Facile ed economico da costruire questo studio sottoscala utilizza il vano libero con un mobile/scrivania
Costruiamo uno studio sottoscala, recuperando il vano sottoscala che si trasforma in un “micro-ufficio” inserendovi un mobile alto 720 mm utilizzabile anche come scrivania.
Il mobile si compone di un telaio, in multistrato da 20 mm, formato da 5 diaframmi verticali e da un piano orizzontale che li collega in alto; alla base, i diaframmi sono collegati da una tavola la cui altezza e il cui spessore dipendono da quelli delle ante del mobile, disponibili prefinite e in varie misure nei centri bricolage.
Sopra il piano avvitiamo da sotto un top in lamellare, che sporge di 50 mm. Per i collegamenti occorrono viti e cerniere. Ogni anta è incernierata sul bordo di un diaframma e chiude con precisione lo spazio tra il piano superiore e la tavola di base; l’anta batte solo sul lato inferiore.
Il progetto fai da te
Montare le ante del mobile
La tavola frontale è avvitata al bordo di ogni diaframma; controlliamo la perpendicolarità degli elementi, per ottenere una perfetta chiusura dell’anta.
Le cerniere sono incassate a filo legno in una scanalatura ottenuta con uno scalpello affilato; ad anta chiusa si vede solo il perno.
Anche senza saldatura è possibile unire i metalli con rivettatrice, bussolotti, adesivi e mastici
Quando le saldatrici non erano ancora state inventate per unire i metalli si usavano rivetti, chiodature, aggraffature e ribattini. Se aggiungiamo i moderni collanti strutturali, i mastici e i rivetti a strappo possiamo unire ogni oggetto metallico senza saldature.
Rivetti e collanti uniscono senza difficoltà materiali assai diversi come metalli e plastiche, mentre con le aggraffature si ottengono rapidamente canali e tubazioni in lunghi pezzi senza forare e senza deformazioni causate dal calore di saldatura.
L’incollatura può apparire una soluzione di scarsa resistenza meccanica, ma gli adesivi strutturali permettono perfino il montaggio di carrozzerie di auto di fascia alta. Unico neo è l’impossibilità di smontare i pezzi senza difficoltà.
I rivetti a strappo permettono di unire tra loro, con la massima comodità, materiali diversi e “ostici” come alluminio, rame e acciaio.
La pinza a becchi piatti è lo strumento specifico per l’unione di lamiere sottili tramite aggraffatura, sistema usato solitamente dai lattonieri per formare un vincolo meccanico tra i due lembi prima di saldarli a stagno o di rivettarli.
La rivettatura discende direttamente dalla chiodatura con ribattini, rispetto alla quale ha il vantaggio di poter essere usata anche se solo uno dei lati è accessibile. La rivettatrice esiste anche in versione pneumatica, come accessorio per il compressore.
Unire i metalli con la rivettatrice
Sulle rivettatrici è di solito montato un set di testine intercambiabili tra le quali scegliere quella più adatta al gambo del rivetto. Per il montaggio della testina serve una chiave esagonale, in dotazione.
La spina viene a trovarsi serrata tra due ganasce zigrinate azionate dai manici dell’attrezzo. Il movimento mette in trazione la spina del rivetto fino a che, una volta formata la testina, si spezza.
Il moncone di spina può essere estratto per gravità dalla parte posteriore della pistola semplicemente forzando in apertura le impugnature che provocano l’allentamento delle ganasce.
Unire con i bussolotti
Il montaggio dei bussolotti richiede una foratura precisa con una tolleranza massima sul diametro di 0,2 mm, per ottenere un incastro solido del gambo del bussolotto, leggermente conico.
Inseriamo il bussolotto a mano, poi portiamolo a filo piano con qualche colpo di martello, non troppo energico. Se il foro è leggermente fresato possiamo eliminare la sporgenza della battuta.
La deformazione del bussolotto avviene nel momento in cui si serrano i dadi sul pezzo da montare. Il sistema è molto adatto per unire i metalli in forma di scatolati o profilati, nei quali risulta impossibile usare rondella e controdado.
Adesivi e mastici
Spalmiamo entrambi i pezzi, ben puliti e sgrassati, con la miscela di adesivo e catalizzatore; poi li uniamo e attendiamo l’indurimento.
Alcuni mastici epossidici sono disponibili in cilindretti pastosi con all’esterno l’adesivo e all’interno un’anima di catalizzatore. I due prodotti iniziano a miscelarsi quando li impastiamo con le mani (indossando guanti monouso).
Raggiunta una consistenza omogenea, possiamo utilizzare la pasta per unire i metalli, ricostruzioni e occlusioni.
La costruzione dello snodo di questo ombrellone fai da te è decisamente impegnativa, ma può essere realizzata con semplici utensili manuali
La costruzione di questo ombrellone fai da te in legno è abbastanza facile ed economica, ma la tecnica è identica anche per ombrelloni con diverso numero di stecche: per quelli a otto, poi, si trova già pronto il materiale per le bussole, gli assi in legno per le tapparelle; ombrelli rettangolari od ovali richiedono solo di allungare metà delle stecche flessibili e di modificare in proporzione le dimensioni degli spicchi del rivestimento.
L’ombrellone è composto da asta, bussola terminale, bussola scorrevole, sei stecche lunghe, sei corte, base e rivestimento.
A parte il rivestimento, tessile, e poche minuterie metalliche, è interamente realizzato in legno: va usato solo legno duro almeno per l’ombrello vero e proprio (faggio, carpino, noce, acacia e simili per le bussole, frassino o acacia per le stecche lunghe, faggio o ramin per l’asta e le stecche corte) mentre la base può essere anche in legno dolce trattato con prodotti idrofughi e antimuffa.
Vediamo ora nel dettaglio come costruire un ombrellone fai da te.
Le bussole
L’asta in ramin, lunga un paio di metri, deve avere, per comodità, un diametro corrispondente a quello della sega a tazza usata per forare per il lungo le bussole.
La bussola terminale va incastrata su un’estremità dell’asta e bloccata in posizione da una spina passante (legno o metallo) che ne impedisca la rotazione; dalla superficie esterna della bussola sporgono, uniformemente spaziati, i supporti su cui si imperniano le stecche lunghe, realizzabili anche con piastrine metalliche sezione 5×15 mm piegate ad U (40+15+40 mm). La bussola scorrevole è il pezzo più complicato, ma la sua costruzione è dettagliatamente descritta nella sequenza fotografica che segue.
