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Pouf fai da te | Da divano a letto

Un maxi pouf fai da te, formato da tre cuscini di schiuma uniti a fisarmonica; si trasforma in sgabello imbottito, giaciglio di fortuna o poltrona

Un pouf fai da te, ecco un’idea veramente furba per avere in casa una seduta che, all’occorrenza, permette di aggiungere un posto letto per un amico che si ferma a dormire, dopo che ha guardato la TV insieme a noi seduto sullo stesso elemento trasformato in poltroncina.

maxi pouf
Si tratta di realizzare tre cuscini impilati, ma uniti in modo da risultare solidali anche quando assumono le altre configurazioni, praticamente “incernierandoli”.
Ribaltando verso l’alto a 90° il cuscino superiore e appoggiandolo a una parete si ottiene la poltroncina.
Aprendo a 180°, sia il cuscino superiore, sia quello inferiore, si dispone di un materasso da 180×60 cm.

Volendo, c’è una quarta possibilità, ossia quella di disporre di una doppia seduta costituita da due cuscini sovrapposti e uno affiancato a essi.

Come imbottitura si presta bene allo scopo la schiuma di poliuretano: moderatamente cedevole e leggera, ma al tempo stesso compatta e consistente.

Tuttavia, per rendere i cuscini del pouf fai da te più confortevoli, conviene rivestire il blocco con un sottile strato di materiale più morbido; a questo scopo è adatta la fibra di poliestere. I due materiali si uniscono con una semplice spruzzata di colla spray.

Quanto alla fodera, per poterla togliere e lavare basta un’apertura con cerniera, perché l’imbottitura è facile da estrarre e reinserire senza pericolo di rovinarla.

Se l’idea piace, se ne possono realizzare identici: affiancandoli in versione poltroncina si dispone di un divano, mentre affiancandoli come materassi si ottiene un letto matrimoniale, anche se in realtà corrisponde a una piazza e mezza.

Cosa serve per il pouf fai da te

occorrente pouf

Occorrente: 

  • Tre blocchi di schiuma di poliuretano piuttosto rigida da 150x600x600 mm;
  • 4,35 metri di fibra di poliestere alta 800 mm;
  • 3 scampoli di tela forte 900×1520 mm (da cui ricavare anche le due strisce di congiunzione 20×600 mm;
  • uno scampolo di tessuto per rivestimenti da 1800×1800 mm;
  • 3 cerniere da 500 mm;
  • 4 fibbie con ardiglione;
  • un ritaglio di pelle sottile da 120×140 mm da cui ricavare 8 cinghiette;
  • filo in tinta;
  • colla spray.

Collegare i tre cuscini

pouf

Affinché i tre elementi del restino uniti basta giuntarli assieme lungo uno spigolo. Inoltre, per consentire la chiusura in pila o la chiusura a sedia, è sufficiente che l’unione sia a fisarmonica: rispetto al cuscino centrale, nella parte superiore lungo uno spigolo e nella parte superiore lungo quello opposto.

Il rivestimento

Per trasformare il pouf fai da te e adattarlo a un soggiorno più elegante serve un rivestimento facile da mettere e togliere: un pezzo di stoffa quadrato, ampio abbastanza da coprire il sedile ricadendo sui lati fino a terra.

pouf

Una versione più elaborata prevede strisce di pelle con fibbia che stringano la stoffa in eccesso lungo gli spigoli, da fissare sul tessuto seguendo la verticale degli angoli del pouf, a metà altezza se messi in numero di una coppia, equamente distribuiti in fila se in serie.

Scopri come realizzare un poggiapiedi imbottito.

Sgorbie e scalpelli per legno | Differenze e utilizzo

Sgorbie e scalpelli per legno sono attrezzi per intagliare diversi tipi di legno e ognuno ha il suo compito preciso

Sono attrezzi per scolpire il legno immancabili nel laboratorio di un appassionato di fai da te e di lavorazione del legno: si tratta di sgorbie e scalpelli per legno.

La sgorbia per legno a tagliente curvo è l’attrezzo principe per la sagomatura, scultura o bassorilievo e ha due impieghi fondamentali: all’inizio del lavoro serve a sgrossare, in quanto la sua forma le permette di scavare senza impuntarsi; alla fine, usata con delicatezza, dà la tipica finitura a unghiature della scultura in legno.

scalpello per legno

Lo scalpello per legno a lama diritta serve per intagli, scanalature e asportazioni di legno geometricamente regolari. Indispensabile per la realizzazione manuale di incastri di vario tipo, ha una parte tagliente di varia forma e dimensione che termina in un restringimento, detto collo, per infilarsi nel manico, protetto o meno da una ghiera metallica. 

