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Doghe in PVC per la recinzione di casa | Montaggio illustrato passo-passo

Soluzione definitiva per applicare una barriera al vento e agli sguardi indiscreti sulla recinzione di casa: al posto del poco durevole telo verde si applicano doghe in PVC

Il riparo dal vento è un valore aggiunto, sempre ricercato e necessario per gli spazi esterni a cui si aggiunge il fattore privacy se questi affacciano su zone di passaggio o ad alta frequentazione. Con una cancellata di ferro a stecche verticali è possibile ricorrere all’applicazione di doghe in PVC per esterni disposte orizzontalmente.

La struttura portante della cancellata e la modalità con cui sono stati fissati i ferri a T verticali, che si susseguono fra un montante e l’altro, hanno permesso di posizionare le perline in PVC per esterni in modo che possano restare dietro i montanti della cancellata, così che i tagli di testa rimangano nascosti dietro questi. Tale disposizione ricorda di fatto un perlinato in PVC.

Per il fissaggio delle doghe in PVC si usano viti a passo metrico, a testa bombata e impronta esagonale. Questo richiede l’applicazione delle viti in corrispondenza delle stecche di ferro, previa esecuzione in queste ultime di un foro passante e della filettatura a passo metrico con filiera.

Dato l’elevato numero di ripetizioni di questa sequenza di operazioni, si può anche usare la punta della filiera con il trapano avvitatore, precedendo a bassissima velocità e applicando sempre abbondante lubrificazione sul tagliente.  

I materiali plastici vanno tagliati a velocità ridotta in modo da non surriscaldare e fondere il supporto; la troncatura di questi pannelli in PVC per esterni, infatti, si effettua egregiamente con la segatrice da ferro.

Montaggio

La parte di recinzione oggetto dell’intervento è un tratto rettilineo formata da un muretto e una cancellata di ferro con stecche verticali.
Le doghe in PVC si possono tagliare in vari modi, ma risulta ottima la segatrice a nastro per acciaio, data la lenta velocità di scorrimento della lama.
doghe in PVC
Si marca il punto di inserimento della vite in corrispondenza di una stecca di ferro della cancellata.
doghe in PVC
Si effettua un foro passante e poi si filetta per viti M5.
Le doghe maschiate permettono di applicare le viti a un listone sì e uno no.
Le perline in PVC per esterni permettono anche facili adeguamenti nei punti critici come in corrispondenza del braccio del cancello. Come si può notare, le stecche della cancellata non arrivano a toccare il muretto sottostante…
… quindi, per completare la parte bassa si applica, sempre con lo stesso sistema, una fila di doghe intere alla base, ma per chiudere lo spazio restante (circa 70 mm) è necessario tagliare per lungo una serie di listoni in PVC.
Il fissaggio di questi ultimi pezzi si effettua sempre nello stesso modo.

Le viti non restano tutte allineate perché sono stati sfruttati i pezzi di scarto dei pannelli PVC per esterni.

Leggi anche: Cos’è il PVC

Tornitura longitudinale | Approfondimento tecnico

La tornitura longitudinale è una tecnica che si realizza disponendo il pezzo di legno nel senso della lunghezza del tornio: ne nascono colonnine, gambe ed elementi di ringhiere

La tornitura longitudinale si esegue fissando il legno tra punta motrice e contropunta. Questo può essere o di forma cilindrica (se è un tronco) o a forma di parallelepipedo, a base quadrata se è stato ricavato da una tavola o da un listello; in questo secondo caso prima di fissarlo al tornio è bene smussare gli spigoli longitudinali (specie se il legno è duro) con ascia, sega o pialla in modo da renderlo prossimo ad una forma cilindrica e diminuire, durante la tornitura, i contraccolpi dovuti all’urto dell’utensile contro gli spigoli stessi.

Preparare il pezzo per la tornitura longitudinale

Si effettua la centratura del pezzo alle due estremità. Nel caso del tronco d’albero si esegue sulle due basi la centratura, incrociando una coppia di parallele tracciate in prossimità del presunto centro e con un chiodo (o punzone) si segna un incavo nel centro del quadretto ottenutodall’intersezione delle coppie di parallele. Per verificare questa operazione si usa il compasso.

Per centrare il pezzo tra punta e contropunta si deve individuare il centro delle facce opposte. A questo scopo si tracciano più diagonali (a seconda della forma) e si segna con la matita il centro presunto. Esistono piccole dime che consentono di segnare il centro senza troppe complicazioni.
Il pezzo da tornire deve essere sagomato grossolanamente a forma di cilindro, utilizzando la sega circolare o a nastro, spianando gli spigoli più rilevati con qualche passata alla pialla manuale o elettrica.

Facendo centro nel punto determinato si traccia la circonferenza uguale al diametro massimo che dovrebbe avere il pezzo finito e si vede se è compresa tutta nel tronco. 

Per centrare invece un pezzo di legno a forma di parallelepipedo, prima di smussare gli spigoli longitudinali, si tracciano, nelle due basi, le diagonali e nella loro intersezione si segna il centro. 

Quando il legno è particolarmente duro si effettua una leggera punzonatura sul centro, in entrambe le facce, per facilitare la penetrazione della punta e della contropunta.

Eseguita la centratura si colloca il pezzo fra la punta motrice e la contropunta avendo cura di conficcare nel pezzo i denti trascinatori della punta motrice per quasi tutta la loro lunghezza e parte della contropunta in modo da realizzare un appiglio sicuro. Si noti infatti che sono solo i trascinatori che fanno ruotare il legno trasmettendo ad esso la potenza del motore e che sono contrastati dall’azione di attrito che gli utensili esercitano durante la lavorazione al tornio.

Il bloccaggio del pezzo sul tornio, quindi, è un’operazione che bisogna fare con molta cura e attenzione. Se la contropunta è fissa, è bene lubrificarla con cera sia nella collocazione del pezzo che nelle varie fasi della lavora-zione in modo da ridurre l’attrito durante la rotazione del legno; se invece è ruotante tale lubrificazione non è necessaria.