L’articolazione delle stecche corte può essere fatta anche, come negli ombrelloni industriali, con un filo metallico del diametro di 2 o 2,5 mm che passi nei fori delle stecche e penetri in una gola praticata nella bussola.
Le stecche
Quelle lunghe debbono essere abbastanza flessibili da adattarsi alla tensione del rivestimento. I bordi superiori vanno arrotondati per non lacerare la stoffa e pure arrotondate debbono essere le estremità che si imperniano nella bussola terminale; l’altra estremità va lavorata nel modo più opportuno per il tipo di fissaggio scelto per il rivestimento (forate se si usano lacci, a punta d’amo se si usano elastici, e così via).
Le stecche lunghe vanno forate a metà lunghezza per i perni d’articolazione. Quelle corte, invece, debbono essere rigide e con entrambe le estremità arrotondate e forate per i perni d’articolazione. La loro lunghezza dev’essere pari a circa il 60% di quelle lunghe (se fossero più corte non eserciterebbero abbastanza spinta e, più lunghe, creerebbero troppo ingombro ad ombrello aperto).
La base
La base dell’ombrellone fai da te è formata da una raggiera di listelli di robusta sezione incastrati in una bussola verticale alta circa 200 mm, forata per il lungo per circa 100 mm. Tutti i pezzi di legno, dopo un montaggio provvisorio per controllare lo scorrevole funzionamento e individuare le eventuali piccole correzioni necessarie, vanno accuratamente levigati, trattati con impregnanti contro le intemperie e i raggi UV e poi verniciati con flatting per esterni.
Il rivestimento è formato da tanti spicchi a triangolo isoscele quante sono le stecche dell’ombrello con i lati maggiori lunghi quanto le stecche lunghe ed il lato minore del 5% circa più corto della distanza fra le loro estremità libere.
Se il tessuto usato è soggetto a restringersi, va lavato due o tre volte prima di tagliarlo.
Una fettuccia cucita al suo interno serve a fissare il rivestimento tessile, che ha la forma di un grande esagono, a un foro della stecca.
Realizzazione ombrellone fai da te
Lo scheletro
Due o tre fori praticati nell’asta in corrispondenza di una spina di fermo
che attraversa la bussola scorrevole permettono di variarne a piacere l’apertura.
Le parti che compongono l’ombrellone: la raggiera di base, l’asta, la raggiera scorrevole e quella di supporto del tessuto.
Le bussole
Le tre bussole esagonali (base, scorrevole e culmine) hanno uguale sezione, facilmente tracciabile con una dima su una faccia, tagliata a squadra, del pezzo.
Ottenuto il prisma esagonale, si tracciano le linee di taglio per le sedi delle stecche corte.
Col pezzo ben fissato nella morsa ed una sega affilata si seguono le linee di taglio.
Una sega a tazza di diametro appena maggiore di quello dell’asta (meglio però se montata su colonna) apre nella bussola il foro di scorrimento.
Pochi colpi di scalpello, prima dall’esterno e poi dall’interno, creano le sedi per le stecche.
Precise passate sulla circolare segnano le modanature della bussola prima di traverso alla fibra e poi lungo questa per ottenere il tracciato grezzo.
Ottenuto il grezzo, lo si porta a misura esatta con lavoro di raspa e carta vetrata. La bussola si completa con un foro Ø5 mm per la spina di fissaggio che attraversa la fascia e con sei fori per l’articolazione delle stecche da fare perpendicolari alle facce interne delle sedi, quindi con un angolo di 60° rispetto alle facce della bussola.
Stecche e bussola terminale
Diciotto stecche, un’asta e tre snodi esagonali per questa costruzione di grande effetto ma non difficile da realizzare.
Il lavoro più complesso è quello relativo alle bussole e in particolare a quella scorrevole. Il rivestimento dell’ombrellone fai da te è un grande e robusto esagono di tela.
È importante che la bussola scorrevole lo sia veramente, ma senza gioco eccessivo: legno duro e paraffina o stearina permettono un risultato preciso.
Le stecche corte si imperniano su viti, perni o spine lisce che debbono attraversare a squadra le pareti delle cave; se non si ha la possibilità di forare pezzi con l’angolo di 60° si può ricorrere al sistema degli ombrellai:
una cava perimetrale in cui passa il fil di ferro che attraversa i capi delle stecche.
Nella bussola terminale le stecche si articolano su perni fissati nelle alette; queste potrebbero essere sostituite da staffette ad U fissate con viti ed attraversate da una copiglia di ferro.
La bussola terminale dell’ombrellone fai da te è fatta con lo stesso sistema di quella scorrevole, ma il foro longitudinale è cieco e negli incastri si fissano solidamente, con colla e chiodi o spine, le alette sulle quali si imperniano le stecche lunghe.
Il Gruppo FNA è abituato fin dalla nascita a raccogliere nuove sfide e a vincerle
Emergenza Covid19: per riaprire un sistema-azienda, per ritornare a far lavorare i propri dipendenti in completa sicurezza e contribuire a far ripartire il sistema-Italia è necessario agire sensibilmente ed essere un attore sociale consapevole.
Il Cavaliere del Lavoro Dottor Roberto Balma, presidente di FNA Air Compressors, CRAB Holding e ALC Tecnologie Adesive ha agito prontamente su vari fronti per partecipare allo sforzo comune di reagire e combattere per una causa che interessa davvero tutti.
Roberto Balma
Innanzitutto, il sostegno al sistema sanitario e sociale fortemente colpito e provato dall’Emergenza Covid attraverso la donazione di 100.000 euro a realtà fortemente presenti a livello capillare sul territorio, da tempo impegnate a sostenere le persone nei loro bisogni primari:
Fondazione Banco Alimentare nata nel 1989, che ha nella sua missione questi obiettivi: sconfiggere la povertà, sconfiggere la fame ed incentivare modelli di produzione e consumo responsabili;
Fondazione Specchio dei Tempi, da 65 anni è in prima linea nel fronteggiare le calamità naturali e le emergenze, operando in Italia e nel mondo;
Torino Solidale, la rete territoriale di sostegno alle persone in difficoltà durante l’emergenza che assicura rifornimento, stoccaggio di beni alimentari e di prima necessità, redistribuendoli con consegna a domicilio.
