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Penne in legno fai da te | Realizzazione al tornio

Le penne in legno artigianali sono oggetti eleganti e molto belli; si possono realizzare tramite tornitura, lavorazione che offre grandi possibilità nella fase creativa e nella scelta delle essenze

In questo articolo parliamo di come realizzare le penne in legno, mettendo in evidenza qual è il valore aggiunto che si può apportare con la creatività e quali sono le accortezze per portare a termine un lavoro di tornitura non proprio semplice.   

Innanzi tutto va detto che per realizzare le penne artigianali ci si devono procurare gli elementi normalmente presenti in tutte le più comuni penne di bachelite, che includono: il puntale, la testina con ilfermaglio, la ghiera terminale del cappuccio, il movimento a scatto, il refill e i due tubetti di ottone importanti per il montaggio del meccanismo e, nel caso della tornitura, di aiuto come riferimento per le lunghezze dei pezzi da tornire.

La parte essenziale, che sostanzialmente fa della penna in legno un pezzo unico e irripetibile, è la realizzazione del fusto e del cappuccio (chiamato così anche se in queste penne resta fisso in posizione). Questi due componenti si ricavano da magnifiche essenze di legno stagionato, facendone dapprima un listello a sezione quadrata, forandolo assialmente per inserire il tubetto di ottone e infine tornendolo a dovere. 

Per poter tornire un pezzo di così piccole dimensioni, ottenendo la stabilità necessaria e nel contempo avere tutti i necessari riferimenti per i diametri da ottenere, si deve utilizzare una speciale dima formata da un’asta da far passare all’interno dei listelli da tornire.

I pezzi messi in sequenza corretta sono due, il fusto e il cappuccio, e vanno inframmezzati da boccole del diametro corrispondente alle sezioni di accoppiamento con gli accessori metallici. In questo modo il riferimento della sezione da ottenere è sicuro, si tratta solo di avere abilità e mano ferma per arrivare alla misura dando uno sviluppo armonico alla bombatura di ogni elemento. 

Quando le penne in legno hanno acquisito la forma, non si rimuovono i pezzi dal tornio, anzi si approfitta della possibilità di rotazione anche per le fasi di finitura: prima con una passata di carta vetrata fine, poi con la stesura della cera e la lucidatura. 

Penne fai da te – Quale legno scegliere

Per la precisione richiesta negli incastri e per la resistenza che la penna deve offrire scontrando casualmente qualche oggetto, l’essenza da utilizzare deve essere di legno duro

La scelta deve ricadere su pezzi ben stagionati e liberi da imperfezioni e nodi. Ideali sono quelli con fibrature evidenti e regolari.

legno per penne

Per fortuna, le piccole dimensioni dell’oggetto da ricavare permettono di procurarsi senza grossi oneri i pezzi necessari. Con gli scarti si possono poi comporre nuovi listelli di grande effetto cromatico.

legno per penne

Si possono impiegare per esempio il legno di ciliegio, castagno, faggio, ebano, ecc.

Fasi preliminari 

Con riferimento il tubetto di ottone, si marca la lunghezza del pezzo da tornire…
…e si tronca il listello.
Il pezzo ottenuto si blocca nella morsa del trapano a colonna e si effettua al centro un foro passante del diametro del tubo di ottone.
Si carteggia il tubetto per irruvidirne la superficie…
…lo scopo è agevolare la presa dell’adesivo che si mette nel foro prima del tubetto, per il fissaggio.
Si spianano le estremità di ogni blocchetto con il rasatore.
Il rasatore pulisce anche l’interno del tubo dai residui di colla.
La speciale dima ha da una parte l’attacco conico per la testa del tornio, mentre dall’altra estremità si inserisce nella sede della contropunta.
I due blocchetti si inseriscono nella dima inframmezzati dalle boccole di diametro prestabilito, corrispondente alle sezioni di accoppiamento della penna.
La dima così allestita si mette sul tornio.

Tornitura penne in legno

Data la sezione quadrata del pezzo inserito, per la sgrossatura bisogna avvicinare il ferro con grande accortezza, per evitare impuntamenti. Solo quando la forma è ormai rotonda si procede con maggiore tranquillità. Il primo pezzo è il fusto della penna, il cui diametro agli estremi deve corrispondere a quello dei cilindretti della dima.
Si rileva il diametro esterno della ghiera terminale dorata.
Dopo la sgrossatura, si procede con l’assottigliamento del cappuccio sino alla misura rilevata, mantenendo un minimo di abbondanza.
penne fatte a mano
A un’estremità del cappuccio bisogna ricavare la sede per la ghiera terminale; qui la precisione richiesta è molta, quindi si procede controllando il diametro diverse volte.
Pur essendoci sempre come riferimento il barilotto metallico della dima, la tornitura in questo punto risulta molto delicata perché il diametro della sezione deve essere corretto e costante in tutta l’estensione. Ma non è tutto: la larghezza della sezione in gioco deve essere quella prevista, due millimetri meno della larghezza della ghiera terminale dorata. La ghiera deve calzare sino in fondo, ma il suo bordo libero deve debordare rispetto al legno.

Rifinitura e montaggio finale

Quando la forma dei pezzi e il calibro alle loro estremità sono come desiderato, si effettua una leggera passata di carta vetrata fine, per uniformare del tutto la bombatura. Attenzione a non passare sullo spigolo vivo che verrebbe immediatamente arrotondato.
Per pulire i pezzi dalla fine limatura di legno si passa un panno dalla fibra robusta come il jeans; oltre a detergere, l’effetto che si ottiene è quello di una prima lucidatura della superficie.
Considerando il magnifico colore dell’essenza, la finitura prescelta è quella a cera (mix 70% carnauba, 30% di api). Lo stick di cera naturale si appoggia direttamente sul pezzo in rotazione per distribuirne una giusta quantità su tutta l’estensione.
Ancora una passata con il tessuto di jeans tira la cera e lucida perfettamente i pezzi, che poi si possono smontare dalla dima.
Gli accessori per comporre la penna: i due tubi di ottone sono quelli usati come anima del cappuccio e del fusto.
Il puntale si incastra sul fusto…
…mentre sul cappuccio si applica la ghiera terminale su un lato e la testina col fermaglio sull’altro.
penne di legno
Il meccanismo a scatto si inserisce nel fusto, segue il refill e la penna si può chiudere.
penne legno
Un campionario di penne legno fatte a mano. Si notino le variazioni cromatiche ottenute con l’utilizzo di diverse essenze, anche accoppiandole a strati diritti e inclinati per formare i variopinti blocchi di legno da tornire.