Ci sono realizzazioni in cui servono tanti elementi tutti uguali: una ringhierina, una testata, una balaustra, ecc. Anche con un tornio aggiuntivo per trapano si può far fronte a questa necessità.

La punta motrice e la contropunta lasciano le loro impronte sul legno per una certa profondità; se le estremità del pezzo dovranno essere incastrate o poggiate a terra da una parte (gambe di tavoli, sedie, ecc), queste impronte possono restare benissimo. Se invece uno dei due estremi o entrambi sono terminali a vista, bisogna tagliare la parte che porta quelle tracce e che dopo si deve rifinire.

La sgrossatura

È la prima lavorazione da eseguire: si dispone il cambio di velocità in modo che l’asse motore giri alla minima velocità (750 giri/min). Si dispone poi il poggiautensile di fronte alla parte del pezzo da tornire in modo che l’utensile possa essere spostato longitudinalmente per poter lavorare la maggior parte della lunghezza del pezzo.

Se la lunghezza del legno supera quella della piastra, o questo si lavora a tratti spostando successivamente il poggia-utensile oppure si monta il poggiautensile prolungato. Si solleva infine la piastra del poggiautensile in modo che il filo di taglio dell’utensile, su essa poggiato, sia all’altezza dell’asse del pezzo, cioè al-l’altezza della contropunta. 

La piastra poggiautensile si distanzia dal pezzo, (manovrando il supporto), di 3/4 millimetri.

Tornitura longitudinale – Velocità periferica

Quando si procede nel lavoro di tornitura longitudinale il diametro del pezzo si riduce, per cui diminuisce anche la velocità periferica di rotazione. Per mantenerla entro valori accettabili è necessario aumentare la velocità di rotazione del pezzo da lavorare.

tornitura longitudinale

Il pezzo da lavorare si stringe tra punta motrice e contropunta quindi si aziona il tornio alla velocità adeguata. Durante le lavorazioni al tornio si producono trucioli in notevole quantità che devono essere eliminati successivamente per mantenere il tornio perfettamente pulito.

La protezione

E’ bene mettere gli occhiali di protezione per difendersi dai trucioli che vengono scagliati dall’azione di taglio ed una maschera di carta per evitare di respirare la polvere del legno sia nella fase di lavorazione e soprattutto in quella di finitura con la carta vetrata.

Terminati questi preliminari, prima di mettere in moto il tornio, bisogna far ruotare manualmente il pezzo per accertarsi che esso sia ben fissato, che non urti o strofini contro parti della macchina e controllare infine che tutte le leve di fermo e di bloccaggio siano ben serrate.

Si procede alla sgrossatura del pezzo con la sgorbia più larga e si avanza l’utensile contro di esso esercitando poca pressione per evitare gli sbalzi degli spigoli. Successivamente, quando il pezzo comincia ad assumere forma cilindrica, si può aumentare la pressione in modo da asportare il legno nelle zone dove si deve incavare di più. Nelle zone che invece debbono rimanere cilindriche, si passa lo scalpello in modo da rendere liscia ed uniforme la superficie.

Angolato rispetto alle fibre

Durante la tornitura longitudinale l’utensile non deve essere appoggiato al pezzo perpendicolarmente alle fibre, ma sempre con una certa angolazione verso destra o sinistra rispetto ad esse.

Tracciare i settori

Terminata la sgrossatura, è bene tracciare con la matita (a macchina in moto) i diversi settori da tornire sul legno in modo da “vedere”, durante il moto, le varie parti da lavorare.

Si cambia la velocità inserendo la media e quindi si comincia l’operazione di sagomatura con una sgorbia stretta o larga a seconda dell’ampiezza dell’incavo da fare.

Per le prime volte è bene cominciare con sagome semplici e poco profonde; quando poi si acquista destrezza, nelle velocità da usare, nel tenere gli utensili tornio, e nella pressione da esercitare, ci si può sbizzarrire in quelle più complicate.

Durante le varie passate di tornitura, è necessario, a macchina ferma, controllare i diametri con un calibro specialmente quando si debbono costruire pezzi uguali fra loro.

La brunitura

Fra i lavori che è possibile fare al tornio c’è quello di brunitura che consiste nel tracciare dei solchi poco profondi bruciando il legno per attrito con un utensile a spigolo non affilato o con un filo d’acciaio. Nel primo caso si pressa contro il legno in rotazione (500 giri al minuto) lo spigolo non affilato di un intagliatore e per attrito questo brucia il legno lasciando un solco di colore scuro, molto decorativo nei legni chiari. 

Se non si ha a disposizione l’utensile si può ottenere lo stesso risultato mediante un filo d’acciaio (corda di chitarra o similare). Questo da un capo si aggancia con un morsetto al bancale e dall’altro si sottende con la mano sul legno in rotazione; spostando a volontà il filo si possono ottenere simpatici motivi a seconda dell’estro dell’operatore. Si può decorare poi il pezzo con qualche ornamento mediante l’uso dell’utensile intagliatore.

La carteggiatura

Per eseguire la finitura del pezzo si innesta la velocità massima, si toglie la piastra poggiautensile e si procede a carteggiare con carta vetrata fine tutto il pezzo. Si comincia dalle superfici estese e poi gli incavi delle sagome, piegando o arrotolando opportunamente la carta vetrata, sostenendola con un legnetto di irrigidimento. Questo è sagomato in modo da seguire meglio le anse del legno e avendo cura di non smussare gli spigoli.

E’ consigliabile usare la carta vetrata del tipo a strisce adoperata nelle levigatrici perché ha un supporto più rigido.

Per ottenere una finitura quasi speculare, si passa sul legno la paglietta d’acciaio o meglio ancora i trucioli dello stesso legno tenuti con la mano e pressati sotto il pezzo in rotazione. 

