Tutti i requisiti per una casa con una qualità di vita superiore riuniti in un’unica lastra: la Lastra Kasa Cleaneo di Knauf
Soprattutto nelle ristrutturazioni è frequente il ricorso a contropareti di cartongesso per disporre rapidamente di superfici subito pronte per le finiture, ma è importante sapere che con questo sistema si possono risolvere molti altri problemi.
La vasta gamma di lastre in gesso Knauf propone un prodotto pensato per soddisfare le esigenze dell’abitare confortevole: si tratta della Lastra Kasa Cleaneo ®, un prodotto che risponde a tutte le esigenze specifiche in ambito residenziale, facendo proprie le caratteristiche richieste a una casa che possa garantire una qualità di vita di alto livello.
Tra queste, fondamentale è garantirsi ambienti privi di rumori molesti, siano essi provenienti dall’esterno, da altre proprietà adiacenti o da locali della stessa abitazione in cui si svolgono attività molto diverse; ma ci sono fonti di inquinamento silenziose e impercettibili dai nostri sensi che, nel tempo, possono avere conseguenze tutt’altro che trascurabili sulla salute.
Sono nei materiali che ci circondano tra le pareti domestiche, nelle loro finiture e, seppur in quantità modesta, sono una presenza che non si può evitare.
Queste sostanze però possono essere trasformate chimicamente in elementi inerti e la tecnologia Cleaneo® applicata alle lastre di gesso rivestito innesca questo processo grazie a un principio attivo, escludendo l’accumulo e la reimmissione negli ambienti delle sostanze inquinanti assorbite.
Leggerezza e spessore ridotto devono comunque garantire elevata resistenza agli urti e alla sospensione dei carichi senza limitare la creatività nel realizzare pareti attrezzate: basta osservare alcune semplici regole nel dimensionare e nel distribuire i pesi e scegliere sistemi di fissaggio adeguati. Knauf
Perché scegliere Knauf Kasa
Purezza dell’aria
La tecnologia Cleaneo® abbatte odori e particelle inquinanti che si formano nell’ambiente per i contenuti di COV presenti in arredi e rivestimenti.
Resistenza meccanica
La composizione della Lastra Kasa Cleaneo ® aumenta la resistenza meccanica rendendo facile e sicuro appendere pensili, televisori e altri oggetti pesanti.
Comfort acustico
Rispetto alle lastre standard, le lastre Kasa evidenziano un miglioramento delle prestazioni acusticheda 4 a 11 dB per disporre di spazi più silenziosi.
Facilità di finitura
La superficie in cartone extrabianco dona l’effetto “lavoro finito” già in fase di avanzamento del cantiere e facilita l’applicazione del rivestimento finale.
Il nostro premier Conte (da non confondersi con l’allenatore Conte che dalla ricerca su google occupa tutta la prima pagina… il calcio prima di tutto), da giovane, ha frequentato il prestigioso collegio universitario Villa Nazareth della Chiesa Cattolica che accoglie alcune decine di studenti, scelti e sostenuti su basi di merito. Tra questi, negli anni ‘80, ci fu appunto Giuseppe Conte di Volturara Appula, in provincia di Foggia, che frequentava giurisprudenza alla Sapienza di Roma.
La struttura è una villa nella campagna romana un po’ fané dove chi entra segue i percorsi curricolari delle accademie di iscrizione, ma integra la preparazione con corsi, conferenze, testimonianze e ha a disposizione tutor e libri a volontà come alla Normale di Pisa; per questo il collegio viene definito “la piccola Oxford della campagna romana”. L’obiettivo della Onlus è scoprire e favorire lo sviluppo del talento in studenti dotati di particolare intelligenza e con scarsità di mezzi economici, nonché quello di mandare in posti di potere persone che condividano i principi cattolici, aspirazione legittima della Chiesa. “Il popolo ha bisogno di apostoli, di persone intelligenti, colte, virtuose, disinteressate ricche di iniziativa e di spirito di sacrificio, che sentano il desiderio di far del bene agli altri” così scriveva nel 1946 il fondatore di Villa Nazareth monsignor Domenico Tardini.
