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Appendiabiti fai da te stender | Costruzione passo-passo

Questo appendiabiti fai da te è costruito interamente con legno di recupero, curando, come si conviene, l’aspetto estetico, la correttezza delle geometrie e la precisione dei dettagli, per essere utilizzato in casa

Anche se gli stender appendiabiti sono reperibili in mille fogge e dimensioni, capita che quello giusto per lo spazio di cui si dispone non esista. Ecco il progetto di un appendiabiti fai da te su misura per lo spazio fra un armadio e la parete a fianco. Le dimensioni obbligate sono due, perché deve essere largo tanto da entrare senza difficoltà, ma anche lungo quel tanto da non fuoriuscire dalla sagoma dell’armadio.

Presa la decisione di usare il legno come materiale da costruzione, si individua fra gli scarti di un precedente lavoro una bella tavola di faggio sufficientemente grande per ricavare tutti i listelli necessari; questi servono per realizzare due telai laterali a forma triangolare, che vengono poi uniti mediante tre bastoni ricavati da un lungo manico di rastrello, perfettamente diritto.

Un ripiano con sponde è utilissimo e non solo per riporre oggetti, ma anche per rendere più robusta la struttura portante, essendo fissato in posizione intermedia, fra i montanti. Tutte le giunzioni fra i pezzi sono fatte con colla vinilica e rinforzate da spine di faggio passanti. La finitura è al naturale, con olio. Lo stender si sposta facilmente grazie a quattro rotelle pivotanti, applicate sotto i montanti.

Giunzione con spine passanti

Le spine passanti che rinsaldano la giunzione superiore dei montanti sono molto lunghe; infatti sono ricavate da stecche di tondino di faggio Ø 8 mm, tagliate a filo superficie con una sega giapponese.
Alla base del montante, la spina di faggio passante fissa il listello traverso verso il montante dello stesso lato ma anche il tondino di congiunzione con il montante controlaterale. Sotto è avvitata la rotella pivotante.
Lo smusso degli spigoli è doveroso, visto che il manufatto è soggetto ad essere manovrato agguantandolo nei montanti ed è importante, oltre che per ragioni estetiche, per eliminare la presenza di schegge che possano piantarsi nelle mani.
Il ripiano con spondine è collocato ad altezza giusta per avere spazio nella parte superiore per appendere pantaloni e giacche, ma ancora sufficiente per rendere robusta e solidale la struttura, “legando” i quattro montanti a una distanza intermedia fra base e apice.

Appendiabiti fai da te stender: tutti i pezzi ricavati da una tavola

Tempo richiesto: 1 giorno

  1. Legno come principale materiale di costruzione

    Per gran parte della costruzione dell’appendiabiti fai da te è stata usata una tavola di faggio lunga 2000 mm, larga 250 mm e spessa 30 mm.

  2. Ricavare i quattro listelli

    I quattro listelli ricavati piallandola e tagliandola per lungo sono risultati di sezione 40×25 mm. In seguito, tutti ancora troncati alla lunghezza di 1600 mm.

  3. Tracciare le linee e l’angolo di taglio

    Su un ampio piano di lavoro si stende qualche striscia di nastro maschera, per poter tracciare dei riferimenti circa l’inclinazione ideale dei montanti. Appoggiandoli uno per volta sulle due posizioni stabilite, si riportano alle estremità alte le linee per effettuare il taglio con l’angolo corretto e ottenere un profilo corrispondente alla tracciatura.appendiabiti fai da te in legno

  4. Effettuare i tagli

    I disegni di riferimento sul piano permettono di tracciare l’angolatura corretta dei tagli inclinati che vanno eseguiti alla base dei montanti, in modo che ci sia la planarità d’appoggio sul pavimento, e alle estremità delle due traverse, che uniscono i montanti sullo stesso lato. I tagli si effettuano con una sega giapponese.

  5. Unire le due coppie di montanti e le relative traverse

    Approfittando sempre dell’ampio piano d’appoggio, liscio e regolare, si uniscono le due coppie di montanti e le relative traverse. Si usa colla vinilica, mettendoli in pressione con morsetti a vite. Notare che per premere correttamente le estremità dei montanti sono stati utilizzati gli scarti del taglio effettuato sugli stessi, per dar loro l’inclinazione a V rovesciata; in questo modo i morsetti lavorano in piano ed esercitano pressione senza scivolare via.

