Bastano un pezzetto di piattina e un dado d’acciaio per unire la barra della chiave spezzata alla sua nuova impugnatura, ma bisogna saper tagliare, filettare, saldare e limare
Anche le chiavi più strutturate, quelle che si usano abitualmente nelle serrature a più punti, possono spezzarsi. Di solito accade quando le barre delle mandate esercitano attrito nelle loro sedi, quindi la chiave è sottoposta a forti sollecitazioni ogni volta che si apre e chiude completamente la serratura. In questi casi, il punto in cui si rompe più spesso è alla base dell’impugnatura, dove questa si unisce allo stelo. Ma riparare una chiave spezzata è possibile con un po’ di spirito fardasé.
Bastano appena tre quarti d’ora di lavoro per rimediare in modo ingegnoso all’inconveniente, ma in quel breve lasso di tempo si deve tagliare, filettare, saldare e limare dei pezzi in acciaio inox e questo richiede abilità e attrezzature non comuni. Provvidenziali i soliti pezzi di scarto da precedenti lavorazioni; in particolare un pezzo di piattina spessa circa 2 mm e un dado, entrambi in acciaio, meglio se inox.
Tagliare, filettare e bloccare
Tempo richiesto: 1 ora
Ricavare la piattina di acciaio inox
Con la segatrice da ferro si taglia un pezzo di piattina di acciaio inox, spessa 2 mm. Le dimensioni devono essere di circa 25×25 mm. Il lato libero, come si vede, è già stato ben arrotondato con la lima da ferro.
Saldare il dado M5 alla piastrina
Dopo aver arrotondato anche il lato tagliato, si salda alla piastrina un dado M5 in acciaio inox. In questa fase si deve garantire la verticalità della piastrina sul dado, mentre si effettua la saldatura. Questo tipo di presa nella morsa è d’aiuto e, in più, permette di levigare perfettamente la saldatura.
Filettare lo stelo
Con la filiera si filetta M5 lo stelo della chiave spezzata, bloccato nella morsa. Il tratto da filettare non è lungo: basta poco più dello spessore del dado in cui va avvitato.
Avvitare lo stelo al dado e forare la piastrina
Si avvita lo stelo della chiave spezzata sul dado lasciando allineata la piastrina con le ali della chiave. Allo scopo si sfrutta la morsa del trapano a colonna che ha un incavo dove appoggiare correttamente i due elementi. Quindi si pratica il foro per la spina e quello per appendere la chiave.
Fissare il tutto con una vecchia punta da trapano
Con il martello si forza una vecchia punta da trapano nella sede, poi si toglie ciò che cresce con la smerigliatrice.
Rifinire la giunzione
Si rifinisce la giunzione con la lima e si leviga con carta abrasiva telata a grana medio-fine.
Ha un’anima d’acciaio, dispositivi meccanici ed elettronici sofisticati, ma è rivestita con finiture di alto pregio sul lato esterno e su quello interno. Vediamo da cosa è composta e come montare una porta blindata
Le porte blindate del passato si presentavano imponenti, quasi minacciose nei confronti di potenziali ladri, piuttosto pesanti da manovrare; oggi sono eleganti, discrete, quasi “leggere” rispetto all’elevato livello di sicurezza raggiunto. Dal lato interno, possono rendersi quasi invisibili o arricchire le pareti facendo risaltare la loro presenza grazie a finiture esclusive di vario genere. Installare una porta blindata all’ingresso è la prima operazione che si compie nel tentativo di difendere la casa; nonostante a prima vista possa sembrare una porta “normale”, sotto il rivestimento nasconde una struttura di acciaio con diversi rinforzi e una serratura sofisticata che aziona in modo fluido vari punti di ancoraggio alla muratura. Ma come montare una porta blindata?
Prima di vedere come montare una porta blindata bisogna valutare se la muratura circostante garantisca un solido fissaggio del telaio, con zanche d’acciaio che penetrino nel muro per 10-15 centimetri: porta e muratura devono formare una barriera unica (anche dal punto di vista termoacustico). Una porta resistente inserita in una muratura debole non ha senso, ma lo stesso vale per la serratura, se può essere manomessa con relativa facilità. Come le porte, i cilindri e le serrature devono essere certificati antieffrazione e disporre di dispositivi antitrapano, antistrappo, antimanipolazione in funzione della classe cui appartiene la porta.
I ladri tentano di aprire le porte inserendo un particolare attrezzo nella fessura della porta e colpendolo con un oggetto rigido (key bumping): se i pistoncini scivolano oltre la linea di apertura, la serratura scatta e la porta si apre. Su molte porte blindate non recenti è possibile sostituire solo la serratura con una a cilindro europeo certificato antibumping. Non va dimenticato, al momento dell’acquisto o al termine dell’installazione, di richiedere tutte le certificazioni che la riguardano e la rispondenza alle normative.
Gradi di sicurezza delle porte blindate
In base al livello di sicurezza che una porta blindata può offrire, viene classificata la sua resistenza all’effrazione a seguito di test riconosciuti a livello europeo (UNI EN 1627): vengono testate le resistenze al carico statico, al carico dinamico, all’attacco simulato con vari attrezzi e le viene attribuita una classe da 1 a 6 in base ai risultati. Per un appartamento in condominio può bastare una classe 2, per una villetta serve una classe 3 o una classe 4.
CLASSE 1. La porta è in grado di resistere ai tentativi di effrazione da parte di uno scassinatore occasionale che utilizzi soltanto la forza fisica per cercare di aprirla o di scardinarla.
CLASSE 2. Oppone resistenza a chi tenti di forzare la porta con attrezzi quali cacciaviti, tenaglie, pinze regolabili o chiavi inglesi; la porta può resistere per un tempo compreso tra 3 e 15 minuti.
CLASSE 3. Può resistere per 5-20 minuti a uno scassinatore che utilizzi attrezzi manuali più complessi, come un piede di porco. Va bene a protezione di villette signorili.
CLASSE 4. La porta resiste ai tentativi di effrazione da parte di chi sia dotato di scalpelli, martelli, seghe, asce, cesoie e trapani elettrici a batteria per un tempo di 10-30 minuti.
CLASSE 5. Resiste a tentativi come quelli di classe 4 con l’impiego di attrezzi ancor più aggressivi, per un tempo di 15-40 minuti; è adatta per banche, gioiellerie, ambasciate, edifici militari.