Guardaroba a vista fai da te | Costruirlo con due scale in legno

Questo guardaroba a vista è una struttura ariosa e originale che si realizza con poco lavoro e poca spesa, ideale per un piccolo appartamento o per la camera dei ragazzi; il montaggio richiede solo 14 viti 

Le due scale a pioli dalle quali si sviluppa la costruzione di questo guardaroba a vista possono essere benissimo di recupero, l’importante è che l’altezza non sia inferiore a 1,8 metri; si trovano comunque in commercio modelli simili, in legno, a partire da 30 euro, anche se i più bravi non avranno difficoltà a costruirle, nel caso, con listelli e travetti.

È inutile precisare che la struttura finita non è idonea a custodire capi pesanti, tuttavia il bastone superiore può tollerare un discreto assortimento di camicie, t-shirt o abiti leggeri e alle sporgenze laterali possono essere appese sciarpe o borse (svuotate del contenuto). 

I ripiani del guardaroba a vista vanno avvitati ai pioli inferiori. Sono utilizzabili per maglie ben piegate, scatole portabiancheria e scarpe; queste ultime possono anche essere riposte a terra sotto i ripiani, rimanendo comunque in uno spazio circoscritto e coerente. La larghezza dei ripiani è circa 2/3 di quella dei rispettivi pioli e sono sfalsati in profondità: quello inferiore è accostato ai montanti anteriori, l’altro a quelli posteriori.

Anche in questo caso, se le tavole e il tondino devono essere acquistati si spendono poco più di 30 euro e, utilizzando il servizio di taglio legno gratuito fornito da molti centri ci si risparmia una parte del lavoro. 

Materiali, attrezzature e protezioni

Per realizzare questo guardaroba a giorno, oltre alle due scalette, occorre un pannello di multistrato da 20 mm (diciamo 1200×600 mm), un tondino Ø 30×1500 mm, una striscia lunga 250 mm di nastro metallico preforato, 8 viti 3×30 mm, 6 viti lunghe 15 mm (diametro in funzione dei fori del nastro) e pittura colorata.

Oltre ad alcuni utensili manuali e ai dispositivi di protezione, gli elettroutensili Bosch utili per questo lavoro sono: seghetto a catena EasyCut 50; trapano EasyDrill 12; cacciavite a batteria Ixo; levigatrice a batteria PSM 18 Li; sistema a spruzzo PFS 1000.

Guardaroba a vista – Realizzazione

Il pannello va tagliato a metà per ottenere due tavole da 1200×300 mm; una di questa va ridotta a 1150 mm.
Con la levigatrice munita di fogli abrasivi a grana 120 si rifiniscono e si smussano i bordi; conviene dare una passata veloce anche sulle facce delle tavole.
La polvere che non viene raccolta dal sistema di aspirazione della levigatrice può essere recuperata con l’aspiratore a batteria EasyVac 12.
guardaroba a vista
Si dispongono a terra le due scalette, una di fronte all’altra e leggermente divaricate. Accostato a filo esterno dei pioli inferiori il pannello più lungo, lo si fissa con due viti Ø 3×30 mm per parte. Si capovolge la struttura e si fissa allo stesso modo l’altro pannello ai due pioli successivi, ma sfalsato rispetto a quello precedente.
guardaroba a vista
Sui pioli più alti si segna il centro; in questi punti, con due morsetti bloccati ai pioli per disporre di un appoggio, si posiziona il tondino in modo che sporga ugualmente ai lati dei pioli. Prima da un lato e poi dall’altro, lo si avvolge con un pezzo di nastro metallico preforato conformato a omega; attraverso i fori si prefora il legno con il trapano (due fori nel piolo e uno nel tondino), poi si inseriscono le viti da 15 mm con il cacciavite a batteria.

La scala

Scale di legno per realizzare questo guardaroba a vista se ne trovano on-line di tutti i tipi e prezzi; tuttavia, essendo l’elemento “cardine” di un complemento d’arredo da mettere in camera, è consigliabile procurarsene un paio che siano all’”altezza“, esteticamente parlando.

Su internet, per esempio, abbiamo trovato la scala della foto: è in legno, del tipo a forbice con doppia salita, alta 1900 mm, larga 500 mm. Si trovano anche singole, ma dato che per la realizzazione servono due scale identiche, può andare bene anche doppia, separando le due salite. Costa euro 140,00. Scabis

Scaffale in metallo con PC per dipinti a rilievo | Costruzione fai da te

Uno scaffale in metallo, attrezzato con molte mensole, in grado di contenere centinaia di colori acrilici, paste modellabili, decine di pennelli e spatole, oltre a una consolle attrezzata con computer

Chi si occupa di dipinti a rilievo può recuperare spazio in casa realizzando uno scaffale in metallo come quello che presentiamo di seguito. È attrezzato in modo da poter riunire e accogliere ordinatamente gli innumerevoli vasetti di colori, paste modellabili, pennelli, fissativi e materiali più svariati oltre ai diversi e numerosissimi attrezzi per modellare, sagomare, disegnare, dipingere, e amalgamare gli impasti.

Vista poi la necessità di disporre del computer, elemento fondamentale per chi si occupa di dipinti a rilievo, si è strutturato uno scaffale in metallo con un apposito ripiano.

