L’avvitatore Bosch IXO VI è un nuovo utensile pratico e facile da usare compatibile con tutti gli accessori della IXO Collection
Nel nuovo avvitatore Bosch IXO VI la velocità è facilmente regolabile tramite pressione sull’interrutore, per un pieno controllo del cacciavite.
Il caricabatteria micro-USB è in dotazione, perfetto anche durante i viaggi.
Inoltre l’utensile, disponibile in colore verde o fucsia, può essere ricaricato posizionandolo su una comoda stazione di ricarica, acquistabile come accessorio opzionale. Bosch
È dotato di velocità regolabile, luce, doppia ricarica (USB o con stazione opzionale).
Compatibile con tutti gli accessori IXO
In entrambe le versioni (verde e fucsia) IXO VI ha il cappuccio removibile per utilizzare gli accessori DIY come:
Controllo velocità a regolazione continua: tanto aumenta l pressione sull'interruttore di azionamento, più aumentano le rotazioni, basta con i materiali danneggiati, basta con le viti usurate
Questo avvitatore a batteria fornisce informazioni dettagliate in merito al livello di carica della batteria grazie all'apposito indicatore provvisto di tre led
Vasta gamma di applicazioni: l'avvitatore è caratterizzato da un'apposita interfaccia per vari accessori destinati all'uso quotidiano ed attività divertenti dentro e fuori casa
Doppia ricarica: ixo può essere ricaricato facilmente per mezzo della sua stazione di ricarica oppure direttamente mediante cavo micro-usb
In questi giorni, in particolare, si parla molto di transizione socioecologica, un passaggio epocale, indispensabile se non vogliamo “andare verso la bancarotta ecologica” come dice l’ambientalista svizzero Mathis Wackernagel, creatore del concetto di impronta ecologica per definire il consumo delle risorse naturali in rapporto alla capacità della Terra di riprodurle. Nel 2019 si calcola che abbiamo usato l’equivalente di 1,75 “Terre” consumando una quantità di beni (acqua, terra, piante, minerali, aria) superiori a quelli che il nostro pianeta può rigenerare e negli anni il nostro debito è sempre cresciuto. Ognuno di noi può verificare questa escalation nella quotidianità; è molto chiaro il fenomeno anche solo andando al supermercato: salumi, formaggi e verdure vengono confezionati in un infinito numero di vaschette, fogli di carta trasparente, spesso raddoppiata, e di sacchetti; quando si arriva a casa ci si rende conto che per una cena in due si riempie di “imballi” un intero sacco della spazzatura. Per non parlare dell’ulteriore regalino che ci viene dal COVID con la produzione quantitativamente molto importante di rifiuti nuovi, fatta di mascherine e oggetti monouso, per esempio tutti i contenitori utilizzati per le consegne di cibi a domicilio. L’impegno dei cittadini nella raccolta differenziata non può essere l’unica via, bisogna agire a monte per evitare tutti questi sprechi. E per far questo è necessario mettere in pratica il diktat che ci arriva dall’Europa ovvero un cambio nella produzione industriale, nella produzione di energia e nel suo consumo, con la riqualificazione degli edifici e il passaggio a motori elettrici e, più in genere, un cambiamento dello stile di vita delle persone. In questa transizione, anche per la questione del lavoro è previsto un cambio di paradigma con fantastici obiettivi etici oltre che di nuove competenze: il lavoro dovrà essere dignitoso, giusto ed ecologicamente sostenibile. In particolare, poi, ogni lavoro dovrà essere di qualità, grazie a una buona preparazione, fatto indispensabile perché tutti se ne possa trarre gratificazione. Linee guida perfettamente in sintonia con i fardasé che, pur se non per lavoro, nelle loro attività riescono a riciclare, riparare e imparare ogni giorno tecniche nuove, realizzando progetti utili di cui sono orgogliosi.
Realizziamo una barca sushi formato famiglia per portare in tavola questo particolare cibo giapponese oggi tanto diffuso
La barca sushi è un metodo ottimo per presentare questa ottima pietanza che, nella cucina giapponese, è a base di riso cotto con aceto di riso, zucchero e sale e combinato con svariati tipi di pesce, alghe, verdure e uova. Questi tipi di pesce possono essere crudi oppure cotti, solitamente accompagnati dal riso, arrotolati in una striscia di alga o inseriti in una piccola tasca di tofu. Il sushi, parola che in giapponese si riferisce a una vastissima gamma di cibi preparati con riso, molto spesso viene inteso come pesce crudo ed è, qui da noi, sempre più diffuso.
