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Pompa sommersa ARUP 750 PT AR Blue Clean

Le caratteristiche tecniche e le particolarità di cui dispone ne fanno uno strumento utile in tutte le situazioni, d’emergenza o meno, in casa e in giardino

La pompa sommersa ARUP 750 PT di AR BLUE CLEAN può essere collocata in un luogo e restare sempre lì, per lavorare su comando ad esempio, oppure può essere utilizzata dov’è richiesta la rimozione di liquidi, in una sorta di situazione emergenziale. Nel primo caso, probabilmente, vi si collega un tubo in modo fisso, mentre nel secondo è più comodo disporre di un attacco rapido per innestare al volo qualsiasi tubo di cui si dispone.

Inoltre, le acque che si devono aspirare possono essere “chiare” o “scure”, a seconda della presenza e delle dimensioni dei corpuscoli in sospensione nel liquido. E vero che le pompe per acque scure possono aspirare senza problemi anche le chiare, ma la bocca di aspirazione deve essere necessariamente alta e non viene mai tolta tutta l’acqua presente.

La pompa sommersa ARUP 750 PT toglie dall’imbarazzo di tutte queste opzioni: aspira acque chiare e scure, ma rimuove il liquido sino al millimetro; dà la possibilità di regolare la soglia di intervento dell’interruttore galleggiante e permette di scegliere liberamente se usare un attacco a pressione o uno di tipo rapido. Costa euro 79,90.

3 opzioni per la pompa sommersa ARUP 750 PT che offrono tanta versatilità

Tempo richiesto: 15 minuti

 

  • Applicare un tubo a pressione

    Il raccordo in dotazione permette di scegliere se applicare direttamente un tubo a pressione, da bloccare poi con una fascetta.

  • Possibilità di adottare un attacco rapido

    In alternativa si può scegliere di mettere un attacco rapido, che si applica sul filetto a passo metrico; per questo, è necessario rimuovere con un cutter la parte iniziale del raccordo, che non serve.

  • Installare il maschio dell’attacco rapido

    Il maschio dell’attacco rapido si avvita direttamente sul filetto del raccordo, interponendo la regolare guarnizione di gomma. Così si può mettere e togliere rapidamente il tubo alla pompa.

  • Modulare l’accensione della pompa sul livello d’acqua desiderato

    Il cavo del galleggiante si può fermare lateralmente all’impugnatura, tenendolo più libero o meno: questo serve proprio per modulare l’accensione della pompa sul livello d’acqua desiderato.

  • Possibilità di tenere la pompa sollevata

    I tre piedini, che tengono sollevata la pompa dal piano d’appoggio per aspirare elementi in sospensione di grandi dimensioni, possono essere ripiegati all’interno. In questo modo si aspirano solo acque chiare, ma la pompa è in grado di rimuovere completamente il liquido presente.

Futon fai da te | Costruzione passo-passo

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Una struttura formata da due pannelli con forma di pentagono irregolare, tenuti distanziati da cinque travetti, viene costruita attorno al letto alla giapponese

Un futon fai da te come questo può ospitare indistintamente un maschietto o una femminuccia da quando sono abbastanza sviluppati da abbandonare la culla fino all’età adolescenziale; potenzialmente anche dopo, ma dall’età dello sviluppo in poi è immaginabile che abbiano esigenze un po’ diverse per la loro cameretta.

Il letto vero e proprio è di ispirazione giapponese, costituito da un semplice materasso (futon) adagiato su una struttura che lo rialzi un poco da terra (tatami); per un bimbo piccolo c’è parecchio spazio, ma se dovesse cadere dal letto, in realtà “scivolerebbe” sul pavimento senza alcun trauma. Per lo stesso motivo può utilizzarlo in sicurezza per il gioco, salendo e scendendo autonomamente anche se è in tenera età.

Come fare un futon fai da te? La particolarità sta nella struttura di contorno da realizzare, una sorta di baldacchino risultante dal collegamento di una testiera e una pediera con uguale sviluppo in altezza e sagomati a casetta, si tratta di una costruzione piuttosto semplice che prevede l’utilizzo di un cacciavite a batteria, di un seghetto alternativo (o AdvancedCut di Bosch) e di una graffatrice.

Il bello della costruzione di un futon fai da te è che i due pannelli possono essere personalizzati a piacimento: qui sono proposti arricchiti con tre box incastonati e con una cordoniera di luci led, ma si possono appendere pupazzi, fotografie, un supporto magnetico per calamite, mensole per piccoli oggetti o, per i più grandi, per appoggiare il cellulare. Dei tre box possono essere utilizzati il vano interno come contenitore e il lato superiore come piano d’appoggio; nella stagione estiva, i travetti che collegano i due pannelli possono fare da supporto a un grande telo a zanzariera, per dormire sonni tranquilli senza esporsi alle punture degli insetti.

Le scatole portaoggetti a sbalzo

Su due dei pannelli da 290×290 mm si tracciano, su lati contrapposti, tre fori a una distanza di 9 mm dai bordi: uno al centro e due a 50 mm dalle estremità. I fori passanti si aprono con una punta da legno Ø 3 mm, poi si svasa il foro in modo che la testa della vite vada a filo piano; lo stesso lavoro va fatto sui pannelli che misurano 290×210 e 210×210 mm.

I pannelli preforati si uniscono agli altri della stessa misura inserendo le viti Ø 4×40 mm nei prefori e facendole penetrare nello spessore degli altri due; si ottengono così tre box di misura diversa.

L’operazione di montaggio con avvitatura risulta più semplice se si lavora su un piano solido e uniforme.

Cosa occorre per realizzare un futon fai da te

Multistrato da 18 mm:
• due pannelli 2000×950 mm,
• 4 pezzi 290×290 mm,
• 4 pezzi 290×210 mm,
• 4 pezzi 210×210 mm
Travetti di abete 50×50 mm:
• 5 pezzi lunghi 2000 mm
Viti per legno a testa svasata:
• 36 da Ø 4×40 mm;
• 26 da Ø 4,5×40 mm

Realizzazione passo-passo del futon fai da te

Tempo richiesto: 8 ore

Cominciamo dalla realizzazione delle testiere a casetta e sede dei box (1-4) per arrivare all’assemblaggio dei travetti in angolo (5-9)

  1. Tracciare la linea di taglio per l’inclinazione del tetto

    Sui due pannelli di multistrato da 2000×950 mm si deve effettuare il taglio per l’inclinazione del tetto: si marca il centro su uno dei lati corti e un punto a 400 mm dall’estremità dello stesso lato su entrambi i lati lunghi, poi si tracciano due righe che uniscano i due punti laterali con quello centrale.futon fai da te

