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Decespugliatore GC-BC 52 I AS di Einhell | Per lavorare bene e comodi

Al vertice della gamma proposta dalla casa tedesca, il decespugliatore GC-BC 52 I AS offre diverse soluzioni che ne agevolano l’utilizzo e ne garantiscono lunga durata

Quando la cilindrata del decespugliatore con motore a scoppio è elevata, come nel caso di questo modello dalle alte prestazioni, ideale è disporre del sistema di guida a manubrio, che permette di condurre l’elemento di taglio minimizzando la fatica nelle lunghe sessioni di lavoro, mantenendo sempre il massimo controllo anche sull’altezza di taglio. In questo modo, voltandosi indietro, al termine del lavoro, c’è di che esserne soddisfatti. Il decespugliatore GC-BC 52 I AS di Einhell, però, aggiunge a quanto detto altre interessanti peculiarità.

Innanzi tutto offre una notevole possibilità di regolazione della posizione dell’impugnatura e dell’attacco di sostegno, in modo che chiunque possa operare nelle migliori condizioni di comfort. Impugnatura e tubo esterno dell’asta di lavoro sono di alluminio, quindi l’insieme risulta molto leggero, sempre a beneficio del comfort; inoltre l’asta è separabile in due pezzi, cosa che agevola non poco il trasporto del decespugliatore. L’operazione è rapidissima: si svolge in pochissimi secondi, per merito del sistema di attacco Split Shaft di cui si avvale. E ancora, il sistema di trasmissione dell’asta ha supporti a entrambe le estremità, con grande beneficio nella durata degli organi in movimento.

Il motore a scoppio è un 2 tempi con cilindrata di 51,7 cc; si alimenta con miscela benzina/olio nel rapporto di 40:1 (per 1 litro di benzina verde mettere 25 ml di olio per motori a 2 tempi). Il motore ha un bassissimo tenore di vibrazioni, è dotato di accensione digitale, che assicura stabilità del regime di giri durante il funzionamento, e, oltre al Quick Start convenzionale con pompa manuale per il “cicchetto”, ha un innovativo sistema di regolazione automatica dell’aria Auto Choke. Il decespugliatore GC-BC 52 I AS di Einhell ha un prezzo consigliato al pubblico di euro 179,95.

In dotazione con il decespugliatore GC-BC 52 I AS c’è una lama a tre denti, una bobina completa di filo di diametro 2,4 mm, il sostegno a tracolla a doppia spalla con protezione sul fianco e una tanica graduata da un litro per fare la miscela.

Allestimento rapido per lavorare

L’impugnatura a manubrio si fissa con quattro viti a impronta esagonale.
Lo schermo protettivo del tagliente ha il collare con un rilievo che va fatto corrispondere al foro presente sull’asta.
Per l’unione, i due tronconi dell’asta devono essere allineati fra loro: fanno fede il perno a scatto (lato manubrio) e il foro laterale (lato testina).
Quando la parte terminale dell’asta è giunta allo scontro, si rilascia il perno a scatto: ruotandolo, la molla lo spinge in battuta.
A questo punto si può serrare la manopola del collare che rende solidali i due tronconi dell’asta.

Il cambio degli utensili nel decespugliatore GC-BC 52 I AS

Come sempre, in questo tipo di macchine, per la sostituzione dell’utensile da taglio, si devono rispettare alcune indicazioni, riguardo la disposizione di flange, spessoramenti e protezioni.

  1. Applicare la menabrida

    Sull’alberino dentato, in uscita dalla coppia conica, va applicata la menabrida, una spessa flangia con impronta complementare.

  2. Installare la lama di precisione

    La menabrida ha una sezione centrale, in rilievo, sulla quale la lama calza con precisione. Attenzione: per evitare di ferirsi, la lama va maneggiata con i guanti, a meno che non abbia la sua protezione in plastica.

  3. Applicare la lama di pressione

    Sulla lama si applica la piastra di pressione e sopra ancora la sua cupola di copertura.

  4. Posizionare il dado M10

    Nell’imboccare il dado M10 si tenga conto che il filetto è sinistrorso, quindi si avvita e stringe in senso antiorario.

  5. Serrare il dado

    Per bloccare la rotazione dell’alberino e permettere il serraggio del dado, si inserisce momentaneamente la brugola da 4 mm nel foro sul labbro della coppia conica, intercettando quello presente sul lato della menabrida.

  6. Montare l’estensione della calotta protettiva

    Quando si lavora con la bobina a filo, si deve montare l’estensione della calotta protettiva.

  7. Montare la bobina

    La bobina si monta direttamente sulla menabrida, tendo ferma la rotazione come descritto sopra. La bobina è di tipo a doppio filo, con rilascio automatico a pressione. Sulla protezione per taglio con filo c’è il risalto che mantiene la corretta lunghezza del filo. Il diametro di taglio è di 42 cm.

