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Come costruire una casa sull’albero

Una casetta sull’albero, uno spazio abitabile sospeso da terra e ancorato ai rami forti di un albero: un punto di vista nuovo e coinvolgente. Ecco come costruire, passo-passo, una casa sull’albero

Una delle avventure più appassionanti per un ragazzino è ricavarsi una casa sull’albero tra le fronde di un albero: nel nostro DNA non deve essersi estinto il ricordo di quando, milioni di anni fa, le piante erano per gli uomini un rifugio sicuro dai pericoli.

Ma le case sugli alberi, che sono diventate trendy negli ultimi decenni a partire dal Nord America, dal Canada e dal Nord Europa e che cominciano a essere costruite anche in Italia, non vanno viste solo come un fantastico gioco per bambini, ma come una vera e propria “opportunità” di riscoprire valori dimenticati… in giardino.

Come costruire una casetta sull’albero

Dopo aver imparato a costruire una palafitta, in questo articolo vediamo come fare una casa sull’albero per bambini e adulti

Costruzione casa sull’albero

casa sull'albero

  1.  Dopo aver scelto gli alberi che fungeranno da sostegno per la casetta sull’albero (di almeno 35-40 cm di diametro e ben radicati) si procede a realizzare la piattaforma di sostegno.
  2. Si tratta di un’intelaiatura di travetti tondi di legno (lunghi 2-3 m e con diametro di circa 150 mm) o, in alternativa, da tavole da cantiere dello spessore di 40 mm, assemblate in modo da realizzare una struttura di sostegno orizzontale.
  3. Considerata la forma irregolare della base i travetti devono essere tagliati con lunghezze differenti.
  4. La pavimentazione è realizzata con un tavolato di pino (spessore 35 mm), trattato per resistere all’umidità̀. Bisogna fissare il tavolato sui tronchi di sostegno.
  5. Per sagomare eventuali zone in cui far passare i tronchi, serve il seghetto alternativo, a batteria o alimentato da un generatore (vedi foto).
  6. Per ergere le pareti vengono utilizzati altri travetti ø 100-150 mm, fissati sugli alberi a 2,2 metri dalla base, per mezzo di viti tirafondi. Per usare le viti tirafondi bisogna prima praticare un foro nel legno con il trapano (con batteria o generatore) affinché́ possano penetrarvi senza fatica.

Tetto, pareti e finitura

come costruire una casa sull'albero

  1. La copertura è realizzata con tavole di pino spesse 35 mm.
  2. Le pareti sono realizzate con tavole di pino sovrapposte.
  3. Le pareti è il tetto si sostengono vicendevolmente e aumentano ulteriormente la stabilità della casetta.
  4. Tutta la struttura viene trattata con diverse mani di protettivo per legno, in modo da proteggerla dall’umidità e dai raggi solari.
  5. Per un migliore risultato sono stati stesi anche dei cordoni di silicone a sigillare eventuali fessure.
  6. Per chiudere l’ingresso si è optato per un’apertura con vetri scorrevoli, molto luminosa e che garantisce la vista del panorama.

Scala e arredamento

  1. La scala d’accesso alla casetta sull’albero è un elemento fondamentale e può essere realizzata in diversi modi: classica di legno, a corda (poco pratica, ma leggera) oppure una comoda rampa con gradini inchiodati, come in questo caso.
  2. L’arredamento interno è essenziale, ma in sintonia con la costruzione.
  3. Per il letto si è scelto un modello “tipo orientale”, quasi a filo pavimento, in modo da fruire maggiormente dello spazio. Per l’arredo esterno si è optato per modelli che ben sopportano le intemperie.
  4. Una casetta sull’albero esige manutenzione costante, soprattutto a inizio primavera e tardo autunno. Tutte le fatiche, però, sono ampiamente ripagate nella bella stagione, quando ci si rilassa “staccati da terra”, godendosi il panorama, sorseggiando un buon vino o leggendo un libro.

Questa casa sull’albero che si trova a Cassano Spinola (AL), costruita sulla riva del bellissimo Lago di Monterosso: una piccola perla incastonata tra le colline Piemontesi. In questo luogo, adibito alla pesca sportiva delle carpe e dei black-bass (con la tecnica ”catch&release” nel totale rispetto dell’animale e della natura), possiamo goderci giornate rilassanti, anche senza necessariamente pescare. In accordo con i gestori è possibile, inoltre, organizzare dei pacchetti week-end personalizzati.

