La validità delle facciate vegetali ai fini energetici risulta positiva, ma queste “nuove forme di verde in città” sono solo un tassello del quadro di riferimento che necessita di altri elementi per essere valutato: ”…vera, ma al tempo stesso artificiale nel suo dover rinunciare a qualsiasi autonomia e imprevedibilità…” come rileva Umberto Galimberti, maestro di pensiero, “… la città degli uomini, un tempo spazio recintato nel mondo naturale, ha preso il posto della natura ridotta a spazio recintato nel mondo artificiale della città, dove la natura può vivere solo grazie all’assistenza tecnica”. I muri vegetali high-tech sopravvivono infatti grazie al continuo sostentamento artificiale, che sostituisce alla presenza del terreno una capillare distribuzione di acqua e sostanze nutritive. Ci sono poi casi dove addirittura di tutto questo impianto, costituito da gabbie modulari riempite di lana di roccia, nel giro di tre anni non è rimasto che lo scheletro nudo, perché tutta la vegetazione è morta. Una facciata vegetale richiede un immane lavoro per creazione e manutenzione; e non parliamo proprio di quel che c’è dietro la realizzazione del bosco verticale, la costruzione riconosciuta nel 2015 grattacielo più bello e innovativo del mondo, progettata da Stefano Boeri, dove piante e alberi, “chiusi” in vasche sui terrazzi, richiedono cure da parte di tree climber (scalatori di alberi), impianti di irrigazione e monitoraggio centralizzati e, per la loro sostituzione, due gru collocate sulle sommità dei grattacieli. Gli appartamenti dei prestigiosi edifici che, grazie a questo verde e ai migliori criteri di edilizia ecologica con cui sono stati costruiti, raggiungono il grado massimo di classe energetica, costano 15.000 euro al metro quadro con spese di gestione altrettanto da nababbi. E tutto questo fa riflettere sulla natura impiegata in tali esperienze, domata e dipendente dalla tecnica, dall’energia e dall’uomo. Le piante rampicanti che rivestono facciate sono qualcosa di molto meno impegnativo che addirittura, a volte, nascono spontaneamente nella terra intorno alla casa e non hanno bisogno di particolari cure o impianti. Questa vegetazione forte e bella costituisce, anch’essa, una vera facciata ventilata naturale con funzioni termiche, sia nel periodo estivo sia in quello invernale, perché la caduta delle foglie permette al sole di “asciugare” le murature e penetrare attraverso le finestre. D’estate, invece, la vegetazione si volge secondo l’inclinazione dei raggi solari, dando origine a una schermatura di tipo naturale. Ma l’ombreggiamento solare non è l’unico aspetto da considerare: un sistema filtrante vegetale crea una barriera di protezione anche alla vista e al vento, mitiga il clima, assorbe le polveri, attenua i rumori. Esistono specie di rampicanti che hanno bisogno di sostegni per potersi sviluppare e “arrampicarsi”, mentre altre sono in grado di sostenersi alle pareti senza bisogno di alcun aiuto artificiale. …ma tutte queste informazioni e altre potrete trovarle nell’ampio servizio da pagina 10.
Realizziamo delle bellissime tegole decorate utilizzando colori acrilici e la tecnica del découpage
Il filone del riciclo e del recupero creativo è sempre seguitissimo: in questo articolo vediamo come, con semplici passaggi, possiamo realizzare delle bellissime tegole decorate ( o coppi, come nel nostro caso). Le tegole découpage possono essere utilizzate come centrotavola decorativo per le feste o per un’originale idea regalo fai da te.
I materiali necessari per decorare tegole
I materiali necessari per realizzare le tegole decorate sono: tegola o coppo, colori acrilici in diverse tonalità; fondo di copertura acrilico; pistola per termocolla; pennelli, carta per découpage; forbici; das terracotta; colla di montaggio.
Come decorare una tegola
Tempo richiesto: 2 ore
Spalmare l’adesivo da montaggio
Il coppo viene sistemato in verticale, per cui ha bisogno di una base stabile. Spalmiamo l’estremità più larga con un abbondante cordone di adesivo da montaggio e applichiamola su un foglio di faesite o cartone compatto.
Verniciare la superficie del coppo
La superficie del coppo non è adatta per ricevere vernici e colla, quindi bisogna prepararla con un fondo liscio e poco assorbente. A questo scopo stendiamo uno strato di gesso acrilico seguito da una o più mani di rosso vivace.
Ritagliamo gli elementi che ci servono
Anziché dipingere tutti i dettagli con colori e pennelli adottiamo la tecnica del découpage: finestre, porte e decorazioni si ritagliano da fogli di carta o tovagliolini con un paio di piccole forbici, curando di seguire con precisione i bordi del disegno.
Posizionare il ritaglio sul coppo
Poniamo la porta sul coppo a una distanza di circa 5 cm dalla base centrandola sulla curvatura del coppo. Segniamo con una matita la posizione degli angoli in modo da poterla riposizionare esattamente una volta steso il primo strato di colla.
Stendere lo strato di colla
Esistono adesivi chiamati “colla velo” adatti per la carta più sottile, ma in questo caso funziona benissimo la colla vinilica diluita 1:3. Se ne stende uno strato sulla carta e poi si deposita delicatamente il disegno ritagliato. Picchiettando con il pennello si spianano le grinze e si fa aderire la carta alla superficie.
Realizzare coppi e mattoni in miniatura
Coppi decorati e mattoni in miniatura si plasmano con il das terracotta, ma si trovano anche già fatti nei centri fai da te e nei negozi specializzati in modellismo. Con la colla a caldo si incollano lungo il margine superiore del coppo, la parte larga verso l’esterno.
Incollare i mattoni in miniatura
Incolliamo con la colla a caldo i mattoncini sotto la porta fino ad ottenere un pianerottolo, poi proseguiamo lateralmente per realizzare la scaletta. Un ulteriore cordone di colla sotto i mattoni irrobustisce la struttura senza essere visibile.
Finale all’insegna della fantasia
Possiamo lasciare correre la fantasia incollando sul coppo oggettini che richiamano il Natale e la stagione invernale: con sottili tavolette di balsa e il traforo otteniamo la slitta e lo steccato; le pigne, dorate con vernice spray, sono alberelli e cespugli; dalle decorazioni dell’albero possiamo sottrarre una campanella e un nastro da sistemare sopra la porta.
Tegole dipinte prezzi
I prezzi delle tegole decorate possono variare da pochi euro fino a migliaia per i modelli più esclusivi e artistici.