Per portarlo in tavola in modo originale e allegro costruiamo un’originale barcha sushi fai da te di legno da cui i commensali possono attingere per prelevare il boccone scelto. Le misure sono di 600 mm in lunghezza per 250 mm di larghezza massima e 100 mm di altezza, a prua svetta l’albero maestro che sostiene la vela, ispirata e dedicata al sushi che viene disposto sul pagliolato.
Si tratta di una costruzione originale, realizzata con compensato e altri piccoli elementi sempre di legno, sagomati con seghetto alternativo e uniti con viti, chiodi e colla vinilica. Particolare attenzione va posta alla finitura del pagliolato da farsi con prodotti atossici dovendo contenere alimenti, ma anche di facile pulizia.
Costruzione della barca
Tempo richiesto: 4 ore
Componenti dell’intelaiatura
Tutti i componenti dell’intelaiatura: il fondo dello scafo, il basamento del timone, il tavolato d’appoggio, varie nervature di sostegno, l’albero maestro con la vela, le fasce laterali e altri piccoli particolari che rendono la costruzione precisa.
Tagliare a misura le tavole di pagliolato
Per la barca sushi sono previsti due pagliolati sagomati in compensato da 5 mm, uno scuro e uno chiaro, da utilizzare secondo la necessità. Incollate le tavole sulle due traverse e tracciato il perimetro arrotondato con il seghetto alternativo si tagliano a misura.
Bozza della poppa montata
La poppa della barchetta evidenzia i componenti del timone appena abbozzati.
Assemblare lo scafo
L’assemblaggio dello scafo avviene con viti, chiodi, colla e morsetti, previa bagnatura per immersione delle due fasce laterali in compensato, per consentirne la piegatura ed evitare rotture. Lo scafo viene fissato al fondo e agli elementi di poppa e di prua con una fila di borchie rustiche.
Finitura della barca sushi fai da te
La costruzione richiede un’accurata levigatura manuale fine di tutto lo scafo e una prima mano di verniciatura con impregnante trasparente atossica all’acqua.
ESSICCAZIONE: Tra le due mani 3 ore Completa 12 ore
PULIZIA DEGLI ATTREZZI: Acqua FORMATI: 0,75L – 2,5L
Formula in gel, anti-goccia
Elastico, si adatta alla dilatazione del legno
A ciascuno il suo stile! Valorizzare, abbellire, armonizzare
Idrofugo & anti-uv
Destinazione d’uso
Per tutto il legno esterno e interno: persiane, cancelli, recinzioni, serramenti, finestre, perline, travi, mobili…
Compatibile con tutti i tipi di legno europei ed esotici, nuovi o vecchi: noce, resinosi, douglas, cedro rosso, larice…
Sovrapponibile su tutti i protettivi precedentemente già applicati.
Caratteristiche
Completamente innovativo, questo prodotto garantisce un aumento di vita al legno che con la sua formula integra in esso fibre naturali del legno. Le fibre formano dei nuovi legami sul legno ristrutturando la sua materia e generando una nuova superficie. Formata di cellulosa, il legno si rigenera.
Alta concentrazione di agenti anti-uv per resistere al sole.
Potere idrofugo rinforzato per bloccare l’acqua e l’umidità in superficie.
Studiato per una facile applicazione in verticale: non cola.
Preparazione
Il legno da impregnare deve essere pulito, secco, sano e non grasso. Carteggiare gli angoli e i bordi per arrotondarli leggermente.
Legno grezzo: carteggiare con carta vetro per ottenere una superficie liscia e spolverare.
Legno duro grezzo (noce, resinosi, douglas, cedro rosso, larice, castagno, esotici…): diluire la prima mano al 15% di acqua e applicare una seconda mano non diluita (evitare un’applicazione troppo generosa di prodotto). Su legno grasso sgrassare con il diluente sintetico V33.
Legni già impregnati: carteggiare per eliminare dalla superficie le parti non aderenti. Carteggiare con carta vetro. Per ottenere una superficie liscia e levare la polvere.
Legni anneriti: applicare il fondo per legno annerito V33.
Applicazione
Applicare tra i 12°c e i 25°C in condizioni di tempo secco e senza correnti d’aria.
Mescolare l’impregnante prima e durante l’utilizzo con l’aiuto di una bacchetta lunga e larga per ben omogeneizzare il prodotto.
Applicare 2 mani. Per l’applicazione a pistola, diluire al 10% di acqua.
Consigli pratici V33
Per le tinte chiare su legni nuovi o molto esposti è molto raccomandata l’applicazione del prodotto in 3 mani.
L’incolore si utilizza unicamente per il mantenimento su legno già impregnato e tinto, o per diluire le altre tinte.
