Un cavalletto per pittura fai da te richiudibile che permette di dipingere a tavolino stando comodamente seduti, fatto con listelli di ramino e provvisto di piedini antiscivolo
Il bricolage non è soltanto fatto di costruzioni, riparazioni, manutenzioni: spesso sconfina nel campo artistico, basti pensare agli esclusivi oggetti realizzabili attraverso la tornitura e la fresatura, alla scultura del legno, alla lavorazione dell’argilla e a molte attività decorative. In un certo senso, anche la pittura può essere annoverata tra queste, in fin dei conti il pittore fa qualcosa “da sé” attraverso la manualità, copiando o inventando di sana pianta i soggetti delle sue opere. Andiamo a realizzare un cavalletto pittura fai da te pieghevole e da tavolo, costruito per supportare le tele durante la creazione dei nostri quadri.
Il vero punto a favore di questo cavalletto pittura fai da te, realizzato utilizzando listelli di ramino, è la possibilità di usarlo stando comodamente seduti a tavolino (ancora più comodo se la tela non è particolarmente grande). Si tratta di un accessorio abbastanza semplice da realizzare, in pratica si realizzano due telai incernierati uno sull’altro: uno più piccolo a U che costituisce la base di appoggio sul piano e uno più grande, rettangolare, che supporta la tela su un piedino di appoggio. Chiuso occupa pochissimo spazio: due dadi a farfalla permettono di aprirlo e bloccarlo nella corretta inclinazione quando dev’essere utilizzato.
Cosa occorre per realizzare il cavalletto pittura fai da te
Listelli in ramino da 20×35 mm: 2 lunghi 270 mm; 1 lungo 314 mm; 2 lunghi 500 mm; 2 lunghi 550 mm;
1 listello in ramino da 10×30 mm lungo 350 mm;
1 listello in ramino da 10×20 mm lungo 350 mm;
12 viti per legno da 3×40 mm;
2 viti per legno da 3×30 mm;
4 viti per legno da 3,5×16 mm;
2 viti a testa svasata con cava esagonale M6x50 mm;
2 rondelle per viti da M6;
4 tappini in gomma Ø 24 mm;
2 dadi a galletto per viti M6.
Preparare le unioni fisse e mobili
I quattro listelli più lunghi vanno arrotondati a un’estremità tracciando l’arco col compasso.L’arrotondamento si esegue facilmente con platorello munito di disco abrasivo.Si allineano le parti arrotondate di due listelli (C1/D1 – C2/D2), si stringono in morsa e si fora passante con punta Ø 7,5 mm.I fori vanno svasati sul lato interno dei listelli C1 e C2 per incassare le viti a filo piano.Per comporre il telaio, le parti a contatto vanno cosparse di colla e i listelli vanno serrati in morsetti angolari per cornici; successivamente si praticano coppie di fori con una punta Ø 3 mm, attraversando interamente il primo listello.Si svasano i fori per incassare le viti a filo piano.Si uniscono stabilmente i listelli con viti Ø 3×40 mm.
Cavalletto pittura fai da te: assemblaggio dei due telai e del “piedino”
Tempo richiesto: 1 ora
Comporre la base del cavalletto
Per comporre la base del cavalletto si avvitano i listelli C1/C2 al listello trasversale A1 con viti Ø 3×40 mm; il listello A2 va avvitato alla quota indicata nel disegno.
Avvitare i tappini in gomma
Dopo aver composto la base bisogna capovolgerla e avvitare i tappini in gomma utilizzando viti da legno Ø 3,5×16 mm.
Comporre la parte mobile del cavalletto
La parte mobile del cavalletto è composta dai listelli D1/D2 avvitati alla traversa B, sempre con coppie di viti Ø 3×40 mm.
Inserire i due telai uno nell’altro
I due telai vanno inseriti uno nell’altro con le estremità stondate allineate, nei cui fori svasati (dall’interno) si inseriscono le viti M6x50 mm che vanno serrate dall’esterno con dadi a farfalla, interponendo una rondella.
Disporre il listello porta tela
A questo punto si avvita il listello F ai listelli D1/D2 (viti Ø 3×30 mm) alla quota indicata nel disegno; si stende poi un filo di colla sul bordo inferiore del listello E e lo si incolla al listello F.
Attendere la stabilizzazione dei listelli E e F
L’assemblaggio dei listelli E ed F va lasciato stabilizzare per 24 ore serrando i pezzi tra morsetti e ripulendo all’istante la colla che fuoriesce con uno straccio umido.
Servirsi della manopola per bloccare il cavalletto
La manopola blocca il cavalletto pittura fai da te in posizione aperta o chiusa.
Installare una piccola tettoia sopra l’ingresso di casa non è particolarmente impegnativo: vediamo come fare
In una giornata piovosa, può capitare di arrivare davanti alla porta di casa con le borse della spesa e l’ombrello aperto, senza avere a portata di mano le chiavi per entrare: l’affannosa ricerca nelle tasche con le mani già impegnate a sorreggere riparo e sporte vanifica lo sforzo fatto per evitare di bagnarsi
E’ già un buon motivo per pensare montare una pensilina all’ingresso, una copertura perenne che offra riparo in circostanze simili; se consideriamo poi che una pensilina salvaguarda la stessa porta dalle intemperie e dai cocenti raggi solari, che impreziosisce l’estetica della casa e che possiamo acquistarla in kit nei centri di bricolage e montarla da soli, diventa una scelta irrinunciabile.
