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Einhell TC-MC 355 | Un disco per troncare i metalli

La troncatrice TC-MC 355 è un ottimo strumento per tagliare con precisione e rapidità i profilati d’acciaio, capace di un’elevata potenza per troncare senza indugi pezzi di dimensioni sino a 100 millimetri per lato

Fra gli strumenti che permettono di tagliare i metalli, la troncatrice a disco Einhell TC-MC 355 è sicuramente uno dei più adatti quando serve precisione e rapidità. In effetti si tratta di un elettroutensile molto versatile e comodo perché, messo in una sua postazione in laboratorio, è immediatamente disponibile per tagliare i profilati per una costruzione o una riparazione e consente di replicare con un ottima precisione più pezzi uguali, sia in lunghezza, sia come angolo di taglio.

La troncatrice per metalli Einhell TC-MC 355 ha un disco per taglio acciaio Ø 355 mm che permette notevoli dimensioni del pezzo da troncare: con taglio a 90° si arriva a un massimo di 100×100 mm, con taglio a 45° sino a un massimo di 90×90 mm. La superficie d’appoggio è di 460×260 mm e ha una morsa di serraggio del pezzo che permette un’ampiezza massima di 230 mm. Il riscontro fisso della morsa si può collocare in diverse sedi ed è regolabile per un’inclinazione da -15 a 45°. La potenza assorbita dal motore è di 2300 W e la velocità di rotazione a vuoto è di 4000 giri/min. La macchina pesa 16,7 kg e ha un prezzo consigliato al pubblico di euro 149,95.

Regolazioni, protezioni, impugnatura della troncatrice TC-MC 355

 

  1. Posizione di riposo e sicurezza

    La testa della troncatrice, che porta motore, lama e impugnatura, ha una posizione di riposo e sicurezza, nella quale si blocca lo snodo, mandando a fondo l’apposito perno laterale.

  2. Protezione dalle schegge e dalle scintille in uscita

    Al termine del piano d’appoggio del pezzo, posizionata dietro la lama, c’è una validissima protezione che impedisce la pericolosa “sparata” di schegge e scintille in quella direzione, durante le operazioni di troncatura.

  3. Sostituire la lama

    Per la sostituzione della lama, si usa la chiave a brugola in dotazione, innestandola nella vite posta al centro del disco. Per impedire la rotazione della lama, quando si svita e poi si riavvita la vite, si tiene premuta una levetta situata sotto l’impugnatura.

  4. Sede della chiave a brugola

    La chiave a brugola ha una sua sede nella base d’appoggio della macchina così da non essere smarrita.

  5. Regolare l’escursione della lama

    Al centro dello snodo della testa, vi è una vite che fa da scontro alla discesa della testa stessa: regolandola si impedisce la completa escursione della lama, utile quando si deve incidere un pezzo sino a una profondità precisa, senza troncarlo.

  6. Impugnatura e maniglia di trasporto

    L’impugnatura per l’azionamento della troncatrice, mediante il pulsante di avvio, si sviluppa verso l’operatore, mentre sopra il motore vi è la maniglia di trasporto che permette di sollevare la macchina comodamente, essendo in un punto di perfetto bilanciamento dei pesi.

Troncare il pezzo a 90 gradi

Regolata la superficie di fissaggio sull’angolo di 0°, per fare spazio al pezzo da troncare sul piano d’appoggio, si tira indietro la manovella della morsa sollevando la metà superiore del dado.

Si porta avanti la manovella, portando la superficie di fissaggio mobile contro il pezzo, poi lo si immobilizza avvitandola.

Troncare con angolo da -15° a 45°

Con la chiave in dotazione si rilasciano le due viti che bloccano la superficie di fissaggio; così la superficie può essere inclinata regolandola sull’angolo di taglio desiderato, compreso fra -15° e 45°. Al termine le viti vanno nuovamente serrate.

Sulla base d’appoggio ci sono altre due sedi per le viti che tengono la superficie di fissaggio fissa: a seconda delle dimensioni del pezzo, la superficie di fissaggio può essere spostata sulle posizioni retrostanti.

Fatte le debite regolazioni, anche con il taglio angolato si deve immobilizzare il pezzo in lavorazione: stringendo la manovella della morsa, la superficie di fissaggio mobile si adatta automaticamente all’angolo di taglio impostato.