UN SOTTOFONDO UNIVERSALE: prepara tutti i tuoi supporti grazie a questo gesso per molteplici superfici, utilizzabile sia su tela che su carta o legno. Questa apprettatura opaca concentrata a base di bianco di titanio ti consente di migliorare l’aggrappo delle superfici più porose da dipingere prima di realizzare i tuoi dipinti acrilici.
APPLICAZIONE FACILE: stendi uno strato sottile di questo rivestimento universale sul tuo supporto utilizzando un pennello piatto, una pennellessa per pittura acrilica o anche una spatola per pittura. Applica questo gesso su qualunque superficie pulita non unta per riempire i pori prima di applicare i tuoi colori acrilici.
ESSICCAZIONE RAPIDA: prepara i pennelli, la tavolozza e i tuoi barattoli di colori acrilici durante l’essiccazione del rivestimento acrilico. In meno di un’ora, avrai a disposizione una superficie perfettamente ruvida.
UN PRODOTTO MANIPOLABILE: i gessi Pébéo della gamma Studio Acrylics sono compatibili con tutti i colori e ausiliari Pébéo. Una volta asciugati, è possibile applicarvi sopra colori acrilici, a olio, acquerelli, inchiostri, ecc.
LA PREPARAZIONE IDEALE: non richiedendo alcuna preparazione preventiva, questo rivestimento bianco ti permette di impermeabilizzare tutti i tuoi supporti grazie alla sua consistenza spessa particolarmente coprente. Questo rivestimento impermeabilizzante è lo strumento che mancava nella tua valigetta da pittore.
In questo numero, tra i tanti approfondimenti e novità, c’è un bell’articolo sulla doccia: un sistema per lavarsi che ha una storia ancora breve; i bagni, diffusi largamente nelle abitazioni solo dopo la seconda guerra mondiale, prevedevano la vasca. La prima doccia di cui si ha un’immagine è il sistema ingegnoso del francese Gaston Bozerian, ideato nel 1880, nel quale “il bagnante” muovendosi su due pedali pompava acqua verso l’alto. La doccia oggi è in testa alla classifica, come gradimento da parte degli italiani, che la preferiscono alla vasca ed è intesa non come la scomoda “scatola” con paretine in policarbonato che delimita uno spazio angusto di 70 x 70 cm, terribile soprattutto per i più corpulenti, ma come uno spazio ampio. Spesso non ha neanche bisogno di essere delimitata da vetri o altri elementi di separazione e viene realizzata a filo pavimento o con un leggero rialzo dei piatti doccia di materiali che possono essere tagliati della misura desiderata; niente a che vedere con quelli massicci, di misure fisse del passato che, nel tempo, insieme agli orribili box di cui sopra, diventavano ricettacolo di muffe e rifiniture ammalorate. Oggi più che di doccia si parla di “sistema doccia” in cui è incluso tutto ciò che è necessario per creare questa zona: le aziende continuano a sfornare novità, dai sistemi ultrasottili per l’impermeabilizzazione, ai sifoni adatti anche ai massetti di basso spessore, tipici delle case d’epoca, agli scarichi a canalina o a muro, ai soffioni con relativi gruppi per regolare temperatura e getti dell’acqua, posizionabili ovunque. Il tutto per assecondare e perfezionare sempre più questa nuova concezione di doccia “libera”, spaziosa e molto godibile, arricchendola anche di optional come la musica che “esce” insieme all’acqua, la cromotetapia, l’idromassaggio e presto anche un vassoio con aperitivo, olive e noccioline… E poi non potevamo non approfondire l’argomento ECOBONUS 110, previsto dal decreto “cura Italia” che, grazie a un credito d’imposta, consente di realizzare importanti lavori di riqualificazione a costo zero. Certo, fare tutti gli interventi che nel loro insieme contribuiscono a far “salire” di 2 livelli la classe energetica l’immobile, non è proprio una passeggiata, occorre un progetto ben fatto che tenga conto di tutte le componenti necessarie ma, alla fine, i vantaggi sono indiscutibili. Nel dossier di questo numero l’argomento è trattato in generale, con gli aggiornamenti al momento in cui andiamo in stampa e con un approfondimento sull’isolamento dell’involucro, primo passo fondamentale per guadagnare punti.
Un’utile guida da cui prendere spunto per costruire un forno a legna fai da te
Anziché acquistare un forno a legna prefabbricatopossiamo autocostruirlo risparmiando un sacco di soldi. Ma come costruire un forno a legna?
Il forno a legna che proponiamo ha dimensioni di tutto rispetto: al centro della cupola è alto 520 mm dalla base delle tavelle refrattarie che isolano il fondo, il diametro interno è di 840 mm, la profondità della soglia è di 210 mm, l’ampiezza interna di 420 mm e quella esterna di 480 mm; lo spessore della volta finita è di circa 150 mm.
La progettazione
Lo schema della pianta del forno a legna si traccia su di un foglio di cartone definendo gli ingombri interni ed esterni; con uno spessore della volta di 150 mm si ottengono ingombri esterni di 1150 mm in lunghezza per 1000 di diametro.
L’anima del forno (cioè la struttura fai da te di supporto alla muratura) è di legno, ma si possono utilizzare anche materiali come polistirolo espanso o sabbia umida ben modellata; la finitura è costituita da un intonaco di malta refrattaria e rete metallica.
Dopo 10 giorni di presa e ritiro della malta si disarma il sostegno provvisorio e si eseguono i ritocchi interni. Si lascia asciugare per una settimana e si inizia l’essiccazione per irraggiamento: il 1° giorno 10 minuti di fuoco, il 2° giorno 20 minuti e così via. Al settimo giorno i mattoni si presentano quasi sbiancati dalla cottura.
Per preparare l’anima del forno a legna si fissano alcuni listelli di legno disponendoli come le centine di una barca e si ricopre con cartoni graffettati.
Allestire la bocca del forno
Allo stesso modo si allestisce la bocca del forno, rivestendola con compensato inumidito, formando così una dima al di sopra della quale si posano i mattoni con malta refrattaria per costruire l’archetto.
Sistemare la canna fumaria e rivestire la volta
Già in questa fase si sistema la canna fumaria, chiudendola tra una coppia di mattoni, quindi si riveste la volta che, tolta la dima, dev’essere puntellata in maniera opportuna.