CLASSE 6. Resiste a uno scassinatore esperto e attrezzato anche con utensili elettrici ad alta potenza per un tempo compreso tra 20 e 50 minuti; è adatta per tutte le situazioni precedenti e per impianti nucleari.
La struttura
Il controtelaio che viene fissato alla muratura tramite zanche o tasselli chimici è realizzato in acciaio pressopiegato, come pure il telaio della porta che viene avvitato a esso. Quest’ultimo è l’elemento che unisce l’anta al controtelaio in modo compatto e solidale. L’anta è collegata al telaio tramite robuste cerniere; la serratura aziona una serie di catenacci in acciaio e blocca la porta in diversi punti (lato di apertura, architrave e pavimento), inserendosi in fori predisposti nel telaio; in alcuni casi la porta può adottare anche rostri fissi dal lato delle cerniere. Il meccanismo è azionato dal cilindro protetto dal defender, una borchia di acciaio temprato vincolata al cilindro con viti passanti: a nulla varrebbe la struttura della porta se questo piccolo elemento non fosse complesso e difficilmente violabile.
Come montare una porta blindata
Tempo richiesto: 4 ore
Vediamo come montare una porta blindata partendo dall’intelaiatura fino al montaggio della porta e delle maniglie.
Fissare il controtelaio alla parete
Terminato il fissaggio del controtelaio alla parete, si rimuovono le squadrette agli angoli superiori che avevano il compito di irrigidirne la struttura.
Sistemare i dadi
Si sistemano i dadi in gabbia in modo che risultino successivamente centrati sul telaio.
Montare il telaio
È consigliabile effettuare il montaggio del telaio a terra, fissando la traversa superiore ai due montanti tramite squadrette metalliche. Se la porta è concepita per l’abbattimento acustico è presente anche una battuta inferiore da montare in seguito.
Montare le guarnizioni perimetrali
Si montano le guarnizioni perimetrali di gomma seguendo il contorno del telaio.
Montare il materiale insonorizzante sul controtelaio
Sempre per l’isolamento termoacustico, si montano i cuscinetti di materiale insonorizzante, provvisti di strisce biadesive, sul controtelaio.
Fissare il telaio al controtelaio
Si accosta il telaio al controtelaio e si procede al suo fissaggio, senza serrare a fondo le viti e badando che risulti bene in battuta con l’intonaco. Con un avvitatore munito di fresa a tazza Ø 24 mm si rimuove dai fori di chiusura il materiale isolante sottostante per poter poi inserire le relative boccole di rifinitura. Prima di montare la porta si ungono le cerniere con vaselina.
Posizionare la porta
Si posiziona il sollevatore porte dal lato cerniere del telaio e, sollevata la porta, la si avvicina al telaio, appoggiandola sul sollevatore, con un’angolazione di circa 60° rispetto al telaio. Facendo leva con il piede si solleva la porta e, quando le metà delle cerniere sono allineate, la si fa scendere su di esse.
Procedere con il montaggio della maniglia
I primi componenti da installare sono la prolunga del cilindro, il cilindro di servizio e il quadrello della maniglia. Sul lato interno si monta a scatto la placca, la maniglia e il pomolo dello scrocco; si monta la placca circolare e la manopola di comando del cilindro di servizio.
Fissare la maniglia
La maniglia si fissa al quadro tramite un grano; lo stesso vale per il pomolino inferiore.
Installare il cilindro di servizio
Si ripete l’operazione per il cilindro di servizio e si testa il corretto funzionamento dei meccanismi da questo lato. Sul lato esterno è previsto un pomolo fisso, da avvitare sul perno; si inserisce la chiave di servizio nella serratura, si prova il funzionamento del defender e si procede con la regolazione nel registro dell’aria tra anta e telaio. La perpendicolarità della porta si verifica dando le tre mandate alla serratura e accostando la porta.
Serrare tutte le viti di fissaggio
Terminate le regolazioni si serrano tutte le viti di fissaggio e si montano cappucci, tappi, battuta acustica inferiore.
Con la gamma di utensili da taglio e perforazione diamantati, Fervi si propone come marchio di riferimento per hobbisti e per professionisti
Quando bisogna lavorare su materiali molto duri, come marmo e granito, non conta tanto la bontà della macchina, quanto piuttosto la disponibilità di utensili all’altezza della situazione. Il catalogo di Fervi è tra i più completi quanto a utensili, accessori, macchine e, tra le oltre 8.500 referenze, comprende una ricca gamma di utensili diamantati per la lavorazione di tutti i materiali ceramici e lapidei; le punte diamantate con attacco da 1/4” e con inserto a cambio rapido, a seconda dei modelli e dei materiali, possono essere utilizzate sia a secco sia ad acqua o con cera refrigerante naturale, progettate e realizzate per poter lavorare in rotazione alternata in senso orario e antiorario.
Sono disponibili con attacco esagonale da 9,5 e 12,5, con filetto M14, a gambo tondo da 6 mm, con un’altezza del diamante variabile da 2 a 15 mm e con una grana da 30 a 60. Una serie completa di dischi da taglio integra il catalogo utensili diamantati, con modelli a corona continua, con la linea “professional” e con i dischi ventilati a segmenti o turboventilati, che presentano un’altezza del diamante da 5 fino a 10 mm.
Sul sito Fervi è disponibile il catalogo completo dei prodotti (circa 600 pagine), suddivisi per tipologia e ricercabili singolarmente attraverso un indice alfabetico; è anche possibile individuare a livello nazionale il punto vendita più vicino a cui rivolgersi per l’acquisto.
Accessori diamantati
Serie punte/tazze a corona continua, uso ad acqua, Ø 6-8-10 mm, attacco esagonale 9,5 mm, lunghezza 56 mm, altezza diamante 2 mm, grana 50/60, euro 50,80.
Disco turbo ventilato Ø 115/22,2 mm, uso a secco o ad acqua, euro 14,00.
Set punte/tazze a corona continua, ad acqua, euro 244,00.