  6. Stabilire la dimensione del ripiano centrale

    Con i due telai laterali pronti si può stabilire la dimensione del ripiano e, di conseguenza tagliare il pannello di truciolare nobilitato, spesso 18 mm, e i quattro listelli di faggio, sezione 10×25 mm, che gli vanno applicati, previa troncatura a 45° delle estremità.appendiabiti fai da te riciclo

  7. Incollare le sponde al ripiano

    Per l’incollaggio delle sponde al ripiano si applica una nutrita serie di strettoi a vite, messi nelle due direzioni, per un’azione congiunta.appendiabiti fai da te riciclo

  8. Inserire le spine per una maggiore robustezza

    Oltre alla colla, per ottenere la massima robustezza dell’insieme, nelle zone di giunzione si applicano alcune spine passanti. Due si mettono all’apice dei telai triangolari, dove convergono i montanti. Immobilizzato un telaio sul piano di lavoro, si effettuano due fori con il trapano, montando una punta da legno di diametro 8 mm. Un foro si fa a 50 mm dall’apice e uno a 120 mm. In ogni foro si inserisce un pezzo di tondino di faggio di diametro 8 mm, spalmato di adesivo vinilico e si taglia lasciando un moncone di abbondanza.

  9. Smussare gli angoli

    Si monta sulla fresatrice una fresa per bisellare a 45° e si passano gli spigoli dei due telai triangolari, prima su un lato e poi sull’altro.Appendiabiti fai da te

  10. Marcare il punto dove effettuare il foro del bastone

    Applicando una breve striscia di nastro per mascheratura sul lato interno dei telai, si marca con molta precisione il punto dove effettuare il foro del bastone, tenendo conto che i fori devono essere eseguiti alla stessa distanza dall’estremità. Il nastro di carta serve per poter marcare liberamente il legno, senza tracciare su di esso segni che poi debbano essere cancellati.

  11. Forare i due telai

    Il foro per il bastone sommitale si esegue con una punta Forstner montata sul trapano a colonna, fondamentale questo modo di procedere per riuscire a mantenere la perpendicolarità rispetto alla faccia laterale del telaio. Il diametro in questo caso è di 27 mm e corrisponde a quello del bastone che si è deciso di utilizzare.appendiabiti fai da te in legno

  12. Fissare i tre bastoni

    Il fissaggio dei bastoni, tre in tutto, va fatto in contemporanea, spalmando adesivo su entrambe le estremità di ognuno e mettendo in pressione tutto l’insieme. L’accortezza è quella di fare tutto questo con squadre di legno autocostruite che assicurino il mantenimento dello squadro (90°) fra montanti e bastoni, su entrambi i lati.
    appendiabiti fai da te in legno

  13. Applicare le spinde per il ripiano centrale

    Ormai l’appendiabiti fai da te stender sta in piedi da solo. Con due morsetti a molla per parte si tengono in posizione due listelli di legno, messi in bolla all’altezza giusta, in modo che possano sostenere il ripiano intermedio. Si effettuano i fori per applicare le spine passanti, che vanno a prendere nello spessore del ripiano. La finitura del manufatto è fatta con olio di Tung, previo passaggio con carta abrasiva a grana 220. Applicate le quattro ruote pivotanti sotto i montanti, l’appendiabiti è pronto per essere utilizzato.

Progetto di Fabrizio Uliana

Levigatrice palmare Bosch EasyCurvSander 12: ideale per le superfici curve

Dalla carteggiatura dei fianchi arrotondati di un mobile fino alla lucidatura delle scarpe di cuoio sono molti gli interventi che si possono effettuare agevolmente con questa macchina che si impugna con una sola mano

Piccola e maneggevole (pesa solo mezzo chilo) la levigatrice palmare Bosch ­EasyCurvSander 12 è alimentata da una batteria a 12 volt che assicura una rotazione di 800-1500 giri al minuto, preselezionabile su tre diverse velocità per adattare l’azione di levigatura al tipo di superficie e al lavoro da eseguire. Il valore più basso è indicato per la lucidatura; quello intermedio per la rimozione di vernici; il valore più alto per la levigatura del legno. Bisogna scegliere l’abrasivo adatto con grana più o meno grossolana o fine. Il numero dei giri varia anche in base alla pressione esercitata, ma una pressione eccessiva non produce una levigatura più efficace.

Monta tre platorelli da 38 mm, con attacco a velcro, che possono inclinarsi in modo diverso l’uno rispetto all’altro per seguire con efficacia anche superfici curve. Fa parte del programma “Power4All” che permette di alimentare con una sola batteria un’intera gamma di elettroutensili per la casa e il giardino. È dotata del dispositivo Syneon Chip, per il dosaggio automatico e intelligente della potenza e della durata della batteria in funzione del progetto; tre led di colore verde visualizzano la carica disponibile della batteria.

La levigatrice palmare si impugna con una sola mano; la regolazione della velocità è a portata di pollice. Costa euro 89,95 il solo corpo macchina, senza batteria e caricabatteria, euro 129,95 con batteria e caricabatteria.