Ma ciò che ci colpisce di più sono queste sue parole: “Se io avessi i mezzi, io cercherei di fare un istituto che educasse i bimbi all’agricoltura. Questo istituto dovrebbe sorgere in campagna. La terra darebbe loro da mangiare e da vivere ai bimbi…”. Il monsignore dava importanza alla manualità nella formazione delle persone e ancora oggi Villa Nazareth ne conserva e preserva questa attenzione. Infatti agli ospiti del collegio, compatibilmente con l’impegno della vita universitaria, capita di tinteggiare hall e stanze, di raccogliere le olive negli uliveti del complesso residenziale, di montare e realizzare scenografie per le rappresentazioni teatrali. A differenza di tanti laureati o laureandi che solo perché studiano per prendere una laurea o perché l’hanno già presa non saprebbero far fronte ad alcune basilari faccende casalinghe, a Villa Nazareth ognuno si fa il bucato, stira, cucina, rassetta la propria stanza e si prende cura anche degli spazi comuni. Una scuola di vita che rende la preparazione di un giovane davvero unica e auspicabile per tutti.
Imparare a fare anche operazioni che implichino la manualità, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è un tassello fondamentale nell’istruzione di un ragazzo con un’utilità che rende indipendenti nella vita di tutti i giorni. Inoltre, in un mondo in cui si parla solo di virtuale, di digitale, di terziario, di finanza che genera profitto, di spread ecc, cose che sembra ormai acclarato non siano fonte di felicità, è auspicabile che venga rivalutata la manualità; chi fa da sé sa quale sia la gratificazione data dal realizzare qualcosa di concreto rispetto al trascorrere ore davanti alla TV o sui social a mettere un “mi piace”.
A prescindere da un giudizio politico, se penso al premier Conte che imbianca una stanza o che si fa il bucato, il mio apprezzamento per lui guadagna punti.
Il migliore legno per tornitura comprende le essenze più dure con venature in forte evidenza
Il legno per tornitura deve possedere, fra le sue caratteristiche, la proprietà di essere stagionato e compatto.
La stagionatura è essenziale perché in caso contrario, dopo la lavorazione, si potrebbero produrre delle spaccature, incurvature e torsioni, nel senso longitudinale dovute all’essiccazione e, poiché tali difetti non si possono successivamente eliminare, verrebbe compromesso il lavoro.
I legni teneri sono da scartare perché la loro lavorazione al tornio richiede altissime velocità e perché tendono a sgretolarsi nelle sagome ad angolo acuto; si possono usare solo per torniture cilindriche poco sagomate.
Parlando di legno per tornitura compatto si intende quello privo di nodi, in quanto, se è vero che questi impreziosiscono un lavoro di scultura, sono pericolosi nei lavori di tornitura del legno. Questi infatti variano la durezza del legno e l’utensile trova un ostacolo nel taglio che, addirittura, può farlo saltar via con conseguenze meccaniche imprevedibili, lasciando nel pezzo di lavorazione una cavità non ben riempibile.
Legno per tornitura – Duro o tenero
I legni, ai fini delle lavorazioni industriali, si classificano in duri, teneri e resinosi. Il legno per tornio dev’essere duro, e se la durezza è misurata in senso normale alle fibre può variare da 0,5 a 6 kg/mm2. Sono da preferire i legni di: pesco, mogano, rovere, castagno, noce, frassino, acero, ciliegio, faggio, olivo, bosso, ecc.
L’operazione più importante da eseguire al tornio per legno è la sagomatura mentre quella più artistica è il mettere in risalto le fibre del legno, che, tranne pochi, tutti hanno più o meno marcate. Quindi la scelta del legno deve essere fatta dando la preferenza a quello che ha le fibre di colore contrastanti in modo da essere maggiormente evidenziate con la tornitura.
Per lavorare il legno al tornio con la tecnica longitudinale il pezzo deve essere disposto fra punta e contro-punta con venatura parallela all’asse della macchina mentre per le lavorazioni trasversali, la direzione delle fibre può essere sia longitudinale che trasversale.
Legno per tornitura al naturale
Il legno tornito in genere non va colorato o laccato perché la sua caratteristica consiste nell’esaltare le venature e le relative sfumature di colore; quindi dopo l’operazione di finitura esso si lascia al naturale o al massimo si ricopre con vernici trasparenti, mat o lucide.
