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Differenza tra tipi di apertura delle persiane o scuri: vicentina, genovese, padovana

In un contesto architettonico e costruttivo, le persiane o scuri rivestono un ruolo fondamentale. Non si tratta solo di elementi di protezione e sicurezza, ma giocano un ruolo importante anche per quanto riguarda l’estetica e l’armonia complessiva dell’edificio. Questi elementi, così comuni e tuttavia così distintivi, sono un esempio perfetto di come la funzionalità e il design possano fondersi per creare qualcosa che va oltre la semplice utilità.

Le persiane, infatti, con le loro forme, colori e meccanismi, diventano un vero e proprio simbolo dell’edificio che adornano, riflettendo il gusto e lo stile dei suoi abitanti. Inoltre, grazie alla loro versatilità, si adattano a qualsiasi tipo di edificio, dal più moderno al più tradizionale, conferendo sempre un tocco di eleganza e personalità. Ma le persiane non sono tutte uguali. A seconda delle tradizioni locali e regionali, possono assumere caratteristiche differenti, diventando così un vero e proprio emblema del luogo in cui si trovano.

I diversi tipi di apertura delle persiane

Le persiane o scuri possono presentare vari meccanismi di apertura, ognuno con peculiarità e vantaggi specifici. Le tipologie di apertura più comuni sono:

  • a battente;
  • a libro;
  • a soffietto;
  • scorrevole orizzontale;
  • scorrevole verticale;
  • ad anta e rullo

Ogni meccanismo di apertura può essere associato a una varietà di materiali, come il legno, l’alluminio, il PVC, per citarne alcuni, che influenzano le prestazioni termiche, acustiche e di sicurezza della persiana. Queste prestazioni, tuttavia, non dipendono solo dalle persiane stesse, ma anche dagli infissi con cui sono abbinati.

Infatti, un sistema di finestre e persiane ben progettato e costruito può migliorare notevolmente l’isolamento termico e acustico di un edificio. In questo contesto, EKU, azienda leader nella produzione di infissi in alluminio, si distingue per l’alta qualità dei suoi prodotti, che offrono eccellenti prestazioni in termini di isolamento termico e acustico. Sebbene EKU sia nota per i suoi sistemi in alluminio, l’azienda comprende l’importanza di un sistema integrato di finestre e persiane. Pertanto, EKU collabora con produttori di persiane per garantire che i loro prodotti siano perfettamente compatibili, sia in termini di funzionalità che di design, con i suoi infissi.

Scuro alla vicentina

persiana alla vicentina

Il primo tipo di apertura che andremo ad analizzare è quello caratteristico dello scuro alla vicentina. Questo stile si contraddistingue per la presenza di una doppia anta, simile alla configurazione a libro, ma con una peculiarità: le ante si aprono in modo opposto, una verso l’interno e una verso l’esterno. Questa caratteristica permette di ridurre l’ingombro, offrendo nel contempo un’elevata protezione dalle intemperie e un buon isolamento termico. Gli scuri vicentini, realizzati prevalentemente in legno, presentano inoltre una struttura solida e robusta, adatta a resistere nel tempo e a sostenere l’azione degli agenti atmosferici.

La persiana genovese

Questa tipologia di persiana si caratterizza per l’apertura a libro, ma con un dettaglio distintivo: le ante sono suddivise in sezioni orizzontali che possono essere orientate in modo indipendente.

Questa caratteristica consente di regolare l’ingresso di luce e aria all’interno dell’ambiente senza dover aprire completamente la persiana. La persiana genovese, realizzata solitamente in legno o alluminio, offre inoltre una buona resistenza alle intemperie e un’ottima durata nel tempo.

Scuri alla padovana

Questa variante si distingue per l’apertura a soffietto, una soluzione particolarmente adatta per spazi ristretti, in quanto le ante si ripiegano su se stesse, riducendo al minimo l’ingombro. Le persiane padovane, realizzate prevalentemente in legno o alluminio, sono apprezzate per la loro funzionalità e per il loro aspetto estetico, in grado di conferire un tocco di eleganza e raffinatezza all’edificio.

Altri tipi di apertura delle persiane

Oltre ai tipi di apertura delle persiane già menzionati, esistono altre varianti che meritano di essere prese in considerazione.

Le persiane alla romana, ad esempio, sono caratterizzate da bande rettangolari proporzionate alla finestra, che conferiscono un aspetto distintivo e colorato. Le persiane alla napoletana, invece, sono formate da un telaio con tamponamento costituito da una serie di stecche inclinate, fisse o orientabili, che offrono una grande versatilità in termini di regolazione della luce e dell’aria.

Persiane alla romana

Un’altra variante interessante è rappresentata dalle persiane alla viareggina, che presentano lamelle arrotondate disposte in posizione inclinata, conferendo un aspetto unico e distintivo all’edificio. Le persiane alla fiorentina, dal canto loro, sono costituite da una parte fissa e una parte mobile, chiamata sportello, che si apre a sbalzo verso l’esterno, offrendo un mix perfetto di funzionalità e stile.

Per chi cerca una soluzione moderna e tecnologica, le persiane a libro o a pacchetto rappresentano una scelta eccellente: queste persiane scorrono tramite appositi carrelli lungo una guida superiore e inferiore, consentendo un’apertura e una chiusura agevole e minimizzando l’ingombro.

Inoltre, per chi desidera unire comfort e tecnologia, esistono le persiane con meccanismo scorrevole, che permettono alla persiana di scorrere all’esterno o all’interno del muro, e le persiane elettriche, che grazie a un meccanismo automatizzato consentono un’apertura e una chiusura semplice e immediata.

Considerazioni finali

La scelta del tipo di apertura delle persiane può influenzare non solo l’aspetto estetico dell’edificio, ma anche le sue prestazioni in termini di isolamento termico, protezione dalle intemperie e sicurezza.