Poly Max ha ottenuto la certificazione EMI CODE

VOC: definizione e rischi

La classe VOC (Volatile Organic Compounds) o COV (Composti Organici Volativi) comprende diversi composti chimici accomunati dal fatto di avere una elevata volatilità (punto di ebollizione <250°C). La presenza di VOC in un prodotto comporta:

  • Inquinamento indoor: malattie allergiche, asma e disturbi respiratori nell’infanzia, infezioni respiratorie
  • Disturbi per la salute umana: effetti a breve termine, come ad esempio forti mal di testa, nausea, irritazione cutanea e ad occhi o vie respiratorie; effetti a lungo termine e ben più preoccupanti come cancro o danni al sistema nervoso

Importanza Ddell’EMICODE®

La certificazione GEV EMICODE® viene rilasciata a prodotti a basse emissioni e che possono essere impiegati nell’edilizia verde.

I prodotti con queste certificazioni generano anche minori costi di gestione dei magazzini per i clienti e rivenditori.
EMICODE EC1 PLUS certifica: Prodotti sicuri per la salute umana ed ecosostenibili.
Tutte le referenze Bostik Poly Max sono certificate.

 

Come riparare i faretti led

Il mancato funzionamento può essere causato dalla sezione di alimentazione oppure proprio dal modulo LED. In entrambi i casi il pezzo in avaria va sostituito, ma l’intervento non è difficile

Dall’avvento della tecnologia led nel campo dell’illuminazione, i tecnici e le aziende produttrici hanno più volte sottolineato (l’abbiamo fatto anche noi su queste pagine) la proverbiale durata del diodo emettitore; questo sarebbe anche vero, se non fosse che per ottenere più elevate quantità di luce, spesso questi diodi siano spinti oltre i limiti delle loro possibilità. Pertanto le 25-50.000 ore di lavoro promesse si rivelano del tutto fittizie. Resta il fatto che il faretto led, nella sua interezza, rimane un oggetto piuttosto costoso, soprattutto se l’involucro ha specifiche di tenuta alle intemperie di grado elevato (IP 64, IP 65 ecc).

Di fronte all’ennesimo faretto led “fulminato” si può cercare di scoprirne la causa. Ovviamente l’esercizio, non è puramente sterile, perché rilevando le specifiche dell’elemento rotto lo si può reperire come ricambio, peraltro piuttosto economico, e provvedere alla sostituzione, ripristinando completamente la funzionalità del faro.

Si consiglia di annotare sempre la data dell’installazione e della riparazione degli elettrodomestici e dei dispositivi come le lampadine, insieme ad altri dati importanti come il fornitore dell’oggetto o dei ricambi. In primo luogo, questo consente di conoscere la durata di un dispositivo, fare valutazioni obiettive sulla resa di una marca rispetto a un’altra ed effettuare successivamente acquisti più convenienti per le proprie tasche. In seconda battuta, tenendo traccia dei fornitori si può ricorrere ai resi, visto che tutte le aziende serie offrono agli acquirenti una tutela di garanzia, soprattutto nel caso in cui la durata del bene non sia congrua con quanto dichiarato nelle specifiche.

Le riparazioni che mostriamo in questo articolo sono molto semplici e alla portata di tutti quelli che abbiano un minimo di dimestichezza con i collegamenti delle circuiterie elettriche. Tuttavia va detto che con la corrente elettrica non si scherza. Durante lo svolgimento di quasi tutte le operazioni il dispositivo su cui si interviene deve essere staccato da qualsiasi forma di alimentazione. Vi è soltanto il momento in cui si verifica la funzionalità dell’alimentatore del led che richiede di dare corrente al circuito per testare i valori sui conduttori in uscita. Questo è il momento più delicato: la tensione in uscita è tendenzialmente bassa, sotto i 50 V, ma può essere ugualmente pericolosa, come lo sono anche altre parti del circuito che nel momento della prova sono inevitabilmente senza protezioni, perché la lampada è completamente smontata.

Il contenitore dei faretti led è importante

A seconda del grado di isolamento alle intemperie, i faretti led possono avere sistemi di chiusura differenti, ma importanti sotto il profilo qualitativo.

In questo caso si nota la presenza di 4 viti agli angoli del bordo esterno; poi, in posizione rilevata, vi è un vano più piccolo chiuso da un suo coperchio con altre 4 viti. Questo secondo vano contiene l’alimentatore.

Nel secondo esempio si ha un’unico coperchio grande con un numero maggiore di viti: ce n’è una in ogni angolo e una al centro di ogni tratta diritta. Alimentatore e led sono entrambi ben protetti dalle infiltrazioni d’acqua da un unico coperchio che mostra una valida alettatura di dissipazione del calore.

