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Cassetta porta attrezzi | Contenuto e tipologie

La cassetta porta attrezzi è un apposito contenitore che consente di avere gli utensili per il fai da te in ordine e a portata di mano

Per poter effettuare riparazioni domestiche o lavori di bricolage dobbiamo disporre di una buona dotazione di attrezzi, minuterie e prodotti. Difficile è mantenerli in ordine, specialmente se ci troviamo a effettuare un intervento fuori dalle mura domestiche, per questo occorre una cassetta porta attrezzi adeguata alla conservazione e allo spostamento. 

cassetta porta attrezzi

Limitarci ad avere una cassetta portautensili capiente, ma sprovvista di scomparti che permettono di suddividere gli attrezzi per tipologia, ci fa perdere tempo nella ricerca dell’occorrente. Rimescolando il contenuto c’è il rischio che le scatolette delle viti si aprano, che utensili delicati come le lame si deformino, per non parlare di quello che può accadere se ci sono prodotti liquidi.

Scelta della cassetta porta attrezzi

Orientiamo la nostra scelta su cassette porta attrezzi che ci permettano non solo di trasportare i nostri attrezzi, ma di riporli con ordine.

Valutiamo se i lavori che svolgiamo abitualmente sono in genere vicini al nostro laboratorio o se è necessario attrezzarci con contenitori di agevole trasporto per interventi a maggiore distanza.

Per i lavori più pesanti come muratura, idraulica, ecc. procuriamoci contenitori in grado di resistere agli urti, all’acqua e facilmente pulibili.

Contenuto

Nella nostra cassetta porta attrezzi non facciamoci mancare una ricca dotazione di cacciaviti a taglio diritto e a croce; una sola impugnatura e una serie di bit occupano poco spazio e risolvono molte situazioni. Portiamo sempre con noi il cercafase, una lima e le chiavi a brugola.
Lo scomparto che raggruppa i principali utensili da azionare per “stretta di mano” deve contenere pinze con ganasce corte e lunghe, tronchesino, forbice, pinza per anelli Seeger con testa intercambiabile, una pinza pappagallo, tenaglie e pinza spellafili.
Le bussole esagonali azionabili tramite cricchetto, snodi e prolunghe sono difficili da trovare in una cassetta porta attrezzi se non dispongono di una propria sede. Teniamo separati martello e seghetto, per evitare di rovinare la lama.
Una torcia a batteria e un cutter hanno vita breve se conservati alla rinfusa insieme alle chiavi a forchetta: figuriamoci cosa può succedere al calibro, strumento essenziale e di altissima precisione, se non avesse una sua collocazione protetta all’interno delle cassette portautensili.

Tipologie di cassette per attrezzi

cassetta porta attrezzi
La classica cassetta porta attrezzi è di metallo verniciato, con un ampio vano centrale e cassetti a fisarmonica. È robusta e durevole, ma anche abbastanza pesante e non agevola l’ordine.
Ecco invece una pratica valigetta termoformata che contiene in modo ordinato e stabile una buona varietà di utensili; se viene a mancare anche un solo pezzo, lo spazio vuoto ci avverte che non stiamo partendo con una dotazione completa.
Queste tipologie di “cassetta porta attrezzi” sono particolarmente indicate per coloro che svolgono lavori in cui vi è l’esigenza di cambiare spesso utensile, in quanto posizionati in tasche in cordura che permettono un’immediata individuazione dell’attrezzo. Da scegliere se lavoriamo frequentemente e con più utensili contemporaneamente.

OBI Italia dona 2.500 mascherine agli Alpini per l’ospedale da campo di Bergamo

La multinazionale tedesca ha donato 2.500 mascherine FFP3 alla sezione di Bergamo dell’Associazione Nazionale Alpini da destinare all’Ospedale da campo in costruzione presso la Fiera

Milano, 27 marzo 2020 OBI Italia, sin dal primo momento, in questo periodo critico per il Paese, si è adoperata, anche a negozi chiusi, per il rifornimento di dispositivi di protezione individuale alle strutture ospedaliere italiane.

Nella giornata di venerdì 27 marzo una delegazione dell’ANA, sezione di Bergamo, si è recata presso il punto vendita OBI di Curno, dove alcuni dipendenti, a nome dell’Azienda, hanno consegnato 2.500 mascherine FFP3, destinate all’Ospedale da campo, in costruzione presso la Fiera.

La multinazionale tedesca testimonia con questo gesto la vicinanza e la solidarietà verso la comunità bergamasca di cui fa parte e ringrazia gli Alpini e tutti gli operatori attivi nella costruzione dell’Ospedale da campo, che si sta realizzando in tempo record.