Non si applica su legno termoriscaldato, termotrattato o legni acidi.
Resistenza
La resistenza 10 anni concerne:
I legni nuovi o da rinnovare di essenze comuni: conformemente al modo di preparazione e di applicazione.
Esposizione: unicamente su legni verticali. Esposizione sud e sud ovest: trattare in 3 mani.
La garanzia e limitata al rimborso del prezzo del prodotto (dietro presentazione della latta e dello scontrino fiscale) e non concerne che l’aspetto dell’impregnante.
Precauzioni d’uso
Teme il gelo. Euh208: contiene benzisothiazolinone. Può provocare una reazione allergica. P102: tenere fuori dalla portata dei bambini. P271: utilizzare soltanto all’aperto o in luogo ben ventilato. P501: smaltire il prodotto/recipiente presso una discarica (contattate il vostro comune per conoscerne l’indirizzo). Valore limite UE per questo prodotto (cat. A/e): 130 g/l (2010). Questo prodotto contiene al massimo 4 g/l di cov. Per conservare una latta iniziata versare il prodotto che resta in un recipiente accuratamente chiuso. Pulite gli attrezzi con acqua. Non gettare i residui nella fognature. Richiudere la latta dopo l’uso.
Un mezzo a tre ruote senza pedali per lanciarsi in discesa e divertirsi con spettacolari evoluzioni quali controsterzi, derapate allungate e piroette complesse
Uno stravagante sport di recente nascita procura un notevole divertimento, unito a tanta adrenalina; i Drift Trike sono generalmente privi di qualsiasi sistema di propulsione fatta eccezione della sola forza di gravità. I praticanti di questo sport si lanciano su tortuose strade in discesa, che costringono a una condotta di guida alquanto spettacolare, che richiede continue evoluzioni in controsterzo provocando lunghe derapate grazie alle ruote posteriori piuttosto scivolose (le gomme delle ruote posteriori, solitamente di derivazione kart, vengono ricoperte con tubi in polietilene per tutta la larghezza del battistrada).
Il Trike, secondo le associazioni di categoria che di recente disciplinano tale sport, deve disporre di tre ruote di cui una anteriore sterzante e due posteriori indipendenti sullo stesso asse, un sellino, un manubrio e un impianto frenante. La sua costruzione è di libera progettazionee la scelta del materiale, generalmente tutto di recupero, rimane a discrezione del costruttore, purché in acciaio. L’assemblaggio deve rientrare in alcuni limiti dimensionali e tener conto della posizione di guida del pilota che deve avere i piedi in appoggio all’asse anteriore in modo che siano sempre più avanti della testa e che deve necessariamente indossare il casco.
I pezzi per realizzare un Drift Trike (configurazione base)
Per cimentarsi nella sua costruzione, ci si procura:
Una vecchia bici BMX da 20” da cui si smonta e recupera tutto l’avantreno, la forcella anteriore, completa di ruota e poggiapiedi, e il manubrio con un freno
Due vecchie ruote anteriori da go-kart
Uno spezzone di tubo in acciaio nero Ø 1/2”
Due piastre in ferro piatto 100x100x5 mm da utilizzare come flange di assemblaggio tra avantreno e telaio posteriore
Due spezzoni di ferro angolare 20×20 mm per fissare il sedile in acciaio (unico elemento acquistato come ricambio per vecchi trattori agricoli oltre alla bulloneria necessaria).
All’insegna della semplicità! Come si può notare, sono veramente pochi i pezzi che compongono il triciclo da Drift Trike fai da te. L’importante è che il telaio sia robusto e che le ruote posteriori siano distanti una dall’altra, ovvero che l’asse posteriore sia molto largo, in modo da favorire le derapate e non il cappottamento del mezzo.
Si può pensare, inoltre, di sfruttare il Drift Trike aggiungendo un motore elettrico sulla ruota anteriore, che concede la propulsione necessaria per assicurarsi il divertimento su piazzali e parcheggi liberi pianeggianti.
Modifiche e montaggio dei pezzi
Tempo richiesto: 1 giorno
Modificare l’avantreno della BMX
Si modifica l’avantreno della vecchia BMX eliminando il telaio superiore e il blocco reggiruota posteriore; al suo posto si salda una piastra in ferro piatto provvista di quattro fori negli angoli.
Realizzare il telaio delle ruote posteriori
I mozzi delle ruote da kart si saldano all’interno di un tubo in ferro Ø 1/2” e al centro dell’assale si salda la seconda piastra: insieme formano il telaio ruote posteriori.