Entrambe le lampade hanno un fermacavo in ingresso con serraggio a tenuta stagna. Se fosse necessaria la sostituzione del cavo, bisogna allentare il dado di tenuta prima di sfilarlo e si deve usare un cavo con guaina isolante di sezione simile.

Con sole quattro viti agli angoli e uno schermo di vetro di tali dimensioni, anche se c’è la guarnizione, le infiltrazioni di acqua sono possibili.

Sotto il vetro si presenta il diffusore cromato tenuto da 4 viti agli angoli che vanno rimosse per mettere a nudo il led.

Ripare i faretti led sostituendo l’elemento illuminante

Tempo richiesto: 15 ore

 

  1. Occorrente per sostituire il led

    Per sostituire il led fulminato bastano pochi attrezzi che quasi tutti abbiamo nella dotazione di casa: un saldatore a stagno, un cacciavite a croce, una pinza con i becchi lunghi. Oltre al led nuovo, compatibile con quello presente all’interno del faretto, ci si deve procurare un po’ di pasta termoconduttiva, un prodotto che si usa anche nel montaggio dei processori sulle schede madri dei pc e si trova facilmente on-line in confezioni di piccolo taglio.

  2. Staccare i conduttori del led

    Per la sostituzione, va rimosso il led vecchio e, come prima cosa, si staccano i due conduttori che lo alimentano. Si scioglie lo stagno della saldatura tirando con delicatezza il filo, tenendolo con le pinze, per allontanarlo.

  3. Svitare le viti che bloccano il led

    Ai quattro lati, la piastrina del led ha viti che la bloccano al supporto del portalampada. Si svitano e la si stacca facendo leva sotto.smontare faretto led

  4. Rimuovere la vecchia pasta per la dissipazione del calore

    A trattenerla in sede era la vecchia pasta per la dissipazione del calore che, per quanto possibile, va rimossa dalla sede di posizionamento del led.

  5. Spalmare la nuova pasta

    Si spalma sul retro del led nuovo un po’ pasta fresca, prima di metterlo in sede, avvitandolo ai quattro lati.

  6. Saldare i terminali alla piastrina led

    Si ravviva lo stagno sui terminali dei due fili da collegare, aggiungendone un pochettino, e si saldano alle piastrine del led.saldare led

Controllo dell’alimentatore

Come abbiamo detto a proposito del contenitore, l’alimentatore può stare in un vano separato oppure risiedere in quello del led.

Per verificare il funzionamento dell’alimentatore è necessario dissaldare i due fili che arrivano al diodo. Il tester va impostato per misurare la tensione in corrente continua.

I puntali devono essere collegati in modo coerente con la polarità di uscita dell’alimentatore (rosso con il + e nero con il -). Se non si hanno i puntali a coccodrillo, si possono inserire, come nella foto, tra rame e guaina. Fatte queste operazioni si alimenta la lampada per leggere il valore di uscita dell’alimentatore che essere fra i 25 e i 45 V.

Lavorazione e foto di Romeo Bolzonella.

Paranco elettrico Einhell TC-EH 500-18

Un argano elettrico fatto per un utilizzo domestico, per sollevare mobili e oggetti pesanti per trasferirli da un piano all’altro, ma anche per l’utilizzo in garage, cantina e in laboratorio

Perché fare tanta fatica, tutte le volte che si vuole portare da un piano all’altro, magari in solaio, un mobile, un baule o una cassa piena di oggetti? Oppure sollevare i grandi vasi del giardino per il ricovero invernale o, ancora, provvedere al rimessaggio della barca ecc. Con un argano elettrico, del tutto analogo a quelli di cui i muratori non possono fare a meno, si può fare tutto questo, e altro ancora, dal solaio alla cantina, in garage e in giardino. Il paranco elettrico Einhell TC-EH 500-18 non è uno strumento professionale, ma è realizzato con concetti costruttivi analoghi a quelli usati dai professionisti, con gli stessi riguardi verso la sicurezza nel funzionamento.

Il motore elettrico, con potenza di assorbimento di 1000 W, ha il rotore solidale con il rocchetto su cui è avvolto un cavo d’acciaio con sezione di 4 mm, che permette il sollevamento sino a un’altezza di 18 metri. La velocità di alzata è di 8 m/min. Il motore è pilotato via cavo da un telecomando con il quale si avvia il sollevamento oppure l’abbassamento del carico sospeso. In dotazione viene data una carrucola di rinvio con gancio aggiuntivo per usare il paranco con bozzello, la modalità che permette di raddoppiare la potenza di sollevamento: il carico nominale passa così da 250 kg a 500 kg. Il paranco elettrico Einhell TC-EH 500-18 costa euro 139,95.