  2. Tagliare i pannelli

    Con il seghetto alternativo si effettua il taglio tenendo la lama un paio di millimetri all’esterno della tracciatura, in modo da avere margine per regolarizzare il bordo con la levigatrice.realizzare un futon fai da te

  3. Riportare il perimetro esterno dei box sul pannello

    I tre box possono essere posizionati a piacere (allineati, sfalsati, in diagonale) su uno dei pannelli, badando però che siano perfettamente paralleli ai lati lunghi; di ciascuno si riporta sul pannello il perimetro esterno.come fare un futon

  4. Tagliare per realizzare le finestrature

    Ora bisogna tagliare per realizzare le tre finestrature nel pannello che va ai piedi del letto. Il seghetto AdvancedCut 50 adotta una lama a catena con tecnologia Nanoblade, perciò permette tagli diretti nel piano senza dover praticare fori di ingresso della lama agli angoli, operazione necessaria se si utilizza un comune seghetto alternativo. Per avviare il taglio basta inclinare il seghetto all’indietro, facendolo appoggiare sul pannello grazie alla suola inclinata nella parte posteriore, avviare l’utensile prima che la lama vada a contatto con il materiale e farla affondare, per poi guidarla lungo la tracciatura come un qualsiasi seghetto alternativo. In questo caso ci si tiene all’interno della tracciatura, per poter regolarizzare i bordi facendo sì che i box si incastrino senza troppi laschi nelle aperture.

  5. Disegnare la sezione dei travetti sui pannelli e forare

    Per poter assemblare la struttura del futon fai da te bisogna disegnare sui pannelli, in corrispondenza dei cinque angoli, le dimensioni delle teste dei travetti di sezione 50×50 mm. Soprattutto nei tre angoli superiori, le teste vanno riportate nel modo più conforme possibile agli angoli. Si traccia quindi una diagonale all’interno di ciascuna sagoma e lungo essa si aprono i fori Ø 3 mm per due viti, a distanza calibrata.futon fai da te

  6. Forare le teste dei travetti

    La stessa diagonale si traccia sulle teste dei travetti (attenzione che il senso corrisponda a quelle già tracciate sul pannello), quindi si aprono i prefori per le viti Ø 4,5×50 mm.come fare un futon

  7. Assemblare i pannelli e i travetti

    Per iniziare l’assemblaggio è meglio avere a disposizione un aiutante: si fissa prima la trave di colmo, in modo che i due pannelli possano avere un’inizio di stabilità in posizione eretta (possibilmente accostandone uno a una parete); si avvitano poi i due a pavimento e, per finire, i due alla base delle “falde”.futon fai da te

  8. Forare il lato superiore dei box

    Lo sbalzo verso l’esterno dei tre box può essere diverso o uguale per tutti; in ogni caso sul lato superiore del box, dall’esterno, si traccia una linea con una squadra e lungo essa, a interassi calibrati, si aprono due fori passanti con punta Ø 3 mm.

  9. Centrare il box e avvitare

    Si centra ogni box all’interno della finestra, si fanno corrispondere i fori con lo spessore del pannello e si inseriscono dall’interno le due viti Ø 4,5×50 mm che rimangono nascoste; se il box risulta lasco, si può inserire una terza vite sul lato inferiore.come fare un futon

Realizzare la cordoniera di luci

Sul retro del pannello che fa da testiera del futon fai da te si disegna a piacere il percorso che dovrà seguire la cordoniera di luci, purché rimanga concentrato nella metà superiore del pannello stesso. In corrispondenza dei punti in cui devono essere inserite le lucine si praticano i fori per il loro inserimento e, man mano che si avanza nel lavoro, si fissano gli spezzoni di cavo con graffette, facendo attenzione a non pizzicare i conduttori.

Case in legno: comfort e FARDASÉ

Tratto da “Far da sé n.512 – Febbraio 2021″

Autore: Nicla de Carolis

Personalmente sarei per “zero consumo di suolo”, quindi sarei per recuperare l’esistente meritevole e demolire il brutto/energivoro/abusivo, ma non posso rimanere indifferente al fascino delle innovative costruzioni in legno di oggi. Leggendo e verificando dal vivo le prestazioni di una casa in legno prefabbricata, l’aspirazione di averne una è davvero forte. Nel dossier di questo numero analizziamo i tre sistemi di costruzione nonché le relative fasi e scopriamo tutti i segreti di queste case, un tempo connotate solo come chalet di montagna, dove il legno rimaneva a vista, ma che oggi vengono realizzate con linee architettoniche di ogni genere, intonacate o rivestite e non riconoscibili esteticamente rispetto agli edifici in muratura. I loro vantaggi però, rispetto a questi ultimi, sono incomparabili in termini di sostenibilità ecologica, perché vengono utilizzati solo materiali naturali (legno, lana di roccia, fibra di legno, cellulosa, sughero…) e, mentre la vita di una casa in muratura termina fisiologicamente con le macerie, per una in legno il materiale può essere riutilizzato innumerevoli volte. La struttura leggera e le caratteristiche tecniche permettono all’abitazione di resistere alle sollecitazioni prevenendo lesioni in caso di sismi. Inoltre una casa in legno offre un isolamento termico che consente di ridurre al minimo i consumi energetici in estate e in inverno e la temperatura è sempre confortevole. Chi entra in una casa in legno percepisce questa emozione sensoriale di comfort che in realtà è misurabile in modo scientifico: è la media tra la temperatura superficiale della parete dal lato interno e la temperatura dell’aria nei locali che dovrebbe essere inferiore a 2 °C e questo è esattamente ciò che si verifica in una casa in legno.

Credo che questo tipo di abitazioni sia molto in linea con i desiderata dei fardasé perché il legno è il materiale di cui conoscono bene le caratteristiche e le lavorazioni, e che viene utilizzato per la maggior parte delle realizzazioni; inoltre assistere alle fasi di montaggio di una casa prefabbricata è un invito a nozze per chi sa fare e vuole scoprire i dettagli costruttivi, quel che c’è dentro e dietro ogni singola funzionalità. È davvero interessante veder crescere rapidamente la casa mentre sono ben visibili materiali e impianti inclusi nei sandwich che compongono le pareti; questa modularità dà l’idea di poter essere gestita bene anche dalle competenze di un fardasé. D’altra parte chi non si è mai cimentato da solo o con l’aiuto di un amico nella costruzione di una casetta in legno… non per abitarci, ma solo come ricovero attrezzi o come rifugio per giocare e fantasticare da bambino?

Come installare una stufa a pellet

Normalmente quando si acquista una stufa a pellet è il rivenditore stesso che offre il servizio di installazione e prima accensione, tuttavia è bene sapere come si svolge il lavoro per avere un quadro generale delle predisposizioni necessarie. Quindi come installare una stufa a pellet in autonomia?