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Prodotti Sodifer | Evoluzione qualitativa degli utensili manuali

Forte impulso verso la ricerca e la selezione di nuovi materiali per proporre alla clientela professionale e hobbistica attrezzature sempre più performanti

Quando i tempi si fanno duri, c’è chi tira i remi in barca, cercando di farsi trascinare dalla corrente. Non è così per  Sodifer che punta fortemente sulla selezione dei materiali e sulla ricerca tecnica, investendo costantemente sul miglioramento qualitativo dei prodotti che l’azienda romagnola distribuisce, convinta che solo così si inneschi il processo virtuoso che permette di primeggiare sul mercato. Dietro ogni utensile si nascondono un periodo di studio intenso e profondo e precise analisi tecniche.

L’obiettivo principale è la produzione di utensili di alta qualità robusti e duraturi. Tutti sono testati ampiamente per rispondere alle norme di qualità e sicurezza che il mercato richiede; test che riguardano la durezza, la resistenza ai solventi, alle alte e basse temperature e le prestazioni di ciascun utensile, sia quelli tipicamente destinati al mercato consumer, sia quelli destinati a quello professionale.

Prodotti Sodifer a marchio Labor

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Le linee delle livelle, dei flessometri, delle rotelle metriche, delle squadre, delle tenaglie e delle mazze da edilizia con manico in fibra sono i prodotti di punta. Le livelle sono costruite in tubolare di alluminio a base rettificata con tre bolle antichoc. I flessometri hanno una cassa bicomponente in materiale morbido che li rende più resistenti agli urti, impugnatura ergonomica che ne aumenta la maneggevolezza, nastro in acciaio temperato con rivestimento in nylon più resistente alle scalfitture.

Le rotelle metriche, come i flessometri, hanno un’impugnatura ergonomica che le rende più maneggevoli e un nastro in fiberglass indeformabile, antischiacciamento. Le tenaglie sono costruite in acciaio cromo vanadio con tagliente temperato che consente un minimo dispendio di forza durante l’utilizzo e aumenta la durata dell’attrezzo con ottima tenuta del filo. Le mazze da edilizia hanno manico in fibra e impugnatura in gomma che le rende maneggevoli con grande affidabilità e sicurezza nel lavoro. Sodifer

Come costruire una barca | Un kayak nato in garage

La passione per il mare e quella del far da sé si fondono nell’autocostruzione di una barca in legno, leggera e personalizzata; dopo tanto lavoro il varo avviene con un po’ d’ansia, ma la soddisfazione è grande dopo le prime “pagaiate”: ecco come costruire una barca passo-passo

Per affrontare la costruzione di una barca, anche di modeste dimensioni, bisogna essere veramente determinati, ancor più dell’essere “capaci” nella lavorazione del legno e attrezzati allo scopo. Non è sicuramente un’impresa facile, ma curiosando su internet si può prendere visione di più esperienze di autocostruzione di quanto si possa pensare e nella maggior parte dei casi gli autori hanno toni tranquillizzanti dal punto di vista delle difficoltà; affinché il risultato sia appagante bisogna però mettere in conto parecchie ore di lavoro.

Abbiamo pensato a come costruire una barca partendo da un desiderio coltivato da tempo, ovvero quello di costruirci un kayak per il tempo libero: abbiamo fatto un bel po’ di ricerche  per trovare un progetto conforme alle nostre esigenze e ben spiegato, finché ci siamo imbattuti nello schizzo di un modello lungo 3,5 metri e largo 75 centimetri.

Come costruire una barca in legno

Il disegno era abbastanza dettagliato da poter essere elaborato e ricavare il profilo di ogni singola costola dello scafo; le fasi successive della costruzione sono il frutto di tecniche apprese su alcuni manuali e da tutorial in rete. Ovviamente, trattandosi di un’imbarcazione, è importante utilizzare collanti formulati per resistere al contatto prolungato con l’acqua; nella fattispecie si è fatto ricorso a un adesivo epossidico. L’esterno va trattato dapprima con una vernice di fondo epossidica che chiuda i pori del legno e garantisca l’impermeabilità, per poi completare il lavoro con una vernice di finitura trasparente in più strati.

