Tratto da “Rifare Casa n.73 – Gennaio/Febbraio 2021″
Autore: Nicla de Carolis
Che sia una vecchia cascina o una casa d’epoca di città, la soddisfazione di ristrutturare immobili di questo tipo è davvero grande perché il risultato è sempre unico grazie alla bellezza della struttura e dei particolari originari: soffitti a volte o con travi in legno e tavelle, pareti in mattoni pieni se non addirittura in pietra, pavimenti in cotto, oppure per gli appartamenti in palazzi di almeno cento anni, archi, rivestimenti in marmo, finestre altissime, porte a due ante con capitelli, cimase, cornici, pavimenti in legno massello e tante rifiniture di pregio che oggi non si fanno più. Sventrare queste case recuperando religiosamente tutto ciò che è possibile, dopo aver consolidato le solette, rifatto il tetto e gli impianti, creato isolamento acustico e termico, per poi riportare a nuovo anche lo splendore delle rifiniture del passato, è un’operazione impegnativa ma che dà grande soddisfazione per il perfetto connubio tra antica bellezza e comfort di oggi. L’architettura contemporanea, che ha comunque i suoi estimatori, è un’architettura funzionale e, senza paura di azzardare, modesta; le questioni estetiche sono state sradicate dalla formula perché la bellezza, se l’obiettivo è la funzionalità, non serve a nulla. Inoltre ormai da oltre 70 anni non si costruisce più un edificio pensando che debba durare secoli, i più recenti hanno già scritta nel progetto una data di “scadenza” e per finiture e decori raramente si utilizzano materiali pregiati e la raffinata manualità di abili artigiani.
Nel nostro meraviglioso Paese c’è ancora tanto da recuperare, anche le case più modeste, se costruite cento anni fa, possono rivelare dettagli unici ed eleganti, introvabili nelle progettazioni attuali. In questo numero pubblichiamo due esempi davvero notevoli, in ambienti completamente diversi: la ristrutturazione della porzione di un complesso rurale a schiera, dove il portico diventa soggiorno estivo con i bellissimi grigliati in cotto e la stalla zona pranzo con servizi, e quella di un appartamento in città con irripetibili soffitti a volte alti ben 4 metri, in cui vengono recuperate le porte a doppia anta, così come le vetrate a piombo policrome liberty inserite in serramenti a taglio termico. Ristrutturazioni importanti in termini di tempo e di denaro, anche se questo sembra essere un momento davvero favorevole per l’operazione grazie al bonus 110%, previsto anche dalla legge di bilancio 2021, che consente di realizzare quasi tutte le opere di riqualificazione a costo zero, ma per questo troverete ampie risposte nel dossier da pagina 22.
L’intaglio legno è una tecnica antica che consiste nella rimozione di porzioni di materiale da un blocco iniziale grezzo per ottenere una scultura
L’intaglio legno rappresenta probabilmente la prima forma di trasformazione che l’uomo abbia effettuato su un materiale: prima ancora di concepirne un risvolto artistico, scolpire il legno è servito per imprimere all’elemento naturale una forma che potesse essere di utilità nella vita di tutti i giorni: strumenti di lavoro, manici e impugnature di oggetti della quotidianità ecc.
Dalla sua primaria natura utilitaristica e grezza, legata a un tipo di attività dell’uomo prettamente concreta e prosaica, in breve tempo l’intaglio ha seguito un percorso che ne ha portato la valenza anche sul piano creativo e artistico; è infatti nota l’esistenza di sculture lignee già in epoche precedenti alla civiltà greca e romana.
A fare una sorta di miracolo per cui ancora oggi l’intaglio legno è eseguito con metodi quasi arcaici è proprio il fatto che così si riesce a combinare una pratica essenziale e concreta, come può essere l’uso di uno scalpello, alla possibilità di esprimere in modo totalmente libero il pensiero e l’immaginazione. Come nella realizzazione di ceramiche e sculture, anche nell’arte dell’intaglio sono le mani dell’uomo che trasformano la materia grezza in un oggetto che può essere di decoro e persino un’opera d’arte.
Di seguito spiegheremo come intagliare il legno e scolpireil legno con illustrazioni passo passo.
Prima sgrossare
Il saracco, che veniva usato un tempo per questo scopo, è stato sostituito dall’elettrosega che consente di eliminare senza fatica dal tronco tutta la parte che non serve.
Altri attrezzi usati sono l’ascia (un’accetta con la lama di traverso) e il coltello a due manici che si impiega sui pezzi posti in orizzontale e ha, grosso modo, le funzioni di una pialla “affamata”.
Per tutti i lavori di sgrossatura si usa la sgorbia, reperibile in diverse larghezze e curvature.
Lo scalpello diritto segna la fine dei tagli e spiana le superfici lavorate con la sgorbia.
Per cavare il legno da intaglio da punti particolarmente ostici si usano sgorbie a cucchiaio.
Il coltello da intaglio dev’essere d’acciaio temperato (non inox) con lama non troppo lunga, ma solidamente infissa nel manico.
La zappetta col tagliente diritto o curvo, è un attrezzo più versatile e delicato di quanto possa sembrare: si usa prevalentemente per la sgrossatura, ma lascia un taglio molto pulito.
Per guidare i ferri lungo il disegno è indispensabile usare il mazzuolo che permette di graduarne l’affondamento ed evita che “scappino” sotto la forza del braccio.
Affilatura perfetta senza bava
Sulla mola occorre tenere l’utensile sempre a contatto senza modificarne l’inclinazione; sulla pietra bisogna invece muoverlo avanti e indietro lateralmente.
La bava nella parte interna della sgorbia si elimina con la pietra, pulendo alternativamente i due lati della lama.
In alternativa si può togliere anche con un ritaglio di carta vetrata molto fine, calzato su un tondino.