Sicurezza e raddoppio della forza

Sull’impugnatura di controllo c’è in piena evidenza il pulsante dell’arresto di sicurezza che interrompe immediatamente l’alimentazione al motore. Si aziona premendolo, mentre per ripristinare il regolare funzionamento del paranco, il pulsante va ruotato in senso orario.
Nella confezione del paranco TC-EH 500-18 ci sono le due staffe a omega per il fissaggio dell’elettroutensile a un sistema di sostegno; sono complete di bulloni e rondelle. Inclusi, ci sono anche due utilissimi accessori che permettono l’utilizzo del paranco in funzione con bozzello. Sono una carrucola di rinvio e un gancio aggiutivo, necessari per questa modalità che permette il raddoppio del peso sollevato.
Le staffe di fissaggio del paranco hanno larghezza e profondità interne di circa 45 mm. Sono fatte per abbracciare un braccio orizzontale di sezione adeguata, cui il paranco va fissato usando i bulloni in dotazione. Le rondelle spaccate hanno funzione di antiallentamento, cioè impediscono il possibile svitamento causato delle vibrazioni durante il funzionamento.

Utilizzo del paranco elettrico Einhell con bozzello

 

  1. Smontare il gancio aggiuntivo dalla puleggia

    Per applicare la puleggia di rinvio è necessario smontare da questa il gancio aggiuntivo, che la casa madre fornisce già montato per mostrare la posizione corretta di gommini e rondelle. Servono due chiavi a forchetta da 17 mm, una da 10 mm e un cacciavite a taglio.

  2. Rimuovere il gancio aggiuntivo

    La rimozione del gancio aggiuntivo è necessaria per far passare il cavo d’acciaio all’interno della cassetta del rinvio, in modo che possa lavorare correttamente nella scanalatura della puleggia.

  3. Tenere in posizione il cavo con le viti

    Si inseriscono e serrano le due viti passanti che tengono in posizione il cavo.

  4. Applicare gli elementi di fissaggio del gancio

    Uno per volta si applicano gli elementi di fissaggio del gancio: imboccato il bullone nel rinvio, per qualche millimetro, si mette subito un gommino, poi il gancio e il secondo gommino.

  5. Fissare il bullone

    Facendo sbucare il bullone sull’altro lato del rinvio, si mette la rondella e il dado di serraggio.

  6. Tirare con moderazione il dado

    Il dado va tirato con moderazione, consentendo al gancio di ruotare rispetto al rinvio.

  7. Agganciare il gancio principale sul carter del paranco

    Quello che normalmente è il gancio principale va agganciato nell’asola sul carter del paranco, mentre quello aggiuntivo diviene il nuovo gancio di sollevamento con doppia potenzialità.

Come predisporre un impianto aria compressa fai da te

Installare un impianto aria compressa fai da te è molto utile in laboratorio, in modo da avere a portata di mano il getto dell’aria, vicino a dove si lavora, senza dover spostare il compressore.

La realizzazione dell’impianto non è difficile e consiste nel canalizzare l’aria compressa attraverso un’opportuno percorso (in funzione delle nostre esigenze) utilizzando tubi specifici in PVC. Vediamo in dettaglio come procedere.

Come fare un impianto aria compressa

Tempo richiesto: 1 giorno

  1. Materiale da usare

    Due diametri di tubo e sette figure di raccordi sono sufficienti alla realizzazione dell’impianto aria compressa fai da te fisso.

  2. Tagliare i tubi

    Il taglio dei tubi si può eseguire con un tagliatubo o anche con la smerigliatrice con disco da taglio sottile.tagliare tubi

  3. Sbavare le estremità del tubo

    Prima di inserire i raccordi, le estremità del tubo vanno sbavate sia internamente sia esternamente con un utensile appropriato.

  4. Ancorare alle pareti perimetrali

    Per lo staffaggio dei tubi si usano collari isolanti in gomma che non marcano il tubo. La tubazione aerea va ancorata perimetralmente alle pareti del locale sotto altri aggetti, in modo che si possano realizzare le discese senza impedimenti. Per evitare spanciamenti l’interasse tra le staffe deve essere inferiore ai due metri.