La variante vicentina, con la sua doppia anta che si apre in modo opposto, offre un’ottima protezione e un buon isolamento termico. La persiana genovese, con le sue sezioni orientabili, permette di regolare l’ingresso di luce e aria. Infine, la persiana padovana, con la sua apertura a soffietto, è la soluzione ideale per spazi ristretti. Ogni tipologia presenta i propri vantaggi e peculiarità, e la scelta dovrebbe essere guidata non solo da considerazioni estetiche, ma anche da valutazioni relative alle specifiche esigenze dell’edificio e degli abitanti.

Annovi Reverberi si espande ulteriormente con il lancio di AR Latin America

Annovi Reverberi Group è lieta di annunciare un importante traguardo nella sua espansione globale con il lancio ufficiale di AR Latin America. Questo nuovo capitolo rappresenta un passo significativo nella missione di servire i mercati globali con soluzioni di alta qualità e innovazione senza pari.

Con sede principale a Modena, Italia, e strutture operative in Cina e negli Stati Uniti, Annovi Reverberi continua a crescere, ora portando la sua expertise nel vivace scenario dei mercati del Sud America con l’apertura della sede sudamericana a Curitiba, Paraná, Brasile.

La scelta strategica di stabilire una presenza nel sud del Brasile è stata guidata dalla volontà dell’Azienda di soddisfare le crescenti esigenze del mercato sudamericano, che offre interessanti opportunità di crescita. Concentreremo i nostri sforzi principalmente sul settore agricolo, approfittando delle caratteristiche geografiche, climatiche ed economiche uniche della regione.

Con l’esperienza maturata nella produzione di pompe a membrana e a pistoni, insieme a una gamma completa di componenti essenziali, AR Latin America è pronta a offrire soluzioni all’avanguardia per l’agricoltura, mirate a migliorare l’efficienza e la produttività delle attività agricole nella regione.

Oltre a fungere da centro operativo regionale, AR Latin America sarà un punto focale per l’interazione con il mercato e fulcro organizzativo per la partecipazione a eventi ed esibizioni in Sudamerica.

Il lancio di AR Latin America riflette l’impegno costante di Annovi Reverberi Group verso la crescita, l’innovazione e l’eccellenza nel servire il settore globale. 

Snow bike fai da te | Dalla strada alle piste… ma da sci!

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Trasformazione di una bicicletta in una snow bike fai da te, la bici per andare sulla neve. Per la neve non servono le ruote, pertanto il lavoro principale è stato quello di inventare due sistemi di attacco e incernieramento di un paio di cortissimi sci con la forcella e il forcellone posteriore. In seconda battuta, studiare un sistema per fermarsi…

Una fortissima passione e uno spiccato spirito fardasé hanno fortemente motivato Carlo Mariani in questo progetto che definire impegnativo è poca cosa. Trasformare una comune mountain bike in una snow bike fai da te richiede una fase importante di progettazione e, in corso d’opera, continue prove in bianco e test funzionali. Spesso, nonostante i calcoli e le riflessioni fatti a priori, nelle costruzioni di questo tipo si finisce per fare varianti o optare per soluzioni alternative.

Come realizzare quindi una bicicletta da sci? Per la transizione in snow bike fai da te una prima fase del lavoro riguarda lo smontaggio pressoché totale della bici. Al posto delle ruote bisogna applicare un paio di cortissimi sci e il sistema per collegarli è tutto da inventare, tenuto conto che, togliendo le ruote, nasce la necessità di rialzare il telaio per una questione di assetto e comodità: all’anteriore un po’ di più, facendo un sistema di rialzo e irrobustimento della forcella, al posteriore meno, per mantenere basso il baricentro. Dietro, infatti, per ottenere un’altezza complessiva valida è sufficiente il complesso sistema di snodo e incernieramento dello sci. Inoltre, per una questione dinamica, sulla base di prove fatte, è sorta la necessità di aggiungere ausili capaci di tenere gli sci nel giusto assetto.

Corona e moltipliche non servono più a nulla nella snow bike fai da te, mentre le leve dei pedali si utilizzano per il sistema frenante formato da due lunghi tubolari quadri sagomati per seguire il fianco della bici da sci. In fondo, a queste due aste si fissano ramponi che mordano nella neve e nel ghiaccio; in posizione opportuna si fissano lateralmente i pedali, su cui si spinge con i piedi per frenare; all’estremità anteriore le aste sono incernierate con le leve dei pedali accoppiate sulla stessa linea, con una barra filettata.

Complesso snodo sull’asse posteriore

Montata sul forcellone una barra filettata Ø 12 mm, bloccata con 2 dadi normali e 2 lunghi, si salda a questi ultimi una piastra d’acciaio e poi via via altre staffe e piastrine, componendo il complesso di giunzione con lo sci posteriore e l’ammortizzatore.
costruire snowbike
Il pezzo è arricchito di diversi elementi di irrobustimento strutturale, per evitare che la lamiera possa deformarsi. Sono aggiunte piastre angolari saldate e avvitate, oltre a segmenti di tubo distanziali con bullone che li attraversa bloccandoli.

Rialzo della forcella

Si accorcia l’ala corta di un paio di staffe a L robuste. I tagli sono eseguiti tenendo fermi pezzi nella morsa, usando la smerigliatrice angolare con disco da taglio.
Dopo aver preso le misure si piegano le ali lunghe dei due angolari per ottenere la forma necessaria per l’attacco con la forcella; un legno di scarto tiene in posizione i due pezzi.
Si procede saldando fra loro i due angolari; al termine, tolte le scorie, si smerigliano le saldature. Questa è un’operazione che durante la costruzione si ripete innumerevoli volte.
All’apice della staffa si pratica un foro per l’inserimento della barra filettata e si salda, allineato con i fori, un segmento di tubo distanziale. Sotto si saldano altri due angolari per consentire lo snodo con la piastra di attacco dello sci anteriore.
L’intera forcella anteriore si rinsalda aggiungendo due tubi alla piastra, che si inseriscono superiormente ai vecchi attacchi dei freni e vengono uniti fra loro da una traversina.
Per fare in modo che lo sci stia in posizione corretta anche quando si solleva per un salto, si aggiungono due molle, una davanti e una dietro alla piastra d’attacco, che tendono a riportarlo nel giusto assetto. l filetti troppo lunghi delle viti si troncano prima di verniciare le piastre.