Conosciamo scalpello e sgorbia
Uno scalpello, ideale strumento per realizzare a mano una mortasa, non vale l’altro perché, al di là della qualità del materiale di cui è fatto, esistono diversi tipi di scalpello.
Il più comune, quello diritto da intaglio, può avere sezione rettangolare, trapezoidale o addirittura curva. Lo scalpello può avere il tagliente obliquo anziché in squadra o avere l’estermità a forma di lancia munita di doppio tagliente (intagliatore).
Nel caso dello scalpello curvo parleremo più correttamente di sgorbia il cui tagliente può essere a U o a V, diritto in basso, a cucchiaio al centro o quasi a gomito in alto; il primo tipo si usa solo in superficie, mentre gli altri due permettono di scavare raggiungendo punti particolarmente ostici.
Per poter sopportare i colpi inferti dal mazzuolo, la parte estrema dell’impugnatura è protetta da una stretta fascia metallica che impedisce al legno di fendersi. L’impugnatura è in genere di faggio (legno di media durezza, ma piuttosto tenace e poco defomabile) oppure di materiale plastico duro; la lunghezza e la forma differenziano gli strumenti per scolpire a mano da quelli per tornire (con manico più lungo e affusolato).
Il codolo ha la sezione quadrata che gli impedisce di ruotare dentro l’impugnatura; i migliori sono in acciaio fuso piuttosto che stampati.
Intaglio legno – Bassorilievo a intaglio
Intagliando si impara a “sentire” e a capire come incidere il legno correttamente, valutando correttamente la resistenza che le sue fibre oppongono alla lama dell’utensile, e a regolare la forza con cui si devono colpire scalpelli e sgorbie.
Si comincia scavando diritti solchi a V sia lungo la vena sia di traverso (operazione che richiede più attenzione). Accuratamente levigato il pezzo (sul legno grezzo lo scalpello fatica a scorrere), vi si disegna con una matita dura un rettangolo lungo e stretto.
Le estremità del rettangolo si incidono nettamente con uno scalpello stretto, inclinato prima da un lato e poi dall’altro, a troncare la fibra del legno per intaglio.
Imparare a usare lo scalpello sui tratti rettilinei con un angolo ben preciso e raggiungendo una profondità uniforme lungo tutto lo scavo può essere anche noioso…
…ma è indispensabile per passare a lavori più divertenti come la creazione di una semplice rosa dei venti.
Le fasi di lavoro illustrate nei disegni valgono per qualsiasi tipo di rilievo, dal più semplice al più complesso: si parte sempre dal disegno.
Si sbozzano i piani portandoli al livello pressoché definitivo.
Piano per piano si rifiniscono bordi e figure.
I bordi verticali non si ottengono d’acchito, ma solo raddrizzando quelli a scarpata.
Intaglio legno – Altorilievo su tronco
Il primo lavoro da fare per creare un altorilievo, in legno o pietra, è un abbozzo in plastilina o das; se copiamo un soggetto fotografato, in cartolina o scaricato da internet, quadrettiamo e riproduciamo il soggetto alla misura del tronco grezzo scelto per la realizzazione: questo va spianato su un lato. Controlliamo che il nostro mezzo tronco si presenti col legno integro, senza nodi e fibre malamente contorte.
Sulla scorta del plastico si segnano sulla matrice (il tronco da scolpire) le divisioni fra i blocchi da rilevare rispetto al piano; il lavoro richiede un occhio in grado di valutare esattamente proporzioni e spessori e questa fase è importantissima per un buon risultato.
I confini fra i blocchi, prima incisi con uno scalpello a lama larga, vengono allargati e approfonditi con una grossa sgorbia ben affilata; la trincea si regolarizza poi con lo scalpello.
Personaggi e gruppi emergono pian piano dalla matrice con un attento lavoro di sgorbia e scalpello continuamente controllando col compasso, il calibro e la fettuccia metrica la conformità fra plastico e scultura.
Sbozzate le figure e spianati gli sfondi, si procede con la rifinitura dei particolari, lavorando sempre più delicatamente, ora che c’è il rischio concreto che un colpo sbagliato possa mandare in malora tutto il lavoro. Si usano gli scalpelli più sottili e il coltello da intaglio: il lavoro va portato avanti senza concentrare l’attenzione su un particolare per volta, ma procedendo nel suo insieme.
La realizzazione dei sottosquadri, cioè dei pezzi (braccia, code, frontoni ecc) che non poggiano più sulla matrice, è la parte più lunga e delicata del lavoro perché richiede mano più leggera e mente più attenta.
Intaglio legno – Ciotola scolpita a tutto tondo
Trovato per tentativi il punto di maggior equilibrio del pezzo, la base viene spianata e allargata e si divide in due il tronco su un piano più o meno parallelo ad essa.
Poggiato il pezzo sul piano di spacco, si dà all’esterno della ciotola la sua linea, cercando di mantenere la curvatura naturale del tronco anche nel tagliare, con scalpello e mazzuolo, le due teste del pezzo.
L’interno della ciotola si abbozza con tagli paralleli fatti con una sega a catena e il pezzo viene rimesso a stagionare per un mese o due prima di eliminare a scalpellate i diaframmi fra i vari tagli.
La svuotatura del pezzo e la modellatura dell’interno sono affidate alla sensibilità dell’operatore che in questa operazione deve sempre seguire l’andamento delle fibre senza cercare di ottenere una perfezione che sarebbe del tutto innaturale in un pezzo del genere.
Lavorazione secondo natura non significa rinunciare all’uso di attrezzi moderni e funzionali: il surform si rivela particolarmente adatto a modellare e levigare la superficie esterna del ciotolone che, dopo una stagionatura finale di un paio di settimane, sarà rifinito dentro e fuori con la levigatrice orbitale ed eventualmente, ripassato con una mano di cera.
