Il parquet a soffitto può essere installato utilizzando gli stessi listoni di parquet lamellare destinati alle pavimentazioni
Una cosa è certa: questo parquet a soffitto difficilmente sarà soggetto a graffi o scalfitture, né potrà macchiarsi o richiedere una costante pulizia.
Tra i vari metodi di posa del parquet, la posa a soffitto ci mancava proprio e, a dispetto di chi sostiene che il parquet laminato si possa posare solo flottante o incollato, qui è stata realizzata la posa inchiodata.
Possiamo scherzarci sopra, ma questa soluzione ha il suo perché, d’altronde se sta bene sul pavimento può star bene anche a soffitto.
Per prima cosa bisogna predisporre un’intelaiatura di sostegno, realizzata con listelli reggitegola 50×30 mm avanzati da un lavoro precedente. Per fissarli a soffitto si utilizzano tasselli da 6 mm e viti lunghe 30 mm più del necessario, dovendo attraversare lo spessore dei listelli, preforati allo scopo.
La posa del parquet a soffitto è ben più stressante di quella a pavimento; per fortuna i bordi dei listoni sagomati a incastro collaborano nel mantenerli in posizione al momento della chiodatura, operazione impensabile da eseguire a mano. Serve assolutamente una sparachiodi che, anche se ha un certo peso, conficca i chiodini in un sol colpo.
Come succede dopo la posa tradizionale, a fine lavoro lungo il perimetro del soffitto rimane una fessura, da nascondere con l’applicazione di una cornice fissata a parete con chiodini d’acciaio (una sorta di battiscopa, ma a soffitto).
Posa fai da te
Il montaggio del parquet a soffitto inizia sul lato opposto alla porta d’ingresso, nell’angolo più in vista, in modo da partire con listoni interi e lasciare che eventuali tagli correttivi ricadano in una zona meno in evidenza. L’interasse dei listelli di sostegno va calcolato in base alla lunghezza dei listoni (1230 mm), facendo in modo che le teste di due listoni consecutivi ricadano al centro di un listello. Per avere anche un appoggio centrale, l’interasse da mantenere è di 615 mm.
I listoni vanno sfalsati sulle file: la prima fila inizia con un listone intero, la seconda con un listone tagliato a metà, la terza nuovamente con un listone intero e così via.
Per velocizzare il fissaggio del parquet a soffitto si utilizza una chiodatrice elettrica (o pneumatica) caricata con chiodi zigrinati da 25 mm, di colore brunito per meglio confonderli con quello dei listoni.
Se necessario, l’intercapedine risultante tra i listelli di supporto può essere utilizzata per inserirvi pannelli di materiale isolante, limitando le dispersioni e riducendo i rumori da calpestio provenienti dal locale superiore. In tal caso, la posa dei pannelli deve procedere di pari passo con quella dei listoni.
Terminata la posa, il perimetro del soffitto viene rifinito con l’applicazione di una cornice di listelli 20×8 mm, nascondendo così le fessure tra soffitto e parete.
Il piatto doccia Grandform tagliabile è progettato per adattarsi a pareti irregolari e realizzare box doccia su misura
Capita, soprattutto nei lavori di ristrutturazione, di trovarsi con pareti fuori piombo, angoli non a 90° oppure colonne che limitano o impediscono addirittura l’installazione di un box doccia grande. Il piatto doccia Grandform è fatto per poter essere tagliato facilmente per adattarlo a uno spazio in pianta irregolare.
Grandform piatto doccia
Le situazioni sono le più disparate. In questo approfondimento mostriamo due casi esemplificativi: il primo vede come problema la presenza di una parete inclinata rispetto a quella vicina, sicché il piatto doccia deve assumere forma trapezoidale; il secondo la presenza di una colonna.
Piatti doccia Grandform per spazi irregolari
Va premesso che la prima operazione è sempre quella di prendere tutte le misure dello spazio disponibile; rilevata la presenza dell’irregolarità, per ordinare il piatto doccia, si fa riferimento alle dimensioni massime in larghezza e profondità.
Per procedere con l’installazione si misura con precisione la lunghezza del lato più corto (a) e del lato che con questo forma l’angolo irregolare (b).
Con una falsa squadra si rileva l’entità dell’angolo irregolare.
Mantenendo la falsa squadra con tale apertura, si riporta l’angolo sul piatto doccia Grandform. Con una riga si traccia a matita la linea del taglio da effettuare. Prima di procedere si verifica che la lunghezza del taglio corrisponda alla misura del lato b.
Per un taglio lungo e rettilineo l’ideale è usare una macchina, ma il materiale di cui è costituito il piatto e lo spessore di soli 30 mm permettono di lavorare molto bene anche con una smerigliatrice angolare con disco diamantato.