Le mascherine saranno destinate a medici ed infermieri in forza all’Ospedale, a cui va il plauso per l’encomiabile lavoro svolto ininterrottamente in un territorio profondamente colpito dall’emergenza sanitaria. OBI

Mattoni forati e mattoni pieni | Tipologie e utilizzo nei dettagli

La differenza sostanziale tra i mattoni pieni e i mattoni forati è che questi ultimi, a parità di volume, pesano molto meno e risultano più adatti per la maggior parte delle applicazioni.

Il mattone pieno (formato UNI da 12x24x5,5 cm) è usato generalmente per fini decorativi (muretti a vista, rifiniture, archi, ecc.), mentre per muri, tramezze e strutture portanti in genere si usano i mattoni forati (detti anche foratini), che hanno capacità isolanti e sveltiscono il lavoro.

I mattoni forati sono prodotti in una grande varietà di forme e dimensioni in base al loro impiego: dalle pignatte e tavelle per solai a quelli antisismici, particolarmente robusti.

Da sapere:

  • Il carico di compressione è un valore in kg/cm2 che indica il peso massimo sostenibile da un mattone
  • Un muro di mattoni (in particolare quelli pieni) può evidenziare in superficie efflorescenze biancastre resistenti anche a lungo nel tempo, provocate dai sali minerali provenienti da fondazioni, solette e malte, che trasmigrano e fuoriescono dal corpo del mattone.

Tipi di mattoni in commercio

I principali tipi di mattone sono:

  • mattoni forati (limitato spessore delle pareti esterne, generose cavità interne, usato per tamponamenti e tramezze),
  • mattoni semipieni (pareti spesse, fori piccoli, usato per muri di particolare robustezza),
  • mattoni forati doppio uni (a 12 fori, adatto anche per solide strutture portanti),
  • mattoni porizzati o similari (l’argilla è impastata con palline di polistirolo per un forte potere isolante).

tipi di mattone

  1. Mattoni pieni: il peso di un mattone pieno è di circa 2,8 kg e la sua resistenza ai carichi è notevole. Si usa per strutture anche a vista, posandolo di piatto. La posa è a file sfalsate in modo da aumentare la rigidità e la compattezza del muro.
  2. Mattoni forati: il mattone forato strutturalmente è più debole,  presenta fori in una direzione. Per la realizzazione di pareti divisorie sono disponibili formati di grandi dimensioni ma ridotto spessore che consentono un’esecuzione molto veloce.
  3. Blocchi porizzati poroton: di varie dimensioni e forme. La sua foratura si aggira intorno al 60% del volume complessivo. Viene usato per i tampo- namenti nei fabbricati in cemento armato o per altra struttura che non sia portante.
  4. Mattoni semipieni multiforo: possono essere impiegati per murature strutturali, per divisione di ambienti, per sottomurazioni e lavori dove necessita una buona resistenza meccanica ed un peso contenuto.
  5. Mattoni paramano: sono mattoni pieni o semipieni che presentano superfici “faccia a vista” particolarmente rifinite con elaborazioni rustiche, lisce e di altro tipo. Vengono prodotti in dimensioni e forme molto diversificati.
  6. Tavelle: sono laterizi forati di notevole lunghezza e larghezza, ma di ridotto spessore. Si utilizzano per la realizzazione di soffitti armati e anche per particolari costruttivi interni, che consentono di risolvere con rapidità senza armature.

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Tagliare i mattoni

come tagliare i mattoni
Il taglio dei mattoni può essere fatto sostanzialmente in due modi: con la smerigliatrice angolare o con la martellina. Usiamo la smerigliatrice dotata di disco da taglio per pietra (meglio se di tipo diamantato) per tagliare i mattoni forati o semipieni. L’attrezzo è indispensabile se i mattoni rimarranno a vista e la linea di taglio deve essere precisa. Usiamo la martellina con i mattoni pieni (non a vista). Colpendoli con la penna lungo la linea di rottura si pratica un’incisione su cui si colpisce poi con decisione.

Il mattone tradizionale è quello pieno, ormai usato quasi solo per fini decorativi (rivestimento di pareti, costruzione di caminetti, di archi, ecc). Per la costruzione di muri e pareti si preferisce usare mattoni forati di maggiori dimensioni che hanno capacità isolanti e sveltiscono il lavoro.

Come utilizzare i mattoni forati

I mattoni forati si posano in corsi sovrapposti e sfalsati per creare un muro mattoni, collegando ogni elemento a quelli del corso inferiore ed a quello che precede conmalta bastarda.