Quando si deve impedire l’infiltrazione dell’acqua al di sotto di una superficie piana o con un’inclinazione troppo lieve, uno dei metodi sempre funzionali è quello di ricoprire l’area con fogli guaina bituminosa impermeabilizzante
Applicare la guaina bituminosa (conosciuta anche con i termini di carta catramata o guaina catramata o guaina impermeabilizzante) è un’operazione è abbastanza semplice e si devono osservare solo pochi accorgimenti per ottenere un risultato di sicura efficacia. Innanzi tutto bisogna considerare che i fogli di guaina bituminosa sono solitamente disponibili in rotoli da 10×1 m, ma possono essere di diverso spessore: i più utilizzati per questo tipo di intervento sono quelli da 3 e 4 mm.
Calcoliamo le lunghezze necessarie di guaina in base al numero di fogli da posare, con un 5% di abbondanza, cercando di fare il minor numero possibile di rappezzi.
La stagione estiva è sicuramente la più indicata, il caldo persistente facilita l’adesione del foglio al piano sottostante, trattata con il bitume; con le temperature rigide, invece, il rotolo rimane molto rigido e nel maneggiarlo e svolgerlo si fa fatica e si rischia di spezzarlo durante il lavoro.
Cosa serve per applicare le guaina bituminose
Guaina bituminosa impermeabilizzante
Bombola di gas
cannello con puntale a tazza
Bitume liquido (guaina liquida)
Pennellessa, plafoncino
Metro, cutter
Come applicare la guaina impermeabilizzante
Stendiamo sulla superficie da isolare uno spesso strato di catrame liquido. Nonostante la sua densità, possiamo applicarlo con una normale pennellessa. Evitiamo le ore più fredde.
Misurata l’area da rivestire, tagliamo i pezzi occorrenti con il cutter lasciando almeno 15 cm di abbondanza. Se la zona da trattare non è in piano la guaina va stesa secondo la pendenza.
Usiamo il cutter per tagliare e rifilare i lati dove la guaina fuoriesce dal perimetro, ma lasciando sporgere la guaina quel tanto che basta per convogliare l’acqua nella grondaia senza possibili “ritorni”.
Riscaldando con il cannello a gas la base esposta della guaina e lo strato di bitume, srotoliamo lentamente la guaina in modo che questa si incolli progressivamente allo strato di bitume.
Procediamo stendendo e incollando a caldo, uno dopo l’altro, i fogli successivi della guaina tetto. Nelle giunzioni effettuiamo una sovrapposizione di almeno 10 cm che sigilliamo, sempre con il cannello a gas.
Per rivestire le coperture di box e casette prefabbricate di legno si può utilizzare una guaina per tetti a freddo (guaina bituminosa ardesiata) disponibile in rotoli o in riquadri (tegole canadesi). Si tratta di guaine bituminose ricoperte sulla faccia superiore da uno strato di graniglia ceramizzata, disponibili in diversi colori, che si fissano alla copertura di legno tramite chiodini, avendo cura di partire dal basso e sovrapporre di alcuni centimetri le strisce mentre si sale verso il colmo.
Il calore dei raggi solari è sufficiente a far aderire la guaina alla copertura.
Tre idee pratiche per costruire carrelli cucine fai da te
Di carrelli cucine dozzinali disponibili nei mobilifici industriali ce ne sono a dozzine. Quelli che vi proponiamo sono invece tre idee originali per realizzare fai da te dei carrelli per cucina in base alle dimensioni disponibili
Carrello portavivande con piastrelle
Il carrello è una vera dispensa ambulante: il piano può essere rivestito di piastrelle fissate con colla termofusibile, stuccate e bordate da una cornicetta
Tra i carrelli cucine questo che proponiamo è realizzato fai da te con truciolare bilaminato spesso 20 mm. Fra due coppie di listelli d’abete 30x30x710 mm si spinano, a filo dei bordi interni, un pezzo di 200×340 mm a filo dei capi superiori ed uno di 55×340 mm a 50 mm da quelli inferiori. Le due pareti del carrello cucina si completano spinando alla sommità dei montanti le mensole che reggono da una parte la maniglia, tondo di ramin Ø 20×390 mm e dall’altra il portasalviette, tondo di ramin Ø 18×320 mm; le mensole sono fissate rispettivamente ai montanti ed al pannello. Completate le pareti si passa alla struttura interna, a forma di H coricata, costituita da due pezzi di 405×695 mm uniti da uno di 342×405 mm. Sui bordi lunghi del ripiano inferiore si spinano due sponde di 35×690 mm per le quali si apre lo scarico negli angoli del divisorio.
Da metà altezza del divisorio sporge un “vassoio” di 340×300 mm, bordato su tre lati con sponde di 55×340 mm, unite a 45°. L’H completa si spina fra le due pareti; il vassoio poggia su due “tacchi” avvitati alla faccia interna delle gambe. Sopra la struttura scorre, su guide fissate ai pannelli superiori dei fianchi, un cassetto col frontale vetrato di 200x 690 mm, le pareti (scanalate) di 130×325 mm, il retro di 130×690 mm ed il fondo di compensato. Quattro piastrine ad L 30x30x30 mm, avvitate alla sommità delle gambe, sostengono il piano di 465×820 mm.
Il carrello portavivande è presentato nella versione per interni, per terrazzi o cortili lastricati in quanto si muove su ruote di piccolo diametro: per scorrere sulla ghiaia o sull’erba occorrono ruote più grandi che assorbano facilmente le irregolarità.
Come costruire un carrello cucina con accessori
Ispirato nelle linee generali a certi prodotti in commercio, questo carrello da cucina, realizzato in listelli e lamellare di abete, spinati ed incollati, viene proposto come spunto per analoghe realizzazioni che ognuno potrà modificare a seconda del tipo di cucina in cui ospitarlo senza quindi fornire le misure precise, dei vari particolari.