Cinque prodotti WD-40 per avere il meglio dalla bici

La manutenzione è essenziale per ottenere prestazioni al top dalla bicicletta, in ogni stagione e su qualsiasi percorso

La gamma di prodotti Bike è nata dalla collaborazione di WD-40 con un team di esperti del settore per garantire i migliori risultati nella manutenzione di ogni singola parte della bicicletta. Il Detergente rimuove rapidamente fango, polvere, catrame ed è sicuro da utilizzare su tutti i materiali come la fibra di carbonio, il titanio, l’alluminio, l’acciaio, il cromo, la gomma, la plastica e le superfici verniciate; si spruzza sulle parti, si passa un panno in microfibra umido e si risciacqua. Lo Sgrassante, a base di solventi, rimuove rapidamente olio, grasso e sporco dagli organi in movimento: non lascia residui e non richiede risciacquo.

Dopo averlo usato, è fondamentale lubrificare la catena e la gamma WD-40 Bike mette a disposizione 3 diversi prodotti: due specifici (per condizioni asciutte e per condizioni umide) e uno universale che, grazie alla sua formulazione al PTFE e alle sue proprietà lubrificanti, riduce l’attrito e l’usura della catena, preservandola nel tempo. Penetra nelle giunture lasciando una pellicola protettiva duratura, ideale per prevenire la corrosione.

Lubrificante Catena per condizioni asciutte è perfetto per chi percorre abitualmente terreni polverosi e asciutti: forma una pellicola protettiva antipolvere sulla catena. Lo Sgrassante scioglie ogni tipologia di sporco per una pulizia profonda di tutte le parti che può essere seguita da una passata con il Detergente per rendere la bicicletta come nuova. Lubrificante Catena per condizioni umide è invece indicato per chi si cimenta in percorsi fangosi o nell’utilizzo della bici in giornate umide e piovose, in quanto protegge la catena della bicicletta (ma anche i rapporti e le leve) dai fenomeni di corrosione.

Giardinaggio … circolare

Tratto da “In Giardino n.72 – Maggio/Giugno 2021″

Autore: Nicla de Carolis

All’ordine del giorno la transizione ecologica, uno dei primi obiettivi inseriti dal nostro governo nel programma di spesa dei fondi, in parte a fondo perduto e in parte a prestito, concessi dall’Unione Europea, che include, ovviamente, l’economia circolare. Ovvero il passaggio dall’attuale economia lineare, in cui non vengono presi in considerazione né l’impatto ambientale né il limite delle risorse naturali, a un’economia circolare che riutilizza tutto nelle sue fasi produttive operando in antitesi con la precedente. Solo per fare un esempio, rimanendo nel settore del verde, citiamo The Circle, un’azienda agricola che produce cibo in modo assolutamente innovativo e sostenibile grazie alla tecnologia dell’acquaponica, senza produrre alcun tipo di rifiuto e inquinamento. L’acquaponica è una tecnica con la quale vengono accoppiati l’allevamento di pesci e la produzione di ortaggi: l’acqua della vasca dove vivono i pesci, grazie a processi naturali, diventa un fertilizzante ottimo per le piante, un’acqua magica, ricca di nutrienti che fa crescere in modo rigoglioso le piante e l’acqua che non viene assorbita, grazie all’azione delle piante, può tornare nuovamente pulita ai pesci.
Questa realtà davvero notevole www.thecircle.global , fondata da quattro giovani preparati e sensibili alle istanze dei tempi, ha creato una produzione che genera un ciclo virtuoso e sostenibile con 135 litri di acqua risparmiata per ogni kg di prodotto, 33 mila kg di CO2 risparmiata ogni anno all’atmosfera, una produzione per ettaro doppia rispetto alle coltivazioni tradizionali, lo 0% di emissioni inquinanti, nessun impiego di diserbanti, fertilizzanti di sintesi e antiparassitari. Una vera magia, un ritorno al passato quando davvero tutto veniva riutilizzato e il consumismo non c’era ancora, una via responsabile e obbligata che le aziende di tutti i settori dovranno intraprendere.
Fa piacere notare che anche per il giardinaggio, come vedrete in questo numero, sono sempre di più i prodotti innovativi che vanno nella direzione della sostenibilità come concimi arricchiti con lana di pecora con un effetto nutritivo prolungato nel tempo e che rilasciano gradulamente l’acqua alle radici delle piante. O quelli realizzati con le alghe degli oceani, risorsa naturale e rinnovabile, raccolte dai depositi lasciati dalle maree, da sempre ottimo ingrediente per nutrire rapidamente le piante. La strada a marcia indietro per ripristinare un sano equilibrio tra l’uomo e la terra è lunga, ognuno deve fare la sua parte e, per chi si dedica al giardino, fondamentale e semplice è il riciclo degli scarti organici per fare del buon compost, ottimo fertilizzante.

