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Muri a secco in pietra | Panoramica generale

Una tecnica antichissima, quasi primordiale, per erigere muretti in pietra portanti, dal fascino che nessun altro sistema moderno può eguagliare; impareggiabile anche in fatto di inserimento paesaggistico ed ecosostenibilità

La costruzione di muri a secco è una delle prime invenzioni dell’uomo; sin dai tempi più antichi, questo metodo costruttivo si è diffuso in tutto il mondo abitato e da allora le metodiche hanno subito un’evoluzione veramente modesta.

Nonostante questo è difficile rimanere insensibili di fronte alla bellezza e al fascino che esprime questo tipo di costruzione: muri di separazione, frangivento, canalizzazioni, pozzi e poi tutta una serie di costruzioni a uso religioso, rurale e vere e proprie case. Non vi è mai alcun impatto estetico contrastante con i luoghi circostanti, anzi, spesso è addirittura accresciuto il valore paesaggistico dell’intero contesto. In più, nulla come la costruzione in pietra a secco rappresenta l’unicità del manufatto, assolutamente irripetibile. 

Ma i motivi storici della diffusione di questa tecnica di costruzione non sono bellezza e fascino. Prima fra tutti è stata la disponibilità di materia prima sul luogo, ovvero la possibilità per chiunque di procurarsi il materiale a costo zero, per esempio, traendone gran parte già nel corso del dissodamento dei terreni da coltivare.

Un secondo motivo è che la tecnica non prevede leganti: un passo vincente sin dai primordi, quando certamente non esistevano le malte cementizie, ma anche in tempi successivi, perché la costruzione è sempre risultata molto vantaggiosa, economicamente parlando, dato che non necessita altro che la materia prima.

Parlando del nostro Paese, va detto che in Italia c’è un vero e proprio patrimonio di opere a secco, distribuite pressoché uniformemente da nord a sud. Oltre ai casi eccellenti e conosciuti in tutto il mondo dei trulli pugliesi, dei nuraghes sardi e dei terrazzamenti tipici della Val d’Aosta, del Trentino-Alto Adige e della Liguria, i più semplici muretti a secco sono presenti in tutte le nostre campagne e numerosissimi sono gli esempi di costruzioni montane, prealpine e collinari.

muro a secco

Quasi sempre il materiale è stato reperito sul luogo, soltanto in casi meno frequenti e per le costruzioni più complesse la pietra utilizzata è stata commissionata in forma di prelavorato, proveniente da specifiche zone di estrazione.

Ma alla base di tutto, come denominatore comune, c’è la capacità dell’uomo. Dalla costruzione più semplice alla più complessa, il metodo della pietra a secco richiede di combinare elementi irregolari, facendo in modo che l’ultimo pezzo messo partecipi a immobilizzare i precedenti. 

È chiaro che il sistema si basa sulla disponibilità di materia prima, sulla capacità di scegliere i pezzi da associare, al limite modificandoli minimamente, e di saper seguire una linea architettonica efficace sotto il profilo strutturale ed estetico.

Se tutto questo un tempo era dominio comune, tramandato di padre in figlio per necessità, oggi la pratica della costruzione a secco è sempre più relegata a mera espressione delle nostre tradizioni e, come tale, il rischio è di perdere il patrimonio, non più incrementato quantitativamente, anzi, spesso disperso per incuria e abusi edilizi.

Ma il patrimonio che si perde è anche quello culturale, visto che mancando la trasmissione ai figli di questo “saper fare”, sono sempre meno le persone in grado non solo di elevare nuove costruzioni col metodo della pietra a secco, ma anche di effettuare soltanto manutenzione e riparazioni sull’esistente. 

La tecnica per un muretto di contenimento

Ci si deve procurare una certa varietà di pietre, non diverse per tipo, ma per dimensioni e forma. 

Oltre al quantitativo necessario di comune terra, le pietre devono essere almeno di tre dimensioni: piccole da drenaggio, medie da riempimento e grandi da costruzione, più eventualmente, quelle piatte per la finitura.

Un buon letto di drenaggio serve per impedire che l’acqua dilavi la terra che sostiene il muro; le pietre da costruzione vanno disposte su tutto il perimetro e, man mano che si sale, all’interno vanno messe le pietre da riempimento. 