Sulla superficie del taglio bisogna applicare e spalmare con una spatola un velo di silicone acetico, per normali sigillature.
Una volta essiccato il silicone, il piatto può essere messo in sede. La precisione è tale che basta applicare lo stucco per le fughe.
Adattare il piatto doccia in presenza di una colonna
Questa è un’altra situazione critica frequente, ma con il piatto doccia Grandform tagliabile la colonna che incombe nell’area dedicata alla doccia non impedisce più di utilizzare lo spazio disponibile e rende semplice assecondare la sporgenza.
In questo caso, scelto il piatto doccia di dimensioni tali da coprire l’intero spazio disponibile, si rilevano con attenzione le misure della rientranza, controllando che le sue due facce formino un angolo retto e che siano di 90° anche gli angoli che queste formano con le pareti a fianco.
Le misure rilevate si riportano sul piatto doccia Grandform; si determina in quale lato tracciare la marcatura di taglio, facendo riferimento alla posizione dello scarico.
Trattandosi di una resega regolare, si tracciano le linee di taglio usando una squadra a cappello.
Per evitare che nell’operazione di taglio possano originarsi venature nel materiale, si effettua un foro da 6 mm di diametro nella convergenza delle due linee. Due pezzetti di nastro di carta sul punto del foro impediscono alla punta di scivolare di lato all’avvio dell’operazione.
Lo spessore del piatto di soli 30 mm permette un agile taglio anche con la smerigliatrice angolare piccola.
Anche in questo caso la superficie in spessore del taglio va sigillata con silicone, da spalmare in strato sottile con la spatola.
Il piatto doccia entra perfettamente nella sede sfruttando quindi tutto lo spazio esistente.
Box doccia e pareti irregolari
Oltre alla superficie in pianta, seri problemi di irregolarità possono sorgere anche per le pareti che accusano difetti di verticalità e, talvolta, di spanciamento.
Vediamo come fanno i professionisti i rilevamenti necessari per ordinare il box doccia Grandform GLX8, fatto su misura, considerando i diversi casi di posizionamento delle piastrelle rispetto al piatto doccia Grandform.
Diverse situazioni
Per ognuno dei due principali casi di box doccia, a chiudere due pareti a L (A) oppure tre pareti a U (B), si possono avere tre configurazioni: rivestimento di piastrelle che affiancano il piatto doccia (1), rivestimento che sormonta il piatto doccia (2), piatto doccia a filo pavimento (3).
Nelle situazioni A ci interessa il controllo dell’unica parete laterale e di quella di fondo, mentre nelle situazioni B ci concentriamo solo sulle due pareti laterali.
Come prendere le misure
Pur essendo certi della corretta installazione, la prima cosa da verificare è che il piatto doccia Grandform sia perfettamente in bolla nei due sensi, poi inizia il controllo della verticalità delle due pareti interessate.
Si usa una livella a fiala appoggiata alla stadia.
La misurazione va fatta sulla linea verticale delle pareti in cui verrà applicato il profilato del box doccia; quindi nel caso mostrato (nicchia) si posiziona la stadia al limitare della parete sinistra e di quella destra.
Attenzione, perché un minimo spostamento della bolla dal centro, nell’estensione della parete (altezza circa 2 metri o poco meno), può provocare un errore di fuori piombo piuttosto importante, difficilmente colmabile con comuni box doccia. L’errore, se presente, va misurato tenendo la stadia in posizione verticale, sempre con l’aiuto della bolla, e misurando la distanza massima che si viene a creare dalla parete.
Il fuori piombo è positivo quando il discostamento avviene nella parte alta della parete;…
… è negativo quando avviene nella parte bassa.
Lo spanciamento di una parete si verifica e si misura rilevando la larghezza utile per il posizionamento del box alla base, sopra il piatto doccia Grandform, a circa un metro di altezza e alla sommità delle pareti.
In tutti questi casi le misure vanno rigorosamente annotate su uno schema per effettuare l’ordine del box. Grandform
Il cacciavite, come suggerisce il nome, è un utensile manuale fondamentale per avvitare e svitare le viti
Dopo il martello il cacciavite è l’utensile manuale più diffuso e utilizzato. È dotato di gambo metallico, impugnatura e serve per avvitare e svitare le viti. Le impugnature in plastica rigida sono quasi del tutto scomparse e si sono diffuse versioni più piacevoli al tatto, opportunamente modellate e in grado di offrire una migliore presa.