Assorbire l’urto-Covid e far ripartire un gruppo manifatturiero in completa sicurezza, difendendo ogni posto di lavoro, richiede ad un imprenditore la capacità di fronteggiare le avversità senza perdersi d’animo. È una rinascita che richiede visione di insieme, apertura mentale, attenzione ai propri dipendenti, ascolto ed empatia, capacità di leadership.
Il Gruppo FNA, con oltre 70 anni di esperienza nel settore dell’aria compressa, 4 stabilimenti produttivi in Italia con oltre 300 dipendenti, non ha mai allentato la presa. Durante il ricorso alla Cassa Integrazione per COVID-19, il Consiglio di Amministrazione si è ridotto l’emolumento come segno di solidarietà verso tutti i propri cassa integrati.
Dal 4 maggio tutti gli stabilimenti produttivi sono tornati operativi al 100% e, per difendere la salute di tutti, ai dipendenti sono stati offerti screening sierologici, organizzati e pagati interamente dal Gruppo.
L’adesione è stata totale! Inoltre, considerata la difficile reperibilità delle mascherine, una loro dotazione è stata donata anche ai famigliari dei dipendenti.
Tornato a soddisfare la domanda del suo mercato nazionale ed internazionale, il Gruppo FNA sta raccontando come una grave minaccia possa essere trasformata in una sfida da vincere.
Affinché il sistema-Italia riparta, bisogna ripartire tutti insieme! Nonostante le forti tensioni finanziarie e i mutamenti produttivi in atto, il Gruppo FNA è fortemente impegnato nel salvaguardare la continuità della sua intera filiera produttiva, rafforzando le collaborazioni con i propri fornitori e assicurando, come sempre, la propria puntuale solvibilità.
Se ci mancano vasti campi da arare non bisogna abbandonare il proposito di coltivare un appezzamento di terra direttamente sotto casa: basta costruire un produttivo orto in cassetta nel quale far crescere erbe aromatiche e anche qualche gustoso ortaggio
Per arginare il caro spesa e consumare prodotti genuini un italiano su quattro si dedica alla coltivazione di un orto (dati Coldiretti). E se non ne vengono veri e propri risparmi c’è comunque la soddisfazione di stare all’aria aperta e veder crescere le piante che abbiamo seminato, magari in un orto in cassetta.
Anche chi non ha terra a disposizione può dedicarsi all’orticoltura “da banco” costruendo un carrello multifunzione che si usa prima come semenzaio e poi come terreno di crescita, fino ad ottenere la pianta matura. Il tutto ad un’altezza che eviti di stare inginocchiati durante la semina, il diserbo e la raccolta delle piante.
Il nostro orto in cassetta è adatto per ospitare direttamente un sacco di terriccio in ogni sezione, subito pronto all’uso asportando semplicemente con un cutter la parte superiore della confezione.
Qui abbiamo scelto di coprire lo spazio interno con un telo per usare normale terriccio vegetale. L’orto in cassetta fai da te occupa, quando è chiuso, soli 838×838 mm. La caratteristica più interessante è che può essere aperto fino a raddoppiare la sua estensione quando le piante richiedono uno spazio più ampio per crescere.
Cosa serve per costruire un orto in cassetta fai da te
Travetti 55×55 mm: 4 pezzi (A) da 800 mm.
Tavole 120×19 mm: 4 pezzi (B) da 838 mm, 10 pezzi (C) da 800 mm, 4 pezzi (D) da 415 mm.
Listelli 19×45 mm: 2 pezzi (E) da 838 mm, 4 pezzi (F) da 83 mm.
Tavole 16×68 mm: 2 pezzi (H) da 838 mm.
Listelli 60×20 mm: 8 pezzi (G) da 800 mm.
Listelli 8×19 mm: 2 pezzi (J) da 838 mm.
Angolari 20×30 mm in alluminio: 2 pezzi (K) da 843 mm, 4 pezzi (L) da 420 mm.
Plexiglasda 4 mm: 2 fogli (M) da 415×833 mm.
Rete zincata: 2 pezzi (N) da 838×838 mm.
Ferramenta: 4 cerniere (O) da 200×30 mm, 4 ruote pivottanti (P) da 100 mm, viti 4,0×20 mm, 4,0×40 mm e 4,0×50 mm, cambrette da 20 mm,
impregnante,
vernice opaca
Un orto in cassetta che funziona anche come serra
Le dimensioni di ciascun telaio sono calcolate per poter ospitare un intero sacco di terriccio per ortaggi. In alternativa al semplice sacco del terriccio abbiamo scelto di proteggere il legno dei telai con un foglio di plastica robusta fissato con una graffatrice. Qualche foro sul fondo permette all’acqua in eccesso di fuoriuscire.
In questa configurazione il banco ha la funzione di semenzaio nel quale si attua una semina precoce.
Si richiudono i due coperchi muniti di finestre trasparenti: la temperatura all’interno della serra rimane sempre più alta di quella esterna e favorisce la germinazione dei semi.
In capo ad un paio di settimane si cominciano a vedere le prime foglioline emergere dalla terra. Il banco a ruote ha il vantaggio di poter essere spostato nell’angolo più protetto del giardino o in casa quando sono previste gelate. Nelle giornate più soleggiate la temperatura all’interno della serra potrebbe salire eccessivamente. Facendo scorrere le lastre di acrilico si regola il ricambio d’aria nel semenzaio.
Quando è il momento di trapiantare le giovani piante si inseriscono i due ripiani laterali nelle guide, in questo modo si raddoppia la superficie dell’orto in cassetta. Dopo aver rivestito il telaio con il foglio di plastica si riempie il vano di terriccio. Le piantine devono essere ben spaziate per la futura crescita.
Costruire la struttura centrale
Realizziamo la struttura portante del nostro orto in cassetta a partire da un primo telaio fatto con due tavolette C e due montanti A. Fissiamo le tavolette a filo del montante con un paio di morsetti controllando che tutti gli angoli siano in squadra e poi inseriamo tre viti da 4,0×50 mm ad ogni estremità.