Fermata la macchina, si sposta quindi la contropunta verso destra e si libera il pezzo rifinendo le estremità; come si è detto prima tagliandole o riempiendo i buchi della contropunta con stucco e mordente.

Se nel pezzo ci sono parti non tornite (cubi, parallelepipedi) si portano a misura. Oppure se il pezzo si è fatto tutto cilindrico, si tagliano (con sega a nastro o segaccio) le parti curve per sagomare il cubetto o il parallelepipedo, e quindi si passa alla rifinitura con carta vetrata (ovviamente a tornio fermo). 

Elementi uguali e diversi

tornitura longitudinale
Quando si realizzano più elementi che devono essere uguali senza l’uso del copiatore occorre ogni tanto confrontare il prodotto finito con quello in fase di esecuzione.
Le quattro gambe di un basso tavolino da salotto possono, per un gesto di originalità, essere tornite una diversa dall’altra; ognuno può tornirle secondo la sagoma preferita ma la costruzione del mobile richiede che tutte abbiano comunque una larga base di attacco ai rinforzi del piano.

Tornitura longitudinale – Operazioni nel dettaglio 

Vediamo nel dettaglio le varie operazioni di tornitura longitudinale.

tornitura longitudinale

Sgrossare

tornitura longitudinale
L’utensile si afferra saldamente, con una mano, nell’impugnatura di legno, mentre con l’altra, si tiene ferma la lama sul poggiautensile accostato al pezzo in rotazione. Per realizzare uno stelo tornito si procede alla sgrossatura del pezzo impiegandola sgorbia più larga.

Lisciare

tornitura longitudinale
Tutto il pezzo deve essere reso cilindrico prima di procedere a scavare i decori. Nelle zone che devono restare lisce si passa lo scalpello diritto.

Tracciare

tornitura longitudinale
Si segnano con la matita o con un ferro (mentre il pezzo ruota lentamente bloccato tra testa motrice e contropunta) i diversi settori da tornire.

Sagomare

Si comincia l’operazione di sagomatura con una sgorbia larga, in rapporto all’ampiezza dell’incavo da realizzare.

Incavare

Dopo aver impiegato la sgorbia per realizzare gli incavi e gli spallamenti curvi si usano gli scalpelli a tagliente obliquoper contornare gli incavi.

Impugnare

Per i primi lavori conviene realizzare forme semplici e poco profonde, esercitando poca pressione con l’utensile che, però, va impugnatosaldamente e controllato con le due dita sulla lama.

Controllare

Durante l’esecuzione del lavoro è bene fermare il tornio e controllare i diametri con un calibro a compasso, in particolare quando si devono realizzare più pezzi uguali.

Intagliare

tornitura longitudinale
Con l’intagliatore si può decorare il pezzo, incidendo sottili e profonde gole nei punti più tozzi.

Levigare

tornitura longitudinale
La levigatura della superficie si effettua con carta vetrata a grana fine avvolta su di un pezzo di legno. Si inizia dalle superfici più estese quindi si passa agli incavi, facendo attenzione a non smussare gli spigoli.

Lucidare

Per rendere la superficie lucida e ben rifinita si accosta al pezzo in rotazione della paglietta di ferro o un pugno di trucioli. Se nel pezzo vi sono parti non tornite si portano a misura con la sega e si rifiniscono con carta vetrata.

Tornitura longitudinale a sbalzo

Per tornire oggetti di piccole dimensioni come pomelli, sferette o similari è conveniente usare i mandrini a diametro fisso (o coppale). Sono dei tubi cilindrici che si avvitano all’asse ruotante al posto della punta di traino.

Per fissare il legno a questi mandrini, si deve praticare, su un’estremità di que-sto, una tornitura cilindrica di diametro uguale a quello interno del mandrino in modo che il legno possa esservi inserito dentro a pressione. 

Per migliorare la tenuta si blocca il pezzo con una vite a legno che si serra dall’interno del foro di fissaggio oppure con una vite trasversale, praticando un foro vicino al bordo del mandrino. 

tornitura longitudinale a sbalzo
Per tornire elementi a sbalzo si impiegano particolari mandrini a diametro fisso che accolgono il pezzo da lavorare e lo bloccano con una vite o con qualche giro di nastro adesivo.

Se il codolo cilindrico si fa più lungo della profondità del mandrino e si tornisce una battuta in modo che il diametro esterno del legno sia uguale a quello esterno del mandrino, si può bloccare il legno al mandrino con una striscia di carta adesiva che salda i due pezzi. 

Questo tipo di fissaggio è possibile anche per pezzi di un certo diametro, ma non molto sporgenti perché allora sarebbe necessaria la lunetta fissa di sostegno. La parte di legno bloccata nel mandrino si taglia via oppure si può utilizzare per incastrare il pezzo nel mobile per il quale è stato realizzato.

Tornitura di una estremità 

Dopo aver tornito il legno in tutte le sue parti e intagliato fino alla massima profondità possibile l’estremità destra che dovrà essere rifinita con tornitura a sbalzo, lo si stacca dal tornio e si sostituisce la punta di trazione con la punta bipasso o meglio con il mandrino autocentrante.

Si rimonta quindi il legno sul tornio e lo si blocca momentaneamente con la contropunta. Si fissa la lunetta al bancale nei pressi dell’estremità da lavorare facendo in modo che i cuscinetti, serrati ad uno ad uno, cominciando da quelli inferiori, blocchino il legno senza eccessiva pressione, ma saldamente. 

Dopo aver allontanato la contropunta, si fa ruotare manualmente il pezzo per accertarsi che non vibri e che non abbia gioco sui cuscinetti. Si faccia attenzione perché, in questa operazione, la lunetta sopporta le spinte trasversali dell’utensile contro il legno e non sostituisce la pressione di sostegno della contropunta, per cui deve essere saldo l’attacco al mandrino.

Si monta il portautensile in prossimità della parte da tornire e, con bedano e intagliatore, si rifinisce l’estremità agendo delicatamente.