Nell’acquisto del legno occorre scegliere quello asciutto, senza nodi, senza fessure longitudinali e fenditure trasversali; evitare il legno con tronco curvato o con cuore decentrato perché ciò può originare, col tempo, deformazioni. Infine scartare i legni che presentano malattie quali putrefazione, corrosione e tarlo.
Olivo
Fornisce legname a essenza dura e compatta. Di colore giallognolo, venato di righe più scure, è profumato. Molto pregiato in ebanisteria, per intarsiare, costruire mobili e torneria.
Acero
L’acero fornisce legname di buona compattezza, ma non molto resistente all’umidità. Trattato e lucidato, assume una colorazione lattiginosa, rigata di delicate venature rosa. Le maggiori applicazioni sono gli intarsi nei mobili di lusso, le impiallacciature e l’ebanisteria.
Betulla
La betulla di fibra tenera, ma può essere lavorato con successo al tornio legno e il suo colore rosa chiaro, venato di marroncino, si presta alla produzione di pannelli in compensato.
Frassino
Si presta particolarmente ad essere lavorato. È di colore madreperlaceo venato con fibra molto tenace. Oggi il frassino è usato soprattutto per mobili, rivestimenti e arredamenti rustici.
Olmo
Fornisce legname duro e pregiato; la fibra è grossolana e tenace, compatta ed elastica.
Resiste notevolmente all’umidità. Ha un colore marrone chiaro, venato di linee rossicce; trova largo spazio nei lavori di torneria, mobili e arredamenti rustici.
Ciliegio
Di media durezza, compatto, di colore rosso bruno venato. Si deforma facilmente e tende a tarlarsi. Il ciliegio viene spesso usato nei lavori di ebanisteria e nella costruzione di mobili.
Legno per tornitura – La durezza degli esotici
Nei lavori di tornitura legno sono da preferirsi i legni duri perché quelli teneri tendono a sgretolarsi durante l’azione dell’utensile, specialmente negli spigoli vivi. Con il legno duro, inoltre, si può lavorare a velocità più bassa. Spiccano per la loro durezza i legni esotici che, per questo, vengono ritenuti i più pregiati.
Questo splendido vaso in legno africano, dove il contrasto è dato dal legno esterno ed interno del tronco, ha un diametro di 114 mm ed è alto 165 mm.
La prova della biglia
Quanto è duro il legno che abbiamo a portata di mano? Possiamo verificare la durezza di un’essenza, in confronto ad altre, facendo cadere, su un pezzo di scarto, una biglia d’acciaio da un’altezza prestabilita; più il segno lasciato è profondo meno il legno è duro.
Lamellare autocostruito
Possiamo realizzare in proprio un pezzo del prezioso lamellare assemblando tavolette di legno di essenze diverse scelte con cura (A) in modo che i colori diano un insieme armonico e di effetto (B). Prima di mettere il grezzo al tornio da legno si dà al pezzo una base ottagonale (C); il risultato finale (D) è un bel vaso.
L’incollaggio richiede una certa cura sia nella scelta dell’adesivo vinilico, sia nella pressatura. Gli spigoli del pezzo, una volta essiccato, devono essere smussati prima di iniziare a tornire il legno.
Sotto l’azione dell’utensile il pezzo composito si comporta come e meglio del massello.
Preziosissimo olivo
L’olivo è una pianta tipica del bacino del Mediterraneo, predilige climi aridi, ma non sopporta né il freddo né il caldo eccessivi.
La fibra contorta, spesso con andamento a spirale, l’elevata durezza e l’alto contenuto oleoso (permette una eccezionale levigatura a specchio) ne fanno uno dei legni migliori per la tornitura.
Il livello di difficoltà varia a seconda del tipo di rivestimento e degli strati, oltre che da quanto tenacemente aderisce al supporto; in questo articolo vediamo come togliere la carta da parati
Vi sarà capitato spesso di chiedervi come togliere la carta da parati senza commettere errori; di norma il foglio esterno viene via facilmente, mentre per eventuali strati sottostanti è più complicato.