Mansarda: meraviglia di luce e stelle

Tratto da “Rifare Casa n.75 – Maggio/Giugno 2021″

Autore: Nicla de Carolis

La mansarda nell’immaginario di molti di noi porta a Parigi e al fascino dei suoi palazzi d’epoca che nel sottotetto hanno romantici appartamenti con finestre e affacci di vari tipi: la parola infatti deriva da mansarde, a sua volta tratta dal nome dell’architetto francese François Mansart (1598-1666) che progettò per primo questo elemento architettonico del tetto e la sua struttura. Un tempo erano sistemazioni poco apprezzate, più economiche o destinate al personale di servizio, perché bisognava salire tante scale, il tetto ovviamente non era isolato e le finestre erano piccole e davano poca luce. Oggi le cose sono decisamente cambiate: la mansarda, sia essa un’estensione di un appartamento all’ultimo piano o un’unità a sé stante, è qualcosa di molto ambito perché tutti gli svantaggi del passato sono stati superati.

Di conseguenza, nei palazzi d’epoca, si tende a trasformare in mansarde i sottotetti, ovvero lo spazio compreso tra il tetto e il solaio di copertura dell’appartamento all’ultimo piano: spazi non abitabili, destinati a camera d’aria per isolare l’ultimo piano dell’edificio o come magazzino comune nei condomini. Quasi sempre, per raggiungere le altezze previste dai regolamenti, il recupero prevede il rifacimento del tetto alzando il colmo e modificandone la pendenza, il rinforzo della soletta, la costruzione di pareti perimetrali leggere, ottime quelle in legno che non appesantiscono il carico sulla struttura dell’edifico. L’isolamento della copertura e del resto dell’involucro è fondamentale perché la mansarda non sia un inferno d’estate e una ghiacciaia d’inverno. Indispensabili anche l’installazione di un impianto di climatizzazione adeguato, di finestre coibentate e schermate per avere la giusta quantità di aria e luce che nelle mansarde è la zenitale, quella che viene direttamente dall’alto, costante durante tutto l’arco della giornata. Come affermava Le Corbusier, uno dei più influenti architetti dell’epoca contemporanea, “L’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico, dei volumi assemblati nella luce”; questo a sottolineare come l’architettura e la luce naturale siano dipendenti l’una all’altra. E in una mansarda la progettazione degli spazi in funzione della luce, come si può vedere nel bellissimo progetto di pagina 26, può dare risultati davvero sorprendenti.

el dossier del numero troverete una guida ben documentata per affrontare un intervento di questo tipo che non è certo una passeggiata in termini di progettazione, permessi/concessioni, denaro, ma che porta a un risultato vantaggioso da tutti i punti di vista. E, al di là del buon investimento che aggiunge valore all’immobile, c’è il piacere di essere inondati di luce di giorno, con tutti i benefici psicofisici che ciò comporta, e di notte, meraviglia, il godimento della vista del cielo stellato, quando c’è.

Telecamera endoscopica Bosch Universal Inspect | Video e recensione

Una telecamera endoscopica tascabile per ispezionare canali o settori poco accessibili e, se occorre, individuare e recuperare piccoli oggetti

A chiunque è capitato almeno una volta di aver bisogno di “gettare uno sguardo” dove fisicamente non è possibile: dentro un tubo, sotto un mobile basso, dietro una controparete o un controsoffitto, oppure nel vano motore dell’auto, oggi talmente sovraffollato di componentistica che se scivola dalle dita una vite la si può considerare persa.

La telecamera endoscopica compatta UniversalInspect di Bosch è lo strumento che ci permette di guardare in qualsiasi anfratto, anche in profondità, grazie a uno strumento ottico posto all’estremità di un tubo semirigido lungo 95 cm, equipaggiato con una potente luce led, collegato a un quadro comandi con display incorporato.

Può servire semplicemente per “indagare” in zone anguste non ispezionabili a vista, oppure per recuperare viti, dadi, tappi o altri piccoli oggetti grazie ad accessori inclusi (gancio, magnete, specchietto) che possono agire in spazi preclusi ad altri attrezzi.

Si possono scattare foto a colori, ingrandire, ruotare e salvare le immagini, regolare la luminosità in base alle situazioni. Il grado di protezione IP 67 della testa della telecamera e del tubo ne permette l’utilizzo anche in acqua.

Come è fatta la telecamera ispezionatrice

Le immagini catturate dalla camera UniversalInspect possono esere visualizzate anche su un computer, previo trasferimento mediante scheda microSD di capienza compresa fra 4 e 32 GB.
A colori, misura 2,31” e ha una risoluzione di 320×240 px. In modalità Foto la barra di stato superiore visualizza luminosità/contrasto, zoom impostato e livello batteria; in modalità Galleria c’è solo il livello batteria, agli angoli inferiori del display compaiono le frecce indicative per scorrere le immagini avanti o indietro con i due tasti sottostanti (2° livello).
I quattro piccoli diodi led situati sulla testa della camera permettono di vedere anche nei luoghi più bui; in caso di oggetti riflettenti è possibile diminuire la luminosità sino a spegnere i led.