Coibentare la base della canna fumaria
La canna fumaria ha una lunghezza di 900 mm ed un diametro di 140 mm ed è dotata di valvola di regolazione; alla sommità, su tre piattine 3x15x200 mm saldate alla canna si posiziona il comignolo, di 240 mm di diametro, anch’esso unito per saldatura. Prima di posare il caldano, si coibenta la base della canna fumaria, alla quale sono saldate due zanche, con un lembo di feltro alto una trentina di centimetri; il tutto si riveste con un cassonetto di lamiera.
Ultimare la volta
I mattoni che formano la volta si posano sopra il cordolo di mattoni preparato in precedenza, adattando la loro forma caso per caso e badando che siano sempre sfalsati l’uno rispetto all’altro. Le fessure si chiudono con frammenti di mattone e malta.
Isolare il camino
L’isolante in lana di roccia si avvolge attorno alla canna fumaria bloccandolo con alcuni giri di filo di ferro. Nella canna fumaria devono essere preventivamente praticate le aperture per il passaggio del chiavistello, costituito da un fondello di ghisa al quale si saldano due cavallotti.
La scultura a tutto tondo è una tecnica scultorea che permette di realizzare una figura tridimensionale priva di piano o di sfondo
A differenza dei bassorilievi, la tecnica di scultura a tutto tondo consiste nello scolpire il soggetto in modo che possa essere visto nella sua tridimensionalità e completezza, a 360°, senza essere vincolati da un piano o uno sfondo.
Per questa lavorazione è bene utilizzare legno di prima scelta e avere un’idea di massima del soggetto che si vuole realizzare per orientare la fibra in direzione del disegno da riprodurre, eventualmente ricavando le parti da più pezzi che saranno incollati in un secondo tempo.
Per scolpire un cavallo, per esempio, bisogna utilizzare sei pezzi, uno per corpo e collo e cinque per le quattro zampe e la testa, tutti con la fibra orientata per il lungo, cosicché il legno offra la massima resistenza all’utilizzo di scalpelli, sgorbie e altri attrezzi specifici. Il pezzo dev’essere saldamente bloccato in modo da non spostarsi sotto i colpi di mazzuolo.
Un approccio simile è valido anche per la realizzazione di una statua a tutto tondo, sia che raffiguri l’intero corpo o un mezzo busto.
Vediamo nel dettaglio come si realizzano le sculture a tuttotondo.
Cosa c’è da sapere sulla scultura a tutto tondo
Il più fine lavoro di scultura porta gradualmente dal blocco grezzo di legno fino a un risultato quasi fotografico. In pratica si può dire che lo scultore opera come se sfogliasse un carciofo, eliminando via via gli strati più esterni fino a raggiungere il cuore. Per la primasbozzatura in generale si usano seghe a nastro e telaio.
Uno degli attrezzi più antichi per le sculture tutto tondo, utilizzato per asportare ampie fette di materiale, è la mezzaluna. Si tratta di un coltello da impugnare a due mani tramite una coppia di manici, con lama fissa o mobile, che serve per spianare, si utilizza a tirare ed è l’antenato della pialla.
Con il modellino di creta
La prima fase consiste nella realizzazione di un modellino di creta o plastilina che faccia da riferimento per il lavoro di sgorbia o scalpello, più o meno dettagliato.
Le dimensioni possono essere reali o in scala. Con due compassi, uno per esterni e uno per interni, si rilevano dal modello le dimensioni per scolpire il legno.
Scolpiamo a parte tutti i particolari sporgenti dal blocco principale (zampe e testa), che poi andremo a incollare al corpo, altrimenti potrebbero spezzarsi.
Direttamente sul legno
La zappetta
È un’accetta con la lama trasversale al manico che si usa più o meno come un martello e ci serve per la sgrossatura della scultura tutto tondo.
Le raspe
Bisogna usarne diverse, dalla dentatura più grossa a quella più fine, per eliminare gli spigoli prodotti con la sgrossatura e passare poi alla carta vetrata.
Il disco per scolpire
Si monta sulla smerigliatrice e lavora come una sega, ma in tutte le posizioni, eseguendo tagli, profondi circa 22 mm e larghi 8 mm.
Supporti reggipezzo
Per realizzare una scultura a tutto tondo il pezzo dev’essere sostenuto lungo il proprio asse, in modo che si possa lavorare tutto il blocco.
Lo si può fare con diversi sistemi, per esempio con questo supporto a inclinazione regolabile, in tubo metallico, che permette di lavorare comodamente e in sicurezza, oppure fissando sul banco o nella morsa un platorello con testina girevole, nel qual caso il pezzo si avvita dal basso al platorello che può girare sul suo asse e basculare avanti e indietro.
Il saldatore a stagno è un utensile elettrico utilizzato per ottenere unioni stabili tra vari componenti nel campo dell’elettronica e nella lattoneria per mezzo di stagno riscaldato fino al punto di fusione
In questo articolo vediamo come recuperare un vecchio minipimer trasformandolo in un attrezzo multifunzione fai da te
Non è il caso di spiegare cosa sia il minipimer, chiariamo solo è il nome commerciale di un piccolo frullatore a immersione che ha conquistato le casalinghe di tutto il mondo, e che poi è stato imitato da un’infinità di altri marchi.
Per semplicità, in queste pagine il termine minipimer sarà usato genericamente essendo protagonista di una storia di conversione. Avendo uno di questi piccoli elettrodomestici, il cui motore ancora funzionava, ma le lame erano consumate e la loro protezione era andata in parte a pezzi, abbiamo pensato di sistemarlo per ricavarne un elettroutensile multifunzione fai da te a metà fra una smerigliatrice diritta e un minitrapano. In effetti, ciò che abbiamo ottenuto è più potente di un minitrapano, ma meno di una smerigliatrice.
Come sempre la procedura è stata graduale: prima si smonta tutto e si verifica la fattibilità sulla base delle condizioni del motore elettrico e dell’apparente robustezza delle parti meccaniche in movimento. Ci si deve inoltre assicurare la possibilità di rendere il progetto fruibile, quindi che ci sia compatibilità con una serie di accessori di cui si ha possesso o che si è sicuri di poter trovare in commercio.
In questa fase è fondamentale avere una buona dotazione di pezzi avanzati o parti meccaniche smontate da altri elettroutensili; fra questi pezzi si trova sempre quello che serve per portare a conclusione un lavoro.
Vediamo nel dettaglio come costruire un utensile multifunzione fai da te riciclando un piccolo frullatore a immersione.
Da rottame a efficace strumento
Il vecchio minipimer è un elettrodomestico diffusissimo in tutte le cucine; esistono svariati modelli di marche diverse, ma tutti hanno un analogo aspetto e configurazione simile, che agevolano la trasformazione proposta del lettore.