Di carte da parati ce ne sono di vari tipi e quasi tutte, quando sono da rimuovere, devono essere bagnate o sottoposte all’azione del vapore.
Molte sono in doppio strato: una fodera sottile di carta incollata a parete e il foglio decorativo vero e proprio, di buono spessore, con una componente vinilica, liscio, goffrato o con motivi a rilievo.
Di solito, il foglio decorativo si rimuove facilmente asecco: basta infilare la lama della spatola sotto una giunta e sollevare un poco la carta per asportarne a strappo grandi porzioni, anche un foglio intero da soffitto a terra, se si lavora con un po’ di attenzione.
Non è così per la fodera che, essendo la parte direttamente coinvolta nell’incollaggio, aderisce tenacemente alla parete e può essere rimossa solo dopo aver ammorbidito la colla. Bisogna bagnarla copiosamente con un rullo o una pennellessa, a porzioni di un paio di fogli per volta (120 cm per tutta l’altezza) e sollevarla finché è bagnata con l’aiuto della spatola, facendo attenzione a non produrre solchi nella parete. Sarà comunque necessario un sottile strato di rasatura a fine lavoro, preceduto dall’applicazione di un primer.
Come togliere la tappezzeria con più strati di carta
Vediamo nel dettaglio come togliere carta da parati quando sono presenti più strati.
Una nuova carta da parati viene spesso sovrapposta a tappezzerie preesistenti, come in questo caso. Il foglio decorativo più esterno viene via a secco, ma la rimozione degli strati sottostanti è molto più complicata.
Lo spessore degli strati di carta è tale da poter essere aggredito con un robusto raschietto, così da velocizzare il lavoro; nelle zone in cui l’adesione è meno tenace vengono via più strati insieme, ma attenzione a non fare solchi nell’intonaco.
Quando la raschiatura non dà più risultati accettabili non resta che procedere con la bagnatura della superficie: il rullo va passato più volte sulla stessa zona per imbibire in profondità la carta.
Per evitare che l’acqua evapori prima di aver ammorbidito la colla si può rivestire la superficie con un telo di nylon, facendolo aderire con una spazzola a setole morbide; in questo modo si ha a disposizione un tempo più lungo per l’assorbimento.
L’alternativa alla bagnatura consiste nell’utilizzo di una piastra a vapore; l’acqua va caricata nel serbatoio della macchina staccaparati che genera il vapore, convogliato alla piastra da tenere appoggiata sulla parete per diversi secondi; mentre la si sposta su una zona adiacente si può procedere alla rimozione di quella trattata per mezzo di un raschietto.
Rasatura e carteggiatura
Una volta visto come staccare la carta da parati passiamo alla rifinitura del muro.
La parete rimane scivolosa, per effetto della colla che è stata diluita con l’acqua; quando è asciutta è necessario stendere un primer di adesione prima di effettuare le stuccature più grossolane seguite dalla rasatura con un prodotto a base di calce.
Si lascia asciugare il rasante e si carteggia la superficie per renderla liscia e uniforme, con un abrasivo a grana 180; si spolvera con cura e si applica un fissativo.
Lo staccaparati
Per facilitare il lavoro si possono diluire 100 g di questa soluzione in 8-10 litri di acqua, bagnare la carta e lasciar agire 15-60 minuti prima di tentare la rimozione.
Per parati pesanti si diluiscono 100 g in 5-8 litri d’acqua. Henkel
Macchina staccaparati e carteggiatrice per muro
Sono macchine molto utili per rimuovere carta da parati e rifinire il muro, ma visto l’utilizzo occasionale può essere conveniente noleggiarle, se nella propria zona c’è un centro autorizzato.
La staccaparati a vapore Wagner W 16 si trova in vendita su Amazon a partire da poco più di 60 euro; ha un tubo di erogazione da 3,7 metri e due piastre a vapore, una da 20×28 cm e una da 18×8 cm.
Staccaparati a vapore Wagner W 16
Sempre su Amazon, la levigatrice telescopica per muro TC-DW 225 di Einhell, con snodo sferico della testa su cuscinetti e velocità regolabile, si trova a partire da 119,90 euro.