Differenze tra sgorbie e scalpelli

Le sgorbie per legno hanno il filo di taglio ricurvo, con lo smusso all’esterno e con un raggio di varia ampiezza: esistono sgorbie semicilindriche e sgorbie quasi piane. 

sgorbie e scalpelli per legno

Gli scalpelli hanno, invece, il filo tagliente diritto e possono avere la lama di sezione rettangolare o trapezoidale. Entrambi si trovano in larghezze comprese fra i 2 e i 40 mm. 

Gli scalpelli stretti con il filo su uno dei lati minori della sezione si chiamano bedani e servono per scavi stretti e profondi come scanalature o mortase.

Utilizzo sgorbie e scalpelli per legno

Scalpelli

Per impieghi fai da te servono scalpelli con lama rettangolare e piatta con larghezze di 4, 8, 12 e 18 mm. Quello con lama a bordi smussati lungo i lati più lunghi si usa per lavori più leggeri.

scalpelli

Fare incastri

Lo scalpello comune è usato spesso per creare incastri. Si praticano tanti tagli paralleli con la sega a pettine, quindi si eliminano le lamelle

incastro legno

Il bedano

Tipo particolare di scalpello, utilizzato per scanalature, è utile per lavorare legni molto duri in quanto agisce su una larghezza limitata e procura un certo sollevamento delle fibre più compatte lavorando delicatamente con lo scalpello. 

bedano

Sgorbie

La sgorbia concava ha lama lunga, manico curvo da intaglio legno e lascia molto gioco alla mano che la manovra, per tagliare forme di tutti i tipi. Sono di varie forme e dimensioni. 

sgorbie e scalpelli per legno

Scolpire

La sgorbia per scultura ha lama curva, da 6 a 25 mm. Quella con smussatura molata all’esterno si usa per scanalature concave, quella con smussatura interna esegue tagli diritti a sezione curva

sgorbia per legno

Incidere

Le sgorbie strette sono molto pratiche per la realizzazione di scanalature sagomate e bassorilievi. La traccia concava può essere resa rettangolare con un passaggio successivo dello scalpello.

sgorbie e scalpelli per legno

L’importanza del manico

I manici di sgorbie e scalpelli per legno sono tondeggianti e lisci, di solito in legno di bosso o plastica infrangibile, anche se in qualche caso particolare possono essere in faggio o in frassino.

mazzuolo scalpello

L’estremità ha forma di cupola per una presa migliore, in qualche caso può essere rinforzata da un anello metallico o avere una sporgenza su cui battere con il mazzuolo.

estremità manico

Il mazzuolo da utilizzare non deve mai avere la testa in metallo. Il migliore è quello in legno, ma sono adatti anche mazzuoli con testa in gomma dura o materiale sintetico.

Falegnami evoluti che trovano lavoro

Tratto da “Far da sé n.504 – Aprile 2020″

Autore: Nicla de Carolis

Ho un amico, una persona che mi è davvero cara perché capace di sentimenti rari nel mondo di oggi, che è un mio mito: fa il falegname. Roberto, calabrese venuto in Lombardia quasi 30 anni fa, ha imparato il mestiere bazzicando nel laboratorio del nonno fin da quando era piccolo ed è diventato presto un falegname dalle mani d’oro: realizza con passione mobili su misura con finiture di una precisione maniacale, trova soluzioni per gli spazi più piccoli, modifica armadi adattandoli perfettamente alle nuove esigenze, costruisce cucine che nulla hanno a che vedere con quelle dell’industria, insomma: plasma i pannelli di legno e i suoi derivati come se fossero argilla… una magia.

È una persona intelligente e ne ho avuto l’ennesima prova quando mi ha detto che due dei suoi figli, dopo le medie, si sono iscritti alla scuola Meroni di Lissone (MB), un istituto per “mobilieri”, definizione sintetica e un po’ riduttiva. Intelligente perché, in un Paese dove spesso i genitori, solo per potersi fregiare di avere un figlio “dottore” lo spingono a seguire percorsi per i quali non è tagliato con cui non impara a inserirsi nel mondo del lavoro, Roberto, razionalmente, ha pensato di instradare i suoi ragazzi verso una scuola capace di fornire una preparazione tecnicamente più evoluta della sua e che consentisse loro di portare avanti nel modo migliore un’attività già ben avviata.