Tanto per cominciare la stufa a pellet ha bisogno di un collegamento alla rete elettrica, perciò occorre avere una presa di corrente libera il più vicino possibile; bisogna inoltre collocarla a ridosso di un muro perimetrale, nel quale dev’essere possibile aprire un foro per l’uscita dei fumi, a meno che ci sia già una canna fumaria idonea all’evacuazione dei fumi e alla quale non siano già collegati altri apparecchi riscaldanti posti su livelli diversi.

stufa a pellet

Tempo richiesto: 30 minuti

  1. Togliere eventuali supporti usati durante il trasporto

    Per garantire stabilità durante il trasporto la stufa è fissata al pallet di movimentazione con alcune viti inserite da sotto e bisogna rimuoverle per liberarla. In alcuni casi le sedi delle viti servono per avvitare i piedini d’appoggio. Prima di vedere come installare una stufa a pellet controllare che nel vano del focolare: li potrebbero essere contenuti, oltre al manuale di istruzioni, alcuni componenti che vanno montati in fase di installazione.come installare una stufa a pellet

  2. Realizzare un foro per l’uscita fumi

    Prima di realizzare il foro per l’uscita fumi a parete o a soffitto si verifica che nel punto stabilito non corrano cavi elettrici o tubazioni sottotraccia. Utilizzando l’estremità del tubo come maschera si traccia la circonferenza sulla parete: il foro si apre con una fresa a tazza di pari diametro.

  3. Montare il raccordo a T

    Sull’uscita fumi posteriore si monta il raccordo a T, orientando in basso l’estremità destinata a raccogliere la fuliggine.raccordo a t stufa a pellet

  4. Completare la linea di uscita fumi

    Si completa la linea di uscita fumi inserendo gli spezzoni di tubo uno sull’altro; se non sono stagni, le giunzioni si sigillano con silicone per alte temperature e si rivestono con nastro di alluminio.giunzioni tubo

  5. Collocare la stufa nella sua posizione definitiva

    A questo punto si può collocare la stufa nella sua posizione definitiva e inserire il tubo nel foro a parete; prima però bisogna valutare se sia necessario irrigidire la tubazione di scarico con collari che facciano presa lungo il suo sviluppo verticale e, nel caso, fissarli preventivamente a parete con tasselli a espansione.come installare una stufa a pellet

  6. Collegare la stufa alla rete elettrica e verificarne il funzionamento

    Si collega la stufa alla rete elettrica e si verifica che il display si accenda. Alla prima accensione si mette una piccola quantità di pellet nel cestello: il dosatore, essendo vuoto, richiede un po’ di tempo per riempirsi. Se la stufa non si accende si preme il pulsante di accensione per 15 secondi, così da rimuovere il messaggio di errore. La prima accensione conclude il processo di essiccazione del focolare, quindi è possibile avvertire un po’ di odore: ventilare il locale se necessario.

  7. Pulire lo scambiatore

    Nelle feritoie che sovrastano il portello ci sono due leve da tirare verso l’esterno alcune volte per pulire lo scambiatore. Si aspetta circa un minuto affinché lo sporco si depositi, poi si apre la porta del focolare e si aspira l’interno, rimuovendo il cestello e il cassetto raccoglicenere.pulire stufa a pellet

  8. Pulire il vetro con prodotti specifici

    Per pulire il vetro si utilizza un detergente liquido specifico per questo tipo di vetri. Le immagini mostrano come installare una stufa a pellet Netflame.

Di seguito riportiamo anche il video di come installare una stufa a pellet in autonomia.

Sale
Nastro adesivo in alluminio con rete di rinforzo, 48 mm x 50 m, per impianti di ventilazione e condizionamento
  • Isolamento tecnico: lana minerale.
  • Larghezza: 48 mm.
  • Rotolo: 50 m.
  • Nastro in alluminio rinforzato.
  • Adesivo: gomma sintetica.
ALA PELLET Aeternum Y40300150304 Canale da Fumo Porcellanato, Nero
  • Raccordo a "t" smalto porcellanato ø 80 mm; con base per scarico condensa e tappo
  • Colore nero opaco guarnizioni in silicone a triplo labbro incluse
  • Spessore totale 1.5 mm
  • Applicazione, sia all'interno che all'esterno, dell'esclusivo rivestimento TERM in smalto porcellanato
  • Certificati CE EN 1856-2 T200 P1 W V2 L80120 O(100) M

Come costruire una cassetta porta attrezzi in legno

Robusta, capiente e interamente costruita in legno di pino o lamellare, la cassetta porta attrezzi fai da te può essere attrezzata secondo i propri bisogni

Oggi quasi tutte le cassette porta attrezzi dei ferri sono di metallo o di plastica, razionali e perfettamente organizzate per accogliere ogni tipo d’attrezzo. Moltissime sono anche dotate di cassettini per le minuterie e ce n’è un tale assortimento che è ben difficile non trovare quella che vada bene per noi. I vecchi falegnami, la cassetta porta attrezzi in legno, se la facevano con le loro mani, sfruttando gli avanzi del legname usato per lavori di ebanisteria, in mogano e palissandro, anche intarsiate e intagliate a mostrare a domicilio del cliente il valore dell’artigiano.

A chi voglia seguire le orme dei vecchi artigiani proponiamo la realizzazione di una cassetta porta attrezzi in legno con un grande scomparto per i ferri e sei cassettini per minuterie dotati di un’ingegnosa chiusura a eccentrico, completata da un’utile vaschetta scorrevole per tenere a portata di mano ciò che occorre al momento. La costruzione non è particolarmente difficile, ma richiede un’accurata scelta del legname, precisione nel taglio e cura dei particolari.

Date le strette relazioni che legano i pezzi fra loro, cambiare le dimensioni indicate nel dettagliato elenco del materiale, tranne l’altezza delle pareti, sarebbe piuttosto complicato, per cui consigliamo di non modificarle. Si preparano la base, il ripiano intermedio e i tre divisori verticali dei cassettini e dopo aver verificato “in bianco” che i pezzi si accordino alla perfezione si procede a unirli con spinatura o con tasselli piatti e buona colla (piena di ferri la cassetta deve sopportare un notevole peso).

Di cassetti ce ne sono due lunghi quanto è larga la cassetta e quattro lunghi la metà (ovviamente se ne possono fare solo otto piccoli oppure aumentare, fino a quattro, quelli grandi); ognuno è costituito da una cassettina con le pareti di legno spesse 5 mm e il fondo di compensato.

A 6 mm dalla parete frontale, aperta da un foro passante diametro 5 mm, si incolla una controparete; nell’intercapedine trova posto l’eccentrico di chiusura il cui asse attraversa la parete frontale, il controfrontale e si fissa dentro la maniglietta.