Altra esigenza è stata quella di rendere spostabile il carrello. Per la realizzazione, si sono usati angolari a L in acciaio, con i quali è stata costruita la base portante con ruote girevoli, e angolari per scaffalature per i montanti che sostengono la consolle per il PC, il pianetto del mouse e due scaffali laterali chiudibili verso il modulo centrale.

Costruzione con angolari metallici

Quattro pezzi di angolare in ferro a elle formano la base portante di dimensioni 700×500 mm circa; le estremità dei profili corti vanno scantonate per serbare solo il lato verticale
Sul telaio di base, si saldano quattro angolari per scaffali con gli angoli rivolti all’interno; i due montanti posteriori vanno distanziati dal retro e su questi si saldano undici mensole dello stesso angolare lasciando uno spazio aperto al centro per la consolle.
Ai lati della torre si affiancano altri due montanti con molteplici traverse angolari saldate che formano le mensole degli scaffali; tre grosse cerniere saldate su ciascuna “anta” permettono di chiuderle verso il corpo centrale compattando il carrello in modo da poter essere mosso anche in ascensore.

Piani per il pc e il mouse

Anche la mensola che regge il PC si realizza con un pezzo di angolare per scaffalature sulle cui estremità vanno saldati due tondi lisci in ferro Ø 8 mm piegati a elle con angolo di 90°, i cui lati lunghi vanno saldati all’interno delle due estremità.
I due tondi, dopo la saldatura, vanno inseriti alla stessa altezza della consolle nei fori stampati dei montanti anteriori, che ne permettono l’estrazione a cassetto fino alla battuta dei tondi piegati ricadenti all’interno dei montanti.
Un secondo tondo liscio, in ferro Ø 8 mm, va sagomato a forma di C con un lato estremo ulteriormente piegato a 90° per il sostegno.
La parte del tondo a forma di C va fissata con alcune reggette in alluminio su un pannellino in compensato con la piega verticale rivolta in senso opposto al fondo “scantonato” e una squadretta di fissaggio.
Per usare il PC riposto sulla mensola centrale, si estrae la mensola mobile fino alla battuta dei tondi e si posiziona il portatile sull’angolo interno dell’angolare.
Scaffale in metallo
Il pianetto del mouse si posiziona infilando il perno di sostegno su occhielli fissati di fianco alla consolle; lo scasso sull’angolo ne evita la rotazione.
Scaffale in metallo
Scaffale in metallo ultimato.

Casetta per gatti fai da te | Ecco come costruirla

Una casetta per gatti con divanetto e comparti chiusi consente ai gattini di giocare, nascondersi, riposare e farsi le unghie sul palo tiragraffi. La casetta è dotata anche di torretta con diversi piani

Adottare dei felini comporta riservare loro i giusti spazi e i complementari per le loro necessità: realizzare una casetta per gatti come questa è un’ottima idea per farli sentire a loro agio.

In questo caso è stato necessario realizzare dapprima una sorta di gabbia con rete apposita tenuta in tensione da un telaio in listelli di legno impregnato, accostato in linea con la balaustra tra pavimento e solaio che impedisse ai due mici di poter fare salti azzardati verso la sottostante strada alquanto trafficata.

È stata poi realizzata una sorta di torre attrezzata con due comparti chiusi incorporati nella base, ma dotati di cardini di apertura, per eseguire le pulizie della lettiera, e del vano di accesso tramite gattaiola

casetta per gatti

In questa casetta per gatti da esterno ci sono diversi ripiani intermedi che culminano sul più alto con un divanetto realizzato con corde per tapparelle intrecciate a forma di rete, tutti raggiungibili tramite un palo tiragraffi rivestito di corda in canapa. 

La torre consente di far riposare e giocare i gattini in sicurezza, con la libertà di scegliere in piena autonomia se stare in casa o all’aperto, grazie anche a un varco realizzato appositamente sulla parete esterna dotato di passaggio con doppia gattaiola disposta in modo che le aperture si possano varcare una alla volta in modo da creare una sorta di zona filtro che limita le dispersioni di calore durante la stagione invernale e il passaggio di insetti.

Realizzazione illustrata

Gattaiola attraverso la parete

Si acquistano due gattaiole basculanti con oblò trasparente.
Il foro di passaggio sulla parete portante va rinforzato con un telaio tubolare in ferro con dimensioni frontali come la gattaiola e profondità come lo spessore del muro.
Si apre lo squarcio sulla parete iniziando a filo pavimento e si inserisce il telaio che occorre fissare con malta cementizia; il battiscopa interno rimane come barriera.
Si rifinisce la parete e si avvitano le gattaiole da ambo i lati.

Protezione e costruzione piano su piano 

Tre listelli bloccati tra solaio e pavimento e due correnti orizzontali, avvitati sulle estremità, tendono una rete protettiva a maglia 30×30 mm con rinforzo metallico resistente ai raggi UV e alle intemperie.
Il telaio della torre si realizza con listelli impregnati 45×45 mm per i montanti e 95×20 mm per i ripiani; si preparano tutte le giunzioni prima di assemblare sul posto gli elementi con piastrine e viti truciolari man mano che…
… si completa il piano di fondo e il soppalco del settore chiuso che presenta una botola di ispezione per le pulizie all’interno del comparto accessibile dalla gattaiola.
casetta per gatti
Si completano i ripiani intermedi e quello più alto; si montano le due porte frontali e la botola di passaggio tra il secondo e il terzo ripiano, tutti apribili mediante cardini corredati di ganci di fermo per il blocco in apertura durante le pulizie.
casetta per gatti
Con un palo Ø 80 mm rivestito con corda in canapa si realizza il tiragraffi che viene montato in posizione inclinata tra il soppalco della lettiera e il secondo ripiano per consentire ai gattini di arrampicarsi fino al piano terrazzo da cui spiccare il salto verso il salottino.
I gattini familiarizzano e si divertono con la nuova struttura.