Robusta struttura in kit
Nel kit c’è tutto ciò che serve per realizzare la struttura, che deve poi essere completata con i canali di raccolta dell’acqua piovana e la copertura, che può essere fatta anche con tegole canadesi, più leggere di quelle tradizionali, aggiungendo un adeguato supporto.
Per l’installazione vera e propria, da buoni fai da te, bisogna procurarsi barrette filettate M10 con dadi e rondelle, tasselli a calza per foro da 12 mm ed ancorante chimico per il fissaggio a muro.
Per il sottotetto della pensilina sono necessarie 20 perline 1000×100 mm, sezione 10 mm, un listello 2000x85x60 mm, viti 4×45 mm, chiodini senza testa 1,4×30 mm; inoltre, 2 piastrine 150×40 mm da sagomare e fissare a muro e montanti, affinché il peso della pensilina non abbia a gravare soltanto su di essi.
I montanti, composti da tre travetti ciascuno, si assemblano a secco, senza bisogno di colla, grazie ad un pratico sistema di incastro a puzzle molto preciso che ripartisce intelligentemente le sollecitazioni del peso che sono preposti a sostenere.
Astuzia e precisione
Non sono necessarie opere di demolizione per murare zanche o altri rinforzi da annegare nella muratura, sono sufficienti tre fori per lato per il fissaggio dei montanti, dopo aver misurato con esattezza la centratura rispetto alla porta e l’altezza più opportuna.
E’ indispensabile che i montanti si trovino a piombo ed alla stessa altezza, pertanto prima di praticare i fori passanti nel primo montante, lo si accoppia ad una striscia di compensato di uguale lunghezza, tenuta ferma con alcuni giri di nastro per mascheratura; forando anch’esso, si ottiene una maschera che consente di ripetere i fori sul secondo montante in maniera identica e di riportare l’esatta corrispondenza in facciata, per la collocazione dei tasselli.
Gli arcarecci devono sporgere di uguale misura dai montanti e, per valutare correttamente il loro interasse, occorre procurarsi la copertura prima di effettuarne il montaggio.
La sicurezza del tassello chimico
Si esegue una foratura preliminare con una punta da 6 mm di diametro, per agevolare la foratura definitiva senza sgretolare eccessivamente l’intonaco.
Dopo aver allargato il foro si inserisce la calza, verificando che la profondità permetta l’appoggio del collare al muro, per poi riempirla con l’ancorante chimico usando una pistola per estrudere.
La barra filettata va introdotta con delicatezza, ruotandola per impastarla con l’ancorante; la quantità che fuoriesce va prontamente rimossa, avendo cura di non sporcare la parte di filetto che deve affiorare dalla muratura.
A lavoro ultimato, si lascia che l’ancorante faccia presa per alcune ore.
Fissare i montanti e distanziare gli arcarecci
Ad avvenuta presa dell’ancorante si montano gli elementi portanti calzandoli sulle barre filettate e serrando bene con dadi e rondelle.
Prima di collegare gli arcarecci bisogna tracciare gli interassi e le sporgenze laterali; le viti, comprese nel kit, permettono il fissaggio intercettando i montanti.
Considerato il peso delle tegole conviene sagomare una piattina con la giusta angolazione per essere fissata al muro ed alla parte superiore dei montanti, in modo da alleggerire lo sforzo che graverebbe soltanto su di essi e contrastare la tendenza dell’insieme a protendersi verso l’esterno.
Sottotetto e ritocchi finali
Le perline, materiale tipicamente fai da te, che formano il sottotetto si inchiodano agli arcarecci; la chiodatura rimane meno evidente se si inseriscono i chiodi nel dente delle perline stesse, incassandoli poi con un punzone.
I punti di fissaggio al muro si ricoprono con pastiglie ricavate da un tondino di legno, rifinendo con stucco ed una leggera levigatura.
Una guida completa che illustra come costruire una chitarra elettrica partendo da zero
Ai figli non si dice mai di no, ma Marco Pierandrei si deve essere chiesto più volte per quale motivo aveva acconsentito alla richiesta di costruire una chitarra elettrica con le sue mani. Suo figlio Federico, chitarrista per hobby, aveva trovato un interessante progetto su internet da modificare leggermente per ottenere una tastiera a 24 tasti anziché 22 e una migliore suonabilità degli acuti.
Così Marco, che non avrebbe mai pensto di intraprendere la carriera di liutaio, si è messo alla ricerca delle migliori tavole di mogano e acero, delle meccaniche, dell’elettronica e soprattutto, dei principi che presiedono al funzionamento di uno strumento musicale.
La precisione degli incastri, ad esempio, tra manico e corpo è fondamentale: dalla posizione dello scasso per alloggiare il manico dipende l’altezza delle corde sulla tastiera, ma anche la scala del diapason, cioè la distanza che intercorre dal capotasto (quello più vicino alla paletta) al ponte, situato sul corpo della chitarra. Tutte lavorazioni con tolleranze inferiori al millimetro che, se non rispettate, portano all’impossibilità di accordare correttamente la chitarra.
L’operazione più delicata e importante di tutta la costruzione è il posizionamento dei tasti di ottone (la misura che separa un tasto dall’altro deve essere rispettata al quarto decimale), perciò Marco si è rivolto a un liutaio di professione il quale ha provveduto a eseguire questa lavorazione. Costruire una chitarra elettrica patendo da zero è, essenzialmente, una vera sfida contro l’ignoto, ma è possibile portarla a termine con successo.