Uniamo i due telai appena costruiti con un paio di tavolette B, leggermente più larghe delle precedenti, poste in modo da combaciare con quelle già fissate alle gambe. Controllando sempre l’ortogonalità, uniamo i pezzi con altre viti da 4,0×50 mm.
La mobilità del telaio centrale è affidata a quattro ruote pivotanti da 100 mm fissate sotto ciascuna gamba. La flangia portacuscinetto si fissa con quattro viti inserendole con una leggera inclinazione verso il centro per evitare di scheggiare gli spigoli del travetto. Per completare e irrobustire il telaio fissiamo ancora due tavole C internamente alle altre, esattamente al centro, in modo da dividere gli spazi in due metà uguali. Quella inferiore si sistema a 90° rispetto a quella superiore ed entrambe si fissano con tre viti inserite di testa attraverso le tavole esterne.
Due cassoni mobili per l’orto in cassetta
Ciascun telaio laterale è formato da due tavolette C e da due D unite in squadra con un paio di viti su ciascun lato. Le dimensioni dei due telai devono collimare esattamente con la larghezza del telaio centrale, mentre al centro deve rimanere uno spazio di circa 8 mm per evitare che i due telai si urtino in chiusura. Per irrobustire la struttura rinforziamo ciascun angolo con una staffa forata fissata con alcune viti.
Da una barra di angolare d’alluminio da 20×30 mm tagliamo i due pezzi K e i quattro pezzi L necessari per costruire le scanalature che ospitano le lastre di plexiglasdella serra (consulta questa guida per capire come tagliare il plexiglas). Con l’aiuto di una squadretta tracciamo un segno a 45° sui lati stretti e uno verticale su quelli lunghi e tagliamo i pezzi con il seghetto. Da ricordare che il vertice sporgente del taglio è quello che va posto verso l’esterno del telaio e che le barre corte hanno bisogno di una sola estremità a 45° mentre l’altra è tagliata in squadra.
Tracciamo su ciascun pezzo di angolare la posizione dei fori con segni intervallati di circa 70 mm. Con il trapano a colonna, utile per accelerare il lavoro, foriamo le barre con una punta da 4 mm poi, con una punta da 8 mm, svasiamo ciascun foro in modo da poter incassare completamente le viti da 4,0×15 mm nell’angolare.
Il telaio dell’orto in cassetta è pronto per il montaggio: i tre pezzi di alluminio devono essere sistemati in modo che il lato lungo privo di profilato rimanga rivolto verso l’esterno del cassone, quando la nostra serra è chiusa, in modo da rendere possibile lo sfilamento della lastra trasparente.
Il plexiglas che utilizziamo ha uno spessore di 4 mm per cui dobbiamo realizzare una scanalatura ampia a sufficienza da non ostacolare lo scorrimento della lastra di copertura. Per ottenere una spaziatura regolare interponiamo tra il telaio e i profilati d’alluminio un pezzo di compensato spesso 6 mm bloccandolo con un paio di morsetti. Con un punteruolo incidiamo il legno attraverso i fori per facilitare l’ingresso delle viti, che inseriamo a mano al loro posto. Al termine stringiamo le viti con un avvitatore.
Ripetiamo l’operazione di montaggio sui tre lati curando l’allineamento dei vertici dei profilati. A profili montati controlliamo che la lastra di plexiglas scorra senza intoppi nella sua scanalatura. Le lastre sono rivestite con una pellicola adesiva per proteggerle dai graffi: lasciamola in posizione fino al momento dell’uso. Potrebbe essere utile il montaggio di un blocchetto di arresto sul lato libero per evitare che la lastra si sfili da sola quando si ribalta il cassone per accedere agli ortaggi.
Piano di lavoro e assemblaggio
Componiamo i due ripiani laterali assemblando le tavolette G sui listelli F. Il calcolo della spaziatura delle tavolette va fatto tenendo conto che la dimensione finale del ripiano deve essere 800×415 mm (listelli laterali esclusi), cioè la misura dei cassoni mobili destinati ad appoggiarvisi sopra.
Bloccando listelli e tavolette ben in squadra sul piano di lavoro, si fissa ogni pezzo con due viti autofilettanti da 4,0×50 mm. Le viti da utilizzare sono a filettatura parziale per fare in modo che il filetto “morda” solo sulla tavoletta e non sul listello che attraversa.
Montiamo i cassoni laterali ben centrati sopra la struttura principale e fissiamoli con un paio di morsetti. Centriamo le cerniere a libro O da 30×80 mm lungo la linea di contatto, molto vicino al bordo per limitare la sollecitazione sulla tavola, e assicuriamole con una serie di viti da 4,0×20 mm.
Controlliamo che i cassoni laterali possano aprirsi senza difficoltà e rimangano allineati con il corpo centrale. In questa posizione si comprende meglio la necessità di avere delle squadrette di rinforzo molto robuste all’interno dei cassoni laterali.
Ora bisogna preparare le guide necessarie a sostenere i ripiani laterali dell’orto in cassetta: fissiamo i listelli J sotto il telaio principale e le tavolette E sulle gambe con un paio di morsetti, controllando che i listelli dei ripiani possano entrare tra le tavolette e la cornice che circonda la struttura centrale. Una volta trovata la giusta posizione si bloccano le tavolette con un paio di viti 4,0×40 mm per ciascuna gamba.
Copriamo lo spazio della guida con i listelli H e li fissiamo con viti da 4,0×40 mm. La tavoletta ha una funzione decorativa, ma anche una strutturale, dato che è pensata per assorbire parte delle sollecitazioni impresse dal cassone pieno di terra alla tavoletta inferiore della guida.
Come si trasforma
Il nostro orto in cassetta completo di tutti gli elementi: gli ingombri totali a cassoni aperti sono di 1670×1218 mm con un’altezza di 910 mm, quando è aperto, e 1030 mm con i cassoni richiusi. Il legno può essere lasciato al naturale, trattandolo con un’abbondante dose di impregnante trasparente o olio di lino cotto diluito con solvente, oppure rifinendolo ulteriormente con un paio di mani di vernice bianca per isolarlo meglio dall’umidità.