  5. Equipaggiare con accessori

    Ogni discesa dell’impianto aria compressa fai da te, a seconda delle proprie esigenze, può essere equipaggiata di accessori come il regolatore di pressione con manometro e presa per attacco rapido oppure presa diretta o filtro regolatore/lubrificatore.come fare un impianto aria compressa

  6. Posizionamento del compressore e alimentazione elettrica

    Il compressore posizionato in locale adiacente o distante dal laboratorio evita la trasmissione del rumore. Il collegamento aria si realizza con un breve tratto di tubo, flessibile o spiralato, direttamente su una discesa di servizio che, se ubicata in garage, è utile equipaggiare anche di attacco rapido per collegare altri dispositivi come la pistola di gonfiaggio.
    L’alimentazione elettrica può essere asservita a una presa Smart pilotabile con APP tramite telefono, in modo da gestire le accensioni del compressore da remoto solo nei giorni e nelle ore di utilizzo.impianto aria compressa fai da te

Progetto di Sergio Mosca

Avvitatore Bosch IXO VI | Per un controllo totale

L’avvitatore Bosch IXO VI è un nuovo utensile pratico e facile da usare compatibile con tutti gli accessori della IXO Collection

Nel nuovo avvitatore Bosch IXO VI la velocità è facilmente regolabile tramite pressione sull’interrutore, per un pieno controllo del cacciavite.

Il caricabatteria micro-USB è in dotazione, perfetto anche durante i viaggi.

Inoltre l’utensile, disponibile in colore verde o fucsia, può essere ricaricato posizionandolo su una comoda stazione di ricarica, acquistabile come accessorio opzionale. Bosch

avvitatore bosch ixo 6

È dotato di velocità regolabile, luce, doppia ricarica (USB o con stazione opzionale).

Compatibile con tutti gli accessori IXO

In entrambe le versioni (verde e fucsia) IXO VI ha il cappuccio removibile per utilizzare gli accessori DIY come:

Testa ad angolo
avvitatore bosch ixo
Testa eccentrica
Trapano
Ghiera di regolazione della coppia
avvitatore bosch ixo
Cutter
Accessori per giardino come il tosaerba
Barbecue
Macinaspezie
Cavatappi
https://www.youtube.com/watch?v=IJZCIxMQnPI&feature=emb_logo

Bosch Home and Garden 06039C7003 Set IXO Avvitatore Elettrico, Sesta Generazione, Ricaricabile con Stazione Ricarica o Cavo Micro-USB, Controllo Velocità Variabile, 3.6 V, Verde - Edizione Amazon
  • Ixo è giunto ora alla 6ª generazione
  • Controllo velocità a regolazione continua: tanto aumenta l pressione sull'interruttore di azionamento, più aumentano le rotazioni, basta con i materiali danneggiati, basta con le viti usurate
  • Questo avvitatore a batteria fornisce informazioni dettagliate in merito al livello di carica della batteria grazie all'apposito indicatore provvisto di tre led
  • Vasta gamma di applicazioni: l'avvitatore è caratterizzato da un'apposita interfaccia per vari accessori destinati all'uso quotidiano ed attività divertenti dentro e fuori casa
  • Doppia ricarica: ixo può essere ricaricato facilmente per mezzo della sua stazione di ricarica oppure direttamente mediante cavo micro-usb

Nessun prodotto trovato.

Transizione socioecologica: il Fardasé è già in linea

Tratto da “Far da sé n.513 – Marzo 2021″

Autore: Nicla de Carolis

In questi giorni, in particolare, si parla molto di transizione socioecologica, un passaggio epocale, indispensabile se non vogliamo “andare verso la bancarotta ecologica” come dice l’ambientalista svizzero Mathis Wackernagel, creatore del concetto di impronta ecologica per definire il consumo delle risorse naturali in rapporto alla capacità della Terra di riprodurle. Nel 2019 si calcola che abbiamo usato l’equivalente di 1,75 “Terre” consumando una quantità di beni (acqua, terra, piante, minerali, aria) superiori a quelli che il nostro pianeta può rigenerare e negli anni il nostro debito è sempre cresciuto.
Ognuno di noi può verificare questa escalation nella quotidianità; è molto chiaro il fenomeno anche solo andando al supermercato: salumi, formaggi e verdure vengono confezionati in un infinito numero di vaschette, fogli di carta trasparente, spesso raddoppiata, e di sacchetti; quando si arriva a casa ci si rende conto che per una cena in due si riempie di “imballi” un intero sacco della spazzatura. Per non parlare dell’ulteriore regalino che ci viene dal COVID con la produzione quantitativamente molto importante di rifiuti nuovi, fatta di mascherine e oggetti monouso, per esempio tutti i contenitori utilizzati per le consegne di cibi a domicilio. L’impegno dei cittadini nella raccolta differenziata non può essere l’unica via, bisogna agire a monte per evitare tutti questi sprechi. E per far questo è necessario mettere in pratica il diktat che ci arriva dall’Europa ovvero un cambio nella produzione industriale, nella produzione di energia e nel suo consumo, con la riqualificazione degli edifici e il passaggio a motori elettrici e, più in genere, un cambiamento dello stile di vita delle persone.
In questa transizione, anche per la questione del lavoro è previsto un cambio di paradigma con fantastici obiettivi etici oltre che di nuove competenze: il lavoro dovrà essere dignitoso, giusto ed ecologicamente sostenibile. In particolare, poi, ogni lavoro dovrà essere di qualità, grazie a una buona preparazione, fatto indispensabile perché tutti se ne possa trarre gratificazione. Linee guida perfettamente in sintonia con i fardasé che, pur se non per lavoro, nelle loro attività riescono a riciclare, riparare e imparare ogni giorno tecniche nuove, realizzando progetti utili di cui sono orgogliosi.