Il primo step per realizzare questo multifunzione fai da te consiste nello smontare totalmente l’elettrodomestico. Questo passaggio è necessario per controllare che il motore sia in buono stato e la meccanica sia sana e robusta (importante è che l’albero si muova in una bussola di bronzo);
ma soprattutto per effettuare una modifica elettrica che inverta il senso di rotazione del motore.
Rimontato completamente l’elettrodomestico si dà il via alla trasformazione, che a questo punto avviene interamente all’esterno. Tenendolo fermo sulla morsa, si taglia via prima la vecchia protezione di plastica delle lame, di cui mancano già delle parti rotte. Si usa un seghetto da ferro, condotto a mano.
Ora lo spazio è libero per tagliare l’alberino del motore, immediatamente prima della lama. Lo scopo, oltre alla rimozione della stessa, è quello di ottenere un’estremità cilindrica, regolare, su cui poter fare presa.
Fra le cianfrusaglie idrauliche messe da parte si reperisce un raccordo a stringere, a 4 vie, che ha sezione interna di 6 mm, perfettamente adatta al moncone dell’alberino preparato precedentemente. Anche questo va adattato, perché servono soltanto due attacchi opposti, quindi vanno rimossi gli altri due.
Dopo aver tagliato via i due attacchi filettati che non servono, ci sono ancora monconi da asportare; si può fare con un paziente lavoro di lima, ma con il tornio si fa prima e ci si assicura l’uniformità del risultato.
Il pezzo ottenuto si calza sull’alberino che fuoriesce dal minipimer e lo si fissa stringendo a dovere.
All’altra estremità si innestano accessori vari, con codolo da 6 mm di diametro, atti a smerigliare, carteggiare o levigare.
Anche la caratteristica tipica della maggioranza dei minipimer, quella di avere diversi step di velocità, magari anche una regolazione continua da minimo al massimo dei giri, si rivela eccellente per la nuova destinazione d’uso dell’utensile multifunzione elettrico. Si può così adattare il regime di rotazione in base al tipo di accessorio montato e al materiale in lavorazione.
Se la lavatrice non si accende possiamo indagare con il tester per capire se la corrente arriva al pulsante di accensione
Quando la lavatrice non si accende, per approfondire l’indagine smontiamo il coperchio per accedere alla zona dove si trovano i cavi di alimentazione. Una lavatrice che non parte è un problema, sempre. Prima di chiamare un tecnico è utile indagare autonomamente per capire il problema.
Se la lavatrice non si accende con il tester (multimetro digitale) regolato su Volt in corrente alternata (ACV) controlliamo la presenza di tensione, a partire dall’ingresso del cavo di alimentazione nella carrozzeria, appoggiando, con la massima cautela, un puntale a massa, sulla lamiera nuda, e l’altro sulla parte terminale dei fili da controllare: il tester trova regolarmente 220 V fino all’interruttore di accensione dove, malgrado sia premuto, si rileva la presenza di tensione solo sul cavo di ingresso (dovrebbe esserci tensione anche su quello di uscita). Il problema è qui.
Come si procedere quando la lavatrice non parte
Tra i problemi lavatrice la verifica dei contatti elettrici è un passaggio fondamentale, ecco come procedere:
Se la lavatrice non si accende Togliamo la spina dalla presa e smontiamo i capofili dall’interruttore e lo estraiamo dalla sua sede con l’aiuto di un cacciavite. Per sicurezza controlliamo ancora, con il tester su Ohm: non c’è continuità. Il colpevole è lui. Ovviamente la cosa più facile da fare sarebbe comprarne uno nuovo, ma non è detto che l’elemento sia irrecuperabile.
Ripristinare i contatti della lavatrice che non vuole partire
Smontiamo con un cacciavite i due gusci che lo compongono prestando la massima attenzione alle due molle che potrebbero spiccare un salto e rendersi irreperibili.
Una volta separate le varie parti si nota che i contatti sono molto anneriti e in particolare quello fisso, causa un surriscaldamento, ha fuso in parte la plastica affondando di qualche decimo di millimetro, abbastanza per diventare irraggiungibile da parte del contatto mobile posto su di una lastrina basculante.
Il problema è ancora risolvibile; per ripristinare la funzionalità si puliscono accuratamente con un cacciavite i due contatti e si piega leggermente la lastrina, diminuendone la curvatura, in modo da rendere possibile un maggior avvicinamento; se il movimento non è sufficientemente ampio si raschia, con la lama di un cutter, la plastica del finecorsa della lastrina.
Nuova verifica con il tester se la lavatrice non si accende
Si rimontano le parti lasciando per ultima la molla esterna che richiama il tasto, da inserire con l’aiuto di un cacciavite. Al termine è bene provare con il tester, regolato su Ohm, se la piegatura della lastrina è stata sufficiente ad assicurare un contatto efficace tra i contatti del pulsante.
Lavatrice non funziona intervento passo-passo
Tempo richiesto: 1 ora
Controllo della tensione con tester
Se la lavatrice non si accende Con la massima attenzione si controlla la tensione ai capi dei fili che provengono dal cavo di alimentazione cella con un tester regolato su Volt in corrente alternata.
Valutare la posizione dell’interruttore
L’interruttore (a sinistra) è incastrato sulla lamiera tramite due alette che sono accessibili solo dalla parte frontale, a sua volta schermata da un pannello di plastica.
Accesso all’interruttore
Togliamo la spina dalla presa, sfiliamo i capofili, smontiamo il tasto e il pannello di plastica per accedere alle alette che trattengono l’interruttore.
Apertura dell’interruttore
Facciamo leva con la massima delicatezza sugli incastri che tengono insieme i due gusci dell’interruttore fino ad aprirlo prestando attenzione alle due molle.
Smontaggio dell’interruttore
La parte centrale, quella mobile, scorrendo avanti e indietro sulla guida, sposta con uno dei suoi occhielli la molla che muove la lastrina portacontatti (a sinistra).
Valutazione del danno
A causa del calore sviluppato dalla corrente il portacontatto fisso ha fuso parzialmente la plastica allontanandosi dalla parte mobile.
Pulizia dei contatti se la lavatrice non si accende
La resistenza che ha causato il riscaldamento era provocata dallo sporco depositato sui contatti. Puliamoli accuratamente con un cacciavite fino a farli ritornare lucidi.