Lavorando alla costruzione solo nei fine settimana, ci sono voluti due anni prima del “varo”, ma è giusto dire che i tempi si sono allungati anche per la volontà di personalizzare l’imbarcazione con particolari soluzioni estetiche e pratiche. A cominciare dal rivestimento in strisce di piallaccio di diverse essenze, completato con un disegno nella parte superiore dello scafo, sempre in ritagli di piallaccio, che raffigura due stelle sovrapposte, tra pozzetto e prua.

Un kayak comodo anche da portare… sopra la macchina!

Anche la decorazione finale in bolle tricolori di diverse dimensioni, che formano una striscia continua da prua a poppa, ha richiesto un bel po’ di tempo: si è trattato di “incartare” tutto lo scafo e lasciare scoperte soltanto le zone da verniciare. La striscia di bolle si interrompe a metà strada tra il pozzetto e la poppa per includere il nome scelto per il kayak, “prima stella”, scritto con vernice bianca.

Terminate anche le decorazioni, su tutta l’imbarcazione è stato applicato un generoso strato di vernice trasparente. Molto curate sono anche le finiture del pozzetto, per renderlo confortevole e ben protetto da sporco e infiltrazioni d’acqua. L’imbarcazione risulta particolarmente leggera: pesa soltanto 23 kg e le dimensioni sono ideali per trasportarla sul tetto dell’auto, protetta da un telo fatto cucire appositamente.

Come costruire una barca di legno

Il profilo di ogni costola e della chiglia si disegna su una tavola di compensato marino da 19 mm e si procede al taglio. Su ogni costola si preparano le sedi per i listelli di rovere (10×10 mm) per legare le stesse; nei profili inferiore, superiore e laterali vanno inoltre alloggiati listelli 20×10 mm di rovere per facilitare la posa del rivestimento. Nella parte superiore si realizza il profilo ovale del pozzetto per il canoista; sulle costole 3 e 4, partendo da prua, si predispongono 4 attacchi per il fissaggio dei puntapiedi. Il tutto va soltanto incollato con adesivo epossidico.
Il rivestimento esterno è in piallaccio di acero da 2 mm, tagliato a strisce larghe 70 mm e incollato sempre con adesivo epossidico. Si inizia a rivestire la parte inferiore, con strisce poste a 45° rispetto alla chiglia e distanziate circa 50 mm una dall’altra. Gli spazi rimangono tuttavia irregolari e le strisce di chiusura vanno disegnate una a una.
Come si nota, il profilo di ogni singola striscia ha un disegno singolare e dipende dalla curvatura dello scafo. Le curvature sono piuttosto pronunciate, perciò si utilizzano morsetti con profili di legno per allineare le strisce allo scafo. A poppa e a prua, la curvatura rende necessario il ricorso a parecchi morsetti a molla, da posizionare uno dopo l’altro a distanza regolare, per garantire l’incollaggio corretto del rivestimento lungo il profilo della chiglia.
Completato il rivestimento della parte inferiore dello scafo, le parti eccedenti delle strisce vanno rifilate lungo il profilo laterale esterno su cui sporgono.
Con la stessa logica si riveste la parte superiore; per questa occorrono strisce più corte, ma con curvature ben più marcate, specialmente intorno al pozzetto. Proprio in quest’ultima zona occorrono molti morsetti per far seguire il profilo alle strisce. È intuibile che, prima di incollare le strisce successive, bisogna attendere la presa della colla.
Completato anche il rivestimento esterno, tutto lo scafo va ripassato con la smerigliatrice munita di disco abrasivo per addolcire eventuali spigolosità, soprattutto eliminando le “creste” tra le strisce, fino a ottenere  curvature continue. Le passate devono essere leggere, per non ridurre lo spessore già di per sé esiguo.
Per il rivestimento di finitura si possono seguire due strade: una smaltatura a più mani, dopo aver levigato le superfici in modo impeccabile, oppure la sovrapposizione di un legno pregiato. Qui viene scelta la seconda soluzione, ma, per contenere l’aggiunta di peso, anziché listelli si utilizza massello tranciato e precollato da 0,6 mm di spessore, in strisce da 20 mm. Nella fattispecie vengono utilizzate dodici essenze differenti disposte a mosaico; l’alternanza delle colorazioni e la lunghezza dei singoli tasselli non segue uno schema logico, l’unico punto in comune è il taglio obliquo, più o meno accentuato, dei lati corti di ciascuna striscia. L’unica accortezza da avere è quella di concentrare un maggior numero di essenze scure nella parte inferiore dello scafo, prediligendo quelle chiare per la parte superiore.