Abbellimenti e comodità

Tra il comparto lettiera e quello di ingresso è stato inserito un pannello separatore di legno sul quale i piccoli di casa possono realizzare disegni colorati per rendere l’ambiente più amabile e personalizzato.
Il quarto piano della torre, prevede una parte fissa in legno e un appoggio morbido realizzato con corde da tapparella intrecciate a scacchiera con spazi aperti aggraffati su ciascuna estremità sulla parte sottostante il telaio.

Nuove idropulitrici e aspiratori multiuso | Linea Kärcher

Da Kärcher una linea completa per ogni esigenza di pulizia. Al via la grande iniziativa “Fai il pieno con Kärcher”: per ogni 100 euro di spesa su questi prodotti, 20 euro in buoni carburante da spendere presso IP e Q8

Idropulitrici

La nuova gamma di idropulitrici Kärcher Full Control è composta da 5 modelli, K2, K3, K4, K5, K7, utili in modo progressivo per lavare con acqua fredda ad alta pressione bici, auto, attrezzi da giardino, fuoristrada, scalinate, muri in pietra, facciate di villette, camper, piscine e tanto altro ancora. Nelle variabili Premium e Home, le idropulitrici Kärcher Full Control offrono in aggiunta accessori quali T-Racer, per il lavaggio di verande o patii; detergenti specifici per ogni intervento e avvolgitubo manuale integrato.

Una fra le principali innovazioni delle idropulitrici Kärcher Full Control è la nuova idropistola che include un display elettronico che visualizza all’istante il livello di pressione impostato: basso, medio, alto. Innovazione anche sul versante del design: in un’idropulitrice Kärcher Full Control la lancia è posizionata al centro della macchina, per essere facilmente presa e riposta indipendentemente dalla posizione in cui si trova l’operatore. La pistola stessa è più lunga di 13 cm rispetto al passato, ciò evita all’utente di piegarsi oltre al necessario per impugnarla.

Il manico telescopico, proprio come in un trolley, consente di spostare la macchina con grande facilità. Il motore di tutte le Kärcher Full Control è a induzione ed è raffreddato ad acqua per la massima silenziosità e affidabilità.

Aspiratori

La gamma di aspiratori solidi/liquidi Kärcher è composta da 5 modelli – WD 2, 3, 4, 5, 6 – e dalle rispettive versioni Premium per soddisfare tutte le esigenze. WD 5 Premium è un aspiratore multiuso che si posiziona ai vertici della gamma Kärcher WD. Dotato di un serbatoio da 25 litri in acciaio inossidabile e di una presa con interruttore automatico on/off, colpisce per la sua forza di aspirazione. Dispone di una tecnologia brevettata che permette la rimozione del filtro senza entrare in contatto con lo sporco.

aspiratori Kärcher
Aspiratore Multiuso Kärcher WD2: euro 65

Un’altra caratteristica unica è la tecnologia di pulizia del filtro stesso, tramite forti impulsi di aria che lo liberano dallo sporco, assicurando prestazioni di aspirazione costanti. WD 5 P Premium viene fornito con maniglia rimovibile, posizione di parcheggio per il tubo di aspirazione e ugello pavimento.

Fai il pieno con Kärcher

Acquistando una idropulitrice Full Control e un aspiratore WD, accessori compresi, è possibile accedere alla promo “Fai il pieno con Kärcher” attiva fino al 30/06: per ogni 100 euro di spesa il cliente potrà ricevere buoni carburante del valore di 20 euro utilizzabili presso i distributori IP e Q8.

Vetrinetta fai da te per esposizione bicchieri | Realizzazione passo-passo

Un mobiletto pensile realizzato con pannelli in abete lamellare, si trasforma in una vetrinetta con anta e ripiani in vetro sintetico per esporre una collezione di bicchieri

Collezionare oggetti potrebbe sembrare un vizio, poiché non sempre le collezioni riguardano oggetti belli o costosi, ma è una passione che coinvolge molte persone che si dedicano alla raccolta e conservazione di un infinità di oggetti belli o brutti, di valore o inutili come sassi, scatole, fiammiferi, oppure  francobolli o monete e l’elenco potrebbe continuare all’infinito proprio perché gli appassionati di tale arte collezionano di tutto a prescindere dal valore degli oggetti che li appassiona. Ma è importante per i collezionisti disporre di adeguati contenitori, come una vetrinetta, in cui custodire e catalogare le proprie raccolte e quando queste riguardano anche oggetti belli da vedere vale la pena conservarli in bella mostra. 

Per organizzare la collezione di bicchieri abbiamo realizzato una vetrinetta per soggiorno dedicata che, inserita in una rientranza di un tramezzo al di sopra di un calorifero, contribuisce, oltre che ad arredare uno spazio vuoto, anche a conservare in bella mostra tutta la raccolta di bicchieri originari da tutto il mondo.  

La vetrinetta ha la struttura in abete lamellare a forma rettangolare (schienale da 1020x400x10 mm assemblato ai fianchi verticali da 1000x160x10 mm) con ripiani realizzati in plexiglas da 390x150x5 mm fissati su reggimensole in listelli di legno spaziati a quote differenti in funzione delle varie altezze dei bicchierini; l’antina di chiusura, anch’essa in vetro sintetico trasparente, consente la visione totale del contenuto.     

Anta e ripiani in plexiglas 

Lo schienale si assembla sui fianchi con viti passanti dal lato posteriore.
Fondo e top si chiudono con pannelli 410x160x10 mm sempre con viti passanti.
Sui fianchi interni si ordinano i reggimensola realizzati con listelli 10x10x155 mm.
Si danno due mani di impregnante colorato e si fissano i ripiani con gommini tenuti fermi da strettoi.
In testa al primo reggimensola si incolla una piccola calamita che blocca l’anta vetrata dotata di contro piastrina quando è chiusa.
Vetrinetta
L’anta è incernierata dal lato interno con 4 piccole cerniere fissate con viti Ø 2 mm accorciate per non sfondare la lastra.