Tornitura di un tondino 

In questo caso per effettuare la tornitura longitudinale si usa la lunetta come appoggio intermedio per evitare che il tondino possa vibrare, flettersi o rompersi per effetto della pressione esercitata dall’utensile che lo tornisce.

Si fissa la lunetta al bancale e la si blocca nella parte centrale del pezzo. 

La lunetta deve essere usata quando la lunghezza del pezzo supera dieci volte la misura del diametro. Supponiamo di dover fare un tondino di 700×30 mm di diametro; va scelto un legno a sezione quadra di 35 mm di lato lungo 700 mm, si smussano gli spigoli e si blocca fra punta e contropunta. Si tornisce nella parte centrale, esercitando poca pressione con una sgorbia e scalpello, un solco cilindrico della larghezza di circa 60 mm e sezione 30 mm di diametro.

Ora la lunetta va fissata sul bancale in modo da bloccare i tre cuscinetti nel solco già ricavato; poi si torniscono le due parti restanti del legno controllando con il calibro affinché la sezione sia uniforme.

Se poi nel tondino si debbono eseguire incavi o sagome, si sposta la lunetta in prossimità di questa. 

Il tortiglione

La bellezza di un tortiglione dipende dalla regolarità del passo principale (giro intero di un risalto) e di quello secondario (distanza fra due risalti successivi).

I tortiglioni possono essere sia destrorsi sia sinistrosi; per cambiare la direzione dei risalti basta solo variare l’inclinazione delle diagonali.

I tagli di sega, susseguendosi da un tratto all’altro formano una o più spirali che si cominciano ad approfondire con una sgorbia lavorando prima da una parte e poi dall’altra del taglio che fa da fine corsa.
Pian piano i solchi, passando dalla sgorbia allo scalpello, vengono allargati fin quasi a raggiungere le linee blu che segnano il dorso dei risalti; la sezione di questi può variare dal semicerchio al triangolo.
La finitura richiede l’uso di raspe, lime cilindriche e spugne abrasive; se il tornio ha l’inversione di marcia ed una velocità lentissima, in questa fase lo si può mettere in moto, sempre però con la massima prudenza.

Non sono torniti

I manici di scopa, i tondini per aeromodellistica e similari non sono fatti al tornio, ma con macchine particolari che rendono cilindrico il legno facendo avanzare longitudinalmente il pezzo e non l’utensile. Nel tornio, come è noto, avviene il contrario.               

Cubi di legno fai da te | Recupero di vecchie sedute

Questi cubi di legno non sono concepiti per un impiego particolare, ma possono tornare utili in diverse occasioni: si può comporre uno scaffale provvisorio o utilizzarli come singoli sgabelli

Questi cubi di legno sono realizzati per mezzo dei telai recuperati da vecchie sedute di faggio con le giunzioni angolari ancora in buono stato.

I telai misurano 400×400 mm: non vale la pena smontarli per recuperare listelli che risulterebbero un po’ corti per qualsivoglia costruzione; meglio pensare a come impiegarli così come sono limitandosi a una levigatura sommaria delle superfici. 

cubi di legno

Una volta liberati dalla vecchia imbottitura, si sono rivelati l’ideale per realizzare i cubi in legno. Unendo i telai con viti a passo metrico e dadi si possono comporre le strutture a forma di cubo e completarle con un piano in multistrato da 10 mm tagliato a misura.

cubi di legno

Come utilizzare questi cubi di legno? Come sgabelli, scaffali improvvisati o per qualunque altro utilizzo creativo.

Rimozione delle imbottiture

Le vecchie sedute vanno private del tessuto di rivestimento, dell’imbottitura e delle cinghie elastiche.
L’operazione più fastidiosa è la rimozione dei punti metallici, circa 150 per ogni seduta: bisogna cercare di sollevarli senza ammaccare il telaio nel fare leva e facendo attenzione che la parte conficcata non strappi le fibre.

I telai dei cubi di legno

cubi legno
Si levigano le superfici per portare a vista il legno nuovo; i fori dei punti andrebbero stuccati, ma qui si sceglie di non farlo per lasciar intuire che si tratta di un riciclo.
cubo legno
La struttura di ogni cubo di legno è costituita da 4 telai assemblati a correre, uniti con 8 viti M6x70 mm inserite dall’esterno in prefori Ø 6,5 mm, svasati per incassare la testa, e bloccate dall’interno con relativi dadi.

Finitura cubo legno

I pannelli di truciolare si fissano alla struttura con 4 viti da legno di adeguata lunghezza.

cubi di legno

Sempre in regime di recupero, per la finitura si utilizza quello che è disponibile in laboratorio tra le rimanenze, in questo caso un protettivo all’acqua in tonalità noce chiaro.

Tornitura a scavo

Nei lavori di tornitura i più bravi mescolano superfici piane e curve per sottolineare il contrasto tra i due generi di lavorazione. Seguiamo la lavorazione di un vaso davvero originale

vaso di legno scavatoLa tornitura è in grado di dare origine a solidi di rotazione, cioè che nascono dalla rotazione di una figura piana: ad esempio, il quadrato genera un cilindro e il triangolo, un cono. Più difficili le realizzazioni di figure curve come cerchi ed ellissi, che danno sfere e ovoidi. Se cerchiamo di ottenere queste forme con la tornitura a scavo di un pezzo le cose diventano davvero complicate: come fare a tornire pezzi pesanti senza un centro? È necessario disporre di un tornio da legno abbastanza evoluto con un dispositivo che si chiama “lunetta”. Il pezzo squadrato nelle sue forme definitive viene montato sul tornio tra trascinatore e contropunta e tornito per un paio di centimetri nel suo estremo. La superficie cilindrica è ora adatta ad essere sostenuta dalla lunetta, un supporto da montare sulla guida, munito di tre rotelle che appoggiano sull’esterno del pezzo durante la rotazione. All’estremità opposta si monta un platorello per il fissaggio con viti al posto del trascinatore, in modo da garantire il sostegno del pezzo anche senza la pressione della contropunta. Si può cominciare con una tornitura a scavo dell’interno del tronco sistemando il poggiautensili parallelo alla testata e usando sgorbie con il tagliente curvo. L’abilità del tornitore sta nel portare la cavità ad una forma il più possibile vicina ad una sfera. Con il procedere del lavoro si sostituisce il poggiautensili dritto con uno prolungato che sostiene l’utensile anche durante la lavorazione interna. Come riferimento si usa una dima a quarto di cerchio di lamiera per verificare la regolarità della superficie. Al termine della lavorazione si passa, a mano, una serie di tele abrasive di grana via via più fine.