Riparazione del contatto
La riparazione è tutta qui: si piega leggermente la lastrina portacontatto in modo che riesca a raggiungere il contatto fisso e ad appoggiarsi su di esso con una certa forza.
Ricollocamento della piastrina
La lastrina viene ricollocata nelle guide tra cui oscilla senza appoggiare sui finecorsa di plastica. La molla che la pilota si inserisce al centro.
CE Multimetro Digitale Nominale con Protezione da Sovraccarico - Progettato per risolvere in modo sicuro e preciso una varietà di automobili ed elettrodomestici
Grande Dislay LCD Retroilluminato - Questo multimetro a 1999 conteggio è dotato di display il simbolo dell'unità su LCD di grandi dimensioni. Retroilluminazione fa la differenza nelle aree di scarsa illuminazione
Set completo di funzioni - Misura precisamente la corrente, tensione, resistenza, e così via. Test di montaggio di diodo / Test di giunzione P-N di transistore / Test di transistore hFE. Lettura massima nel corso del tempo, auto-gamma e cicalino di continuità.
Guscio protettivo giallo bello con supporto incorporato - Il guscio con il nostro multimetro è qualche tipo antiscivolo, plastica leggermente morbido aiuterà la protezione da caduta. Lo stand pone il dispositivo ad un angolo di 45 gradi e rende lo schermo facile da vedere a mano libera.
Batteria 9V Inclusa - Il coperchio del vano sul retro è garantito da una vite a croce, non è difficile da rimuovere mai.
Piccole dimensioni in grandi capacità: lava fino a 4 kg, il bucato di una giornata intera
La lavatrice più piccola sul mercato: grazie all'ingombro ridotto, permette di guadagnare il 50% di spazio offendo caratteristiche e prestazioni in linea con le tradizionali lavatrici
Partenza Ritardata
Adatta ad ogni spazio: piccola e perfetta per singles, seconde case o piccoli appartamenti. È perfetta sotto il lavandino, in piccoli spazi o all'interno di un mobile
Questo prodotto viene testato prima di essere imballato e commercializzato quindi può presentare residui d’acqua
Rimontaggio pulsante
Il pernetto che fa da guida al pulsante scorre in un labirinto (in basso a sinistra) che provoca il cambio del punto di arresto, una volta in chiusura ed una volta in apertura, dopo ogni pressione.
La molla che comanda la lastrina basculante trova posto in uno degli occhielli della parte scorrevole che la deforma facendo scattare in apertura o in chiusura i contatti.
Si rimonta la molla sulla lastrina e si uniscono i due gusci in modo che la molla vada ad impegnarsi sul pernetto presente al centro di una delle due cavità quadrate del guscio superiore. Il labirinto mobile, trattenuto dalla presenza di grasso, si posiziona al centro della sua corsa per poter essere “centrato” dal pernetto presente sulla parte mobile.
Con un cacciavite si esegue il caricamento della molla esterna che provoca il ritorno del pulsante completando il rimontaggio dell’interruttore.
Una bici da enduro viene trasformata in ebike fai da te mediante un apposito kit che comprende motore e accessori; manca solo il supporto per batteria
Possedere una bici all-mountain e da enduro, permette di prendersi tante soddisfazioni nei fuori pista, procurandosi divertimento e piacere infinito nelle escursioni su qualsiasi tipo di sentiero, specialmente se sconnesso, grazie al doppio sistema di ammortizzatori regolabili su entrambe le ruote che, nell’insieme, assicura una sospensione efficiente e sensibile.
Per praticare tale sport è richiesto però un apprezzabile allenamento, unito alla resistenza fisica, non sempre presenti dopo una stressante settimana lavorativa per chi può praticare attività sportive solo nei week-end. Piuttosto che rinunciare alle escursioni in bici anche quando non siamo abbastanza in forma, possiamo trasformare la nostra bici (in questo caso modello Stereo HPA 160 all-mountain) in ebike fai da te, senza fare costosissimi investimenti (il prezzo di una bici elettrica di tale categoria può superare anche i 5.000 euro!).
Abbiamo acquistato un apposito kit di trasformazione composto da motore elettrico completo di tutti gli accessori necessari, quali le leve del freno, i sensori idraulici, il display con funzione Bluetooth, i cavi, la ruota dentata con protezione, le pedivelle, il sensore di velocità, il set di controdadi e la batteria.
Come faccio a sapere se questo motore a trazione centrale si adatta alla mia bici? Questo motore a trazione centrale è stato progettato per adattarsi alla bici con un movimento centrale largo 68mm (2.68inch) o 73mm (2.87inch). Il diametro interno del movimento centrale non deve essere inferiore a 33.5mm. Invieremo rondelle e bulloni extra per movimento centrale 73mm .
Belgio, Lussemburgo, Slovacchia, Repubblica ceca, Ungheria, Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Italia, Polonia, Slovenia, Spagna, Finlandia, Lettonia, Lituania, Svezia, Bulgaria, Estonia, Grecia, Monaco, Portogallo, Romania
Dopo l'installazione del motore: se si verificano collisioni meccaniche tra motore e telaio, aggiungere guarnizioni, invieremo guarnizioni extra 1 pz 42 * 35 * 1.0 e 1 pz 42 * 35 * 1.5 Se non aggiungi guarnizioni, è facile rompere il guscio e distruggere sensore di coppia.
Sensore di velocità: serrare con la fascetta serracavo, mantenendo una distanza tra 10 mm e 15 mm, la freccia allineata al magnete. Dopo l'installazione Nota: Il motore non funziona quando il motore centrale TSDZ2 è a vuoto; Se il modello di display corrispondente è XH18-LCD, la rotazione dell'acceleratore è solo per il cambio Power Assist.
Garanzia: 1 anno (in base ai dati di acquisto): riparazione gratuita, pagamento dell'acquirente per affrancatura di ritorno e affrancatura, l'acquirente deve tornare in Germania o in Italia per la riparazione, non è necessario tornare in Cina.
Questo kit è adatto per l'installazione su biciclette normali da 22 a 28 pollici.
Questo kit non è adatto per modifiche su modelli speciali e modelli a velocità variabile.
Tensione nominale: 24 V. Potenza nominale: 350 W.
Velocità nominale: 3300 giri/min.
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Il supporto per la batteria
Con l’apposito kit per ebike fai da te è sufficiente provvedere solo al sostegno della batteria, alquanto pesante, con dimensioni di 367×90×111 mm.