Piastre d’attacco sci nella snow bike fai da te

Per tagliare con buona precisione le piastre, seguendo la tracciatura, conviene fissare con una vite il pezzo di lamiera a un solido tacco di legno e tenere fermo il tutto nella morsa da banco.
bici da sci
Lo snodo sull’asse posteriore si posiziona verso un’estremità della piastra d’attacco, per consentire l’installazione del rimando anteriore atto a stabilizzare lo sci.
Per il fissaggio del rinvio si prepara una piastrina con forma trapezoidale, ritagliandola da una staffa più grande.
Smussati leggermente i bordi e preparati tutti i fori necessari, la piastrina si fissa al telaio della ski bike con due bulloni a testa esagonale. Il fissaggio avviene con la piastra, già presente nella bici, per il montaggio del cavalletto laterale.
Per fare i due segmenti snodabili del rinvio, si usano due piastrine forate, nelle quali si fanno altri fori in linea e vicini l’uno all’altro. Poi si uniscono con una lima.
bicicletta da sci
Il rinvio, in questo momento montato per prova, termina sulla piastra d’attacco allo sci con due squadrette messe schiena contro schiena.

Le due leve frenanti con pedali

I tagli per sagomare il tubo quadro si eseguono sempre con la smerigliatrice angolare e un disco da taglio sottile. Nel farlo, bisogna fare attenzione a non troncare del tutto il tubo.
costruire snowbike
Dopo aver fatto le saldature che ne fissano la forma, si salda in testa alle due leve frenanti un dado M14, con cui le leve si articolano alla barra filettata della stessa misura, passante attraverso i fori dei pedali.
costruire bicicletta da sci
Per avvitare i pedali lateralmente alla leva frenante, si saldano sulla leva due dadi M12 e in testa alla vite dei pedali (a passo inglese) un segmento di barra filettata M12.

Progetto di Carlo Mariani

Benessere abitativo:involucro edilizio primo step

Tratto da “Come ristrutturare la casa n.2 – Marzo/Aprile 2024″

Autore: Nicla de Carolis

Stare in una casa dove le pareti perimetrali, soffitti e pavimenti siano ben isolati, né caldi né freddi, a parità di temperatura dell’aria, fa percepire una sensazione di benessere, quella che si prova in un’ovattata abitazione in legno costruita a regola d’arte. Nulla possono un termosifone, una stufa, uno split in inverno, anche mandati a manetta, nell’obiettivo del benessere abitativo se l’involucro non è coibentato termicamente. Temperatura, rumore, umidità, ventilazione e luminosità sono gli aspetti che concorrono al comfort di un edificio nel suo insieme. Il dossier di questo numero riguarda l’involucro, primo passo necessario per arrivare a questa caratteristica composita così ignorata nella costruzione degli edifici del passato, parlo soprattutto di quelli realizzati dopo la seconda guerra mondiale.
L’85% degli edifici dell’UE è stato costruito prima del 2000 e tra questi il 75% ha una scarsa prestazione energetica responsabile del 42% del consumo energetico e del 36% delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate all’energia. La necessità di un adeguamento energetico volto a ridurre le emissioni di CO2 sarà necessario anche alla luce della direttiva europea green che ha in programma di mettere dei paletti rendendo invendibili e non affittabili gli immobili nella classe energetica più bassa.
I sistemi per isolare un edificio si sono ampiamente evoluti in termini di materiali, per intenderci niente più pannelli tipo quelli utilizzati nel condomino a Valencia responsabili del disastroso incendio avvenuto lo scorso febbraio.La scelta è ampia e va dai cappotti dalle grandi prestazioni, con spessori da 4 a 24 cm formati da pannelli di natura sintetica e minerale, come lana di vetro e persino pannelli ottenuti assemblando lastre di EPS addizionato con grafite e listelli di terracotta; ma le soluzioni più innovative sono ancora tante e le troverete da pagina 48. Nei prossimi numeri tratteremo un approfondimento a parte sui serramenti, altro punto nodale dell’involucro.
Sempre rimanendo sul tema sostenibilità, riduzione delle emissioni di CO2, da pagina 92 uno speciale sugli impianti solari dove si fa chiarezza su pannelli solari e pannelli fotovoltaici. I primi che sfruttano i raggi solari per scaldare l’acqua destinata a uso sanitario, integrati da una caldaia a condensazione, una tecnologia ormai ben consolidata, semplice e poco costosa. I secondi, i fotovoltaici, che convertono le radiazioni solari in energia elettrica, con impianti decisamente più onerosi.
Questi i primi passi per migliorare in termini di comfort e sostenibilità le nostre case; interventi che non si possono ignorare anche se, in immediato, hanno meno appeal rispetto alle tante migliorie estetiche che una ristrutturazione consente.

L’ANTI-SCIVOLO SPRAY DI SARATOGA PER SUPERFICI CALPESTABILI

Saratoga presenta la sua ANTI-SCIVOLO VERNICE SPRAY, una vernice acrilica, trasparente e a rapida essiccazione, dotata di microsfere anti-sdrucciolo appositamente studiate per la presa e la tenuta su superfici scivolose in ambienti interni od esterni, anche umidi. 

ANTI-SCIVOLO VERNICE SPRAY crea sul materiale trattato una pellicola microruvida che ne aumenta sensibilmente il coefficiente di attrito e il grip, minimizzando il rischio di scivoloni, cadute e slittamenti.

Facilmente applicabile su superfici piane, tonde o ricurve, ha un’ottima resistenza alla luce, alle intemperie e agli ambienti aggressivi (presenza di acqua di mare, cloruri, gelo, …), non ingiallisce nel tempo ed è lavabile con i normali detergenti per pavimenti. 