Il biotrituratore Einhell GC-KS 2540 riduce ai minimi termini la massa delle ramaglie da potatura e ne permette l’eliminazione insieme all’umido nella compostiera
Soprattutto nel periodo delle potature, ma anche nel corso dell’anno, chi ha un giardino con piante di alto e medio fusto, un frutteto o rigogliosi arbusti da fiore, si trova a fare i conti con un ingente produzione di ramaglie da smaltire. Lo scarto di questa produzione verde raggiunge volumi importanti, se accumulato così come viene prodotto al momento della potatura, quindi diventa difficoltosa la movimentazione e, ancor più, lo smaltimento negli appositi bidoni. Un’eccellente soluzione è l’utilizzo del biotrituratore Einhell GC-KS 2540, uno strumento capace di tritare e sminuzzare le ramaglie riducendole in pezzetti grossi poco più che coriandoli. Ridurre in questo modo gli scarti vegetali porta numerosi vantaggi.
Fra i principali vi è la drastica riduzione di volume del materiale lavorato: i piccoli pezzi si accumulano praticamente senza spazio vuoto fra l’uno e l’altro, quindi un mucchio di ramaglie che occupa la cubatura di un’automobile finisce facilmente per rientrare in un solo sacco di raccolta. Poi c’è il fatto che, così tritato, il vegetale fresco ha tempi di compostaggio molto rapidi; enormemente più veloci rispetto al ramoscello integro. Ne deriva la possibilità di trasformazione in loco, nelle apposite campane, per farne concime insieme agli altri rifiuti umidi della cucina.
Il biotrituratore deve essere adeguato alle proprie esigenze: ci sono macchine grosse e potenti, capaci di lavorare rami di sezione notevole, ma per l’utilizzo nella maggior parte dei giardini un biotrituratore come l’Einhell GC-KS 2540 è la scelta ideale. È alimentato con motore elettrico a 230 V, con una potenza di 2500 W. Pesa solo 10,7 kg, è contenuto nelle dimensioni e ha le ruote per essere facilmente trasportato vicino ai mucchi raccolti. Trita rami sino a 4 cm di diametro mediante una piastra rotante che porta due lame rimovibili per l’affilatura e l’eventuale sostituzione. Ha una tramoggia di carico, in cui si introduce il materiale da tritare che viene tirato dentro; in caso contrario si spinge con il pressatore in dotazione; la bocca di espulsione getta direttamente dentro il sacco di raccolta, anch’esso in dotazione, che si appende alla macchina durante la lavorazione.
Comodo, semplice e immediato
Il sacco di raccolta è molto capiente; ha due prolungamenti delle cinghie che terminano ad anello per l’aggancio/sgancio al corpo macchina.
A motore fermo, svitando la manopola, si ribalta la tramoggia mettendo a nudo la zona attiva con la piastra rotante; questo per liberarla da eventuali intasamenti o per le operazioni di manutenzione. Comunque, se la manopola non è completamente serrata, un interruttore interno impedisce l’avviamento del motore.
Einhell GC-KS 2540: dotazione e messa in servizio
Contenuto dell’imballo
Per contenere le dimensioni dell’imballo, il sostegno e le ruote del trituratore sono smontate, ma la macchina in sé è completamente montata. Il trituratore da giardino Einhell GC-KS 2540 costa euro 109,95.
Inserire il tubo di sostegno
Il tubo di sostegno si inserisce nelle due sedi, sotto il corpo macchina; una vite per parte ne impedisce la fuoriuscita.
Posizionare l’asse delle ruote
Si mette in posizione l’asse delle ruote e si calzano alle estremità i distanziali di plastica dura, uno per parte.
Posizionare la ruota
La ruota va sul distanziale, ma la vite che la trattiene si avvita direttamente all’asse di metallo, interponendo una rondella.
Stringere la vite
Per stringere la vite si usa una chiave a brugola, tenendo fermo l’asse delle ruote con un cacciavite inserito nel foro trasversale, predisposto appositamente.
Posizionare il copricerchio
Il copricerchio di plastica grigia rifinisce lateralmente le ruote.
Applicare il gancio ad S all’impugnatura frontale
Il pressatore deve essere sempre a portata di mano. Pertanto si applica all’impugnatura frontale, davanti alla bocca della tramoggia, il gancio a S che permette di tenerlo appeso, a disposizione.
Una serie di prodotti specifici per migliorare l’aspetto, la resistenza e la manutenzione dei pavimenti in cemento, anche quelle destinate al passaggio delle auto e dei mezzi commerciali
Se i pavimenti in cemento non sono nuovi, il trattamento con i prodotti Fila prevede l’esecuzione preventiva di una pulizia profonda; segue la scelta della protezione fra il potente protettivo salvagarage, che non teme neppure il passaggio dei muletti, o il protettivo antimacchia ravvivante, utilizzabile anche in esterni, su cemento, autobloccanti e marmettoni.
PS87 pro: pulizia sgrassante profonda
Un prodotto professionale per la pulizia di innumerevoli superfici fra cui garage, terrazzi, marciapiedi e cortili pavimentati. PS87 Pro è un detergente concentrato efficace contro l’unto stratificato. Si può utilizzare in varie diluizioni, a seconda del tipo di sporco e del lavoro da eseguire: in alta diluizione (1:10 – 1:20) pulisce e sgrassa pavimenti molto sporchi in grès porcellanato, ceramica, pietra naturale, cotto e cemento. In concentrazione 1:5, si esegue una pulizia molto energica oppure si usa per rimuovere la cera dei pavimenti. Usato puro consente di rimuovere dalle superfici in grès porcellanato le macchie di grasso impossibili. Disponibile in taniche da 1 e da 5 litri. È adatto per: grès porcellanato, pietra e agglomerati non lucidi, ceramica smaltata, cemento, linoleum e pvc, cotto, klinker. Inoltre è un prodotto biodegradabile; non contiene soda caustica e ammoniaca.
Per pulire il materiale si diluisce opportunamente il prodotto, usando un misurino, e versandolo in un secchio d’acqua.Si versa la miscela sulla superficie, si lascia agire 4-5 minuti, poi si strofina con lo spazzolone, insistendo nelle zone con le macchie più evidenti.Quando tutta la pavimentazione è stata spazzolata, si rimuove completamente il prodotto con aspiraliquidi o con uno straccio. Si procede con il risciacquo con acqua, asciugando con un panno in microfibra o Mop.