In versione semenzaio, senza ripiani laterali, l’orto occupa poco spazio e può essere spostato dentro e fuori casa in relazione alla situazione climatica. Una condizione ideale per chi desidera usarlo per la semina precoce a supporto di un orto in piena terra. Il vano centrale è molto comodo per il rinvaso delle piante e la rete inferiore si presta per setacciare il terriccio ed eliminare pietre e radici.
In questa configurazione, con ripiani laterali inseriti, c’è spazio sufficiente per appoggiare utensili, vasi e tutto ciò che occorre per operare comodamente sulle nostre piantine senza doversi continuamente chinare.
A fine stagione l’orto in cassetta può essere ripiegato per occupare il minimo dello spazio agganciando i ripiani laterali ai cassoni. Le reti si rivelano molto utili per mettere ad asciugare bulbi e rizomi in attesa della primavera.
Impariamo come fare rose di carta crespa tanto belle da sembrare vere!
La carta crespa è un materiale versatile ed economico, con esso è possibile creare tanti piccoli oggetti per abbellire la casa o creare un centro tavola degno di nota. Vediamo nello specifico come realizzare splendide rose di carta crespa.
Cosa serve
I materiali che ci serviranno per le rose di carta sono pochi:
carta crespa
fil di ferro sottile
refe robusto
tondino di legno o plastica
forbici
tronchesini
Come si fanno le rose di carta crespa
Tempo richiesto: 10 minuti
Ottenere i petali
Per ottenere molti petali, più o meno delle stesse dimensioni, si fa un rotolino di carta e lo si ritaglia solo da un lato dandogli la curvatura dei petali.
Modellare i petali
Si modellano i petali lavorandoli solo dalla parte della curvatura. Dall’altro lato rimangono uniti tra di loro non avendoli ritagliati singolarmente. In questo modo è più semplice dare la forma alla rosa.
Partire dal cuore
La rosa di carta crespa si crea partendo dal mazzetto di petali del cuore sul quale si avvolgono i successivi giri di petali.
Stringere i petali
Si stringono bene i petali con un giro di refe. Si rifinisce la corolla applicandovi il calice di carta verde, sempre fissato con refe.
Creare il gambo della rosa
Si infila al centro del fiore il filo di ferro (quello plastificato verde) per creare il gambo della rosa.
Avvolgere il gambo con carta crespa
Si fissano le foglie di carta crespa verde preparate in precedenza ed infine si avvolge tutto il gambo della rosa sempre con la carta crespa verde; se necessario, fissiamo ogni tanto la striscia con un goccio di colla vinilica.
La riparazione del forno elettrico è abbastanza semplice, ma richiede una serie necessaria di verifiche preliminari
Illustriamo l’approccio in stile far da sé, alla ricerca del guasto di questo elettrodomestico, che comporta una serie di verifiche per la sua individuazione. Al termine, la riparazione forno risulta estremamente semplice da effettuare
Questa riparazione riguarda un forno elettrico che provoca l’intervento dell’interruttore salvavita nel quadro elettrico di casa. L’intenzione è di mostrare cosa si può fare per comprendere la natura del guasto e, se possibile, procedere alla riparazione.
Quello su cui viene fatto l’intervento è un forno da incasso, ma a parte la necessità di estrarre l’elettrodomestico dal mobile della cucina, l’approccio sarebbe lo stesso anche si trattasse di un fornetto elettrico da appoggio. Diverso, invece, il caso di un forno a microonde, che ha una circuitazione più complessa.
Nel caso del forno da incasso, per prima cosa si rimuove l’elettrodomestico dal mobile: solitamente ci sono quattro viti, due per lato, sul contorno del frontale, dove va in battuta sul mobile; le viti si mettono in evidenza ribaltando lo sportello verso il basso.
Non appena si è estratto il forno, si stacca la sua spina, che sicuramente è inserita nelle vicinanze, e ci si sposta su un piano di lavoro ampio e stabile. Un consiglio generalmente valido, anche quando si è praticamente sicuri di aver individuato “a priori” il guasto, è quello di partire con una verifica delle cose semplici ed evidenti: per questo si comincia sempre con un’ispezione esterna, dando un’occhiata allo stato generale dell’elettrodomestico, aprendo anche lo sportello e puntando una forte luce all’interno.
I controlli
I controlli per la riparazione del forno prevedono la verifica dello stato dell’isolamento dei cavi, il loro corretto bloccaggio verso la scocca e verso la spina. Dato che non si deve mai trascurare nessuna ipotesi, prima di lanciarsi nell’apertura delle paratie del forno, si controlla anche lo stato della presa, che non presenti segni di bruciature e sia fissata solidamente alla sua scatola.
Infine, per essere sicuri che il problema sia proprio nel forno, lo si collega con una prolunga a un’altra presa.
Solo dopo tutti questi “preamboli” ci si addentra nel vero lavoro di individuazione del guasto, separando le varie sezioni dell’apparecchio, in modo da isolare l’elemento che lo fa scaturire. Questo comporta il distacco di alcuni connettori, da fare con le dovute precauzioni.
Aprire e chiudere la carcassa
Quando si ispeziona esternamente il forno con l’intento di individuare la modalità di apertura e il tipo di attrezzi necessari, conviene anche capire se c’è una sequenza da seguire; in pratica, se si deve iniziare da un pannello, per poi passare ad altri, oppure se sono indipendenti.
Conviene sempre rimuovere solo le viti essenziali: con un po’ di accortezza si riesce a capire quali hanno ruoli differenti, che è meglio non toccare.
La rimozione delle varie coperture permette di fare anche un’ispezione generale dello stato del forno e di fare pulizia togliendo la polvere che inevitabilmente si accumula nel tempo.
Nella parte sopra si trova l’interruttore rotativo, il potenziometro per impostare la temperatura, il timer e la ventola di raffreddamento della cassa.
È bene anche annotare eventuali particolarità degli incastri, per essere sicuri, al termine della riparazione del forno, quando è il momento di richiudere il mobile, di saper rimettere tutto a posto come prima.
Prima di cominciare la riparazione del forno
Sapendo che per procedere con le verifiche si devono necessariamente staccare alcuni spinotti, è bene fare in modo di memorizzare la disposizione originale dei fili presenti.