L’Istituto Meroni, un vero gioiello, è nato nel 1878 con l’apertura della “Scuola serale di disegno e intaglio” che si inseriva in un contesto di forte sviluppo del settore legno-arredo, legato all’introduzione della lavorazione meccanica e delle prime grandiose esposizioni di mobili, con l’obiettivo di insegnamenti teorici e pratici collegati al disegno e alla costruzione dei mobili. Nel 1968 il Meroni si trasforma in Istituto Professionale Statale, dando inizio alla formazione dei migliori ebanisti e arredatori tecnici lissonesi, apprezzati in Italia e all’estero. La scuola oggi ha tutto quanto serve per formare ragazzi che, oltre a conoscere le tecniche manuali, sono in grado di progettare e disegnare mobili al computer, sanno utilizzare i programmi per le macchine a controllo numerico e le stampanti 3D per realizzare prototipi. Ma poi c’è il laboratorio di falegnameria con i banchi da lavoro dove gli allievi, con i loro camici di colore blu o marrone, di stoffa dura e resistente, nobile abito da lavoro che preserva i vestiti, utilizzano squadre, sgorbie, scalpelli, prodotti per la finitura. Questa preparazione, arricchita anche da stage presso laboratori artigiani del settore, rende i diplomati del Meroni personale molto appetibile per le industrie del mobile che se li accaparrano già prima del termine del quinto anno.

Una scuola giusta dove si impara facendo, dove teoria e pratica manuale vanno a braccetto (musica per le orecchie di chi ama il concreto fare…) senza che l’una o l’altra sia stimata di rango superiore; un programma di istruzione che consente a questi giovani di trovare subito un lavoro gratificante e ben retribuito… Coronavirus permettendo.

Cassetta porta attrezzi | Contenuto e tipologie

La cassetta porta attrezzi è un apposito contenitore che consente di avere gli utensili per il fai da te in ordine e a portata di mano

Per poter effettuare riparazioni domestiche o lavori di bricolage dobbiamo disporre di una buona dotazione di attrezzi, minuterie e prodotti. Difficile è mantenerli in ordine, specialmente se ci troviamo a effettuare un intervento fuori dalle mura domestiche, per questo occorre una cassetta porta attrezzi adeguata alla conservazione e allo spostamento. 

cassetta porta attrezzi

Limitarci ad avere una cassetta portautensili capiente, ma sprovvista di scomparti che permettono di suddividere gli attrezzi per tipologia, ci fa perdere tempo nella ricerca dell’occorrente. Rimescolando il contenuto c’è il rischio che le scatolette delle viti si aprano, che utensili delicati come le lame si deformino, per non parlare di quello che può accadere se ci sono prodotti liquidi.

Scelta della cassetta porta attrezzi

Orientiamo la nostra scelta su cassette porta attrezzi che ci permettano non solo di trasportare i nostri attrezzi, ma di riporli con ordine.

Valutiamo se i lavori che svolgiamo abitualmente sono in genere vicini al nostro laboratorio o se è necessario attrezzarci con contenitori di agevole trasporto per interventi a maggiore distanza.

Per i lavori più pesanti come muratura, idraulica, ecc. procuriamoci contenitori in grado di resistere agli urti, all’acqua e facilmente pulibili.

Contenuto

Nella nostra cassetta porta attrezzi non facciamoci mancare una ricca dotazione di cacciaviti a taglio diritto e a croce; una sola impugnatura e una serie di bit occupano poco spazio e risolvono molte situazioni. Portiamo sempre con noi il cercafase, una lima e le chiavi a brugola.
Lo scomparto che raggruppa i principali utensili da azionare per “stretta di mano” deve contenere pinze con ganasce corte e lunghe, tronchesino, forbice, pinza per anelli Seeger con testa intercambiabile, una pinza pappagallo, tenaglie e pinza spellafili.
Le bussole esagonali azionabili tramite cricchetto, snodi e prolunghe sono difficili da trovare in una cassetta porta attrezzi se non dispongono di una propria sede. Teniamo separati martello e seghetto, per evitare di rovinare la lama.
Una torcia a batteria e un cutter hanno vita breve se conservati alla rinfusa insieme alle chiavi a forchetta: figuriamoci cosa può succedere al calibro, strumento essenziale e di altissima precisione, se non avesse una sua collocazione protetta all’interno delle cassette portautensili.