ANTI-SCIVOLO VERNICE SPRAY aderisce a superfici in cemento, massetti edili, piastrelle in ceramica e in klinker, ABS, vetro, legno (purché non pretrattato con olii) e metalli trattati e non, come ferro, ottone e alluminio. 

Particolarmente indicato in luoghi soggetti ad umidità o scivolosi, trova la sua applicazione ideale non solo su scale, rampe, passerelle e pavimentazioni in genere ma anche su piatti doccia, bordi piscina, balconi e corrimani.

Disponibile in bomboletta da 400 ml l“ANTI-SCIVOLO VERNICE SPRAY è distribuito da Saratoga Int. Sforza S.p.A. Milano ed è in vendita nei migliori negozi di articoli tecnici, ferramenta, colorifici e nei reparti tecnici specializzati professionali e brico-professionali.

Le nuove rivettatrici a batteria Rivit: l’esperienza FERVI Group a servizio dei professionisti del fissaggio e della manutenzione

Rivit incrementa l’offerta con nuove rivettatrici a batteria dedicate a lattoneria e industria. Presso il punto vendita Mister Worker di Ozzano dell’Emilia è possibile provare le rivettatrici a batteria Serie 700 di Rivit insieme ai nuovi elettroutensili di FERVI.
 
Ozzano dell’Emilia (BO), 27 febbraio 2024 – In coerenza con le logiche del gruppo di appartenenza, Rivit potenzia l’offerta proponendo le rivettatrici a batteria della Serie 700. La nuova linea, abbinata alla ricca gamma di elettroutensili a batteria e a filo marchiati FERVI, completa l’offerta del FERVI Group per officine, lattonieri, artigiani e hobbisti esigenti.
Gli elettroutensili portatili proposti da Rivit – e dalle altre aziende del gruppo – sono dotati di potenti motori brushless, batterie a lunga durata e comoda valigetta per tutti gli utilizzi in mobilità, senza scendere a compromessi legati alla potenza, alla precisione e alla durata delle lavorazioni.
 
Il nostro obiettivo è di arrivare sul mercato sempre con prodotti nuovi e performanti che, insieme a mezzo secolo di know-how, consentono di affrontare una sfida stimolante. Le solide relazioni che abbiamo consolidato con diverse tipologie di cliente rappresentano il nostro asset competitivo: rivolgersi a Rivit significa entrare in contatto con una lunga e solida esperienza, costruita con i sistemi di fissaggio e, in virtù dell’ingresso dell’azienda nel FERVI Group, oggi arricchita da una serie di preziose sinergie anche per quanto riguarda i tools”, ha commentato Francesco Montanari, AD di Rivit.
 
Rivolgersi a Rivit significa quindi relazionarsi con una realtà solida, forte di 50 anni di storia nel settore dei sistemi di fissaggio e oggi pronta ad esplorare nuovi comparti di mercato grazie alle sinergie attivate all’interno del gruppo di appartenenza. Il FERVI Group di cui Rivit è entrata a fare parte nel 2021, porta in dote un catalogo quanto mai completo di utensileria per settori diversi, dall’officina meccanica all’officina auto-moto, spaziando per tutto il settore MRO (Maintenance, Repair and Operations) e il fai-da-te più evoluto, fino agli strumenti di precisione, oltre ad una capillare rete di rivenditori per incontrare le esigenze dei diversi territori.
 
L’offerta dell’azienda ozzanese, oggi quanto mai completa a livello di prodotto, si arricchisce dunque di elettroutensili per il fissaggio, con la possibilità di “toccare con mano” la qualità degli utensili e delle soluzioni proposte, anche direttamente presso il punto vendita Mister Worker, situato proprio nella sede dell’azienda a Ozzano dell’Emilia: punto di incontro tra l’ampia offerta del portale online Mister Worker e la competenza del personale Rivit.

Cornici fai da te con listelli modanati

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Realizziamo delle belle cornici fai da te, recuperando i listelli modanati delle porte.

Per realizzare cornici dall’aspetto elegante e durevole, è fondamentale selezionare attentamente il legno per cornici fai da te. Utilizzando legni specificamente scelti e adatti a questo scopo, potrai garantire non solo una resistenza nel tempo, ma anche un’estetica che valorizzerà le tue opere d’arte o le tue fotografie. Opta per tipologie di legno che si prestino bene alla lavorazione e che offrano una buona stabilità dimensionale. Con l’uso del legno giusto e lavorandolo con cura e precisione, potrai creare cornici su misura che si adattino perfettamente al tuo stile e conferiscano un tocco personale e unico ai tuoi spazi.

Le cornici delle porte, ad esempio, sono realizzate con listelli modanati, a volte anche in modo ricercato, applicati sul braghettone fissato alla parete in modo da occludere la fessura intorno a questo e rifinire l’insieme. Se ci restano alcuni avanzi di questi profili, possiamo utilmente riciclarli per realizzare eleganti cornici fai da te. L’assemblaggio è quello classico che si utilizza per le cornici dei quadri, mentre l’inserimento dell’immagine è diverso in quanto i listelloni non hanno, sul retro, il ribasso fresato che crea la sede per la tela. Questa dev’essere fissata a un fondo in compensato graffettato sul retro della cornice, con nastro biadesivo o altri sistemi di bloccaggio. Se possediamo una fresatrice da banco possiamo ricavare la sede sia per il quadro sia per l’eventuale vetro, da fissare con una cornicetta incollata. Un’attaccaglia inchiodata sul retro permette di appendere il quadro.