Progettare una chitarra elettrica
Corpo chitarra in legno massello
Il corpo della chitarra è composto da due tavole massicce, spesse 50 mm, accostate in modo che la giunzione cada proprio sulla mezzeria. La posizione dei due pezzi viene variata fino a trovare la massima simmetricità tra le venature.
Con la toupie si fresano le scanalature a sezione quadrata che servono per ottenere una solida unione. Le due tavole hanno una forma simmetrica, ma la lavorazione è capovolta (pieni al posto dei vuoti).
Si tagliano le porzioni di tavola necessarie a contenere il corpo della chitarra e si uniscono a secco per controllare la precisione dell’incastro. L’ortogonalità è fondamentale per ottenere un pannello perfettamente planare.
Le eventuali piccole fessure della giunta si colmano impastando un po’ di fine segatura di mogano nella colla. A questo punto della realizzazione occorre chiedere aiuto a un falegname per poter spianare il pannello con una pialla professionale di adeguata larghezza.
Con la sagoma di compensato si traccia il profilo della chitarra sulle tavole di mogano, rispettando la posizione della mezzeria e ponendo il lato migliore della fiammatura sul frontale: la cassa armonica infatti non è simmetrica, ma ha un incavo più profondo in basso per permettere alla mano sinistra di raggiungere i tasti delle note più acute.
Con un paziente e faticoso lavoro al seghetto alternativo si scontorna il corpo della chitarra fai da te e con successive passate alla fresa si rifiniscono i bordi seguendo il profilo della sagoma di compensato fissata provvisoriamente al mogano. L’ultimo passaggio è affidato alla levigatrice a tamburo con la quale si eliminano tutte le asperità.
Il nostro liutaio far da sé ha dovuto inventare alcuni stratagemmi per incidere in modo preciso gli scassi necessari ad accogliere il manico e i pick-up della chitarra: con due listelli paralleli ha definito l’area allineadoli secondo l’asse della chitarra e con un blocchetto di legno ne ha calibrata la larghezza. Le guide, piallate con precisione, fanno da appoggio per il trapano a guida parallela che permette di incidere fori perfettamente verticali.
Realizzare gli scassi per le parti meccaniche
Il trapano, attrezzato con una punta Forstner, ha compiuto il grosso del lavoro, ma è necessario ancora spianare i bordi con una fresatrice sulla quale è montato un utensile cilindrico: con passate leggere si asporta il legno inciso dalla punta centratrice della Forstner e si spianano le facce verticali.
Gli angoli, dove la punta non può arrivare, si squadrano con uno scalpello affilato seguendo la tracciatura di allineamento già utilizzata per collocare la dima di foratura
Con lo stesso sistema si aprono gli scassi per i pick-up, cioè i dipositivi elettronici da montare sotto le corde che captano le vibrazioni e le trasmettono all’amplificatore. La cornice metallica alla quale sono fissati fa da dima di foratura.
Sotto le chitarre elettriche è presente un vano in cui sono contenuti il corpo dei potenziometri, i selettori dei pick-upe l’elettronica necessaria per l’amplificazione. Per realizzare la forma ovale si prepara una sagoma di compensato, da seguire con la fresa per scontornare, munita di un cuscinetto d’appoggio nella parte superiore.
Una volta scavato il perimetro, la parte interna si svuota con le punte Forstner, affondando nel legno fino a lasciare un fondo di spessore modesto e quindi di facile attraversamento per il passaggio dei perni dei potenziometri. In alto si notano i quattro fori necessari per fissare il manico al corpo della chitarra.
Nell’ansa bassa, in corrispondenza del vano per l’elettronica, si pratica un foro per il montaggio del jack con il quale si collega la chitarra all’amplificatore.
Il corpo della chitarra si deve adattare a quello del musicista, quindi in certi punti è opportuno arrotondare gli spigoli o incavare le anse per favorire una corretta impugnatura. In questo strumento sono presenti due aree modificate: una è in corrispondenza della zona dove si appoggia l’avambraccio destro. Si tratta di una semplice spianatura inclinata all’indietro e si esegue partendo da una linea di riferimento tracciata con nastro adesivo.
Più complessa è la lavorazione della parte posteriore dell’ansa, nel punto a contatto con il costato, dove si deve asportare il legno secondo una superficie curva assimilabile a una conica. Massima attenzione va prestata al senso delle venature, per evitare di “strappare” le fibre del legno.
La tastiera della chitarra elettrica
L’incavatura posteriore si rifinisce con una raspa e, a seguire, con carte abrasive di grana via via più fine per eliminare tutti i segni lasciati dagli utensili precedenti.
Con una buona sega a nastro si scontornano il manico e la paletta seguendo il disegno tracciato e poi, ruotando di 90° il travetto, si pratica un taglio inclinato di 15° per ottenere il piano della paletta.
Il manico si arrotonda nella parte inferiore usando la fresatrice con un utensile a quarto di tondo. Con la rasiera e molta pazienza si raccordano le imperfezioni lungo la linea dello spigolo tenendo il legno bloccato con due morsetti.
Sulla paletta si incidono i sei fori necessari per il montaggio delle meccaniche per tendere le corde. I pirolisporgono dal foro mentre le chiavette sono fissate sulla faccia inferiore con piccole viti.
Terminata la rifinitura si pratica la fresatura al centro del manico per il passaggio della truss rod, una barra metallica con l’estremità filettata necessaria a contrastare la trazione delle corde. Al termine si spalma la faccia superiore di colla.