Tipologie di cassette per attrezzi

cassetta porta attrezzi
La classica cassetta porta attrezzi è di metallo verniciato, con un ampio vano centrale e cassetti a fisarmonica. È robusta e durevole, ma anche abbastanza pesante e non agevola l’ordine.
Ecco invece una pratica valigetta termoformata che contiene in modo ordinato e stabile una buona varietà di utensili; se viene a mancare anche un solo pezzo, lo spazio vuoto ci avverte che non stiamo partendo con una dotazione completa.
Queste tipologie di “cassetta porta attrezzi” sono particolarmente indicate per coloro che svolgono lavori in cui vi è l’esigenza di cambiare spesso utensile, in quanto posizionati in tasche in cordura che permettono un’immediata individuazione dell’attrezzo. Da scegliere se lavoriamo frequentemente e con più utensili contemporaneamente.

OBI Italia dona 2.500 mascherine agli Alpini per l’ospedale da campo di Bergamo

La multinazionale tedesca ha donato 2.500 mascherine FFP3 alla sezione di Bergamo dell’Associazione Nazionale Alpini da destinare all’Ospedale da campo in costruzione presso la Fiera

Milano, 27 marzo 2020 OBI Italia, sin dal primo momento, in questo periodo critico per il Paese, si è adoperata, anche a negozi chiusi, per il rifornimento di dispositivi di protezione individuale alle strutture ospedaliere italiane.

Nella giornata di venerdì 27 marzo una delegazione dell’ANA, sezione di Bergamo, si è recata presso il punto vendita OBI di Curno, dove alcuni dipendenti, a nome dell’Azienda, hanno consegnato 2.500 mascherine FFP3, destinate all’Ospedale da campo, in costruzione presso la Fiera.

La multinazionale tedesca testimonia con questo gesto la vicinanza e la solidarietà verso la comunità bergamasca di cui fa parte e ringrazia gli Alpini e tutti gli operatori attivi nella costruzione dell’Ospedale da campo, che si sta realizzando in tempo record.

Le mascherine saranno destinate a medici ed infermieri in forza all’Ospedale, a cui va il plauso per l’encomiabile lavoro svolto ininterrottamente in un territorio profondamente colpito dall’emergenza sanitaria. OBI

Mattoni forati e mattoni pieni | Tipologie e utilizzo nei dettagli

La differenza sostanziale tra i mattoni pieni e i mattoni forati è che questi ultimi, a parità di volume, pesano molto meno e risultano più adatti per la maggior parte delle applicazioni.

Il mattone pieno (formato UNI da 12x24x5,5 cm) è usato generalmente per fini decorativi (muretti a vista, rifiniture, archi, ecc.), mentre per muri, tramezze e strutture portanti in genere si usano i mattoni forati (detti anche foratini), che hanno capacità isolanti e sveltiscono il lavoro.

I mattoni forati sono prodotti in una grande varietà di forme e dimensioni in base al loro impiego: dalle pignatte e tavelle per solai a quelli antisismici, particolarmente robusti.

Da sapere:

  • Il carico di compressione è un valore in kg/cm2 che indica il peso massimo sostenibile da un mattone
  • Un muro di mattoni (in particolare quelli pieni) può evidenziare in superficie efflorescenze biancastre resistenti anche a lungo nel tempo, provocate dai sali minerali provenienti da fondazioni, solette e malte, che trasmigrano e fuoriescono dal corpo del mattone.

Tipi di mattoni in commercio

I principali tipi di mattone sono:

  • mattoni forati (limitato spessore delle pareti esterne, generose cavità interne, usato per tamponamenti e tramezze),
  • mattoni semipieni (pareti spesse, fori piccoli, usato per muri di particolare robustezza),
  • mattoni forati doppio uni (a 12 fori, adatto anche per solide strutture portanti),
  • mattoni porizzati o similari (l’argilla è impastata con palline di polistirolo per un forte potere isolante).

tipi di mattone

  1. Mattoni pieni: il peso di un mattone pieno è di circa 2,8 kg e la sua resistenza ai carichi è notevole. Si usa per strutture anche a vista, posandolo di piatto. La posa è a file sfalsate in modo da aumentare la rigidità e la compattezza del muro.
  2. Mattoni forati: il mattone forato strutturalmente è più debole,  presenta fori in una direzione. Per la realizzazione di pareti divisorie sono disponibili formati di grandi dimensioni ma ridotto spessore che consentono un’esecuzione molto veloce.
  3. Blocchi porizzati poroton: di varie dimensioni e forme. La sua foratura si aggira intorno al 60% del volume complessivo. Viene usato per i tampo- namenti nei fabbricati in cemento armato o per altra struttura che non sia portante.
  4. Mattoni semipieni multiforo: possono essere impiegati per murature strutturali, per divisione di ambienti, per sottomurazioni e lavori dove necessita una buona resistenza meccanica ed un peso contenuto.
  5. Mattoni paramano: sono mattoni pieni o semipieni che presentano superfici “faccia a vista” particolarmente rifinite con elaborazioni rustiche, lisce e di altro tipo. Vengono prodotti in dimensioni e forme molto diversificati.
  6. Tavelle: sono laterizi forati di notevole lunghezza e larghezza, ma di ridotto spessore. Si utilizzano per la realizzazione di soffitti armati e anche per particolari costruttivi interni, che consentono di risolvere con rapidità senza armature.