Protezione per i pavimenti in cemento
Beton è un prodotto specifico per pavimenti in cemento, pronto all’uso, con lo scopo di renderne più semplice la manutenzione. Previene la formazione della polvere e l’assorbimento dello sporco; genera una pellicola lucida e molto resistente al calpestìo: nessun problema per il passaggio di veicoli, anche quelli commerciali, e di muletti. Disponibile in taniche da 5 litri; ha una resa di 20/25 m2 al litro a seconda dell’assorbenza del cemento. La sua applicazione è rapida e semplice. La superficie deve essere pulita e perfettamente asciutta e si stende con rullo o pennellessa. È adatto all’utilizzo su pavimenti di cemento normale o quarzato in locali interni: garage, cantine, magazzini, esposizioni, capannoni, spazi industriali.
Essendo pronto all’uso, il prodotto va versato direttamente nella vaschetta per l’applicazione. L’aspetto è lattiginoso, ma solo finché è liquido.Per l’applicazione si può usare indifferentemente una pennellessa o un rullo; questo dipende anche dall’estensione della superficie. Imbevuto di liquido, il rullo va leggermente sgrondato.La stesura è semplice: non ci si deve preoccupare se ci sono differenze fra le zone a diversa assorbenza. Si procede celermente nell’applicazione, partendo da un lato del locale e andando verso quello opposto in cui ci sia l’uscita (il portone, nel caso di un garage).Dopo 4 ore si dà una seconda mano, per rendere perfettamente uniforme il prodotto. Il rullo si porta in direzione incrociata rispetto alla prima. Guardando dal basso la superficie del cemento si nota come risulti più lucido di prima. Questo semplifica le operazioni di pulizia che diventano veloci.
Protezione ravvivante per interni ed esterni
Concrete Shield è un protettivo antimacchia ravvivante per pavimentazioni di cemento, cemento stampato, autobloccanti e marmettoni in cemento, in interni e in esterni. La protezione antimacchia agisce anche impedendo l’assorbimento dell’acqua. Dal pavimento trattato si rimuovono facilmente olio e grassi, prima che questi riescano a penetrare nella superficie. Nell’applicazione in esterni conferisce resistenza agli agenti atmosferici e ai raggi UV. Sulle pavimentazioni in cemento a vista grezzo consolida la superficie rendendola antispolvero; sulle pavimentazioni interne, a uso abitativo, il trattamento deve essere completato con una finitura a cera. La resa è di 50-75 m2 con un litro di prodotto. Le confezioni sono in taniche da 5 litri. I tempi di lavoro sono drasticamente abbattuti: il prodotto può essere applicato anche su superfici con umidità residua, Concrete Shield è a base acqua ed è ecocompatibile; non contiene solventi idrocarburici. il trattamento è reversibile e può essere rimosso utilizzando PS87 Pro.
Il prodotto è pronto all’uso, quindi può essere versato direttamente nella vaschetta di applicazione. L’aspetto è bianco lattiginoso, ma con l’essiccazione diviene completamente trasparente.Concrete Shield può essere applicato con rullo o pennellessa. La stesura a rullo è molto efficace e permette di coprire rapidamente ampie superfici da trattare.Con la pennellessa si riescono a raggiungere gli angoli chiusi e si è più precisi sulle linee di bordo del trattamento. Quando la superficie è molto assorbente, dopo 4 ore dalla prima mano, assicurandosi che sia essiccata, si fa una seconda passata. Nel caso di cemento interno, la protezione si conclude con la stesura di una cera di finitura.
Ecco come costruire un cancello in legno robusto, in sintonia con un paesaggio agreste, utilizzando solo legno d’abete.
Costruire un cancello in legno fai da te non è complicato, analizzando il progetto notiamo che la struttura delle due ante è suddivisa orizzontalmente in due parti. La parte cieca, posta nella metà inferiore, è composta da un telaio le cui finestrature sono chiuse da pannelli di compensato marino incorniciati su entrambe le facce con listelli tagliati a 45°; la parte superiore è delimitata in alto da una cornice intelaiata al cui interno sono disposti verticalmente listoni spaziati tra di loro per non appesantire troppo l’estetica del cancello.
I robusti piantoni in ferro sono rivestiti da spesse tavole e saldamente ancorati a un supporto in calcestruzzo; la struttura è realizzata interamente con tenoni e mortase.
Come costruire un cancello in legno fai da te – Cosa serve:
Per il rivestimento piantoni: 8 pezzi da 2000 mm listellare abete sez. 240×50 mm
Per la struttura: Listellare abete sez. 90×60 mm: 2 pezzi da 1950 mm, 4 da 570 mm, 2 da 1650 mm, 2 da 300mm
Per la parte inferiore: Listellare abete sez. 70×60 mm: 2 pezzi da 1500 mm Listellare abete sez. 50×50 mm: 8 pezzi da 380 mm, 4 da 1430 mm Compensato marino da 18 mm: 8 pezzi da 45×32 mm, 4 da 32×32 mm Listelli 10×25 mm: 8 pezzi da 45 mm, 24 da 32 mm Spine di legno ø 12 mm
Per la parte superiore: Tavole abete piallato 20×85 mm: 6 pezzi da 110 mm, 4 da 100 mm, 6 da 85 mm
Materiale ferroso: Tubo quadro da 130x130x3 mm alto 1850 mm per i due piantoni, 2 piastre 250×250 mm per la base da fissare con barra filettata Ø 16×25 mm e dadi, 2 cardini a saldare, 2 cardini a sfera con piastra
Finiture Impregnanti e vernici all’acqua
Progettare un cancello in legno
Assemblaggio anta cancello
Tempo richiesto: 8 ore
Formare l’ossatura di supporto delle ante
Dopo aver piallato tutti i pezzi, e aver ricavato i tenoni e le mortase, li mordenziamo e li posizioniamo a formare l’ossatura di supporto di un’anta, prima di eseguire gli incastri e procedere all’incollaggio.
Assemblare ed incollare
Blocchiamo saldamente con strettoi (sergenti) l’intelaiatura della parte inferiore delle ante, assemblata con colla vinilica e spine. Poi procediamo con l’assemblaggio e l’incollaggio della parte superiore.
Utilizzare le spine di legno
Per irrobustire la struttura pratichiamo dei fori in corrispondenza dei tenoni e vi inseriamo spine di legno con colla vinilica. I fori vanno poi sigillati con tappi di plastica o di legno.
