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Tettoia in lamiera per proteggere la legnaia

Bastano tre lamiere per copertura grecate lunghe sei metri e larghe uno per coprire un’area adiacente alla casa in cui mettere al riparo dalla pioggia grossi pallet con cesta metallica, pieni di legna da ardere

Utilizzare la legna dei nostri boschi per scaldare la casa, usandola per far funzionare il caminetto o la caldaia, sta tornando di attualità per motivi economici e di sensibilità ecologica. Ma la legna è ingombrante e deve essere tenuta all’asciutto, ecco quindi come realizzare una tettoia in lamiera perfetta per chi la conserva in bell’ordine dentro grossi contenitori metallici e vuole proteggerla da pioggia e intemperie.

Si utilizzano piantoni metallici da ponteggio, quelli in cui due elementi scorrono uno dentro l’altro e possono essere bloccati ad altezze diverse, potendo così con facilità dare l’opportuna pendenza alla copertura. Con tubolari di ferro e tavole da cantiere si realizza la struttura del tetto, solida e robusta, capace di reggere in tutta sicurezza il peso delle tre lunghe lamiere e dell’eventuale neve invernale.

I piantoni sono fissati al pavimento con tasselli specifici per muratura e sulla loro parte terminale a forma di T vengono fissati i due profilati quadrati, disposti nello stesso senso dei lati lunghi dell’area e delle lamiere di copertura.

Una tettoia in lamiera usando piantoni, profilati e tavole

Tempo richiesto: 4 ore

  1. Inquadramento dell’area su cui lavorare

    L’area compresa tra il muro esterno dell’abitazione e la recinzione che affaccia sui fondi della casa stessa ben si presta a essere sfruttata per questa costruzione lunga e stretta. Il tetto sporge oltre la larghezza dell’area per proteggere meglio la legna.

  2. Fissare al pavimento i piantoni metallici

    Si utilizzano, come pilastri destinati a reggere la copertura, dei piantoni metallici (in dialetto “cristi”), che in cantiere servivano a reggere i ponteggi, telescopici, inutilizzati da molto tempo. Vengono regolati ad altezze diverse per dare pendenza alla copertura e fissati al pavimento.

  3. Fissare i due profilati tubolari sui piantoni

    Sui piantoni metallici (tre per ogni lato lungo dell’area) si fissano due profilati tubolari sezione 60×60 mm. In considerazione delle misure dei pezzi che vengono movimentati bisogna essere almeno in due in ogni fase della costruzione.

  4. Posizionare le tavole di legno e le lamiere di copertura

    In corrispondenza dei piantoni e a metà della tratta tra un piantone e l’altro si posizionano delle robuste tavole da cantiere spesse 40 mm con lo scopo di reggere le lunghe lastre di copertura impedendo che cedano e si imbarchino. Su di esse si posizionano le tre lastre da 6×1 metro, sovrapposte per un’onda, e si fissano alle tavole di legno.Tettoia in lamiera

  5. Spostare la legnaia sotto la tettoia

    I pezzi di legna da ardere, tagliati a misura, sono conservati dentro grossi cestoni metallici bloccati su bancali che vengono movimentati con un transpallet per sfruttare al meglio lo spazio.coperture lamiera

Baule fai da te | Come costruirlo in legno d’abete

Un solido baule fai da te caratterizzato dalla forma a madia e da una particolare articolazione del coperchio

Realizzare questo baule fai da te (che è cosa diversa rispetto ad una cassapanca fai da te) richiede molta più abilità manuale di quanto sembri ed un’attrezzatura non proprio elementare. La sua linea aggraziata, tipica dei mobili bavaresi, comporta tutta una serie di tagli e fori sbiechi che se non realizzati con la massima precisione comprometterebbero non solo l’estetica, ma anche la tenuta del baule in legno fai da te.

Cosa serve per costruire il baule

Le misure fornite nell’elenco dei materiali per costruire il baule fai da te sono puramente indicative e in sostanza dipendono da quelle delle tavole di lamellare usate per le quattro pareti.

  • Lamellare d’abete spesso 28 mm: 2 pareti frontali (1) 1100×440 mm; 2 laterali (2) 500 (da rastremare)x430 mm; 2 longheroni (3) (1 coperchio, 1 retro cassone) 1100×57 mm; 1 longherone coperchio (4) 1044×111 mm; 2 fianchi coperchio (5) (da tagliare di sbieco) 510×130 mm; 6 doghe coperchio (6) 1100×105 mm
  • 1 fondo (7) di multistrato (o altro) spessore sui 20 mm 1097×468 mm
  • Profilato ornamentale di base (8) 2400x28x35 mm;
  • sottocornice inferiore (9) sezione 16×45 mm a misura dei lati della base;
  • 4 piedini (10) (massello o pannello) 60x60x16 mm;
  • profilato mezzo tondo (11) Ø 20×2400 mm;
  • 4 piedi a cipolla (12) Ø 115×80 mm
  • Listello legno duro: 2 rotaie (17) per contenitore scorrevole 1044x40x40 mm;
  • 2 reggicoperte del coperchio (18) 1044x40x15 mm;
  • 2 supporti (19) per dette 380x40x15 mm
  • 2 maniglie,
  • 2 pomelli
  • 2 cerniere di ferro battuto con viti;
  • spine zigrinate Ø 12×50 mm e Ø 10×80 mm;
  • viti di varia misura;
  • colla;
  • materiale di finitura

Per ogni contenitore scorrevole

  • lamellare d’abete spesso 18 mm (o multistrato di pioppo da 16 mm o di betulla da 12 mm) per le pareti (13 e 14);
  • 1 fondo (15) di multistrato da 8 o 10 mm,
  • 480×400 mm circa;
  • 2 pattini (16) di legno duro,
  • politene HD o nylon circa 400x40x5 mm.

Con tavole più larghe, o passando dal lamellare al listellare (meno bello ma altrettanto robusto e di prezzo notevolmente inferiore), è ovviamente possibile costruire il baule fai da te più lungo, alto e profondo secondo i propri gusti o bisogni. Col listellare vanno previsti copribordo per nascondere le teste dei listelli ed una finitura a smalto e/o découpage.

L’interno

Qui il nostro baule fai da te ha una coppia di traverse che possono servire a trattenere dentro il coperchio coperte o copriletto e un paio di contenitori scorrevoli (solo uno disegnato) per tenere in ordine roba come calze o fazzoletti. Va da sé che ognuno potrà organizzarselo come meglio crede.