Dalla base, i muri a secco di contenimento tendono a restringersi salendo, portando una certa inclinazione verso il terreno da contenere, ma senza che il lato scarpata vada oltre la verticalità inclinandosi con angolo negativo.

Un passo nella storia

Il muro a secco è il primo esempio di manufatto edile mai realizzato ed è presente in tutte le culture del pianeta. 

Di fatto rappresenta il primo tentativo dell’uomo di modificare l’ambiente a suo uso e consumo. All’inizio si è trattato solo di costruire un riparo o delimitare un luogo, in seguito gli esempi si sono fatti i più disparati: le mura delle città più antiche, costruite con blocchi enormi incastrati a secco; in Sardegna i nuraghes, edificati tra il 1800 e il 1100 a.C.; i muri in pietra edificati dagli antichi Greci e poi dai Romani, scelti perché erano più economici e per la semplicità costruttiva; le innumerevoli costruzioni religiose, come nel caso degli altari eretti dai patriarchi ebrei ecc.

Gli attrezzi del mestiere

Nei casi più semplici può anche non essere necessario alcun utensile, ma per effettuare gli adattamenti delle pietre si usa solitamente martello e scalpello. Per tagliare e sollevare i blocchi grossi, oggi ci sono sistemi di estrazione, presa e spacco moderni.

Rampe e scale

In tutti i luoghi in cui viene realizzato un grosso e alto muro a secco di contenimento, come nel caso dei terrazzamenti, si rende necessario realizzare rampe di accesso o scale per poter superare il dislivello creatosi. Anche questi elementi di complemento sono tutt’ora realizzati con la modalità a secco, ovvero senza alcun legante.

Le rampe sono collocate solitamente alle estremità delle terrazze, mentre le scale possono essere in qualsiasi punto. Queste ultime possono essere addossate al muro, ma in molti casi sono a sbalzo.

I gradini a sbalzo sono costituiti ovviamente da pietre uniche di grandi dimensioni, almeno in lunghezza, con spessore di almeno 15 cm e formate da pietra molto resistente alla rottura. 

La parte esterna del gradino a sbalzo è al massimo un terzo della lunghezza totale della lastra (2/3 vanno inseriti nel muro per immobilizzarla).

Le tecniche costruttive impiegate nelle campagne

Un esempio emblematico è quello che si osserva nelle campagne in cui i poderi sono stati limitati con muri di pietre a secco. È visibile come il terreno da coltivare abbia richiesto nei secoli grossi sforzi all’uomo per essere reso fertile e produttivo, togliendo quantitativi enormi di pietre e massi; spesso se ne vedono ancora molti affiorare dal suolo.

Ciò che si vede dall’esterno sono i blocchi più grandi; grazie alle loro proporzioni e alle forme sapientemente associate, formano le facce esterne del muretto a secco

Partendo da una base d’appoggio a terra più ampia e restringendosi verso l’alto, al loro interno resta uno spazio che va man mano riempito con i ciottoli e le pietre più piccoli, cosa che partecipa a rendere estremamente solido il muro.

La pietra posta a cavallo delle due sottostanti esercita un potente schiacciamento a compressione.
La pendenza del terreno, che porterebbe a uno scivolamento del muro, deve essere constratata con il progressivo restringimento della sezione del muro stesso, mantenendo comunque un andamento verticale.
La pietra più lunga posta in senso trasversale ha la funzione di collegamento del muro con gli strati di riempimento e drenaggio posti a monte.
Tra pietre di sezione maggiore poste in orizzontale e in verticale si può riempire con ciottoli e ghiaia.
Il muro a secco visto in sezione evidenzia pericolose linee di frattura come se si trattasse di tre muri semplicemente accostati; la cosa va evitata con pietre che, ponendosi a cavallo di altre sottostanti, fungano da collegamento.
La tecnica dei muri a secco ha permesso negli anni di superare l’asprezza dei pendii montani consentendo di realizzare terrazzamenti successivi in cui fosse possibile coltivare vigneti o altre colture praticamente in piano.

Il caso della puglia

L’unità costruttiva del trullo presenta una pianta di forma circolare, sul cui perimetro si sviluppa la muratura a secco di spessore molto elevato. Questa caratteristica dona alla costruzione un’eccellente inerzia termica (fresco d’estate e caldo d’inverno), incrementata dalla limitatissima presenza di aperture esterne.