Cosa occorre per realizzare la cassetta porta attrezzi in legno

cassetta porta attrezzi in legno
  • Legno pieno, lamellare o multistrato, meglio se di essenza dura, spessore 18 mm: 2 fianchi (1) 215×380 mm;
  • spessore 13 mm: 1 base (2) 215×415 mm; 1 ripiano (3) 189×415 mm, 4 sponde (4) 70×415 mm, 3 divisori (5) 50×215 mm;
  • spessore 10 mm: 8 controfrontali (6) per cassetto;
  • spessore 5 mm (per sei cassettini): 4 fianchi (7) 40×200 mm; 8 fianchi (8) 40×100 mm; 18 frontali (9) 82×40 mm; 2 fondi cassetto (14) 92×200 mm; 4 fondi cassetto (15) 92×100 mm; 2 pareti vassoio (10) 55×187 mm; 2 frontali vassoio (11) 55×90 mm; 2 bordini (12) 15×207 mm; 2 bordini (13) 15×120 mm; 1 fondo vassoio (16) 100×187 mm.
  • Legno pieno, preferibilmente faggio: 8 maniglie (17) 15x15x50 mm; 8 eccentrici (18) diametro 40×4 mm; 1 impugnatura (19) diametro 30 o 35×435 mm; 6 spine lisce per eccentrici diametro 5×25 mm; spine o tasselli piatti per unire i pezzi; colla vinilica; materiale di finitura.

Installazione e controlli di sicurezza

cassetta porta attrezzi in legno

La costruzione del portaoggetti è semplicissima: si tratta di una cassettina i cui bordi superiori sono completati con un listellino di sezione più ampia così da appoggiare sulle sponde laterali.

Una rotella a eccentrico, comandata dalla maniglietta e riparata dalla controparete, chiude i cassettini durante il trasporto.

Realizzazione dei fianchi e delle giunzioni della cassetta porta attrezzi fai da te

Tempo richiesto: 4 ore

  1. Tagliare i due fianchi

    Si tagliano a misura i due fianchi sagomandone a triangolo isoscele con i due lati uguali appena curvati la parte alta; si usa il seghetto alternativo che segue con precisione la tracciatura identica sui due pezzi; si tagliano anche le quattro tavolette di sponda (si può variare l’altezza dei primi e la larghezza delle seconde per aumentare o diminuire la capienza della cassetta).cassetta porta attrezzi fai da te

  2. Levigare lo spessore dei pezzi

    Tutti i lati stretti dei pezzi, cioè lo spessore, si levigano con cura, con il trapano a colonna che monta un tamburo abrasivo, facendoli scorrere contro questo accessorio in rotazione.cassetta porta attrezzi in legno

  3. Smussare i bordi esterni

    I bordi esterni dei due fianchi si smussano leggermente con la fresatrice per ammorbidire e rendere esteticamente migliore la linea della cassetta.cassetta porta attrezzi fai da te

  4. Forare la parte alta per l’impugnatura

    La sede dell’impugnatura si apre con una punta Forstner o una fresa per cerniere a incasso, montate su un trapano a colonna, centrandola sulla parte alta dei due fianchi. Come impugnatura si presta bene anche un bastone per tende o un manico da scopa con diametro 35 mm; tagliato lungo 435 mm, si fissa nel foro cieco del fianco che verrà assemblato per ultimo con colla vinilica.

  5. Aprire la battuta di fermo dei cassettini

    Nel bordo interno basso delle due sponde inferiori si apre la battuta di fermo per gli eccentrici dei cassettini.

  6. Associare la spinatura alla colla vinilica

    Una cassetta per i ferri sopporta un carico rilevante: i pezzi vanno perciò uniti con spinatura a vista o lamello rinforzando la giunzione con colla vinilica.

  7. Iniziare il montaggio

    Il montaggio comincia unendo i piani con i divisori, poi si fissa il primo fianco, vi si incollano sponde e impugnature e su tutti questi elementi l’altro fianco che chiude la costruzione.cassetta porta attrezzi in legno

  8. Utilizzare i morsetti per fissare la colla

    Una corretta tecnica di incollaggio vuole molti morsetti, possibilmente uno a ogni spina o lamello, stretti solo quanto basta affinché la colla si spanda uniformemente su tutto il perimetro di presa; ogni sbavatura di colla va subito tolta con uno straccio umido per non pregiudicare mordenzatura e verniciatura.cassetta porta attrezzi fai da te

Cassettini con eccentrici di chiusura

cassettini in legno
I pezzi che compongono il cassetto della cassetta porta attrezzi in legno

Costruita la cassettina se ne forano insieme frontale e controfrontale, si incolla nell’eccentrico la spina, la si fa passare attraverso i pezzi forati, la si fissa nella maniglia e infine si monta la controparete.

Si devono mantenere allineati i controfrontali dei cassetti, anche quelli puramente ornamentali, che si trovano dietro i cassetti lunghi e nei quali la maniglietta è fittizia.

cassetta porta attrezzi fai da te

Gli eccentrici, girando, fanno presa in una battuta aperta alla base delle sponde inferiori.

Il piacere di ristrutturare case di 100 anni e più

Tratto da “Rifare Casa n.73 – Gennaio/Febbraio 2021″

Autore: Nicla de Carolis

Che sia una vecchia cascina o una casa d’epoca di città, la soddisfazione
di ristrutturare immobili di questo tipo è davvero grande perché il risultato
è sempre unico grazie alla bellezza della struttura e dei particolari originari: soffitti a volte o con travi in legno e tavelle, pareti in mattoni pieni se non addirittura in pietra, pavimenti in cotto, oppure per gli appartamenti in palazzi di almeno cento anni, archi, rivestimenti in marmo, finestre altissime, porte a due ante con capitelli, cimase, cornici, pavimenti in legno massello e tante rifiniture di pregio che oggi non si fanno più. Sventrare queste case recuperando religiosamente tutto ciò che è possibile, dopo aver consolidato le solette, rifatto il tetto e gli impianti, creato isolamento acustico e termico, per poi riportare a nuovo anche lo splendore delle rifiniture del passato, è un’operazione impegnativa ma che dà grande soddisfazione per il perfetto connubio tra antica bellezza e comfort di oggi. L’architettura contemporanea, che ha comunque i suoi estimatori, è un’architettura funzionale e, senza paura di azzardare, modesta; le questioni estetiche sono state sradicate dalla formula perché la bellezza, se l’obiettivo è la funzionalità, non serve a nulla. Inoltre ormai da oltre 70 anni non si costruisce più un edificio pensando che debba durare secoli, i più recenti hanno già scritta nel progetto una data di “scadenza” e per finiture e decori raramente si utilizzano materiali pregiati e la raffinata manualità di abili artigiani.