Cornici fai da te – Cosa serve

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✓ Alcuni spezzoni di listello modanato per le cornici delle porte
✓ Un’immagine su pannello o su tela
✓ Colla vinilica, nastro biadesivo, smalto coloro oro, attaccaglia per quadri
✓ Tagliacornici, strettoio a nastro, graffatrice

La realizzazione

listelli per cornici fai da te
  1. I listelli per cornici fai da te vanno tagliati con le estremità a 45°. Allo scopo utilizziamo una guida tagliacornici con fessure che permettono di guidare la sega a dorso con la corretta angolazione.
  2. Posizioniamo gli elementi tagliati a formare la cornice e disponiamo uno strettoio a nastro intorno a essa. Iniziamo l’assemblaggio spalmando colla vinilica sulle parti da unire.
  3. Con una squadra verifichiamo l’esatta giunzione a 90°. Lo strettoio va mantenuto in tensione per almeno 24 ore. A incollaggio indurito rivoltiamo la cornice e rinforziamo le giunzioni con alcune graffette.
  4. Applichiamo ora il fondo costituito da un foglio di compensato leggermente più grande della luce della cornice. Fissiamo il fondo con alcune graffette. La cornice è ora pronta per la finitura.
  5. Trattiamo la cornice con smalto dorato, argentato o di altro tipo steso a pennello. Volendo possiamo creare delle “velature” che conferiscono un elegante aspetto antichizzato alla cornice.
  6. Sul retro della tela o del pannello con l’immagine applichiamo alcuni pezzetti di nastro biadesivo. Inseriamo l’immagine all’interno della cornice e premiamo nei punti dotati di nastro biadesivo.

La sospensione

attaccaglia metallica
Per appendere il quadro utilizziamo un’attaccaglia metallica. Si tratta di un elemento, variamente sagomato, da applicare sul retro di quadri, specchi e altri oggetti per poterli sospendere alla parete. Vi sono attaccaglie a occhiolo, a gancetto o a filo, a vista o invisibili, di varia forma, dimensione e robustezza, per ogni impiego. L’applicazione all’oggetto da appendere può essere fatta con chiodini, viti o colla.

Arredo giardino fai da te | Come costruire una panca e sedia in legno

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Un arredo giardino fai da te massiccio e resistente alle intemperie realizzato partendo da travetti di pino impregnato in autoclave tagliati a misura, sagomati e uniti per spinatura

panca e sedia di legno fai da te

Le panchine in legno (cosi come tutte le costruzioni in legno) esposte alle intemperie e ai raggi solari, specialmente se lasciate al naturale tendono a ingrigirsi e ad apparire vecchie, sciupate: non è sufficiente un’impregnazione data come finitura, la protezione superficiale dopo un po’ si screpola e apre la strada agli agenti che deteriorano il materiale.

Per realizzare un arredo giardino fai da te duraturo bisogna utilizzare essenze legno particolarmente indicate per applicazioni esterne, non propriamente economiche, ma buoni risultati si ottengono anche con legni comuni sottoposti a impregnazione in autoclave: le pressioni elevate a cui sono sottoposti durante i processi di impregnazione fanno penetrare i prodotti in profondità, per cui il legno risulta inattaccabile in tutta la sua massa.

La costruzione delle panchine in legno fai da te dona al tuo giardino un tocco personale e creativo. Utilizzando la stessa cura e attenzione impiegata per i tavoli, potrai creare panche in legno su misura che si integrino perfettamente con il resto dell’arredo. Scegliendo legni adatti all’uso esterno e applicando tecniche di trattamento idonee, le tue panche potranno resistere alle intemperie e conservare il loro aspetto originale nel tempo. Con un po’ di creatività e impegno, potrai trasformare il tuo giardino in uno spazio accogliente e funzionale, arricchito da pezzi unici realizzati con le tue mani.

Per la costruzione del nostro arredo giardino fai da te possiamo utilizzare legno di pino impregnato di prima scelta, privo di nodi, da verniciare a piacere con prodotti trasparenti o coprenti: ovviamente la finitura deve essere di buona qualità e durata.

Affrontiamo la costruzione passo-passo dell’arredo giardino fai da te partendo dalla panchina, per poi analizzare la sedia

Costruzione delle panchina in legno fai da te

progetto panca di legno fai da te
taglio manuale del legno
dima di taglio
  1. Ciascuno può realizzare tutti i tagli diritti in base all’attrezzatura a disposizione, anche a mano: è sufficiente una cassetta tagliacornici per guidare senza errori la lama della sega manuale.
  2. I tagli inclinati, per esempio quello riguardante le estremità delle gambe posteriori (100°), si realizzano impostando la corretta angolazione, in base al disegno, con la falsa squadra su una faccia del travetto e prolungando, sulle due facce concorrenti, la linea perpendicolare che deve mantenere la lama.
  3. si esegue il taglio
  4. Le gambe anteriori, frontalmente, vanno sagomate nella parte superiore per ridurre lo spessore da 70 a 57 mm, realizzando uno smusso di raccordo nella zona di collegamento tra i due spessori. Anche per questa operazione il disegno in scala 1:1 si rivela indispensabile, in quanto permette di marcare sul legno i punti essenziali di riferimento della sagoma e di poterne successivamente verificare, sovrapponendo il listello al pannello, il corretto sviluppo. Con un seghetto alternativo che abbia un’escursione della lama superiore a 70 mm si abbozza rapidamente la sagomatura.
  5. Più difficile, se si fa riferimento soltanto al profilo riprodotto sul truciolare, è ricavare con precisione la concavità sulla faccia superiore dei braccioli e sui listelli laterali su cui appoggiano le doghe della seduta.
  6. Per questo motivo bisogna realizzare due dime su cartoncino, sempre in scala 1:1, da ritagliare e utilizzare come riscontro per tracciare le curvature sui listelli; si possono riprodurre allo scopo i disegni sottostanti, tenendo conto che ogni quadretto deve misurare 5 cm di lato.