La presenza di cavità non indebolisce il semipieno, ma al contrario permette di legare meglio i vari corsi; la malta stesa sui lati forati dà luogo ad una sorta di “spinatura”.

I mattoni, essendo porosi ed assorbenti, vanno bagnati (o con un pennello o immergendoli) prima della posa in opera per evitare che sottraggano alla malta l’acqua.

Con il manico della cazzuola si battono i mattoni, posizionati sul corso precedente, per schiacciare bene la malta e far sì che siano ben allineati.

I mattoni si possono rompere a metà o nella misura voluta con una martellina dotata di penna tagliente; la presenza di cavità nel laterizio rende più facile l’operazione.

Le schegge, legate con la malta, possono essere usate a mo’ di cuneo per collegare la parte alta della parete al soffitto preesistente o per colmare cavità e scanalature.

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Sega a mano per legno | Tipologie e utilizzo

La sega a mano per legno è un attrezzo per il fai da te, fondamentale per piccoli tagli per i quali non siano necessarie lame provviste di motore

La sega a mano è uno strumento che si presenta in diverse forme. Le seghe per legno infatti si differenziano tra quelle costituite da una lama abbastanza rigida da autosostenersi e quelle più sottili che hanno bisogno di un telaio o di un rinforzo.

Del primo gruppo fanno parte il saracco, per tagli grossolani che non richiedono molta precisione, il gattuccio, con lama lunga e stretta per tagli curvi, e il foretto, con lama ancor più sottile del gattuccio.

sega per legno

Le seghe a dorso, irrigidite da una striscia di metallo sulla costola superiore, vengono utilizzate per tagli precisi come quelli relativi agli incastri. Le seghe a telaio hanno lame più sottili, ma sono più ingombranti e la profondità di taglio è limitata dalla presenza del telaio stesso.

Le lame

Osservando attentamente le lame di un a sega a mano per legno si nota che i denti sono allineati come scalpelli, però spostati alterativamente verso destra e verso sinistra rispetto al piano della lama, per diminuire l’attrito e scorrere senza riscaldare il legno.

lame

Si dice che sono “allicciati” e l’allicciatura costituisce la “stradatura” della sega che permette di asportare una porzione di legno maggiore rispetto allo spessore della lama, che scorre meglio.

Per segare lungo la venatura del legno (taglio longitudinale) occorrono denti a profilo quadro e molto allicciati, mentre per segare controvena (taglio trasversale) i denti devono avere forma triangolare, come una lunga fila di coltelli.

Utilizzo

La lama va tenuta in squadra con il pezzo, sul quale va appoggiata per iniziare il taglio sulla corsa di ritorno, allungando man mano la corsa mentre si avanza. Nei tagli lunghi una bietta evita che il taglio si richiuda facendo forzare la lama.

sega a mano

Tipologie sega a mano

A lama stretta e lunga

Gli attrezzi a lama stretta e lunga, come il gattuccio e il foretto, vanno utilizzati senza forzare sulla lama che può facilmente piegarsi e deformarsi. La flessibilità si rivela invece fondamentale per seguire curve anche a raggio stretto.

foretto

Sega a mano svedese

La sega svedese ha un’impugnatura che può essere ripiegata dopo l’uso. La lama di questo seghetto per legno è intercambiabile con altre per metalli e plastica e si può far scomparire dentro il telaio dopo l’uso, riducendo l’ingombro alla sola asta metallica.

sega a mano svedese

Seghe giapponesi

Mentre le seghe “occidentali” lavorano a spinta, con movimenti che allontanano la sega dal nostro corpo, quelle “giapponesi” lavorano a tirare e adottano lame molto sottili e flessibili, particolarmente utili nei tagli a filo piano.

sega giapponese

Segoncini

I segoncini per il taglio di legni verdi e rami hanno denti lunghi, spaziati e spesso affilati su entrambi i lati per tagliare in andata e ritorno. La lama di questa sega a mano, che nel legno fresco perde facilmente il filo, si cambia rapidamente allentando una leva.

sega a mano

Voltino

Il voltino è la sega a telaio per eccellenza, la lama sottile è inserita in due codoli che si impegnano in spinotti girevoli nelle aste del telaio. La tensione è regolata da una cordicella attorcigliata agli altri capi delle aste.

voltino

Segaccio per potatura

Il segaccio per potatura ha la lama ripiegabile all’interno di un manico conformato per l’utilizzo anche da parte di mancini. Anche questa è una sega per legno di tipo giapponese, ossia concepita per essere utilizzata anche a tirare.

segaccio

Aumentare la scorrevolezza

Per facilitare lo scorrimento della lama di una sega a mano che tende a impuntarsi è sufficiente strofinare i denti con sapone asciutto o con paraffina (una semplice candela).

scorrimento lama

La corretta pulizia per un ambiente sanificato | FILA Surface Care Solutions

Oggi, alla luce del periodo che stiamo vivendo, la pulizia accurata e la sanificazione delle superfici con acqua e detergente adeguato sono fondamentali

Puliziaigienizzazione e sanificazione, sono temi oggi molto sensibili. Mai come in questo periodo la sola igienizzazione e/o disinfezione delle superfici senza una precedente pulizia atta a rimuovere lo sporco accumulato può rivelarsi insufficiente. Lo sporco di fondo, se non ben rimosso, diventa ricettacolo di germi e batteri.