Si adagia la tastiera di ebano, già munita delle incisioni necessarie all’inserimento dei tasti, ma ancora priva delle parti metalliche. Dopo aver controllato con precisione l’allineamento si mettono sotto pressione le parti fino ad asciugamento completo.
Una volta intagliato l’incastro per alloggiare il manico, si deve stabilire la distanza cui dovrà essere fissato il ponte e rispettare così la scala del diapason, cioè la distanza tra il capotasto e il ponte. Questa misura e la distanza tra i tasti sono strettamente correlate e dalla loro precisione dipende l’esatta altezza delle note emesse dalla chitarra.
Il corpo completo degli scassi per le mascherine dei pick-up e le forature del ponticello, richede ancora una serie di fori per il passaggio delle corde e l’incisione di una scanalatura, sul lato inferiore, per fissare il coperchietto che ne copre le estremità.
Montaggio tasti e meccaniche
Una delle operazioni più delicate è la realizzazione della tastiera: si inseriscono i tasti di ottone nelle incisioni dell’ebano, realizzate da un liutaio professionale, e si allineano con estrema precisione usando un righello metallico.
Il corpo e la tastiera della chitarra, ancora separati, si levigano accuratamente con carte abrasive via via più fini e si trattano con un paio di mani di vernice turapori. Le “effe” si eseguono con la tecnica dello stencil, usando vernice nera alla nitro.
La finitura del legno è affidata a più mani di vernice trasparente alla nitro. Anche il retro del manico si vernicia allo stesso modo, isolando accuratamente la tastiera con nastro da carrozziere per evitare di sporcarla. Lo spessore della vernice deve essere tale da sopportare a lungo l’abrasione e i colpi di plettro.
A vernice perfettamente asciutta si termina il montaggio delle parti elettroniche, pick-up, comandi di accensione e potenziometro del volume, ponticello, pomelli della tracolla e, per finire, il manico.
Tutti i pezzi pronti per l’assemblaggio finale.
Ora che abbiamo imparato a costruire una chitarra elettrica non possiamo far altro che goderci appieno questo fantastico strumento!
Consigli per l’acquisto di una chitarra elettrica per iniziare a suonare
I vantaggi per chi possiede una lavapavimenti saltano all’occhio: non bisogna più bagnarsi le mani e si risparmiano acqua, detersivo e soprattutto fatica. Ma ogni tanto bisogna fare un po’ di doverosa manutenzione
Tra i lavori domestici più faticosi (e necessari) c’è la pulizia dei pavimenti. In nessuna casa manca una lavatrice o un frigorifero, ma l’operazione di lavare i pavimenti con una macchina non ha ancora preso piede. Eppure la lavapavimenti a spazzole per uso casalingo dà risultati eccellenti in tempi rapidi e assicura un livello di igiene che il lavaggio a mano con lo straccio non potrà mai raggiungere. Ma come funziona una lavapavimenti e perchè è importante effettuare la sua manutenzione nel tempo? Questa macchina lava sempre con acqua pulita, contenuta in un serbatoio posto sul manico, e raccoglie quella sporca in una vaschetta separata, per cui, passaggio dopo passaggio, il risultato risulta evidente dalla qualità dell’acqua sporca che rientra con l’apposito tubicino di raccolta.
La lavapavimenti Floorwash funziona grazie a un motore a induzione da 300 W, nascosto dentro il rullo gommato centrale, che mette in rotazione in senso opposto due spazzole cilindriche e il rullo stesso tramite una cascata di ingranaggi. L’acqua pulita, con o senza detersivo, finisce direttamente sul pavimento, tra i rulli, grazie a un distributore a ugelli multipli. Le spazzole entrano in tutti gli anfratti e nelle fughe tra le piastrelle e, ruotando velocemente, spruzzano l’acqua sporca sul cilindro gommato che, a sua volta, la deposita nella vaschetta di raccolta tramite una lama di metallo.
Non è più necessario piegare la schiena e bagnarsi le mani di acqua saponata, né aspettare a lungo che il pavimento si asciughi: i rulli asportano quasi tutta l’acqua lasciando il pavimento appena umido. Solitamente queste macchine sono robuste e raramente hanno bisogno di riparazioni ma la manutenzione della lavapavimenti, a seconda dell’entità di utilizzo (e della rugosità) del pavimento, potrebbe richiedere la sostituzione delle spazzole causa usura, anche se nella maggior parte dei casi gli unici interventi richiesti sono l’occasionale pulizia profonda della macchina. Nella dotazione sono compresi: le spazzole medie già montate, un set di spazzole morbide per i tappeti e uno con le setole più dure per superfici ruvide.
Per effettuare una manutenzione della lavapavimenti bisogna innanzitutto aprire il coperchio superiore, quest’ultimo si apre spingendo la levetta di chiusura verso l’interno. Su un lato è visibile il tubo che porta acqua pulita e detersivo, mentre anteriormente è presente una finestrella trasparente attraverso la quale si può osservare il raschiatore del cilindro in azione.
Posizione della vaschetta di recupero per l’acqua sporca
La vaschetta di recupero per l’acqua sporca si innesta su due pioli posti nella parte inferiore dello chassis e su due battute arcuate poste a lato del cilindro di gomma. La vaschetta richiede una frequente pulizia e un controllo dello stato del raschiatore di lamiera.