Pulire e verniciare la seduta
Il sedile (ricambio da trattore), che viene fornito grezzo, viene pulito con la smerigliatrice con spazzola a tazza in acciaio e verniciato nella seduta con due mani di pittura trasparente spray mentre nella parte inferiore con smalto nero.
Montare le ruote sull’asse
Le ruote da go-kart vanno rivestite con un pezzo di tubo polietilene Ø 225 PN 10 spesso 13,4 mm, tagliato largo come il battistrada della gomma; per facilitare l’inserimento occorre sgonfiare completamente i pneumatici e bagnare le gomme con una soluzione di acqua saponata; quindi si rigonfiano i pneumatici e si montano le ruote sull’asse posteriore.
Fissare l’assale posteriore
Si assembla l’assale posteriore mediante le flange con quattro viti TE 8×20 e relativi dadi autobloccanti.
Montare la forcella con il manubrio
Si lubrifica il blocco reggisterzo e si monta la forcella con il manubrio che è quello della mountain bike.
Drift Trike fai da te: la versione motorizzata
Decidendo di applicare una motorizzazione elettrica al mezzo, la soluzione più semplice è quella di procurarsi una ruota completa, ovvero con il motore elettrico incorporato nel mozzo. Ovviamente si deve optare per un cerchio con la medesima circonferenza della vecchia e misurare, smontando la ruota esistente, la distanza fra le forcelle nel punto del perno.
Si sostituisce la ruota anteriore con una nuova ruota motorizzata e si cablano i cavi del regolatore di velocità, del comando e della batteria.La batteria e la centralina di regolazione si bloccano sul tubo dell’avantreno con l’apposito borsello tenuto da fasce a strappo.Acquistato su Amazon al prezzo di 296 euro, il kit comprende: 1 motore mozzo brushless, 36 V 500 W; 1 controller; 1 accessorio di assistenza; 1 leva del freno con dispositivo di spegnimento motore; 1 acceleratore a pulsante; 1 pannello strumenti LCD che consente di tenere traccia dei dati di velocità, chilometraggio, marcia, ecc; 1 manuale istruzioni; 1 custodia impermeabile per la batteria (quest’ultima non fornita nel kit).
Vi sarà sicuramente successo di imbattervi in un ambiente dove le componenti trasparenti fossero maggiori di quelle non trasparenti; una mostra, un grattacielo e perché no un museo dove l’esposizione è una caratteristica fondamentale.
Tanti anni fa, per allestire o costruire un ambiente con elementi trasparenti, era indispensabile utilizzare il vetro, con l’evoluzione tecnologica si è passati al più moderno plexiglass(PMMA).
Questo infatti si differenzia dal vetro per una migliore:
trasparenza;
resistenza;
leggerezza;
lavorazione;
rifrazione della luce;
riluttanza agli agenti atmosferici;
e per finire è molto più longevo
Nelle prossime righe parleremo degli impieghi più comuni e dei metodi di lavorazione del plexiglass.
Quali sono i prodotti più realizzati con il plexiglass?
L’approccio ad un materiale come il plexiglass potrebbe destare confusione, le applicazioni pratiche sono potenzialmente infinite e il limite è posto solo dalla fantasia, ma come tutti i materiali anche questo ha i suoi vincoli e dei limiti da rispettare; è per tale motivo che viene impiegato in ambiti sicuramente più conformi alle proprie caratteristiche, vediamone qualcuno:
Finestre: il plexiglass nasce con l’esigenza di sostituire il vetro, donando trasparenze diverse e soprattutto più resistenza. È possibile utilizzarlo quindi per sostituire il vetro delle vostre finestre, in particolar modo quelle di dimensione non standard e personalizzate.
Teche: tra le applicazioni più usuali del plexiglass figurano le teche, piccoli o grandi contenitori completamente trasparenti che mettono in evidenza un oggetto. I musei utilizzano le teche in plexiglass per proteggere le opere più importanti, sfruttando la leggerezza e soprattutto la resistenza di questo materiale.
Tavolini: un tavolino su misura può risultarvi molto comodo se avete bisogno di qualcosa di leggero ma che non si rompa facilmente.
Cornici: le diverse trasparenze possibili del plexiglass vi consentono di poterlo impiegare come cornice di un quadro o di un determinato ambiente; dando quella sensazione di moderno ma mai invadente.
Box doccia: le grandi aziende ormai producono box doccia solo un plexiglass, il vetro per quanto sia bello da vedere è sicuramente più pericoloso, pesante ed avvezzo a sporcarsi facilmente. Un box doccia su misura con un pannello in plexiglass è la soluzione più intelligente per assicurarsi longevità ed affidabilità.