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  • Progettata per valorizzare le particolari caratteristiche del giardino.
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  • Dimensioni confezione: 11 x 46 x 18,5 (lunghezza x larghezza x altezza).

Tagliare i mattoni

come tagliare i mattoni
Il taglio dei mattoni può essere fatto sostanzialmente in due modi: con la smerigliatrice angolare o con la martellina. Usiamo la smerigliatrice dotata di disco da taglio per pietra (meglio se di tipo diamantato) per tagliare i mattoni forati o semipieni. L’attrezzo è indispensabile se i mattoni rimarranno a vista e la linea di taglio deve essere precisa. Usiamo la martellina con i mattoni pieni (non a vista). Colpendoli con la penna lungo la linea di rottura si pratica un’incisione su cui si colpisce poi con decisione.

Il mattone tradizionale è quello pieno, ormai usato quasi solo per fini decorativi (rivestimento di pareti, costruzione di caminetti, di archi, ecc). Per la costruzione di muri e pareti si preferisce usare mattoni forati di maggiori dimensioni che hanno capacità isolanti e sveltiscono il lavoro.

Come utilizzare i mattoni forati

I mattoni forati si posano in corsi sovrapposti e sfalsati per creare un muro mattoni, collegando ogni elemento a quelli del corso inferiore ed a quello che precede conmalta bastarda.

La presenza di cavità non indebolisce il semipieno, ma al contrario permette di legare meglio i vari corsi; la malta stesa sui lati forati dà luogo ad una sorta di “spinatura”.

I mattoni, essendo porosi ed assorbenti, vanno bagnati (o con un pennello o immergendoli) prima della posa in opera per evitare che sottraggano alla malta l’acqua.

Con il manico della cazzuola si battono i mattoni, posizionati sul corso precedente, per schiacciare bene la malta e far sì che siano ben allineati.

I mattoni si possono rompere a metà o nella misura voluta con una martellina dotata di penna tagliente; la presenza di cavità nel laterizio rende più facile l’operazione.

Le schegge, legate con la malta, possono essere usate a mo’ di cuneo per collegare la parte alta della parete al soffitto preesistente o per colmare cavità e scanalature.

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Sega a mano per legno | Tipologie e utilizzo

La sega a mano per legno è un attrezzo per il fai da te, fondamentale per piccoli tagli per i quali non siano necessarie lame provviste di motore

La sega a mano è uno strumento che si presenta in diverse forme. Le seghe per legno infatti si differenziano tra quelle costituite da una lama abbastanza rigida da autosostenersi e quelle più sottili che hanno bisogno di un telaio o di un rinforzo.

Del primo gruppo fanno parte il saracco, per tagli grossolani che non richiedono molta precisione, il gattuccio, con lama lunga e stretta per tagli curvi, e il foretto, con lama ancor più sottile del gattuccio.

sega per legno

Le seghe a dorso, irrigidite da una striscia di metallo sulla costola superiore, vengono utilizzate per tagli precisi come quelli relativi agli incastri. Le seghe a telaio hanno lame più sottili, ma sono più ingombranti e la profondità di taglio è limitata dalla presenza del telaio stesso.

Le lame

Osservando attentamente le lame di un a sega a mano per legno si nota che i denti sono allineati come scalpelli, però spostati alterativamente verso destra e verso sinistra rispetto al piano della lama, per diminuire l’attrito e scorrere senza riscaldare il legno.

lame

Si dice che sono “allicciati” e l’allicciatura costituisce la “stradatura” della sega che permette di asportare una porzione di legno maggiore rispetto allo spessore della lama, che scorre meglio.

Per segare lungo la venatura del legno (taglio longitudinale) occorrono denti a profilo quadro e molto allicciati, mentre per segare controvena (taglio trasversale) i denti devono avere forma triangolare, come una lunga fila di coltelli.