L’attrezzatura

I tagli sbiechi interessano, con un angolo di 96°, le due pareti di testa e, con un angolo di 12°, i lati lunghi delle tavole di copertura del coperchio ed il taglio della tavola delle sue due pareti corte. Inclinati, quindi, risultano anche i fori per le spine che accoppiano fra loro le quattro pareti. Chi non riuscisse a forare di sbieco, usi una spinatura a vista, che può anche essere decorativa mordenzando le spine di colore diverso dal resto del legno, o unisca le tavole con incastro a dente e canale o con linguetta riportata.

Come costruire un baule di legno

Il telaio

I due pannelli laterali del baule fai da te si tagliano a formare due trapezi isosceli con le basi di 500 e di 415 mm (i tagli iniziano a 42,5 mm dagli angoli inferiori e vanno a morire agli angoli superiori).
Per creare le sedi inclinate delle spine di collegamento fra le pareti occorre farsi una guida con un listello (quello in cui si vede entrare la punta) con la base opportunamente sbieca (la stessa inclinazione dei lati delle pareti). Una finestrella tonda permette di accertare la concidenza fra le marcature.
Aperte nei trapezi le sedi delle spine, ne segniamo la posizione sulle pareti frontali con gli appositi marcatori (usare una sponda di guida).
Incollate le spine nelle loro sedi stringiamo fra loro le quattro pareti. I triangoli tagliati in precedenza dalle pareti a trapezio vengono utili per stringere parallelamente i morsetti.
Le due testate del coperchio (n° 5 dell’elenco materiali) vengono bloccate contro una striscia di scarto a formare una T con l’asta di almeno 550 mm sulla cui mezzeria marchiamo, a 500 mm dal bordo superiore della testata, il centro del compasso. All’interno della curva si tracciano le basi, lunghe 100 mm, delle doghe e il taglio del pezzo fisso.
Alternativo o sega a nastro seguono la traccia curva.
A pialla segue le singole tracce rettilinee e raddrizza i vari segmenti dell’arco di cerchio, creando la base di appoggio delle doghe. Chi se la cava bene con la circolare da banco può sfaccettare direttamente l’estradosso delle testate lavorando a mano libera.
Completata, con l’asportazione del pezzo fisso, la lavorazione delle due testate, si passa al montaggio, sempre con spine e colla, della cornice del tetto e del relativo riscontro fisso da unire alla cassa.

Il coperchio

I bordi del coperchio debbono coincidere esattamente con quelli della cassa. Strettoi e piastre di bilaminato utilizzati durante la presa della colla aiutano allo scopo.
Altro ausiliare è un pezzo di scarto (mordenzato scuro nella foto) che uno strettoio spinge contro il taglio sbieco della testata.
Con una circolare a lama inclinabile è facile ricavare le doghe del tetto. Prima si tagliano sei striscie larghe 104 mm. Poi, fissata la lama a 12° e riportata la guida parallela a 104 mm dalla base della lama, che inclinandosi si sposta, si bisellano i lati delle tavole.
Il montaggio delle tavole comincia dalle due centrali. Per incollare la seconda coppia occorre aspettare che abbia fatto sicuramente presa l’adesivo della prima. Per incollare la terza ed ultima coppia occorre farsi almeno quattro ausiliari come quelli rossi della foto che permettono tanto di stringere fra loro le tavole quanto di premerle contro le testate.
Il coperchio stretto in posizione permette di incollare e spinare alla cassa il pezzo fisso. Per una perfetta coincidenza potrebbe occorrere un po’ di lavoro di pialla o levigatrice.
Il bordo mezzo tondo che corre su tre lati della cassa, per adattarsi perfettamente all’andamento delle pareti, va tagliato con un angolo complesso: 45° rispetto alla pancia, 96° rispetto alla suola (aiutarsi con pezzi di scarto tagliati con tale angolo e messi dietro il mezzo tondo).
Se i tagli d’angolo sono stati fatti correttamente i due listelli combaciano alla perfezione e non occorrono stuccature.

Lo zoccolo e la ferramenta

Quanto detto per il taglio degli angoli della cornice mezzotonda vale pari pari per quello della cornice sagomata che borda la base della cassa. In entrambi i casi prima si bisellano e si incollano i pezzi corti, rifilandoli a filo del retro, poi si inserisce fra questi il pezzo frontale, tagliato a misura esatta.
Per un mobile del genere le ferramenta non possono che essere di ferro battuto e “in stile”.

Accessori e rifiniture

Per stringere la cornice inferiore usiamo uno scarto della stessa ed una bietta inserita fra questo e l’asta del morsetto.
Sbavature di colla secca richiedono carta abrasiva montata su supporti cilindrici o diritti.
I piedi si incastrano con una grossa spina nei pezzi 10 chiusi nell’angolo della sottocornice
Spine, colla e chiodini per il montaggio dei portaoggetti scorrevoli.
Una striscia di smalto applicata alla cornice inferiore ravviva l’aspetto del baule.

Costruire una scala da giardino fai da te per potatura

Dalla scala doppia per accedere alla piscina fuoriterra si ottengono due scalette indipendenti, comode e sicure, con una base ampia e stabile e quattro gradini di facile accesso

La piscina fuoriterra, appoggiata sul prato, è diventata ormai vecchia e obsoleta. Costruiamo una scala da giardino fai da te comoda e sicura riutilizzando i vecchi materiali e la scaletta doppia, che serviva a scavalcare l’altezza della vasca (quattro gradini per salire e quattro per scendere all’interno).

Si rende necessario lo smontaggio della vecchia scala doppia con struttura in metallo resistente alla corrosione e gradini in plastica. Con una trasformazione, facile da realizzare, si ottengono due scalette indipendenti, molto leggere e stabili da usare al momento della potatura degli alberi di ulivo.

Queste piante hanno tronchi non molto alti e una chioma articolata: la forma arrotondata dell’estremità superiore consente un sicuro appoggio nel punto in cui dal tronco si allargano i rami e i due piedi molto divaricati assicurano la necessaria stabilità sul terreno. Grazie alla loro leggerezza le due scalette si spostano senza fatica da un albero all’altro.