Cosa bisogna fare prima di tornire

fresare il legno
Per ottenere un buon risultato il ceppo deve arrivare al tornio con le sue misure definitive. La trave di acero occhiolinato viene tagliata a misura e spianata in corrispondenza dei lati da rifinire. Una levigatura finale con il “carrarmato” rende le superfici lisce e pronte per i successivi processi di finitura. Un lato viene lasciato con la superficie grezza prodotta dal taglio della motosega.

Le fasi della tornitura a scavo

tornitura a scavo

  1. Dopo il montaggio del pezzo tra le punte, si tornisce una limitata superficie esterna, dando al pezzo forma cilindrica per un breve tratto all’estremità rivolta verso la contropunta; la parte cilindrica deve essere sufficiente per l’appoggio delle rotelle della lunetta.
  2. Con il montaggio della lunetta non è più necessaria la contropunta e con lei viene eliminato anche il mozzo su cui appoggiava. La lavorazione prosegue con l’ausilio di un lungo poggiautensile che permette di usare la sgorbia con una sporgenza minima a tutto vantaggio della precisione.
  3. Prima dell’asportazione definitiva della superficie cilindrica su cui appoggia la lunetta si leviga l’interno della cavità e si lavora la testata incidendo l’anello fino quasi a tagliarlo completamente. Poi si toglie la lunetta e si tronca il sottile diaframma con una lama da seghetto. Prima di smontare il pezzo dal platorello si levigano a mano i residui del taglio.
  4. Le quattro superfici laterali del vaso vengono rifinite in modi diversi per disporre, con una semplice rotazione, di diversi effetti estetici inconsueti per un vaso. Una faccia ha i segni della sega a catena con le fibre del legno ben in vista, mentre quella adiacente è levigata e trattata con una ceratura bianca sotto la quale è visibile la pregevole occhiolinatura dell’acero.

La facciata bruciata e quella lucida

bruciatura del legno

  1. La bruciatura è la finitura assai originale conferita alla terza faccia del vaso. Deve essere eseguita con mano ferma e movimenti regolari per produrre un colore nero uniforme e una screpolatura omogenea. Per evitare di sporcarsi ogni volta che si tocca il vaso è consigliabile trattare la superficie con un impregnante trasparente.
  2. La quarta faccia viene rifinita con una laccatura lucida. Si stende per prima una mano di turapori, per formare un film impermeabile sul legno. Dopo l’asciugatura si passa una tela abrasiva fine con il tampone di legno per eliminare le irregolarità dello strato precedente e si termina con un paio di mani di flatting lucido.

Tornio con trapano | Caratteristiche e montaggio

Il tornio con trapano è un intelligente dispositivo che consente di usare il trapano come forza motrice per un tornio dalle buone prestazioni

In questo articolo parliamo del tornio con trapano, del suo funzionamento e di come si monta.

Fra gli accessori, o meglio gli aggiuntivi per trapano, quello per tornitura è forse il solo che ha resistito al tempo ed oggi, col diffondersi di trapani a velocità variabile, riesce, entro limiti d’uso ragionevoli, a sostituire in tutto e per tutto un tornio integrale perché è semplice, versatile e di minor ingombro. 

tornio con trapano
Tornio per legno con trapano

Un tornio è costituito da una testa motrice, una contropunta e un ventaglio portapezzi, tutti e tre montati su un telaio rigido che è ovviamente il pezzo di maggior ingombro.

Considerando che anche il meno attrezzato dei bricoleur dispone di un banco da lavoro è stato ridotto all’essenziale il tornio, eliminandone il telaio e dotando i tre pezzi principali di robusti morsetti che permettono di bloccarli sul bordo del tavolo allineati fra loro.

Con copiatore

Il modello di base è stato affiancato da una versione che, pur basata sul medesimo sistema, permette anche la copiatura dei pezzi.

I morsetti reggono il trapano e la contropunta e ospitano anche una barra cilindrica su cui scorre il portapezzi, dotato di un tastatore che scorrendo sul primo pezzo tornito, retto da due bracci sporgenti dietro il tornio, fa avanzare o indietreggiare il braccio portaferri ovviamente dotato, per questa lavorazione, di scalpello fisso.

Il sistema, anche se meno divertente della tornitura a mano libera, permette di ottenere quattro gambe uguali senza dover continuamente verificare col calibro a compasso la concordanza fra modello e pezzo in lavorazione. 

La lunghezza dei pezzi

La lunghezza della barra di scorrimento permette di tornire fra le punte pezzi non più lunghi di 600 mm; sostituendo la barra con un tubo più lungo, di identico diametro e sufficientemente rigido, si potranno tornire pezzi di un metro e più (montando però una lunetta da autocostruire).

Aggiuntivo in kit

L’aggiuntivo tornio per trapano sta tutto dentro una scatola poco ingombrante che contiene, dal basso, la barra di scorrimento, il manicotto di raccordo, la sede della contropunta, le leve del copiatore, i bracci che reggono il modello, le ghiere e la contropunta, i due morsetti, il platorello ed il ventaglio portaferri, il volantino della contropunta ed il braccio portaventaglio. Al tutto si aggiunge la necessaria dotazione di viti e dadi occorrente per il montaggio.