Piuttosto che accontentarci di acquistare un portabatteria di tipo a borsello, oppure cinghie a strappo da legare al telaio (entrambi i sistemi poco pratici e non adatti alla tipologia della sua bici), abbiamo ideato e costruito un contenitore su misura sagomando un profilo di recupero in acciaio inox a forma di C: questo pezzo metallico da 1000x200x50 mm in origine era adibito a battiscopa di un banco frigo.
Per la costruzione del supporto, un pezzo del profilo viene usato tal quale, semplicemente forato in tre punti per essere fissato al telaio della bici tramite un U-Bolt autocostruito e una vite passante che si avvita in uno dei rivetti filettati predisposto di serie per il portaborraccia.
Un secondo pezzo viene sagomato con due diversi angoli che chiudono da una parte verso il motore e in punta verso il tappo superiore, in modo da dare una forma flessuosa al contenitore inox che poi, con la tecnica del wrapping, viene rivestito con pellicola adesiva in finto carbonio.
I componenti delle biciclette hanno una nomenclatura che talvolta differisce se si parla di cicli da strada, mountain bike o per altre discipline specialistiche. Qui indichiamo le voci che identificano le parti principali, utili nella lettura dell’articolo sull’ebike fai da te, ma anche per spiegarsi meglio quando ci si rivolge a un centro assistenza.
Rilevare l’ingombro batteria
Con nastro adesivo si attacca un foglio di cartoncino bianco con un lato in asse al telaio. Si accosta la batteria nella posizione voluta e se ne traccia il perimetro sul foglio, contrassegnando anche la circonferenza del motore e la possibile sagomatura finale.
Con un goniometro si rilevano gli angoli da riportare prima su una sottile lamiera ad angolo da sagomare con una cesoia.
Si usa il sottile angolare come dima per tracciare con precisione gli angoli sui bordi estremi del profilo inox.
Costruzione del telaietto in acciaio
Per la massima precisione dei tagli, si equipaggia la smerigliatrice angolare con disco da taglio spesso 1 mm.
Si piega il pezzo fino alla chiusura e pareggio delle scantonature e si esegue una prova in bianco sotto il telaio.
Con saldatrice TIG si saldano tutti gli angoli dopo averli bloccati in posizione interponendo delle tavolette di scarto sulle ganasce della morsa.
Si taglia e si salda una piattina inox 20×3 mm per realizzare una staffa a U, tale da reggere, mediante incastro, il supporto della batteria.
Fissaggio definitivo degli elementi
Una fetta di profilo a C lunga 90 mm come lo spessore della batteria, viene saldata in prossimità del vertice inferiore che chiude verso il motore.
Uno spezzone di barra filettata M6, preventivamente verniciata nero opaco e infilata in un tubicino in gomma trasparente, viene sagomato intorno al telaio per realizzare il collare U-Bolt che regge la staffa flangiata.
Con una punta da 4 mm, passante all’interno del rivetto filettato Ø 6 mm (attacco inferiore del porta borraccia) si esegue un foro perpendicolare sul telaio dell’ebike fai da te e contemporaneamente si marca anche il coperchio superiore mantenuto in posizione dall’U-Bolt.
Successivamente entrambi i fori si ripassano dal di sotto con punta da 6,5 mm.
I fianchi della scatola si chiudono con due pezzi di Alupanel spessi 4 mm ritagliati come la sagoma perimetrale esterna del contenitore.
Il telaio, dopo aver innestato la base inferiore a incastro sulla staffa interna, si completa con solo due viti M4 con testa bombata che serrano sul fronte superiore del supporto solidale al telaio che dapprima deve essere preventivamente tappato in testa con una piattina da tre mm sui cui poter praticare i due fori filettati.
Rivestimento con tecnica wrapping
Si acquistano alcune pellicole adesivizzate con trama in finto carbonio per il rivestimento esterno del supporto che regge la batteria.
L’interno del supporto viene imbottito con una striscia di materiale isolante che contribuisce a tenere ferma in posizione la batteria.
Si posizionano i carter al centro della pellicola e si tagliano le eccedenze e gli angoli con un coltellino molto affilato.
I lembi della pellicola si ripiegano e si fanno aderire anche verso gli angoli interni dei profili e si tagliano le eccedenze e gli angoli con un coltellino molto affilato.
Le due facce interne, realizzate in Alupanel, si verniciano di nero opaco per dare al supporto un aspetto armonico e professionale che lo rende perfettamente integrato con la bicicletta.
Mappatura parametri ebike fai da te
Completata l’installazione del portabatteria, del motore e gli altri accessori, si esegue la mappatura dei parametri con apposito software dedicato col quale si impostano i vari livelli di assistenza da 1 a 9, la potenza che deve erogare il motore, la velocità di pedalata e il tempo di riattacco motore dopo ogni cambio marcia.
Cos’è una e-bike? Cosa c’è in commercio?
Per e-bike si intende la bicicletta con pedalata assistita, ovvero quel tipo di bicicletta da passeggio (city-bike), moutain-bike o gravel-bike che goda dell’ausilio di un motore elettrico a batteria che interviene alleggerendo la fatica sui pedali, ma solo quando l’utilizzatore effettua uno sforzo sugli stessi. Il sistema della bicicletta elettrica è tarato per legge in modo che l’aiuto cessi quando si raggiunge la velocità di 25 km/h.
Come faccio a sapere se questo motore a trazione centrale si adatta alla mia bici? Questo motore a trazione centrale è stato progettato per adattarsi alla bici con un movimento centrale largo 68mm (2.68inch) o 73mm (2.87inch). Il diametro interno del movimento centrale non deve essere inferiore a 33.5mm. Invieremo rondelle e bulloni extra per movimento centrale 73mm .
Belgio, Lussemburgo, Slovacchia, Repubblica ceca, Ungheria, Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Italia, Polonia, Slovenia, Spagna, Finlandia, Lettonia, Lituania, Svezia, Bulgaria, Estonia, Grecia, Monaco, Portogallo, Romania
Dopo l'installazione del motore: se si verificano collisioni meccaniche tra motore e telaio, aggiungere guarnizioni, invieremo guarnizioni extra 1 pz 42 * 35 * 1.0 e 1 pz 42 * 35 * 1.5 Se non aggiungi guarnizioni, è facile rompere il guscio e distruggere sensore di coppia.
Sensore di velocità: serrare con la fascetta serracavo, mantenendo una distanza tra 10 mm e 15 mm, la freccia allineata al magnete. Dopo l'installazione Nota: Il motore non funziona quando il motore centrale TSDZ2 è a vuoto; Se il modello di display corrispondente è XH18-LCD, la rotazione dell'acceleratore è solo per il cambio Power Assist.