Utilizzo

La lama va tenuta in squadra con il pezzo, sul quale va appoggiata per iniziare il taglio sulla corsa di ritorno, allungando man mano la corsa mentre si avanza. Nei tagli lunghi una bietta evita che il taglio si richiuda facendo forzare la lama.

sega a mano

Tipologie sega a mano

A lama stretta e lunga

Gli attrezzi a lama stretta e lunga, come il gattuccio e il foretto, vanno utilizzati senza forzare sulla lama che può facilmente piegarsi e deformarsi. La flessibilità si rivela invece fondamentale per seguire curve anche a raggio stretto.

foretto

Sega a mano svedese

La sega svedese ha un’impugnatura che può essere ripiegata dopo l’uso. La lama di questo seghetto per legno è intercambiabile con altre per metalli e plastica e si può far scomparire dentro il telaio dopo l’uso, riducendo l’ingombro alla sola asta metallica.

sega a mano svedese

Seghe giapponesi

Mentre le seghe “occidentali” lavorano a spinta, con movimenti che allontanano la sega dal nostro corpo, quelle “giapponesi” lavorano a tirare e adottano lame molto sottili e flessibili, particolarmente utili nei tagli a filo piano.

sega giapponese

Segoncini

I segoncini per il taglio di legni verdi e rami hanno denti lunghi, spaziati e spesso affilati su entrambi i lati per tagliare in andata e ritorno. La lama di questa sega a mano, che nel legno fresco perde facilmente il filo, si cambia rapidamente allentando una leva.

sega a mano

Voltino

Il voltino è la sega a telaio per eccellenza, la lama sottile è inserita in due codoli che si impegnano in spinotti girevoli nelle aste del telaio. La tensione è regolata da una cordicella attorcigliata agli altri capi delle aste.

voltino

Segaccio per potatura

Il segaccio per potatura ha la lama ripiegabile all’interno di un manico conformato per l’utilizzo anche da parte di mancini. Anche questa è una sega per legno di tipo giapponese, ossia concepita per essere utilizzata anche a tirare.

segaccio

Aumentare la scorrevolezza

Per facilitare lo scorrimento della lama di una sega a mano che tende a impuntarsi è sufficiente strofinare i denti con sapone asciutto o con paraffina (una semplice candela).

scorrimento lama

La corretta pulizia per un ambiente sanificato | FILA Surface Care Solutions

Oggi, alla luce del periodo che stiamo vivendo, la pulizia accurata e la sanificazione delle superfici con acqua e detergente adeguato sono fondamentali

Puliziaigienizzazione e sanificazione, sono temi oggi molto sensibili. Mai come in questo periodo la sola igienizzazione e/o disinfezione delle superfici senza una precedente pulizia atta a rimuovere lo sporco accumulato può rivelarsi insufficiente. Lo sporco di fondo, se non ben rimosso, diventa ricettacolo di germi e batteri.

Molto spesso i prodotti disponibili nel mercato aggrediscono una superficie, macchiandola e talvolta rovinandola irreparabilmente.

FILA, realtà imprenditoriale italiana leader internazionale nello sviluppo e produzione di prodotti specifici per la cura e il mantenimento delle superfici, è sempre stata attenta allo sviluppo di prodotti rispettosi dell’ambiente, della persona, non nocivi per gli animali domestici ma che rendessero le superfici pulite e protette. 

La Direzione Generale Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, in accordo con quanto suggerito dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), indica come misure efficaci e sufficienti in “ambienti non sanitari (abitazione, stanze, uffici pubblici, scuole etc.), una pulizia accurata delle superfici ambientali con acqua e detergente adeguato”.   

Con una pulizia di base effettuata con un detergente e l’azione meccanica della spugna o del panno si asportano tutte le impurità presenti che sono l’habitat ideale per la proliferazione di germi e batteri.

Scelta del detergente

La scelta del detergente da utilizzare per la pulizia va fatta sia in base al tipo di sporco che alla superficie da lavare. Non tutti i detergenti vanno sempre bene, anzi, possono essere inefficaci su un determinato sporco o rovinare le superfici perché non vengono usati correttamente o perché troppo aggressivi.

Questo è il caso della candeggina che, pur avendo un’azione igienizzante, non è in grado di eliminare tutti i residui di sporco presenti sul materiale, può rovinare i materiali più delicati come le pietre naturali e aggredire gli inserti in metallo, ossidandoli.

FILA, per questa prima fase di pulizia, propone CLEANER PRO e PS87 PRO per eliminare lo sporco organico accumulato (caffè, olio, vino, grasso, ecc.) e DETERDEK PRO per eliminare i residui di sporco inorganico come i residui di cemento, stucco, polvere, calcare.