Il montaggio del tornio con trapano

Per prima cosa, seguendo le istruzioni, si montano nei due morsetti i manicotti che in quello di sinistra ospitano l’asse della forchetta di trascinamento ed il manicotto di raccordo al trapano ed in quello di destra la contropunta ed il manicotto filettato col volantino che ne permette la regolazione fine. Asse della forchetta e contropunta girano su cuscinetti a sfere. Si blocca sul bordo del tavolo il morsetto di sinistra e vi si innesta la sbarra di scorrimento. Sulla barra si calza il braccio del portaferri, con o senza le leve, e, alla distanza opportuna, il morsetto di destra. I due morsetti debbono aderire entrambi perfettamente al bordo del tavolo, così da garantire l’allineamento tra forchetta e contropunta e vanno stretti quanto meglio si può per poter reggere alle vibrazioni.
Si introduce il mandrino del trapano dentro il manicotto zincato, calzando le griffe sul codolo dell’asse della contropunta. Una finestra aperta nel manicotto permette di introdurre la chiave per stringere le griffe dopo di che due viti lo stringono saldamente sul collare del trapano.
Per ottenere un buon risultato il trapano non può essere lasciato “a bandiera” ma occorre reggerne il peso con uno scalo di legno che lo mantenga orizzontale e ne riduca le vibrazioni. Le dimensioni e la forma del supporto vanno quindi studiate caso per caso, sempre però in modo da lasciare a portata di mano l’interruttore ed il regolatore della velocità. Tanto la forchetta quanto il platorello sono avvitati sull’asse motore e quindi non occorre smontare il tornio per passare dalla lavorazione fra le punte a quella di testa.

Mobile cucina fai da te con portarotolo | Costruzione illustrata

Un mobile cucina che ricalca l’aspetto classico delle basi da cucina, con cassetti superiori e ante inferiori e un prolungamento laterale che racchiude un portarotolo a scomparsa

Per la costruzione di questo mobile cucina abbiamo utilizzato MDF e circa 6 metri di listelli di abete da 30×30 mm di sezione. Da un pannello 1000x450x19 mm abbiamo ricavato il top, nel quale è stato praticato uno smusso sul lato frontale per raccordarlo con la spallina della finestra.

Servono poi quattro pannelli da 410x880x19 mm, due per i fianchi e due da cui si ricavano le ante e i frontalini dei cassetti; tre pannelli da 400x780x14 mm per i ripiani interni. La chiusura posteriore si ottiene dal taglio di un pannello di faesite da 1000×1000 mm. 

Fino a questo punto si tratterebbe di un mobile cucina “normale”, senonché il top è stato concepito in modo ingenoso. Sotto di esso, infatti, può essere inserito un ulteriore cassetto in cui racchiudere il rotolo per la carta assorbente da cucina completo di supporto. 

mobile cucina

Lo spazio sotto il cassetto del portarotolo sembra dalle foto essere stato sfruttato per un altro accessorio di uguale ingombro. Presumiamo essere una pattumiera in cui raccogliere le capsule o i fondi del caffè e altri scarti in attesa di gettarli nel cassonetto.

In commercio si trovano molte tipologie differenti di mobili cucina, ma non sempre questi soddisfano ne nostre esigenze. Realizzare mobili per cucina fai da te può essere abbastanza semplice, inoltre fa fronte alle nostre necessità e ci regala grandi soddisfazioni. Ecco di seguito come costruire un mobiletto cucina.

Ferramenta e cassetto portarotolo

Per il completamento e la funzionalità del mobile occorrono 5 maniglie, 4 cerniere a scatto per ante, 8 guide complete per cassetti e 6 reggipiani ricavati da angolari di alluminio, più alcune squadrette metalliche per comporre le strutture.
La struttura del portarotolo (qui capovolta) è fatta con legno recuperato tra gli avanzi: una U di tavolette costituisce la parte fissata sotto il mobile, con altre 3 tavolette e un pezzo di tondino si compone la parte mobile che supporta il rotolo, scorrevole sulla prima tramite due guide laterali.
Effettuate le prime prove per testare la corsa di apertura, si ricorre a un pezzo di tubo in plastica e a un disco di legno per far sì che il rotolo rimanga aderente alla faccia interna del frontalino.
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Grazie a questo portarotolo a scomparsa i fogli di carta assorbente sono sempre a portata di mano

Montaggio del mobile cucina

Il telaio entro cui vanno collocati i cassetti è realizzato con listelli 30×30 mm uniti con colla, viti e squadrette metalliche agli angoli interni.
Per i cassetti di questo mobile da cucina si utilizzano tavolette di abete di sezione 100×14 mm ricavate da perline. Nella faccia rivolta all’esterno, lungo la linea mediana orizzontale, si aprono due fori e vi si inseriscono le spine per il montaggio del frontalino.
In questo pezzo, le uniche parti da verniciare sono i frontalini (con già predisposti i fori per le maniglie) e il profilo anteriore del telaio.
Alla base del mobile è previsto uno zoccolo di circa 70 mm;il top viene fissato a filo posteriore dei fianchi, mentre sul lato anteriore lo sbalzo di 40 mm compensa lo spessore dei frontalini e l’ingombro delle maniglie.
I due listelli agli angoli inferiori fanno da supporto alle guide di scorrimento del cassettone interno, costruito con avanzi di multistrato ed estraibile grazie a un grande foro centrale aperto nel pannello anteriore.
Alcuni pezzi pronti per la verniciatura: i ripiani interni e le ante, in cui sono già state aperte le sedi per le cerniere e i fori passanti per il montaggio delle maniglie.
Terminata la verniciatura dei pezzi, si può passare al montaggio definitivo del mobile per cucina. Prima di fissare le ante e introdurre il cassettone, suddiviso in due scomparti, si delimita con nastro di carta la base del mobile per verniciare lo zoccolo perimetrale in colore nero.
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L’interno dei cassetti superiori si lascia grezzo, mentre quello inferiore viene trattato con vernice trasparente.
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Il mobiletto cucina ultimato

Curvare a secco il legno

Ci sono diverse tecniche, a seconda del tipo e della funzionalità della costruzione, che permettono di far assumere al legno una forma morbida, ad arco o sagomata; vediamo come procedere per curvare a secco

Le lunghe fibre che compongono il legno ne fanno un materiale compatto, ma elastico: è possibile fletterlo, ma le fibre si oppongono allo sforzo applicato, tant’è che al rilascio tendono a fargli riassumere la forma originale. Per fare in modo che il legno mantenga una certa curvatura si usa immergerlo in acqua per un certo tempo o sottoporlo all’azione del vapore, ma esiste il modo di ottenere buoni risultati anche se si decide di curvare a secco.