Porta rototraslante ad apertura ellittica | Caratteristiche e montaggio

La porta rototraslante è una soluzione pratica ed elegante per recuperare spazio; funziona girando e spostandosi a ridosso del montante

A prima vista una porta rototraslante sembra una qualsiasi porta a battente, ma aprendola ci si rende conto della grande opportunità offerta dal sistema di movimentazione: avanza, poi retrocede e si sposta di lato a ridosso dello stipite, dimezzando il suo ingombro.

La rotazione di una normale porta a battente richiede uno spazio che, specialmente se permette l’accesso a un piccolo locale (bagno di servizio, dispensa ecc), può limitare molto nella disposizione degli arredi e dei complementi.

Invertire il sistema di apertura della porta (a tirare anziché a spingere) non è certo il massimo e va contro una delle regole fondamentali; d’altro canto, installare una porta con un differente sistema di apertura (scorrevole o a libro) vuol dire ritrovarsi con una porta completamente diversa dalle altre, il che sa di compromesso ed esteticamente può non essere gradito.

porta rototraslante
Porta Strato, frassino laccato
poro aperto, finitura perla.

La soluzione è installare una porta rototraslante, identica alle altre, ma con un sistema di apertura ibrido tra una porta a bilico verticale e una normale porta a battente. Il movimento di apertura descrive un’ellisse ribassata e l’ingombro della porta in apertura viene diviso tra i due locali messi in comunicazione; questa opzione è resa possibile dal kit Ergon®, brevettato e applicabile a qualsiasi tipologia di porta, anche vetrata.

Non servono opere murarie, solo anta e telaio devono essere realizzati rispettando alcune specifiche tecniche, in primis con profili piani e privi di battute se si vuole che la porta possa aprirsi in entrambi i sensi; diversamente esiste anche una versione per porte a battuta, con un unico senso di apertura.

Perché scegliere la porta rototraslante

L’apertura di una classica porta a battente è limitata dal mobile del lavabo: non sempre esistono le condizioni per l’installazione di una porta scorrevole interno muro e montare la porta “a tirare” complicherebbe comunque l’accesso al bagno.
Una porta analoga, ma provvista di sistema rototraslante, si dispone a ridosso del montante laterale, centrata sotto il traverso, con un ingombro del 50%; l’assenza di battuta permette l’apertura in entrambi i sensi, a spingere e a tirare.

Come si collega la porta al telaio

Dopo aver fissato il telaio al falso telaio, il montaggio dell’anta con tutti i componenti premontati avviene facendola entrare inclinata e perpendicolare alla luce di passaggio. Si ruota il carrello in modo che risulti in linea con il binario e lo si fa entrare in esso raddrizzando l’anta. Al termine si monterà il profilo copribinario.

Terminata la regolazione della porta bisogna ricordarsi di serrare tutte le viti di bloccaggio dei meccanismi.

Il kit Ergon di Celegon è utilizzato da molti produttori di porte che offrono questo sistema di apertura come opzione sulle loro collezioni, ma è anche acquistabile singolarmente per applicazione su qualsiasi tipo di porta.

Montaggio di binario e telaio

Il binario in cui scorre il carrello va assemblato sotto il traverso del telaio porta: il kit è utilizzato da diversi produttori di porte che, a loro volta, adattano i profili superiori e inferiori dell’anta e le scanalature del telaio per favorire il montaggio del meccanismo rototraslante. Sui due pezzi vanno avvitati 3 tiranti: uno, più lungo, nel traverso (previo inserimento di boccola filettata), gli altri due alla base del binario.
Le asole presenti alle estremità dei tiranti vanno rivolte verso il montante; sui tiranti si calza la piastrina che rinforza il collegamento al montante.
Nel kit sono presenti tutti i componenti necessari per l’installazione su porte a spingere sinistre o destre: per ciascuno dei due casi ci sono sottili differenze nel montaggio dei componenti. Inseriti i tiranti anche sull’altro lato del traverso, questo va incastrato nei fori corrispondenti già predisposti in testa ai montanti.
Sul lato esterno dei montanti (quello rivolto verso il falso telaio) ci sono le tre sedi in cui vanno inseriti i grani che fanno presa nelle asole dei tiranti e stabilizzano la costruzione del telaio.

Piastre, carrello e braccetti

La barra di traslazione è collegata al telaio della porta e, nella parte superiore, all’estremità opposta della piastra che ospita il carrello.
In una fresatura nel profilo superiore dell’anta viene annegata la piastra di supporto con il relativo carrello, imperniato su un perno folle che permette lo scorrimento laterale mentre l’anta compie il movimento traslante.
Dettaglio della piastra traslante con il braccetto, annegata nel profilo inferiore della porta: si notano la particolare sagomatura e le due guarnizioni premontate sui lati lunghi dell’anta che hanno il compito di sigillarla quando è in chiusura.

Fissaggio al falso telaio e cornici

Il telaio va inserito nella luce della porta e collocato perfettamente a piombo e in bolla con l’aiuto di cunei inseriti provvisoriamente tra telaio e falso telaio. Si eseguono poi i fori passanti che permettono il fissaggio al falso telaio (questa foto è scattata dall’interno del bagno).
Si registra il movimento dell’anta fino a quando avviene correttamente, poi si spruzza un po’ di schiuma autoespandente negli angoli superiori, tra telaio e falso telaio.
Le cornici coprifilo che rifiniscono il telaio da entrambi i lati sono concepite per il montaggio a incastro; sulla faccia posteriore si spruzza un cordone di schiuma autoespandente e si provvede al loro montaggio.
La scanalatura presente sul lato esterno del traverso è troppo sottile per ospitare la schiuma, perciò vi si estrude un cordone di sigillante siliconico.
Con il montaggio dell’ultimo spezzone di cornice l’installazione è completata.
Qualche chiodino inserito in zone non visibili stabilizza ulteriormente la cornice.
porta rototraslante

Lavorare il rame | Tutte le tecniche

Lavorare il rame non è difficile: si tratta di un materiale duttile, malleabile e resistente nel tempo

Lavorare il rame è un’attività molto interessante perché permette di realizzare numerosi oggetti.