Barca sushi fai da te | Costruzione illustrata passo-passo

Realizziamo una barca sushi formato famiglia per portare in tavola questo particolare cibo giapponese oggi tanto diffuso

La barca sushi è un metodo ottimo per presentare questa ottima pietanza che, nella cucina giapponese, è a base di riso cotto con aceto di riso, zucchero e sale e combinato con svariati tipi di pesce, alghe, verdure e uova. Questi tipi di pesce possono essere crudi oppure cotti, solitamente accompagnati dal riso, arrotolati in una striscia di alga o inseriti in una piccola tasca di tofu. Il sushi, parola che in giapponese si riferisce a una vastissima gamma di cibi preparati con riso, molto spesso viene inteso come pesce crudo ed è, qui da noi, sempre più diffuso.

Per portarlo in tavola in modo originale e allegro costruiamo un’originale barcha sushi fai da te di legno da cui i commensali possono attingere per prelevare il boccone scelto. Le misure sono di 600 mm in lunghezza per 250 mm di larghezza massima e 100 mm di altezza, a prua svetta l’albero maestro che sostiene la vela, ispirata e dedicata al sushi che viene disposto sul pagliolato.

Si tratta di una costruzione originale, realizzata con compensato e altri piccoli elementi sempre di legno, sagomati con seghetto alternativo e uniti con viti, chiodi e colla vinilica. Particolare attenzione va posta alla finitura del pagliolato da farsi con prodotti atossici dovendo contenere alimenti, ma anche di facile pulizia.

Costruzione della barca

Tempo richiesto: 4 ore

  1. Componenti dell’intelaiatura

    Tutti i componenti dell’intelaiatura: il fondo dello scafo, il basamento del timone, il tavolato d’appoggio, varie nervature di sostegno, l’albero maestro con la vela, le fasce laterali e altri piccoli particolari che rendono la costruzione precisa.barca sushi fai da te

  2. Tagliare a misura le tavole di pagliolato

    Per la barca sushi sono previsti due pagliolati sagomati in compensato da 5 mm, uno scuro e uno chiaro, da utilizzare secondo la necessità. Incollate le tavole sulle due traverse e tracciato il perimetro arrotondato con il seghetto alternativo si tagliano a misura.

  3. Bozza della poppa montata

    La poppa della barchetta evidenzia i componenti del timone appena abbozzati.

  4. Assemblare lo scafo

    L’assemblaggio dello scafo avviene con viti, chiodi, colla e morsetti, previa bagnatura per immersione delle due fasce laterali in compensato, per consentirne la piegatura ed evitare rotture. Lo scafo viene fissato al fondo e agli elementi di poppa e di prua con una fila di borchie rustiche.costruire barca sushi

  5. Finitura della barca sushi fai da te

    La costruzione richiede un’accurata levigatura manuale fine di tutto lo scafo e una prima mano di verniciatura con impregnante trasparente atossica all’acqua.

Progetto di Antonio Scalvenzi

Impregnante Alta protezione V33 | Collezione i classici

ASPETTO: Satinato

RESA: ± 12mq/L

TENUTA: 10 anni

ATTREZZI: pennello, rullo o pistola

ESSICCAZIONE: Tra le due mani 3 ore Completa 12 ore

PULIZIA DEGLI ATTREZZI: Acqua FORMATI: 0,75L – 2,5L

  • Formula in gel, anti-goccia
  • Elastico, si adatta alla dilatazione del legno
  • A ciascuno il suo stile! Valorizzare, abbellire, armonizzare
  • Idrofugo & anti-uv

Destinazione d’uso

  • Per tutto il legno esterno e interno: persiane, cancelli, recinzioni, serramenti, finestre, perline, travi, mobili…
  • Compatibile con tutti i tipi di legno europei ed esotici, nuovi o vecchi: noce, resinosi, douglas, cedro rosso, larice…
  • Sovrapponibile su tutti i protettivi precedentemente già applicati.