Si può procedere in due modi: facendo una o più foto di ogni zona, prese da diversi angoli visuali per non avere proprio alcun dubbio…
…oppure disegnando su un foglio un rapido schema delle varie sezioni.
Ricordiamo che è più facile distinguere i fili fin che restano raggruppati con le fascette, diverso è se, nel corso della riparazione, si devono liberare.
Verifica funzionalità cablaggi
Seguendo il principio di non escludere a priori alcuna possibilità, si apre la spina di alimentazione per controllare visivamente lo stato dei collegamenti.
Una volta rimosso il coperchio posteriore del forno e messi a nudo i contatti, si può anche verificare che ci sia la corretta continuità fra i terminali di fase, neutro e terra. Si coglie l’occasione per identificare e annotare quale sia la fase nella spina, sapendo che corrisponde al marrone sulla morsettiera.
Quando la spina deve essere inserita in un solo senso
Molti dispositivi mostrano malfunzionamenti quando non hanno la fase collegata correttamente; per esempio, ci sono caldaie che vanno frequentemente in blocco o addirittura non riescono ad avviarsi. Senza porci tanti interrogativi, approfittiamo del guasto di questo forno per stabilire alcuni punti fermi dai quali partire.
In effetti, quando un elettrodomestico ha il cavo di alimentazione terminato con una comune spina elettrica, visto che questa si può inserire nella presa con due diversi orientamenti, non è dato sapere quando l’innesto fatto porti al dispositivo i poli direzionati correttamente.
Avendo tolto i coperchi e messo a nudo la morsettiera, si nota che i conduttori sono contrassegnati con colori “canonici”: marrone, blu e giallo/verde. L’attenzione va al marrone (fase), di cui è già stata indicata la corrispondenza sulla spina, al punto “Verifica funzionalità cablaggi”. Ma come si fa a sapere, quando si inserisce la spina, qual è il foro della presa che fornisce la fase? Bisogna testarli.
Che sia una presa a parete o una ciabatta, poco importa: si procede con il cacciavite cercafase, inserendolo nelle sedi della presa, controllando in quale si accende la spia. Si fa quindi un segno con un pennarello come riferimento.
Verificare l’assorbimento
Una manovra da fare, non risolutiva ma che può dare importanti indicazioni sulla riparazione del forno, è il controllo dell’assorbimento totale. Nel caso in questione si può fare perché l’elettrodomestico rimane acceso per un minuto circa prima di far saltare la corrente.
Questo breve lasso di tempo è sufficiente per rilevare qual è il consumo istantaneo e se, per qualche sconosciuto motivo, se ne verifica un’impennata, tanto da indurre l’intervento del magnetotermico.
Si procede staccando dalla morsettiera il conduttore della fase.
Poi si imposta il tester per la misurazine dell’intensità di corrente alternata (A~), sul valore di scala maggiore (20 A), e si applicano sui puntali i morsetti a coccodrillo con le debite protezioni isolanti.
I puntali del tester vanno collegati in serie lungo la linea della fase, quindi, uno al conduttore staccato e uno al relativo terminale sulla morsettiera.
Solo a questo punto si può inserire la spina del forno nella presa (con la direzione corretta) e accenderlo per annotare i valori di assorbimento nelle varie posizioni dell’interruttore rotativo. Se dagli ampère si vuole passare ai watt bisogna moltiplicare i volt (230) per gli ampère misurati: W=VxA.
Test e riparazione forno
Per procedere alla verifica delle serpentine, bisogna scollegarle dalla circuitazione del forno, pertanto si staccano gli spinotti Faston dai loro terminali. Per ogni serpentina (il forno normalmente ne ha tre), si procede facendo due prove: la prima riguarda la misurazione della resistenza elettrica fra i due terminali, la seconda la verifica che non ci sia dispersione verso la cassa dell’elettrodomestico. Entrambe le prove si effettuano con il tester impostato per la misurazione della resistenza elettrica, selezionando una scala di valori bassa. Per chiarezza diciamo che se il tester indica il valore 0 significa che il circuito è chiuso ovvero c’è continuità, il collegamento è diretto senza alcuna resistenza. Se il tester dà valore 1 significa che il circuito è aperto, non c’è alcuna continuità.
Come si può notare, la spina di alimentazione del forno è scollegata dalla presa. Di questo ci si deve assicurare sempre, prima di mettere mano ai connettori. Messi i puntali sui terminali della serpentina inferiore, il tester dovrebbe misurare circa 40 Ohm (quello in riparazione dà un valore maggiore). Se il tester mostra il valore 1, vuol dire che la serpentina è interrotta ed è sicuramente da sostituire. Messo poi un puntale su uno dei due terminali e l’altro sul contatto di terra del forno, si verifica l’isolamento della serpentina; un qualsiasi valore di resistenza o addirittura lo 0, significa che c’è dispersione o cortocircuito (il guasto del forno in oggetto).
Anche se è stato individuato il problema, si verificano comunque le altre serpentine del forno; le due superiori sono unite da un’unica base di supporto, ma hanno due coppie separate di terminali, oltre a quello centrale per la terra. Le coppie sono disposte in modo simmetrico: i due terminali centrali sono per il grill, i due laterali sono per l’altra serpentina. Iniziando da una coppia si ripetono le operazioni descritte per la foto precedente, verificando, anche in questo caso, i valori di resistenza (circa 35 ohm per il grill e 40 ohm per la serpentina normale) e l’eventuale dispersione a terra.
In questo forno la piastra della serpentina inferiore è parzialmente coperta dalla morsettiera: per la sostituzione bisogna liberarla, rimuovendola interamente.
La piastra della serpentina è tenuta da una sola vite, perché sull’altro lato c’è un incastro.
Tolta la vite, si estrae la resistenza danneggiata e si mette al suo posto il ricambio nuovo. La riparazione del forno è completata.
Abbiamo testato alcuni strumenti di misura utili e intuitivi che facilitano l’utilizzo del classico doppiometro presente in ogni casa. Anche le squadre vengono perfezionate e rese più facili e precise con una nuova guida di arresto
Misurare e tracciare con precisione è il primo passo per una realizzazione di successo: chi fa da sé e si ingegna in costruzioni di mobili e arredi di legno oppure in lavori di riparazione e manutenzione della casa lo sa bene e cerca di dotarsi di strumenti di misura manuali precisi e di facile utilizzo. Tra questi il doppiometro a stecche pieghevoli e la squadra sono quelli che non possono mancare: vediamo alcuni intelligenti accessori che ne moltiplicano la funzionalità.