Nella nostra dotazione è importante avere a disposizione una discreta gamma di esemplari, diversi per misura e per tipo di impronta: accanto al tradizionale cacciavite a taglio, servono quelli con lama a croce, di tipo Torx (per viti di auto) e a brugola.
Le punte
Le punte standard sono piatte o a croce. Questo secondo tipo si divide in due famiglie: i Phillips e i Pozidriv.
Nei cacciavite a stella con impronta Phillips (prevalente nelle viti per metallo) la punta è una croce semplice e poco profonda, nata per fornire una coppia di serraggio limitata e non strappare il filetto.
Nella punta Pozidriv ogni ala ha una doppia lavorazione che fascia le facce parallele e consente di imprimere una forza superiore.
L’impugnatura
È un elemento fondamentale che influisce sulla praticità dell’utensile. In foto sono visibili: A – a “T” con doppia funzione; B – con presa morbida; C – tradizionale.
Tipologie di cacciavite
Azionabile a chiave
Una corona esagonale posta alla base dello stelo serve da presa per una chiave a forchetta e consente di esercitare sull’utensile una grande forza di torsione senza affaticare la mano.
Gambo isolato
Il cacciavite elettrico o elettronico presenta un manico isolato molto allungato rispetto allo stelo metallico, per ridurre i rischi di contatto. Anche lo stelo è rivestito con isolante.
Con portabit
Il portabit permette di avere a disposizione punte diverse senza cambiare utensile. Lo stelo è dotato di portainserti (o bit), corte punte con attacco esagonale e intaglio diversificati.
Cacciavite cercafase
Il cercafase è uno strumento usato per individuare la presenza di tensione elettrica su un elemento circuitale e per individuare la presenza di una fase su un conduttore.
Nano
In alcune situazioni non si riesce ad azionare l’utensile in asse con la vite a causa dello spazio ristretto in cui si lavora. Il modello “nano” risolve questa situazione con il suo corto stelo.
A cricchetto
L’impugnatura del cacciavite a cricchetto non è solidale con lo stelo, ma è fornita di un meccanismo che permette di avvitare e poi ruotarla indietro senza muovere lo stelo e senza aprire la mano.
Magnetizzare la punta
La punta magnetizzata ci permette di trattenere meglio la vite, all’inizio dell’avvitatura, specialmente quando è difficile sostenerla con l’altra mano.
Per magnetizzare la punta esistono particolari accessori in grado di creare un forte campo che effettua la magnetizzazione in breve tempo.
Appena uscita da un’interessante conferenza stampa al Palazzo Reale di Torino, dimora storica della famiglia Sabauda, Patrimonio dell’UNESCO dal 1997, affascinata e quasi turbata dalla quantità di bello che in essa si può vedere, ancora una volta ho concluso che tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’abilità manuale degli artigiani/artisti che qui hanno lavorato.
L’occasione è stata l’inaugurazione del camino monumentale che troneggia nel Salone delle Guardie Svizzere, dopo il suo restauro possibile grazie alla sponsorizzazione di un imprenditore illuminato, Ruben Palazzetti, la cui produzione di stufe e focolari è sempre all’avanguardia in termini di tecnologia e sostenibilità. Questo camino imponente e arricchito di statue, marmi di varie e preziose specie, datato 1661, nei secoli ha subito rielaborazioni per assecondare i gusti dei tempi. E gli interventi per ripristinarne ogni sua parte sono stati tanti e magnificamente documentati con foto e video.
Si è partiti da una pulizia degli strati di polvere e degli strati oleocerosi protettivi con prodotti poco aggressivi. Poi si è lavorato sulle tante stuccature realizzate con materiali diversi agendo con il bisturi e anche con una sonda ad aria calda (una specie di pistola a caldo con beccuccio sottile) per eliminare quelle eseguite a cera. Infine c’è stata un’opera importante di lucidatura a mano con panno di lana; un lavoro faticoso, come ha sottolineato il direttore dei restauratori, che rende ancor più onore e merito a queste professionalità la cui opera importantissima sarebbe degna di una ribalta e riconoscimenti eclatanti con ore di trasmissioni in tv almeno al pari di quelle dedicate agli insulsi personaggi dei vari reality.
La visita delle stanze del Palazzo lascia senza fiato per il lavoro di architetti e artisti, ma soprattutto per quello svolto dagli artigiani: gli intarsi in legno dorati decorano le pareti, formano le cornici dei quadri e delle tele che arricchiscono i soffitti, mentre le sontuose boiserie rendono ovattati questi ambienti enormi e altissimi. I parquet originali del ‘700, di essenze diverse, sono ancora impeccabili nei colori e nelle composizioni, frutto di sistemi di posa di una complessità oggi irripetibile. E poi gli arazzi, di una bellezza e di un mistero che ha del miracoloso, se si pensa che le raffigurazioni, copie di bozzetti realizzati su tela, sono eseguite interamente con l’alternarsi di fili che seguono colori e disegni.