Mobili e mensole: un mobile interamente in plexiglass o arricchito con il legno può essere la soluzione perfetta per l’ambiente casalingo. L’adattabilità è un punto forte di questo prodotto, capace di mettersi in luce ma allo stesso tempo restare anonimo quando costruito come si deve. Le mensole sono parte integrante dell’arredamento e costruirne una o più trasparenti garantisce maggiore visibilità agli oggetti in esposizione.
Espositori e scatole: come anticipato precedentemente, soprattutto i musei utilizzano il plexiglass per esporre le opere, ma tale discorso si estende anche a negozi e altre attività.
Come tagliare il plexiglass su misura
Una volta che avete compreso le possibili applicazioni di questo materiale è fondamentale porre l’accento sulla sua lavorazione. Esso, per quanto sia un materiale estremamente sicuro, necessita di accorgimenti ben definiti per ottenere un taglio di qualità.
Esistono principalmente due metodologie con cui potete tagliare il plexiglass: manuale e con il laser. Nel primo caso avrete bisogno degli utensili per provvedere al taglio in modo diretto, nel secondo caso invece, avrete bisogno di un’apparecchiatura dedicata capace di effettuare il taglio laser.
Il taglio su misura manuale può risultare comodo per oggetti casalinghi e dall’utilizzo non professionale, adatto a superfici sottili e dalla qualità discutibile; se siete alla ricerca di un risultato perfetto e di qualità, il taglio laser del plexiglass è sicuramente la soluzione più opportuna. Per quanto riguarda quest’ultima possibilità, vi segnaliamo che è possibile far tagliare pannelli di plexiglass su misura, personalizzarli in base alle proprie esigenze e riceverli comodamente a domicilio, così da risparmiare tempo e fatica nella mobilitazione.
Come lavorare lastre e pannelli di plexiglass
Il PMMA si differenzia quindi dal vetro per alcune caratteristiche che lo rendono particolarmente utile in diversi campi, ma è importantissimo analizzare come è possibile lavorarlo per comprendere ancora meglio i possibili utilizzi.
È possibile innanzi tutto eseguire la marcatura laser, un procedimento che permette di incidere e personalizzare l’oggetto che si sta realizzando con il proprio logo, con una scritta, uno sfondo particolare o anche un disegno, rendendolo così unico.
Un’ulteriore lavorazione interessante è la curvatura del plexiglass è che avviene tramite il riscaldamento e piega della superficie a seconda dell’angolo desiderato. La possibilità di curvare ilPMMA può risultarvi molto utile se dovete impiegarlo in progetti di design, architettonici o in specifiche situazioni che valorizzino le caratteristiche del materiale stesso.
Il materiale si presta inoltre a molte altre lavorazioni, è possibile ad esempio incollarlo con speciali colle e solventiper il vetro acrilico, stamparlo in quadricromia, serigrafarlo, termoforarlo e anche fresarlo.
È importante sottolineare quanto sia indispensabile adattare le funzionalità di questo materiale all’impiego che ne dovete fare, esso infatti propone un’infinità di soluzioni a cui bisogna necessariamente affiancare il bisogno di chi sta affrontando il progetto.
Un materiale, per quanto possa avere le migliori caratteristiche al mondo, necessita sempre di un’idea ed un progetto intelligente alla base per essere impiegato nel modo migliore.
Quanto costa tagliare il plexiglass su misura
Una delle domande che vi starete ponendo è quanto costa tagliare il plexiglass su misura, essendo un materiale particolarmente eclettico si è portati a pensare che il costo del taglio possa essere elevato, ma non è così.
Il paragrafo in cui vi abbiamo spiegato come tagliare il PMMA mette in evidenza due approcci diversi, sia quello manuale che quello laser hanno ovviamente costi diversi.
Se avete intenzione di tagliare il plexiglass manualmente è facile dedurre che il costo si limiti all’acquisto degli utensili necessari; il che significa che con relativamente pochi euro potrete tagliare la vostra lastra su misura.
Discorso diverso è se avete necessità di un lavoro perfetto e quindi tramite taglio laser. Qui dovrete affidarvi a professionisti del settore che hanno un’attrezzatura adeguata. Un taglio laser su misura, può avere costi leggermente superiori, ma garantisce un risultato in termini di qualità e risparmio di tempo sicuramente imbattibili.
Conclusioni
Il plexiglass è un materiale eccezionale ma deve essere utilizzato nel modo corretto, affidarsi a professionisti del settore è in molti casi la soluzione migliore, ma la grande duttilità lo rende un prodotto perfetto per il fai da te.