Regolarizzare i profili della panca in legno fai da te e predisporre le giunzioni

profili panchina in legno
  1. Seguendo la linea tracciata con l’aiuto della dima su braccioli e traverse della seduta, si sega via il legno in eccesso e si regolarizza il taglio, come si è già fatto per le gambe anteriori. Per i 3 pezzi che supportano le doghe della seduta, l’estremità da collegare al longherone dello schienale (quella con i fori per le spine) dev’essere bisellata a 105°, in modo che, al momento dell’assemblaggio, ponendo questi in piano lo schienale rimanga un poco inclinato all’indietro.
  2. Tutte le asperità lasciate dal taglio devono essere eliminate fino a ottenere una concavità regolare, progressiva e liscia (specialmente per i braccioli). Anche in questo caso si può procedere manualmente, avvolgendo fogli di carta abrasiva, a grana via via più fine, su un tacco di legno squadrato. Ovviamente la disponibilità di una levigatrice fa risparmiare tempo e olio di gomito.
  3. Gli spigoli vivi sono già di per sé nemici dell’estetica, ma su alcune parti della panchina in legno fai da te vanno comunque eliminati anche per una questione di comfort di utilizzo. Ad alcuni elementi, come i braccioli e la doga anteriore del sedile, sullo spigolo rivolto all’esterno, devono essere smussati in modo consistente con una fresa a profilo concavo, in quanto sono le parti sporgenti con le quali viene più facilmente a contatto il corpo quando si è seduti. Inoltre, uno spigolo vivo evidenzia visivamente eventuali irregolarità nello sviluppo delle modanature curve, mentre una fresatura angolare tende a minimizzarle. Tuttavia, il concetto è applicabile anche a tutti gli altri elementi, per i quali è sufficiente rompere semplicemente l’angolo.
  4. Considerato che l’intera costruzione prevede l’utilizzo di travetti di due soli formati, la preparazione di gran parte delle sedi per le spine può essere facilitata utilizzando due tacchi di legno tagliati da un travetto 70×70 mm e da uno 70×45 mm. Praticando su entrambi fori passanti Ø 10 mm, ben centrati, si ottengono due maschere che, allineate sulle teste dei travetti corrispondenti e bloccate con morsetti, permettono di riprodurre i fori con precisione, senza dover ripetere alcuna tracciatura.
  5. Per riportare i punti da forare sui fianchi dei travetti concorrenti (montanti, longheroni, braccioli ecc) si utilizzano marcatori a cappellotto di pari diametro delle spine.
  6. Basta quindi accostare con precisione il pezzo con i cappellotti a quello concorrente e premere: i risalti appuntiti penetrano nel legno, marcando con precisione i punti in cui forare. Anche se in foto non si vede, l’accostamento dei due elementi va fatto utilizzando un listello diritto di riscontro per avere la certezza che i pezzi siano perfettamente allineati.
  7. Con un po’ di attenzione, i fori possono essere aperti anche usando il trapano a mano libera; indubbiamente un supporto a colonna e un limitatore di profondità fanno stare piu tranquilli.
  8. Con un compasso impostato su un raggio di 35 mm, puntato al centro della sezione dei braccioli, si traccia la stondatura.
  9. si ritagliano gli eccessi con il seghetto alternativo e si carteggiano gli elementi dell’arredo giardino fai da te.

Montaggio in sequenza

montaggio arredo giardino fai da te
  1. Si inizia componendo la T formata dal longherone superiore dello schienale e il montante centrale. Le coppie di spine si inseriscono su un lato del montante centrale e su di esse si imboccano appena le 5 stecche orizzontali di una metà dello schienale; si prepara quindi il montante laterale corrispondente con le spine inserite (una coppia in più per l’incastro con il longherone) e si impacchetta il tutto, serrando tra lunghi morsetti o cinghie tensionabili. In entrambi i casi, il legno va protetto dal contatto con l’elemento di serraggio interponendo un pezzo di materiale morbido o di compensato.
  2. Quando la colla ha fatto presa, si tolgono i morsetti e si completa l’altra metà con lo stesso procedimento.
  3. Se si utilizzano lunghi morsetti, bisogna tener conto che i montanti e il longherone superiore hanno la sommità arrotondata, perciò quando si deve incastrare e serrare il longherone inferiore alla struttura i morsetti non hanno modo di realizzare una presa efficace senza rischiare di scivolare. O si dispone di cinghie o bisogna sagomare allo scopo due o tre pezzi di legno di scarto.
  4. In ultimo, si incastra sulla struttura la E che costituisce il supporto delle doghe della seduta, già predisposta e stabilizzata a parte. Il montante centrale dello schienale deve essere forato per accogliere 5 travetti per parte, il che equivale a realizzare 20 forature per le spine (10 su un lato e 10 sull’altro). Dopo aver tracciato l’interasse corretto dei travetti e riportato i punti da forare su un lato, non occorre ripetere l’operazione sull’altro: se si dispone di un trapano a colonna o di un supporto affidabile, i fori si possono realizzare passanti, prevedendo di inserire in ognuno un’unica lunga spina che sporga da un lato e dall’altro. Con questo sistema si è certi che i travetti di ciascuna metà siano perfettamente allineati. In realtà, questo accorgimento è applicabile solo ai primi 4+4 travetti partendo dall’alto: la foratura passante va evitata per i due in basso in quanto è prevista la spinatura di testa con il longherone inferiore e il legno risulterebbe indebolito, per cui in questa zona la spinatura è cieca.

Gli arrotondamenti

stondare legno

Su tutti gli elementi che devono essere arrotondati di testa (braccioli e montanti schienale) o lungo il profilo (longherone superiore schienale) questa operazione si effettua dopo aver praticato i fori per le spinature e aver verificato la corrispondenza delle giunzioni: stondare i pezzi appena tagliati renderebbe più difficile avere riferimenti precisi sui bordi ed esporrebbe a disassamenti delle giunzioni.

Il pezzo più difficile da ottenere con un arrotondamento costante è il longherone, in quanto si deve operare su tutta la sua lunghezza: in questo caso si asporta il materiale per piallatura manuale, con molta attenzione.