Tre dischi rotanti indipendenti l’uno dall’altro

La parte attiva di questa macchina è costituita da tre dischi rotanti e mobili; ciascun disco può inclinarsi in modo indipendente dagli altri, permettendo così alla macchina di adattare l’azione abrasiva a qualsiasi superficie curva, arrotondata o piana. In luogo dei comuni dischi per levigatura, utilizza abrasivi a rete caratterizzati da un’elevata capacità di aspirazione e da un alto livello qualitativo di finitura. La dotazione di serie include nove reti abrasive (tre a grana 80, tre a grana 180 e tre a grana 320) e il sistema per l’aspirazione delle polveri.

Quanti usi diversi per la levigatrice palmare Bosch EasyCurvSander 12!

Tempo richiesto: 30 minuti

 

  • Per i punti difficili

    La particolare forma permette di impugnare e muovere la levigatrice senza sforzo, mentre la disposizione dei tre platorelli agevola l’azione: si raggiungono facilmente anche i punti difficili, ma nello stesso tempo si coprono in breve anche le superfici estese.

  • Sulle superfici delicate

    Sulle plastiche o altre superfici molto delicate si riesce bene a dosare l’azione, scegliendo ovviamente una carta abrasiva a grana fine; la presenza dei tre dischi trasmette molta sensibilità al polso e si capisce bene quanto si stia premendo sulle parti più delicate come le nervature e i rilievi, più facili da danneggiare.

  • Quando non si vuole andare per il sottile

    Quando è il momento di non andare per il sottile, si monta carta abrasiva a grana grossa e si procede rapidi nel lavoro.

  • Sulle zone con curvatura accentuata

    Non rappresentano un problema neppure le zone con una curvatura molto accentuata, grazie all’angolo di snodo e alla flessione che i dischi concedono. Mentre nel caso delle comuni levigatrici la regola che richiede mano leggera sulle curvature è ferrea, nel caso della EasyCurvSander l’azione viene distribuita in modo eccellente.

  • Per levigatura più aggressive ma anche per quelle delicate

    È incredibile come si possa passare dalla più aggressiva alla più delicata azione, sostituendo l’elemento attivo e diminuendone il numero.

Numero civico esterno fai da te | Costruzione passo-passo

Cinque pezzi di compensato tagliati di misura e avvitati tra loro a comporre un contenitore per i fiori con il lato posteriore più alto. Un’idea per indicare il numero civico esterno fai da te o un messaggio di benvenuto

Ecco un’idea valida per personalizzare l’ingresso di casa: un contenitore che potrebbe fungere da numero civico esterno fai da te con anche una piccola fioriera, che può essere adatta anche alle pareti della cucina, dove la superficie scrivibile con il gesso si rende utile per segnare appunti da ricordare. Si tratta di costruire un contenitore basso (in cui mettere a dimora le piantine) con un lato, quello posteriore, molto più alto degli altri: smaltato con la pittura lavagna nera diventa un pannello in cui si può scrivere, cancellare e riscrivere i messaggi.

L’unica difficoltà della costruzione sta nella bisellatura, ovvero il taglio inclinato a 45° dei due pezzi laterali e del frontale che devono unirsi a comporre angoli retti: il seghetto alternativo con tecnologia Nanoblade permette di ottenere un buon risultato. Questo seghetto, al posto della classica lama, ha una minuscola catena a circolazione continua con elementi lunghi 4 mm miniaturizzati che taglia con precisione e in modo assolutamente sicuro, grazie all’avanzamento morbido del tagliente con vibrazioni ridottissime.

Il fondo e il pannello posteriore vengono invece semplicemente avvitati contro i tre pezzi della scatola. Qualche attenzione richiede il rivestimento con telo per impermeabilizzare l’interno della fioriera; la mancanza di un foro centrale per il drenaggio consiglia la messa a dimora di piantine grasse, che richiedono pochissima acqua.

Cosa occorre per costruire il numero civico esterno fai da te

  • 1 foglio di compensato spesso 15 mm da 1200×1000 mm
  • telo impermeabile di rivestimento della fioriera
  • 16 viti da 4×50 mm
  • 2 viti più tasselli adeguati, a seconda del tipo di parete
  • vernice lavagna nera circa 345 ml
  • gesso bianco
  • 5-7 piante grasse adatte alla coltivazione all’aperto
  • terriccio specifico per piante grasse (o miscela di sabbia, terra e ghiaia)

Come attrezzi servono: guanti da lavoro, un agitatore per mescolare la vernice, una mascherina, gli occhiali di sicurezza, un telo di protezione del pavimento, un cutter multiuso, un metro a nastro, un rullo con vassoio, alcuni morsetti a vite, una matita.