Molto spesso i prodotti disponibili nel mercato aggrediscono una superficie, macchiandola e talvolta rovinandola irreparabilmente.

FILA, realtà imprenditoriale italiana leader internazionale nello sviluppo e produzione di prodotti specifici per la cura e il mantenimento delle superfici, è sempre stata attenta allo sviluppo di prodotti rispettosi dell’ambiente, della persona, non nocivi per gli animali domestici ma che rendessero le superfici pulite e protette. 

La Direzione Generale Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, in accordo con quanto suggerito dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), indica come misure efficaci e sufficienti in “ambienti non sanitari (abitazione, stanze, uffici pubblici, scuole etc.), una pulizia accurata delle superfici ambientali con acqua e detergente adeguato”.   

Con una pulizia di base effettuata con un detergente e l’azione meccanica della spugna o del panno si asportano tutte le impurità presenti che sono l’habitat ideale per la proliferazione di germi e batteri.

Scelta del detergente

La scelta del detergente da utilizzare per la pulizia va fatta sia in base al tipo di sporco che alla superficie da lavare. Non tutti i detergenti vanno sempre bene, anzi, possono essere inefficaci su un determinato sporco o rovinare le superfici perché non vengono usati correttamente o perché troppo aggressivi.

Questo è il caso della candeggina che, pur avendo un’azione igienizzante, non è in grado di eliminare tutti i residui di sporco presenti sul materiale, può rovinare i materiali più delicati come le pietre naturali e aggredire gli inserti in metallo, ossidandoli.

FILA, per questa prima fase di pulizia, propone CLEANER PRO e PS87 PRO per eliminare lo sporco organico accumulato (caffè, olio, vino, grasso, ecc.) e DETERDEK PRO per eliminare i residui di sporco inorganico come i residui di cemento, stucco, polvere, calcare.

Questa fase è necessaria prima di proseguire con qualsiasi operazione di igienizzazione e sanificazione, azione tanto semplice quanto fondamentale, per avere superfici sempre pulite.

Una particolare attenzione per tutte quelle superfici toccate di frequente, quali maniglie, porte e finestre, ante dei mobili, servizi igienici e sanitari e i piccoli oggetti presenti nella nostra vista quotidiana. I detergenti della gamma FILA che adempiono a questa funzione sono CLEAN&SHINE, delicato per tutte le superfici e DEEPCLEAN, lo spray anticalcare. 

CLEAN&SHINE

Prodotti Syntilor | Lunga vita al legno in esterno

Con i prodotti Syntilor è possibile trattare i manufatti e le superfici di legno sottoposti costantemente agli agenti atmosferici e mantenerli perfetti nel tempo. Vediamoli nello specifico.

Prodotti Syntilor: impregnante effetto legno naturale, anti uv e idrofugo

Resistenza e longevità eccezionali per un prodotto dalla finitura cerata che si applica su legni sani, puliti, asciutti e non grassi, per proteggerli da agenti atmosferici e umidità: lascia al legno il suo aspetto naturale e non gocciola durante l’applicazione. Essicca al tatto in 30 minuti e, in modo completo, in dodici ore.

Per il rinnovo ordinario di un manufatto sottoposto al sole e all’acqua, basta una spolverata e una sola mano di prodotto. Trattandosi di un rinnovo tardivo è necessario scartavetrare le superfici rovinate, spolverare e stendere due mani di impregnante.

Il prodotto aderisce perfettamente su legno pulito, asciutto, esente da tracce di precedenti finiture o di resine; solo se attaccato da funghi va previamente trattato con un primer. Ha una resa di 12 m2/litro per ogni strato e non si applica su parquet o pavimenti di legno; si può utilizzare in ambienti esterni e interni.

Tra una mano e l’altra occorre attendere almeno 2 ore; si applica a temperature fra i 12 e i 25 °C, dopo aver bene mescolato il prodotto, ma senza diluirlo. Si stende rapidamente con un pennello. Disponibile nelle tinte: incolore, rovere chiaro, rovere scuro, noce biondo, noce scuro, ciliegio, teck, bianco, nei formati da 0,5-2,5-5 litri.