Come si configura la telecamera per ispezioni al primo utilizzo

La telecamera funziona con 4 batterie alcaline AA da inserire nel vano posteriore; una linguetta presente nel vano (la si vede in basso a destra) serve per facilitare la loro rimozione, tirandola verso l’esterno.
Specchietto, gancio o magnete possono essere inseriti nella testa della videocamera all’estremità del cavo, agganciandoli in uno dei due fori.
All’estremità della testa è anche alloggiata una luce che si attiva contestualmente all’accessione della telecamera. La luminosità è impostata al 50%, ma è possibile spegnerla, portarla al 100% o regolare il contrasto bianco/nero (solo al 100%) premendo il tasto in alto a sinistra sul frontale della telecamera.
Nella videocamera possono essere memorizzate fino a 8 immagini; se occorre salvarne di più, a lato del display c’è uno slot per una scheda Micro SD (4-32 GB, non inclusa). Le immagini vengono salvate nella versione originale, in bianco/nero o a colori, senza ingrandimenti.
telecamera endoscopica
Si possono scattare foto a colori, ingrandire, ruotare e salvare le immagini, regolare la luminosità in base alle situazioni. Il grado di protezione IP 67 della testa della telecamera e del tubo ne permette l’utilizzo anche in acqua.

Riparare una chiave spezzata

Bastano un pezzetto di piattina e un dado d’acciaio per unire la barra della chiave spezzata alla sua nuova impugnatura, ma bisogna saper tagliare, filettare, saldare e limare

Anche le chiavi più strutturate, quelle che si usano abitualmente nelle serrature a più punti, possono spezzarsi. Di solito accade quando le barre delle mandate esercitano attrito nelle loro sedi, quindi la chiave è sottoposta a forti sollecitazioni ogni volta che si apre e chiude completamente la serratura. In questi casi, il punto in cui si rompe più spesso è alla base dell’impugnatura, dove questa si unisce allo stelo. Ma riparare una chiave spezzata è possibile con un po’ di spirito fardasé.

Bastano appena tre quarti d’ora di lavoro per rimediare in modo ingegnoso all’inconveniente, ma in quel breve lasso di tempo si deve tagliare, filettare, saldare e limare dei pezzi in acciaio inox e questo richiede abilità e attrezzature non comuni. Provvidenziali i soliti pezzi di scarto da precedenti lavorazioni; in particolare un pezzo di piattina spessa circa 2 mm e un dado, entrambi in acciaio, meglio se inox.

Tagliare, filettare e bloccare

Tempo richiesto: 1 ora

  1. Ricavare la piattina di acciaio inox

    Con la segatrice da ferro si taglia un pezzo di piattina di acciaio inox, spessa 2 mm. Le dimensioni devono essere di circa 25×25 mm. Il lato libero, come si vede, è già stato ben arrotondato con la lima da ferro.

  2. Saldare il dado M5 alla piastrina

    Dopo aver arrotondato anche il lato tagliato, si salda alla piastrina un dado M5 in acciaio inox. In questa fase si deve garantire la verticalità della piastrina sul dado, mentre si effettua la saldatura. Questo tipo di presa nella morsa è d’aiuto e, in più, permette di levigare perfettamente la saldatura.

  3. Filettare lo stelo

    Con la filiera si filetta M5 lo stelo della chiave spezzata, bloccato nella morsa. Il tratto da filettare non è lungo: basta poco più dello spessore del dado in cui va avvitato.riparare una chiave spezzata

  4. Avvitare lo stelo al dado e forare la piastrina

    Si avvita lo stelo della chiave spezzata sul dado lasciando allineata la piastrina con le ali della chiave. Allo scopo si sfrutta la morsa del trapano a colonna che ha un incavo dove appoggiare correttamente i due elementi. Quindi si pratica il foro per la spina e quello per appendere la chiave.chiave spezzata

  5. Fissare il tutto con una vecchia punta da trapano

    Con il martello si forza una vecchia punta da trapano nella sede, poi si toglie ciò che cresce con la smerigliatrice.

  6. Rifinire la giunzione

    Si rifinisce la giunzione con la lima e si leviga con carta abrasiva telata a grana medio-fine.

Progetto di Leonardo Telesca

Come montare una porta blindata

Ha un’anima d’acciaio, dispositivi meccanici ed elettronici sofisticati, ma è rivestita con finiture di alto pregio sul lato esterno e su quello interno. Vediamo da cosa è composta e come montare una porta blindata

Le porte blindate del passato si presentavano imponenti, quasi minacciose nei confronti di potenziali ladri, piuttosto pesanti da manovrare; oggi sono eleganti, discrete, quasi “leggere” rispetto all’elevato livello di sicurezza raggiunto. Dal lato interno, possono rendersi quasi invisibili o arricchire le pareti facendo risaltare la loro presenza grazie a finiture esclusive di vario genere. Installare una porta blindata all’ingresso è la prima operazione che si compie nel tentativo di difendere la casa; nonostante a prima vista possa sembrare una porta “normale”, sotto il rivestimento nasconde una struttura di acciaio con diversi rinforzi e una serratura sofisticata che aziona in modo fluido vari punti di ancoraggio alla muratura. Ma come montare una porta blindata?