Tasselli, colla e viti

unire il legno con spine
  1. Per stabilizzare le spinature dell’arredo giardino fai da te bisogna utilizzare un adesivo strutturale a base poliuretanica: in questa costruzione le giunzioni sono piuttosto fitte e la colla vinilica non garantisce sufficiente tenacia per applicazioni esposte agli sbalzi di temperatura dovuti all’insolazione e alle altre condizioni ambientali esterne. Lo stesso vale per le spine: il faggio soffre un po’ queste condizioni, perciò è meglio ricavare le spine da tondini di legno duro che non soffrano l’umidità. Eventuali fuoriuscite di adesivo vanno ripulite utilizzando un solvente, per esempio acetone.
  2. Può essere utile, in questo caso, inumidire le spine immergendole in acqua per pochi istanti, prima di inserirle. Gli adesivi poliuretanici polimerizzano per effetto dell’umidità e alzarne il tenore (ragionevolmente) può aiutare a realizzare un’unione tenace più rapidamente.
  3. Dopo aver spremuto un po’ di adesivo nei fori, si inseriscono le spine battendole un poco per farle penetrare a fondo. 4. L’adesivo va spremuto anche nei fori del pezzo concorrente prima di effettuare l’unione.
  4. Le unioni dei fianchi alla seduta e allo schienale vanno stabilizzate con l’inserzione di viti Ø 6×120 mm con rondella sotto testa.
  5. La sequenza costruttiva dei fianchi, il montaggio delle doghe della seduta e la finitura saranno affrontati più avanti, dove verranno fornite anche le dimensioni della sedia che segue lo stesso criterio costruttivo
panca fai da te in legno

Costruzione della sedia per l’arredo giardino fai da te

La sedia coordinata con la panchina dell’arredo giardino fai da te differisce da essa soltanto nella larghezza: ci risparmiamo il montante centrale dello schienale, per il quale bisogna aprire ben 24 sedi per le spine, la traversa centrale della seduta, ma per il resto il lavoro è identico. Non aspettiamoci quindi che con la panchina il più sia fatto: il tempo necessario per costruire la sedia-poltroncina è quasi lo stesso e siccome per avere un set completo ne serve almeno una coppia… buon lavoro. l Per questi motivi, la cosa migliore da fare è mettere in conto già in partenza la costruzione dei tre elementi, procurandosi il legname necessario e procedendo in sequenza con le operazioni che vedono coinvolti i diversi elettroutensili: prima tutti i tagli per ottenere i singoli pezzi, suddividendoli in tre gruppi, poi l’apertura per le sedi delle spine d’unione.

Sta poi allo spazio e al tempo disponibili vedere come procedere da qui in poi, soprattutto perché, volendo concentrare l’incollaggio dei pezzi dell’arredo giardino fai da te in un’unica fase, è necessario disporre di un gran numero di cinghie o morsetti lunghi e di uno spazio piuttosto grande da occupare fino a quando la colla non fa presa.

sedia da giardino fai da te
progetto sedia di legno

Cosa occorre:
Tutti i pezzi necessari si ricavano da travetti di pino impregnato con sezione 70×70 mm e 70×40 mm, reperibili in barre da 2-3-4 metri; servono inoltre tondini di legno (no faggio) da 10 mm per ricavare le spine e viti Ø 6×120 mm trattate per esterni.

travetti di pino
I pezzi necessari per comporre la sedia sono 25: 4+4 per i fianchi, 9 per lo schienale e altrettanti per il sedile; bisogna aprire una cinquantina di sedi per le spine dopo aver rettificato i pezzi in seguito al taglio, ma senza eseguire le modanature, da farsi dopo la predisposizione dei fori utilizzando le maschere autocostruite a misura delle sezioni dei travetti.

Costruire i fianchi e unirli a seduta e schienale

come costruire una sedia da giardino
  1. Le sedi per le spine, come si è detto per la panchina, vanno aperte prima di realizzare le modanature e lo smusso degli spigoli, in modo che le dime costruite a misura dei due travetti utilizzati (70×70 e 70×40 mm) possano essere centrate con precisione. Osservando i pezzi che compongono ciascun fianco disposti a “esploso” si notano due spinature che meritano attenzione: quella che unisce la gamba posteriore al bracciolo e quella tra la stessa gamba e la traversa. In entrambi i casi, le forature di testa della gamba e della traversa vanno realizzate inclinate, perpendicolari al piano già ottenuto con la bisellatura. Si può fare anche il contrario: aprire i fori perpendicolari alle teste prima di bisellarle e realizzare di conseguenza i fori inclinati nel bracciolo e sul fianco della gamba posteriore.
  2. Tutte le spine si ricavano da tondini di legno duro Ø 10 mm; dopo il taglio le estremità vanno leggermente stondate per facilitarne l’inserimento nei fori.
  3. Dopo aver verificato la corrispondenza delle spinature, si può procedere al montaggio definitivo introducendo nei fori la colla poliuretanica e mettendo in morsa. Successivamente si possono aprire, rispettando le quote, i fori per il fissaggio di schienale e seduta all’interno dei fianchi: un listello spesso in cui si pratica un foro passante di pari diametro sul trapano a colonna funge da guida per una perfetta perpendicolarità.
  4. Fatti tutti e 6 i fori, si inseriscono i marcatori a cappellotto.
  5. A parte si effettua il montaggio in bianco, senza colla, delle due cornici di seduta e schienale, accoppiandole.
  6. L’insieme viene presentato sulla faccia interna del fianco per trovare la giusta collocazione, ma senza appoggiarlo sui marcatori: allo scopo si utilizzano piastrine metalliche come spessore per fare scivolare l’insieme e fare i dovuti aggiustamenti: solo quando le due cornici sono in linea con i fori si tolgono gli spessori e con una pressione decisa con il palmo della mano si fanno penetrare le punte dei marcatori nel legno.
  7. Si assembla definitivamente lo schienale (con le doghe interne) e la cornice della seduta con viti Ø 6×120 mm. Per facilitare il montaggio delle doghe della seduta si pianta, vicino ai prefori aperti nel supporto sagomato, un sottile chiodino d’acciaio, facendolo affondare pochi millimetri.
  8. Con un tronchesino si fa saltare la testa del chiodo e una parte di gambo, lasciandone affiorare dal legno 3-4 mm.
  9. Mettendo in posizione la doga e premendola con forza, i chiodini (uno per parte) penetrano in essa e la tengono in posizione mentre la vite si fa il passo nel legno. Per mantenere il corretto interasse tra le doghe è bene preparare una coppia di spessori calibrati da inserire tra la doga fissata in precedenza e quella successiva.