Costruzione: unione a 45° con fissaggio avvitato

Tempo richiesto: 2 ore

  1. Tracciare le misure dei vari pezzi

    Tracciamo sulla tavola di legno le misure dei vari pezzi per comporre la fioriera: pannello posteriore 600×600 mm, frontale 600×150 mm, fondo della fioriera 560×150 mm, 2 lati della fioriera 150×150 mm.

  2. Tagliare e unire i pezzi a 45°

    Per un ottimo risultato estetico, abbiamo deciso di unire a 45° il pezzo frontale e i due laterali. Per fare i bordi bisellati ci serviamo della tecnologia Nanoblade del seghetto AdvancedCut 50, che permette un taglio facile e preciso, anche con la piastra inclinata di 45°.Numero civico esterno fai da te

  3. Levigare le parti che andranno a contatto

    Con la levigatrice orbitale rendiamo lisci e regolari tutti i lati che devono andare a contatto in modo che la giunzione risulti precisa.Numero civico esterno fai da te

  4. Stendere lo smalto effetto lavagna

    Sulle facce visibili delle tavolette stendiamo con rullino lo smalto effetto lavagna così da potervi poi scrivere con il gesso il numero civico o un messaggio di benvenuto modificabile.

  5. Praticare dei fori per unire i pezzi

    Per unire il frontale con il fondo e i pannelli laterali, pratichiamo alcuni fori sui bordi del frontale per mettere le viti: ne facciamo 4 per il fondo e 2 per ogni lato.fioriera fai da te

  6. Svasare l’imboccatura di ogni foro

    Prima di mettere le viti svasiamo l’imboccatura di ogni foro, in modo che le teste coniche possano assestarsi a filo del piano. Per evitare la possibilità che facendosi strada le viti finiscano per spaccare il legno, conviene eseguire un preforo nel pannello che le riceve, oppure si possono utilizzare le comodissime viti con la punta autoperforante.

  7. Appendere la fioriera al muro

    La fioriera viene appesa al muro, a fianco della porta d’ingresso, con un paio di tasselli a espansione. Non è detto che le viti dei tasselli debbano per forza attraversare il pannello posteriore della fioriera: si può anche applicare dietro al legno un’attaccaglia robusta, anche incassata nello spessore del multistrato, e applicare ai tasselli viti a gancio di opportune dimensioni. Le innaffiature devono essere veramente ridotte al minimo; poiché le piante grasse crescono rapidamente, ogni due o tre anni dovremo procedere a operazioni di rinvaso riducendo l’affollamento.fioriera fai da te

Interno del tutto impermeabile

Il multistrato normale, non trattato, è particolarmente sensibile all’umidità; per evitare la sua precoce marcescenza, recuperiamo un telo di plastica nero e spesso. Con il cutter ne tagliamo un unico foglio grande abbastanza per rivestire completamente l’interno del contenitore, quindi lo applichiamo ripiegandolo bene negli angoli in cui sicuramente abbonda. Fissiamo il telo soltanto vicino al bordo in alto, usando la graffatrice, ripiegandone i lembi su se stessi, soltanto per una motivazione estetica.

Rinvasare una pianta “succulenta”

Per crescere bene anche le piante grasse hanno bisogno di essere ogni tanto rinvasate; mettiamo sul fondo del vaso piccole pietre che facciano da drenaggio.
Stendiamo un leggero strato di terriccio specifico e allarghiamo le radici districandole tra loro.
Posizioniamo la pianta sul terriccio, aggiungiamone altro con la paletta e compattiamo bene vicino alle radici. Bagniamo con poca acqua.

Fervi presenta la gamma di giraviti di precisione

La storica azienda di Vignola, da oltre 40 anni player di riferimento nel settore delle attrezzature professionali e dei prodotti per il mercato MRO (Maintenance, Repair and Operations), propone in catalogo anche una gamma di giraviti di precisione per il mercato professionale e per il fai da te.

Progettati e realizzati soprattutto per le esigenze in ambito elettrotecnico ed elettronico, i giraviti di precisione FERVI della linea PRO rispondono a standard di utilizzo molto elevati. La linea prevede punte a tagliotorxPhillips ed esagonali, in diverse misure, con la parte in metallo realizzata in cromo-vanadio, robusto e resistente, mentre l’impugnatura bi-componente è realizzata in materiale sintetico con i colori ufficiali del brand FERVI.

Un particolare accorgimento di design prevede che la parte terminale del manico sia libera di ruotare, mantenendo un grip perfetto e agevolando movimenti e controllo da parte dell’operatore. I diversi modelli sono tutti acquistabili separatamente, ma il catalogo prevede anche kit da 6 pezzi raccolti in un comodo astuccio, per avere a disposizione in modo comodo e ordinato i giraviti di precisione di maggior utilizzo. Il kit esiste in due serie, con assortimenti diversi e complementari: una con giraviti a taglio e a croce, l’altro con la serie torx.