Costruire una scala da giardino con un facile e pratico riutilizzo

Tempo richiesto: 2 ore

  1. La scaletta per piscina

    La struttura metallica della scaletta doppia su cui sono saldamente incastrati gli otto gradini, quattro per lato, mostra tutta la sua solidità e resistenza. Si notino i piedi larghi e curvi che terminano con un rivestimento in gomma antiscivolo e le due impugnature arrotondate che consentivano un sicuro appoggio delle mani al momento di scalvalcare il bordo della piscina.scaletta per piscina

  2. Asportare le due impugnature

    Con un seghetto da ferro si asportano le due impugnature al di sopra dei due traversi in plastica che impedivano alla scaletta doppia di divaricarsi pericolosamente. I due elementi di plastica non servono più.scala da giardino

  3. Saldare l’impugnatura ai montanti della scala

    Si saldano i due bracci di ogni impugnatura arrotondata ai montanti della scala, al di sopra del quarto gradino, facendoli aderire al meglio e cercando di dare continuità al profilo. Con la smerigliatrice si rifinisce la saldatura.scala da giardino

  4. Carteggiare e rifinire la scala per potatura

    Una scala per potatura finita e pronta da usare! Non resta che passare tutta la parte metallica con una leggera carteggiatura che elimini imperfezioni e scorie della saldatura e rifinire con alcune mani di smalto nero. Da una scaletta doppia sono state ottenute due scale singole perfettamente funzionanti così che si può lavorare alla potatura anche in due persone contemporaneamente.scala da giardino

Leggerezza e stabilità della scala per potatura

Le due scalette così ottenute risultano, a una precisa verifica, molto leggere, poco più di quattro chilogrammi l’una e quindi facilmente trasportabili da un albero all’altro. In considerazione dell’ampia base e della parte alta arrotondata rivelano anche una stabilità ottimale che permette di salire sugli ulivi in tutta sicurezza e di lavorare in modo comodo e tranquillo.

La passione è la casa, piccola o grande che sia

Tratto da “Rifare Casa n.72 – Novembre/Dicembre 2020″

Autore: Nicla de Carolis

Mai come in questo periodo tutti abbiamo vissuto di più la casa, avendo così modo di apprezzarne i pregi, ma anche di metterne a fuoco le carenze e tutto ciò che sarebbe migliorabile. In particolare, da una recente indagine risulta che un italiano su due non è soddisfatto della propria abitazione, o meglio, trova scarse le sue prestazioni per la mancanza di isolamento acustico e termico, che si trasfomano in maggiori costi da sostenere. Mossi da queste considerazioni e invogliati dall’allettante opportunità del Superbonus 110%, l’agevolazione prevista dal decreto rilancio che consente di fare migliorie a costo zero (continueremo ad occuparcene con le novità nel prossimo numero), siamo tutti diventati ancor più appassionati di casa e di ristrutturazioni.
Sempre parlando di casa, un recente sondaggio evidenzia il nascere di due correnti di pensiero circa le sue dimensioni: una prima, peraltro prevedibile, sostiene che la maggior parte delle persone vorrebbe avere più spazio per poter lavorare, per potersi ritagliare un angolo proprio e poter stare all’aperto. L’altra corrente di pensiero, che fa sicuramente riflettere e venir voglia di provare, porterebbe a un rivoluzionario cambio di rotta preferendo la casa piccola, non per necessità dettata dalla mancanza di disponibilità economiche, ma per scelta. Pare che nelle case piccole il disagio sia in gran parte causato dall’affollamento di tanta roba, al contrario, per vivere bene in un nido, bisogna togliere ciò che non serve: gli oggetti, consumando tempo ed energia, complicano la vita. Abbracciare questa teoria non significa accontentarsi, ma avere più tempo per sé stessi e per gli altri, per gli aspetti meno materiali, vivendo la casa come il luogo per il riposo fisico e mentale. La lezione, che d’acchito può non convincere, sembra comunque interessante e valida da applicare anche per appartamenti di metrature più grandi, perché eliminare il superfluo è come “svuotare la mente dalle cose che le impediscono di fluttuare libera, sognare, rilassarsi, godersi ogni attimo di pace” (per approfondire Vivere in Piccolo / Dominique Loreau).
Che siate dell’idea piccolo è bello o che siate per voglio un castello, in questo numero troverete, come sempre, gli approfondimenti sulle novità per rendere più confortevole la casa, per esempio mettendo un’irresistibile moquette o scegliendo uno degli esclusivi pavimenti del dossier (da pag. 22) o ripensando un bagno piccolissimo con deliziosi sanitari studiati perché sia completo di tutto (da pag. 100) e tanti altri spunti riservati a veri appassionati.

Mascherina protettiva Sandokan con filtri intercambiabili

Sempre protetti fra la gente e in laboratorio

Una protezione valida e non solo per le indicazioni sanitarie imposte dal problema contingente della pandemia; fra le lavorazioni tipiche del far da sé ce ne sono mille per le quali è consigliato l’utilizzo di una mascherina protettiva per evitare l’inalazione di polveri e altre particelle in sospensione, dannose per il nostro organismo.

Il telaio della mascherina protettiva Sandokan permette di indossarla in diversi modi: con i lacci uniti dietro la testa su tre posizioni di lunghezza, con l’aggiunta dei passanti laterali dietro le orecchie o solo con questi ultimi. La confezione include 12 filtri sostituibili dall’utilizzatore.

Come si applicano i filtri sul telaio della mascherina protettiva

  1. Verificare quale sia il corretto orientamento del telaio cod. M7001_M è molto semplice: nella sua parte interna sono impresse scritte e frecce che identificano senza possibilità di errore l’orientamento della mascherina.
  2. Per applicare il filtro al telaio, una volta orientati nel modo corretto, si avvicina l’elemento filtrante con la parte convessa verso l’esterno al telaio e lo si inserisce nel ferma-filtro di destra.
  3. Il telaio ha due incastri per ogni lato che vanno inseriti nei fori corrispondenti del filtro.
  4. Si inserisce l’incastro centrale, presente sul top del telaio, nel foro superiore del filtro, quindi si inserisce l’ala sinistra dell’elemento filtrante nel ferma-filtro di sinistra, e si blocca anche questo mettendo gli incastri nei fori laterali.