Prima di vedere come montare una porta blindata bisogna valutare se la muratura circostante garantisca un solido fissaggio del telaio, con zanche d’acciaio che penetrino nel muro per 10-15 centimetri: porta e muratura devono formare una barriera unica (anche dal punto di vista termoacustico). Una porta resistente inserita in una muratura debole non ha senso, ma lo stesso vale per la serratura, se può essere manomessa con relativa facilità. Come le porte, i cilindri e le serrature devono essere certificati antieffrazione e disporre di dispositivi antitrapano, antistrappo, antimanipolazione in funzione della classe cui appartiene la porta.

I ladri tentano di aprire le porte inserendo un particolare attrezzo nella fessura della porta e colpendolo con un oggetto rigido (key bumping): se i pistoncini scivolano oltre la linea di apertura, la serratura scatta e la porta si apre. Su molte porte blindate non recenti è possibile sostituire solo la serratura con una a cilindro europeo certificato antibumping. Non va dimenticato, al momento dell’acquisto o al termine dell’installazione, di richiedere tutte le certificazioni che la riguardano e la rispondenza alle normative.

Gradi di sicurezza delle porte blindate

In base al livello di sicurezza che una porta blindata può offrire, viene classificata la sua resistenza all’effrazione a seguito di test riconosciuti a livello europeo (UNI EN 1627): vengono testate le resistenze al carico statico, al carico dinamico, all’attacco simulato con vari attrezzi e le viene attribuita una classe da 1 a 6 in base ai risultati. Per un appartamento in condominio può bastare una classe 2, per una villetta serve una classe 3 o una classe 4.

  • CLASSE 1. La porta è in grado di resistere ai tentativi di effrazione da parte di uno scassinatore occasionale che utilizzi soltanto la forza fisica per cercare di aprirla o di scardinarla.
  • CLASSE 2. Oppone resistenza a chi tenti di forzare la porta con attrezzi quali cacciaviti, tenaglie, pinze regolabili o chiavi inglesi; la porta può resistere per un tempo compreso tra 3 e 15 minuti.
  • CLASSE 3. Può resistere per 5-20 minuti a uno scassinatore che utilizzi attrezzi manuali più complessi, come un piede di porco. Va bene a protezione di villette signorili.
  • CLASSE 4. La porta resiste ai tentativi di effrazione da parte di chi sia dotato di scalpelli, martelli, seghe, asce, cesoie e trapani elettrici a batteria per un tempo di 10-30 minuti.
  • CLASSE 5. Resiste a tentativi come quelli di classe 4 con l’impiego di attrezzi ancor più aggressivi, per un tempo di 15-40 minuti; è adatta per banche, gioiellerie, ambasciate, edifici militari.
  • CLASSE 6. Resiste a uno scassinatore esperto e attrezzato anche con utensili elettrici ad alta potenza per un tempo compreso tra 20 e 50 minuti; è adatta per tutte le situazioni precedenti e per impianti nucleari.

La struttura

Il controtelaio che viene fissato alla muratura tramite zanche o tasselli chimici è realizzato in acciaio pressopiegato, come pure il telaio della porta che viene avvitato a esso. Quest’ultimo è l’elemento che unisce l’anta al controtelaio in modo compatto e solidale. L’anta è collegata al telaio tramite robuste cerniere; la serratura aziona una serie di catenacci in acciaio e blocca la porta in diversi punti (lato di apertura, architrave e pavimento), inserendosi in fori predisposti nel telaio; in alcuni casi la porta può adottare anche rostri fissi dal lato delle cerniere. Il meccanismo è azionato dal cilindro protetto dal defender, una borchia di acciaio temprato vincolata al cilindro con viti passanti: a nulla varrebbe la struttura della porta se questo piccolo elemento non fosse complesso e difficilmente violabile.

Come montare una porta blindata

Tempo richiesto: 4 ore

Vediamo come montare una porta blindata partendo dall’intelaiatura fino al montaggio della porta e delle maniglie.

  1. Fissare il controtelaio alla parete

    Terminato il fissaggio del controtelaio alla parete, si rimuovono le squadrette agli angoli superiori che avevano il compito di irrigidirne la struttura.

  2. Sistemare i dadi

    Si sistemano i dadi in gabbia in modo che risultino successivamente centrati sul telaio.