Finitura a più mani della arredo giardino fai da te

finitura del legno
  1. Per chi preferisce stendere sull’arredo giardino fai da te una finitura colorata, il procedimento corretto da seguire si articola in tre fasi.
  2. Anche se il legno è già pretrattato industrialmente, è bene stendere una mano di impregnante trasparente prima di applicare il primer vero e proprio; dopo il primer si carteggia a grana fine per lisciare la superficie e, solo a questo punto, si può passare alla finitura vera e propria, da applicare in due mani. Ovviamente è preferibile, anche se occorre spazio, effettuare queste operazioni prima di procedere all’assemblaggio, così si possono proteggere le parti non raggiungibili a struttura montata. Le sedi per le spine vanno chiuse provvisoriamente con carta appallottolata.
  3. Se si vuole lasciare il legno dell’arredo giardino fai da te al naturale, la prima applicazione di impregnante va fatta comunque a struttura smontata, per poi stendere, anche dopo l’assemblaggio, una finitura cerata, trasparente o colorata, compatibile con la precedente.

Ristrutturazioni belle e per tutti i gusti

Tratto da “Rifare Casa n.92 – Marzo/Aprile 2024″

Autore: Nicla de Carolis

L’architettura è un fatto d’arte, un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi”. Questa citazione di Le Corbusier suona perfetta scorrendo i progetti degli architetti pubblicati in questo numero e tutti quelli che arrivano numerosissimi dai professionisti che ci seguono: è chiaro che l’architetto, soprattutto oggi, deve avere una formazione che va ben al di là della semplice progettazione in termini di spazi.
Il suo è un lavoro che sempre più spesso include anche le competenze dell’interior design, con il risultato di consegnare ai committenti un appartamento completo di tutto. Alla base di tutto ciò vi è un lungo percorso di amore per l’arte e per il bello, la conoscenza profonda degli stili, dei materiali, degli arredi, la capacità di rendere armoniosi anche abbinamenti estremi e originali per emozionare e far esclamare a chi entra per la prima volta negli ambienti di sua creazione l’inflazionato “WOW!”

In questo numero la parata di ristrutturazioni fornisce un esempio di come si può intervenire con risultati davvero speciali in appartamenti di ogni genere. Abbiamo la casa ottocentesca di un centro storico con soffitti alti quattro metri, ampie volte e testate a crociera. Priorità imprescindibile del progetto non poteva essere altro che conservare gli elementi d’epoca valorizzandoli: tra le altre cose l’inserimento in alcune volte di profilati atti ad accogliere una fonte di illuminazione che desse il giusto risalto al capolavoro in alto.
E poi la palazzina Liberty che, dopo il necessario consolidamento/risanamento, ha mantenuto negli esterni le caratteristiche dell’edificio originario con tutti i ripristini del caso, ma all’interno è stata totalmente sventrata: a causa dei molteplici interventi negli anni, non c’era nulla da salvare. Il risultato sono degli ambienti moderni e molto originali, arricchiti da opere d’arte, mobili e illuminazioni di assoluto buon gusto.
Ma il miracolo e l’effetto “WOW” si può ottenere anche nell’appartamento di un condominio degli anni ’80, periodo non certo noto per avere prodotto edifici di pregio: qui si evidenzia l’importanza della sintonia che deve crearsi tra committente e professionista per avere un risultato che soddisfi pienamente le esigenze di chi ci dovrà abitare. Il progetto, davvero ricco di colori, di materiali diversi e di abbinamenti estrosi, è stato realizzato esattamente su misura intorno alle passioni e alla personalità del proprietario.

Tanti altri gli esempi ben riusciti di case rimesse a nuovo, proposti in questo numero, rappresentano una miniera di spunti e suggerimenti da condividere con il vostro architetto o da utilizzare voi stessi, se siete gli orgogliosi progettisti della ristrutturazione.

Sifone Spazio 1NT Evolution: l’ultrapiatto in cucina

Dall’esperienza del sifone LIRA Spazio 1NT nasce il nuovo EVOLUTION.
Ancora più compatto nelle sue dimensioni ( 65 mm di spessore) unite ad una forma più dinamica, il Sifone Spazio 1NT EVOLUTION conferma la collaudata esperienza e affidabilità della famiglia dei sifoni Spazio NT.
Grazie alla sua particolare conformazione aderisce alla parete di fondo, liberando maggior spazio nel sottolavello, che diventa così utilizzabile come “ripostiglio” per riporre in modo ordinato e funzionale detersivi e similari. Il suo nuovo design con una forma disassata rispetto al suo asse frontale permette al sifone di compensare eventuali problemi di installazione.
L’ispezionabilità, caratteristica dei Sifoni Spazio NT, consente di rimuovere i residui accumulati nello scarico causa principale di fastidiosi ingorghi che compromettono notevolmente il deflusso dell’acqua, semplicemente svitando il tappo posto nella parte anteriore.
Composto da elementi, facilmente assemblabili tra di loro, garantisce una sorprendente rapidita e facilità di montaggio inoltre tutti i componenti sono forniti di una lunghezza compatibile con qualsiasi applicazione ed è possibile tagliarli agevolmente con un tagliatubi o con tradizionale seghetto.
Realizzato in polipropilene, è disponibile in versione bianco, nero e grigio metallizzato.
L’arancio, colore storico e distintivo del marchio Lira – Made in Italy è garanzia di autenticità ed elevata qualità dei prodotti Lira.