Tanti metodi per indossarla

Il metodo più comune per indossare la mascherina protettiva è quello di posizionarla sul viso, coprendo naso e bocca, tenendola per i lacci elastici che vanno tirati in alto dietro la testa.
Per unire le due estremità dei lacci si inserisce il puntale a freccia all’interno dell’asola più comoda, relativamente alla circonferenza della testa. A questo punto si può decidere o meno di far girare i passanti laterali del telaio attorno ai padiglioni auricolari.
Un altro modo per indossarla è quello di unire subito i terminali dell’elastico inserendo quello a freccia nell’asola desiderata, in base alla circonferenza della testa; quindi si posiziona la maschera sul viso, a coprire naso e bocca, e si portano delicatamente i lacci dietro la testa.
Ancora una possibilità è quella di posizionare la maschera sul volto e fermarla soltanto con i passanti degli elastici dietro le orecchie, alla misura più confortevole per il proprio viso.

Mascherina protettiva non solo per usi medici

Il telaio robusto e anallergico permette di indossare la mascherina protettiva per tante ore senza irritazioni per la pelle; questo garantisce il benessere necessario nelle attività di lunga durata, non solo in ufficio, ma anche nello sport e nelle lavorazioni far da sé. La mascherina M7001 ha il filtro a 3 strati molto leggero ma con capacità di filtrazione del 99,5%, oltre ogni capacità filtrante anche per le più severe norme internazionali per la categoria. Pertanto è una protezione eccellente nei casi in cui si producano polveri o si nebulizzino sostante dannose come le vernici e i solventi. I flap consentono l’uso della mascherina anche con gli occhiali. Il telaio è lavabile anche in acqua bollente.

Comfort e sicurezza in tutte le situazioni

Tempo richiesto: 2 minuti

  • Durante la giornata

    Molte persone sono costrette a indossare la mascherina per l’intera giornata, da quando escono di casa la mattina sino al rientro al sera: è fondamentale che non si verifichino lesioni cutanee o anche solo fenomeni di intolleranza.

  • Durante l’attività sportiva

    Nelle attività sportive di gruppo, se non si possono mantenere le distanze, è necessario indossare una mascherina che garantisca l’apporto di aria e ossigeno, anche sotto sforzo. Nei filtri in classe IIR la pressione differenziale deve risultare inferiore a 40 PA/cm2; il filtro della mascherina M7001 è certificato a 26 PA/cm2.mascherina per sport

  • Durante i lavori di bricolage

    La levigatura del legno è una delle attività più frequenti che svolgano i far da sé ed è anche quella che produce la polvere più fine. Anche se il legno è un materiale naturale, molte persone subiscono l’irritazione delle vie aeree quando inalano la polvere che si produce durante la levigatura o il taglio del legno, soprattutto con i legni verniciati, impregnati, con i derivati che contengono colle o resine e con certi tipi di legno esotici, molto urticanti.mascherina in laboratorio

  • Durante la verniciatura a spruzzo

    È noto che il pulviscolo che vola in sospensione durante la verniciatura a spruzzo, sia a pistola sia con bomboletta spray, abbia effetto nocivo sulle mucose delle vie aeree. La mascherina Euroequipe è adatta come protezione nelle attività non professionali di verniciatura.mascherina per verniciatura

  • Durante le attività edili

    Nelle attività edili ci sono molti casi in cui si produce polvere dalla quale è meglio proteggersi. Nella demolizione di pareti, a secco o convenzionali, nell’applicazione di fibra di vetro o lana di roccia, nella preparazione delle malte e degli stucchi in polvere, non ultimo il taglio con smerigliatrice angolare di laterizi, piastrelle e pietre per il rivestimento.

Molto più che una semplice protezione

La mascherina facciale M7001 è una maschera facciale a uso medico di tipo II R a tre strati, conforme UNI EN ISO 14683. Ha il telaio realizzato con stampi a iniezione usando materiali anallergici e idonei al contatto prolungato con la pelle. La mascherina ha superato rigidi controlli ed è certificata non citotossica, resistente agli schizzi, esente da microorganismi e con elevata capacità filtrante i batteri. Raggiunge prestazioni superlative nella determinazione della respirabilità, raggiungendo valori di filtrazione elevatissimi, per la categoria II R, consentendone l’utilizzo anche nell’esecuzione di lavori gravosi e sotto sforzo.

Una lunga serie di certificazioni a conferma della validità

  1. In base ai test effettuati il campione risulta non citotossico in accordo con le linee guida ISO10993-5:2009. Dai risultati ottenuti in vitro il campione non risulta irritante/sensibilizzante.
  2. Le modalità di test per la valutazione in vitro dell’Efficacia di Filtrazione Batterica (BFE) sono derivate dalla normativa UNI EN 14683:2019 “Medical face masks – Requirements and test methods”. Il test è condotto su un provino di media filtrante (Ø=46 mm).
  3. Il campione non mostra alcuna permeazione di sangue sintetico nella parte interna della mascherina entro 10 secondi e anche per tempi maggiori dall’applicazione del getto di liquido. I risultati dello splash test indicano che il campione ha una buona resistenza agli schizzi di liquidi.

Gli accorgimenti per il corretto utilizzo

A ogni cambio di elemento filtrante è necessario passare un prodotto disinfettante sul telaio della mascherina.
Appena indossata la mascherina è necessario accertarsi che i flap superiori restino girati all’interno: In questo modo viene assicurata la tenuta in una zona in cui solitamente le mascherine non aderiscono bene al volto.
Per verificare la buona tenuta si portano davanti alla bocca le mani incrociate e si respira rapidamente per avere certezza che non vi siano perdite di fianco al naso e sotto il mento.

Prodotti Fila per pavimenti e superfici: per detergere, proteggere e impermeabilizzare

I prodotti Fila sono specifici per la pulizia, la deceratura, la protezione, l’impermeabilizzazione e il consolidamento di diversi materiali lapidei quali grès porcellanato, ceramica smaltata, cotto, pietra naturale, marmo, agglomerati non lucidi, cemento, klinker. All’efficacia su standard professionale, uniscono la grande semplicità di utilizzo.

Prodotti Fila per una terrazza impermeabile

Due prodotti da usare in sequenza: Fasezero è un rimotore concentrato che agisce eliminando lo sporco ostinato, sgrassando la pavimentazione e rimuovendo precedenti protettivi, in modo da preparare la superficie al trattamento finale con Salvaterrazza, un consolidante che ha il compito di impermeabilizzare la superficie, impedendo le infiltrazioni dell’acqua, consentendo altresì la traspirazione. Previene la percolazione dell’acqua, la formazione di muffe ed efflorescenze. I prodotti sono adatti a tutti i materiali lapidei, al grès porcellanato, klinker, cotto.