Nel nostro meraviglioso Paese c’è ancora tanto da recuperare, anche le case più modeste, se costruite cento anni fa, possono rivelare dettagli unici ed eleganti, introvabili nelle progettazioni attuali. In questo numero pubblichiamo due esempi davvero notevoli, in ambienti completamente diversi: la ristrutturazione della porzione di un complesso rurale a schiera, dove il portico diventa soggiorno estivo con i bellissimi grigliati in cotto e la stalla zona pranzo con servizi, e quella di un appartamento in città con irripetibili soffitti a volte alti ben 4 metri, in cui vengono recuperate le porte a doppia anta, così come le vetrate a piombo policrome liberty inserite in serramenti a taglio termico. Ristrutturazioni importanti in termini di tempo e di denaro, anche se questo sembra essere un momento davvero favorevole per l’operazione grazie al bonus 110%, previsto anche dalla legge di bilancio 2021, che consente di realizzare quasi tutte le opere di riqualificazione a costo zero, ma per questo troverete ampie risposte nel dossier da pagina 22.

Intaglio legno | La tecnica spiegata passo passo

L’intaglio legno è una tecnica antica che consiste nella rimozione di porzioni di materiale da un blocco iniziale grezzo per ottenere una scultura

L’intaglio legno rappresenta probabilmente la prima forma di trasformazione che l’uomo abbia effettuato su un materiale: prima ancora di concepirne un risvolto artistico, scolpire il legno è servito per imprimere all’elemento naturale una forma che potesse essere di utilità nella vita di tutti i giorni: strumenti di lavoro, manici e impugnature di oggetti della quotidianità ecc.

Dalla sua primaria natura utilitaristica e grezza, legata a un tipo di attività dell’uomo prettamente concreta e prosaica, in breve tempo l’intaglio ha seguito un percorso che ne ha portato la valenza anche sul piano creativo e artistico; è infatti nota l’esistenza di sculture lignee già in epoche precedenti alla civiltà greca e romana.

intagliare il legno

A fare una sorta di miracolo per cui ancora oggi l’intaglio legno è eseguito con metodi quasi arcaici è proprio il fatto che così si riesce a combinare una pratica essenziale e concreta, come può essere l’uso di uno scalpello, alla possibilità di esprimere in modo totalmente libero il pensiero e l’immaginazione. Come nella realizzazione di ceramiche e sculture, anche nell’arte dell’intaglio sono le mani dell’uomo che trasformano la materia grezza in un oggetto che può essere di decoro e persino un’opera d’arte.

Di seguito spiegheremo come intagliare il legno e scolpire il legno con illustrazioni passo passo.

Prima sgrossare

Il saracco, che veniva usato un tempo per questo scopo, è stato sostituito dall’elettrosega che consente di eliminare senza fatica dal tronco tutta la parte che non serve.

saracco

Altri attrezzi usati sono l’ascia (un’accetta con la lama di traverso) e il coltello a due manici che si impiega sui pezzi posti in orizzontale e ha, grosso modo, le funzioni di una pialla “affamata”.

Per tutti i lavori di sgrossatura si usa la sgorbia, reperibile in diverse larghezze e curvature.
Lo scalpello diritto segna la fine dei tagli e spiana le superfici lavorate con la sgorbia.
Per cavare il legno da intaglio da punti particolarmente ostici si usano sgorbie a cucchiaio.
Il coltello da intaglio dev’essere d’acciaio temperato (non inox) con lama non troppo lunga, ma solidamente infissa nel manico.
La zappetta col tagliente diritto o curvo, è un attrezzo più versatile e delicato di quanto possa sembrare: si usa prevalentemente per la sgrossatura, ma lascia un taglio molto pulito.
Per guidare i ferri lungo il disegno è indispensabile usare il mazzuolo che permette di graduarne l’affondamento ed evita che “scappino” sotto la forza del braccio.

Affilatura perfetta senza bava

Sulla mola occorre tenere l’utensile sempre a contatto senza modificarne l’inclinazione; sulla pietra bisogna invece muoverlo avanti e indietro lateralmente.
La bava nella parte interna della sgorbia si elimina con la pietra, pulendo alternativamente i due lati della lama.
In alternativa si può togliere anche con un ritaglio di carta vetrata molto fine, calzato su un tondino.

Conosciamo scalpello e sgorbia

Uno scalpello, ideale strumento per realizzare a mano una mortasa, non vale l’altro perché, al di là della qualità del materiale di cui è fatto, esistono diversi tipi di scalpello.
Il più comune, quello diritto da intaglio, può avere sezione rettangolare, trapezoidale o addirittura curva. Lo scalpello può avere il tagliente obliquo anziché in squadra o avere l’estermità a forma di lancia munita di doppio tagliente (intagliatore).
Nel caso dello scalpello curvo parleremo più correttamente di sgorbia il cui tagliente può essere a U o a V, diritto in basso, a cucchiaio al centro o quasi a gomito in alto; il primo tipo si usa solo in superficie, mentre gli altri due permettono di scavare raggiungendo punti particolarmente ostici.
Per poter sopportare i colpi inferti dal mazzuolo, la parte estrema dell’impugnatura è protetta da una stretta fascia metallica che impedisce al legno di fendersi. L’impugnatura è in genere di faggio (legno di media durezza, ma piuttosto tenace e poco defomabile) oppure di materiale plastico duro; la lunghezza e la forma differenziano gli strumenti per scolpire a mano da quelli per tornire (con manico più lungo e affusolato).
Il codolo ha la sezione quadrata che gli impedisce di ruotare dentro l’impugnatura; i migliori sono in acciaio fuso piuttosto che stampati.

Intaglio legno – Bassorilievo a intaglio

Intagliando si impara a “sentire” e a capire come incidere il legno correttamente, valutando correttamente la resistenza che le sue fibre oppongono alla lama dell’utensile, e a regolare la forza con cui si devono colpire scalpelli e sgorbie.

Si comincia scavando diritti solchi a V sia lungo la vena sia di traverso (operazione che richiede più attenzione). Accuratamente levigato il pezzo (sul legno grezzo lo scalpello fatica a scorrere), vi si disegna con una matita dura un rettangolo lungo e stretto.

intaglio legno

Le estremità del rettangolo si incidono nettamente con uno scalpello stretto, inclinato prima da un lato e poi dall’altro, a troncare la fibra del legno per intaglio.

Imparare a usare lo scalpello sui tratti rettilinei con un angolo ben preciso e raggiungendo una profondità uniforme lungo tutto lo scavo può essere anche noioso…
…ma è indispensabile per passare a lavori più divertenti come la creazione di una semplice rosa dei venti.
Le fasi di lavoro illustrate nei disegni valgono per qualsiasi tipo di rilievo, dal più semplice al più complesso: si parte sempre dal disegno.
Si sbozzano i piani portandoli al livello pressoché definitivo.
Piano per piano si rifiniscono bordi e figure.
I bordi verticali non si ottengono d’acchito, ma solo raddrizzando quelli a scarpata.