Impregnante in resina poliuretanica, anche vernice di finitura

Impregna e rifinisce con un solo gesto senza sfogliare, si tratta di una resina poliuretanica rinforzata in fase acquosa che forma su legno nuovo o già trattato un efficace schermo anti UV di nuova generazione, svolgendo contemporaneamente la funzione di impregnante e di flatting. Di consistenza cremosa, ha una resa di 12 m2/l per strato ed essicca al tatto in 30 minuti.

Il prodotto fornisce un eccezionale vantaggio: nutrire il legno in profondità come un impregnante e proteggerlo dalle agfressioni esterne come un flatting in un’unica azione, senza rinunciare a un livello qualitativo di prima grandezza in entrambe le fasi. L’applicazione può essere fatta su legni sani, puliti, sgrassati e asciutti. Non importa se il supporto è grezzo oppure già trattato. La consistenza è cremosa; i tempi di essiccazione sono: 30 minuti al tatto, 2 ore fra due mani, totale asciugatura 12 ore.

Non sfoglia. Disponibile in 7 colori: incolore, noce chiaro, noce scuro, rovere, teck, bianco, verde. Il colore trasparente è particolarmente indicato per l’applicazione su manufatti già trattati, di cui si vuole conservare la nuance di colore.

La carteggiatura, nel caso di manufatti già trattati, può essere molto leggera e va fatta solo per predisporre al meglio la superficie alla ricezione del prodotto. Si usa grana 120.

2IN1 è pronto all’uso. Per l’applicazione basta una rapida mescolata. Per la stesura si usa il pennello.

Per i legni già trattati, se in buono stato, basta una sola mano di colore; per quelli in cattivo stato ci vogliono 2 mani; per i legni grezzi 2 o 3 mani.

Vernice legno con formula all’acqua e alto potere coprente

Combina i vantaggi della formula acquosa con le prestazioni offerte da un prodotto a solvente. Consistenza di gel (non cola) e aspetto finale brillante, è adatta a tutti i tipi di legno, speciale per esterni e per rivestimenti verticali; ha una resa di 12 m2 per litro per ogni strato ed essicca tra due mani in 8 ore (completamente in 24 ore).

La Vernice Legno Alta Protezione garantisce perfetta aderenza su legni puliti, asciutti e sani; quelli esostici vanno sgrassati con acetone, quelli anneriti vanno schiariti con l’apposito prodotto Syntilor, quelli ricoperti da vecchie finiture carteggiati e spolverati accuratamente. Con il suo elevato potere coprente e decorativo, la vernice previene l’ingrigimento; vanta potenti agenti anti UV; è impermeabile a umidità, pioggia e neve; resiste agli sbalzi di temperatura e, essendo microporosa, lascia respirare il legno.

Il prodotto si applica con pennello o spalter stendendolo nel senso delle fibre del legno, si mescola bene ma senza diluire, servono tre strati abbondanti per ottenere il massimo delle prestazioni, carteggiando tra uno strato e l’altro. È disponibile in quattro tinte: incolore, noce, noce antico, douglas. Formato da 0,5 litri.

Tra i prodotti Syntilor anche l’olio per mobili da giardino

prodotti syntilor

Tra i prodotti Syntilor è una vera innovazione tecnologica, speciale per esterni, si applica in verticale e orizzontale su ogni tipo di legno che debba resistere alle aggressioni degli agenti atmosferici. Di consistenza liquida e di aspetto opaco, ha una resa di 12 m2 per litro per ogni strato ed essicca tra due mani in 20-30 minuti (completamente in 12 ore).

Non va diluito, ma agitato prima e durante l’applicazione. Il legno deve essere pulito da vecchie pitture, schiarito se ingrigito, sgrassato e asciutto.

Schiarente per legni ingrigiti

prodotti syntilor

Speciale per esterni pulisce e smacchia il legno di terrazze, cancelli, divisori, mobili, ponti di imbarcazioni, eliminando l’aspetto grigiastro, le macchie e lo sporco senza alterare o scolorire il legno. Sotto forma di gel, va applicato con alcune precauzioni.

Forgiare il ferro | Come farlo correttamente

Forgiare il ferro riscaldato fino a farlo diventare rovente: ecco come farlo correttamente

Per poter forgiare il ferro, ossia lavorarlo nella forgia (o fucina), è necessario riscaldarlo: il vecchio sistema della forgiatura, ancora utilizzato, prevede il riscaldamento del ferro su carboni accesi a temperature comprese tra 650 e 900 °C, che è la calda al “rosso-bianco”.