Fasezero: pulizia e preparazione del sottofondo

La superficie va bagnata preventivamente con acqua. Fasezero va diluito con acqua nella proporzione di 1:5. Quindi si stende il prodotto e lo si lascia agire per 2-3 minuti.
Si interviene sul rivestimento con spazzolone, monospazzola o spugna abrasiva, a seconda dell’estensione e della resistenza dello sporco.
Si raccolgie la soluzione con aspiraliquidi o straccio e si risciacqua accuratamente con acqua. Per una pulizia più energica diluire 1:3.

Salvaterrazza: contro le infiltrazioni, consolidante e traspirante

Su superficie asciutta e pulita si applica SALVATERRAZZA in modo uniforme usando un pennello o un vello, impregnando bene le fughe e le fessurazioni. Una seconda mano, da riapplicare a distanza di 8 ore seguendo il medesimo procedimento, è richiesta solo su materiali molto assorbenti (cotto, tufo ecc).
Prima che il prodotto asciughi (entro 10 minuti), si rimuove l’eccedenza tamponando con un panno pulito, avendo cura di non lasciare traccia di prodotto. La superficie è calpestabile dopo 8 ore, la protezione è attiva dopo 24 ore.

Togliere le macchie più resistenti

PS87 PRO è un detergente sgrassante professionale biodegradabile, che ha 3 funzioni: pulire, smacchiare, decerare. È indicato per tutti i materiali lapidei perché pulisce senza aggredire. Semplicissimo da utilizzare, regolandone la concentrazione a seconda dei casi. La diluizione è proporzionata al grado di sporco.

Tempo richiesto: 10 minuti

 

  1. Diluire con acqua

    Per pulire e sgrassare tutte le superfici, PS87 PRO si diluisce con acqua nel rapporto di 1:10-1:20. Per una pulizia potente si diluisce in misura di 1:5. Per le macchie impossibili si usa puro.prodotti fila

  2. Lasciare agire

    Versato a terra e distribuito sulla superficie il prodotto, si lascia agire per 4-5 minuti (10 minuti per rimuovere la cera), quindi si interviene con monospazzola o spazzolone.prodotti fila per pavimenti

  3. Raccogliere il liquido versato

    Si raccoglie tutto il liquido versato con un aspiratore per liquidi o con uno straccio, a seconda dell’estensione della superficie.prodotti fila per pavimenti

  4. Risciacquare la superficie

    Al termine la superficie va risciacquata abbondantemente, raccogliendo sempre il liquido versato e strofinando con uno straccio pulito.

  5. Istruzioni su grès porcellanato

    Sul grès porcellanato, il prodotto si può usare puro per rimuovere le macchie più resistenti. Si versa direttamente sulla zona da trattare e si lascia agire sino a totale essiccazione. Infine si risciacqua strofinando con spazzola o straccio, a seconda della rugosità della superficie.prodotti fila

Protezione idro-oleo repellente

MP90 ECO XTREME è un protettivo idro e oleo repellente, effetto naturale, per grès porcellanato levigato, pietra, marmo e granito. Riduce l’assorbimento del materiale senza alterarne l’aspetto estetico. Impermeabilizza e protegge semplificando la pulizia. Non crea film e non ingiallisce. È ideale per l’applicazione su tavoli, top cucine e bagni. Le superfici trattate sono idonee al contatto alimentare. Pronto all’uso e semplicissimo da usare!

MP90 ECO XTREME non va diluito, basta agitare il flacone prima di utilizzarlo. Il prodotto ha bassissime emissioni di VOC: certificato da GEV e marcato da EC1PLUS.
Su superficie asciutta e perfettamente pulita (si consiglia di effettuare una pulizia preliminare con il detergente FILA più idoneo al caso), si applica il prodotto usando un pennello o un vello portati in modo uniforme e continuo, impregnando anche le fughe, se presenti.
Prima che il prodotto asciughi, si rimuove l’eventuale residuo tamponando con un panno pulito. Su materiali molto assorbenti è meglio applicare in due mani a 20’ una dall’altra.
Il materiale trattato respinge i diversi agenti macchianti (olio, caffè ecc) e la superficie con un semplice panno umido può essere pulita.
Ottimo come protettivo delle superfici attorno a forni da giardino e barbecue, soggette a macchiarsi facilmente durante la cottura dei cibi.

 

Come installare una scala salvaspazio Flipstep Estfeller

Una soluzione pratica per non rinunciare allo spazio solitamente occupato dalla scala

Si chiama Flipstep® ed è la grande novità Estfeller per il settore delle scale salvaspazio per soppalchi e soffitti. Bella, personalizzabile, semplice da montare, immediata nell’utilizzo per aprirla e richiuderla, è disponibile anche per ambienti esterni.

Disponibile in più versioni

Fliptep® è una scala salvaspazio a chiusura laterale utilissima quando si deve realizzare un accesso a un piano rialzato con soletta oppure a una zona soppalcata di un ambiente, continuando a sfruttare tutto lo spazio a disposizione e, nel contempo, inserire un elemento di connotazione estetica elevata. È disponibile in tre versioni:

  • betulla, non rifinita, per essere personalizzata sul posto;
  • laminata in colore bianco o in tutte le colorazioni RAL;
  • per esterni, prodotta con adesivi e sigillature resistenti agli agenti atmosferici.

La scala è prodotta con un legno multistrato laminato HPL i cui pezzi sono tagliati con estrema precisione da macchine a controllo numerico. Nello spessore dei gradini sono incluse molle che rendono estremamente agevole l’apertura laterale della scala usando una sola mano. La scala chiusa si compatta in 4 cm al muro e resta perfettamente piana. Prezzo a partire da euro 1.650 iva esclusa.

Scala salvaspazio semplice anche nel montaggio

La scala Flipstep® è prodotta su misura per altezze (da pavimento a pavimento) sino a 3,2 metri e ha una larghezza standard di 71 cm. A seconda dello spazio disponibile, può essere realizzata con gradini profondi 140 mm (quella del servizio) oppure 165 mm.

Come montare Flipstep®

Tempo richiesto: 4 ore

Vediamo tutti gli step di montaggio di questa scala salvaspazio partendo dalle fasi preliminari, come il controllo delle misure e della perpendicolarità (punti 1-4), per poi arrivare al montaggio dell’ancoraggio soletta (punti 5-8), la preparazione e presentazione a parete (punti 9-12), fino al fissaggio definitivo (punti 13-16).