Intaglio legno – Altorilievo su tronco

intaglio legno
Il primo lavoro da fare per creare un altorilievo, in legno o pietra, è un abbozzo in plastilina o das; se copiamo un soggetto fotografato, in cartolina o scaricato da internet, quadrettiamo e riproduciamo il soggetto alla misura del tronco grezzo scelto per la realizzazione: questo va spianato su un lato. Controlliamo che il nostro mezzo tronco si presenti col legno integro, senza nodi e fibre malamente contorte.
Sulla scorta del plastico si segnano sulla matrice (il tronco da scolpire) le divisioni fra i blocchi da rilevare rispetto al piano; il lavoro richiede un occhio in grado di valutare esattamente proporzioni e spessori e questa fase è importantissima per un buon risultato.
I confini fra i blocchi, prima incisi con uno scalpello a lama larga, vengono allargati e approfonditi con una grossa sgorbia ben affilata; la trincea si regolarizza poi con lo scalpello.
Personaggi e gruppi emergono pian piano dalla matrice con un attento lavoro di sgorbia e scalpello continuamente controllando col compasso, il calibro e la fettuccia metrica la conformità fra plastico e scultura.
Sbozzate le figure e spianati gli sfondi, si procede con la rifinitura dei particolari, lavorando sempre più delicatamente, ora che c’è il rischio concreto che un colpo sbagliato possa mandare in malora tutto il lavoro. Si usano gli scalpelli più sottili e il coltello da intaglio: il lavoro va portato avanti senza concentrare l’attenzione su un particolare per volta, ma procedendo nel suo insieme.
La realizzazione dei sottosquadri, cioè dei pezzi (braccia, code, frontoni ecc) che non poggiano più sulla matrice, è la parte più lunga e delicata del lavoro perché richiede mano più leggera e mente più attenta.

Intaglio legno – Ciotola scolpita a tutto tondo

Trovato per tentativi il punto di maggior equilibrio del pezzo, la base viene spianata e allargata e si divide in due il tronco su un piano più o meno parallelo ad essa.
Poggiato il pezzo sul piano di spacco, si dà all’esterno della ciotola la sua linea, cercando di mantenere la curvatura naturale del tronco anche nel tagliare, con scalpello e mazzuolo, le due teste del pezzo.
L’interno della ciotola si abbozza con tagli paralleli fatti con una sega a catena e il pezzo viene rimesso a stagionare per un mese o due prima di eliminare a scalpellate i diaframmi fra i vari tagli.
La svuotatura del pezzo e la modellatura dell’interno sono affidate alla sensibilità dell’operatore che in questa operazione deve sempre seguire l’andamento delle fibre senza cercare di ottenere una perfezione che sarebbe del tutto innaturale in un pezzo del genere.
Lavorazione secondo natura non significa rinunciare all’uso di attrezzi moderni e funzionali: il surform si rivela particolarmente adatto a modellare e levigare la superficie esterna del ciotolone che, dopo una stagionatura finale di un paio di settimane, sarà rifinito dentro e fuori con la levigatrice orbitale ed eventualmente, ripassato con una mano di cera.

Come posare la guaina bituminosa impermeabilizzante

Quando si deve impedire l’infiltrazione dell’acqua al di sotto di una superficie piana o con un’inclinazione troppo lieve, uno dei metodi sempre funzionali è quello di ricoprire l’area con fogli guaina bituminosa impermeabilizzante

guaina liquidaApplicare la guaina bituminosa (conosciuta anche con i termini di carta catramataguaina catramata o guaina impermeabilizzante) è un’operazione è abbastanza semplice e si devono osservare solo pochi accorgimenti per ottenere un risultato di sicura efficacia. Innanzi tutto bisogna considerare che i fogli di guaina bituminosa sono solitamente disponibili in rotoli da 10×1 m, ma possono essere di diverso spessore: i più utilizzati per questo tipo di intervento sono quelli da 3 e 4 mm.

Calcoliamo le lunghezze necessarie di guaina in base al numero di fogli da posare, con un 5% di abbondanza, cercando di fare il minor numero possibile di rappezzi.

La stagione estiva è sicuramente la più indicata, il caldo persistente facilita l’adesione del foglio al piano sottostante, trattata con il bitume; con le temperature rigide, invece, il rotolo rimane molto rigido e nel maneggiarlo e svolgerlo si fa fatica e si rischia di spezzarlo durante il lavoro.

Cosa serve per applicare le guaina bituminose

  • Guaina bituminosa impermeabilizzante
  • Bombola di gas
  • cannello con puntale a tazza
  • Bitume liquido (guaina liquida)
  • Pennellessa, plafoncino
  • Metro, cutter

Come applicare la guaina impermeabilizzante

applicazione guaina bituminosa

  1. Stendiamo sulla superficie da isolare uno spesso strato di catrame liquido. Nonostante la sua densità, possiamo applicarlo con una normale pennellessa. Evitiamo le ore più fredde.
  2. Misurata l’area da rivestire, tagliamo i pezzi occorrenti con il cutter lasciando almeno 15 cm di abbondanza. Se la zona da trattare non è in piano la guaina va stesa secondo la pendenza.
  3. Usiamo il cutter per tagliare e rifilare i lati dove la guaina fuoriesce dal perimetro, ma lasciando sporgere la guaina quel tanto che basta per convogliare l’acqua nella grondaia senza possibili “ritorni”.
  4. Riscaldando con il cannello a gas la base esposta della guaina e lo strato di bitume, srotoliamo lentamente la guaina in modo che questa si incolli progressivamente allo strato di bitume.
  5. Procediamo stendendo e incollando a caldo, uno dopo l’altro, i fogli successivi della guaina tetto. Nelle giunzioni effettuiamo una sovrapposizione di almeno 10 cm che sigilliamo, sempre con il cannello a gas.

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  • 1,0 m di larghezza x 5 m di lunghezza= 5 m²

Guaina a freddo

guina bitumata

Per rivestire le coperture di box e casette prefabbricate di legno si può utilizzare una guaina per tetti a freddo (guaina bituminosa ardesiata) disponibile in rotoli o in riquadri (tegole canadesi). Si tratta di guaine bituminose ricoperte sulla faccia superiore da uno strato di graniglia ceramizzata, disponibili in diversi colori, che si fissano alla copertura di legno tramite chiodini, avendo cura di partire dal basso e sovrapporre di alcuni centimetri le strisce mentre si sale verso il colmo.
Il calore dei raggi solari è sufficiente a far aderire la guaina alla copertura.