Incastro Finger joint | Cosa è e come si realizza

La giunzione a pettine o “Incastro Finger joint” presenta numerosi vantaggi, tra questi c’è sicuramente un’ottima tenuta

L’incastro Finger joint si esegue sempre con una combinata per legno oppure, in produzione, con macchine ancora più potenti ed evolute. Il grande vantaggio di questo incastro è quello di generare un’ampissima superficie di contatto fra i due pezzi e di crearla in modo che le tavole possano essere unite di testa, anzi, proprio così la giunzione sviluppa la sua maggiore tenuta, dato che le fibre di una tavola si uniscono longitudinalmente, a strati, con quelle dell’altra tavola.

  • Solidità della giunzione

    La giunzione è forte anche utilizzando legni differenti, l’importante è che le protuberanze si sviluppino lungo vena.

  • Coltelli a seconda delle necessità

    L’utensile, da montare sull’albero della toupie, può avere un numero variabile di coltelli, che possono essere di varie dimensioni, a seconda delle necessità. I taglienti possono anche essere molto corti e fitti; in tal caso la resistenza alla flessione si riduce proporzionalmente. A seconda delle dimensioni degli elementi da unire, ma anche della modalità in cui il pezzo finale sarà sollecitato, si può orientare diversamente l’incastro.

Nell’esempio l’incastro Finger joint è eseguito verticalmente rispetto alla larghezza della tavola. È evidente che la scelta sia stata fatta perché la tavola che ne deriva debba “lavorare” in costa, fermo restando che anche nell’altra direzione, questo incastro offre comunque una buona tenuta.

Incastro Finger joint

Un Paese dei balocchi che non trasforma in asini

Tratto da “Far da sé n.514 – Aprile 2021″

Autore: Nicla de Carolis

Forse ricorderete la favola di Pinocchio e l’episodio in cui il protagonista segue Lucignolo, suo compagno di scuola più svogliato e birichino, nonché suo amico del cuore, per andare con lui nel Paese dei balocchi, salendo con altri ragazzi su un carro tirato da dodici pariglie di asini e guidato dall’Omino di burro. 

Qui “…in mezzo ai continui spassi e agli svariati divertimenti, le ore, i giorni, le settimane passavano come tanti baleni…”, l’unico inconveniente è che, dopo cinque mesi, Pinocchio si sveglia una mattina con una brutta sorpresa: è diventato un asino. Il paese dove si è trovato Pinocchio si cita spesso, ma senza una connotazione negativa; lo si fa solo per descrivere un luogo dove ognuno di noi trova tutto ciò che può desiderare e lo scorso fine settimana, facendo un giro al Bricoman di Genova, per l’ennesima volta ho pensato “… ma questo è il Paese dei balocchi…”. 

Sono un’appassionata di fare, di sapere come si fa, di conoscere tutti i prodotti e i materiali per realizzare oggetti, migliorare la casa da un punto di vista strutturale/impiantistico, di comfort oltre che estetico. Oggi documentarsi su tutte le innovazioni in fatto di prodotti è semplice grazie a internet; tuttavia, quando si inizia a progettare qualcosa, le difficoltà arrivano dovendo reperire tutto quel che serve. Per esempio se si vuole rinnovare un bagno con l’imbiancatura, cambiando le placche o i frutti degli interruttori (oggi ci sono quelli smart che si possono comandare con il cellulare!), sostituendo la porta, il miscelatore, piastrellando o impermeabilizzando le pareti della doccia, sostituendo il box ecc, ci si deve rivolgere a più negozi, con il rischio che il materiale non sia disponibile e ci sia da aspettare per averlo. Da Bricoman c’è davvero l’inimmaginabile, con tanta scelta e prezzi per tutte le tasche, tutto è esposto e in pronta consegna. Un’infinità di semilavorati in ferro e cancelli già assemblati, antoni a specchio scorrevoli, completi di guide e ferramenta, solo da montare, sanitari di ogni tipo, rivestimenti dai mosaici alle grandi lastre con colle, stucchi e tutto quanto serve per la posa, ogni tipo di raccordo e tubazione per l’idraulica, tutto ciò che serve per fare un impianto elettrico, per non parlare delle attrezzature.

Sulle pagine di questa rivista non abbiamo mai sostenuto il consumismo, del resto non in linea con la mentalità e l’agire del far da sé, sempre orientato a riparare, riciclare, cose che può fare grazie alle sue competenze, ma in questo caso non possiamo rimanere indifferenti a una proposta così invitante e stimolante… siamo umani. E poi, comunque, girando in questo Paese dei balocchi per fardasé il rischio non è certo quello di diventare asini: al contrario, l’impegno e la necessità di documentarsi per utilizzare quanto acquistato costringe a leggere, imparare e cimentarsi facendo. Ma anche senza acquistare, il poter vedere esposto e toccare con mano tutto ciò che serve per costruire, ristrutturare e fare manutenzione è fondamentale per partire con il piede giusto in qualsiasi progetto, oltre a essere fonte di idee o semplicemente istruttivo.