Realizzare i pannelli che chiudono le finestrature
I pannelli che chiudono le finestrature nella parte inferiore dell’anta si devono incorniciare davanti e dietro con listelli tagliati a 45°, incollati alla struttura e assicurati con alcuni chiodini.
Montare i cardini del cancello
I piantoni in ferro (che sono l’anima dei pilastri) richiedono un supporto di calcestruzzo compatto come base di appoggio. Per fissare i cardini tramite saldatura dobbiamo tenere conto dello spessore delle tavole che rivestono i piantoni in ferro.
Montare il cancello
Il cancello va montato prima di rivestire completamente i piantoni in ferro, per fare le opportune ed eventuali regolazioni.
In legno di pino fresco impregnato in autoclave, tramite un processo in cui si utilizzano sali (senza cromo) per rendere il prodotto durevole e resistente alle muffe - Prodotto con certificazione FSC. Finitura Grezza.
Questo cancello da giardino rustico sarà un punto di ingresso decorativo ideale per la recinzione intorno al giardino, al patio o alla terrazza.
Materiale: pineta impregnata; resistenza alla decomposizione; dimensioni totali: 100 x 150 cm (L x A)
Con barre verticali e rinforzi orizzontali per rafforzare il telaio, la nostra porta di recinzione durevole costituirà una barriera solida pur essendo un ingresso decorativo nella vostra proprietà. Si prega di notare che la porta del giardino è fornita in pezzi di ricambio e che il legno è un prodotto naturale che può presentare imperfezioni
Questi cancelli rustici per recinzioni a picchetto faranno una barriera decorativa nel tuo giardino, sul tuo patio o terrazzo.
Realizzati in legno di pino impregnato, sono molto robusti, durevoli e resistenti alla marcatura
Questi cancelli per recinzione a picchetto sono perfetti per qualsiasi giardino o spazio esterno. La confezione include 2 cancelli di recinzione con una lunghezza totale di 3 metri
Si prega di notare che i prodotti sono forniti in pezzi
L'assemblaggio è facile. Nota: il legno è un prodotto naturale e può mostrare imperfezioni.
STIFERITE RP, indicato per l’isolamento dall’interno di pareti e soffitti, è costituito da un pannello STIFERITE in schiuma polyiso accoppiato a una lastra in cartongesso. Le lastre hanno le dimensioni standard di 1200×3000 mm e sono disponibili negli spessori da 33 a 153 mm complessivi di poliuretano e cartongesso.
La posa a parete in aderenza
STIFERITE RP è composto da un pannello isolante in schiuma polyiso espansa rigida (PIR) e da una lastra di cartongesso. L’isolante ha un rivestimento gas impermeabile multistrato su entrambe le facce. Il rivestimento interno, tra schiuma e lastra in cartongesso, è completo di schermo al vapore; quello esterno è specifico per incollaggio a parete con collanti poliuretanici a bassa espansione o con collanti a base gessosa.
La stratigrafia della posa a parete in aderenza evidenzia intonaco esterno, muratura, intonaco interno, collante gassoso o poliuretanico a bassa espansione, STIFERITE RP, silicone, tasselli in funzione della natura e delle condizioni del supporto e di eventuali carichi applicabili al cartongesso, stucco, angolari e reti, primer e pittura di finitura. Nel caso della posa dei pannelli in aderenza è particolarmente importante verificare l’integrità della parete e rimuovere eventuali porzioni di pittura e/o intonaco che si distacchino dal supporto.
Occorre spolverare e trattare la parete con apposito primer/fissativo per evitare eventuali distacchi dovuti a polvere e/o allo sfogliamento di strati di pittura. In caso di distacchi di intonaco o avvallamenti presenti a parete di profondità superiore ai 20 mm si provveda al rinzaffo con malta al fine di pareggiare la superficie della parete; sono tollerati difetti di planarità della parete fino ad un massimo di ±10 mm.
Preparate le superfici e tracciato il perimetro della parete con un puntatore laser, si tagliano i pannelli con altezza inferiore di 1 cm a quella della parete stessa, si applica il collante a plotti.Si distribuisce il silicone sui bordi dei pannelli in corrispondenza delle giunzioni e si applicano i pannelli sulla parete collocandoli verticalmente in aderenza con una leggera pressione.Prima che il collante solidifichi, si ancorano i pannelli alla parete con viti e tasselli (operazione non sempre necessaria). Infine, si applica la rete sulle giunzioni, si stucca e si rasa la parete.
La posa contro parete su intelaiatura metallica
Il pannello STIFERTE RP può essere installato a parete, oltre che in aderenza, su intelaiatura metallica, come un qualsiasi pannello di cartongesso: le sue già rilevanti prestazioni isolanti possono essere ulteriormente potenziate dall’inserimento di un altro strato di isolante negli spazi dell’intelaiatura.
Controparete su struttura per cartongesso
La stratigrafia della posa su controparete evidenzia intonaco esterno, muratura, intonaco interno, struttura per controparete con nastri antivibrazione, profili di partenza e montanti, STIFERITE RP, silicone, viti fosfatate o in acciaio inox, stucco, angolari, rete, primer e pittura di finitura.
Con l’ausilio di un puntatore laser o di una cordella battifilo, si traccia il perimetro della parete da realizzare; si montano i profili perimetrali, completi di nastro di guarnizione in polietilene, ancorandoli con gli adeguati fissaggi meccanici. Sistemati i montanti, si fanno passare negli appositi fori eventuali impianti con tubi corrugati.Si installano i pannelli STIFERITE RP, si applica la rete da stucco autoadesiva, si stuccano le giunzioni tra pannello e pannello e a cavallo del perimetro della parete; si procede con la posa del nastro di rinforzo e del secondo strato di stuccatura. Carteggiate le parti stuccate, si applica il fissativo e si tinteggia. Con una sega a tazza su trapano si fora il rivestimento per collocare le scatole di derivazione da cui escono i tubi corrugati e i conduttori elettrici.