Con la tecnica dei tagli multipli è possibile far assumere una curvatura regolare a listelli e tavole di modesto spessore e ben stagionati, senza che sia necessario incorporare umidità. Sul lato che dev’essere sottoposto a compressione bisogna praticare una serie di tagli perpendicolari alla direzione della curvatura da imprimere, tanto più ravvicinati quanto più è stretto il raggio di curvatura che si vuole ottenere. L’importante è che i tagli vengano eseguiti a distanza regolare ed alla stessa profondità, lasciando intatta una porzione di spessore tale da non indebolire il legno sul lato opposto.

I tagli eseguiti vanno riempiti con abbondante colla vinilica, prima di imprimere al legno la forma desiderata, che deve essere mantenuta con morsetti, sergenti o cinghie, su una dima o con il fissaggio al suo supporto definitivo, sino al completamento dell’essiccazione.

TAGLIO E PIEGA

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Per curvare a secco i tagli trasversali devono essere distanziati indicativamente di 10 mm ed affondare per circa 2/3 nello spessore del legno. Lo spessore della lama montata sulla circolare forma un canale di larghezza adeguata che facilita il successivo incollaggio. Meglio sarebbe che fosse montata capovolta ed utilizzata come circolare da banco con l’altezza ben regolata: è più comodo guidare il pezzo verso la lama che non viceversa.

Attrezzi speciali per tornio | Testa girevole, rotelle e abrasivo in filo

Testa girevole, rotelle e abrasivo in filo sono attrezzi speciali che rendono la tornitura al contempo più facile e più complessa, con affascinanti risultati estetici

Oltre ai classici componenti del tornio per legno esistono attrezzi speciali ideati per realizzare intagli e sagomature particolari che con gli accessori comuni non sarebbero possibili.

Vediamo quali sono questi attrezzi speciali e come funzionano.            

Testa girevole

La testa motrice in certi torni presenta delle caratteristiche davvero esclusive: può scorrere sul bancale (proprio come la contropunta) ed essere fissata con un rapido sistema a vite sia all’estremità dei tondi, sia in posizione intermedia.

Interamente costruita in ghisa, comprende sia l’albero di trascinamento sia il motore elettrico, collegato al primo da un sistema di pulegge alloggiate all’interno del corpo così che la cinghia di trasmissione lavora in posizione protetta.

L’albero del mandrino, e qui sta la vera trovata, non è necessariamente parallelo al bancale, ma dispone di un basamento che gli permette di ruotare. In pratica, avendo l’accortezza di fissare il tornio sul bordo del tavolo, si può portare il mandrino a sbalzo, di fronte all’operatore, ed affrontare così la lavorazione di pezzi di grande diametro.   

Il motore e il castello della punta sono ruotabili di 90° per passare dalla tornitura longitudinale a quella trasversale avendo il pezzo sempre frontale.
Il piatto di grosso diametro che va tornito a sbalzo riceve un anello di ferro che permette di ancorarlo all’albero del mandrino.
Nella tornitura a sbalzo, l’utensile può essere appoggiato su un supporto sagomato che svolge la funzione del ventaglio portautensili.

Rotelle che intagliano

Tra gli attrezzi speciali da tornio troviamo un utensile destinato ad arricchire la texture (in italiano sarebbe l’aspetto superficiale, la trama) della superficie dei pezzi torniti.

attrezzi speciali

Si tratta di un massiccio ferro (usiamo il termine per comodità) il cui aspetto ricorda la rotella per i ravioli e che, spinto o guidato contro la levigata superficie lasciata dallo scalpello, ne muta le qualità visuali e tattili creando, secondo varie modalità descritte nel manuale d’uso, strie, spirali, buccia d’arancia e, con l’esperienza, qualsiasi altro tipo di trama la fantasia consigli e l’abilità permetta.

Abrasivo in filo

Oltre alle rotelle, per modificare la superficie, lo scalpello può essere dotato di ferri in grado di tornire spirali destre e sinstre di passo da 2 a 11 mm: ecco quindi il gambo del candelabro o del bicchiere sottilmente scavati, ecco il manico del cavatappi o l’esterno della scatolina abbelliti da perfette spirali.

Ma nelle gole strette di queste decorazioni si entra solo con un abrasivo speciale. Si tratta di una corda di sezione rotonda completamente impregnata di abrasivo che non si strappa e viene fornita in bobine da 15 metri.

Può essere dimensionata esattamente in funzione della scanalatura da rifinire e si usa a due mani facendo scorrere il filo nella gola e muovendolo in alto e in basso fino a rendere perfettamente levigata la superficie.

Radiatori ad acqua | Garanzia a vita De’Longhi

La gamma dei radiatori ad acqua De’ Longhi gode di una garanzia di 15 anni che può essere estesa a vita se si montano, in abbinamento ai kit, detentore e valvola dello stesso marchio

Tutta la gamma di radiatori ad acqua De’ Longhi, di cui fanno parte anche le piastre, i radiatori decorativi e i termoarredi normali, misti e Air System, godono di una garanzia di 15 anni. Inclusi nella confezione dei radiatori ci sono i fissaggi a parete, ma non le valvole e i raccordi con l’impianto termico esistente.