Ecco quindi la guida di tracciatura, un set composto di due pezzi in plastica di alta qualità, che trasforma il doppiometro in una guida per tracciare completa di punta di centraggio per disegnare cerchi e zone curve. Il metro a stecche, se è ideale per rilevare grandi misure esterne, non serve per dimensioni interne perché, ovviamente, le stecche rigide non consentono di adattarlo allo spazio; uno speciale accessorio, resistente e robusto, che scorre su una stecca consente di misurare anche in zone di difficile accesso.
Funziona con lo stesso principio di tutte le livelle il terzo accessorio, utilissimo per la messa in bolla di quadri, mensole, ripiani, faretti o altro: accoglie al suo interno le stecche del doppio metro che diventano una riga per tracciare o identificare punti perfettamente allineati. Tra gli strumenti di misura segnaliamo infine la squadra 3D, nuova e ideale per misurare e trasferire dimensioni su un pezzo tridimensionale. Wolfcraft
Guida di tracciatura per doppiometro
È sufficiente infilare la guida sul doppiometro, impostare la misura, posizionare il fermo sul bordo del pezzo da lavorare e usare una matita per marcare delle linee parallele.
Il perno di centraggio permette di utilizzare la guida anche per tracciare linee curve. La guida è realizzata in plastica di alta qualità che la rende resistente e multiuso. Costa euro 5,90.
Rilevatore dimensioni interne per doppiometro
Tra gli strumenti di misura ecco un ottimo accessorio per misurare in zone difficili da raggiungere, in particolare zone interne come cassetti, basi di mobili, scaffali, è compatibile con tutti i più comuni doppimetri presenti in commercio. È sufficiente infilare il rilevatore sul doppiometro, spingerlo fino al bordo da misurare (va utilizzato come se fosse un’estensione dell’ultima sezione del doppiometro che si è in grado di utilizzare).
A questo punto si fissa la posizione mediante la rotella a vite, dopo di ché si può portare lo strumento in campo aperto; il puntale del rilevatore indica la misura presa, basterà distendere il doppiometro per leggere il numero. Il rilevatore di misure interne costa euro 6,90.
Livella per doppiometro
Questo valido strumento di misura, che utilizza lo stesso principio delle livelle; è ideale per allineare orizzontalmente pezzi da lavorare o quadri.
È realizzato in plastica di alta qualità che lo rende robusto e resistente e ne garantisce la durata nel tempo. È sufficiente infilarlo sul doppiometro ed è subito pronto all’uso.
La bolla d’aria centrata fra le due linee nere indica che è tutto allineato perfettamente. Un valido aiuto da utilizzare dentro e fuori casa e che, grazie alle sue dimensioni compatte, può essere semplicemente riposto in un cassetto. Costa euro 5,90.
Squadra multiuso 300-500 mm
Tra gli strumenti di misura una squadra battente con scala goniometrica, truschino e sagoma per la tracciatura di raggi, cerchi e cerniere a tazza con guida in plastica rimovibile migliorata; design metallico di alta qualità. La scala è presente su entrambi i lati, ci sono indicatore di angoli a 90°e 45°. La squadra funge da stabile bordo di appoggio per il seghetto alternativo. Indispensabile durante la posa di laminato e quando si costruisce un mobile.
Il goniometro permette di determinare e trasferire distanze e angoli con facilità. La squadra può essere utilizzata come compasso per trasferire curve e cerchi sui pezzi da lavorare. I due raggi fissi presenti sulla squadra consentono di tracciare angoli arrotondati su tavole.
È possibile tracciare delle linee parallele con la matita e tagliare con il cutter utilizzando la guida in plastica rimovibile e i 32 fori presenti sulla superficie. La guida può essere rimossa per misurare e marcare con precisione. La versione da 300 mm costa euro 13,90; quella da 500 mm costa euro 19,90.
Squadra 3D
La squadra 3D è fabbricata in plastica di alta qualità e può essere considerata uno strumento multiuso grazie alla sua doppia scala in centimetri e gradi. Questo strumento permette di prendere facilmente le misure e di trasferirle su travi, tubi e pezzi tridimensionali. La sua geometria rettangolare la rende perfetta per marcature precise in zone angolari.
Grazie agli indicatori per angoli da 45° e 90° e alla scala angolare addizionale da 0-90° la squadra 3D Wolfcraft è uno strumento completo. La squadra 3D fornisce una guida per tracciare linee parallele ed è inoltre dotata di un calibro, per determinare rapidamente il diametro di una punta per trapano. Costa euro 5,90.
Con poco lavoro ecco una lampada in legno fai da te di grande effetto per il tavolo da pranzo o da salotto
Questa lampada in legno fai da te se fosse esposta in un negozio e riportasse la firma di un famoso stilista, chissà che cifra ci sarebbe sul cartellino del prezzo, ma se abbiamo un foglio di compensato da 100×100 mm possiamo realizzare la lampada in legno con meno di una giornata di lavoro!
Il portalampada ottonato che si intravede tra le alette e il cavo elettrico, rivestito in tessuto di un colore sgargiante, abbinano una nota retrò alla lampada che ha un aspetto essenziale e moderno, un contrasto che contraddistingue molti complementi d’arredo contemporanei.
Il paralume
Il paralume fai da te dell’applique legno è composto da sottili alette incastrate su due anelli di diverso diametro, uno dei quali fa da supporto al portalampada; la luce viene concentrata per la maggior parte verso il basso, su una zona ristretta, ma la distanza tra le alette costituisce una schermatura solo parziale alla diffusione laterale e fa sì che la lampada fatta a mano produca un’illuminazione d’atmosfera nell’ambiente circostante, alternando luci e ombre.
Il consiglio è quello di montare una lampadina a led o, comunque, una sorgente a bassa emissione di calore: infatti, anche se questo può essere ampiamente dissipato dalle feritoie tra le alette, i bordi interni delle alette stesse sono abbastanza vicini alla lampadina e il calore emesso, per esempio, da un’alogena, potrebbe causare lo scurimento del legno nella zona attorno a essa.