Con isolante interposto
Lo spazio all’interno della struttura metallica che regge i pannelli resta vuoto; per un maggiore isolamento termico e acustico si possono inserire tra montante e montante i pannelli STIFERITE GT di spessore idoneo; sono larghi 600 mm, larghezza che corrisponde al passo dei montanti sicché, oltre all’azione di sostegno, si riduce lo sfrido dell’isolante. I pannelli sono messi a correre e non è necessario che le fughe collimino tra colonna e colonna di pannelli. In caso di presenza di impianti si tagliano i pannelli in modo da alloggiare tubi o corrugati in maniera adeguata alle scatole; in caso di porzioni di pannelli libere conviene fissarle a parete con un chiodo.
La posa contro soffitto
STIFERITE RP, oltre che sulle pareti, può essere installato anche a soffitto: in questo modo la stanza risulta perfettamente e integralmen- te isolata. è necessario montare prima di tutto l’intelaiatura metallica, come per un qualsiasi rivestimento con lastre in cartongesso, facendo uso delle opportune sospensioni per fissare i traversi a soffitto. Tra soffitto e pannello STIFERITE RP si può lasciare il vuoto o si può riempire lo spazio con un ulteriore strato di isolante.
Controsoffitto su struttura per cartongesso
La stratigrafia della posa a controsoffitto con struttura per cartongesso evidenzia: struttura in laterocemento, intonaco interno, tasselli, struttura per controsoffitto con profili di partenza e nastri antivibrazione, eventuali ganci di ancoraggio, profili per orditura metallica autoportante, STIFERITE RP, siliconatura dei giunti, viti fosfatate o in acciaio inox, stucco, rete, primer e pittura di finitura.
Tracciare le linee di riferimento per la posa della struttura metallica
Con l’ausilio di un puntatore laser o di una cordicella battifilo, si traccia il perimetro del controsoffitto e la linea di riferimento per la posa del perimetro della struttura metallica; si montano i profili perimetrali con nastro di guarnizione.
Posare le sospensioni regolabili
Si posano le sospensioni regolabili a supporto dei traversi. Se previsti, si posizionano gli impianti nella controsoffittatura; si posano i traversi ancorandoli sui profili perimetrali e sulle sospensioni; si piega il profilo in eccedenza delle sospensioni.
Posare i pannelli e fissarli
Si posano, ortogonalmente all’orditura dei traversi, i pannelli STIFERITE RP con cordone di silicone sui profili di giunzione; si fissano con viti a un interasse di 150 mm che, dotate di testa svasata, rientrino nello spessore del pannello.
Stuccare le giunzioni tra pannello e pannello
Si stuccano le giunzioni tra pannello e pannello e a cavallo del perimetro della parete e si procede con la posa del nastro di rinforzo e del secondo strato di stuccatura. Si carteggiano le parti stuccate, si applica il fissativo e si pittura.
Con isolante interposto
La posa è in tutto uguale a quella con struttura per cartongesso solo che tra due traversi contigui si incastra un pannello di STIFERITE GT; il profilo in eccedenza delle sospensioni viene piegato per bloccare in posizione i pannelli di isolante nell’attesa di chiudere la controsoffittatura con i pannelli STIFERITE RP.
Una gamma composta da tre modelli che si affidano alla nuova tecnologia di emissione del raggio per ottenere una visibilità sino a 4 volte maggiore rispetto a quello di colore rosso. Le livelle laser Bosch rispondono alle diverse esigenze degli utilizzatori fardasé, da quello che fa lavoretti occasionali al più esperto
Da qualche tempo, fra gli strumenti di misura professionali, si è diffuso un raggio laser (light amplification by stimulated emission of radiation) di un colore diverso dal canonico rosso. Nelle varie evoluzioni che questa tecnologia ha subìto fin dalla sua scoperta, oggi si è giunti alla variazione della lunghezza d’onda emessa, non per questioni estetiche, ma perché risulta maggiormente visibile dall’occhio umano, soprattutto in ambienti maggiormente luminosi. Come sempre accade, a seguito della sua affermazione, una nuova tecnologia riesce a farsi largo anche nel mondo consumer, a beneficio dei comuni utilizzatori, come dimostra l’ampliamento del catalogo Bosch che ha introdotto ben tre diverse livelle laser a raggio verde. Stiamo parlando della gamma DIY della casa tedesca, ma non ci si stupisca: le livelle laser Bosch sono strumenti ormai entrati nella dotazione di tutti i fardasé, anche quelli occasionali.
La livella laser, infatti, è fondamentale tanto per il muratore che deve erigere una tramezza, aprire una porta in un muro, fare una scala, quanto per la giovane coppia che vuole arredarsi l’appartamento mettendo quadri, mensole, scaffalature e mobili pensili. Con la livella laser a emissione verde, il raggio risulta molto visibile anche in ambienti luminosi e su pareti maggiormente esposte alla luce. La gamma copre ogni esigenza: tutti i modelli sono autolivellanti e, nelle prove, si sono dimostrati semplici e immediati nell’utilizzo, come sono del resto anche quelli a raggio rosso, alcuni dei quali riproposti nelle due versioni.
Livelle laser Bosch: i modelli
Quigo Green
Massima semplicità: basta far scorrere verso l’alto la finestrella frontale per attivare l’emissione di due raggi (uno che disegna un piano verticale e uno orizzontale) che si incrociano a metà. L’emissione è soltanto frontale, con un’ampiezza di 85°.
UniversalLevel 360
I raggi hanno due diversi punti di emissione: quello superiore è in una posizione che gli permette di generare una linea orizzontale a 360°. Mettendo la livella in una stanza, in una volta si può tracciare la quota su tutte le pareti perimetrali. Il secondo raggio, quello verticale, ha un’ampiezza di emissione di 120°.
AdvancedLevel 360
AdvancedLevel 360 ha una analoga proiezione a 360°, rispetto alla precedente, ma differisce per la presenza di due raggi verticali, uno frontale e uno laterale a 90° esatti, che si incrociano allo zenit. A questo si unisce la corrispondente proiezione a pavimento di un raggio puntiforme per il rilevamento del piombo.
Universal level 360
La livella ha fondo piatto, in modo che possa essere appoggiata su tutte le superfici che siano più o meno piane; il suo sistema di autolivellamento può compensare piani d’appoggio inclinati sino a ±4°. Nella parte sotto è comunque presente la classica filettatura per treppiede con attacco da 1/4″, per poterla piazzare su cavalletto.