Alto circa 850 mm e montato su ruote piroettanti, misura in pianta 400×600 mm. Va da sé che chi lo realizzi per la sua cucina ne adatti le misure allo spazio disponibile, allargandolo o stringendolo per occupare quel tale buco, alzandolo o abbassandolo per adattarlo all’altezza ed alla comodità di chi lo deve usare. Particolarmente ricca è la dotazione di accessori, anche questa ovviamente modificabile, del carrello fai da te presentato. Su un lato corto del piano di lavoro si alza un portarotolo completo di taglierina, qui per la carta da cucina. Sotto il portarotolo troviamo la maniglia di trasporto (in piattina d’alluminio 3×30 mm e spezzoni di manico di scopa), comoda per appendere i mestoli. Sotto il piano scorre il cassetto portaposate alla cui maniglia, uguale a quella vista prima, si appendono gli strofinacci. Più o meno a mezz’altezza un ripiano d’appoggio contribuisce ad irrigidire il carrello, sul cui pianale trovano posto le pentole e che si prolunga oltre i montanti con una mensola portabottiglie, sopra la quale sporgono altre due mensole, una per i rotoli di pellicola ed alluminio, l’altra per i barattoli delle spezie. La finitura è a cera.
Tra i tre carrelli cucine proposti, la costruzione di questo è la più impegnativa.
Cosa occorre per costruire un carrellino da cucina
Attrezzi: Sega per tagli diritti, sega per tagli curvi, raspa, cilindro abrasivo, trapano, cacciaviti.
Materiali per costruire il carrello per cucina fai da te
Lamellare d’abete da 18 mm per il ripiano intermedio, le mensole laterali, le traverse alte, il cassetto ed altri particolari minori;
lamellare d’abete da 28 mm per la base, il piano di lavoro e i sostegni del portarotolo;
listello d’abete sezione circa 30×60 mm per gli stanti;
listello d’abete sezione circa 15×40 mm per le varie spondine;
compensato o masonite da 4 mm per il fondo del cassetto;
due guide per cassetti;
4 rotelle piroettanti di portata adeguata al peso del carrello carico;
manico di scopa di faggio;
piattina d’alluminio, viti, spine, colla e materiale di finitura.
La maniglia, come quella per il trasporto, è costituita da un pezzo di alluminio piatto anodizzato, sezione 3×30 mm, trovato presso un rottamaio. Per distanziarla dal cassetto si sono usati pezzetti di manico di scopa forati assialmente per il passaggio delle viti di fermo. Nell’uso, il cassetto è foderato con carta lavabile autoadesiva.
Carrelli cucine: la versione col cavalletto
Se abbiamo un cavalletto inutilizzato e non sappiamo cosa farne ecco un’idea simpatica per trasformarlo definitivamente: con due ripiani, entrambi asportabili, il cavalletto diventa un capiente portavassoi, un carrellino per cucina ideale da spostare in giardini e terrazze. L’idea è talmente veloce che in poco tempo possiamo costruire diversi carrelli cucine da riporre in angoli strategici.
Tra i carrelli da cucina, questo semplice cavalletto con due vassoi risulta essere il più pratico: facile da realizzare si può richiudere quando non serve.
Il piano di base è formato da un pannello di multistrato da 18 mm dotato di due spondine alte 50 mm, lungo i lati maggiori. Le dimensioni del piano sono uguali all’ingombro massimo dei piedi del cavalletto. Due sponde alte 30 mm si incollano al piano. Una lastra a specchio, incollata con adesivo siliconico, riveste lo spazio superiore mentre quattro ruote piroettanti vengono avvitate sotto gli angoli: la finitura è a smalto acrilico. A metà altezza, inseriamo un vassoio asportabile realizzato in multistrato da 18 mm, con spondine incollate da 50 mm e una lastra a specchio. Sotto al vassoio, lungo i bordi maggiori, incolliamo due listelli da 60×15 mm che servono da appoggio contro le due traverse.
Tempo richiesto: 1 giorno
Incollaggio della lastra a specchio
Sul vassoio è incollata una lastra a specchio per mezzo di un cordone di adesivo siliconico.
Applicazione delle ruote piroettanti
Il piano base è costituito da un pannello in multistrato su cui è incollato uno specchio e da quattro listelli di legno che lo incorniciano e servono da appoggio per il cavalletto. Il tutto è assemblato con colla vinilica e chiodini a scomparsa e trattato con fondo e smalto acrilico. Quattro ruotine piroettanti con attacco a piastrina sono avvitate negli angoli.
Carrello con supporto removibile
Il cavalletto si appoggia sul piano: le sue gambe trovano riscontro nelle sponde esterne, di maggiore lunghezza.
Infine, se proprio non vi abbiamo ispirato con queste realizzazioni di pratici carrelli portavivande, trovate di seguito una scelta per l’acquisto su Amazon di carrelli cucina industriali.
La serie dei carrelli da cucina in bamboo si distinguono per il design robusto e pratico.
Possono essere usati per trasportare piatti, bottiglie, pasti e molto altro ancora in modo comodo e facile. Anche come tavolino multiuso questo carrello è ideale, è spesso utilizzato come carrello di servizio, comodo sia per uso casalingo che per uso professionale.
Il bambù utilizzato è bello e nel contempo robusto e leggero, ne troverai molteplici vantaggi in cucina visto che questo materiale è impermeabile e facile da pulire
Il carrello è dotato di 2 ante con serratura, un cassetto portaposate o utensili da cucina, un piano portabottiglie orizzontale, 2 grandi spazi di archiviazione e sistemazione delle stoviglie, ed un cesto di rete metallica.
