacità di aggrappo; lo si stende con ampie passate di manara liscia, ben uniformate.

A prodotto asciutto si esegue la carteggiatura con macchine levigatrici, si aspira e si stende la seconda mano di cemento cerato. Si ripete la carteggiatura e l’aspirazione della polvere. Infine si applica la cera: un’operazione che si effettua a mano dopo averla riscaldata a bagno maria (per ottenere un risultato migliore) o, in alternativa con macchinari professionali per superfici ampie.

 

 

La pastina di cemento con resina

In alternativa all’applicazione della cera possiamo standere, trascorse almeno 48 ore, una resina epossidica trasparente stesa a rullo, meglio in due mani, che rende la superficie impermeabile e facilmente pulibile. Questa tecnica viene definita pastina di cemento