  3. Montare il telaio

    È consigliabile effettuare il montaggio del telaio a terra, fissando la traversa superiore ai due montanti tramite squadrette metalliche. Se la porta è concepita per l’abbattimento acustico è presente anche una battuta inferiore da montare in seguito.come montare una porta blindata

  4. Montare le guarnizioni perimetrali

    Si montano le guarnizioni perimetrali di gomma seguendo il contorno del telaio.

  5. Montare il materiale insonorizzante sul controtelaio

    Sempre per l’isolamento termoacustico, si montano i cuscinetti di materiale insonorizzante, provvisti di strisce biadesive, sul controtelaio.

  6. Fissare il telaio al controtelaio

    Si accosta il telaio al controtelaio e si procede al suo fissaggio, senza serrare a fondo le viti e badando che risulti bene in battuta con l’intonaco. Con un avvitatore munito di fresa a tazza Ø 24 mm si rimuove dai fori di chiusura il materiale isolante sottostante per poter poi inserire le relative boccole di rifinitura. Prima di montare la porta si ungono le cerniere con vaselina.montaggio porta blindata

  7. Posizionare la porta

    Si posiziona il sollevatore porte dal lato cerniere del telaio e, sollevata la porta, la si avvicina al telaio, appoggiandola sul sollevatore, con un’angolazione di circa 60° rispetto al telaio. Facendo leva con il piede si solleva la porta e, quando le metà delle cerniere sono allineate, la si fa scendere su di esse.come montare una porta blindata

  8. Procedere con il montaggio della maniglia

    I primi componenti da installare sono la prolunga del cilindro, il cilindro di servizio e il quadrello della maniglia. Sul lato interno si monta a scatto la placca, la maniglia e il pomolo dello scrocco; si monta la placca circolare e la manopola di comando del cilindro di servizio.

  9. Fissare la maniglia

    La maniglia si fissa al quadro tramite un grano; lo stesso vale per il pomolino inferiore.

  10. Installare il cilindro di servizio

    Si ripete l’operazione per il cilindro di servizio e si testa il corretto funzionamento dei meccanismi da questo lato. Sul lato esterno è previsto un pomolo fisso, da avvitare sul perno; si inserisce la chiave di servizio nella serratura, si prova il funzionamento del defender e si procede con la regolazione nel registro dell’aria tra anta e telaio. La perpendicolarità della porta si verifica dando le tre mandate alla serratura e accostando la porta.

  11. Serrare tutte le viti di fissaggio

    Terminate le regolazioni si serrano tutte le viti di fissaggio e si montano cappucci, tappi, battuta acustica inferiore.

Fervi | Taglio e foratura con utensili diamantati

Con la gamma di utensili da taglio e perforazione diamantati, Fervi si propone come marchio di riferimento per hobbisti e per professionisti

Quando bisogna lavorare su materiali molto duri, come marmo e granito, non conta tanto la bontà della macchina, quanto piuttosto la disponibilità di utensili all’altezza della situazione. Il catalogo di Fervi è tra i più completi quanto a utensili, accessori, macchine e, tra le oltre 8.500 referenze, comprende una ricca gamma di utensili diamantati per la lavorazione di tutti i materiali ceramici e lapidei; le punte diamantate con attacco da 1/4” e con inserto a cambio rapido, a seconda dei modelli e dei materiali, possono essere utilizzate sia a secco sia ad acqua o con cera refrigerante naturale, progettate e realizzate per poter lavorare in rotazione alternata in senso orario e antiorario.

Sono disponibili con attacco esagonale da 9,5 e 12,5, con filetto M14, a gambo tondo da 6 mm, con un’altezza del diamante variabile da 2 a 15 mm e con una grana da 30 a 60. Una serie completa di dischi da taglio integra il catalogo utensili diamantati, con modelli a corona continua, con la linea “professional” e con i dischi ventilati a segmenti o turboventilati, che presentano un’altezza del diamante da 5 fino a 10 mm.

Sul sito Fervi è disponibile il catalogo completo dei prodotti (circa 600 pagine), suddivisi per tipologia e ricercabili singolarmente attraverso un indice alfabetico; è anche possibile individuare a livello nazionale il punto vendita più vicino a cui rivolgersi per l’acquisto.

Accessori diamantati

Serie punte/tazze a corona continua, uso ad acqua, Ø 6-8-10 mm, attacco esagonale 9,5 mm, lunghezza 56 mm, altezza diamante 2 mm, grana 50/60, euro 50,80.

Disco turbo ventilato Ø 115/22,2 mm, uso a secco o ad acqua, euro 14,00.

Set punte/tazze a corona continua, ad acqua, euro 244,00.