Intelligenza, impegno, conoscenza delle tecniche e quella favolosa abilità manuale che va sempre di più perdendosi. Siccome crediamo, come voi che ci leggete, nel valore del saper fare con le mani, proponiamo il nuovo manuale TORNIRE IL LEGNO, una perla di approfondimenti svelati con foto e testi; non garantiamo che studiando questo testo diventerete maestri tornitori come quelli che hanno lavorato a Palazzo Reale di Torino ma siamo certi che potrete realizzare qualcosa di bello e con grande soddisfazione.
Questo cavatappi da muro occupa uno spazio limitato sulla parete e stappa le bottiglie con il minimo sforzo grazie al sistema a cremagliera realizzato in legno
Quando bisogna stappare una bottiglia di buon vino in compagnia degli amici non sempre tutto fila liscio; serve un po’ di forza e bisogna saperla esercitare nel modo giusto, qualche astante pronto a cogliere il momento di difficoltà per mettere in imbarazzo l’improvvisato mescitore lo si trova sempre. Un cavatappi da muro come questo, oltre a fare bella figura in una taverna o in una cucina rustica, aiuta notevolmente a concludere l’operazione con successo anche con i tappi più ostinati.
È possibile realizzare varie tipologie di cavatappi da parete, utilizzando diverse essenze legnose; quello di cui abbiamo eseguito la realizzazione da zero è in legno di rovere “di Slovenia”, un’essenza pregiata e utilizzata nella produzione di parquet e botti per vini e liquori.
Proprio alcuni pezzi che compongono questo apribottiglie da muro provengono da una botte dismessa che è stata utilizzata per recuperare un legno stagionatissimo e apprezzato per la sua robustezza e inalterabilità.
Massello di buon spessore
Il cavatappi a muro prima del montaggio della maniglia, con il perno che la incerniera alle spalle, e del pistello, l’elemento forato che costituisce la guida per la maniglia a cremagliera.
In quest’altro modello, un po’ più elaborato nella finitura estetica, si vede anche il levatappi completo di verme, agganciato alla base del pistello.
Come costruire un cavatappi da muro
Su una tavola grezza si traccia la sagoma rettangolare della tavoletta nelle dimensioni necessarie per ottenere il basamento finito.
Lo sviluppo del basamento deve seguire la venatura del legno, come pure l’azione della pialla che elimina le asperità e restituisce una superficie liscia e piana sulla faccia a vista.
La faccia posteriore dell’apribottiglie da parete può essere regolarizzata in modo meno sofisticato con la levigatrice a nastro.
Per tracciare la sagoma dell’arco superiore ci si avvale di una dima, centrata sul pezzo e appoggiata alla squadra a cappello messa in battuta sul lato lungo.
Si procede al taglio dell’arco guidando il pezzo contro la lama della sega a nastro, tenendosi circa 1 mm all’esterno della tracciatura.
La levigatrice a nastro, bloccata con un morsetto al banco in posizione capovolta, si utilizza come macchina stazionaria per eliminare le “creste” lasciate dal taglio sul bordo.
Nella tavoletta finita, in punti prestabiliti, si aprono i fori per il fissaggio a parete e per montarvi le spalle e la base cava in cui inserire il collo della bottiglia.
Sempre con la sega a nastro si seguono i profili delle due spalle e della base cava tracciate sul legno e se ne regolarizzano i bordi con la levigatrice a nastro.
Per realizzare la base cava, più o meno al centro del pezzo già sagomato, si marca con un punzone il punto da forare. Lo stesso si fa sulle due spalle, nelle quali si realizza un semplice foro passante per il perno.
I colli delle bottiglie non sono tutti uguali, ma una mecchia Ø 30 mm è ideale per impostare, da sotto, una sede universale, scavando il legno per 5-6 mm.
Con il passaggio di 2-3 punte di diametro crescente si realizza un foro passante del diametro di 10 mm.
Torna in scena la sega a nastro per realizzare la scanalatura in cui andrà inserito l’estrattore già avvitato nel tappo della bottiglia.
Con una raspa cilindrica montata sul trapano si rende conica la cava allargando anche il foro posteriore quel tanto che basta a consentire il passaggio del tappo in estrazione, mentre la bottiglia rimane in battuta all’interno della cava.
Quando i pezzi vengono prodotti in serie, per realizzare le sedi per le spine è meglio avvalersi di maschere di foratura, in caso contrario si possono utilizzare i marcatori a cappellotto. Un po’ di colla vinilica nelle sedi e si possono inserire le spine: le scanalature longitudinali delle stesse servono da “tasche” per la colla.