La parte bassa è completata dalla copertura a cupola costituita da una parte interna autoportante fatta da serie concentriche e rientranti sempre più di lastre orizzontali (dette chianche). 

C’è poi uno strato esterno, il vero e proprio tetto, fatto allo stesso modo, ma con lastre più sottili, dette chiancarelle.

Muri a secco in italia

Il tipico “dammuso” dell’isola di Pantelleria è una costruzione in pietra lavica locale, applicata a secco con duplice paramento di pietre sbozzate a spacco e mura molto spesse.
Il nuraghe è una costruzione di forma tronco conica molto diffusa in Sardegna. Può essere di forma e composizione molto diverse, andando a coprire superfici rilevanti.
L’arco appenninico ligure si leva dal mare in modo diretto: per avere superfici idonee alle coltivazioni, i contadini hanno fatto i tipici terrazzamenti sulle rive scoscese, arginando la terra con muri a secco.
Analogo sistema è stato applicato anche in altre regioni, per esempio l’Alto Adige, dove l’asprezza dei pendii rendeva impossibile la coltivazione.
In molti casi questa tecnica ha consentito di arginare anche piccoli appezzamenti di terreni intorno all’abitazione, presentando così un accesso legato alla tradizione locale.
In altri luoghi si è voluto accostare a realizzazioni antiche, fatte rigorosamente a secco, altre più moderne con pietre colorate e particolari disposizioni per un gradevole effetto estetico: in questo caso però le pietre sono unite da malta cementizia.
Persino nei prati di alta montagna capita di imbattersi in muri, eretti a divisione dei pascoli, usando rigorosamente pietre recuperate sul posto.

Paraspigoli per muro | Come si scelgono e come si installano

Da molto tempo vengono utilizzati dagli intonacatori professionisti spigoli in lamierino galvanizzato che vengono annegati nell’intonaco per irrobustire lo spigolo e anche per ottenere un allineamento preciso sulla verticale

Se lo spigolo manca di questa armatura si possono montare paraspigoli esterni di diversi materiali, dal legno all’alluminio alla plastica, che assorbano gli urti senza causare distacchi di intonaco. Il montaggio è affidato nella maggioranza dei casi a collanti che, per espletare al meglio la loro funzione, vanno posati direttamente sull’intonaco: uno strato di pittura è già sufficiente per rendere meno solida l’adesione.

I chiodi d’acciaio da tappezziere sono sconsigliati perché danneggiano il muro senza garantire la durata del montaggio; se invece si accetta un piccolo danno in cambio della massima robustezza vale la pena di utilizzare alcuni tasselli ad espansione forando esattamente il centro dello spigolo dopo averlo smussato con una martellata.

Vasta scelta di paraspigoli per muro

tipologie di paraspigolo

I paraspigoli muro in metallo smaltato, in alluminio, in ottone, paraspigoli in gomma, paraspigoli pvc, paraspigoli in legno, paraspigoli per cartongesso e in acciaio (gamma vastissima nei centri bricolage) con gli spigoli vivi proteggono perfettamente i muri, ma sono sconsigliati dove corrono bambini: in questi casi è meglio il legno arrotondato o uno paraspigolo per bambini specifico.

Come installare paraspigoli alluminio

La soluzione per proteggere gli spigoli più sollecitati è un robusto angolare metallico. L’incollaggio con adesivi strutturali o mastici da montaggio riduce notevolmente i tempi di lavoro ed evita l’utilizzo di utensili elettrici. Basta stendere un filo continuo di adesivo su entrambi i lati e premere con forza per la massima resistenza.

Dopo alcune ore si passa alla rifinitura che può consistere in una stuccatura poco estesa per eliminare lo scalino oppure, su muri esterni o grezzi, una vera intonacatura con malte da ricostruzione già pronte da stendere in strati molto sottili.

Paraspigoli muri in acciaio come si installano paraspigoli

  1. Per restaurare uno spigolo molto danneggiato si possono usare angolari in acciaio con i bordi in rete stirata. Una volta tagliati della giusta lunghezza si fissano con un impasto di adesivo in polvere e acqua.
  2. Stucchiamo lo spigolo rasando accuratamente in più passate per una distanza di almeno 30 cm dallo spigolo. A parete asciutta si carteggia per ottenere una superficie liscia pronta per la finitura (tinteggiatura, carta da parati…).