Completato il rivestimento inferiore, prima di capovolgere lo scafo si passa sulla superficie una tela a grana finissima per eliminare le asperità. Terminato anche il rivestimento superiore, lo scafo va trattato all’esterno e all’interno con una vernice di fondo epossidica ad alta penetrazione.

Quanta cura per allestire il pozzetto!

La cornice del pozzetto, in tre pezzi, si ricava da una tavola di massello di rovere da 40 mm. I pezzi, dopo il taglio, si fresano per ricavare un dente in cui alloggiare il gonnellino paraspruzzi che protegge il canoista ed evita di imbarcare acqua durante la navigazione.
Il fondo dell’imbarcazione si completa con polistirene a cellule chiuse, per renderlo planare e assorbire meglio il peso del canoista. Sia il fondo sia i lati del pozzetto si rivestono con piallaccio di bamboo, si leviga e si vernicia il tutto, poi si ricopre con fibra di vetro e si impregna con resina epossidica, per poi applicare due mani di resina trasparente per rifinire e sigillare le superfici.
Sul fondo del pozzetto si dispone un tappetino in listelli di rovere 15×5 mm, incorniciato da un listello di PVC e trattato con resina, che protegga il bamboo da sabbia e sassolini portati dal canoista.
Il tappetino è trattenuto da elastici e ganci in plastica fissati al fondo, in modo da essere rimovibile.
Fissato il sedile ad altri agganci predisposti, si collegano i puntapiedi agli attacchi previsti durante la costruzione dello scheletro. A prua e a poppa si fissano le due sacche di galleggiamento.

Due maniglie, una a poppa e una a prua

Le maniglie per il trasporto, fissate alla parte superiore della chiglia con tirafondi, sono in doppia corda di nylon Ø 16 mm su cui si avvolgono 3 cordoncini colorati Ø 3 mm.
Gli attacchi sono due piccoli contenitori in plastica fissati su una dima di legno che replica la curvatura da far assumere alla maniglia. Si riempiono con resina epossidica e vi si annegano i cordoni; dopo 24 ore si estraggono i blocchi di resina, si leviga, si pratica un foro per il fissaggio alla canoa e si vernicia in nero.
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Piantana rustica fai da te

Per realizzare questa piantana rustica dobbiamo procurarci un tronco lungo circa 50 cm, che non presenti troppi nodi, abbia uno sviluppo abbastanza lineare e, soprattutto, sia ben sano all’interno

Pe realizzare la piantana fai da te, i tagli alle estremità del tronco possono anche non essere esattamente perpendicolari all’altezza, quello che conta è individuare i baricentri per effettuare i fori alla base e alla sommità in modo che il peso sia ripartito in ogni direzione.

Per eliminare gli insetti che spesso si insediano all’interno dei tronchi, evitando di portarli in casa, possiamo chiudere il tronco per due giorni in una “camera” realizzata con un telo di nylon, al cui interno mettere un paio di bicchieri di ammoniaca. Occorre asportare tutte le parti friabili, bisogna praticare tre fori con una punta da legno Ø 12 mm, lunga 30 cm.

Per aprire i due fori alle estremità ci conviene bloccare il tronco nella posizione che dovrà assumere a fine lavoro, in modo da praticarli esattamente verticali. Il passaggio del cavo all’interno del tronco può essere difficoltoso in quanto l’interno è scabro, ci possiamo aiutare con una sonda passacavi.

Piantana fai da te – Cosa serve

piantana

  • Tronco di legno alto 50 cm
  • Paralume e base lampada
  • Barra filettata ø 10 mm
  • Cavo bipolare isolato
  • Spina elettrica
  • Interruttore passante
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  • Telaio in metallo con attacco ad anello;; Mantenere pulito utilizzando un panno morbido ed asciutto.
  • Misure: 32,5 x h. 21 cm
  • Adatto per portalampade con attacco e 27
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Piantana fai da te – il progetto