Parete porta attrezzi fai da te | Come costruirlo in 6 step

Quando si adibisce un garage o scantinato a laboratorio, è fondamentale una disposizione di una parete porta attrezzi fai da te, in modo da ridurre al minimo gli ingombri e avere tutto in ordine, a portata di mano quando lo si deve usare: altrimenti si rischia di fare confusione e sprecare in operazioni inutili quel tempo prezioso da dedicare invece ai lavori. Razionalizzare gli spazi significa avere ganci e pannelli per appendere gli attrezzi, prevedere la posizione migliore per il banco da lavoro e per gli utensili ingombranti, ma anche disporre di qualche mobile, come pensili e cassettiere, per contenere e riparare dalla polvere molti oggetti utili che crescono con le nostre esigenze.

Tempo richiesto: 4 ore

  1. Dove reperire il materiale per la parete porta attrezzi fai da te

    Alcuni pannelli forati, che in origine proteggevano una grossa batteria, e quelli di un espositore per climatizzatori, vengono riutilizzati per realizzare una parete porta attrezzi fai da te. Questi pannelli occuperanno tutta la parte sovrastante di due banchi da lavoro affiancati per un piano lungo 3600 mm.

  2. Utilizzare i pannelli del chiller

    I quattro pannelli del chiller, in lamiera con foratura Ø 6 mm, hanno altezza di 850 mm, ma diverse larghezze sagomate con pieghe di rinforzo a 45° sui montanti laterali e 90° sui lati superiori e inferiori: vengono recuperati tali e quali previa una mano di smalto protettivo bianco opaco per lamiere.porta attrezzi fai da te

  3. Saldare un binario asolato alla lamiera forata

    Dal telaio della base espositrice si recupera la lamiera forata staccando i punti di saldatura con la smerigliatrice. A filo della lamiera del pannello inferiore e all’interno dei due tubi montanti si salda un binario asolato 40×20 mm con la scanalatura aperta rivolta verso l’esterno; quindi si salda anche il pezzo recuperato dalla base ottenendo un pannello identico al primo pezzo da 745×965 mm.parete porta attrezzi fai da te

  4. Tagliare e verniciare i fogli di compensato

    Si tagliano fogli di compensato con le stesse dimensioni delle superfici piane interne delle lamiere forate; una delle facce e i relativi bordi perimetrali si verniciano con smalto acrilico scuro per aumentare la visibilità dei fori sulle lamiere.

  5. Forare i pannelli dove serve

    A seconda degli attrezzi da fissare si forano i pannelli in compensato in corrispondenza dei fori sulla lamiera e si inseriscono viti M6 di svariate forme, distanziati a misura da un dado e bloccati con controdado e rondella dal lato interno oppure con micromensole sporgenti.

  6. Infilare i rulli guida all’estremità dei tubi

    Alle estremità superiori dei tubi si infilano i rulli guida inspessiti con manicotti in gomma, sorretti da piastre perforate che bloccano il perno filettato.

Progetto di Sergio Mosca.

Multiutensile M-MU 18 OneAll di Valex | Multifunzione ed efficacissimo a batteria

Come sempre utilissimo, il multiutensile M-MU 18 OneAll di Valex diviene ancora più prezioso se alimentato a batteria, per non avere neppure l’ingombro del cavo elettrico, soprattutto se si tratta di un modello che già eccelle in fatto di maneggevolezza

Lo strumento multifunzione non ha rivali quando si tratta di raschiare o tagliare a filo superfici e aprire fori di forma squadrata su pannelli dei più disparati materiali, ma permette anche di tagliare in modo convenzionale, levigare, rimuovere mastici, colle, moquette ecc. A tutto questo vanno aggiunte una semplicità e una sicurezza di utilizzo che non hanno eguali. Per arrivare a un livello ancora più elevato di maneggevolezza e manovrabilità, caratteristiche già proprie dei multiutensili, si deve aggiungere l’alimentazione a batteria, che toglie di mezzo anche il cavo d’alimentazione elettrica. Sul fronte della maneggevolezza il multiutensile M-MU 18 OneAll di Valex è un vero punto di riferimento.