Profili in legno, come si applicano?

L’inserimento di battiscopa, cornici di finitura e profili protettivi coordinati, oltre a conferire un piacevole aspetto, si rivela utile per rinforzare gli spigoli, attutire gli urti durante la pulizia delle scale e fornire un’ideale protezione dei serramenti.

Per fissare saldamente gli angolari in legno a vista e far sì che non si stacchi, applichiamolo alla parete con viti e tasselli inseriti a 45° sullo spigolo. Per maggior sicurezza è preferibile che i bordi e lo spigolo del profilato siano smussati. La testa della vite va incassata grazie ad una svasatura del foro.

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Far da sé, medico e filosofo

Tratto da “Far da sé n.495 – Giugno 2019″

Autore: Nicla de Carolis

Su questa pagina, pensiero far da sé, in ogni numero cerchiamo di commentare notizie, innovazioni, fenomeni del quotidiano, con l’occhio di chi ha la passione del fare.
Questo mese diamo voce a considerazioni che ci hanno colpito per profondità e sintonia di pensiero, scritte da un nostro lettore far da sé per hobby e medico per professione. Il dottor Angelo Giangola (la sua scrivania con libreria è a pagina 88) si diletta nella realizzazione di cose utili per la casa traendone gratificazione pratica e argomenta il piacere del suo concreto fare con una filosofia di vita che è musica per le nostre orecchie.

«Gentile Redazione, sono un vostro assiduo lettore ed eterno debitore per la vostra preziosa rivista, fonte dalla quale, con crescente e mai doma avidità, ho attinto negli ultimi 15 anni competenza e praticità.
Posso, senza timore di essere smentito, osare sostituire il termine “competenza” con quello certamente più pregnante di “conoscenza”, dato che le capacità manuali di un “fai da te” sono parte integrante del bagaglio culturale di un uomo. Come occidentali, figli della Grecia di Platone e Aristotele, abbiamo relegato il termine “conoscenza” alla pura sfera intellettuale, guardando con distacco tutto ciò che riguardava la manualità, eppure il contatto sensoriale è la prima strada della conoscenza e lo stesso linguaggio ha una struttura semiotica, cioè fondata sui segni, a loro volta fondati sui sensi.
Inoltre in una società “liquida”, come afferma Baumann, dove i valori ormai non riescono più a cristallizzarsi, a consolidarsi, così come le idee, e dove la realtà si spinge sempre più verso un virtuale immateriale, eleggendolo a fondamento della propria struttura, la tangibilità del “far da sé” sembra opporsi ed allo stesso tempo proporsi come “solida” alternativa, per un recupero di una realtà e una società concreta e consistente. Certo di quanto affermato, insieme con mia moglie, stiamo cercando di orientare gli interessi dei tre nostri figli, verso la realtà del “far da sé”».

Da sempre scriviamo e pensiamo che la manualità sia un tassello importante nella formazione di una persona, tassello che, al di là dei positivi effetti pratici, aiuta ad affrontare con una visione più ampia e completa problemi di ogni genere. Un uomo o una donna che, pur svolgendo un’attività prettamente intellettuale, non si spaventano dovendo usare un trapano, segare un pezzo di legno, pitturare una parete ecc hanno sicuramente una marcia in più.
Pur apprezzando quasi tutto ciò che è virtuale e digitale (anche nel nostro lavoro non sapremmo più tornare ai tempi in cui c’era tanta manualità, non c’erano i computer e gli impaginati si facevano a mano ritagliando le immagini con le forbici e incollandole sul menabò con il cow gum), non consideriamo certo oggetto di vanto il non aver mai preso in mano un martello.
Chi esercita la manualità oggi appartiene a un’élite controcorrente con gli anticorpi per reagire al pensiero unico e ai poteri che ci vogliono non esseri pensanti ma semplicemente consumatori, tubi digerenti di beni materiali.
Le vostre tante testimonianze come quella di Giangola ci gratificano e ci rendono orgogliosi di avere un pubblico tanto sensibile e preparato.
Grazie a tutti voi.