Un progetto che accontenta gli amanti della musica e quelli del bricolage. Ecco una guida passo-passo su come costruire uno xilofono fai da te
Quando viene fatta vibrare una corda tesa, ne scaturisce un suono che può essere amplificato con una cassa armonica, questo è il funzionamento di fondo dello xilofono fai da te. A seconda dei materiali che compongono la cassa armonica e dalla sua forma, il suono assume caratterizzazioni molto diverse. Questo stesso principio viene rispettato se a produrre la vibrazione sonora sono elementi di natura differente: per esempio pezzi di canna di bambù.
Tutto ciò viene implementato in uno strumento musicale double-face: ogni lato produce suoni del tutto diversi, connotati da uno squisito sapore etnico. La costruzione prevede l’utilizzo di materiali di recupero come due vecchi cassetti, ritagli di legno, barre filettate, sfere di mouse, morsetti di ottone ecc.
Costruire uno xilofono fai da te
Tempo richiesto: 1 giorno
Rimuovere il fondo al cassetto
A uno dei due cassetti si rimuove il fondo.
Tagliare due pannelli
Si tagliano due pannelli di listellare di abete, sulle dimensioni esterne dei cassetti.
Avvitare i pannelli ai cassetti
Si avvitano momentaneamente i pannelli chiudendo una faccia di ogni cassetto.
Unire i due cassetti
Si uniscono i due cassetti fissando lateralmente due tavolette spesse 6 mm, che arrivano a filo sopra e sotto.
Elementi speciali della costruzione
Alcuni degli elementi speciali di questa costruzione: barra filettata M6, sfere recuperate da vecchi mouse di computer e una barretta di alluminio a sezione esagonale tagliata in pezzi uguali, poi tutti forati assialmente e filettati internamente con diametro M6.
Dorare con vernice spray
Gli spezzoni filettati di barra esagonale, insieme a due segmenti di tondino, vengono dorati con vernice spray in bomboletta.
Forare la tavola della cassa armonica
Si tolgono le tavole top dai due lati della cassa armonica e su una si pratica una serie di dieci fori di grande diametro, usando una mecchia, e una serie di dodici fori da 6 mm di diametro. La prima serie si effettua nella zona centrale della tavole, con fori allineati in 5 coppie da 2. Nella seconda, invece, mantenendo la simmetria, le coppie di fori si fanno partendo vicino al bordo e proseguendo verso l’interno sino all’ultima coppia.
Inserire i bulloni e avvitare un foglio lamiera
Nei fori da 6 mm si inseriscono bulloni per fissare le barrette esagonali, mentre i fori al centro si chiudono avvitando un foglio di lamiera sottile, cui si effettua una fitta serie di piccoli fori per lasciar passare l’aria.
Assicurarsi che le barrette non ruotino sul legno
Visto da sopra il top dello xilofono fai da te mostra le sei coppie di barrette che oltre a essere strette dal bullone M 6 sono anche incollate, in modo da non poter ruotare sul legno. Per applicare le corde d’acciaio, sulle barrette va fatto preventivamente un foro laterale passante, vicino a un’estremità. L’applicazione di un dado M6 anche su questo lato permette la realizzazione di un morsetto che stringe la corda tesa.
Avvitare la brra M6 alle sfere del mouse
Le sfere dei mouse vanno forate sino al centro e il foro va filettato in modo da potervi avvitare la barra M6. La bacchetta viene completata fasciando la barra con guaina termorestringente.
Tagliare i segmenti di canna di bambù
Si tagliano sette segmenti di canna di bambù di buona sezione; la lunghezza dei pezzi deve essere decrescente, in modo da produre suoni con differenti altezze. Con una lunga serie di tagli, accorciando ogni volta di poco ogni pezzo, si ottengono approssimativamente le sette note.
Forare l’altro lato della cassa armonica
Il top della cassa armonica, sul lato delle canne di bambù, necessita di una foratura differente: i fori laterali di piccola sezione devono essere fatti a una distanza fra loro che permetta il posizionamento della relativa canna e del suo sistema di sospensione; per favorire l’amplificazione armonica, con una fresatrice a tuffo si esegue una serie di sette asole, orientate verso i fori laterali.
Fissare i fogli di rete rigida nella parte inferiore
Nella parte sotto del top si fissano tre fogli di rete rigida che impediscono l’entrata di oggetti, senza bloccare il passaggio dell’aria.
Installare i perni di sostegno delle canne di bambù
I perni di sostegno delle canne di bambù sono fatti tagliando segmenti di uguale lunghezza da un tubo di ottone filettato internamente M4, tranne le due coppie relative alle canne più lunghe, sempre filettati M4, ma con sezione esterna maggiore. I sostegni sono avvitati da sotto e incollati per renderli maggiormente solidali con il top.