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Carrelli cucine | 3 idee per costruirli fai da te

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Tre idee pratiche per costruire carrelli cucine fai da te

Di carrelli cucine dozzinali disponibili nei mobilifici industriali ce ne sono a dozzine. Quelli che vi proponiamo sono invece tre idee originali per realizzare fai da te dei carrelli per cucina in base alle dimensioni disponibili

Carrello portavivande con piastrelle

Il carrello è una vera dispensa ambulante: il piano può essere rivestito di piastrelle fissate con colla termofusibile, stuccate e bordate da una cornicetta

Tra i carrelli cucine questo che proponiamo è realizzato fai da te con truciolare bilaminato spesso 20 mm. Fra due coppie di listelli d’abete 30x30x710 mm si spinano, a filo dei bordi interni, un pezzo di 200×340 mm a filo dei capi superiori ed uno di 55×340 mm a 50 mm da quelli inferiori. Le due pareti del carrello cucina si completano spinando alla sommità dei montanti le mensole che reggono da una parte la maniglia, tondo di ramin Ø 20×390 mm e dall’altra il portasalviette, tondo di ramin Ø 18×320 mm; le mensole sono fissate rispettivamente ai montanti ed al pannello. Completate le pareti si passa alla struttura interna, a forma di H coricata, costituita da due pezzi di 405×695 mm uniti da uno di 342×405 mm. Sui bordi lunghi del ripiano inferiore si spinano due sponde di 35×690 mm per le quali si apre lo scarico negli angoli del divisorio.

Da metà altezza del divisorio sporge un “vassoio” di 340×300 mm, bordato su tre lati con sponde di 55×340 mm, unite a 45°. L’H completa si spina fra le due pareti; il vassoio poggia su due “tacchi” avvitati alla faccia interna delle gambe. Sopra la struttura scorre, su guide fissate ai pannelli superiori dei fianchi, un cassetto col frontale vetrato di 200x 690 mm, le pareti (scanalate) di 130×325 mm, il retro di 130×690 mm ed il fondo di compensato. Quattro piastrine ad L 30x30x30 mm, avvitate alla sommità delle gambe, sostengono il piano di 465×820 mm.

carrelli cucine piastrelle
Il carrello portavivande è presentato nella versione per interni, per terrazzi o cortili lastricati in quanto si muove su ruote di piccolo diametro: per scorrere sulla ghiaia o sull’erba occorrono ruote più grandi che assorbano facilmente le irregolarità.

Come costruire un carrello cucina con accessori

Ispirato nelle linee generali a certi prodotti in commercio, questo carrello da cucina, realizzato in listelli e lamellare di abete, spinati ed incollati, viene proposto come spunto per analoghe realizzazioni che ognuno potrà modificare a seconda del tipo di cucina in cui ospitarlo senza quindi fornire le misure precise, dei vari particolari.

Alto circa 850 mm e montato su ruote piroettanti, misura in pianta 400×600 mm.
Va da sé che chi lo realizzi per la sua cucina ne adatti le misure allo spazio disponibile, allargandolo o stringendolo per occupare quel tale buco, alzandolo o abbassandolo per adattarlo all’altezza ed alla comodità di chi lo deve usare.
Particolarmente ricca è la dotazione di accessori, anche questa ovviamente modificabile, del carrello fai da te presentato.
Su un lato corto del piano di lavoro si alza un portarotolo completo di taglierina, qui per la carta da cucina.
Sotto il portarotolo troviamo la maniglia di trasporto (in piattina d’alluminio 3×30 mm e spezzoni di manico di scopa), comoda per appendere i mestoli.
Sotto il piano scorre il cassetto portaposate alla cui maniglia, uguale a quella vista prima, si appendono gli strofinacci.
Più o meno a mezz’altezza un ripiano d’appoggio contribuisce ad irrigidire il carrello, sul cui pianale trovano posto le pentole e che si prolunga oltre i montanti con una mensola portabottiglie, sopra la quale sporgono altre due mensole, una per i rotoli di pellicola ed alluminio, l’altra per i barattoli delle spezie. La finitura è a cera.

Tra i tre carrelli cucine proposti, la costruzione di questo è la più impegnativa.

Cosa occorre per costruire un carrellino da cucina

Attrezzi: Sega per tagli diritti, sega per tagli curvi, raspa, cilindro abrasivo, trapano, cacciaviti.

Materiali per costruire il carrello per cucina fai da te

  • Lamellare d’abete da 18 mm per il ripiano intermedio, le mensole laterali, le traverse alte, il cassetto ed altri particolari minori;
  • lamellare d’abete da 28 mm per la base, il piano di lavoro e i sostegni del portarotolo;
  • listello d’abete sezione circa 30×60 mm per gli stanti;
  • listello d’abete sezione circa 15×40 mm per le varie spondine;
  • compensato o masonite da 4 mm per il fondo del cassetto;
  • due guide per cassetti;
  • 4 rotelle piroettanti di portata adeguata al peso del carrello carico;
  • manico di scopa di faggio;
  • piattina d’alluminio, viti, spine, colla e materiale di finitura.
carrelli cucine
La maniglia, come quella per il trasporto, è costituita da un pezzo di alluminio piatto anodizzato, sezione 3×30 mm, trovato presso un rottamaio. Per distanziarla dal cassetto si sono usati pezzetti di manico di scopa forati assialmente per il passaggio delle viti di fermo. Nell’uso, il cassetto è foderato con carta lavabile autoadesiva.

Carrelli cucine: la versione col cavalletto

Se abbiamo un cavalletto inutilizzato e non sappiamo cosa farne ecco un’idea simpatica per trasformarlo definitivamente: con due ripiani, entrambi asportabili, il cavalletto diventa un capiente portavassoi, un carrellino per cucina ideale da spostare in giardini e terrazze. L’idea è talmente veloce che in poco tempo possiamo costruire diversi carrelli cucine da riporre in angoli strategici.

Tra i carrelli da cucina, questo semplice cavalletto con due vassoi risulta essere il più pratico: facile da realizzare si può richiudere quando non serve.

Il piano di base è formato da un pannello di multistrato da 18 mm dotato di due spondine alte 50 mm, lungo i lati maggiori. Le dimensioni del piano sono uguali all’ingombro massimo dei piedi del cavalletto. Due sponde alte 30 mm si incollano al piano. Una lastra a specchio, incollata con adesivo siliconico, riveste lo spazio superiore mentre quattro ruote piroettanti vengono avvitate sotto gli angoli: la finitura è a smalto acrilico. A metà altezza, inseriamo un vassoio asportabile realizzato in multistrato da 18 mm, con spondine incollate da 50 mm e una lastra a specchio. Sotto al vassoio, lungo i bordi maggiori, incolliamo due listelli da 60×15 mm che servono da appoggio contro le due traverse.

Tempo richiesto: 1 giorno

  1. Incollaggio della lastra a specchio

    Sul vassoio è incollata una lastra a specchio per mezzo di un cordone di adesivo siliconico.