Ciondoli in ardesia fai da te | Realizzazione passo passo

Questa pietra di origine sedimentaria è un materiale perfetto per la realizzazione di ciondoli in ardesia dalle diverse forme, abbelliti con incisioni originali fatte a mano

L’ardesia è una pietra sedimentaria che ha avuto origine da rocce argillose a seguito di lunghe trasformazioni (per questo si dice “metamorfica“). Si estrae da cave sotterranee che arrivano a una profondità di 900 metri. Essendosi formata in stratificazioni regolari, i suoi blocchi possono essere sfogliati in lastre perfettamente piane, addirittura spesse pochi millimetri.

Questa pietra è da sempre impiegata in edilizia, si pensi che già 2500 anni fa le lastre venivano utilizzate per la copertura dei tetti nel comune ligure di Lavagna (altro nome con cui viene comunemente chiamata l’ardesia) e nei territori limitrofi.

ciondolo in ardesia

Oltre all’impiego in ambito edilizio l’ardesia è utilizzata per realizzare i piani da gioco dei biliardi, le lapidi, le targhe commemorative e chiaramente le lavagne delle aule scolastiche.

Ma non è tutto, perché l’ardesia è anche un materiale che ben si presta alla realizzazione di oggetti d’artigianato artistico: infatti, pur non essendo una roccia idonea alla scultura, si lascia tagliare e incidere facilmente, garantendo ottimi risultati sia nella realizzazione di complementi d’arredo sia nella creazione di monili come i ciondoli in ardesia per l’appunto.

Inoltre la bellezza dei bassorilievi, realizzati per mezzo di incisione, regala belle tonalità di grigio, simili all’effetto di un’immagine al negativo.

Incisione manuale dell’ardesia

Il disegno dei ciondoli in ardesia si realizza con l’aiuto di una sagoma. Le incisioni vengono realizzate a mano con l’aiuto di uno scalpellino in widia.
ciondolo ardesia
Durante l’incisione è bene fare attenzione all’inclinazione della punta, in quanto, se troppo verticale, rischierebbe di impuntarsi, mentre se troppo orizzontale rischierebbe di scheggiare la pietra.
Il profilo del ciondolo va tagliato con molta attenzione e con l’ausilio di un tagliapiastrelle con lama a disco.
Per rifinire i profili del piccolo monile si utilizza carta abrasiva a grana media, così da eliminare le piccole imperfezioni e smussare gli angoli del ciondolo.
Con una punta per pietra di diametro molto ridotto si ricava un piccolo foro al vertice del ciondolo per fissarlo a una cordicina.
L’oggetto finale, prima di essere indossato, va passato sotto acqua corrente al fine di lavare via la polvere e i residui della lavorazione.

Leggi anche come realizzare un ciondolo fai da te con filo metallico.

Einhell Italia supera il chilometro di espositori

Sommando la lunghezza complessiva degli espositori Einhell presenti in tutta Italia, sarebbe possibile circondare circa dieci volte il Duomo di Milano

Milano, 24 Maggio 2019Einhell Italia diffonde i dati curiosi dell’ennesimo successo raggiunto in termini di vendita al dettaglio: se tutti gli scaffali dei rivenditori Einhell in Italia venissero affiancati l’uno vicino all’altro, si formerebbe una muraglia lunga esattamente 1,2 chilometri. Una distanza con cui è possibile circondare per quasi 10 volte la superficie esterna del Duomo di Milano, eguagliare la lunghezza di 4 navi da crociera o allestire una pista per far decollare un aereo di dimensioni contenute.

Una lunghezza importante, spalmata su una fitta rete di punti vendita in tutto il territorio italiano: un traguardo significativo per la filiale italiana della multinazionale, nata 25 anni fa e divenuta ormai una delle realtà di riferimento nella produzione e distribuzione di attrezzature per il fai da te in casa, giardino e in officina.

Questo nuovo dato conferma ulteriormente il successo e la crescita di Einhell in Italia. Sempre più consumatori e, in questo caso, negozianti hanno scelto di sposare la filosofia dell’azienda tedesca e di utilizzare prodotti dall’ottimo rapporto qualità-prezzo, in grado di soddisfare qualsiasi esigenza.

Einhell è diventato negli anni sinonimo di libertà, semplicità, sicurezza e divertimento nella realizzazione di ogni progetto.