Il sistema di autolivellamento è escludibile quando sia necessario installare o appendere oggetti allineati lungo un piano inclinato. Per questa funzione è quasi sempre meglio affidarsi al sostegno di un treppiede, che permette di posizionare la livella nel punto idoneo e agire sulle regolazioni della testa per far combaciare il raggio laser con la linea inclinata di riferimento, per esempio per applicare luci o quadri sulla parete a lato di una scala.
Advanced level 360
Lo schema delle proiezioni del modello Advanced parla chiaro: come la UniversalLevel 360, si avvale di una proiezione orizzontale a 360° e di una proiezione verticale frontale, ma a queste due ne aggiunge una verticale laterale, quindi a 90° rispetto alla precedente, e un raggio puntiforme diretto al pavimento.
I raggi laser verticali sono orientati in modo da incrociarsi sulla verticale della livella; la funzione è molto utile per fare allineamenti di oggetti da montare o fissare a soffitto, per esempio per fare i fori nel cartongesso per installare i faretti. I due raggi, sommati a quello inferiore, forniscono una funzione determinante quando si debba erigere una tramezza, per compartimentare una grande stanza, o costruire un box lungo una parete, tipo cabina armadi, perché l’incrocio allo zenit e il punto a pavimento (nadir) risultano perfettamente allineati.
Partendo da un vecchio trasformatore di recupero, si costruisce all’interno di una valigetta portattrezzi di plastica un caricabatterie auto fai da te con tensione regolabile, capace di caricare batterie da 6 a 24 volt
Gli alimentatori per batterie auto, moto ecc sono dispositivi tutto sommato semplici e si prestano all’autocostruzione. Il caricabatterie auto fai da te nella valigetta è estremamente efficace: è leggero, ha una maniglia sul coperchio che ne facilita il trasporto, è facile da forare anche per aprire una finestrella quadrata per l’applicazione del display, ha due comparti chiudibili nel coperchio dove alloggiare separatamente i cavi della batteria e dell’alimentazione, quando il caricatore non è utilizzato. Con un po’ di conoscenza, si possono realizzare dispositivi funzionali e prestazionali, al pari dei più moderni prodotti di produzione e con una spesa assolutamente contenuta.
Una volta che si hanno a disposizione tutti i pezzi, inclusi quelli acquistati on line, si procede con la costruzione che, in vero, è un mero montaggio. A parte il dimensionamento della tavoletta di multistrato, infatti, si tratta soltanto di eseguire alcuni fori, nella tavoletta e nella valigia di plastica, per effettuare i fissaggi e alloggiare display, portafusibili, interruttore di accensione e far passare i conduttori. Con gli elementi ben fissati all’interno del contenitore, si procede con i collegamenti elettrici e il caricabatterie è pronto a funzionare.
Cosa occorre
Per realizzare questo caricabatterie auto fai da te in valigetta servono sostanzialmente una buona dose di materiali di recupero e qualche altro piccolo strumento acquistabile tranquillamente su Amazon.
Materiali di recupero:
1 valigetta portattrezzi di plastica;
1 trasformatore 220-26 VAC;
1 pannellino di compensato;
2 portafusibili;
1 interruttore, 1 spina e un cavo per l’alimentazione;
1 cavo e 2 morsetti per il collegamento con la batteria;
morsetti e conduttori per i collegamenti interni;
viti e ferramenta.
Materiali acquistati (Amazon):
1 modulo scheda raddrizzatore da 5-34 VAC a 7-50 VDC (euro 18,99);
1 modulo regolatore di tensione step-down da 4-40 volt DC a 1,25-36 volt DC (euro 8,99);
1 voltmetro amperometro digitale con display led DSN-VC288 (euro 3,50).
Realizzazione del caricabatterie auto fai da te in valigetta
Tempo richiesto: 4 ore
Fissare sul fondo della valigetta la tavoletta di multistrato
Dato il peso del trasformatore, si usa la tavoletta di multistrato, opportunamente dimensionata, per alloggiarvi, fissandoli con viti, i componenti elettronici: trasformatore, modulo raddrizzatore e modulo regolatore di tensione. Applicando sei distanziali, si fissa l’insieme al fondo della valigetta, mediante altrettante viti, dadi e il doppio delle rondelle.
Aprire una finestrella su misura e inserire il voltmetro/amperometro digitale
Il voltmetro/amperometro digitale da pannello va inserito in una finestrella di misura, aperta sul fianco della valigetta; sullo stesso lato si praticano anche i due fori in cui alloggiare i portafusibili da pannello.
Forare i due comparti a lato della maniglia
Il coperchio della valigetta ha due comparti, a lato della maniglia, dotati di loro sportello di chiusura. Il fondo di entrambi va forato per far passare i conduttori: in uno quelli che portano corrente alla batteria da caricare, nell’altro i cavi di alimentazione. In questo modo i cavi possono essere raccolti nei comparti, quando lo strumento non è utilizzato, quindi tutto sta dentro la valigetta.
Stendere i conduttori all’interno del contenitore
Si procede con la stesura dei conduttori all’interno del contenitore, facendo progressivamente i collegamenti elettrici fra i componenti del dispositivo, seguendo lo schema predisposto in fase progettuale.
Disporre l’interruttore on/off
Sul fondo del contenitore destro, presente nel coperchio, è situato il comando di accensione, un interruttore a pulsante on/off da pannello.
Possibilità di ricaricare diverse batterie
Il cavo di uscita verso la batteria è interrotto da un connettore volante impermeabile per auto 50 VCC 10A che permette di realizzare un paio di cavi terminati in modo differente (morsetti grandi o coccodrilli), per avere la possibilità di ricaricare i vari tipi di batterie.
I rilevamenti di distanze e angoli possono contare oggi su famiglie di strumenti di misura digitali sempre più precisi e semplici da usare. Taluni sono anche capaci di dialogare con smartphone e tablet, per memorizzare le misure dei progetti
Oggi sono a disposizione strumenti di misura digitali con cui lunghezze, altezze, distanze, inclinazioni e angoli si possono misurare con grande precisione. Gli ambiti di utilizzo sono i più disparati, pertanto ci sono strumenti di misura digitali essenziali, che puntano alla semplicità e all’immediatezza della lettura, e altri più sofisticati con funzioni specifiche per il calcolo di superfici, volumi ecc, che evitano di scrivere le cifre su fogli di carta, comporre formule e infine affidarsi alla calcolatrice, digitando un’altra volta la serie di numeri.