progettare una piantana

Lightbox Lampada da terra Lampada da terra con paralume in tessuto decorativo e interruttore a pedale - Testa orientabile - Metallo/legno/tessuto marrone/bianco - Altezza 1.6 m
  • Piantana con paralume in tessuto e struttura in legno.
  • Interruttore a pedale incluso, lunghezza cavo: 150 cm.
  • Dati tecnici per la lampadina: adatta per 1x E27 max. 60 W, adatta per lampadine a LED, lampadina non inclusa nella confezione.
  • Dimensioni: altezza 1630 mm, larghezza 300 mm, profondità 800 mm, diametro 300 mm | Peso: 5 kg | Materiale: metallo/legno/tessuto | Colore: legno chiaro/bianco.
MSV, WC Combinato 2 in 1 con Porta WC con Contenitore Interno Rimovibile per scopino, Acciaio Inossidabile, scopino e distributore di Carta igienica, Contenitore per WC Non Fisso
  • Eleganza e funzionalità: il combinato WC Bambou & INOX è un accessorio da bagno elegante e funzionale, progettato per offrire una soluzione all-in-one. Combina un porta carta igienica e uno scopino per mantenere il tuo spazio bagno organizzato e pulito
  • Materiali di qualità: questo combinato WC è realizzato con una finitura in acciaio inox ed elementi in bambù, che gli conferisce un'estetica moderna e naturale. Il suo design pulito si adatta perfettamente a vari stili di arredamento, aggiungendo un tocco di raffinatezza al tuo bagno
  • Dimensioni compatte: le dimensioni del MSV Combinato WC Bambù & INOX sono 30 x 20 x 110 cm, il che lo rende compatto e facile da posizionare in qualsiasi angolo del tuo bagno. Le sue dimensioni sono ideali per spazi ristretti, pur offrendo la massima funzionalità
  • Pratico da usare: il porta carta igienica è progettato per un uso pratico e facile. Permette di sostituire i rotoli di carta igienica senza sforzo, grazie ad un meccanismo semplice ed efficiente. Lo scopino incluso è anche facile da usare e da pulire
  • Estetica chic: questo prodotto è disponibile in colore argento, che gli conferisce un aspetto elegante e senza tempo. La combinazione di bambù e acciaio inox crea un piacevole contrasto visivo, rendendo questo combinato WC un'aggiunta attraente e utile per qualsiasi bagno moderno
Zuiver, Lampada piantana, colore: Bianco
  • Lampada piantana
  • paralume in poliestere
  • Dimensioni 50 x 50 x 158 cm
  • Lampadina non inclusa.
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  • Dimensioni: altezza piantana 170cm; base 24 x 24 cm; dimensioni paralume: 21 x 26 x 30cm
  • Tipo di attacco: 1 x E27 (lampadina non inclusa)
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  • Paralume in tela color sabbia, struttura composta da un fascio di rami tenuti stretti da due corde
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Piantana fai da te – preparare il tronco

taglio tronco

  1. Controlliamo che il tronco si presenti sufficientemente sano, poi, utilizzando una spazzola con setole d’ottone, eliminiamo dalla superficie del tronco tutte le piccole parti che tendono a staccarsi.
  2.  La pulizia dev’essere abbastanza grossolana per non alterare l’aspetto naturale. A metà altezza del tronco eseguiamo un foro trasversale fino al centro del diametro, per l’ingresso del cavo elettrico.
  3. Alla base eseguiamo il foro in cui verrà inserito il supporto della lampada. Con una punta molto lunga foriamo la sommità fino a intercettare il foro realizzato in precedenza a metà altezza.
  4. Inseriamo il cavo elettrico nel foro centrale e facciamolo uscire alla sommità, eventualmente con l’aiuto di una sonda. Prepariamo la base con la barra filettata e calziamovi sopra il tronco.

I collegamenti elettrici

piantana fai da te

  1. Riprendiamo il cavo che abbiamo lasciato piuttosto abbondante all’uscita della sommità e inseriamolo nello stelo. Valutiamo quanto questo dovrà penetrare nel tronco per regolare l’altezza della piantana.
  2. Asportiamo alcuni centimetri di guaina a entrambe le estremità del cavo facendo attenzione a non incidere i conduttori. Con la pinza spellafili eliminiamo circa 1 cm di guaina da ciascuno di essi.
  3. Realizziamo i collegamenti elettrici nei morsetti del portalampada e dell’interruttore. Da questo facciamo partire un altro spezzone di cavo che colleghiamo, allo stesso modo, alla spina elettrica.
  4. Controlliamo che lo sviluppo della piantana sia verticale e che il peso del tronco sia ben ripartito, quindi montiamo il paralume sul portalampada e blocchiamolo con la ghiera filettata.