  1. Misurare la quota di approdo

    Si misura la quota di approdo della soletta o del soppalco; in pratica si tratta di rilevare l’altezza del piano da raggiungere.

  2. Controllare che l’angolo sia 90°

    Si controlla che il fronte d’appoggio sia perfettamente perpendicolare rispetto alla parete a fianco, cui va fissata la scala. L’angolo deve essere di 90°.

  3. Verificare l’orizzontalità

    Sicuramente la soletta o il soppalco hanno il piano di calpestìo in piano, ma una verifica non guasta, per non avere sorprese al momento dell’installazione.

  4. Controllare la parete di fissaggio

    Si controlla che la parete di fissaggio sia effettivamente a piombo e piana, cioè non presenti avvallamenti o bombature.

  5. Incastrare i tasselli

    A un’estremità l’ancoraggio presenta tre fori per l’inserimento dei tasselli in legno forniti nella dotazione della scala. I fori sono calibrati in profondità, quindi i tasselli si mandano a fondo con un martello.

  6. Versare la colla vinilica

    Si spalmano di colla vinilica le parti esterne dei tasselli di legno.

  7. Fissare alla scala

    Si inseriscono i tasselli di legno nelle loro sedi sul fianco della scala Flipstep® e si mandano a fondo battendo con il martello su un legno di scarto per non rovinare l’estremità dell’ancoraggio.

  8. Inserire le viti

    Per completare il fissaggio dell’ancoraggio, si applicano due viti, in dotazione, inserendole dalla parte esterna della scala.

  9. Forare i punti indicati sull’ancoraggio e sulla scala

    Sull’ancoraggio e sulla scala ci sono gìà prefori che indicano la posizione corretta delle viti; questi vanno completati rendendoli passanti.

  10. Svasare l’imboccatura dei fori

    Completati i fori, si svasa l’imboccatura per poter mandare la testa delle viti a filo piano.scala salvaspazio

  11. Posizionare la scala a parete

    Si presenta la scala a parete, mettendola nella posizione corretta.scala salvaspazio

  12. Segnare il battiscopa e i punti dove forare il muro

    Si marcano i tagli da fare al battiscopa per permettere alla scala di aderire alla parete, poi si segnano sul muro i punti dove forare per i tasselli.scale salvaspazio per interni

  13. Inserire i tasselli nel muro

    Fatti i fori nel muro, si inseriscono i tasselli in dotazione e si mandano a fondo con il martello. A seconda della struttura della parete può essere necessario cambiare tipo di fissaggio.

  14. Avvitare tutte le viti

    Si mette in posizione la scala e si avvitano tutte quante le viti sul lato della parete; si verifica che le teste delle viti risultino a filo piano.scala salvaspazio

  15. Accorgimenti da tenere se il muro è irregolare

    Se il muro è irregolare, la perpendicolaritá e la linearitá della scala sono da regolare con gli spessori in dotazione, inserendoli in corrispondenza delle viti, prima di stringerle definitivamente.

  16. Fissaggio

    Si completa il fissaggio della scala inserendo le viti sull’ancoraggio alla soletta.

La scala salvaspazio anche in versione in multistrato di betulla

La scala Flipstep® nella versione in multistrato di betulla ha le superfici perfettamente lisce e levigate, ma grezze. Questo permette di rifinire la scala al momento dell’installazione, per poterla personalizzare e adeguare al colore o allo stile dell’ambiente in cui si inserisce. La finitura a olio, per esempio, permette di mantenere al naturale la tinta del legno oppure di scurirlo in nuance con la tinta ciliegio, piuttosto che rovere o noce, e poter godere della fibratura superficiale dell’essenza. La Flipstep® in multistrato di betulla, non avendo le superfici finite con la laminatura, risulta anche la scala più economica della famiglia. Prezzo a partire da euro 1.400 iva esclusa.

La qualità dei particolari

  1. L’ancoraggio alla soletta ha all’estremità un perno che stabilizza completamente la scala quando viene aperta.
  2. La maniglia di apertura della scala Flipstep® è in acciaio inox spazzolato; ha una forma a basso profilo che impedisce di ferirsi o agganciarsi con gli indumenti quando ci si muove nella stanza e si passa in posizione radente la scala stessa.
  3. La ringhiera della scala è interamente di acciaio inox: è costituita da solidi tubi di spessore generoso, di diametro ampio quello del corrimano, più ridotto quello dei montanti che si collegano alla scala con piastrine.
  4. Sui gradini è presente una striscia di materiale antiscivolo, situata verso il bordo di attacco di ogni pedata.
  5. Le teste delle viti si rifiniscono con i tappini in tinta, forniti nella dotazione di accessori.
  6. In dotazione c’è anche un feltrino adesivo da applicare sotto il piede mobile della scala, per eliminare il rumore del contatto e l’eventualità che si possa rovinare il pavimento.

fischer No Tools Just Hands | Recensione e utilizzo

Nessun attrezzo, solo le tue mani! Le soluzioni perfette per piccoli problemi quotidiani

fischer No Tools Just Hands è una nuova gamma di prodotti che offre soluzioni rapide e semplici per l’utilizzo in casa, in ufficio o in vacanza! Prodotti efficaci e facili da usare sempre pronti per l’utilizzo senza bisogno di attrezzi. Appendere lampade a sospensione o quadri, specchi e mensole, il portarotolo o altri accessori in bagno, riparare vasi o fissare il battiscopa: i piccoli lavori manuali non saranno più un incubo per la mancanza degli strumenti adatti.

Le soluzioni fischer No Tools Just Hands consentono di attaccare e staccare, incollare, aggiustare, applicare e fissare senza forare! Pad a microventose, super colle, nastri e strisce adesive, stucco riempitivo, accessori adesivi e kit per riparare mobili, ganci appenditutto si rivelano utili in tante occasioni. Il nome lo dice: fischer No Tools Just Hands, niente attrezzi bastano le mani.

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Pad a microventose rotondi e rettangolari fischer No Tools Just Hands

I PAD a microventose, disponibili nei formati rotondo e rettangolare, sono ideali per il posizionamento di tablet; smartphone; wi-fi; telecomandi e per fissaggi permanenti o temporanei di sensori; microcamere; luci led; sistemazione di CD; oggetti per lo studio; il lavoro e il tempo libero. Adatti per superfici piane.