Come forgiare il ferro

A temperature inferiori, chi lavora il ferro sa bene che sotto martellatura questo tende a “creparsi“; oltre i 900 °C si ha la calda al “rosso carico”, per la tempra di acciai dolci; la calda “bianca o sudante”, 1300-1500 °C, è la più forte che il ferro possa sopportare.

La forgia, tuttavia, può essere sostituita dal cannello a gas: quello che non può mancare per forgiare il ferro è invece una grossa incudine su cui battere i pezzi arroventati con un martello da almeno 1,5 kg. Servono poi le tenaglie da forgiatore, con manici lunghissimi che permettono di manovrare il ferro senza bruciarsi.

Le principali tecniche di forgiatura sono: la stiratura, con cui si allungano i pezzi incidendoli, trasversalmente, con la penna del martello; la spianatura, ottenuta con la testa del martello per completare l’opera precedente; la ricalcatura, che crea nella barra un rigonfiamento (di testa per punte a lancia o al centro per piegature ad angolo retto).

Il ferro ammorbidito si può anche tagliare (a tal proposito consulta la nostra guida su come tagliare il ferro), con martelli speciali o con il tagliolo inserito nell’incudine, modellare con stampi e controstampi, forare con punzoni, ritorcere.

Le operazioni di forgiatura

Il pezzo può essere forgiato quando raggiunge una colorazione rosso ciliegia, prima sarebbe poco malleabile e dopo lo sarebbe troppo. Viene tolto dalla forgia e appoggiato sull’incudine per essere battuto col martello.
Il focolare a carbone per forgiare il ferro viene mantenuto acceso insufflando aria dal basso. Un tempo lo si faceva con un mantice, oggi spesso ci si affida a ventole, manuali o elettriche, come a forni a gas o elettrici di dimensioni più contenute.
Con un punzone a palla si può completare la sagomatura di alcuni particolari come petali e foglie: battendo con il martello si riesce a realizzare la nervatura centrale e la concavità, ottenendo un effetto martellato artigianale.
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  • Questa forgia può raggiungere 1450° Centigradi.
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  • Lunghezza totale: circa 400 mm.

Pensile fai da te per aromatiche | Realizzazione illustrata

Un semplice scaffale da appendere alla parete si trasforma in un pensile che permette anche a chi vive in città di avere un piccolo orto sul balcone

Chi dispone solo di un balcone come unico spazio esterno fruibile non può permettersi di ingombrarlo con vasi a terra, ma può ugualmente coltivare una selezione di piante aromatiche in un pensile. Quello che proponiamo ha una profondità complessiva inferiore a 200 mm ed è largo poco meno di mezzo metro, ma sui quattro ripiani può trovare posto una ricca varietà di erbe aromatiche da utilizzare in cucina.

Le piante aromatiche possono essere lasciate nei vasetti di plastica con cui vengono commercializzate, così da contenere il peso complessivo; i parapetti in plexiglas, trasparente o colorato, che completano i ripiani le proteggono da cadute accidentali e aggiungono una nota di design allo scaffale.

Tutti i pezzi necessari a comporre il pensile sono uniti per avvitatura, mentre le lastre di plexiglas sono semplicemente incastrate in fresature realizzate vicino al bordo esterno dei ripiani; rosmarino, basilico, santoreggia e altre erbe ci delizieranno anche con i loro profumi mentre ci concediamo una pausa sul nostro balcone.

Cosa occorre

MDF da 19 mmpannello posteriore da 1330×452 mm; 2 fianchi da 1330 x182 mm; 4 ripiani da 452×160 mm.

4 lastre di plexiglas 451x127x5 mm; 24 viti da legno Ø 4×45 mm; 2 tasselli a espansione Ø 8 mm con gancio a L (scelti in base al supporto).