Si realizzano le sedi per le spalle del cavatappi da muro si procede al loro montaggio sul basamento. La foratura passante si effettua con questi due pezzi già montati, per non correre il rischio che un minimo disallineamento nel montaggio possa interferire con l’assialità dei fori.
Il montaggio si effettua con i pezzi già trattati con impregnante ad acqua, qui sono montati grezzi.
Impugnatura sagomata
Anche per riportare il profilo della maniglia su legno si utilizza una sagoma di riferimento.
Si segue il profilo al meglio con la sega a nastro, riprendendo il taglio più volte se occorre.
La levigatura deve addolcire tutte le curvature e gli spigoli del pezzo, in modo da consentire un’impugnatura del cavatappi da muro agevole e priva di asperità.
I dentini della cremagliera devono corrispondere ai fori presenti sul pistello e vanno leggermente smussati in punta per facilitare l’incastro in fase di azionamento. Vengono rinforzati inserendo una vite passante al centro ed eliminandone la testa, in modo che nel tempo, a causa dello sforzo applicato, non venga meno la tenuta della colla e i dentini abbiano a sfilarsi.
Rinforzi in metallo
Tra le due spalle viene realizzata una sede in cui si inserisce una canaletta in metallo che funge da binario per due perni, anch’essi in metallo, inseriti dietro il pistello. Questo per far sì che lo scorrimento avvenga su metallo e non su legno, in modo più fluido e senza sfregamenti che produrrebbero in breve tempo segni di usura. Per lo stesso motivo il retro del pistello è leggermente convesso.
Alla base del pistello è montato il sistema di aggancio del levatappi: qui lo vediamo staccato, ma dopo averlo avvitato nel tappo della bottiglia va inserito nella scanalatura della base cava e agganciato al pistello, poi si abbassa la maniglia per esercitare la trazione tramite la cremagliera.
Prima di completare il montaggio del cavatappi da muro si trattano tutti i pezzi con cera stesa a pennello e poi tirata con un panno.
Si incastra il pistello nella guida…
…e si monta la maniglia, incastrando il primo dente nel primo foro e inserendo il perno.
I due terminali che impediscono al perno di sfilarsi si avvitano alle sue estremità.
Riga e squadra sono strumenti necessari in laboratorio per tracciare linee perfettamente diritte e perpendicolari
Per ottenere i pezzi che ci servono in qualsiasi costruzione dobbiamo utilizzare il materiale (legno, ferro o altro) come se si trattasse di un foglio da disegno, tracciando linee perfettamente diritte e perpendicolari, rispettando misure predeterminate. Riga e squadra sono gli strumenti che suppliscono all’impossibilità di effettuare queste operazioni a mano libera e a occhio, fornendo un riscontro sicuro allo strumento tracciante e la lettura istantanea della misura da rispettare o da riportare.
Riga e squadra con scanalure e fori
Esistono righe e squadre speciali che presentano scanalure e fori guida per tracciare con sicurezza cerchi in assenza di compassi o rette con angolazioni predefinite.
Vediamo ora i dettagli sulle tipologie di riga e squadra.
Tracce prolungate
Se dobbiamo eseguire una traccia superiore a 150 cm non c’è riga che possa esserci d’aiuto. L’unico riscontro possibile è un listello abbastanza lungo e perfettamente diritto.
Righello
Quando dobbiamo tracciare linee corte per tagli di testa e disponiamo di una superficie di appoggio ridotta, abbiamo bisogno di un righello corto, più stabile e meno ingombrante.
Riga lunga
Una volta posizionata possiamo tracciare linee rette lunghe e marcare i punti esattamente distanziati in cui realizzare le intersezioni perpendicolari o angolate, sfruttando la scala millimetrata.
Nel disegno tecnico riga e squadra si utilizzano insieme per tracciare linee perpendicolari o parallele.
Su metallo
Quando la punta tracciante tende a scivolare sul supporto, come nel caso del metallo, possiamo utilizzare il risalto presente sul lato opposto alla scala graduata per garantirci un riscontro maggiore.
Falsa squadra
È composta da due parti, una sottile per tracciare e una più spessa che va appoggiata contro il bordo, unite da un perno che ne permette l’articolazione reciproca e il bloccaggio all’angolazione desiderata.
Squadra con zoccolo
La parte corta e in risalto fa da battuta mentre quella graduata è fissa a 90° per tracciare linee perpendicolari al bordo. Usata in piedi ci permette di verificare la verticalità di un pezzo rispetto a un piano.