Materiale: 100% di bambù, cesto in acciaio cromato - Dimensioni del carrello :Atezza 88 cm x Larghezza 60 cm x Profondità 35 cm
[GRANDE CAPACITÀ CON PORTABOTTIGLIE INTEGRATO]: Questo carrello cucina salvaspazio offre un mobile cucina con cassetti e armadietto doppio, oltre a un pratico portabottiglie a tre livelli – perfetto per tenere ordinati utensili da cucina, bicchieri e bottiglie in ogni angolo della tua cucina moderna
[PIANO DI LAVORO IN LEGNO DI GOMMA RESISTENTE]: Il mobile cucina è dotato di un piano superiore in legno di gomma, resistente e dal design naturale – ideale per preparare, servire o esporre piatti nella tua credenza cucina o isola cucina
[FACILMENTE SPOSTABILE CON 4 RUOTE GIREVOLI]: Grazie alle 4 ruote rotanti a 360°, di cui 2 con freno, questo carrello da cucina con ruote si muove facilmente e si blocca in modo sicuro – ideale come mobiletto cucina da usare anche come mobile bar da casa o buffet cucina
[DESIGN COMPATTO PER TUTTI GLI SPAZI]: Il suo design salvaspazio per la cucina lo rende perfetto per piccoli appartamenti, cucine open-space o uso outdoor. Usalo come mobile cucina componibile, tavolino da barbecue o postazione caffè
[DISPONIBILE IN VARI COLORI MODERNI]: Il nostro mobile cucina salvaspazio è proposto in diversi colori per adattarsi ad ogni ambiente: bianco, grigio chiaro, khaki e nero – stile moderno per ogni tipo di mobile cucina
In caso di problemi con il prodotto, inviaci una e-mail direttamente, ti risponderemo e offriremo una soluzione in 24 ore. Grazie per la vostra pazienza e comprensione.Questo prodotto è libero di smontare e piegare, installazione di fai da te.
Materiale di veicolo di stoccaggio: Addensato ecologico bordo di densità+ superficie di Acero + resistente telaio in verniciato a polvere.
è dotato di 3 ripiani per soddisfare le esigenze di archiviazione diverso con lo spazio sufficiente
Dimensioni di veicolo di stoccaggio : lunghezza 90 x larghezza 39 x altezza 140 cm, peso: 9.68kg.
Facile da installare. Molto adatto in cucina, bagno, sala e in altri luoghi cui accogliere gli oggetti domestici, possono anche essere usati come un trolley in un party.
Dove comprare carrelli per cucina?
Comunemente i carrelli per cucina si acquistano nei centri di grande distribuzione come IKEA, Leroy Merlin, Brico io, Bricoman.
Quali sono i prezzi dei carrelli da cucina?
I prezzi variano generalmente dai 30 euro per i modelli più semplici fino ad arrivare ai 100 e più euro per i modelli più raffinati e rifiniti con materiali pregiati.
Un prodotto innovativo nel campo degli adesivi: la Kintsuglue non è una colla, ma una pasta modellabile riparatrice
La pasta modellabile Kintsuglue è confezionata in un blister che contiene tre dosi; sulla confezione sono illustrate le istruzioni per l’uso.
Il nome Kintsuglue deriva da Kintsugi (letteralmente “riparare con l’oro”), un’antica pratica giapponese tramite la quale si provvede alla riparazione di oggetti in ceramica e vasellame usando materiali nobili come oro, argento o lacca con polvere d’oro per rimetterne insieme i cocci.
https://youtu.be/9n5rsZJgQqk
Il concetto alla base di questa pratica è l’idea che dall’imperfezione della rottura possa nascere una forma di ancora maggiore perfezione estetica e interiore: una valorizzazione dell’oggetto e, nel contempo, una crescita personale. Non è per caso che la pasta modellabile di cui parliamo in queste pagine prenda il nome di Kintsuglue (glue in inglese significa colla), dato che si propone come moderno ed efficace elemento di riparazione e ricostruzione di oggetti.
Ogni dose contiene 5 g di pasta modellabile ed è sigillata singolarmente, per maggior durata del prodotto non utilizzato.Kintsuglue va modellata per almeno 10 secondi; più la si maneggia più diventa morbida e malleabile, favorendone l’adesione ai materiali e la stesura anche in strato molto sottile.La pasta lascia ampia apertura di tempo per modellarla e farle prendere la forma voluta.
In effetti non è una colla, ma una pasta modellabile con composizione polimerica che assicura l’adesione ai materiali più comunemente utilizzati oggigiorno; una volta indurita resta flessibile, forte, resistente all’acqua, al freddo e alle alte temperature, morbida al tatto, removibile e verniciabile.
Ripara il fermacavo e impedisce lo strappo del filo conduttore delle cuffie.
La pasta è monocomponente, si lavora con le mani nude per darle la forma voluta; resta modellabile finché non indurisce polimerizzando in presenza di umidità (circa 30 minuti) e solidifica del tutto in 24 ore, restando tuttavia sufficientemente flessibile e gommosa.
Ripara il tirante dello stendino.Ricostruisce il gancio della zip.Protegge dai colpi la parete.Ricostruisce i paracolpi e i piedini d’appoggio.
Disponibile di colore bianco o nero, si rivela ottima per aggiustare, ricostruire e proteggere qualsiasi oggetto lo richieda, ma in alcuni casi si possono anche fare interventi di miglioramento e persino realizzare oggetti in modo creativo.
Una controparete in cartongesso è un ottimo metodo per isolare casa dagli sbalzi di temperatura e dai rumori che provengono dall’esterno o dagli altri appartamenti
Una casa, per essere un luogo comodo e confortevole, deve essere dotata di un buon isolamento. La soluzione? Una controparete in cartongesso.
Doppi vetri o serramenti speciali offrono una discreta protezione, ma da soli non bastano. Realizzare contropareti in cartongesso può essere una soluzione ideale per isolare casa dagli sbalzi di temperatura e dai rumori che provengono dall’esterno. Ma come si procede?