Questa fase è necessaria prima di proseguire con qualsiasi operazione di igienizzazione e sanificazione, azione tanto semplice quanto fondamentale, per avere superfici sempre pulite.

Una particolare attenzione per tutte quelle superfici toccate di frequente, quali maniglie, porte e finestre, ante dei mobili, servizi igienici e sanitari e i piccoli oggetti presenti nella nostra vista quotidiana. I detergenti della gamma FILA che adempiono a questa funzione sono CLEAN&SHINE, delicato per tutte le superfici e DEEPCLEAN, lo spray anticalcare. 

CLEAN&SHINE

Prodotti Syntilor | Lunga vita al legno in esterno

Con i prodotti Syntilor è possibile trattare i manufatti e le superfici di legno sottoposti costantemente agli agenti atmosferici e mantenerli perfetti nel tempo. Vediamoli nello specifico.

Prodotti Syntilor: impregnante effetto legno naturale, anti uv e idrofugo

Resistenza e longevità eccezionali per un prodotto dalla finitura cerata che si applica su legni sani, puliti, asciutti e non grassi, per proteggerli da agenti atmosferici e umidità: lascia al legno il suo aspetto naturale e non gocciola durante l’applicazione. Essicca al tatto in 30 minuti e, in modo completo, in dodici ore.

Per il rinnovo ordinario di un manufatto sottoposto al sole e all’acqua, basta una spolverata e una sola mano di prodotto. Trattandosi di un rinnovo tardivo è necessario scartavetrare le superfici rovinate, spolverare e stendere due mani di impregnante.

Il prodotto aderisce perfettamente su legno pulito, asciutto, esente da tracce di precedenti finiture o di resine; solo se attaccato da funghi va previamente trattato con un primer. Ha una resa di 12 m2/litro per ogni strato e non si applica su parquet o pavimenti di legno; si può utilizzare in ambienti esterni e interni.

Tra una mano e l’altra occorre attendere almeno 2 ore; si applica a temperature fra i 12 e i 25 °C, dopo aver bene mescolato il prodotto, ma senza diluirlo. Si stende rapidamente con un pennello. Disponibile nelle tinte: incolore, rovere chiaro, rovere scuro, noce biondo, noce scuro, ciliegio, teck, bianco, nei formati da 0,5-2,5-5 litri.

Impregnante in resina poliuretanica, anche vernice di finitura

Impregna e rifinisce con un solo gesto senza sfogliare, si tratta di una resina poliuretanica rinforzata in fase acquosa che forma su legno nuovo o già trattato un efficace schermo anti UV di nuova generazione, svolgendo contemporaneamente la funzione di impregnante e di flatting. Di consistenza cremosa, ha una resa di 12 m2/l per strato ed essicca al tatto in 30 minuti.

Il prodotto fornisce un eccezionale vantaggio: nutrire il legno in profondità come un impregnante e proteggerlo dalle agfressioni esterne come un flatting in un’unica azione, senza rinunciare a un livello qualitativo di prima grandezza in entrambe le fasi. L’applicazione può essere fatta su legni sani, puliti, sgrassati e asciutti. Non importa se il supporto è grezzo oppure già trattato. La consistenza è cremosa; i tempi di essiccazione sono: 30 minuti al tatto, 2 ore fra due mani, totale asciugatura 12 ore.

Non sfoglia. Disponibile in 7 colori: incolore, noce chiaro, noce scuro, rovere, teck, bianco, verde. Il colore trasparente è particolarmente indicato per l’applicazione su manufatti già trattati, di cui si vuole conservare la nuance di colore.

La carteggiatura, nel caso di manufatti già trattati, può essere molto leggera e va fatta solo per predisporre al meglio la superficie alla ricezione del prodotto. Si usa grana 120.

2IN1 è pronto all’uso. Per l’applicazione basta una rapida mescolata. Per la stesura si usa il pennello.

Per i legni già trattati, se in buono stato, basta una sola mano di colore; per quelli in cattivo stato ci vogliono 2 mani; per i legni grezzi 2 o 3 mani.

Vernice legno con formula all’acqua e alto potere coprente

Combina i vantaggi della formula acquosa con le prestazioni offerte da un prodotto a solvente. Consistenza di gel (non cola) e aspetto finale brillante, è adatta a tutti i tipi di legno, speciale per esterni e per rivestimenti verticali; ha una resa di 12 m2 per litro per ogni strato ed essicca tra due mani in 8 ore (completamente in 24 ore).