Smontare il manico
Togliendo un paio di viti e il tubicino di gomma si smonta il manico con il serbatoio per l’acqua in modo da poter maneggiare più agevolmente la lavapavimenti e fare manutenzione delle parti interne.
Aprire il coperchio laterale per raggiungere la parte elettrica
La parte elettrica si raggiunge smontando il coperchio laterale: ci sono numerose viti a croce da svitare sulla periferia del telaio, sulla parte destra.
Composizione della parte elettrica
Sotto il coperchio ci sono le parti sotto tensione, per cui è indispensabile accertarsi sempre di aver sfilato la spina dalla presa prima di aprire. Si notano sulla sinistra il condensatore per l’avviamento del motore a induzione da 300 W e sulla destra il microinterruttore per l’avviamento e la sicurezza antiribaltamento.
Pulire e lubrificare le parti in movimento
In quest’area si possono accumulare residui e umidità che rischiano di bloccare il movimento delle biellette a cui sono collegati il pedalino di avviamento e la rotella di sicurezza che spegne la macchina se viene sollevata. Dopo la pulizia si provvede a lubrificare i perni e le parti in movimento.
Allentare la vite per sbloccare la spazzola
La macchina ha in dotazione tre serie di spazzole di diversa durezza adatte per pulire rispettivamente tappeti (le più morbide), piastrelle lisce e pavimenti irregolari. Si sbloccano semplicemente allentando la vite che blocca in posizione il perno esagonale centrale.
Sfilare il perno dalla sua sede
Il perno viene sfilato dalla sua sede e le spazzole sono libere. Questa stessa operazione va fatta per trasformare la macchina da lavapavimenti a battitappeto: rimosso il carter di destra, trattenuto da alcune viti con taglio a croce, si accede al sistema di sostegno dei rulli e si estrae la barra esagonale inserita tra i mozzi dei cuscinetti e messa in rotazione da un ingranaggio. Sfilando la barra con l’aiuto di una vite, usata come un estrattore, si libera il rullo e si sostituisce la spazzola.
Sostituire la spazzola
Una volta privata del perno, la spazzola esce senza difficoltà dal suo alloggiamento e può essere sostituita con un’altra. Tutte le manovre necessarie per sostituire i rulli si eseguono smontando solo il carter destro della macchina. Sotto il sinistro sono collocati gli ingranaggi che collegano tutti i rulli all’uscita del motore, nascosto all’interno del grosso rullo di gomma.
Pulire accuratamente prima di rimontare le spazzole
Prima di rimontare le spazzole si puliscono accuratamente gli spazi attorno ai mozzi per eliminare i residui che si accumulano durante il lavaggio del pavimento.
Sono 3 milioni, il 13,4% del totale, i lavoratori che operano per la sostenibilità ambientale; l’occupazione green nel 2018 è cresciuta rispetto al 2017 di oltre 100mila unità, con un incremento del +3,4%: questi i dati che emergono dal rapporto GreenItaly, realizzato dalla Fondazione Symbola e Unioncamere, divenuto da anni il punto di riferimento per il mondo di chi vuole unire professione e sostenibilità. Risparmio energetico e sostenibilità ambientale sono le competenze più richieste per trovare lavoro, hanno superato anche le competenze digitali, l’indicazione è precisa: il futuro del lavoro è nelle professioni verdi. Basti pensare all’agenda 2030, il programma d’azione per lo sviluppo sostenibile sottoscritto dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, e a quanto incluso nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, redatto dal nostro governo, che al secondo punto mette la rivoluzione verde e la transizione ecologica. Ecco alcune delle qualifiche green più richieste: il cuoco sostenibile che, oltre a fare piatti gustosi, deve saper prestare attenzione ai marchi di qualità, alle produzioni biologiche e a chilometro zero e, soprattutto, deve ridurre gli sprechi e riciclare al massimo. L’installatore di rete elettrica a migliore efficienza, un elettricista che, mantenendo un continuo aggiornamento sulle novità tecniche, tecnologiche e normative, installa pannelli fotovoltaici con competenze sull’efficienza energetica e le energie rinnovabili. Il meccatronico green che sostituirà i meccanici e gli elettrauto, questo dal 2023, e contribuirà a fare un importante passo avanti verso la sostenibilità del settore automobilistico, grazie alle sue competenze di elettronica, meccanica e informatica. L’installatore di impianti di condizionamento a basso impatto ambientale capace di consigliare e montare condizionatori performanti in termini di comfort e di bolletta. Per non parlare di un ritorno alla terra da parte di tanti giovani che, maturate nuove competenze teoriche, avviano aziende agricole impegnate nel biologico, settore in cui l’Italia primeggia in Europa con una crescita importante della richiesta. Tutti lavori molto specialistici e green per l’appunto, che prevedono tra l’altro l’attività manuale, a conferma che, anche nel meraviglioso progresso evolutivo in ogni settore, non si potrà, a breve e forse mai, rinunciare al saper fare con le mani. Salta subito agli occhi che questi lavori devono conciliare tante competenze e la capacità di visione d’insieme. Sicuramente lavori di cui si possono misurare i risultati traendone gratificazione e per cui occorre essere specializzati ed eclettici, in grado di mettere a frutto competenze varie, proprio come i fardasé.