Il rame e l’oro furono i primi metalli scoperti dall’uomo che, già oltre 10.000 anni, fa li utilizzava per fabbricarsi ornamenti e decorazioni; entrambi, ed è questa la ragione del loro antico utilizzo, si trovano in natura in forma di metallo puro.

Tra le caratteristiche fondamentali della lavorazione rame, oltre a quella di essere sufficientemente morbido e malleabile da poter essere lavorato a freddo anche con attrezzi semplici e rozzi, una in particolare ne ha decretato il successo: si ossida solo superficialmente e la patina che viene a formarsi si comporta come una sorta di protettivo.

Lavorazioni rame

Tracciatura

tracciatura rame

Una precisa tracciatura preliminare delle linee lungo le quali il metallo va tagliato o piegato si esegue con una riga metallica ed un bulino; per tracciare una circonferenza su una lamiera possiamo aiutarci con una sesta ed una punta d’acciaio o con un compasso da metalli. Se dobbiamo eseguire dei tagli secondo forme libere utilizziamo delle sagome di cartone da ricalcare, con un pennarello o con una punta, sul metallo.

Curvatura

La facilità con cui il tubo di rame si piega a mano libera non garantisce la precisione della curvatura; il tempo usato per costruirsi una semplice dima di piegatura viene ampiamente ripagato dallo sveltimento e dalla precisione con cui poi si lavora. Si può ovviamente usare una vera e propria matrice di curvatura. Riempiendo il tubo di sabbia fine si ha la certezza che questo non verrà schiacciato in nessun punto.

Tagliare il rame

Lamiere da 0,6-0,8 mm di spessore si tagliano con una buona cesoia, a patto che il taglio sia di lunghezza limitata: le lame dell’utensile, infatti, tendono a divaricare i bordi della lastra e ad assumere quindi una posizione inclinata.

La lamiera di rame si taglia con estrema facilità con una roditrice manuale, assai più efficace dei tradizionali forbicioni; essa infatti non provoca deformazioni.

Per lavori di incisione o di traforo il taglio va fatto con lame sottili a dentatura finissima montate sull’archetto, con passate ampie e regolari.

Il tubo si taglia con precisione in pochi secondi e senza sforzo serrando la rotella del tagliatubi e ruotando l’utensile per alcune volte.

Foratura

foratura del rame

In quanto metallo piuttosto tenero, il rame si fora con facilità con punte da ferro; può essere consigliabile, quando si tratta di tubi, riempire l’interno con un tondino di legno per non schiacciarli. Nessun problema invece a forare lamiere.

Imbutitura

La malleabilità del rame consente di dare ad un oggetto la forma desiderata ribattendone i bordi, su una tavola di legno opportunamente sagomata allo scopo, con un mazzuolo di legno o di gomma; un tubo di rame viene lavorato con la penna del martello all’incudine per allargarne l’estremità.

Torcitura

Il rame può essere ritorto con facilità: un quadrello di rame può essere bloccato in una morsa e attorcigliato a freddo con una chiave a rullino. Tenendo ben in tensione il quadrello la spirale si distribuisce regolarmente su tutta la sua lunghezza.

Lavorare il rame con Tecnica a sbalzo (martellatura)

Con un martelletto a testa particolarmente fine si ribadiscono le pieghe per adattarle alla forma voluta. Una superficie martellata deve presentarsi uniformemente e leggermente ondulata con un effetto estetico piacevole. Ecco come si fa il rame battuto

Piegatura

Una lamiera di rame sufficientemente sottile può anche essere sagomata su un tondino od un tubo dando così origine ad un elegante bordo di finitura che rende il manufatto meno tagliente e pericoloso: l’operazione si esegue per approssimazioni successive bloccando la lastra alla sagoma con una coppia di pinze a scatto e seguendo la piegatura con un martello di plastica.

Piccoli e taglienti elementi di rame vanno piegati con cautela usando una pinza grip e indossando guanti da lavoro.

Fissando la lastra a due estremità su un listello di legno con due morsetti si eseguono anche piegature incrociate.

Rivettatura

E’ preferibile, per unire le fascette al tubo, (e realizzare questo bel cestino portafrutta) utilizzare dei rivetti e non ricorrere alla saldatura che rovinerebbe l’aspetto estetico dell’oggetto. Con una buona rivettatrice il lavoro risulta semplice e veloce e la testa del rivetto diventa un elemento decorativo; le fascette si curvano poi sul tubo con le mani ed il mazzuolo. Esistono corti rivetti in rame che si possono ribattere con il martello.

Saldatura

Due lamiere di rame si uniscono con la brasatura “dolce”, cioè scaldandone con la mazzetta i bordi e sciogliendo una lega piombo/stagno che, per infiltrazione capillare, riempie lo spazio tra i due pezzi. Ma il rame, suo grande pregio, può essere saldato anche con ogni altro tipo di saldatura; devono solo essere evitate saldature troppo ravvicinate perché l’elevata conduttività termica può fondere la lega applicata nel punto precedente.

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Materiale duttile e malleabile

Facilmente reperibile in una discreta gamma di semilavorati, lavorare il rame non richiede attrezzature particolarmente costose né una grandissima abilità manuale: per unire i vari pezzi delle lastre di rame può bastare ad esempio una brasatura dolce a stagno e, per quanto riguarda la sagomatura, le difficoltà di lavorare il rame sono veramente minime.

Il discorso non vale solo per i tubi necessari a realizzare impianti termosanitari, ma anche per i ritagli di lamina di rame e per tutti gli scarti destinati alla fonderia: corti spezzoni di tubo possono trasformarsi in agili volute per un portavasi, mozziconi di cavo elettrico di grosso diametro possono diventare, attorcigliando ad arte mazzetti di filamenti, duraturi quanto originali alberelli, dagli scarti recuperati dal lattoniere possono nascere foglie, fiori e decorazioni varie.