Triturare il verde per compostaggio in giardino | Biotrituratore Einhell GC-KS 2540

Il biotrituratore Einhell GC-KS 2540 riduce ai minimi termini la massa delle ramaglie da potatura e ne permette l’eliminazione insieme all’umido nella compostiera

Soprattutto nel periodo delle potature, ma anche nel corso dell’anno, chi ha un giardino con piante di alto e medio fusto, un frutteto o rigogliosi arbusti da fiore, si trova a fare i conti con un ingente produzione di ramaglie da smaltire. Lo scarto di questa produzione verde raggiunge volumi importanti, se accumulato così come viene prodotto al momento della potatura, quindi diventa difficoltosa la movimentazione e, ancor più, lo smaltimento negli appositi bidoni. Un’eccellente soluzione è l’utilizzo del biotrituratore Einhell GC-KS 2540, uno strumento capace di tritare e sminuzzare le ramaglie riducendole in pezzetti grossi poco più che coriandoli. Ridurre in questo modo gli scarti vegetali porta numerosi vantaggi.

Fra i principali vi è la drastica riduzione di volume del materiale lavorato: i piccoli pezzi si accumulano praticamente senza spazio vuoto fra l’uno e l’altro, quindi un mucchio di ramaglie che occupa la cubatura di un’automobile finisce facilmente per rientrare in un solo sacco di raccolta. Poi c’è il fatto che, così tritato, il vegetale fresco ha tempi di compostaggio molto rapidi; enormemente più veloci rispetto al ramoscello integro. Ne deriva la possibilità di trasformazione in loco, nelle apposite campane, per farne concime insieme agli altri rifiuti umidi della cucina.

Il biotrituratore deve essere adeguato alle proprie esigenze: ci sono macchine grosse e potenti, capaci di lavorare rami di sezione notevole, ma per l’utilizzo nella maggior parte dei giardini un biotrituratore come l’Einhell GC-KS 2540 è la scelta ideale. È alimentato con motore elettrico a 230 V, con una potenza di 2500 W. Pesa solo 10,7 kg, è contenuto nelle dimensioni e ha le ruote per essere facilmente trasportato vicino ai mucchi raccolti. Trita rami sino a 4 cm di diametro mediante una piastra rotante che porta due lame rimovibili per l’affilatura e l’eventuale sostituzione. Ha una tramoggia di carico, in cui si introduce il materiale da tritare che viene tirato dentro; in caso contrario si spinge con il pressatore in dotazione; la bocca di espulsione getta direttamente dentro il sacco di raccolta, anch’esso in dotazione, che si appende alla macchina durante la lavorazione.

Comodo, semplice e immediato

Il sacco di raccolta è molto capiente; ha due prolungamenti delle cinghie che terminano ad anello per l’aggancio/sgancio al corpo macchina.

A motore fermo, svitando la manopola, si ribalta la tramoggia mettendo a nudo la zona attiva con la piastra rotante; questo per liberarla da eventuali intasamenti o per le operazioni di manutenzione. Comunque, se la manopola non è completamente serrata, un interruttore interno impedisce l’avviamento del motore.

Einhell GC-KS 2540: dotazione e messa in servizio

  1. Contenuto dell’imballo

    Per contenere le dimensioni dell’imballo, il sostegno e le ruote del trituratore sono smontate, ma la macchina in sé è completamente montata. Il trituratore da giardino Einhell GC-KS 2540 costa euro 109,95.

  2. Inserire il tubo di sostegno

    Il tubo di sostegno si inserisce nelle due sedi, sotto il corpo macchina; una vite per parte ne impedisce la fuoriuscita.

  3. Posizionare l’asse delle ruote

    Si mette in posizione l’asse delle ruote e si calzano alle estremità i distanziali di plastica dura, uno per parte.

  4. Posizionare la ruota

    La ruota va sul distanziale, ma la vite che la trattiene si avvita direttamente all’asse di metallo, interponendo una rondella.

  5. Stringere la vite

    Per stringere la vite si usa una chiave a brugola, tenendo fermo l’asse delle ruote con un cacciavite inserito nel foro trasversale, predisposto appositamente.

  6. Posizionare il copricerchio

    Il copricerchio di plastica grigia rifinisce lateralmente le ruote.

  7. Applicare il gancio ad S all’impugnatura frontale

    Il pressatore deve essere sempre a portata di mano. Pertanto si applica all’impugnatura frontale, davanti alla bocca della tramoggia, il gancio a S che permette di tenerlo appeso, a disposizione.

Prodotti per la protezione dei pavimenti in cemento

Una serie di prodotti specifici per migliorare l’aspetto, la resistenza e la manutenzione dei pavimenti in cemento, anche quelle destinate al passaggio delle auto e dei mezzi commerciali

Se i pavimenti in cemento non sono nuovi, il trattamento con i prodotti Fila prevede l’esecuzione preventiva di una pulizia profonda; segue la scelta della protezione fra il potente protettivo salvagarage, che non teme neppure il passaggio dei muletti, o il protettivo antimacchia ravvivante, utilizzabile anche in esterni, su cemento, autobloccanti e marmettoni.