Fare innovazione con batteria 12 volt | Trapano avvitatore Black+Decker

Trapano avvitatore misurato nelle dimensioni e nei pesi, che si affida a una piattaforma di alimentazione al litio con batteria 12 volt, senza rinunciare a buone prestazioni e dotazioni tecniche

Le gamme di elettroutensili per il fai da te, soprattutto quelli a batteria, si evolvono per essere sempre più versatili e utili in frangenti talvolta diversi dal loro mero utilizzo. Ne è un esempio la nuova linea Black+Decker, caratterizzata da strumenti di dimensioni e pesi contenuti, basati su una moderna piattaforma a 12 V, potente e parca di energia. La gamma, di cui al momento fanno parte 2 trapani avvitatori (di cui uno con percussione), 1 seghetto alternativo, 1 levigatrice a delta, 1 pistola incollatrice, 1 torcia e 1 graffatrice, condivide una batteria in grado di fare anche da power bank con cui ricaricare i propri dispositivi mobili, per esempio il cellulare.

Il trapano avvitatore con percussione, modello BDCHD12S1-QW, è contenuto all’interno di una borsa morbida, chiusa con cerniera, contenente anche il caricabatterie con adattatore da presa 220 V, un cavetto USB per la ricarica di vari dispositivi, un bit doppio, per viti impronta a croce e a taglio, e un coperchietto da applicare alla batteria per proteggere i contatti, quando non montata sul trapano. Le dimensioni dell’elettroutensile sono compatte, i materiali utilizzati per la costruzione sono ottimi e, impugnandolo, l’ergonomia è eccellente, anche in virtù di un peso proporzionalmente contenuto.

La macchina ha prestazioni e dotazioni operative molto versatili: oltre alle 10 posizioni per la regolazione della coppia di serraggio, più una posizione per la foratura, ne dispone anche di una per l’inserimento della percussione, per i fori nella muratura. Presente anche un selettore per impostare due diverse velocità di rotazione meccaniche che, tramite il pulsante d’avvio con controllo elettronico, permette di scegliere il numero di giri da 0 a 350 al minuto oppure da 0 a 1250 al minuto.

La percussione, se impostata, effettua 21.250 colpi al minuto; il mandrino è a doppia ghiera, non richiede l’utilizzo di chiavi per serrare gli accessori e riceve punte con codolo sino a 10 mm di diametro. Quando entra in funzione il motore, si accende un led bianco sulla base portabatteria che illumina la zona di lavoro. Nonostante i “soli” 12 V la coppia massima di serraggio dell’avvitatore arriva a 40 Nm, il diametro massimo di foratura nel legno è di 25 mm, nel ferro e nel muro è di 10 mm.

BDCHD12S1-QW – Componenti

Il trapano BDCHD12S1-QW di Black+Decker include la borsa morbida, 1 batteria litio da 12 V, 1 bit di avvitatura a doppia impronta, il caricabatteria, un cavo USB e il coperchietto per i contatti elettrici; costa euro 79,95.  

Batteria 12 volt innovativa

Abbiamo più volte sottolineato gli innegabili vantaggi degli elettroutensili che condividono un unico modello di batteria, così che si possa risparmiare sull’acquisto delle macchine e disporre di energia sempre pronta, semplicemente avendo almeno un paio di accumulatori nel complesso. Ma questa gamma di elettroutensili con batteria 12 volt vanta molta autonomia, nonostante i soli 1,5 Ah erogati e le dimensioni compatte.

Leggerezza e forma senza spigoli permettono di portare con sé la batteria, anche in tasca, e grazie alla presa USB usarla per caricare lo smartphone o altro dispositivo mobile.

Completo versatile e innovativo

Com’è consuetudine, la ghiera grande vicina al mandrino serve per impostare uno dei valori di coppia per l’avvitatura oppure per impostare la funzione di foratura senza o con percussione.
Contrastando la rotazione delle due ghiere del mandrino si attua il serraggio o il rilascio delle tre ganasce per bloccare o liberare il codolo dell’accessorio inserito.
L’impostazione della velocità massima di rotazione, tramite il cursore sul dorso della macchina, è meccanica. Con il pulsante di avvio, poi, si possono gestire tutte le velocità intermedie fra 0 giri e il valore massimo impostato (350 o 1250/min).
Premendo un pulsante sulla batteria, i quattro led messi al suo fianco indicano lo stato di carica dell’accumulatore.
Il led a luce bianca e intensa, posto alla base del supporto batteria nella macchina si accende contestualmente al motore e punta la sua luce direttamente nell’area di lavoro.
Su un lato della batteria si presentano due prese USB di taglio differente: la microUSB è adibita alla ricarica dell’accumulatore ed è quella in cui va inserito lo spinotto del caricatore presente nella confezione.