Forare la canna di bambù per il filo d’acciaio
Per lasciare libera ogni canna di vibrare e non emettere, quindi, un rumore sordo, si fanno piccoli fori passanti alle estremità per far passare filo d’acciaio atto a legarle. Il filo dovrebbe essere armonico: si utilizza quello di una lunga molla, tagliandone gli spezzoni necessari.
Installare le canne di bambù
Le canne di bambù prendono posto sul top dello xilofono fai da te, messe in tensione fra i sostegni. Dall’anello armonico al sostegno si applica un sottile filo d’acciaio attorcigliato su sé stesso, messo in trazione e bloccato all’apice del sostegno, avvolgendolo attorno a una vite M4 che lo trattiene fra due rondelle.
Ribaltamento dello strumento
Con la sega a tazza si ricavano due dischi dal diametro di circa 80 mm, tagliandoli da un foglio di multistrato spesso 8 mm.
Si tagliano quattro tavole di uguale larghezza, mentre la lunghezza deve essere tale da poter contornare con un po’ di abbondanza la cassa armonica dello strumento. Al centro dei due pannelli più lunghi si pratica un foro di diametro 8 mm; serve per il passaggio del perno che permette il sostegno e la rotazione della cassa armonica, un lungo bullone M6 che si avvale anche dell’ausilio dei dischi di legno preparati prima, di rondelle e dadi.
l sistema di blocco della rotazione della cassa armonica è fatto con due blocchetti di legno massello spessi 10 mm, forati al centro, una barretta di alluminio filettata M6 per un buon tratto a un’estremità e una manopola con boccola con diametro interno di 6 mm con vite di ritegno.
I due blocchetti di legno si applicano sulla faccia esterna e interna del fascione con quattro viti per lato; si fa passare il perno con la molla che lo mantiene in pressione, in modo da sporgere posteriormente, penetrando in un foro fatto appositamente nella cassa armonica.
Assemblata la cassa armonica sul fascione di sostegno si possono applicare agli spigoli del suddetto le quattro gambe. In ultimo si montano i top sui due lati della cassa e lo xilofono fai da te è pronto a funzionare.
Un accessorio che garantisce la massima sicurezza in casa impedendo aperture accidentali di frigoriferi, porte e cassetti
Installare una chiusura di sicurezza per frigorifero può essere utile per disporre di ambienti più sicuri, soprattutto per i più piccoli. Da sempre la casa è fonte di innumerevoli rischi potenziali, spesso annidati proprio laddove non si pone particolare attenzione. Le ante, i cassetti, gli sportelli, che nascondono cibo e oggetti vari, suscitano la curiosità dei più piccoli che vogliono esplorare il loro contenuto: per questo motivo è indispensabile rendere le chiusure di mobili ed elettrodomestici impossibili da aprire dai bambini.
Servono dispositivi intelligenti, che creano anche agli adulti qualche difficoltà in più al momento di accedere a questi spazi, ma abbattano drasticamente il rischio di infortunio. I prodotti per la sicurezza dei bambini devono essere di alta qualità, come la gamma Sacar, tra cui risultano molto utili i blocchi per ante con maniglie e le chiusure multiuso regolabili e adattabili a differenti situazioni.
Installare la chiusura di sicurezza per frigorifero
Tempo richiesto: 5 minuti
Aprire il meccanismo bloccante
Dopo aver pulito e sgrassato la superficie liscia dell’elettrodomestico sulla quale si installerà la chiusura multiuso si apre il meccanismo bloccante spingendo in avanti il pulsante grigio a forma di trapezio.
Sollevare la placca sottostante
Si capovolge il cinturino e, con l’aiuto di un cacciavite, si solleva la placca sottostante che lo terrebbe bloccato.
Prendere le misure
Si prendono le misure, in base alla posizione scelta, tra parete laterale e porta del frigorifero, e si individua quale parte di cinturino deve essere eliminata.
Tagliare il cinturino in eccesso
Con un paio di forbici affilate si taglia il cinturino flessibile alla misura definita e si richiude lo sportellino bianco che lo blocca a questa estremità.
Rimuovere la pellicola copriadesivo
Si rimuove la pellicola copriadesivo su entrambi i dispositivi alle due estremità del cinturino.
Applicare sul frigorifero
Si chiude il pulsante grigio e si fa aderire la chiusura di sicurezza per frigorifero nella posizione voluta premendo con decisione da entrambi i lati.