PS87 pro: pulizia sgrassante profonda

Un prodotto professionale per la pulizia di innumerevoli superfici fra cui garage, terrazzi, marciapiedi e cortili pavimentati. PS87 Pro è un detergente concentrato efficace contro l’unto stratificato. Si può utilizzare in varie diluizioni, a seconda del tipo di sporco e del lavoro da eseguire: in alta diluizione (1:10 – 1:20) pulisce e sgrassa pavimenti molto sporchi in grès porcellanato, ceramica, pietra naturale, cotto e cemento. In concentrazione 1:5, si esegue una pulizia molto energica oppure si usa per rimuovere la cera dei pavimenti. Usato puro consente di rimuovere dalle superfici in grès porcellanato le macchie di grasso impossibili. Disponibile in taniche da 1 e da 5 litri. È adatto per: grès porcellanato, pietra e agglomerati non lucidi, ceramica smaltata, cemento, linoleum e pvc, cotto, klinker. Inoltre è un prodotto biodegradabile; non contiene soda caustica e ammoniaca.

Per pulire il materiale si diluisce opportunamente il prodotto, usando un misurino, e versandolo in un secchio d’acqua.
Si versa la miscela sulla superficie, si lascia agire 4-5 minuti, poi si strofina con lo spazzolone, insistendo nelle zone con le macchie più evidenti.
Quando tutta la pavimentazione è stata spazzolata, si rimuove completamente il prodotto con aspiraliquidi o con uno straccio. Si procede con il risciacquo con acqua, asciugando con un panno in microfibra o Mop.

Protezione per i pavimenti in cemento

Beton è un prodotto specifico per pavimenti in cemento, pronto all’uso, con lo scopo di renderne più semplice la manutenzione. Previene la formazione della polvere e l’assorbimento dello sporco; genera una pellicola lucida e molto resistente al calpestìo: nessun problema per il passaggio di veicoli, anche quelli commerciali, e di muletti. Disponibile in taniche da 5 litri; ha una resa di 20/25 m2 al litro a seconda dell’assorbenza del cemento. La sua applicazione è rapida e semplice. La superficie deve essere pulita e perfettamente asciutta e si stende con rullo o pennellessa. È adatto all’utilizzo su pavimenti di cemento normale o quarzato in locali interni: garage, cantine, magazzini, esposizioni, capannoni, spazi industriali.

Essendo pronto all’uso, il prodotto va versato direttamente nella vaschetta per l’applicazione. L’aspetto è lattiginoso, ma solo finché è liquido.
Per l’applicazione si può usare indifferentemente una pennellessa o un rullo; questo dipende anche dall’estensione della superficie. Imbevuto di liquido, il rullo va leggermente sgrondato.
La stesura è semplice: non ci si deve preoccupare se ci sono differenze fra le zone a diversa assorbenza. Si procede celermente nell’applicazione, partendo da un lato del locale e andando verso quello opposto in cui ci sia l’uscita (il portone, nel caso di un garage).
Dopo 4 ore si dà una seconda mano, per rendere perfettamente uniforme il prodotto. Il rullo si porta in direzione incrociata rispetto alla prima. Guardando dal basso la superficie del cemento si nota come risulti più lucido di prima. Questo semplifica le operazioni di pulizia che diventano veloci.

Protezione ravvivante per interni ed esterni

Concrete Shield è un protettivo antimacchia ravvivante per pavimentazioni di cemento, cemento stampato, autobloccanti e marmettoni in cemento, in interni e in esterni. La protezione antimacchia agisce anche impedendo l’assorbimento dell’acqua. Dal pavimento trattato si rimuovono facilmente olio e grassi, prima che questi riescano a penetrare nella superficie. Nell’applicazione in esterni conferisce resistenza agli agenti atmosferici e ai raggi UV. Sulle pavimentazioni in cemento a vista grezzo consolida la superficie rendendola antispolvero; sulle pavimentazioni interne, a uso abitativo, il trattamento deve essere completato con una finitura a cera. La resa è di 50-75 m2 con un litro di prodotto. Le confezioni sono in taniche da 5 litri. I tempi di lavoro sono drasticamente abbattuti: il prodotto può essere applicato anche su superfici con umidità residua, Concrete Shield è a base acqua ed è ecocompatibile; non contiene solventi idrocarburici. il trattamento è reversibile e può essere rimosso utilizzando PS87 Pro.

Il prodotto è pronto all’uso, quindi può essere versato direttamente nella vaschetta di applicazione. L’aspetto è bianco lattiginoso, ma con l’essiccazione diviene completamente trasparente.
Concrete Shield può essere applicato con rullo o pennellessa. La stesura a rullo è molto efficace e permette di coprire rapidamente ampie superfici da trattare.
Con la pennellessa si riescono a raggiungere gli angoli chiusi e si è più precisi sulle linee di bordo del trattamento. Quando la superficie è molto assorbente, dopo 4 ore dalla prima mano, assicurandosi che sia essiccata, si fa una seconda passata. Nel caso di cemento interno, la protezione si conclude con la stesura di una cera di finitura.