Innanzitutto per ottenere un valido risultato i pannelli di cartongesso isolante devono essere su tutte le pareti, soffitto compreso.
Stucco in gesso temprato in plastica per un facile stucco di cartongesso impregnato con bordo semicircolare (HRK) e semicircolare appiattito (HRAK), senza bisogno di strisce di giunzione.
La spatola per fughe è impermeabile e quindi ideale per l'uso in ambienti umidi in cucina, doccia, bagno o WC.
Stucco di alta qualità: la spatola da parete si asciuga rapidamente e raggiunge un'elevata resistenza.
Facile da usare: la pasta impermeabilizzante per fughe è facile da applicare e levigare.
Non è necessario stuccare: la spatola di riempimento si restringe leggermente durante l'asciugatura, rendendo superflua l'applicazione di un altro strato.
Si interviene con pannelli che portano sul retro uno strato più o meno consistente (hanno uno spessore totale che va da 3 a 10 cm) di materiale coibente (poliuretano, polistirolo, lana minerale, ecc).
I pannelli isolanti devono essere immagazzinati di piatto e poggiati su listelli ad evitare flessioni o rotture.
Ma vediamo nel dettaglio come realizzare una controparete in cartongesso grazie alla guida illustrata.
Tempo richiesto: 1 giorno
Taglio lastra di cartongesso
Il cartongesso isolante si taglia agevolmente con un segaccio per legno, meglio se a lama larga (per andare diritti) e a denti fini.
Applicazione della colla per cartongesso
Il fissaggio a parete richiede una colla speciale, già pronta per l’uso, o malta adesiva a base di gesso da distribuire a mucchietti in modo regolare.
Applicazione del pannello a parete
I pannelli vanno mantenuti a circa 1 cm dal pavimento; al momento della messa in opera con i mucchietti di colla sul retro, vanno appoggiati su due sottili listelli.
Ripartire fissaggio con stadia
Per meglio ripartire la pressione su tutta la superficie del pannello si usa una stadia di alluminio o un travetto di legno ben diritto facendola scorrere sul pannello.
Applicazione retina nei giunti della controparete in cartongesso
I pannelli sono stati accostati alla parete rispettando le linee verticali tracciate sul muro. A questo punto lungo le giunzioni si stende una rete che impedisce il successivo formarsi di crepe.
Stuccaggio e rasatura
La rasatura dei giunti della controparete in cartongesso, da effettuare con stucco per cartongesso steso con spatola (o manara sul nastro adesivo a rete), richiede almeno due passate successive.
Al termine delle operazioni, una volta realizzata la controparete, si procede dipingendo il cartongesso con il colore desiderato.
Rustica per il tipo di materiale usato, ma alcune scelte costruttive e di finitura ne fanno un contenitore per giocattoli, funzionale e sicuro, quasi raffinato
L’unico timore di Franco Arbia che ha costruito questa cassapanca con pallet dotata di quattro ruotine piroettanti con lo scopo di contenere giocattoli, è che le nipotine lo trasformino in una carrozzina per muoversi per casa! Ma la robustezza dell’insieme, costruito con indistruttibile legno recuperato da bancali, con giunzioni fatte con spine e colla vinilica e rinforzate in alcuni punti con viti, potrebbe sopportare tranquillamente anche questo utilizzo.
Sono degne di nota le modalità costruttive adottate per i due fianchi e per il coperchio. Nel primo caso si tratta di listelli larghi 35 mm incastrati, alternativamente uno dentro e l’altro fuori lasciando una fessura di soli 10 mm, in precise sedi ottenute con la fresatrice in modo che i listelli risultino rigorosamente a filo dei montanti. Tutti incastrati esternamente i listelli del frontale, mentre il fondo risulta compatto.
Nel caso del coperchio rettangolare, con quattro tavole tagliate a 45 gradi, si ottiene un rombo con due vertici spuntati (oppure un esagono schiacciato, come si preferisce); al centro le tavole di riempimento sono disposte nel senso del lato lungo del rettangolo, mentre negli angoli del coperchio seguono l’andamento delle tavole disposte inclinate. Questo disegno, unito alle venature del legno con nodi più o meno evidenti e ai colori che vanno dal bianco al rossiccio delle tavole, realizzano un insieme di grande effetto. L’apertura è articolata con due cerniere d’ottone e con un pistoncino a gas che ne frena il sollevamento e mantiene il coperchio aperto in sicurezza.
Preparare e piallare il legno
Lo smontaggio dei pallet si esegue con un piede di porco con cui scardinare le assi e le tavole; non è un lavoro agevole perché spesso graffe o chiodi sono arrugginiti e ossidati all’interno del legno. Il materiale ottenuto dai bancali spesso si presenta sporco, con spaccature e profondi segni dei chiodi estratti, macchiato da scritte e pitture usate per contraddistinguerli.
Bloccate ogni asse e ogni tavola in in banchetto da lavoro, si passano le facce con un pialletto portatile per eliminare schegge grossolane o pietrisco fine che può essersi infilato nel legno. Il pialletto, quando incontra questi detriti, provoca scintille: quando questo non succede più siamo sicuri che le tavole sono pulite.
Per il passaggio successivo, cioè quello di portare tavole e assi allo spessore richiesto dal progetto della cassapanca, serve una pialla a spessore che, con pochi passaggi, ottiene un risultato di assoluta precisione. Per la realizzazione servono tavole spesse 16 mm, da tagliare in una fase successiva alla larghezza e lunghezza desiderate, e montanti con sezione 40×60 mm che verranno poi troncati alla giusta misura.
Cassapanca con pallet: assemblare la struttura e il coperchio
Tempo richiesto: 3 ore
Ottenere montanti e listelli
Con la sega da banco, per portare al giusto spessore, e la troncatrice, per tagliarli alla lunghezza o angolazione volute, si ottengono listelli e montanti delle dimensioni del progetto.