Usando interamente materiale di recupero, si costruisce un monopattino con ruote da 12”, sfruttando pezzi di vecchie bici per bimbi e scarti di ferro del fabbro
Ad animare questo progetto non c’è soltanto la voglia di costruire che tipicamente contraddistingue i far da sé e gli amanti del bricolage, ma anche l’idea di costruire un monopattino fai da te con ruote particolarmente grandi, che agevolino lo scorrimento su terreni non regolari, aiutando a superare anche piccoli gradini che risultano invalicabili con i modelli convenzionali, dotati di ruote più piccole.
Ma come costruire un monopattino e da dove partire? L’impulso costruttivo nasce osservando la vecchia e inutilizzata biciclettina dei bambini, ormai tutti cresciuti, che ha due belle ruote da 12 pollici. Ovviamente, già che si usano le ruote, conviene usare anche l’avantreno, ovvero la forcella con lo stelo e il cannotto di sterzo; si prendono anche guaine e cavetti, manopole, leve dei freni, pinze, pattini e altri particolari. Ma per dare forma al monopattino si deve anche provvedere a un telaio portante orizzontale, cui fissare su un lato il forcellone per la ruota posteriore e sull’altro il montante di sostegno dell’avantreno, entrambi da realizzare. A questo scopo si va dal fabbro a recuperare alcuni pezzi di scarto.
Cosa serve per costruire un monopattino fai da te
Un pezzo tubolare 100×20 mm
Tubi cilindrici
Piatto 30×10 mm
Alcuni segmenti angolari spessi 5 mm
Una piastra di alluminio grecata antiscivolo
I pezzi vanno debitamente tagliati e saldati per unirli saldamente, tranne in un punto nevralgico per mantenere la possibilità di ripiegare il monopattino fai da te per metterlo comodamente nel bagagliaio dell’auto; si tratta di realizzare un robusto snodo alla base del piantone dello sterzo, con un sistema rapido di sgancio e blocco di sicurezza. Resta poi la possibilità di “infoderare” e ripiegare anche il manubrio, come in qualsiasi bicicletta.
Monopattino fai da te ripiegato nel bagagliaio dell’auto
Costruire un monopattino all’insegna di recupero e sicurezza
Tempo richiesto: 1 giorno
Saldare le staffe al longherone portante
Un segmento di tubolare di ferro, con sezione 100×20 mm, fa da longherone portante fra avantreno e retrotreno. Frontalmente si saldano due staffe, fatte con angolare spesso 5 mm, dimensionate e sagomate appositamente per realizzare lo snodo con il tubo della forcella.
Dare la corretta inclinazione al cannotto dello sterzo
Per dare la corretta inclinazione al cannotto dello sterzo e nello stesso momento assicurare la sua necessaria robustezza, si troncano a fetta di salame i tubi da unire che comprendono anche alcuni segmenti di rinforzo.
Usare un bullone come fulcro di rotazione del piantone dello sterzo
Lo snodo del piantone dello sterzo ha come fulcro di rotazione un bullone di grosse dimensioni serrato con rondelle e dado autobloccante, in modo da consentire il movimento, ma senza lasciare giochi. Al di sopra, come fermo di bloccaggio nella posizione di apertura, si usa un perno non filettato, che in punta ha un riscontro basculante, atto a impedire la sua fuoriuscita involontaria dalla sede.
Possibilità di ridurre l’ingombro del monopattino chiuso
Per ridurre ulteriormente l’ingombro del monopattino fai da te chiuso, si porta con sé una chiave esagonale che permette di liberare il manubrio abbassandolo e ruotandolo di 90° rispetto alla ruota.
Installazione del sistema frenante di una bici
Il sistema frenante, sulla ruota posteriore, è di tutto rispetto. Preso da una bici in disuso, è stato applicato saldando i suoi perni di attacco originali sui due bracci del forcellone, in posizione in cui fosse permesso registrare i pattini per farli scorrere sul cerchio.
Installazione del parafango
Il parafango è fissato con rivetti su una piattina curvata appositamente, avvitata anteriormente sulla pedana e posteriormente a un cavallotto di ferro saldato sul forcellone. La pedana è costituita da una lamiera antiscivolo d’alluminio, piegata in modo che fasci di misura la struttura portante che sta sotto.
Pinza frenante anche sulla ruota anteriore
Contrariamente a quanto si vede sui comuni monopattini, sul manubrio vi sono, per maggiore sicurezza, due leve del freno: anche la ruota anteriore, infatti, gode di una pinza frenante che è quella stessa della bici, di cui è stato usato cannotto di sterzo e avantreno intero.
Aprire un’asola nella pedana per la guaina del freno posteriore
Per il passaggio della guaina del freno posteriore, si apre un’asola nella pedana di alluminio entro la quale si fa passare, in modo che possa scorrere al di sotto e non offrire intralcio all’utilizzo del monopattino.