Merito è delle sue dimensioni contenute, dell’ottimo bilanciamento dato dalla testa in alluminio e dalla batteria in posizione diametralmente opposta, dal corpo/impugnatura affusolato ed ergonomico, dalla dotazione di un’impugnatura fissabile in 2 posizioni, utile nelle lunghe sessioni di lavoro, ma anche quando si devono fare tagli molto precisi. La regolazione della velocità del motore, impostabile da 5000 a 19000 oscillazioni/min, consente sempre il migliore adeguamento al lavoro sui diversi materiali. L’angolo di oscillazione dell’utensile è di 3,2°. Il multiutensile M-MU 18 OneAll di Valex senza batteria e caricabatteria costa euro 69,00.

Multiutensile M-MU 18 OneAll: velocità, avviamento, impugnatura

Lateralmente, il corpo macchina presenta la rotella zigrinata per regolare i giri del motore e, di conseguenza, la velocità di oscillazione dell’utensile.
Questo tipo di strumento deve girare a regime costante, quindi l’interruttore è di tipo on/off; è situato in posizione comoda, a portata di pollice, davanti all’impugnatura.
Il corpo dello strumento ha forma ergonomica e inserti in gomma che forniscono un’ottima presa alla mano. Nella parte sottostante c’è un led che si attiva all’accensione per illuminare la zona di lavoro.

Utilizzo dei molti accessori

La dotazione del multiutensile M-MU 18 OneAll comprende tre fogli di carta abrasiva di gradazioni diverse, il platorello a delta per la levigatura, una lama per legno e materiali plastici, una lama raschietto, l’impugnatura addizionale.

  • Flangia di fissaggio

    Ribaltando la leva sulla testa del multifunzione, si libera la flangia di fissaggio dell’utensile, predisponendola per il suo montaggio o sostituzione.

  • Applicazione in diverse posizioni

    Utensile e flangia sono fatti per consentire l’applicazione in diverse posizioni, a seconda dello specifico lavoro da effettuare. L’abbinamento risulta molto saldo.

  • Carta abrasiva

    La carta abrasiva ha modalità di fissaggio a velcro. Non è necessario rimuoverla per togliere il platorello dalla macchina.

  • Impugnatura addizionale

    L’impugnatura addizionale può essere montata indifferentemente a sinistra o a destra, sulla testa in metallo, per rendere la presa ancora più salda e precisa.

  • Lame a forma di “esse”

    La forma a “esse” delle lame permette di lavorare a filo delle superfici senza che la flangia di fissaggio sia d’ingombro.

  • Migliore visuale dell’area

    Nessun impedimento, anzi, semmai la possibilità di vedere meglio la zona di taglio, quando si interviene con la lama perpendicolare al piano, per esempio per aprire una finestrella.

Batteria e caricabatterie

Le batterie per il multiutensile M-MU 18 sono al litio 18 V e fanno parte della piattaforma One All di Valex che vede disponibilità di una corposa serie di batterie, dalle più piccole alle più grosse e capaci, tutte condivisibili con la gamma di elettroutensili a batteria One All per il laboratorio, il giardinaggio e la casa. Per i multiutensili, avere disponibilità di diversi tagli di batteria è molto importante perché consente di scegliere fra l’estrema maneggevolezza oppure la massima durata, a seconda dei casi. Le capacità disponibili sono 1,5 Ah, 2 Ah, 3 Ah, 4 Ah e 5 Ah. La foto mette in evidenza la diversità di dimensioni fra una batteria da 2 Ah e una da 5 Ah. Il kit OneAll con batteria da 2 Ah e caricabatteria costa euro 55,90.

Aspiracenere AR Blue Clean E12B a batteria | Per camini e barbecue

L’aspiracenere AR Blue Clean E12B a batteria è indicato per le ceneri fredde di camini, stufe e barbecue; facile da pulire, con la sua potenza è l’ideale per raccogliere la cenere senza disperdere polveri nell’ambiente

La particolarità di questo aspiracenere è l’alimentazione a batteria litio 18 V che, non avendo cavi di alimentazione, permette la massima libertà d’azione e di trasporto del bidone. L’aspiracenere AR Blue Clean E12B presenta una struttura compatta e ben bilanciata, con componenti di alto livello qualitativo; la batteria da 18 V 2,0 Ah agli ioni di litio assicura un‘autonomia di lavoro di circa 20 minuti; il motore da 110 watt sostiene brillantemente performance prolungate nella rimozione di ceneri fredde da camini, stufe e barbecue. Dotato di funzione soffiante (basta cambiare il punto di attacco del tubo flessibile), permette di raccogliere in un solo punto polveri e piccoli detriti da aspirare. Il fusto di raccolta in metallo, a forma cilindrica, ha una capienza di 12 litri ed è facile da trasportare là dove serve grazie a una maniglia superiore in plastica robusta ripiegabile su un lato. L’aspiracenere AR Blue Clean E12B ha un prezzo consigliato al pubblico di euro 79,90.