Riga e squadra “speciali”
Alcune squadre sono provviste di goniometro, zoccolo rimovibile e fori in posizioni predeterminate che, utilizzando l’angolo interno come fulcro, permettono tracciature circolari.
Una riga lunga provvista di aggiuntivo di battuta può essere utilizzata come falsa squadra e, contemporaneamente, come guida di taglio, grazie a una scanalatura che permette di inserire un morsetto di bloccaggio al piano.
Consigli utili
Prima di utilizzare la squadra o la falsa squadra a battuta dobbiamo accertarci che il bordo sia regolare e privo di asperità.
La squadra con battuta serve molto nell’uso della circolare da banco quando regoliamo l’altezza della lama. Appoggiandola in verticale sul piano, a fianco della lama, e leggendo sulla scala graduata il punto esatto in cui si trovano i denti nel punto di massima escursione della lama, possiamo realizzare scanalature e battute molto precise.
Questo tavolino in legno e vetro fai da te è realizzato con una base di MDF e un piano in cristallo rotondo
Una base di MDF sagomata sostiene un piano in cristallo per un tavolino in legno e vetro che lascia intravedere il suo supporto. La sagomatura riguarda solo i fianchi dei supporti e si effettua dopo un’accurata tracciatura dei profili. Importante è la regolarità delle loro altezze per non causare problemi di appoggio alla lastra di cristallo.
Con buona precisione vanno eseguite le scanalature d’incastro in modo che l’accoppiamento delle gambe risulti perfetto. Precisione e buona finitura sono necessari anche per i due tagli circolari con cui si ricava l’anello aggiuntivo.
La colorazione del del tavolino in legno e vetro è a piacere, da realizzare con smalti acrilici di tipo lucido.
Per realizzare i vari pezzi del tavolino in legno e vetro tracciamo sui pannelli una quadrettatura regolare che ingrandiamo, a partire dal piano di taglio. Le forme possono essere modificate a piacere rispettando gli incastri.
I due pannelli che formano la base hanno la stessa forma, pertanto possiamo disegnare la sagoma su un cartoncino e utilizzarla come dima sui pannelli. Per la traccia utilizziamo una matita grassa.
Le scanalature che permettono l’incastro dei due supporti hanno larghezza pari allo spessore dei pannelli. Devono arrivare a metà altezza, dal basso in uno e dall’alto nell’altro pezzo.
La “croce” di appoggio del tavolino in legno e vetro dev’essere piana, senza sporgenze da parte dei due supporti: per questo conviene fare una prova di montaggio dei due pezzi da rifinire per eliminare eventuali inesattezze.
Prima di procedere alla finitura trattiamo tutta la struttura con due mani di fondo primer universale, che tura eventuali pori e prepara le superfici all’applicazione dello smalto colorato.
La finitura è ottenuta con diversi colori, di tonalità contrastanti. Alla base dell’appoggio possiamo incollare alcuni feltrini per facilitare lo spostamento senza rovinare il pavimento.
Infine, per completare il tavolino in legno e vetro, si appoggia il piano in cristallo al di sopra della base bloccandolo con apposito collante.
La carta abrasiva serve per sgrossare, levigare e pulire superfici; nei centri fai da te la si trova in fogli o in rotoli, suddivisi per grana
L’azione con carta abrasiva può essere fatta su vari materiali, noi vediamo come si esegue sul legno (carta vetrata per legno). Nei mezzi abrasivi il compito di asportare il materiale è lasciato prevalentemente a minuti cristalli di minerali durissimi scelti in base alla loro resistenza meccanica, resistenza al calore e capacità di mantenere margini taglienti.
La famiglia di abrasivi più diffusa è quella del corindone (ossido d’alluminio), reperibile allo stato naturale, ma prodotto anche artificialmente, a cui appartengono gemme preziose come rubini, zaffiri, smeraldi e topazi.
Ampiamente utilizzati sono anche il carburo di silicio (carborundum) o il carburo di tungsteno che possiede una durezza paragonabile a quella del diamante. Tutti questi prodotti hanno soppiantato lo smeriglio, (ossido d’alluminio e ferro), il quarzo e le pomici, utilizzate fin dall’antichità.
Tipi diversi di carta abrasiva
Per ogni campo d’impiego esiste un prodotto realizzato a partire da una specifica terna abrasivo-legante-supporto. Gli abrasivi sono selezionati mediante setacci calibrati, identificati con il numero di maglie per pollice quadrato: questo numero identifica la ‘grana’ dell’abrasivo; numeri alti corrispondono ad una finezza maggiore.