Leader europeo nella produzione di sigillanti, schiume poliuretantiche e adesivi, Soudal sponsorizza una tra le piu’ promettenti squadre di questa stagione ciclistica: la Lotto Soudal
La Lotto Soudal, squadra maschile belga di ciclismo su strada, si presenta al via della nuova stagione, e al Giro d’Italia, notevolmente rinforzata rispetto alle precedenti annate. L’obiettivo è vincere e il team non ha di certo deluso in questo inizio di stagione: due secondi posti, alla Tirreno-Adriatica e alla Milano-Sanremo, e due primi posti, uno alla tappa d’apertura e uno alla chiusura della Vuelta a Catalunya. Il legame di sponsor tra Soudal e la squadra ciclistica inizia nel 2015, con costanza il team cresce e arrivano le prime soddisfazioni.
Una vittoria memorabile è stata quella di Tiesj Benoot alla World Tour Strade Bianche nel 2018, seguita dalle molteplici vittorie di tappa nei principali Grand-Tours come il nostro Giro d’Italia e lo storico Tour de France conquistate da Caleb Ewan, Thomas De Gendt e Tim Wellens. Sempre nel 2018 la Soudal sceglie di rinnovare l’impegno con la squadra, rafforzandone gli investimenti e diventando quindi sponsor principale del team, sempre insieme alla belga Nationale Loterij. Le nuove livree della squadra riportano infatti il brand Soudal in prima posizione: Lotto Soudal.
Soudal è inoltre sponsor della squadra di MBK Soudal-Lee Cougan, una squadra tutta italiana che dal 2017 è Top Race Team: la squadra ciclistica professionistica della Toscana che conta diversi atleti nella Nazionale Italiana e tra i nuovi acquisti l’ingresso in squadra di Pietro Patuelli, Andrea Coruzzi e Aleksei Medvedev, ex campione europeo e atleta che conta ben 12 partecipazioni al mondiale.
Soudal è il più grande produttore europeo indipendente di sigillanti, schiume poliuretaniche e adesivi per utenti professionali e privati. È un’azienda familiare belga, con sede a Turnhout, fondata da Vic Swerts nel 1966 e diventata un attore internazionale di grande esperienza nel settore con 20 stabilimenti produttivi in 5 continenti e uffici commerciali in 138 Paesi diversi in tutto il mondo. Una visione a lungo termine per l’innovazione, con notevoli investimenti in ricerca e sviluppo, nonché adattamenti alle esigenze del mercato locale, hanno portato al successo del Gruppo che offre, su tutti i suoi canali di vendita, la possibilità di trovare gamme e sistemi completi e innovativi.
Grande concorso per i lettori di FAR DA SÉ
A causa del peggioramento della situazione sanitaria per il Covid-19, Soudal Italia non ha potuto realizzare il consueto evento per i propri clienti a Borgo di Pieve a Salti, nella splendida cornice della Val d’Orcia, che si augura di poter riorganizzare non appena la condizione sanitaria lo permetterà. La situazione non ha fermato però l’azienda e il suo spirito di iniziativa e di squadra.
Per festeggiare i 25 anni di Fix All, Soudal ha deciso di indire un concorso a cui siete tutti invitati a partecipare. Se ancora non lo conoscete, Fix All è un prodotto con caratteristiche uniche che garantisce una soluzione per ogni applicazione, la risposta perfetta alle esigenze di sigillatura, incollaggio e riempimento in interni ed esterni nelle costruzioni. I “magnifici cinque” di questa gamma sono: Fix ALL Crystal, Fix ALL High Tack, Fix ALL Flexi, Fix ALL Turbo, Fix ALL Xtreme Express.
Il concorso prenderà il via ufficialmente dal prossimo mese e verrà pubblicizzato sulle pagine di FAR DA SÉ. Ai lettori di FAR DA SÉ verrà richiesto di provare uno dei “magnifici cinque” e di fotografare un suo corretto o creativo utilizzo: in palio un’ampia gamma di prodotti Soudal e le divise ufficiali della squadra Lotto Soudal. Le modalità del concorso saranno ampiamente spiegate nel numero di giugno di FAR DA SÉ, intanto i nostri lettori comincino a documentarsi!
Al vertice della gamma proposta dalla casa tedesca, il decespugliatore GC-BC 52 I AS offre diverse soluzioni che ne agevolano l’utilizzo e ne garantiscono lunga durata
Quando la cilindrata del decespugliatore con motore a scoppio è elevata, come nel caso di questo modello dalle alte prestazioni, ideale è disporre del sistema di guida a manubrio, che permette di condurre l’elemento di taglio minimizzando la fatica nelle lunghe sessioni di lavoro, mantenendo sempre il massimo controllo anche sull’altezza di taglio. In questo modo, voltandosi indietro, al termine del lavoro, c’è di che esserne soddisfatti. Il decespugliatore GC-BC 52 I AS di Einhell, però, aggiunge a quanto detto altre interessanti peculiarità.
Innanzi tutto offre una notevole possibilità di regolazione della posizione dell’impugnatura e dell’attacco di sostegno, in modo che chiunque possa operare nelle migliori condizioni di comfort. Impugnatura e tubo esterno dell’asta di lavoro sono di alluminio, quindi l’insieme risulta molto leggero, sempre a beneficio del comfort; inoltre l’asta è separabile in due pezzi, cosa che agevola non poco il trasporto del decespugliatore. L’operazione è rapidissima: si svolge in pochissimi secondi, per merito del sistema di attacco Split Shaft di cui si avvale. E ancora, il sistema di trasmissione dell’asta ha supporti a entrambe le estremità, con grande beneficio nella durata degli organi in movimento.