Semplice ed efficace nell’utilizzo

 

  • Filtro ad alta efficenza e lavabile

    L’aspiracenere AR Blue Clean E12B monta un filtro ad alta efficienza plissettato e lavabile dotato di protezione metallica. Il filtro a cartuccia, smontato e scosso, può essere sciacquato sotto acqua corrente.

  • Facile pulizia del filtro

    Le cerniere di aggancio e sgancio del coperchio consentono una facile pulizia del filtro.

  • Batteria facilmente ricaricabile

    La batteria si ricarica velocemente tramite l’appostito alimentatore fornito in dotazione.

  • Capacità di 20 minuti

    La batteria da 18 volt e capacità di 2,0 Ah, garantisce un utilizzo continuativo per 20 minuti.

  • Tubo rigido in dotazione

    Il tubo rigido permette di aspirare facilmente la cenere. Va inserito a incastro su quello flessibile.

  • Pulsante di avviamento sulla testa

    Sulla testa, vicino all’alloggiamento della batteria, è presente il grosso pulsante di avviamento dell’aspiracenere.

Gli attacchi per aspirare e per soffiare

Per l’utilizzo in modalità soffiatore, basta inserire il tubo flessibile nel raccordo di soffiatura presente sulla parte alta della macchina. Per aspirare, invece, lo stesso tubo flessibile va inserito nel raccordo situato frontalmente sul fianco della macchina. Quindi l’inversione del flusso è data soltanto dalla diversa posizione di innesto del tubo flessibile, pertanto basta un unico tasto di accensione. Per il trasporto, il tubo flessibile, su cui si monta a incastro il tubo rigido, può essere fissato sul corpo della macchina con un’apposita clip.

Come costruire un porta canoe

Un telaio in tubolare di acciaio zincato per lo stoccaggio in garage di due canoe sovrapposte, distanziate in modo che gli scafi si inseriscano tra i ripiani di una scaffalatura già presente sulla parete perpendicolare. Un porta canoe soltanto appoggiato a terra, senza bisogno di intervenire sulla muratura

Alcune attività sportive contemplano l’utilizzo di attrezzature ingombranti: trovare in garage o in altro locale di servizio uno spazio che permetta di riporle e prelevarle senza troppi spostamenti non è sempre facile. Le canoe sono lunghe ben oltre due metri e devono poter essere stoccate senza rovinarle e senza che costituiscano impaccio nell’utilizzo complessivo del locale, perciò costruiamo un porta canoe, una struttura di supporto su misura senza dover installare elementi di fissaggio a parete o a pavimento.

La struttura è molto semplice e squadrata, ottenuta con tubolari quadri di acciaio da 20×40 mm uniti per saldatura: i bracci che sostengono le canoe sono costituiti da due pezzi saldati a V, sagomati a seguire il fondo dello scafo affinché le canoe appoggino in piano. Si sgrassano a fondo le superfici e si proteggono con zinco spray; alle estremità i tubolari si chiudono con tappi di plastica. Sotto le gambe anteriori si saldano due dadi filettati M12; con spezzoni di barra filettata allo stesso modo e rondelle Ø 35 mm si realizzano i piedini regolabili per stabilizzare l’intera struttura.

La zincatura

La zincatura a caldo si ottiene immergendo i manufatti metallici, preventivamente sgrassati e decapati con acidi, quindi preriscaldati, in un bagno di zinco fuso a circa 450 °C; il tempo di immersione dipende dal tipo di manufatto da zincare.

La zincatura a freddo è più simile a una verniciatura: si utilizzano prodotti a base di resine sintetiche e zinco metallico che possono essere applicati a pennello o a spruzzo. Anche in questo caso si segue una preparazione preliminare di sgrassaggio; lo strato di zincatura può essere lasciato a vista, ma può essere ritenuto un semplice fondo da sovraverniciare con altra finitura.

Porta canoe con una dozzina di metri di tubolare

Tempo richiesto: 1 giorno

  • Saldare i tubolari

    I tubolari di acciaio, dopo averli tagliati a misura, vengono uniti tramite saldatura a filo continuo; la struttura misura 1400 mm in altezza e 800 mm in profondità.

  • Collaudo dei supporti superiori

    I supporti inferiori appoggiano su una traversa di rinforzo; per quelli superiori, essendo solo a sbalzo, si effettua un rudimentale collaudo per essere certi che possano sostenere senza problemi i 18 kg della canoa, appendendo a essi alcuni cestelli di acqua.
    porta canoe fai da te

  • Regolare i piedini affinché la struttura sia stabile

    Sulle due gambe anteriori, i piedini a vite regolabili permettono di adattare la struttura alle irregolarità del pavimento, affinché risulti stabile.

Progetto di Paolo Laino