Garanzia: 1 anno (in base ai dati di acquisto): riparazione gratuita, pagamento dell'acquirente per affrancatura di ritorno e affrancatura, l'acquirente deve tornare in Germania o in Italia per la riparazione, non è necessario tornare in Cina.
Questa schermatura fai da te è composta da stecche di legno tagliate a misura e disposte a 45 gradi sui montanti
Nell’area esterna ridossata alla casa, sul retro o di lato, si finisce spesso per ricoverare attrezzi e materiali avanzati da altri lavori. Inizialmente si cerca di mantenere un minimo di ordine, poi a furia di aggiungere “buttando lì”, seppur con il buon proposito di sistemare al meglio in un secondo momento, inizia a regnare il caos, se non altro per l’eterogeneità dei materiali. Un’ottima soluzione potrebbe essere una schermatura fai da te.
All’inizio la siepe e le piante del giardino contribuivano a nascondere il deposito improvvisato, ma, con l’estendersi dello stoccaggio e per via di un varco tra la vegetazione, alla lunga questo ha finito per manifestarsi apertamente agli occhi di chi transitava ai margini della sua proprietà… e non era un bel vedere.
In tale situazione ci potevano essere diverse soluzioni per realizzare una schermatura in legno che nascondesse alla vista tutto ciò in modo dignitoso, ma un far da sé accorto valuta anzitutto come provvedere utilizzando in buona parte il materiale che ha già a disposizione e che, tra l’altro, va a ridurre il volume di quello giacente. Così, avendo un numero sufficiente di assi di legno con sezione 50×250 mm, abbiamo deciso di ricavarne le stecche per realizzare un grande pannello.
La strada più semplice e veloce consiste nel realizzare un telaio squadrato a cui fissare le stecche in piano; invece abbiamo preferito avventurarci nella costruzione di un pannello “persianato”, senz’altro più laborioso, ma anche più gratificante a fine lavoro.
Dima per sagomare i montanti
Si inizia a ragionare sul progetto preparando un disegno con i vari incavi a V per le stecche intercalati da “pieni” a forma di trapezio isoscele. Abbozzate la vista laterale del montante e la sezione delle stecche si valutano distanze e fissaggi.
La seconda fase porta a realizzare un disegno che riporti esattamente le quote della seghettatura da riprodurre per ottenere la dima, dopo aver deciso quale larghezza (o meglio profondità) dovranno avere i montanti.
La sagoma si riporta su una striscia di cartoncino rispettando le quote, quindi si ritaglia il profilo con un cutter.
Per ottenere la dima definitiva va bene un qualsiasi pezzo di scarto di spessore 4-6 mm, da cui ottenere una tavoletta che abbia le fibre orientate nel senso della lunghezza e che risulti abbastanza compatta da tollerare i tagli obliqui senza sfibrarsi. Meglio perdere un po’ di tempo in più per levigare i bordi e renderli il più possibile netti e squadrati prima di iniziare a tracciare i montanti della schermatura.
Materiale: legno di pino impregnato (resistente alla muffa).
Dimensioni: 180 x 180 cm.
Nota: tutte le parti per il montaggio sono incluse. Il montaggio è facile (normalmente ci si mette un'ora; un utente professionista può farlo molto più velocemente).
𝐏𝐀𝐑𝐀𝐕𝐈𝐒𝐓𝐀 𝐈𝐍 𝐁𝐀𝐌𝐁𝐎𝐎 𝐒𝐎𝐋𝐕𝐈𝐒𝐈𝐎𝐍 𝐁𝟖𝟗 – Il paravista SolVision B89 in bambù al 100% è ottimo come schermo visivo e protezione dal vento. Il tappeto di bambù è robusto, stabile e resistente alle intemperie. Il recinto di bambù può essere utilizzato sia all'interno che all'esterno.
𝐑𝐄𝐀𝐋𝐈𝐙𝐙𝐀𝐓𝐎 𝐈𝐍 𝐌𝐀𝐓𝐄𝐑𝐈𝐀𝐋𝐄 𝐍𝐀𝐓𝐔𝐑𝐀𝐋𝐄 – Realizzato al 100% in bambù naturale, questo pannello di privacy non solo è rispettoso dell'ambiente, ma è anche resistente e dura bene alle intemperie. Il tappeto di bambù è senza coloranti e naturale.
𝐑𝐄𝐒𝐈𝐒𝐓𝐄𝐍𝐓𝐄 𝐀𝐋𝐋𝐄 𝐈𝐍𝐓𝐄𝐌𝐏𝐄𝐑𝐈𝐄 – Il paravista in bambù è particolarmente resistente e resistente alle intemperie grazie al materiale utilizzato. Essendo un prodotto cresciuto naturalmente, è consigliabile posizionare il tappeto a doppio strato per garantire una protezione visiva quasi al 100%.
𝐑𝐎𝐁𝐔𝐒𝐓𝐎 𝐄 𝐒𝐓𝐀𝐁𝐈𝐋𝐄 – Il paravista da giardino in bambù è particolarmente robusto, grazie alla foratura con un filo forte e zincato. Allo stesso tempo, viene migliorata la stabilità e semplificato il montaggio del paravista in bambù.
𝐅𝐀𝐂𝐈𝐋𝐄 𝐃𝐀 𝐌𝐎𝐍𝐓𝐀𝐑𝐄 – Fissate il recinto in bambù rapidamente e facilmente con un filo, una corda di nylon o dei legacci per cavi standard sul vostro balcone, recinto o giardino. Utilizzate il paravista in legno nella vostra casa, balcone, giardino, terrazza o veranda.
L’intera costruzione è realizzata partendo da assi di sezione 50×250 mm, nella foto già tagliate a metà nel senso della lunghezza.
Il primo passaggio prevede una leggera piallatura a spessore per ottenere superfici perfettamente lisce e tavole di identica sezione.
Fatti i dovuti calcoli, effettuando tagli trasversali con la troncatrice e tagli longitudinali con la sega circolare da banco, si ottengono 4 pezzi da 50x250x1020 mm, 1 pezzo da 50x70x1020 mm e 1 pezzo da 50x70x1620 mm. Dai primi 4, con una serie di tagli si ricavano 32 stecche da 23x55x1020 mm; dagli altri due, con un unico taglio longitudinale, si ottengono due montanti e due traversi di sezione 23×70 mm.