Piegare lamiera fai da te | Guida alla costruzione

Costruita con robusti profilati angolari, un tubolare a sezione quadra, alcune stecche di piatto di buon spessore, due spezzoni di tubo e due perni che permettono l’incernieramento della parte attiva, ecco un utile dispositivo per piegare lamiera fai da te che si monta su una morsa o si avvita al banco

Chi si dedica all’autocostruzione di accessori, macchine e utensili, ma anche chi realizza oggetti utilizzando il ferro, per esempio nel campo dell’illuminazione per interni ed esterni, si trova spesso ad affrontare il problema della conformazione delle lamiere; in questi casi, infatti, è frequentissima l’esigenza di realizzare scatolati, carter, protezioni e schermature varie. Se questi elementi hanno forma squadrata e regolare, per costruirli è necessario piegare lamiera fai da te nei punti giusti, del giusto grado e in maniera uniforme, in modo che al termine i lati risultino piani e regolari, senza ammaccature o bugne.

Piegatrice lamiera fai da te

Abbiamo cercato di risolvere il problema costruendoci una piega lamiere fai da te che permette di ottenere risultati eccellenti, senza sforzo e soprattutto ripetibili. Il dispositivo ha una parte fissa, la morsa, da fissare saldamente al banco da lavoro, con il compito di tenere rigidamente e nella posizione corretta il foglio di lamiera da piegare, facendo sì che la piega avvenga proprio dove prestabilito.

C’è poi una parte mobile, quella attiva della macchina, che è incernierata in modo da effettuare un certo grado di rotazione; l’elemento ruotante ha una faccia piana che accompagna una porzione di lamiera a cambiare orientamento in modo uniforme. La sua efficacia è determinata dalla robustezza e dalla conformazione delle cerniere che ne permettono il movimento corretto.

Piegatrice manuale: la costruzione

La modalità di funzionamento della piega lamiera manuale impone che la base della macchina, ovvero la cosiddetta morsa, sia fermamente bloccata; con un lavoro di entità modesta si può allestire una sessione di lavoro montandola sulla morsa da banco, contando sull’ottima presa dell’ala del profilato nella parte sotto.
In alternativa, anzi, come opzione principale per i lavori di un certo rilievo, è possibile fissare la piega lamiera direttamente al banco da lavoro. Allo scopo sono predisposte due solide piastrine forate e saldate sul retro della base della macchina, che permettono di imbullonarla prendendo lo spessore del banco.
La morsa a sua volta è composta da due elementi: quello inferiore fa da base d’appoggio e si fissa al banco da lavoro, quello superiore ha il compito di bloccare la lamiera nella posizione corretta. La lamiera si inserisce dal retro, sollevando leggermente il profilato superiore della morsa, i cui dadi di serraggio in condizioni di riposo sono normalmente allentati. Inserita la lamiera facendo corrispondere la linea di piega con il bordo anteriore del profilato superiore, si serrano i dadi che chiudono la morsa tenendo la lamiera in posizione.
Ruotando i manici verso l’alto, la faccia attiva del tubolare quadro accompagna nel cambio di direzione la parte di lamiera che deborda dalla morsa; l’azione si sviluppa attorno al bordo assottigliato del profilato angolare superiore.

Piegare lamiera fai da te: l’elemento mobile

La costruzione dell’elemento mobile della piegalamiere inizia tagliando 4 segmenti di tubo zincato di diametro 21 mm e spessore 2,5 mm: 2 lunghi 21 mm e 2 lunghi 100 mm.
A coppie, si uniscono con saldatura ad arco un pezzo da 100 mm in testa a uno da 21 mm, disponendo quest’ultimo a 90° rispetto al primo. Questi pezzi rappresentano il punto di rotazione della cerniera (segmento corto) e la leva su cui va applicata la forza (segmento lungo). Le leve non fungono da impugnature perché si è deciso di lasciarle corte in modo che la piegatrice sia più compatta possibile; nell’utilizzo, per applicare la dovuta forza, si innestano nelle leve due tubi di prolunga che funzionano da veri e propri manici.
Le due leve si saldano alle estremità di un tubolare a sezione quadra 30×30 mm, spessore 3 mm, cui si tagliano via due sezioni per alloggiare nel modo giusto le leve stesse. Queste hanno una posizione ben precisa, perché ruotando devono muovere il tubolare facendolo ruotare su uno spigolo come fulcro.
La cosa più impegnativa è saldare le due leve al tubolare mantenendole perfettamente centrate e ben posizionate rispetto allo spigolo del quadro.
Nonostante la già notevole robustezza del tubolare, per impedire qualsiasi flessione durante il lavoro si saldano due piattine di rinforzo sulle facce non interessate dall’azione di piegatura: entrambe sono di spessore rilevante (una 8 e una 10 mm). Ripulite le saldature dalle scorie e sgrassato il metallo, si colora il pezzo con smalto all’acqua.