Il motore a scoppio è un 2 tempi con cilindrata di 51,7 cc; si alimenta con miscela benzina/olio nel rapporto di 40:1 (per 1 litro di benzina verde mettere 25 ml di olio per motori a 2 tempi). Il motore ha un bassissimo tenore di vibrazioni, è dotato di accensione digitale, che assicura stabilità del regime di giri durante il funzionamento, e, oltre al Quick Start convenzionale con pompa manuale per il “cicchetto”, ha un innovativo sistema di regolazione automatica dell’aria Auto Choke. Il decespugliatore GC-BC 52 I AS di Einhell ha un prezzo consigliato al pubblico di euro 179,95.
Un progetto valido è quello che considera importanti anche i particolari che permettono di affrontare il lavoro con piacere: manubrio molto ampio, tante regolazioni e un sistema di sgancio rapido funzionale. Il serbatoio ha una capacità di 0,9 litri e ha fondo piatto in modo che il decespugliatore sia stabile durante le operazioni di rabbocco del carburante.In dotazione con il decespugliatore GC-BC 52 I AS c’è una lama a tre denti, una bobina completa di filo di diametro 2,4 mm, il sostegno a tracolla a doppia spalla con protezione sul fianco e una tanica graduata da un litro per fare la miscela.
Allestimento rapido per lavorare
L’impugnatura a manubrio si fissa con quattro viti a impronta esagonale.Lo schermo protettivo del tagliente ha il collare con un rilievo che va fatto corrispondere al foro presente sull’asta.Per l’unione, i due tronconi dell’asta devono essere allineati fra loro: fanno fede il perno a scatto (lato manubrio) e il foro laterale (lato testina).Quando la parte terminale dell’asta è giunta allo scontro, si rilascia il perno a scatto: ruotandolo, la molla lo spinge in battuta.A questo punto si può serrare la manopola del collare che rende solidali i due tronconi dell’asta.
Il cambio degli utensili nel decespugliatore GC-BC 52 I AS
Come sempre, in questo tipo di macchine, per la sostituzione dell’utensile da taglio, si devono rispettare alcune indicazioni, riguardo la disposizione di flange, spessoramenti e protezioni.
Applicare la menabrida
Sull’alberino dentato, in uscita dalla coppia conica, va applicata la menabrida, una spessa flangia con impronta complementare.
Installare la lama di precisione
La menabrida ha una sezione centrale, in rilievo, sulla quale la lama calza con precisione. Attenzione: per evitare di ferirsi, la lama va maneggiata con i guanti, a meno che non abbia la sua protezione in plastica.
Applicare la lama di pressione
Sulla lama si applica la piastra di pressione e sopra ancora la sua cupola di copertura.
Posizionare il dado M10
Nell’imboccare il dado M10 si tenga conto che il filetto è sinistrorso, quindi si avvita e stringe in senso antiorario.
Serrare il dado
Per bloccare la rotazione dell’alberino e permettere il serraggio del dado, si inserisce momentaneamente la brugola da 4 mm nel foro sul labbro della coppia conica, intercettando quello presente sul lato della menabrida.
Montare l’estensione della calotta protettiva
Quando si lavora con la bobina a filo, si deve montare l’estensione della calotta protettiva.
Montare la bobina
La bobina si monta direttamente sulla menabrida, tendo ferma la rotazione come descritto sopra. La bobina è di tipo a doppio filo, con rilascio automatico a pressione. Sulla protezione per taglio con filo c’è il risalto che mantiene la corretta lunghezza del filo. Il diametro di taglio è di 42 cm.
La manutenzione è essenziale per ottenere prestazioni al top dalla bicicletta, in ogni stagione e su qualsiasi percorso
La gamma di prodotti Bike è nata dalla collaborazione di WD-40 con un team di esperti del settore per garantire i migliori risultati nella manutenzione di ogni singola parte della bicicletta. Il Detergente rimuove rapidamente fango, polvere, catrame ed è sicuro da utilizzare su tutti i materiali come la fibra di carbonio, il titanio, l’alluminio, l’acciaio, il cromo, la gomma, la plastica e le superfici verniciate; si spruzza sulle parti, si passa un panno in microfibra umido e si risciacqua. Lo Sgrassante, a base di solventi, rimuove rapidamente olio, grasso e sporco dagli organi in movimento: non lascia residui e non richiede risciacquo.
Dopo averlo usato, è fondamentale lubrificare la catena e la gamma WD-40 Bike mette a disposizione 3 diversi prodotti: due specifici (per condizioni asciutte e per condizioni umide) e uno universale che, grazie alla sua formulazione al PTFE e alle sue proprietà lubrificanti, riduce l’attrito e l’usura della catena, preservandola nel tempo. Penetra nelle giunture lasciando una pellicola protettiva duratura, ideale per prevenire la corrosione.
Lubrificante Catena per condizioni asciutte è perfetto per chi percorre abitualmente terreni polverosi e asciutti: forma una pellicola protettiva antipolvere sulla catena. Lo Sgrassante scioglie ogni tipologia di sporco per una pulizia profonda di tutte le parti che può essere seguita da una passata con il Detergente per rendere la bicicletta come nuova. Lubrificante Catena per condizioni umide è invece indicato per chi si cimenta in percorsi fangosi o nell’utilizzo della bici in giornate umide e piovose, in quanto protegge la catena della bicicletta (ma anche i rapporti e le leve) dai fenomeni di corrosione.