La Vernice Legno Alta Protezione garantisce perfetta aderenza su legni puliti, asciutti e sani; quelli esostici vanno sgrassati con acetone, quelli anneriti vanno schiariti con l’apposito prodotto Syntilor, quelli ricoperti da vecchie finiture carteggiati e spolverati accuratamente. Con il suo elevato potere coprente e decorativo, la vernice previene l’ingrigimento; vanta potenti agenti anti UV; è impermeabile a umidità, pioggia e neve; resiste agli sbalzi di temperatura e, essendo microporosa, lascia respirare il legno.

Il prodotto si applica con pennello o spalter stendendolo nel senso delle fibre del legno, si mescola bene ma senza diluire, servono tre strati abbondanti per ottenere il massimo delle prestazioni, carteggiando tra uno strato e l’altro. È disponibile in quattro tinte: incolore, noce, noce antico, douglas. Formato da 0,5 litri.

Tra i prodotti Syntilor anche l’olio per mobili da giardino

prodotti syntilor

Tra i prodotti Syntilor è una vera innovazione tecnologica, speciale per esterni, si applica in verticale e orizzontale su ogni tipo di legno che debba resistere alle aggressioni degli agenti atmosferici. Di consistenza liquida e di aspetto opaco, ha una resa di 12 m2 per litro per ogni strato ed essicca tra due mani in 20-30 minuti (completamente in 12 ore).

Non va diluito, ma agitato prima e durante l’applicazione. Il legno deve essere pulito da vecchie pitture, schiarito se ingrigito, sgrassato e asciutto.

Schiarente per legni ingrigiti

prodotti syntilor

Speciale per esterni pulisce e smacchia il legno di terrazze, cancelli, divisori, mobili, ponti di imbarcazioni, eliminando l’aspetto grigiastro, le macchie e lo sporco senza alterare o scolorire il legno. Sotto forma di gel, va applicato con alcune precauzioni.

Forgiare il ferro | Come farlo correttamente

Forgiare il ferro riscaldato fino a farlo diventare rovente: ecco come farlo correttamente

Per poter forgiare il ferro, ossia lavorarlo nella forgia (o fucina), è necessario riscaldarlo: il vecchio sistema della forgiatura, ancora utilizzato, prevede il riscaldamento del ferro su carboni accesi a temperature comprese tra 650 e 900 °C, che è la calda al “rosso-bianco”.

Come forgiare il ferro

A temperature inferiori, chi lavora il ferro sa bene che sotto martellatura questo tende a “creparsi“; oltre i 900 °C si ha la calda al “rosso carico”, per la tempra di acciai dolci; la calda “bianca o sudante”, 1300-1500 °C, è la più forte che il ferro possa sopportare.

La forgia, tuttavia, può essere sostituita dal cannello a gas: quello che non può mancare per forgiare il ferro è invece una grossa incudine su cui battere i pezzi arroventati con un martello da almeno 1,5 kg. Servono poi le tenaglie da forgiatore, con manici lunghissimi che permettono di manovrare il ferro senza bruciarsi.

Le principali tecniche di forgiatura sono: la stiratura, con cui si allungano i pezzi incidendoli, trasversalmente, con la penna del martello; la spianatura, ottenuta con la testa del martello per completare l’opera precedente; la ricalcatura, che crea nella barra un rigonfiamento (di testa per punte a lancia o al centro per piegature ad angolo retto).

Il ferro ammorbidito si può anche tagliare (a tal proposito consulta la nostra guida su come tagliare il ferro), con martelli speciali o con il tagliolo inserito nell’incudine, modellare con stampi e controstampi, forare con punzoni, ritorcere.

Le operazioni di forgiatura

Il pezzo può essere forgiato quando raggiunge una colorazione rosso ciliegia, prima sarebbe poco malleabile e dopo lo sarebbe troppo. Viene tolto dalla forgia e appoggiato sull’incudine per essere battuto col martello.
Il focolare a carbone per forgiare il ferro viene mantenuto acceso insufflando aria dal basso. Un tempo lo si faceva con un mantice, oggi spesso ci si affida a ventole, manuali o elettriche, come a forni a gas o elettrici di dimensioni più contenute.
Con un punzone a palla si può completare la sagomatura di alcuni particolari come petali e foglie: battendo con il martello si riesce a realizzare la nervatura centrale e la concavità, ottenendo un effetto martellato artigianale.
Forgia per fabbri a gas propano e fornace
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  • Questa forgia può raggiungere 1450° Centigradi.
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