Trasformazione in POWERBANK

Il coperchietto che ripara i contatti elettrici della batteria 12 volt serve per poterla mettere liberamente in tasca o dentro una borsa in cui eventuali oggetti metallici potrebbero causare cortocircuiti.
La presa standard USB permette di alimentare qualsiasi dispositivo elettronico compatibile, per esempio il telefono cellulare.

Gomma liquida, impermeabilità duratura

Un vero e proprio prodotto jolly da giocarsi nelle situazioni d’emergenza, ma capace di essere protagonista anche negli allestimenti e nei montaggi in fase costruttiva: la gomma liquida impermeabilizzante

Quando la missione è quella di impermeabilizzare, sigillare o riparare, anche in presenza di umidità, il prodotto giusto è ­Bostik Gomma Liquida.

Si tratta di un rivestimento a base di gomma, utilizzabile su tutte le superfici, adatto per applicazioni in interni e in esterni, che risulta 100% impermeabile all’aria e all’acqua e mantiene perennemente la sua elasticità

Ideale per la base delle docce, i giunti dei pavimenti, le grondaie, le tubature, i serramenti delle finestre, i giunti dei lucernari, gli oggetti a contatto con acqua e pioggia battente

È idoneo come strato isolante antiscivolo, come protezione e rivestimento di metalli e legni non trattati; buona l’adesione su PP/PE. Resiste ai raggi UV e agli agenti atmosferici; è a base acqua, privo di solventi e atossico. Bostik Gomma Liquida è nero, ma è verniciabile con tutti i tipi di vernice.

Diversi formati

La gomma liquida Bostik è disponibile in vari formati:

Il tubo da 250 g (euro 7,99)
Il barattolo da 750 ml (euro 15,99)
Il nastro largo 75 mm e lungo 5 metri (euro 13,99).
Il nastro è immediatamente impermeabile ed è perfetto per applicazioni d’emergenza. 
Nel 2019 Bostik lancia anche la nuova cartuccia di Bostik Gomma Liquida per pistola a estrusione.

Tovaglie “facili” in cotone resinato

Veloci e semplici da pulire; prodotte in Italia solo con materiali sicuri e di qualità certificata

Da oggi pulire le macchie sul tavolo è un gioco da ragazzi grazie alle tovaglie antimacchia in cotone resinato di Tavola&co.

Queste tovaglie, realizzate in cotone 100%, sono sottoposte a un trattamento di resinatura delle fibre che conferisce impermeabilità e resistenza alle macchie, pur mantenendo inalterate alla vista e al tatto le caratteristiche del tessuto in cotone.

Grazie a queste peculiarità è sufficiente una spugna umida per rimuovere all’istante le macchie difficili di sughi e bevande. Lavabili in lavatrice a 30°C e facilmente stirabili sul retro a basse temperature.

Certificate OEKO-TEX®

Le Tovaglie Antimacchia Tavola&co sono un prodotto dagli elevati standard qualitativi e di sicurezza. Sono certificate e garantite da OEKO-TEX® Standard100, sistema di controllo e certificazione indipendente che valuta la sicurezza e attesta l’assenza di sostanze nocive in materie prime, semilavorati e prodotti finiti del settore tessile.

Tovaglie in cotone resinato – Collezione sempre rinnovata

Nonostante il doppio trattamento di resinatura delle fibre, queste tovaglie in cotone resinato rimangono morbide come un normale tessuto in cotone.

Un prodotto ideale per decorare il tavolo della sala da pranzo, anche grazie alle belle trame e alle fantasie originali ed eleganti della collezione.