Si monta una fresa a raggio concavo, munita di cuscinetto, sulla fresatrice a tuffo e, con molta pazienza, si arrotondano tutti gli spigoli sulla lunghezza; solo per le stecche sono 128 passaggi!
Potrebbe essere tutto pronto per il montaggio, se si trattasse di costruire un paravento più elementare; in questo caso, invece si prospetta la parte più laboriosa della costruzione, ovvero la sagomatura dei montanti su cui poter installare le stecche inclinate a 45 gradi.
Tracciatura e guida per tagli obliqui
La dima riporta soltanto una porzione della sagomatura ripetitiva, perciò va utilizzata in più riprese per effettuare la completa tracciatura del profilo laterale dei montanti della schermatura; bisogna essere precisi nel ricollocarla di volta in volta, affinché gli interassi tra vuoti e pieni rimangano costanti. Attenzione a guidare correttamente la matita in corrispondenza della stondatura.
La falsa squadra, bloccata alla corretta angolazione serve per ripassare la tracciatura in modo da evidenziarla e renderla netta; si ripassano prima tutte le inclinazioni in un senso, poi si gira la squadra e si ripassano le altre tornando indietro.
Accostati con precisione i due montanti, con la squadra a cappello si prolunga la tracciatura sul lato frontale di entrambi per poter iniziare il taglio in posizione corretta.
Per realizzare il supporto alla guida di taglio si preparano 4 tavolette con funzione di gambe di sostegno.
Si appoggia la guida sulle creste dei montanti e si fissano a essa le gambe, in appoggio sul piano, con due viti ciascuna. Si fanno poi passare le basi delle gambe su un foglio abrasivo a grana grossa per squadrarle e livellarle; si blocca la struttura con un morsetto in corrispondenza del primo taglio e si iniziano le incisioni spostandola di volta in volta, prima in un senso…
… e poi nell’altro, facendo attenzione che la lama della sega giapponese non affondi troppo nel legno.
La guida di taglio elementare, ma efficace
Si ricava da un pezzo di scarto (qui 50x80x150 mm) che abbia la base ben squadrata; partendo da circa metà della base si realizza un taglio passante a 45° in cui la lama della sega giapponese possa scorrere senza attriti, ma anche senza gioco.
Materiale: legno di pino impregnato (resistente alla muffa).
Dimensioni: 180 x 180 cm.
Nota: tutte le parti per il montaggio sono incluse. Il montaggio è facile (normalmente ci si mette un'ora; un utente professionista può farlo molto più velocemente).
𝐏𝐀𝐑𝐀𝐕𝐈𝐒𝐓𝐀 𝐈𝐍 𝐁𝐀𝐌𝐁𝐎𝐎 𝐒𝐎𝐋𝐕𝐈𝐒𝐈𝐎𝐍 𝐁𝟖𝟗 – Il paravista SolVision B89 in bambù al 100% è ottimo come schermo visivo e protezione dal vento. Il tappeto di bambù è robusto, stabile e resistente alle intemperie. Il recinto di bambù può essere utilizzato sia all'interno che all'esterno.
𝐑𝐄𝐀𝐋𝐈𝐙𝐙𝐀𝐓𝐎 𝐈𝐍 𝐌𝐀𝐓𝐄𝐑𝐈𝐀𝐋𝐄 𝐍𝐀𝐓𝐔𝐑𝐀𝐋𝐄 – Realizzato al 100% in bambù naturale, questo pannello di privacy non solo è rispettoso dell'ambiente, ma è anche resistente e dura bene alle intemperie. Il tappeto di bambù è senza coloranti e naturale.
𝐑𝐄𝐒𝐈𝐒𝐓𝐄𝐍𝐓𝐄 𝐀𝐋𝐋𝐄 𝐈𝐍𝐓𝐄𝐌𝐏𝐄𝐑𝐈𝐄 – Il paravista in bambù è particolarmente resistente e resistente alle intemperie grazie al materiale utilizzato. Essendo un prodotto cresciuto naturalmente, è consigliabile posizionare il tappeto a doppio strato per garantire una protezione visiva quasi al 100%.
𝐑𝐎𝐁𝐔𝐒𝐓𝐎 𝐄 𝐒𝐓𝐀𝐁𝐈𝐋𝐄 – Il paravista da giardino in bambù è particolarmente robusto, grazie alla foratura con un filo forte e zincato. Allo stesso tempo, viene migliorata la stabilità e semplificato il montaggio del paravista in bambù.
𝐅𝐀𝐂𝐈𝐋𝐄 𝐃𝐀 𝐌𝐎𝐍𝐓𝐀𝐑𝐄 – Fissate il recinto in bambù rapidamente e facilmente con un filo, una corda di nylon o dei legacci per cavi standard sul vostro balcone, recinto o giardino. Utilizzate il paravista in legno nella vostra casa, balcone, giardino, terrazza o veranda.
La prerogativa delle seghe giapponesi è che tagliano a tirare anziché a spingere: il vantaggio è che possono essere più sottili, non dovendo sopportare la spinta, richiedono meno sforzo e lasciano un taglio più pulito. Prima di procedere al montaggio si applica la finitura.
Si collocano tutti i pezzi su cavalletti e si stendono due mani di impregnante, in modo che anche le parti non visibili a lavoro ultimato siano protette dal degrado. Il prodotto asciuga rapidamente, quindi i pezzi possono essere ruotati più volte per portare a termine il lavoro senza interruzioni.
Con riscontri e morsetti, in base all’attrezzatura che si possiede e al proprio ingegno, si mettono in squadra montanti e traversi e si compone il telaio; i montanti vengono racchiusi tra i traversi.
Il fissaggio si effettua con viti tropicalizzate, ideali per strutture che devono soggiornare stabilmente in esterno. Tutti gli elementi in cui le viti sono passanti andrebbero preforati e svasati; volendo velocizzare il lavoro ed evitare questi passaggi, spendendo qualche euro in più, si possono utilizzare viti autoforanti e autosvasanti, a patto che la fibratura del legno sia abbastanza compatta da sopportare l’inserimento diretto delle viti. Conviene fare una prova preliminare per trovare la regolazione di coppia più consona.
Le stecche si fissano al telaio con una sola vite per lato, anche perché solo 2/3 della loro larghezza appoggia sui montanti.
Il pannello va infine fissato a due pali Ø 80 mm le cui estremità inferiori vengono trattate con catramina prima di infiggerli nel terreno.
Completata la struttura può essere impiegata anche in altri modi, per esempio come schermatura solare in giardino o sul terrazzo.