pensile

Montaggio del pensile

Nella parte superiore del pannello di fondo, con una punta Forstner da 30 mm montata sul trapano si aprono due fori ciechi a 200 mm dal bordo superiore e a 40 mm dai bordi verticali. Serviranno per agganciare lo scaffale ai tasselli fissati a parete.
Si appoggia il pannello posteriore sul banco e si blocca a esso uno dei fianchi; in appoggio a questo, con l’aiuto di una squadra, si collocano i ripiani a 90° e si marca la posizione di ciascuno sul pannello, agli interassi prestabiliti, facendo scorrere la punta della matita prima da un lato e poi dall’altro di ogni ripiano.
I ripiani vanno bloccati con morsetti al banco di lavoro per realizzare le scanalature in cui inserire le lastre di plexiglas, a 10 mm dal bordo frontale; si utilizza una fresa larga 5 mm e si imposta la profondità di fresatura a 7 mm. Per poter utilizzare la guida parallela occorre appoggiare due ripiani uno sopra l’altro.
Al centro delle linee tracciate sul pannello posteriore si praticano i fori passanti per il fissaggio dei ripiani, utilizzando una punta Ø 4 mm. Per ogni ripiano si praticano due fori a 50 mm dai bordi del pannello.
Sulla faccia posteriore del pannello i fori vanno svasati per poter incassare le viti sotto filo piano.
pensile
Si appoggiano i fianchi ai ripiani appena montati; sulla faccia interna si traccia a matita la posizione dei ripiani e si eseguono i fori passanti, svasati sul lato esterno, per avvitare i fianchi ai bordi dei ripiani.

Le viti nascoste e la finitura a spruzzo

Terminato il montaggio, per rendere invisibili le viti messe sotto filo piano si deposita un po’ di stucco negli avvallamenti e, con una passata di spatola, lo si preme e si rimuove l’eccesso.
levigatura pensile
Quando lo stucco è completamente essiccato, si leviga con carta vetrata a grana 120.
Per preparare la superficie e limitare l’assorbimento della finitura servono due mani di cementite; anche in questo caso la prima viene assorbita in pochi minuti, poi si stende una seconda passata e, quando è asciutta, si levigano le superfici con carta vetrata a grana 180.
Il pensile montato e suddiviso in scomparti presenta molti angoli: l’unico modo per garantirsi un buon risultato estetico è l’applicazione della vernice a spruzzo, che permette di raggiungere anche gli spazi più interni e di ottenere una copertura uniforme.

Come lavorare il plexiglas

pensile plexiglas
Il taglio si può effettuare con il seghetto alternativo, con la sega circolare o con utensili manuali, purché equipaggiati con lama a dentatura fine. L’avanzamento non deve essere veloce per evitare crepe e la lastra, specialmente se è sottile, va bloccata tra tavolette o a supporti adeguati per evitare che fletta o subisca vibrazioni.
Se i bordi presentano irregolarità rilevanti è possibile eliminarle con la levigatrice; occorre poi rifinire con carta finissima a umido per ripristinare al meglio la trasparenza.
Per la foratura esistono punte specifiche, con un angolo di spoglia ridotto, ma si possono utilizzare le comuni punte da ferro. L’unico accorgimento, contrariamente a ciò che verrebbe spontaneo pensare, è che la punta non sia affilatissima: meglio che sia usata, seppur con i taglienti regolari e non rovinati, perché se ben affilata potrebbe tendere a sollevare il pezzo o causare rotture nel tentativo di vincere la resistenza del materiale. Su lastre spesse occorre mantenere lubrificata la punta.
Con la carta abrasiva a umido di grana superiore a 600 si rende perfettamente liscia la superficie, lavorando finché non sono sparite le righe lasciate dagli utensili da taglio.
pensile plexiglas
Il plexiglas si incolla con adesivi acrilici che evaporano a contatto con l’aria e vengono assorbiti dal materiale. Si distribuisce l’adesivo tra le due superfici perfettamente levigate poste a contatto con un dosatore munito di un ago.
Imprimere una curvatura al plexiglas è possibile utilizzando il getto di una pistola ad aria calda che ammorbidisca il materiale; se si tratta di una lastra, occorre utilizzare una sagoma di riscontro e passare il getto continuamente avanti/indietro per evitare di bruciare il materiale, lasciando che si incurvi spontaneamente.
La pellicola protettiva presente su entrambe le facce va tolta solo al termine delle lavorazioni, per preservare le superfici da graffi e abrasioni.
pensile fai da te
Il pensile fai da te per aromatiche ultimato

Pressacapsule fai da te | Per un riciclo ecologico

Questo pressacapsule permette di separare i fondi del caffè dalle capsule per usare i primi come composto biologico e gettare le seconde nella differenziata

L’utilizzo di macchine per il caffè in capsule a uso domestico è una tendenza fortemente in crescita; anche se di dimensioni ridottissime (poiché il contenuto di caffè tostato e macinato è di soli 7 grammi), le capsule usate vengono smaltite nell’indifferenziata perché normalmente son si può separare il contenuto dall’involucro. Noi, sensibili all’ecosostenibilità, abbiamo inventato e costruito uno speciale pressacapsule manuale in grado di separare il caffè contenuto nelle capsule usate mediante la pressatura delle stesse, così da usare i fondi come terriccio di coltivazione e avere alluminio pulito da smaltire.