Ricavare nei montanti gli incastri
Con la fresatrice si ricavano nei montanti gli incastri in cui inserire i listelli che costituiscono le pareti della cassapanca. Per le pareti laterali si usano listelli larghi 35 mm, con una distanza di 10 mm tra l’uno e l’altro, montati uno all’interno e uno all’esterno del fianco, ma sempre incassati nello spessore dei montanti per non avere sporgenze. Nel pannello frontale i listelli si montano tutti esternamente.
Avvitare il fondo ai due fianchi
Grosse viti affondate nello spessore del fondo lo collegano saldamente ai due fianchi.
Realizzare il telaio del coperchio
Il coperchio prevede un telaio rettangolare diviso da un listello centrale nel senso della lunghezza (tutti gli elementi sono larghi 35 mm). Le quattro “frecce” tagliate a 45 gradi delineano un grande esagono le cui due metà vengono tamponate con tavolette spinate tra loro.
Rifinire il legno
Una passata di cera naturale incolore dona lucentezza e protezione al legno (qui trattato nel lato interno) e fa risaltare le venature e le diverse colorazioni delle tavole usate per comporre il coperchio.
Come autocostruirsi spine rudimentali ma efficaci
Si tratta di un attrezzo rudimentale costituito da una semplice piattina di ferro che presenta al centro un foro diametro 6 mm leggermente affilato. La piattina viene montata su un supporto di legno a forma di T che può essere bloccato nella morsa da banco.
Per la realizzazione delle spine, che presentano una superficie abbastanza ruvida in cui la colla vinilica fa miglior presa, basta puntare nel foro della piattina delle stecche di legno dolce sezione 7×7 mm e batterle con il martello (1); da sotto escono i tondini diametro 6 mm che si possono efficacemente usare come spine tagliandole a misura (2). Cosparsi di colla, senza preoccuparsi troppo della loro lunghezza, vengono inseriti e battuti all’interno del foro che collega i due elementi da unire (3) e con una lama da seghetto si tagliano a filo eliminando la parte superflua (4). Basta una veloce passata con carta vetrata per rifinire il punto di giunzione.
Cerniere a libro e a stantuffo per rifinire la cassapanca con pallet
Due cernere a libro ottonate articolano il coperchio alla struttura della cassapanca con pallet. Si noti il variegato effetto ottenuto con tavole di recupero che presentano venature e colori l’una diversi dall’altra.
Per mantenere il coperchio in posizione di apertura si utilizza un sistema telescopico a pistone che, montato su un solo lato corto della cassapanca, agevola il sollevamento del coperchio e lo mantiene aperto; per la chiusura, con rientro del pistone, occorre esercitare una certa pressione.
FILA, realtà imprenditoriale tutta italiana che, da 3 generazioni, si prende cura, protegge e risana tutte le superfici, con soluzioni professionali a basso impatto ambientale, è stata selezionata da Oscar e Francesco Farinetti, Founder e CEO di Green Pea, per diventare protagonista del primo Retail Park al mondo dedicato al tema del rispetto dell’ambiente, che aprirà i battenti il 9 dicembre a Torino.
L’Azienda, guidata dal 1970 dall’attuale Presidente Beniamino Pettenon, oggi coadiuvato dai figli Francesco ed Alessandra, entrambi con il ruolo di Amministratore Delegato, conserva immutata i valori di un tempo: eccellenza dei prodotti e delle soluzioni offerte, ruolo centrale dei valori della famiglia e di rispetto dell’ambiente e del territorio per creare un futuro positivo per le generazioni che verranno.
Nel nuovo store di 15.000 mq di Green Pea, al III° piano, nell’area Beauty – taste, read & beauty – verranno esposti e venduti i detergenti FILA biodegradabili e protettivi a base acqua per tutte le superfici. Prodotti selezionati in quanto rispettosi dell’ambiente, della persona, non nocivi per gli animali domestici, realizzati con nuove materie prime derivanti da parti organiche e vegetali, totalmente atossici e VOC, confezionati solo con imballi riciclabili. Grazie alle caratteristiche dei suoi prodotti, FILA ha definito una partnership con Green Pea per la pulizia e la manutenzione delle superfici del Retail Park.
FILA Green Action non è uno slogan ma una precisa strategia aziendale che coinvolge tutti i settori dell’azienda, dalla produzione al consumo solo di energia rinnovabile, fino alla raccolta differenziata e controllata degli scarti di lavorazione; tutti i laboratori di ricerca e i centri produttivi sono esclusivamente in Italia e rispettano i più rigidi standard di sicurezza ambientale e sul lavoro; dal 2009, inoltre, l’azienda fa parte del Green Building Council Italia, associazione no-profit che sostiene lo sviluppo di edifici ecosostenibili e ha conseguito, nel 2014, l’importante certificazione ambientale ISO 14001.
“Abbiamo iniziato questo inedito percorso insieme a FILA – dichiara Oscar Farinetti, Fondatore di Green Pea – in quanto l’azienda mette al centro della propria attività la persona e il suo benessere, nel pieno rispetto dell’ambiente e del territorio, con un’organizzazione avanzata e globale, ambasciatrice del meglio del made in Italy nel mondo. Ed è proprio questo che ricerchiamo nei nostri partner”. www.filasolutions.com
Uno strumento che unisce diverse funzioni, pensato per la massima semplicità di utilizzo: permette di fare da soli le misurazioni che risultano molto immediate e precise, senza contare che non serve supporto perché aderisce alle superfici
Le operazioni più semplici che capita di fare in casa sono appendere quadri, fissare mensole e montare supporti per le tende; operazioni alla portata di tutti, che non presentano difficoltà, se non quella dei corretti allineamenti, solitamente richiesti per questioni estetiche e/o funzionali. In questi casi andare a occhio non è una buona idea; bisogna usare strumenti come la livella, meglio se laser. Da questo mese è disponibile la nuova livella laser BoschAtino, validissima per i lavori in casa elencati sopra, perché è facile da posizionare, è immediata nel funzionamento, semplifica l’allineamento e incorpora un metro flessibile per marcare subito i punti da forare sulla parete. Ha un sistema a gel che le permette di aderire alle superfici lisce e un sistema con piastra e puntine per le superfici più strutturate.