  2. Applicazione delle ruote piroettanti

    Il piano base è costituito da un pannello in multistrato su cui è incollato uno specchio e da quattro listelli di legno che lo incorniciano e servono da appoggio per il cavalletto. Il tutto è assemblato con colla vinilica e chiodini a scomparsa e trattato con fondo e smalto acrilico. Quattro ruotine piroettanti con attacco a piastrina sono avvitate negli angoli.

  3. Carrello con supporto removibile

    Il cavalletto si appoggia sul piano: le sue gambe trovano riscontro nelle sponde esterne, di maggiore lunghezza.

Infine, se proprio non vi abbiamo ispirato con queste realizzazioni di pratici carrelli portavivande, trovate di seguito una scelta per l’acquisto su Amazon di carrelli cucina industriali.

BAKAJI Carrello Cucina in legno di Bambù con Portabottiglie, Cassetto Portaposate Cestello Acciaio e 2 Ante Armadietto per Organizzazione e Sistemazione Ripiano Top in Legno bamboo duro e resistente
  • La serie dei carrelli da cucina in bamboo si distinguono per il design robusto e pratico.
  • Possono essere usati per trasportare piatti, bottiglie, pasti e molto altro ancora in modo comodo e facile. Anche come tavolino multiuso questo carrello è ideale, è spesso utilizzato come carrello di servizio, comodo sia per uso casalingo che per uso professionale.
  • Il bambù utilizzato è bello e nel contempo robusto e leggero, ne troverai molteplici vantaggi in cucina visto che questo materiale è impermeabile e facile da pulire
  • Il carrello è dotato di 2 ante con serratura, un cassetto portaposate o utensili da cucina, un piano portabottiglie orizzontale, 2 grandi spazi di archiviazione e sistemazione delle stoviglie, ed un cesto di rete metallica.
  • Materiale: 100% di bambù, cesto in acciaio cromato - Dimensioni del carrello :Atezza 88 cm x Larghezza 60 cm x Profondità 35 cm
SoBuy Carrello Cucina Legno Credenza Bianco e Naturale con 1 cassetto, 2 armadietti e 2 portabottiglie, Piano in Legno di Hevea L67xP38xA87cm (FKW45-WN)
  • Materiale: Piano in Legno di Hevea , Struttura in Fibre di legno.
  • Peso: 17 kg. Testato per: 60 kg.
  • Misure: Lunghezza: 67cm, Profondità: 37cm, Altezza( con route) : 87cm; Misure della confezione: 86x42x23 cm.
  • Composto da un cassetto con guide, due armadietti, due portabottiglie, e quattro ruote (due con freno).
  • Con istruzioni di montaggio e le viti, installazione facile.
Soges Microonde Scaffali Stazione di Lavoro Cucina Armadio per la Conservazione Mensola della Cucina Carrello di Servizio, Maple
  • In caso di problemi con il prodotto, inviaci una e-mail direttamente, ti risponderemo e offriremo una soluzione in 24 ore. Grazie per la vostra pazienza e comprensione.Questo prodotto è libero di smontare e piegare, installazione di fai da te.
  • Materiale di veicolo di stoccaggio: Addensato ecologico bordo di densità+ superficie di Acero + resistente telaio in verniciato a polvere.
  • è dotato di 3 ripiani per soddisfare le esigenze di archiviazione diverso con lo spazio sufficiente
  • Dimensioni di veicolo di stoccaggio : lunghezza 90 x larghezza 39 x altezza 140 cm, peso: 9.68kg.
  • Facile da installare. Molto adatto in cucina, bagno, sala e in altri luoghi cui accogliere gli oggetti domestici, possono anche essere usati come un trolley in un party.
Dove comprare carrelli per cucina?

Comunemente i carrelli per cucina si acquistano nei centri di grande distribuzione come IKEA, Leroy Merlin, Brico io, Bricoman.

Quali sono i prezzi dei carrelli da cucina?

I prezzi variano generalmente dai 30 euro per i modelli più semplici fino ad arrivare ai 100 e più euro per i modelli più raffinati e rifiniti con materiali pregiati.

Kintsuglue | Recensione dettagliata e utilizzo

Un prodotto innovativo nel campo degli adesivi: la Kintsuglue non è una colla, ma una pasta modellabile riparatrice

La pasta modellabile Kintsuglue è confezionata in un blister che contiene tre dosi; sulla confezione sono illustrate le istruzioni per l’uso.

Il nome Kintsuglue deriva da Kintsugi (letteralmente “riparare con l’oro”), un’antica pratica giapponese tramite la quale si provvede alla riparazione di oggetti in ceramica e vasellame usando materiali nobili come oro, argento o lacca con polvere d’oro per rimetterne insieme i cocci.

https://youtu.be/9n5rsZJgQqk

Il concetto alla base di questa pratica è l’idea che dall’imperfezione della rottura possa nascere una forma di ancora maggiore perfezione estetica e interiore: una valorizzazione dell’oggetto e, nel contempo, una crescita personale.
Non è per caso che la pasta modellabile di cui parliamo in queste pagine prenda il nome di Kintsuglue (glue in inglese significa colla), dato che si propone come moderno ed efficace elemento di riparazione e ricostruzione di oggetti.

Ogni dose contiene 5 g di pasta modellabile ed è sigillata singolarmente, per maggior durata del prodotto non utilizzato.
Kintsuglue va modellata per almeno 10 secondi; più la si maneggia più diventa morbida e malleabile, favorendone l’adesione ai materiali e la stesura anche in strato molto sottile.
La pasta lascia ampia apertura di tempo per modellarla e farle prendere la forma voluta.

In effetti non è una colla, ma una pasta modellabile con composizione polimerica che assicura l’adesione ai materiali più comunemente utilizzati oggigiorno; una volta indurita resta flessibile, forte, resistente all’acqua, al freddo e alle alte temperature, morbida al tatto, removibile e verniciabile.

Ripara il fermacavo e impedisce lo strappo del filo conduttore delle cuffie.

La pasta è monocomponente, si lavora con le mani nude per darle la forma voluta; resta modellabile finché non indurisce polimerizzando in presenza di umidità (circa 30 minuti) e solidifica del tutto in 24 ore, restando tuttavia sufficientemente flessibile e gommosa.

Ripara il tirante dello stendino.
Ricostruisce il gancio della zip.
Protegge dai colpi la parete.
Ricostruisce i paracolpi e i piedini d’appoggio.


Disponibile di colore bianco o nero, si rivela ottima per aggiustare, ricostruire e proteggere qualsiasi oggetto lo richieda, ma in alcuni casi si possono anche fare interventi di miglioramento e persino realizzare oggetti in modo creativo.

Loctite Kintsuglue costa euro 5,49.