Levigatrice telescopica per muro TC-DW 225 di Einhell
Tre prodotti FILA ideati per completare la posa pavimento e la sigillatura di sanitari, box doccia e infissi
Instant Remover, Silicone Refiner ed Epoxy Pro, tre prodotti Fila ideati per completare in modo perfetto la posa di pavimentazioni e la sigillatura di sanitari, box doccia e infissi, permettendo di ottenere il risultato estetico che posatore e committente si aspettano, soprattutto nella qualità delle fughe, con stucco cementizio ed epossisico, e della finitura dei giunti con ogni tipo di sigillante.
Instant Remover
Instant Remover è un detergente acido formulato per rimuovere i residui di stucco cementizio quando sia ancora fresco o abbia appena pellicolato. Si avvantaggia della Tecnologia Rapid Dry che è sinonimo di azione rapida, da usare contestualmente alla posa.
Questo pulitore istantaneo per stucco si usa nella fase conclusiva della posa delle piastrelle per rimuovere i residui di stucco cementizio anche additivato, quando sia necessario pulire il retro delle lastre di grande formato prima della posa, quando si debbano pulire gli attrezzi usati per la stuccatura.
Notevoli le peculiarità di Instant Remover: non fa schiuma e non necessita di risciacquo; è sicuro per l’operatore e per l’ambiente; rispetta i materiali e le fughe; ha una resa elevata (a partire da 15 m2 per piastrelle di piccolo formato e 350 metri lineari per la pulizia della lastre di grande formato); non rovina profili in alluminio e acciaio; non emette fumi nocivi; è utilizzabile in ambienti interni ed esterni, a pavimento e a parete.
Per la pulizia delle fughe contestualmente alla posa
Un grande vantaggio di Instant Remover è l’eliminazione dei tempi di attesa: non appena si conclude la fase di stuccatura delle fughe ed eliminato l’eccesso di stucco, si può subito procedere con la pulitura. Ideale è iniziare quando l’impasto si addensa e diventa opaco, cosa che avviene in genere dopo circa 30 minuti in accordo con i tempi forniti dal produttore, dal momento dell’applicazione dello stucco nelle fughe.
Si interviene con una spugna inumidita o un frattazzo con spugna, avendo cura di risciacquarla frequentemente per mantenerla pulita.
Si spruzza Instant Remover in modo omogeneo sulla superficie, lungo le fughe.
Il prodotto va lasciato agire per alcuni minuti per via delle caratteristiche del materiale.
La pulizia con Instant Remover va fatta seguendo le istruzioni.
Per detergere definitivamente le piastrelle si usa sempre una spugna o un panno puliti, sciacquandoli in acqua.
Silicone Refiner
Silicone Refiner è un prodotto che perfeziona la finitura superficiale del sigillante, dopo l’applicazione nel giunto, rendendola liscia e ben modellata.
È compatibile con tutti i tipi di sigillanti in commercio, non lascia residui, rispetta le superfici; è sicuro per l’operatore e l’ambiente, non rovina i profili di alluminio e di acciaio.
Per tirare e lisciare il silicone appena steso
Come gli altri prodotti Fila illustrati, anche Silicone Refiner va applicato appena conclusa una precedente posa, in questo caso la stesura del cordone di silicone attorno a un box doccia.
Si spruzza il prodotto sul giunto prima che il sigillante formi la pellicola superficiale. Silicone Refiner rientra nella Tecnologia Rapid Dry, per l’asciugatura ad azione rapida.
Subito dopo si esegue la lisciatura utilizzando una spatolina con sagoma radiale, adatta all’angolatura del giunto.
Il prodotto è adatto per l’utilizzo in interni e in esterni, a parete e a pavimento.
Epoxy Pro
Epoxy Pro elimina i residui di stucco epossidico sia fresco sia consolidato ed è utilizzabile anche per pulire gli attrezzi di stuccatura, dopo l’uso. Ha consistenza viscosa, quindi è ideale per l’uso a parete.
Rispetta i materiali e le fughe; è indicato per grès porcellanato, ceramica smaltata, mosaici in vetro, klinker smaltato. Si spruzza in modo uniforme sulla superficie, si lascia agire per 2-3 minuti (20 minuti se lo stucco è secco), si passa un tampone in Scotch-Brite e si risciacqua con cura.