Caratteristiche

  • Completamente innovativo, questo prodotto garantisce un aumento di vita al legno
 che con la sua formula integra in esso fibre naturali del legno. Le fibre formano dei nuovi legami sul legno ristrutturando la sua materia e generando una nuova superficie. Formata di cellulosa, il legno si rigenera.
  • Alta concentrazione di agenti anti-uv per resistere al sole.
  • Potere idrofugo rinforzato per bloccare l’acqua e l’umidità in superficie.
  • Studiato per una facile applicazione in verticale: non cola.

Preparazione

Il legno da impregnare deve essere pulito, secco, sano e non grasso. Carteggiare gli angoli e i bordi per arrotondarli leggermente.

  • Legno grezzo: carteggiare con carta vetro per ottenere una superficie liscia e spolverare.
  • Legno duro grezzo (noce, resinosi, douglas, cedro rosso, larice, castagno, esotici…): diluire la prima mano al 15% di acqua e applicare una seconda mano non diluita (evitare un’applicazione troppo generosa di prodotto). Su legno grasso sgrassare con il diluente sintetico V33.
  • Legni già impregnati: carteggiare per eliminare dalla superficie le parti non aderenti. Carteggiare con carta vetro. Per ottenere una superficie liscia e levare la polvere.
  • Legni anneriti: applicare il fondo per legno annerito V33.

Applicazione

Applicare tra i 12°c e i 25°C in condizioni di tempo secco e senza correnti d’aria.

  • Mescolare l’impregnante prima e durante l’utilizzo con l’aiuto di una bacchetta lunga e larga per ben omogeneizzare il prodotto.
  • Applicare 2 mani. Per l’applicazione a pistola, diluire al 10% di acqua.

Consigli pratici V33

  • Per le tinte chiare su legni nuovi o molto esposti è molto raccomandata l’applicazione del prodotto in 3 mani.
  • L’incolore si utilizza unicamente per il mantenimento su legno già impregnato e tinto, o per diluire le altre tinte.
  • Non si applica su legno termoriscaldato, termotrattato o legni acidi.

Resistenza

La resistenza 10 anni concerne:

  • I legni nuovi o da rinnovare di essenze comuni: conformemente al modo di preparazione e di applicazione.
  • Esposizione: unicamente su legni verticali. Esposizione sud e sud ovest: trattare in 3 mani.
  • La garanzia e limitata al rimborso del prezzo del prodotto (dietro presentazione della latta e dello
scontrino fiscale) e non concerne che l’aspetto dell’impregnante.

Precauzioni d’uso

Teme il gelo. Euh208: contiene benzisothiazolinone. Può provocare una reazione allergica. P102: tenere fuori dalla portata dei bambini. P271: utilizzare soltanto all’aperto o in luogo ben ventilato. P501: smaltire il prodotto/recipiente presso una discarica (contattate il vostro comune per conoscerne l’indirizzo). Valore limite UE per questo prodotto (cat. A/e): 130 g/l (2010). Questo prodotto contiene al massimo
4 g/l di cov. Per conservare una latta iniziata versare il prodotto che resta in un recipiente accuratamente chiuso. Pulite gli attrezzi con acqua. Non gettare i residui nella fognature. Richiudere la latta dopo l’uso.

Drift Trike fai da te | Costruzione illustrata passo-passo

Un mezzo a tre ruote senza pedali per lanciarsi in discesa e divertirsi con spettacolari evoluzioni quali controsterzi, derapate allungate e piroette complesse

Uno stravagante sport di recente nascita procura un notevole divertimento, unito a tanta adrenalina; i Drift Trike sono generalmente privi di qualsiasi sistema di propulsione fatta eccezione della sola forza di gravità. I praticanti di questo sport si lanciano su tortuose strade in discesa, che costringono a una condotta di guida alquanto spettacolare, che richiede continue evoluzioni in controsterzo provocando lunghe derapate grazie alle ruote posteriori piuttosto scivolose (le gomme delle ruote posteriori, solitamente di derivazione kart, vengono ricoperte con tubi in polietilene per tutta la larghezza del battistrada).