Anello led rosso: linea non livellata; anello led giallo: linea quasi livellata; anello led verde: linea livellata
Una volta fissata a parete, si accende la livella e la si ruota per effettuare l’allineamento orizzontale, verticale o inclinato a 45°, aiutati dal segnalatore led che cambia colore e diviene verde solo a raggiungimento dell’impostazione perfetta. Nel mezzo la livella è vuota e presenta un riferimento centrale da cui partire nei rilevamenti; il metro flessibile, che si estende lungo la proiezione del laser, ha lo zero sul riferimento centrale, quindi, senza l’aiuto di nessuno, si possono marcare sulla parete più punti allineati e a distanza precisa uno dall’altro.
Adatta a superfici lisce o ruvide
Quando la livella laser Bosch Atino va posizionata su una parete con piastrelle di ceramica, su mobili o boiserie in legno, su superfici lisce pitturate, su pareti in cemento, marmo o pietra naturale, si utilizza il gel pad di cui è dotata, che ha una forte capacità di aggrappaggio su questi materiali. Quando ci si trova in presenza di carte da parati (carta, tessuto ecc) oppure di superfici intonacate, con ruvidità sino a circa 2 mm, si usa la piastra con puntine in dotazione. La livella Atino ha un prezzo consigliato al pubblico di euro 49,95.
Impugnatura, avviamento, velocità della livella laser Bosch Atino
Tempo richiesto: 10 minuti
Led che indica il corretto allineamento
Una volta che la livella è allineata (il LED diventa verde) si può utilizzare anche il metro per misurare punti e tracciare linee di marcatura utili successivamente per posizionare foto o montare mensole.
Perfetta adesione alle superfici
Il duplice sistema di adesione alle superfici di Atino è molto performante e si adatta ai più disparati materiali, lisci o rugosi. In breve si impara a usare lo strumento con dimestichezza: anche applicare nella giusta posizione le maniglie a una nuova cassettiera diviene operazione banale.
Possibilità di estrarre il metro
Il metro estraibile è utilissimo quando oltre ad allineare due oggetti si devono mettere anche a una distanza precisa. Il metro di Atino, lungo 1,5 metri, rende possibile l’operazione con la massima precisione, immediatezza e rapidità.
Non solo allineamenti orizzontali
Il sistema di controllo dell’allineamento della livella lavora su precisi angoli: 0°, 90°, 180° e 270°. Offre così la possibilità di allineamenti orizzontali, verticali e inclinati nei due sensi. Nel caso di una serie di mensole, quindi, oltre a metterle tutte perfettamente orizzontali, la livella aiuta anche ad allinearle verticalmente e a distanziarle della stessa misura.
Tratto da “Far da sé n.511 – Dicembre 2020-Gennaio 2021″
Autore: Nicla de Carolis
Forse qualcuno di voi lo ricorderà, già nel 1988 la nostra casa editrice aveva pubblicato Usi intelligenti dei motori di recupero, un manuale che ha riscosso grande successo, oggi addirittura diventato una pubblicazione di culto in vendita su Ebay a 79,00 euro. Chi abbraccia e si appassiona al far da sé, hobby/stile di vita, imparando con il tempo nozioni pratiche e teoriche non solo sul come si fa ma anche sul come è fatto, arriva naturalmente a cercare di riparare ciò che è rotto o a recuperarne i pezzi utilizzandoli per qualcos’altro. Guardate il servizio di pag. 24 dove è documentata passo passo la riparazione dell’indistruttibile e giustamente costoso aspirapolvere Folletto, elettrodomestico che, soprattutto in passato, era fatto per durare, principio totalmente in antitesi alla regola dell’obsolescenza programmata voluta dall’economia dei consumi, regola senza la quale il ciclo della produzione non marcerebbe alla velocità desiderata. Sembra però ci sia qualche ripensamento circa questa modalità di produzione/consumo, dettato dall’evidenza che le risorse nei Paesi del mondo industrializzato sono sovrasfruttate. L’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile entro il 2030, appunto, il documento/impegno sottoscritto dai principali Paesi, vuole tra i suoi 17 obiettivi “garantire modelli sostenibili di produzione e consumo” passando da un’economia lineare (materie prime, produzione, distribuzione, consumo, rifiuti) all’economia circolare: un modello questo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti. “In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo” così recita la spiegazione che ne dà il sito del Parlamento Europeo. La notizia recente è che per andare in questa direzione le aziende potrebbero ristrutturare i processi produttivi approvvigionandosi solo con materiali usati, dicendo così fine ai rifiuti; inoltre gli elettrodomestici rimarrebbero di proprietà delle aziende costruttrici e noi utilizzatori ne pagheremmo solo l’affitto; questo consentirebbe di produrre con materiali di gran lunga migliori prolungando la vita dell’elettromestico che verrebbe comunque alla fine riutilizzato per crearne altri. In questo circolo virtuoso la lavatrice sarebbe quindi “eterna”… meraviglioso! Ma i far da sé a questo circolo virtuoso, nel loro piccolo, sono arrivati prima, già in tempi non sospetti, convinti della bontà della loro scelta di riparare e recuperare non si sono curati di chi li prendeva in giro dicendo: “… ma non facevi prima a comprarlo nuovo?”.