In previsione dell’installazione dell’impianto fotovoltaico, ecco come realizzare una tettoia con misure calibrate sulla disposizione e il numero dei pannelli previsti. Contestualmente si ottiene un’ampia zona coperta sotto la quale ricoverare gli attrezzi
Questo progetto per la realizzazione di un pergolato fotovoltaico fai da te è del nostro lettore Andrea Pasquinelli, il cui intento è stato quello di servire la sua abitazione di un impianto per la produzione di energia elettrica con pannelli fotovoltaici e, nello stesso tempo, realizzare un ricovero alle varie attrezzature di corredo al trattore.
Struttura di legno solida
L’idea è quella di predisporre un’ampia e robusta struttura di legno, dimensionata appositamente per fare da appoggio alla serie di pannelli fotovoltaici di cui è progettata l’installazione. La struttura viene realizzata con la corretta inclinazione e orientata verso sud, mantenendo l’altezza sufficiente per essere sfruttata, al di sotto della copertura, come altrettanto ampio ricovero degli attrezzi.
Per ancorare la struttura di legno si sfrutta la presenza di un muro di “blocchi cassero” riempiti di calcestruzzo, già esistente; mentre sui lati liberi si usano pali di castagno ancorati al terreno grazie a staffe d’acciaio costruite con profilato a “C” di 80×40 mm e gettate in opera. L’intervento ha richiesto anche la realizzazione di una pavimentazione estesa a tutta la tettoia in modo che le attrezzature ricoverate restino in un ambiente sufficientemente asciutto.
Come è fatto il tetto
La prospettiva dell’applicazione dei pannelli fotovoltaici ha permesso di evitare l’esecuzione di una copertura classica. Sulle travi principali, viene disposta la serie di travetti di misura intermedia, collocati a distanza di 800 mm uno dall’altro.
Il legno viene trattato con impregnante protettivo all’acqua, quindi resta a disposizione dei tecnici installatori dell’impianto fotovoltaico che fissano direttamente sui travetti i profilati di sostegno dei pannelli, distanziati con precisione, in modo che la successiva applicazione dei pannelli possa realizzare una copertura regolare e uniforme di tutta la tettoia.
Il pavimento
Una rete di tubi, molto ben distribuita, raccoglie le acque piovane che defluiscono nei canali di scolo con grata posizionati ad hoc. La pendenza, un centimetro a metro, porta a perdere nella scarpata a valle della tettoia.
A una prima gettata di “magrone”, utile a uniformare il basamento, segue la posa delle gabbie di ferro che armano la gettata finale. Data l’ampia estensione della pergola fotovoltaico e l’impossibilità di usufruire di un’autobetoniera, perché il terreno non ha accesso carrabile, si impone la separazione del lavoro in 4 quadranti, separati da un giunto di dilatazione, ognuno di 2,5 mc di calcestruzzo.
Fissare i pilastri del pergolato fotovoltaico
I due muri di conteniento già esistenti risultano utilissimi per fungere da sostegno del pergolato fotofoltaico, in virtù della casuale ottima esposizione al sole e della necessità di fornire alla stessa un’inclinazione che è quasi coincidente con l’andamento in discesa di una delle due pareti.
I pilastri non vincolati al muro necessitano di un solido fissaggio a terra, realizzato con staffe d’acciaio. Predisposte le buche ampie e profonde quanto basta, si posizionano le staffe facendo in modo che abbiano tutte la medesima quota (si usa come riferimento una lenza), quindi si getta il calcestruzzo.
I pilastri vincolati alla parete hanno staffe fatte diversamente che si bloccano al muro stesso mediante barre filettate e fissaggio chimico. La piastra sottostante fa da appoggio per il pilastro.
Dato il peso notevole, per una sola persona, le travi vengono posizionate tramite un argano improvvisato prolungando il sollevatore del trattore.
I pilastri a parete hanno staffe nella parte alta che permettono il distanziamento in modo da far rimanere il pilastro perfettamente verticale. Il fissaggio alle staffe avviene tramite barre filettate passanti attraverso il pilastro e serrate con un dado da una parte e uno dall’altra.
Stessa cosa per i pilastri liberi che, tenendoli a piombo, vengono imbullonati alle staffe con due barre ognuno.