Grazie alla tecnologia con microventose su entrambi i lati, i PAD sono particolarmente adatti sia per fissaggi permanenti che temporanei. Non serve forare né incollare. I PAD sono lavabili e riutilizzabili e non lasciano aloni. Possono anche essere utilizzati più PAD per sostenere oggetti pesanti.

Pad a microventose con sistema a strappo

I PAD a microventose riutilizzabili con sistema a strappo interno sono ideale per accessori da riposizionare. Adatti sia al fissaggio permanente
che temporaneo. La superficie a strappo intermedia consente di attaccare e staccare ripetutamente gli oggetti nella stessa posizione. Possono essere utilizzati più PAD per sostenere oggetti pesanti.

Prima di riutilizzare i PAD, sciacquare i lati azzurri con acqua e lasciare asciugare. Per oggetti pesanti è necessario esercitare la pressione fino a 5 minuti. Le superfici degli oggetti e del PAD devono essere asciutte e pulite.

Come si utilizzano i pad della gamma fischer No Tools Just Hands?

Tempo richiesto: 5 minuti

Vediamo come si utilizzano nel dettaglio i PAD a microventose rotondi e rettangolari (dal punto 1 al 5) e quelli a microventose con sistema a strappo (dal punto 6 al 10)

  1. Pad a microventose. Pulire la superficie

    Le superfici degli oggetti su cui aderiscono i PAD devono essere asciutte e pulite. Preferibilmente sgrassate.

  2. Fissare il pad all’oggetto

    Sollevare la pellicola protettiva da un lato e fissare la superficie senza pellicola all’oggetto facendo pressione con il palmo della mano.

  3. Rimuovere l’altra pellicola protettiva

    Sollevare delicatamente la pellicola protettiva dall’altro lato.

  4. Fissare l’oggetto alla superficie scelta

    Fissare l’oggetto nella posizione desiderata e fare pessione con il palmo della mano. Per attaccare oggetti grandi o pesanti, si raccomanda l’utilizzo di più PAD.

  5. Sciacquare prima del riutilizzo

    Prima di riutilizzarli, sciacquare i PAD con acqua e lasciare asciugare.

  6. Pad con sistema a strappo. Pulire la superficie

    Prima di applicare i PAD a strappo in posizione, pulire e asciugare bene le superfici su cui vanno a contatto.

  7. Sollevare la pellicola dal lato azzurro

    Separare le due parti del PAD dal lato della superficie a strappo e sollevare la pellicola protettiva dal lato azzurro della metà più morbida.

  8. Applicare il pad all’oggetto

    Fissare la superficie senza pellicola all’oggetto facendo pressione con il palmo della mano. Per un’adesione migliore, lasciare riposare per alcuni minuti.

  9. Fissare il pad alla superficie

    Sollevare la pellicola protettiva dall’altro lato e fissarlo alla superficie di supporto nella posizione desiderata. Fare pressione con il palmo della mano.pad con microventose a strappo

  10. Unire mediante lo strappo

    Unire le due parti di PAD mediante la superficie a strappo nera. Far combaciare bene i bordi.pad con microventose a strappo

Realizzare un boccale di legno al tornio

Un piccolo lavoro di tornitura dove si possono mettere in atto le principali tecniche e acquisire manualità nelle operazioni di scavo e conformazione dei bordi

La realizzazione di un piccolo e rustico boccale di legno ci consente di rivedere le procedure fondamentali della tornitura e i principali utensili in uso per questa bellissima arte. Si effettua una prima presa fra trascinatore e contropunta di un pezzo di acacia e lo si tornisce con tecnica longitudinale. Trattandosi di un piccolo segmento di tronco, non c’è bisogno di regolarizzarlo, anzi, viene anche lasciata la corteccia.

Al termine della prima lavorazione si produce a un’estremità la presa per mandrino che permette di montare il pezzo tenendolo solo per quel lato, in modo da procedere con la tornitura trasversale ed eseguire lo scavo del boccale. Mantenendo questa presa, si rifinisce la sagoma esterna del manufatto sino alla levigatura con carta vetrata.

Per completare il boccale di legno, si realizza il manico tagliando e levigando un pezzo di scarto dello stesso legno, al quale si applicano due spine di faggio per ottenere una giunzione salda con il bicchiere. Le spine attraversano le estremità del manico e fuoriescono nei punti di contatto con il fianco del boccale. La sporgenza delle spine va calcolata quando il bicchiere è completato, perché bisogna conoscere lo spessore della sua parete.

Boccale di legno al tornio step by step

Tempo richiesto: 3 ore

  1. Montare il ciocco sul tornio

    Tutto nasce da un ciocco di acacia ben stagionato. Per montarlo sul tornio basta fare due tagli netti alle estremità, usando una sega a nastro. Poi, con lo strumento cercacentri, si marca il centro delle due facce piane del cilindro che si è ottenuto.

  2. Rimozione della corteccia

    Il pezzo è fissato sul tornio fra trascinatore e contropunta. Impostata una velocità di rotazione media, inizia la tornitura con la rimozione della corteccia, usando la sgorbia da sgrosso.togliere corteccia

  3. Dare al boccale la forma esterna

    Rimossa la corteccia, si dà al boccale la forma esterna in modo approssimato; quello che conta è soprattutto definire la curvatura del fondo (in questa fase si usa la sgorbia per profilare). Su questo lato, infatti, va tornita con precisione la presa per mandrino, usando un bedano.boccale di legno al tornio

  4. Scavare l’interno del boccale

    Il mandrino a quattro griffe permette di montare il pezzo tenendolo solo per un’estremità (il fondo) e avere campo libero per scavare l’interno del boccale. Si usa una sgorbia per scavo. A seconda del rapporto fra diametro dello scavo e profondità, per arrivare bene sul fondo può servire una termite.boccale di legno al tornio

  5. Perfezionare la forma esterna

    Con la sgorbia per profilare si perfeziona la sagoma esterna del boccale, portandola alla forma definitiva.

  6. Attenzione al bordo libero del bicchiere

    Un punto assai delicato è il bordo libero del bicchiere: per sagomarlo bene, dando la corretta rotondità al profilo, serve mano leggera, ma sempre salda.rifinitura bordi

  7. Passare la carta vetrata fine sulla superficie esterna e interna

    Terminata la sagomatura con le sgorbie, si imposta una velocità ridotta del motore e si effettua un accurato passaggio di carta vetrata fine sulla superficie esterna e interna del boccale, sin che non diventi liscia e priva di imperfezioni.boccale di legno

  8. Accostare il manico e segnare i punti da forare

    Il manico, già levigato e predisposto al montaggio, si accosta al fianco del boccale e, con una sgorbia, si marcano sulla superficie i punti in cui appoggiano le punte delle due spine di faggio.