Il progetto di taglio del compensato
Disegnare gli anelli e preparare la dima
Disegniamo su un foglio di compensato da 4 mm due dischi: il primo con Ø esterno 100 mm e Ø interno idoneo a incastrarvi il portalampada, il secondo con Ø esterno 140 mm e Ø interno 80 mm.
Riportiamo la sagoma dell’aletta su un cartoncino, rispettando le quote; dopo averla ritagliata utilizziamola come dima per riprodurla 20 volte sul compensato, cercando di limitare lo scarto.
Tagliare, levigare, assemblare la lampada artigianale in legno
Il seghetto assiale a batteria PST 10,8 Li ci permette di tagliare con facilità gli anelli; per realizzare i fori centrali basta aprire un foro interno di diametro sufficiente a inserire la lama.
Con la levigatrice palmare PSM Primo levighiamo per bene i bordi della lampada di legno, tenendola leggermente inclinata verso l’esterno.
Dopo aver effettuato i collegamenti elettrici inseriamo il portalampada nell’anello superiore e blocchiamolo serrando le ghiere filettate.
Dopo aver messo un poco di colla nelle gole di incastro, inseriamo le prime 15 alette sui dischi, utilizzando una coppia di distanziali da 10 mm per mantenere un interasse costante. Le restanti 5 alette della lampada legno fai da te si possono incastrare senza colla, dopo aver montato la lampadina, in modo da poterle rimuovere per effettuare riparazioni o sostituzioni.
Materiale di sicurezza e protezione ambientale: carta tyvek ecologica, riciclabile al 100%, sicura, durevole e resistente all'acqua e superbo legno di acero bianco. Luce da lettura a LED bianco caldo ad alta luminosità, combinata con carta Tyvek con trasmissione della luce del 98%, non solo protegge gli occhi ma aiuta anche le persone ad addormentarsi. Non è carta normale come il libro, è resistente allo strappo
Design unico e creativo: tocca la porta USB per cambiare il colore e la luminosità della gradazione e il colore cambierà ogni volta che lo tocchi. Premere a lungo la porta USB per regolare la luminosità della luce. Dimensioni: 5,5 "x 4,7" x 1 "(14 x 12 x 2,5 cm); forma di libro creativa e carina! Design della copertina magnetica, potenti magneti N52 di grado industriale incorporati, che consentono di formare le lampade di lettura in un cerchio e un semicerchio
LUCE DA LETTURA FACILE DA USARE: la nostra luce da lettura può essere ruotata e piegata con qualsiasi angolo di 360 °. Cambia il colore della luce aprendo e chiudendo la luce del libro o toccando la porta USB. Può essere posizionato sul tavolo, sulla scrivania come luce di lettura o incollato sul frigorifero o sulla parete magnetica come luce notturna
Lampada da scrivania a LED ricaricabile USB: batteria ricaricabile agli ioni di litio integrata da 1000 mhA, la luce di lettura pieghevole USB può funzionare per 6-8 ore dopo la ricarica per 2-3 ore. Ricaricalo collegando il cavo di ricarica al tuo computer o alla porta USB del tuo adattatore di alimentazione mobile. Una buona decorazione e un regalo perfetto: è un regalo ideale per i tuoi bambini, parenti o amici, soprattutto in giorni speciali come
Halloween, Natale, San Valentino o Ringraziamento. puoi anche usarlo come luce d'atmosfera, lampada da tavolo, applique, luce notturna, luce di emergenza, ecc. È perfetto per comodino, libreria, tavolino da caffè e decorazioni per la casa e l'ufficio
La lampada da comodino ha bisogno di una lampadina a incandescenza disponibile nel negozio online (non compresa nella confezione).
L'interruttore on/off con spina BS consente il risparmio energetico, la lampada ha un consumo molto basso ed è rispettosa dell'ambiente.
Lampada Tatami minimalista da scrivania in stile giapponese, perfetta per salotto, camera da letto, ufficio, stanza dei bambini o studentato, fornisce una luce calda e rilassante.
Nota: alla ricezione della merce, avvitare prima l'anello all'attacco della lampadina. Montare il paralume sopra l'attacco. Poi avvitare di nuovo l'anello fino a che si incastra perfettamente alla filettatura.
Questa scrivania a ribalta fai da te è realizzata con un piano che ruota su un tondino posteriore ed è sostenuto da una coppia di gambe sul lato anteriore
Certe soluzioni salvaspazio non si possono “comprare”… dobbiamo crearle con le nostre mani. È il caso di questa funzionale scrivania a ribalta fai da te che, quando non serve, si ripiega diventando un copriradiatore e occupando uno spazio irrilevante.
Il piano è sostenuto, anteriormente, da una coppia di gambe che, fissate a una traversa incernierata, si chiudono ruotandole verso l’alto. Sul lato posteriore il piano è dotato di un tondino di legno (bastone da tenda) imperniato, agli estremi, in due supporti tondi fissati alle spalline del vano finestra.
Per chiudere la scrivania a ribalta, trasformandola in copritermo, occorre sollevarlo fino al punto da poter ruotare le gambe in avanti e bloccarle in uno scrocchetto a molla avvitato sotto il piano: si abbassa poi il piano lentamente.
Le gambe possono essere reclinate e posizionate in parallelo al piano quando questo viene ruotato verso il basso.
Il bastone è fissato sotto il piano in truciolare nobilitato da 20 mm con viti. È imperniato su due supporti fissati alle spalline del vano finestra.
Sotto il piano della scrivania a ribalta è fissato uno scrocchetto a molla che blocca una delle due gambe anteriori quando queste vengono ruotate per ribaltare il piano verso il basso.
Per ruotare le gambe parallelamente al piano si utilizzano due cerniere ad alette avvitate al listello che collega le gambe al piano.
Lo scrocchetto si avvita sotto il piano con un opportuno spessore di legno per portarlo al livello adatto ad afferrare la gamba in chiusura.
Il bastone che funge da perno si inserisce in due supporti per bastoni da tenda fissati al muro nel vano del radiatore.
Quando il piano della scrivania a ribalta è ruotato verso il basso non occupa spazio e si posiziona davanti al radiatore.