Il legante è una resina elastica e tenace studiata per resistere, in base all’utilizzo, all’acqua, alla temperatura e agli oli. Il supporto è generalmente carta o tessuto di poliestere o cotone studiato per mantenere la massima flessibilità per l’uso manuale o grande resistenza alla lacerazione per il montaggio sugli elettroutensili.
Levigatura con carta vetro
Nessuno spreco con i nastri abrasivi! Nella lavorazione a mano e ancor di più nel montaggio su levigatrici elettriche è indispensabile tagliare la cartaabrasiva in modo preciso. Il taglio netto si può ottenere appoggiando il tratto rettilineo della lama di unsegaccio sull’abrasivo e tirando verso l’alto.
Per lavorazioni lunghe o ripetitive si possono preparare tamponi con la tela abrasiva fissata in modo stabile. Chi pratica il bricolage spesso avvolge la carta abrasiva su un tacco di legno; i tamponi “professionali” possiedono invece, alle estremità, un paio di ancoraggi a molla per bloccare la carta abrasiva e una soletta di materiale espanso.
La levigatura di un pezzo a curvatura non costante viene facilitata dall’uso di un tampone su cui avvolgere l’abrasivo. La difficoltà nei tagli curvi è rappresentata dalla venatura che non è tagliata sempre secondo lo stesso angolo: le parti inclinate, più scabre, a causa del maggior numero di fibre interrotte, devono essere lavorate più a lungo e con maggior attenzione.
Come levigare il legno in punti difficili
Un tampone di materiale elastico come una spugnetta o un isolante espanso può fornire rapidamente il supporto per levigare perfettamente una sagoma complessa.
Per levigare l’interno di una fresatura concava può essere sufficiente la stessa carta abrasiva ripiegata più volte su se stessa in modo da raggiungere la rigidità necessaria per disporsi da sola su di un arco di circonferenza. Con un dito si fornisce la spinta necessaria per la lavorazione.
I tagli curvi ottenuti con un seghetto alternativo, la sega a nastro o il traforo, mostrano superfici ruvide e irregolari per cui si rendono necessarie diverse passate con carta abrasiva di grana via via sempre più fine, eventualmente controllando la forma con una sagoma di riscontro.
『Gyvazla Carta Abrasiva Assortment』 Con 3 fogli di ogni graniglia in 150/180/240/320/400/600/800/1000/1200/1500/2000/2500/3000, soddisfare le diverse esigenze.
『Uso sia a umido che a secco』 La carta abrasiva è realizzata in carburo di silicio e rivestito elettricamente; Adatto sia ad uso sia umido che a secco, può essere applicato su oggetti come metallo, legno, plastica o porcellana.
『Taglia taglia al tuo bisogno』 La dimensione della carta lucidante è di 9 x 3,6 pollici; Puoi tagliarla a più dimensioni come desideri e desideri; Non si scenderà, si strappa o si sbriciolerà facilmente durante l'uso.
『Wide Application』 I sandali Gyvazla grana sono ottimi per l'uso nell'arte e nell'artigianato, nel legno, nelle applicazioni automobilistiche, metalliche e plastiche per la verniciatura e la lucidatura.
Adatta per: fogli abrasivi impermeabili asciutti bagnati di alta qualità di alta qualità grane miste assortite per levigatura automobilistica, finitura di mobili in legno, finitura di tornitura di legno, hobby e miglioramento domestico (45 fogli).
Ogni carta abrasiva grana include 3 fogli:120/150/180/240/320/400/600/800/1000/1200/1500/2000/2500/3000, totale 42 fogli. scelte multiple per vari usi.
Carta Abrasiva in carburo di silicio ed elettro rivestito, buona tenacità, molto resistente e duratura, buon effetto lucidante, dal ruvido al liscio, Prestazione eccellente resistente all'acqua, funziona bene in ambiente sia asciutto e bagnato.
La dimensione è di 9 x 3,6 pollici(230 x 90 mm), Si può liberamente tagliare nelle dimensioni desiderate per un facile utilizzo.
Wide Application: I sandali carta abrasiva grana sono ottimi per l'uso nell'arte e nell'artigianato, nel legno, nelle applicazioni automobilistiche, metalliche e plastiche per la verniciatura e la lucidatura. Facendo questo lavoro può non solo di risparmiare denaro, ma imparare un mestiere prezioso
Costruiamo un pratico setaccio per terra da installare direttamente sopra la carriola
Rastrellando vialetti e aiuole per raccogliere le foglie secche, spianando il terreno o mettendo a dimora nuove piante, ci si ritrova ad ammucchiare una massa composta da vari detriti e da una parte di terra che, inevitabilmente, viene asportata insieme al materiale di risulta. Lo strato di terra superficiale è prezioso per i rinvasi; si è arricchito di foglie decomposte sotto l’effetto della pioggia che rendono la terra fine e al tempo stesso ricca di elementi nutritivi. Per questo vale la pena di recuperarla; l’unico modo è far passare l’insieme attraverso un setaccio per terra a maglie non troppo fitte, quanto basta per lasciar passare la terra senza intasamenti.