Sgorbia: 5 ferri per usi diversi

Cinque lame tra cui scegliere, in base alle nostre necessità, per lavorare al tornio

tipi-di-sgorbie

Il campo dei ferri da tornio è vastissimo: si caratterizzano per il lungo manico da usare con entrambe le mani, una per spingere il tagliente contro il pezzo e l’altra per muoverlo lateralmente. I ferri da tornio si differenziano secondo l’uso; sgrossatura, tornitura rettilinea (C), profilatura (B), scavo (D), finitura (A), taglio (E), ma l’esperienza insegna ad ottenere dai ferri anche più di quanto indicato nelle istruzioni per l’uso.

 

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Solchi decorativi richiedono lame più o meno strette, ma sempre appuntite come la sgorbia A, che si usa tanto di piatto quanto di coltello.

 

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Ferri a punta tonda come il B, ovviamente, scavano solchi col fondo concavo. Meglio usarli dopo aver già sbozzato il pezzo con scalpelli a taglio dritto e angolato.

 

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Un tagliente più o meno sbieco (C) esegue uno scavo a fondo piatto; si marca la larghezza tracciando due solchi e poi, lavorando sia di punta sia di taglio, si elimina il legno fra i due solchi.

 

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La sgorbia D si usa per la prima sgrossatura del pezzo di cui elimina gli spigoli (taglio piuttosto largo e curva poco profonda) e, variandone larghezza e curvatura del tagliente, per scavi a fondo curvo.

 

sgorbia-e

Anche lo scalpello di tipo E si usa tanto di piatto quanto di coltello. Di piatto per marcare solchi e scavarne il fondo; di coltello, specie quelli sottili, per tagliare i pezzi.

Nuove maniglie per porte facili e veloci | Sacar

Passo-passo la procedura di montaggio di una nuova maniglia su porta interna

La scelta delle maniglie per porte interne è una questione del tutto soggettiva, a parte la necessità di restare in armonia con l’arredo esistente o previsto, nel caso di nuova costruzione.

Sostanzialmente possiamo distinguere due tipologie: quella in cui la maniglia è inserita in una placca rettangolare che incorpora anche la sede per la chiave e quella in cui maniglia e ghiera di copertura della toppa sono due elementi separati, come nel caso della porta che abbiamo preso ad esempio.

L’importante è puntare sulla qualità dei componenti che non significa solo solidità e affidabilità del meccanismo, ma anche qualità della finitura e sua durata nel tempo.

A queste importanti caratteristiche, Sacar unisce la semplicità dell’applicazione, con piccoli accorgimenti, come la dimensione delle ghiere, che agevolano anche la sostituzione delle vecchie maniglie esistenti.

Il kit

Le maniglie per porte interne sono confezionate a coppie e nella scatola sono incluse anche le ghiere per la toppa della chiave, il quadrello e le viti per il fissaggio, fra cui 2 grani e relativa chiave a brugola.

maniglie per porte

Le due maniglie differiscono una dall’altra, talvolta anche la forma, ma quanto meno per la posizione del grano di fissaggio al quadrello, che deve sempre rimanere sotto, in posizione non visibile.

Sono disponibili presso i centri OBI e nei migliori negozi di bricolage.

La ghiera della toppa

Si smontano dalla porta tutti elementi esterni (maniglia e corona). Resta al suo posto la serratura montata sullo spessore del serramento.
Si svita la corona di finitura che fa presa sul bordo filettato della ghiera.
Si centra la ghiera sul foro della chiave, con l’asola in posizione verticale. Si applicano le tre viti facendo prima un po’ di invito con un punteruolo.
Si riavvita nella sua sede la corona di finitura.

Sostituire le maniglie per porte

Il montaggio inizia inserendo il quadrello in una delle due maniglie per porte; notare che il grano è già stato imboccato (basta un giro).
Con riferimento allo spessore della porta, si manda più o meno in profondità il quadrello nella maniglia, in modo che ne rimanga più o meno la stessa quantità anche per l’altra. Quindi si stringe il grano usando la chiave a brugola in dotazione.
maniglie per porte
Si inserisce il quadrello con attaccata la prima maniglia nel foro della porta e si blocca a questa con tre viti.
Tenendo in posizione il quadrello, si inserisce la seconda maniglia mandandola allo scontro.
Si fissa la ghiera con le viti, si stringe il grano…
maniglie per porte
…e si applica la corona di finitura.