Caratteristiche del rame

Il rame, poi, è un ottimo conduttore di calore ed è l’ideale per incorniciare la bocca di un caminetto o per costruire un’efficace cappa da sistemare in cucina, sopra la zona di cottura: scaldandosi rapidamente per l’azione dei fornelli, il metallo riduce la formazione di condensa ed i fumi grassi salgono più facilmente nel condotto di scarico.

Il rame è un metallo che si adatta meravigliosamente alla tecnica a sbalzo, all’imbutitura, alla saldatura; si può martellarlo, ribatterlo, piegarlo, ricuocerlo, poi indurirlo ancora. Il rame crudo o quello ricotto, che è molto più idoneo ai nostri scopi, si acquista da un rivenditore di metalli.

Rame prezzi

Il prezzo del rame è oggetto di quotazioni internazionali del rame, proprio come l’oro, ma la rivendita al dettaglio dei fogli di rame può riservare qualche sorpresa: ad esempio il rame in fogli costa meno del rame martellato, ossia in fogli sui quali è già stata eseguita una martellatura meccanica che risparmia tempo e fatica.

Rame temprato

Bisogna sempre tenere presente che il rame piegato e ripiegato, battuto e ribattuto, si indurisce nel punto sul quale è esercitato il maggior sforzo di lavoro. Per rendersene conto basta impugnare una barretta e piegarla avanti e indietro più volte: man mano che si procede, questo movimento diventa sempre più faticoso; lavorare il rame in questo modo lo si fa temprare.

Occorre ricordare che lavorare il rame non ammette troppi errori durante la lavorazione e la piegatura: troppe piegature infatti possono romperlo.

Piantana a braccio snodata fai da te | Realizzazione illustrata

Una piantana a braccio è un’ottima soluzione per l’illuminazione del soggiorno; può essere realizzata in legno, con snodo e molteplici funzionalità

Questa piantana a braccio ha uno stile moderno ed essenziale è costruita con legno tinto al naturale; ha una doppia la funzione di illuminazione, con una luce diretta per la lettura e una diffusa per vedere la televisione

La forma si adatta perfettamente all’ambiente già arredato in con mobilio moderno; è sufficiente restare sul tecnico-lineare e puntare sulla semplicità delle linee, argomento che vince sempre.

Più difficile è prevedere dimensioni e proporzioni fra le parti in gioco, in un quadro generale in cui da un lato c’è bisogno di sufficiente stabilità e da un altro il desiderio che risultino sottili e leggiadri gli steli che si ergono dalla base.

piantana a braccio

Come materiale è stato scelto il legno e, tra le soluzioni tecniche, quella di fare lo stelo montante unendo due listelli, separati da distanziali. Fra le criticità sono emersi il bisogno di dare solidità all’innesto dello stelo montante con la base e ottenere uno snodo fra i due steli, che fosse rigido ma mobile.

Riguardo la funzionalità, ha prevalso l’idea di aggiungere alla lampada principale una striscia di led incassata nella parte posteriore dello stelo montante, in modo da diffondere luce verso l’angolo della stanza per una migliore visione della TV.

Snodo con maniglia

Misurato il diametro del perno passante del maniglione, si allineano tutti i pezzi coinvolti nello snodo e si pratica il foro passante con il trapano a colonna. Uno dei due listelli dello stelo ha già subito la fresatura sul bordo posteriore, dove incassare la striscia di led.
Con i pezzi ancora centrati sotto il trapano a colonna, si monta una sega a tazza di diametro appena superiore alla rondella del maniglione e si fora con una profondità di pochi millimetri, tanto da far rimanere la rondella stessa sotto filo piano. Poi si provvede ad abbassare sino a livello del foro fatto tutta la superficie circolare; si procede con cautela, usando uno scalpello sottile ben affilato. La manovra va fatta su entrambe le facce esterne dei listelli che vanno a comporre lo stelo inferiore.
Da un lato si trovano la rondella e un dado cromato cieco che rifinisce lo snodo.
piantana a braccio
Sull’altro lato, dopo la rondella c’è la maniglia che permette di regolare a mano il serraggio della vite sottostante, per trovare il giusto equilibrio.

Giunzioni per irrobustire la piantana a braccio

I listelli di ramino 80×20 mm di sezione, acquistati già piallati, si tagliano in coppia per realizzare i due pezzi principali dello stelo inferiore.
Per lo stelo superiore, invece, si usa una tavola dello stesso legno, con medesimo spessore, ma larghezza superiore, per poterne tagliare via una parte e dare la curvatura estetica al componente.
I due bordi tagliati con il seghetto alternativo non risultano perfettamente regolari; vanno ripassati con una levigatrice stazionaria autocostruita usando un motore di recupero, fissato a un supporto, cui si collega un platorello con carta vetrata.
I due listelli dello stelo inferiore si uniscono con colla vinilica, ma interponendo fra i due tre segmenti di listello, a distanze regolari.
La robusta base d’appoggio a terra ha forma rettangolare. È fatta unendo un foglio di multistrato marino, che resta sulla parte superiore, e un pannello di MDF, mentre di lato, a rifinire, si mette una cornice di ramino, con estremità troncate a 45°. Le giunzioni della cornice sono affidate ai lamelli.
Per l’inserimento dello stelo montante bisogna lasciare una finestra precisa sul piano della base d’appoggio. È necessario realizzare l’apertura con la massima cura, in modo che i legni si incastrino senza giochi.
Ribaltando la base si nota come è stato fissato lo stelo montante: applicato un pannello di irrobustimento, fissato con viti al piano della base, si mettono due grosse viti in corrispondenza della sezione dei listelli dello stelo. Per aumentare la massa della base si fissa con viti un piatto di ferro.
La finitura della piantana a braccio è affidata a un impregnante trasparente che ravviva la tonalità del legno rendendolo più caldo. Una passata di carta vetrata fine e una seconda mano, rendono vellutate le superfici.