All’ordine del giorno la transizione ecologica, uno dei primi obiettivi inseriti dal nostro governo nel programma di spesa dei fondi, in parte a fondo perduto e in parte a prestito, concessi dall’Unione Europea, che include, ovviamente, l’economia circolare. Ovvero il passaggio dall’attuale economia lineare, in cui non vengono presi in considerazione né l’impatto ambientale né il limite delle risorse naturali, a un’economia circolare che riutilizza tutto nelle sue fasi produttive operando in antitesi con la precedente. Solo per fare un esempio, rimanendo nel settore del verde, citiamo The Circle, un’azienda agricola che produce cibo in modo assolutamente innovativo e sostenibile grazie alla tecnologia dell’acquaponica, senza produrre alcun tipo di rifiuto e inquinamento. L’acquaponica è una tecnica con la quale vengono accoppiati l’allevamento di pesci e la produzione di ortaggi: l’acqua della vasca dove vivono i pesci, grazie a processi naturali, diventa un fertilizzante ottimo per le piante, un’acqua magica, ricca di nutrienti che fa crescere in modo rigoglioso le piante e l’acqua che non viene assorbita, grazie all’azione delle piante, può tornare nuovamente pulita ai pesci. Questa realtà davvero notevole www.thecircle.global , fondata da quattro giovani preparati e sensibili alle istanze dei tempi, ha creato una produzione che genera un ciclo virtuoso e sostenibile con 135 litri di acqua risparmiata per ogni kg di prodotto, 33 mila kg di CO2 risparmiata ogni anno all’atmosfera, una produzione per ettaro doppia rispetto alle coltivazioni tradizionali, lo 0% di emissioni inquinanti, nessun impiego di diserbanti, fertilizzanti di sintesi e antiparassitari. Una vera magia, un ritorno al passato quando davvero tutto veniva riutilizzato e il consumismo non c’era ancora, una via responsabile e obbligata che le aziende di tutti i settori dovranno intraprendere. Fa piacere notare che anche per il giardinaggio, come vedrete in questo numero, sono sempre di più i prodotti innovativi che vanno nella direzione della sostenibilità come concimi arricchiti con lana di pecora con un effetto nutritivo prolungato nel tempo e che rilasciano gradulamente l’acqua alle radici delle piante. O quelli realizzati con le alghe degli oceani, risorsa naturale e rinnovabile, raccolte dai depositi lasciati dalle maree, da sempre ottimo ingrediente per nutrire rapidamente le piante. La strada a marcia indietro per ripristinare un sano equilibrio tra l’uomo e la terra è lunga, ognuno deve fare la sua parte e, per chi si dedica al giardino, fondamentale e semplice è il riciclo degli scarti organici per fare del buon compost, ottimo fertilizzante.
La mansarda nell’immaginario di molti di noi porta a Parigi e al fascino dei suoi palazzi d’epoca che nel sottotetto hanno romantici appartamenti con finestre e affacci di vari tipi: la parola infatti deriva da mansarde, a sua volta tratta dal nome dell’architetto francese François Mansart (1598-1666) che progettò per primo questo elemento architettonico del tetto e la sua struttura. Un tempo erano sistemazioni poco apprezzate, più economiche o destinate al personale di servizio, perché bisognava salire tante scale, il tetto ovviamente non era isolato e le finestre erano piccole e davano poca luce. Oggi le cose sono decisamente cambiate: la mansarda, sia essa un’estensione di un appartamento all’ultimo piano o un’unità a sé stante, è qualcosa di molto ambito perché tutti gli svantaggi del passato sono stati superati.
Di conseguenza, nei palazzi d’epoca, si tende a trasformare in mansarde i sottotetti, ovvero lo spazio compreso tra il tetto e il solaio di copertura dell’appartamento all’ultimo piano: spazi non abitabili, destinati a camera d’aria per isolare l’ultimo piano dell’edificio o come magazzino comune nei condomini. Quasi sempre, per raggiungere le altezze previste dai regolamenti, il recupero prevede il rifacimento del tetto alzando il colmo e modificandone la pendenza, il rinforzo della soletta, la costruzione di pareti perimetrali leggere, ottime quelle in legno che non appesantiscono il carico sulla struttura dell’edifico. L’isolamento della copertura e del resto dell’involucro è fondamentale perché la mansarda non sia un inferno d’estate e una ghiacciaia d’inverno. Indispensabili anche l’installazione di un impianto di climatizzazione adeguato, di finestre coibentate e schermate per avere la giusta quantità di aria e luce che nelle mansarde è la zenitale, quella che viene direttamente dall’alto, costante durante tutto l’arco della giornata. Come affermava Le Corbusier, uno dei più influenti architetti dell’epoca contemporanea, “L’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico, dei volumi assemblati nella luce”; questo a sottolineare come l’architettura e la luce naturale siano dipendenti l’una all’altra. E in una mansarda la progettazione degli spazi in funzione della luce, come si può vedere nel bellissimo progetto di pagina 26, può dare risultati davvero sorprendenti.
el dossier del numero troverete una guida ben documentata per affrontare un intervento di questo tipo che non è certo una passeggiata in termini di progettazione, permessi/concessioni, denaro, ma che porta a un risultato vantaggioso da tutti i punti di vista. E, al di là del buon investimento che aggiunge valore all’immobile, c’è il piacere di essere inondati di luce di giorno, con tutti i benefici psicofisici che ciò comporta, e di notte, meraviglia, il godimento della vista del cielo stellato, quando c’è.