Piegare lamiera fai da te: le morse

Il profilato angolare 50×50 mm, spesso 5 mm, che forma la base della morsa, misura 817 mm di lunghezza e va completato con alcuni elementi saldati. Due pezzi rettangolari di piatto spesso 5 mm  vanno saldati in testa al profilato e hanno due funzioni: una è quella di sostegno dei perni della cerniera, la seconda è di fornire alla morsa un riscontro d’appoggio regolare per stare orizzontale sul bancone. Atri due pezzi di piatto di identico spessore sono forati, saldati sul retro del profilato e rappresentano le staffe per fissare la morsa al bancone. In altri due pezzi di piatto (c) va praticato un foro Ø 8 mm da filettare; poi si saldano sulla schiena del profilato: lo scopo è di mettere due bulloni da regolare più o meno avvitati per imporre al profilato superiore una certa posizione di scontro. Infine, alle estremità del profilato angolare vanno tagliati via due tasselli 22×12 mm all’ala in corrispondenza della cerniera, per farle spazio, e vanno praticati due fori Ø 12 mm per inserire i bulloni di serraggio della morsa.
Il profilato angolare superiore della morsa, invece, richiede poche modifiche: anche qui vanno eseguiti due scarichi da 22×12 mm alle estremità e vanno eseguiti i due fori Ø 12 mm, in questo caso ovalizzati, per il passaggio dei bulloni di serraggio; poi va saldato di taglio un piatto 670×40 mm, spessore 8 mm, per impedire al pezzo qualsiasi flessione durante il lavoro.
I perni delle cerniere sono costituiti da due pezzi di tondino di ferro pieno Ø 16, recuperati da attrezzature rottamate, e vengono lasciati della loro lunghezza, anche se maggiore del necessario.I diametro corrisponde perfettamente a quello interno delle leve cui vanno incernierati, fatte di tubo Ø 21 con parete 2,5 mm.
La morsa, senza la parte attiva e prima del montaggio del profilato superiore: si notano i vari fori utili per l’incernieramento dell’elemento mobile, per l’accoppiamento con il profilato superiore e per il fissaggio al banco.
Il bordo anteriore del profilato superiore della morsa è quello di riferimento per la piega; per imprimere una linea di piega più netta e incisiva, questo bordo va smussato assottigliandolo.
I perni delle due cerniere sono inseriti alle estremità della morsa, nel foro di diametro 16 mm praticato sul piatto laterale, ed entrano nella corrispondente sezione di tubo facente parte dell’elemento mobile.
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Montaggio pensili cucina

Ecco come effettuare il montaggio pensili cucina senza dover chiamare uno professionista

Il montaggio pensili cucina è una delle prima operazioni da compiere durante l’assemblaggio di una cucina componibile, per avere maggior libertà di movimento.

Se le basi e il piano di lavoro fossero già installati ci troveremmo costretti ad agire lontani dalla parete e a sbalzo sulla scala, in posizione precaria, la sola cosa che possiamo posizionare prima dei pensili per avere un sicuro riferimento è la colonna frigo, alla cui sommità vanno allineati tutti i moduli sospesi.

Una piantina in scala con gli ingombri e la collocazione di tutti i componenti ci aiuta a posizionare i pensili in esatta corrispondenza con i moduli base (cappa e fuochi, scolapiatti e lavello) fissando le barre di sostegno alla giusta altezza soprattutto valutando la giusta altezza pensile cucina.

Cosa bisogna sapere circa il montaggio pensili cucina

  • Mentre per le basi la profondità è di regola di 60 cm, per i pensili si riduce a circa 35 cm.
  • Nel calcolare la distanza tra le basi e i pensili, teniamoci la possibilità di installare sotto questi ultimi una fonte d’illuminazione artificiale diretta sul piano di lavoro.
  • Le cerniere a molla presentano sedi obbligate sull’anta, ma dispongono di viti di registro dell’inclinazione dell’anta rispetto al mobile.