Il progetto
Un rettangolo di rete robusta incorniciato da un telaio, realizzato a misura della carriola, ci permette di utilizzare quest’ultima come ampio contenitore di recupero della terra da trattenere e riutilizzare.
Occorrente
Listelli di abete 30×30 mm;
Piastrine metalliche a L 100×100 mm;
Cerniere 80×28 mm;
Barre filettate Ø 6×1000 mm;
Occhielli filettati;
Viti, dadi e rondelle;
Squadrette angolari 35×35 mm;
Rete per recinzione rivestita di plastica con maglie quadrate da 10 mm di lato;
Dopo aver deciso di quali dimensioni intendiamo realizzare il setaccio fai da te per terra, tagliamo a misura i listelli di abete con angoli a 45°. Prima dell’assemblaggio proteggiamo i listelli con un impregnante.
Assembliamo il telaio accostando i listelli tagliati a 45° e unendoli con le piastrine metalliche a L tramite viti autofilettanti. Utilizziamo un comodo avvitatore a batteria per questa operazione.
Tagliamo la rete con il tronchesino avendo l’accortezza di tagliare i lati lunghi con un’abbondanza sufficiente per permetterci di ripiegarla saldamente attorno alle barre filettate.
Per fissare la rete usiamo le barre filettate che vengono fissate lungo il perimetro interno del setaccio terra con le viti a occhiello (dotate di filettatura per metallo e dado) inserite lungo di esse.
Dopo aver forato il telaio per il passaggio delle viti a occhiello, inseriamo una maglia di rete in ogni vite prima di infilarla nel relativo foro e avvitarla, in modo da bloccare la rete stessa.
Avvitiamo, su un lato corto, due cerniere metalliche che servono per il fissaggio delle gambe d’appoggio, anch’esse realizzate con listelli d’abete tagliati a misura e trattati con impregnante. Il setaccio per terra è completato.
Utilizzando il traforo elettrico realizziamo un simpatico portachiavi fai da te a forma di gatto, da fissare a parete, per custodire le nostre chiavi in ordine e in bella vista
Il portachiavi fai da te a forma di gatto è realizzato con una tavoletta di legno di abete, spessa circa 20 mm. Il lavoro è molto semplice e consiste nel tracciare su un cartoncino la sagoma del portachiavi fai da te che vogliamo realizzare, in modo da realizzare una dima di tracciatura per riportare i riferimenti di taglio sulla tavoletta.
Utilizzando il traforo elettrico seguiamo la traccia realizzata e rifiniamo con una attenta carteggiatura. Per la finitura possiamo utilizzare un mordente nella tonalità preferita oppure smaltare il legno con un colore vivace.
Come fare un portachiavi fai da te
Riferimento quadrettato
Tempo richiesto: 4 ore
Riportare i contorni sulla tavola di legno
Realizziamo una dima di cartoncino rigido, in modo da poterne riportare agevolmente i contorni su una tavoletta di legno. Utilizziamo un pennarello o, in alternativa, una matita grassa.
Tagliamo la tavoletta
Utilizzando il traforo elettrico iniziamo a tagliare la tavoletta di legno seguendo la traccia effettuata precedentemente con la dima di cartoncino.
Asportare le porzioni di legno interne
Asportiamo le porzioni di legno interne alla figura effettuando un foro con il trapano per il passaggio della lama del traforo. Con il trapano pratichiamo anche una serie di piccoli fori nella base, per l’inserimento dei gancetti ad L che sostengono le chiavi.
Levigare il portachiavi
Levighiamo il portachiavi fai da te utilizzando la levigatrice orbitale, per asportare eventuali asperità e sbavature.
Finitura del portachiavi
Trattiamo il portachiavi da muro fai da te con un prodotto protettivo per legno ad effetto cera. Avvitiamo i gancetti ad L negli appositi fori e fissiamo sul retro due attaccaglie triangolari per la sospensione a parete.
Il Traforo elettrico
Il traforo da banco ha un motore elettrico che aziona la lama in un rapido moto alternativo. Nei modelli più evoluti tale moto è regolabile tramite una manopola per adattare il taglio a spessori diversi e alle durezze variabili del legno da lavorare. In foto il traforo oscillante Einhell con dispositivo di soffiaggio polveri integrato, regolazione elettronica delle oscillazioni, adattatore per lame.