Pergola fai da te
Le travi sono realizzate con la segatronchi. Qui vediamo il momento in cui vengono scortecciati mediante un aggiuntivo per motosega reperito in fiera.
Le ampie campate del gazebo fotovoltaico impongono di mettere un pilastro centrale su cui appoggiare le estremità interne delle travi. A unire saldamente le teste di travi e pilastro si fanno delle staffe a T, piatte, con fori atti all’inserimento di barre filettate da stringere con dadi.
Per fare i fori perpendicolari alla superficie della trave, si usa una guida a tuffo per trapano, su cui si monta una punta da legno normale. La punta non è lunga a sufficienza per trapassare la trave, ma sufficiente a fare un foro che guida nella giusta direzione la punta lunga, montata su un altro trapano.
Le travi più piccole, che completano la struttura di sostegno, sono fissate con grosse viti da legno con testa svasata e impronta torx che permette il massimo della resa nell’abbinamento bit-vite.
Terminato il montaggio è buona norma effettuare la stesura di un’ultima mano di impregnante che accresce lo spessore di quello dato in precedenza, completando la copertura in quei punti in cui, per svariati motivi, si siano dovute fare modifiche o adattamenti.
Nespoli Deutschland ha ricevuto il premio TOP 100 durante la ventiseiesima edizione del contest per l’innovazione.
Il premio è stato consegnato il 28 Giugno a Francoforte dal popolare giornalista TV Ranga Yogeshwar e da Prof. Dr. Nikolaus Franke, a capo della commissione scientifica del concorso.
Con il premio TOP 100 si definisce annualmente, in maniera scientifica, la gestione delle innovazioni all’interno delle aziende di medie dimensioni e il loro relativo successo. Durante questo processo di valutazione, Nespoli ha convinto in modo particolare nella categoria “innovation fostering top management”.
Principale motore dell’innovazione in azienda è, infatti, Alessandro Nespoli. Terza generazione alla guida dell’azienda di famiglia, Alessandro crea in prima persona un ambiente perfetto per lo sviluppo di nuove idee.
L’ispirazione per nuovi prodotti arriva dal dipartimento vendite, dal contatto diretto con i più grossi centri di fai da te, dai professionisti del settore e produttori di pitture.
Come ricorda Bert Bergfeld, direttore della filiale tedesca “L’innovazione è sempre stata una delle competenze principali di Nespoli Group. È per questo che siamo orgogliosi di ricevere il premio TOP 100. Ci incoraggia a proseguire con lo sviluppo di idee e prodotti innovativi”. Dal 1993, Compamedia organizza il premio TOP 100 per le capacità innovative e gli straordinari successi delle innovazioni delle SMB Tedesche.
Cos’è TOP 100
Dal 2002, Prof. Dr. Nikolaus Franke è capo della commissione scientifica del contest. Franke è fondatore e membro del consiglio di amministrazione dell’istituto per l’imprenditorialità e l’innovazione presso l’università commerciale di Vienna.
Il mentore di TOP 100 è il popolare giornalista Ranga Yogeshwar. I partner sono la società Fraunhofer e BVMW (un’associazione nazionale di PMI). Manager Magazin, Impuls e W&V sono media partner del concorso.
Condividono le batterie degli elettroutensili: sono accessori utili anche al di fuori delle attività in laboratorio e in giardino
Le famiglie di elettroutensili alimentati con batterie al litio compatibili e quindi intercambiabili fra loro hanno cambiato il modo di allestire le nostre dotazioni. Le aziende più dinamiche, oltre alle macchine dedicate al fai da te in laboratorio e al giardinaggio, hanno sviluppato strumenti di utilità che sfruttano le medesime batterie e sono adatti all’uso in tanti frangenti anche al di fuori delle attività far da sé. Innestata su una batteria al litio della gamma Power X-Change, la nuova torcia Einhell ha una durata di funzionamento impressionante, grazie anche alla bassa richiesta di energia da parte del led ad alta efficienza. L’adattatore USB, invece, collegato alle batterie della stessa famiglia, converte la tensione di 18 V nei 5 V canonici e li mette a disposizione su due prese a standard USB che si differenziano per il valore di amperaggio di uscita: la prima fornisce 1 A di corrente, la seconda 2,1 A. Un’utilissima riserva di energia per ricaricare smartphone e altri dispositivi, da avere sempre in auto e nelle escursioni.