  9. Effettuare i due fori

    Le spine sono da 8 mm di diametro, quindi si effettuano due fori nei punti segnati, usando un trapano con una punta da legno di quella stessa misura. Attenzione a penetrare sino alla profondità corretta, senza eccedere, per lasciare integra la superfcie interna del boccale. I fori vanno puliti con cura da polvere e trucioli.boccale di legno al tornio

  10. Fissaggio del manico

    Per fissare il manico si usa qualche goccia di adesivo cianoacrilico in gel, che effettua la sua presa definitiva in pochi secondi, ma è abbastanza viscoso. Lo si distribuisce soltanto sulle spine di faggio. Si osservi la diversa sporgenza delle spine già fissate sulle estremità del manico: evidentemente le pareti del boccale hanno un diverso spessore in alto e in basso.

  11. Tenere premuto fino alla completa essiccazione dell’adesivo

    Messo subito al suo posto il manico, con le spine inserite sino in fondo nei fori predisposti, lo si tiene premuto in posizione per un minuto circa fino alla completa essiccazione dell’adesivo. Le due estremità del manico non aderiscono perfettamente alla curvatura esterna del boccale e questo ne sottolinea la linea rustica ed essenziale.

Finitura del boccale di legno con olio naturale

Il boccale, in quanto tale, potrebbe anche entrare in contatto con alimenti, pertanto lo si rifinisce con un olio naturale per legno che gode della certificazione specifica per questo utilizzo (può essere usato per la protezione di piani di lavoro, taglieri, posate, vassoi ecc).

Il prodotto si stende con uno straccio pulito, dopo avere eliminato ogni traccia di polvere, e lo si lascia assorbire per 10-15 minuti a seconda dell’assorbenza del tipo di legno, poi si rimuove l’eccesso con un altro panno pulito. Dopo circa 24 ore conviene fare una seconda passata di olio, con le stesse modalità.

Cornice fai da te con la tecnica Tiffany

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Con questa antica tecnica di lavorazione del vetro non si realizzano solo lampade, ma anche cornici, vassoi e altri oggetti colorati

La tecnica Tiffany prende il nome da un artista americano, Louis Comfort Tiffany. Quando, alla fine del secolo scorso, inventò questa nuova tecnica (che da lui prese poi il nome) per unire tra loro dei pezzi di vetro, forse non si rese conto della vera e propria rivoluzione che ciò avrebbe portato nel campo della lavorazione artistica del vetro.

La tecnica Tiffany permise la creazione di un’infinità di oggetti in vetro, o meglio, composti da mosaici di vari tasselli di vetro, tridimensionali, grazie alla saldatura a stagno. Diede un enorme impulso alla diffusione, anche a livello hobbistico, del vetro come materiale per realizzazioni di prestigio. La creatività di moltissime persone, trovò un nuovo modo di esprimersi, specialmente nei primi decenni di questo secolo con l’avvento dello stile Liberty, che influenzò anche il campo della lavorazione del vetro. 

Come realizzare una cornice con la tecnica Tiffany

Proponiamo una semplicissima cornice portafoto (o portaspecchio) che si realizza con pochi pezzi tagliati liberamente, rivestiti con il nastro di rame autoadesivo e infine saldati a stagno per comporre il disegno del progetto iniziale. Per facilitare la saldatura si cosparge il nastro nella zona di unione con una speciale pasta salda; lo stagno fa presa pressoché istantanea e, per tenere in posizione i pezzi, a mano a mano che si procede con la saldatura, basta reggerli con le dita.

L’oggetto finito va lavato con acqua e sapone e poi ripassato con una soluzione acida (meglio usare i guanti) nelle linee di saldatura: si ottiene il duplice risultato di scurire lo stagno e proteggere il metallo ad esso adiacente dal processo di ossidazione. Sta alla creatività di ognuno l’accostamento dei colori da decidere a monte per tagliare le tessere nel colore e nella forma tali da ottenere un buon risultato estetico finale. 

Bordi fasciati con rame

Tempo richiesto: 2 ore

  1. Progettare su carta e ritagliare

    Si progetta su carta la cornice definendo la forma e il colore delle tessere numerate; si riporta il disegno su un cartoncino e le singole tessere vengono ritagliate con il cutter.

  2. Riportare la sagoma sul vetro

    La sagoma delle tessere si riporta sul vetro con un pennarello a punta finissima oppure si utilizza direttamente come dima per il tagliavetri.tecnica tiffany vetro

  3. Tagliare le sagome di vetro

    Si passa un tagliavetri più volte sulla traccia. Incisi i contorni, le tessere vanno staccate con una pinza a becchi piatti che forza a cavallo della linea di incisione.tiffany tecnica materiali

  4. Molatura del vetro

    La molatura dei bordi consente di eliminare le asperità più evidenti e di sagomare con precisione i contorni.

  5. Modellare il nastro di rame alle tessere

    Il nastro di rame si modella con facilità, essendo autoadesivo aderisce ai contorni delle tessere con la semplice pressione delle dita; si elimina progressivamente la carta di protezione.

  6. Fare aderire bene il nastro

    Per farlo aderire bene sul vetro, vi si passa sopra un legnetto piatto o una spatolina di materiale plastico.

  7. Usare l’acqua salda

    Per favorire la saldatura, spennelliamo il nastro di rame con l’acqua salda.tiffany tecnica materiali

  8. Stesura dei cordoni continui di stagno fuso

    Prima si fanno alcuni punti di saldatura poi si stendono cordoni continui di stagno fuso applicati su tutte le linee di giunzione.tecnica tiffany

Base d’appoggio trasparente

Due triangoli rettangoli di vetro trasparente, rivestiti mediante la stessa tecnica con nastro di rame preincollato, vengono saldati tra loro e alla struttura della cornice in modo che questa resti appoggiata sul piano con l’inclinazione desiderata. Affinché questa base d’appoggio risulti invisibile si fa coincidere un cateto con il lato più esterno della tessera gialla e un altro cateto con il lato lungo dello spazio portafoto.