Il Trike, secondo le associazioni di categoria che di recente disciplinano tale sport, deve disporre di tre ruote di cui una anteriore sterzante e due posteriori indipendenti sullo stesso asse, un sellino, un manubrio e un impianto frenante. La sua costruzione è di libera progettazione e la scelta del materiale, generalmente tutto di recupero, rimane a discrezione del costruttore, purché in acciaio. L’assemblaggio deve rientrare in alcuni limiti dimensionali e tener conto della posizione di guida del pilota che deve avere i piedi in appoggio all’asse anteriore in modo che siano sempre più avanti della testa e che deve necessariamente indossare il casco.

I pezzi per realizzare un Drift Trike (configurazione base)

Per cimentarsi nella sua costruzione, ci si procura:

  • Una vecchia bici BMX da 20” da cui si smonta e recupera tutto l’avantreno, la forcella anteriore, completa di ruota e poggiapiedi, e il manubrio con un freno
  • Due vecchie ruote anteriori da go-kart
  • Uno spezzone di tubo in acciaio nero Ø 1/2”
  • Due piastre in ferro piatto 100x100x5 mm da utilizzare come flange di assemblaggio tra avantreno e telaio posteriore
  • Due spezzoni di ferro angolare 20×20 mm per fissare il sedile in acciaio (unico elemento acquistato come ricambio per vecchi trattori agricoli oltre alla bulloneria necessaria).

All’insegna della semplicità! Come si può notare, sono veramente pochi i pezzi che compongono il triciclo da Drift Trike fai da te. L’importante è che il telaio sia robusto e che le ruote posteriori siano distanti una dall’altra, ovvero che l’asse posteriore sia molto largo, in modo da favorire le derapate e non il cappottamento del mezzo.

Si può pensare, inoltre, di sfruttare il Drift Trike aggiungendo un motore elettrico sulla ruota anteriore, che concede la propulsione necessaria per assicurarsi il divertimento su piazzali e parcheggi liberi pianeggianti.

Modifiche e montaggio dei pezzi

Tempo richiesto: 1 giorno

  1. Modificare l’avantreno della BMX

    Si modifica l’avantreno della vecchia BMX eliminando il telaio superiore e il blocco reggiruota posteriore; al suo posto si salda una piastra in ferro piatto provvista di quattro fori negli angoli.

  2. Realizzare il telaio delle ruote posteriori

    I mozzi delle ruote da kart si saldano all’interno di un tubo in ferro Ø 1/2” e al centro dell’assale si salda la seconda piastra: insieme formano il telaio ruote posteriori.

  3. Pulire e verniciare la seduta

    Il sedile (ricambio da trattore), che viene fornito grezzo, viene pulito con la smerigliatrice con spazzola a tazza in acciaio e verniciato nella seduta con due mani di pittura trasparente spray mentre nella parte inferiore con smalto nero.

  4. Montare le ruote sull’asse

    Le ruote da go-kart vanno rivestite con un pezzo di tubo polietilene Ø 225 PN 10 spesso 13,4 mm, tagliato largo come il battistrada della gomma; per facilitare l’inserimento occorre sgonfiare completamente i pneumatici e bagnare le gomme con una soluzione di acqua saponata; quindi si rigonfiano i pneumatici e si montano le ruote sull’asse posteriore.drift trike fai da te

  5. Fissare l’assale posteriore

    Si assembla l’assale posteriore mediante le flange con quattro viti TE 8×20 e relativi dadi autobloccanti.

  6. Montare la forcella con il manubrio

    Si lubrifica il blocco reggisterzo e si monta la forcella con il manubrio che è quello della mountain bike.drift trike fai da te

Drift Trike fai da te: la versione motorizzata

Decidendo di applicare una motorizzazione elettrica al mezzo, la soluzione più semplice è quella di procurarsi una ruota completa, ovvero con il motore elettrico incorporato nel mozzo. Ovviamente si deve optare per un cerchio con la medesima circonferenza della vecchia e misurare, smontando la ruota esistente, la distanza fra le forcelle nel punto del perno.

La batteria e la centralina di regolazione si bloccano sul tubo dell’avantreno con l’apposito borsello tenuto da fasce a strappo.
Acquistato su Amazon al prezzo di 296 euro, il kit comprende: 1 motore mozzo brushless, 36 V 500 W; 1 controller; 1 accessorio di assistenza; 1 leva del freno con dispositivo di spegnimento motore; 1 acceleratore a pulsante; 1 pannello strumenti LCD che consente di tenere traccia dei dati di velocità, chilometraggio, marcia, ecc; 1 manuale istruzioni; 1 custodia impermeabile per la batteria (quest’ultima non fornita nel kit).

Progetto di Diego Mosca.