Montaggio della parte elettrica 

La strisca adesiva di led si stende nel canale fatto con la fresatrice in uno dei listelli dello stelo montante. Un analogo canale è eseguito anche sull’altro listello: in questo si fissa con colla a caldo il cavo che sale ad alimentare la lampada nel diffusore.
Arrivato allo snodo fra i due steli, il cavo passa in un foro eseguito in corrispondenza del canale praticato sul dorso dell’unico listello che compone lo stelo orizzontale. Il cavo ovviamente corre poi all’interno del canale.
All’estremità dello stelo va fatto ancora un foro passante, questa volta un po’ più largo di sezione, per far passare un segmento di tubo filettato (tige), da serrare con rondelle e dadi. Il conduttore con i fili va fatto passare all’interno.
Il tige serve per poter avvitare il portalampada, in questo caso uno di misura per lampadina E27.
Si ribalta la lampada per accedere allo spazio lasciato appositamente sotto la base e completare i collegamenti elettrici. Il vano deve contenere, oltre ai fili di passaggio, le derivazioni per i due sistemi di illuminazione e il trasformatore per i led.
piantana a braccio
Due piccoli fori lasciano passare giusto i cavi a due fili provenienti da sotto per andare agli interruttori a pedale incollati sul piano della base.
Il portalampada è uno di quelli con le ghiere adatte al fissaggio di un diffusore a cappello, da applicare subito prima della lampadina.

Mobili per mansarda in legno | Costruzione fai da te

I mobili per mansarda devono essere realizzati con misure precise calcolate in base alla pendenza del soffitto: in questo caso sono stati realizzati quattro armadi a scalare su misura e una cassettiera

La mansarda, si sa, non è un ambiente facile da arredare per via del soffitto ad altezza decrescente: per avere mobili per mansarda capienti e funzionali è molto probabile che si debba ricorrere a soluzioni su misura, altrimenti si rischia di sprecare un bel po’ dello spazio a disposizione, già di per sé ridotto dalla geometria dei volumi.

Il progetto ha previsto di allestire un sistema di armadiature su una parete con altezza decrescente da 2800 a 1350 mm che però, a complicare ulteriormente le cose, incorpora una finestra un poco decentrata verso la parte più alta, ed è pure a doppia anta di larghezza standard: ottima per dare luce all’ambiente, ma bisogna rinunciare a circa 120 cm di parete.

L’armadio più grande, da collocare tra la finestra e la parete ortogonale, si realizza a tutta altezza in due parti sovrapposte, anche perché se fosse un pezzo unico sarebbe molto difficile collocarlo al suo posto.

Risulta così essere composto da una base di forma tradizionale e da un corpo superiore con il top inclinato a seguire lo sviluppo del soffitto. Questo elemento è chiuso da un’anta unica (incernierata ovviamente dal lato più alto), ma costituita da due pannelli a loro volta incernierati per consentire di aprirla anche solo per metà, ripiegandola a libro.

Dall’altro lato della finestra si prevedono altri tre armadi di sagoma tradizionale, a scalare in altezza: quello più alto provvisto di asta appendiabiti, gli altri due attrezzati con ripiani interni.

A completare la composizione c’è una cassettiera derivante dal recupero di un vecchio mobile, al quale viene aggiunto un cassetto superiore per aumentarne la capienza e adeguarne l’altezza, per poi rivestirlo con le stesse tavole utilizzate per gli armadi.

Tutti gli armadi hanno profondità di 560 mm; quello più alto è costituito da due moduli larghi 740 mm, uno inferiore alto 1650 mm e uno superiore alto 1130/900 mm. Gli altri 3 misurano, nell’ordine, 1780×750 mm, 1450×670 mm e 1030×730 mm. La composizione è completata dal mobile con 5 cassetti che misura 1100x540xH960 mm.


Piallatura e taglio delle tavole

Per realizzare i telai di questi mobili per mansarda si parte da tavoloni spessi 40 mm che devono prima essere tagliati per ridurli a lunghezze lavorabili, poi piallati a spessore per eliminare la patina superficiale e ottenere superfici regolari.
Dopo una prima rettifica i tavoloni sono pronti per essere sezionati in modo da ricavarne i listelli di sezione 70×35 mm necessari per comporre il telaio, previa ulteriore piallatura.

Assemblare i telai e rivestirli

Per realizzare il telaio con la corretta inclinazione bisogna rilevare l’angolo tra la parete ortogonale e il soffitto utilizzando una falsa squadra. In alternativa si può realizzare una dima in cartoncino robusto o in compensato.
Gli elementi del talaio, con le estremità bisellate a dovere in corrispondenza delle giunzioni inclinate, vengono incollati e messi in morsa per un’intera notte.
I pannelli e le ante sono composti da tavole di sezione 100×20 mm ricavati piallando tavole da 25 mm di spessore, poi sezionate nelle dimensioni necessarie allo scopo. I pannelli sono incollati al telaio dall’interno, in modo da nascondere eventuali imprecisioni alle estremità e lasciare a vista la cornice del telaio per conferire ai mobili un aspetto più rustico.
Un altro momento che mostra il fissaggio dei pannelli al telaio: questa volta si tratta dell’armadio più grande del gruppo di destra.
Uno dei telai dei pannelli laterali del suddetto mobile: questo è il lato rivolto all’interno, si notano le battute sui quattro lati per il fissaggio delle tavole di rivestimento.
Dopo aver incollato le tavole, che rimangono a filo piano del telaio, si utilizzano listelli di scarto come pressori, sotto l’azione dei morsetti, fino a essiccazione della colla.
Le cerniere per le ante sono del tipo a battuta interna, comunemente utilizzate nella costruzione di mobili; lo stile scelto per maniglie e pomoli è quello tipico dei mobili tirolesi. Armadi e cassettiera sono completati con uno zoccoletto alto 70 mm in larice, in modo da rialzare la base da terra; per gli schienali vengono utilizzati pannelli di faesite.
Il fissaggio alla vecchia cassettiera dei nuovi fianchi, più alti per consentire l’aggiunta di un cassetto.
Il rivestimento della cassettiera si effettua con l’ausilio di strettoi.
Il nuovo top della cassettiera.

Leggi anche: Come illuminare la mansarda