Qualora si usino i kit di raccordo della casa, De’ Longhi, consapevole dell’alta qualità dei propri prodotti e della loro affidabilità nel tempo, offre la possibilità di estendere a vita la copertura di garanzia, sia del radiatore sia del kit accessori.

Un vantaggio non da poco considerando la possibilità di scelta fra kit con detentore a squadra e valvola con o senza testa termostatica, fermo restando che, in quest’ultimo caso, si tratta comunque di una valvola termostatizzabile che consente l’acquisto in un secondo tempo della testa termostatica.

Termoarredo De’Longhi

La confezione dello scaldasalviette comprende lo sfiato dell’aria e i fissaggi a parete, con distanziali regolabili, viti, tasselli a espansione e tappi di finitura.

Montaggio detentore e valvola

Tolti i tappi di protezione alle estremità del radiatore, si applica in alto, dove c’è un unico terminale forato, la valvolina di sfiato, mentre nella parte bassa (presenza di un foro per ogni terminale) vanno applicati il detentore e la valvola, entrambi a squadra. I due elementi si smontano per avvitare dapprima il raccordo con la sede del radiatore.
Ogni raccordo ha un o-ring di guarnizione e va serrato con una chiave esagonale da 13 mm.
La valvola ha una parte filettata su cui si avvita il collare del raccordo, che va serrato con una chiave a forchetta o una a pappagallo.

Tutte le possibilità di scelta

Fra i kit di raccordi all’impianto termico esistente c’è possibilità di scegliere fra blister completi di detentore e valvola termostatizzabile a squadra, altri identici kit con l’aggiunta della testa termostatica, oppure l’acquisto della sola testa termostatica, senza altri annessi.

Questo per rispondere alle esigenze di chi preferisce verificare prima, con l’uso effettivo del radiatore, la necessità di regolazione automatica dello stesso e aggiungere la testa termostatica solo in caso di necessità.

Chi invece sa già che è necessaria si procura il kit completo, dove sono presenti sia la valvola termostatizzabile sia la testa termostatica.

Le valvole e detentori, dalle gradevoli linee di design, sono in finitura cromata.

Una facile installazione

Si misura la distanza tra gli attacchi idraulici e il punto in cui vanno messi gli attacchi a parete: due nella parte alta del radiatore, uno al centro in basso.
Si riportano sulla parete le misure prese, facendo riferimento alla posizione degli attacchi idrici presenti, e si effettuano i fori per l’inserimento dei tasselli a espansione, inclusi nella confezione.
I distanziali sono costituiti da due pezzi dei quali uno entra di misura nell’altro per poter effettuare l’opportuna regolazione. Il bicchiere più grande va verso la parete e si fissa con la vite del tassello. Dopo aver inserito il secondo pezzo di ogni distanziale e averlo bloccato provvisoriamente con la vite laterale, si mette in posizione il radiatore (i distanziali superiori devono rimanere nel secondo spazio dall’alto, mentre quello inferiore nel secondo spazio dal basso).
Per assicurare il radiatore ai distanziali si usano i fermi di ritegno di materiale plastico, identico a quello dei distanziali, con una lunga vite centrale.
Prima di serrare a fondo le viti dei distanziali si centrano le valvole del radiatore con gli attacchi dell’impianto idraulico esistente e si avvitano i grossi dadi con una chiave a forchetta o a pappagallo.
Con l’ausilio di una livella a bolla si controlla la verticalità dell’elemento nella vista frontale e laterale; fatti gli aggiustamenti si serrano le viti dei distanziali, prima le principali poi quelle di lato.
L’applicazione dei tappi a pressione conclude l’installazione a parete del radiatore, che rimane così rifinito a dovere, senza viti in vista.
Per il montaggio della testa termostatica si rimuove la manopola di plastica che copre la valvola e al suo posto si applica quella automatica, avvitando a fondo la sua ghiera di tenuta.

Ottavio, l’unico termoarredo in kit

Senza complicati interventi per espandere l’impianto di riscaldamento, oggi si può aggiungere un termoarredo elettrico al proprio bagno: Ottavio di De’Longhi

Svolta importante nel settore del riscaldamento: ora esiste un termoarredo scaldasalviette di tipo elettrico, da acquistare in kit di montaggio, scegliendo fra tre potenze, diverse dimensioni, forme e colori.

Inutile sottolineare la grande utilità del termoarredo, efficace come rinforzo al termosifone del bagno nella stagione più fredda, addirittura indispensabile la mattina e la sera, nelle mezze stagioni, quando il riscaldamento ormai si tiene spento.

La grande novità sta nel fatto che questo elemento tecnico, e nello stesso tempo di arredo, è stato concepito per risolvere ogni esigenza.

Ottavio, così si chiama il termoarredo elettrico in alluminio De’ Longhi, è fornito in kit da montare, così si può configurare su misura, assecondando, oltre ai gusti personali, anche le esigenze dello spazio a disposizione e le necessità di potenza.

Ottavio

Massima versatilità e leggerezza che consentono veramente a chiunque di acquistarlo, portarlo a casa e montarlo senza difficoltà e senza speciali utensili: il termoarredo, incluso l’imballo, pesa meno di 5 kg e la confezione ha un ingombro di soli 98x14x8 cm.

Struttura

La struttura di Ottavio è costituita da una serie di tubi orizzontali, blocchetti laterali e due collettori che uniscono il tutto.

Ottavio

La parte elettrica è un cavo autoriscaldante che va inserito all’interno dei tubi prima di completare il montaggio con i collettori.

Ottavio misura 970×520 mm, ha una potenza di 300 W ed è disponibile nei colori Matt White, Matt Black, Natural Aluminium, Satin Gold a partire da euro 59,00 (iva inclusa).

Ottavio può essere accessoriato con piedini, rotelle, stendino e termostato digitale coordinati.