La batteria è sempre la stessa
La testa della torcia è snodata per poter ruotare. Questo è particolarmente utile quando la torcia è appoggiata su un ripiano oppure appesa tramite il gancio a un rilievo di fortuna ed è necessario orientare la luce nella direzione migliore per avere una buona illuminazione nella zona di lavoro.
La batteria utilizzabile è una qualsiasi fra quelle della gamma Power X-Change, disponibili con amperaggi da 1,5 Ah sino a 5,2 Ah.
In parata, la torcia TE-CL 18 Li H-Solo (euro 29,95), l’adattatore TE-CP 18 Li USB-Solo (euro 9,95), la stazione di carica e la batteria, entrambi della famiglia Power X-Change.
04|Sul frontale dell’adattatore si notano le due prese USB sulle quali sono distintamente indicati i valori di uscita: 5 V per enrambe, 1,0 A per quella sinistra e 2,1 A per la destra.
L’adattatore USB si innesta sulla batteria come qualsiasi elettroutensile.
Per avviare l’emissione di energia dalle prese si preme il pulsante presente sull’adattatore. Per verificare l’energia residua disponibile ci sono i led indicatori posti sulla batteria; per la visualizzazione si preme il pulsante collocato
La torcia ha un gancio che può assumere posizioni diverse (una anche per non essere di ingombro quando la si impugna); è fatto in modo da poterlo sfruttare in vari modi per stabilizzare la torcia oppure agganciarla a sporgenze di fortuna, quando si deve lavorare a mani libere in condizioni di scarsa illuminazione.
Tutto quello che bisogna sapere per appendere quadri in maniera corretta, cercando di allinearli perfettamente
Appendere un quadro è un intervento in sé molto facile, ma che va eseguito prendendo in considerazione alcuni fattori come: il tipo di muro, il mezzo di sospensione, il peso del quadro e la geometria generale della sua collocazione sulla parete. Come prima cosa dobbiamo determinare la posizione dei singoli quadri in relazione agli elementi architettonici e all’arredo, poi passiamo all’applicazione degli elementi di sospensione valutando se sia il caso di usare chiodi o tasselli.
É utile sapere che:
Lo spazio vuoto tra due serramenti (o altri elementi architettonici) può essere arricchito con quadri della medesima dimensione, disposti a distanze regolari dagli elementi estremi. L’occhio percepisce gli spazi vuoti come “passepartout” che valorizzano le immagini.
Materiali e tecniche
Livella laser: un sistema preciso per allineare i quadri consiste nell’utilizzare una livella laser che emette due raggi, uno orizzontale e uno verticale, che permettono di individuare i punti di sospensione.
Le attaccaglie:per appendere un quadro è necessario posizionare sul suo retro un elemento particolare denominato “attaccaglia”. In commercio se ne trovano di dimensioni e tipologie diverse, anche adesive.
Molletta salvavita: i chiodini più piccoli non sono agevoli da conficcare nella parete: per evitare di colpire le dita con il martello procuriamoci la molletta fermachiodi che tiene il chiodo in posizione.
Per quadri grandi: un sistema per appendere quadri di una certa dimensione consiste nell’utilizzare una catenella a maglie fini collegata a due attaccaglie e sospesa al centro a un tassello con gancio.
Altezze e simmetrie
ALLINEATI IN BASSO: I quadri, soprattutto se di diverse forme e dimensioni, è bene allinearli con il lato inferiore a un’immaginaria linea orizzontale.
ALLINEATI IN ALTO: Se i quadri hanno uno sviluppo irregolare in altezza e se la stanza ha il soffitto un po’ basso, può convenire la disposizione con allineamento verso l’alto.
GRANDE AL CENTRO: Se disponiamo di un quadro di buone dimensioni possiamo collocarlo al centro della parete e realizzare intorno a esso una “cornice” con quadretti.
INTORNO ALLA FINESTRE: Quando una finestra interrompe una parete grande è possibile contornarne il perimetro con quadri che non siano troppo ingombranti.