La pressa è realizzata con finiture somiglianti a una macchina del caffè ed è composta da un corpo centrale scatolato che monta al suo interno un pistone mosso da una leva manuale; quando questa viene azionata, il pistone esercita una rilevante pressione di schiacciamento sulla capsula di scarto che, trattenuta da uno speciale diaframma dotato di foro di scarico, viene letteralmente rovesciata su sé stessa, liberandone il contenuto nel cassettino di raccolta sottostante.

pressacapsule

Vediamo ora alcuni dettagli del pressacapsule fai da te.

Pezzi metallici di precisione

La fessura sul punzone per inserire la leva, in mancanza di una fresatrice si esegue con un trucco al tornio montando l’utensile sul mandrino e il pezzo sulla torretta portautensile, realizzando la lavorazione con lo spostamento della torretta portautensile contro la fresa.
Un altro trucco è l’utilizzo di un mandrino a morsetti indipendenti per eseguire il foro e la tornitura in posizione eccentrica per la sede di alloggiamento della capsula e il foro di fissaggio sul corpo macchina.
Dopo la lavorazione al tornio si tracciano le linee di taglio sulla piastra portacapsule. Queste delimitano la battuta verso il corpo macchina del pressacapsule, in posizione chiusa e la levetta di manovra sui cui angoli interni si praticano due piccoli fori che agevolano il taglio e la finitura del pezzo.
diaframma sostegno pressacapsule
Il diaframma finito mostra la sede di alloggiamento per la flangia della capsula e della testa della vite di fissaggio snodato.
Sulla faccia frontale da 60 mm del corpo macchina in tubolare 60x80x3 mm si apre una finestra per metà lunghezza e una scanalatura al centro della parte restante; in questa scorre la leva di manovra. Si aprono anche sui lati aperti della finestra i due incassi che bloccano il diaframma quando è chiuso.
pressacapsule fai da te
Il corpo centrale del pressacapsule completo di carter, base d’appoggio, punzone leve, meccanismi e cassetto pronti per una prova in bianco e per essere verniciati.

Tracciatura | Attrezzi e utilizzi

La tracciatura è la fase preliminare di ogni lavoro di costruzione, in legno, metallo e altri materiali

La tracciatura, oltre a definire linee di taglio e sagomature, ci permette di individuare i punti critici della costruzione e ci costringe a pianificare il lavoro in modo da non incontrare problemi durante l’esecuzione.

I mezzi da utilizzare sono pochi e semplici, ma devono essere sempre di buona qualità perché un errore in questa fase si propaga e si amplifica in quelle successive.

Le tracciature possono essere materialmente eseguite con matita con mina tenera o con punte di acciaio che scalfiscono il materiale. In ogni caso la traccia deve sempre risultare facilmente asportabile durante il lavoro di finitura.

Attrezzi tracciatura

utensili tracciatura
  • Truschino, compasso
  • Squadra, falsa squadra
  • Curvilinee, metro, goniometro
  • Cercacentro, matita con mina tenera

Truschino

Il truschino costituito da un’asta, munita di punta o portamina, scorrevole in un blocchetto. Muovendolo lungo il bordo si lascia una traccia parallela, alla distanza prestabilita.

truschino

Squadra da falegname

Questo strumento di tracciatura permette di eseguire tracce perpendicolari a un bordo e tracciare figure geometriche con angoli retti. Le squadre sono disponibili anche con angolazione regolabile a goniometro.

squadra da falegname

Compasso da falegname

In varie misure, il compasso è fornito di fermo d’apertura e portamatita o punte da traccia. Rileva distanze e serve per tracciare figure geometriche regolari.

tracciatura compasso da falegname

Tracciatura con curvilinee

Questi strumenti sono essenziali per la creazione di profili complessi su carta, da riportare sul materiale da lavorare per ricalco o per incollaggio del foglio. Esistono con diverse sagome.

curvilinee

Cercacentro

Permette di individuare il centro di un corpo circolare. Poggiati i riscontri sul bordo curvo, si traccia un raggio, poi, spostandolo, se ne traccia un altro: l’incrocio delle tracce è il centro.

cercacentro

La sesta ad aghi

Per la rilevazione e la tracciatura di profili complessi (elementi torniti, sagome di mobili, forme di battiscopa ecc.) e riportarli fedelmente su carta o direttamente sul materiale da lavorare, si utilizza la sesta ad aghi.

sesta ad aghi

Chiamata anche “seguisagoma”, è costituita da due guance fra le quali scorrono, leggermente forzate, barrette più o meno sottili che si spostano poggiandole su un pezzo sagomato riproducendone i contorni, sia in positivo, sia in negativo.