Le performance degli Strumenti di misura digitali
I più performanti non sostituiscono solo metro e calcolatrice, ma anche carta e matita per memorizzare i dati finali, che possono essere trasferiti alla memoria di uno smartphone o un tablet e qui archiviati oppure condivisi come PDF allegato a una email.
Funzioni avanzate permettono di sommare e sottrarre i valori di misurazione; si possono calcolare quanti litri di vernice, quanti metri di carta da parati o quanti metri quadrati di rivestimento occorrono, o se, all’interno del locale, la distanza fra due finestre sia sufficiente per sistemare un oggetto; o ancora, rilevare l’effettiva lunghezza e larghezza di un locale, anche laddove siano presenti mobili di fronte all’una o all’altra parete (misurazioni indirette).
Quando la misurazione non contempla distanze, ma angoli, in particolare per il taglio di listoni per pavimento o cornici per soffitti, è necessaria la precisione di strumenti di misura digitali come il goniometro digitale che permette di trasferire l’angolo rilevato alla troncatrice e tagliare esattamente ogni pezzo con l’angolo corretto.
Tecnologia adatta a tutti i contesti, professionali e non
1. Immediatezza e semplicità in tutte le operazioni di misurazione: rilevare la distanza fra pavimento e soffitto per conoscere l’altezza di una parete, anche nella necessità di estrapolare valori medi in presenza di soffitti articolati su più livelli oppure mansardati, diviene operazione istantanea e della massima precisione.
2. Gli step di crescita dei piccoli di casa si fanno sempre tenendo il classico libro sulla testa del ragazzo, ma l’altra mano è più che sufficiente per impugnare il misuratore laser e premere il pulsante di memorizzazione della lettura.
3. Applicare chiodi e tasselli a espansione alla parete per appendere una serie di quadri, mantenendo fra loro sempre la medesima distanza, non è mai stato così semplice e immediato. Questo grazie soprattutto alla funzione di rilevazione continua del misuratore.
4. Diviene un’operazione banale e rapidissima persino misurare l’inclinazione della ringhiera della scala per riportare la stessa pendenza sulla parete, per il corretto fissaggio del mancorrente. Si elimininano le procedure rese approssimative dai tanti punti di riferimento, spesso non coerenti.
La gamma Bosch
PLR 30 C
Il rilevatore di distanze con raggio laser misura fino a 30 metri con un’esattezza di 2 mm; basandosi sulle misurazioni, lo strumento calcola automaticamente superfici e volumi. Ciò risulta utile quando occorre sapere quanta vernice sia necessaria per pareti e soffitti, oppure la stoffa necessaria per i tendaggi o la carta da parati da acquistare. Il PLR 30 C dispone della connessione Bluetooth per interfacciarsi con i dispositivi mobili e sfruttare la potenza dell’app “measure&go” per memorizzare i dati e condividerli tramite email. Costa Euro 99,95
PLR 50 C
Il distanziometro laser PLR 50 C Bosch oltre a lunghezze, altezze e distanze misura anche le inclinazioni. Dispone di Bluetooth, touchscreen a colori e funzione Guida. Il touchscreen a colori da 2,4 pollici rende molto agevole la navigazione nel menu, con un semplice tocco delle dita. Il sensore di inclinazione è utilizzabile, per esempio, per calcolare l’inclinazione di ringhiere o tetti, senza limiti di angolo (range compreso fra 0 e 360°, con precisione di 0,2°), quindi lo strumento può anche trasformarsi in inclinometro. Al tempo stesso, è anche una livella a bolla digitale, utilizzabile perfino su entrambi gli assi. La piastra di riscontro, apribile di 90 o 180°, consente di collocare con precisione lo strumento anche sugli spigoli e negli angoli. Effettua il calcolo di superfici e volumi, con possibilità di somma e sottrazioni degli stessi. Costa Euro 149,95
PLR 30 ZAMO
Questo strumento, estremamente compatto (misura solamente 10×3,6×2,3 cm), consente di misurare in pochi secondi distanze fino a 20 m con una precisione di ±3 mm. È sufficiente premere una volta il tasto e l’esatta distanza verrà visualizzata sull’ampio display, retroilluminato per consentire un’agevole lettura dei dati. Zamo rileva e visualizza continuamente la distanza attuale tra il bordo di riferimento dello strumento stesso e la superficie colpita dal raggio laser. Premendo nuovamente il pulsante si spegne il laser e sul display rimane visualizzata l’ultima misurazione. Costa Euro 59,95
PAM 220
Oltre alle distanze, è possibile anche misurare esattamente gli angoli: il goniometro digitale PAM 220 determina rapidamente ogni angolo con una precisione di misurazione di ± 0,2°. A rendere ancora più semplice il lavoro ci sono le funzioni di calcolo per angoli d’inclinazione e complementari, la prolunga laterale, il display illuminato e la possibilità di livellamento manuale. Costa Euro 99,95
Cosa dicono le icone degli strumenti digitali Bosch
Range operativo del misuratore.
Presenza della connessione Bluetooth per l’interfacciamento con i dispositivi mobili (smartphone e tablet) compatibili.
La modalità di lavoro del misuratore si affida alla tecnologia laser. Sul retro del dispositivo è dichiarata la classe laser di appartenenza.
Presenza della piastra di riscontro che agevola le letture in posizione di spigolo e angolo.
Capacità del dispositivo di misurare gli angoli e/o le inclinazioni. 6. Indicazione sul display dell’esatto punto di origine della misurazione.
Come lavorano gli Strumenti di misura digitali con tablet e smartphone
I misuratori che dispongono di collegamento Bluetooth possono interfacciarsi con smartphone e tablet con sistemi operativi iOS (Apple) e Android, previa installazione dell’app gratuita Bosch “measure&go”. Tramite l’app è possibile trasferire sul proprio dispositivo mobile, in tempo reale, le varie misurazioni relative a un progetto, effettuare calcoli sulle superfici e memorizzare il progetto intero, con possibilità di condivisione, mediante email, di un documento PDF completo di immagini e misurazioni rilevate sul campo. Sul sito Bosch la lista dei dispositivi compatibili.