Cosa serve per il montaggio pensili cucina:

Montaggio pensili cucina fai da te

  1. I pannelli del kit di montaggio presentano già i fori attraverso i quali effettuare le giunzioni. Importante è mantenere ben in squadra e allineati gli elementi durante l’assemblaggio.
  2. Anche nel montaggio delle cerniere non c’è possibilità di errore, basta inserirle nelle sedi ricavate nell’anta e fissarle con una coppia di viti autofilettanti, dopo aver marcato i fori con un punzone.
  3. Sulla faccia interna i pannelli verticali presentano due serie di fori equamente distanziati che servono per il montaggio delle guide dei cassetti e per inserire i sostegni dei ripiani interni.
  4. Per la sospensione dei moduli le cucine moderne utilizzano barre da fissare al muro con tasselli a espansione. In base alla configurazione scelta per la cucina e alle diverse dimensioni dei pensili  si tracciano i punti da forare mantenendo le barre perfettamente in bolla. Una volta inseriti i pensili sulle guide questi risultano allineati e affiancati senza alcuna difficoltà.
  5. I ganci di sostegno dei pensili dispongono di un sistema a doppia vite sul quale si può agire, dopo averli appesi alla barra, per le regolazioni di fino e per fare in modo che risultino tutti alla stessa distanza dalla parete.

Progettare la disposizione dei pensili cucina

I moduli per cucina hanno larghezze standardizzate, a multipli di 15 cm, per cui è facile progettare la loro disposizione dopo aver rilevato le dimensioni delle pareti , tracciando anche l’ingombro di porte e finestre.

Teniamo conto che la distanza ottimale tra il top delle basi e il lato inferiore dei pensili è convenzionalmente 54 cm, fa eccezione la cappa che dev’essere a non meno di 65 cm sopra il piano di cottura.

La colonna frigorifero va sempre a un’estremità laterale, il lavello deve trovarsi tra frigo e piano cottura per facilitare il percorso di prelevamento, lavaggio, preparazione e cottura dei cibi senza “zigzagare” nello svolgimento di queste fasi. Posizioniamo, se possibile il piano di lavoro davanti alla finestra.

Pasta lavamani | Mani pulite dopo ogni lavoro

Una pasta lavamani rimuove lo sporco più tenace e lascia la pelle morbida: si può usare tutti i giorni e per qualsiasi operazione di rimozione. Come funziona?

Quando si lavora si cerca sempre di usare i guanti, ma per mille motivi si finisce spesso per intervenire a mani nude. Capita al professionista in officina, come al far da sé che semplicemente sta mettendo ordine nel proprio garage: bastano pochi minuti, però, per vedere le proprie mani annerite in un battito di ciglia.

Pasta lavamani non solo per meccanici

Al termine del lavoro ecco che può servire Cyclon DayClean, una crema lavamani dermatologicamente testata, in grado di rimuovere profondamente lo sporco grazie alla formulazione naturale che conferisce proprietà detergenti ed emollienti, senza danneggiare l’ambiente. Si può usare in modo continuativo: il pH di 5,5 non fa arrossare le mani. Rimuove lo sporco nei punti difficili grazie alle finissime microsfere di origine vegetale che danno maggior forza alla sua azione pulente, senza essere aggressivo sulla pelle. La crema detergente Cyclon DayClean è utile anche in cucina per la capacità di eliminare gli odori più persistenti dalle mani.

Come togliere silicone dalle mani o altre sostanze

Cyclon DayClean è adatto a tutte le situazioni in cui ci si possono sporcare le mani, per il professionista e per il tempo libero.
Due le confezioni disponibili: quella da 250 ml permette di effettuare 62 lavaggi, quella da 500 ml ne garantisce 125.
Mani pulite in 3 mosse: si eroga Cyclon DayClean sulle mani sporche, si frizionano per alcuni secondi per distribuire il prodotto e sciogliere lo sporco, si sciacquano con acqua.

Occhiellatrice | Come si utilizza

Vediamo come funziona e a cosa serve l’occhiellatrice

Alcune pinze occhiellatrici sono dotate di una doppia funzione: una piccola ganascia attraversata da un cilindro tagliente produce il foro (al posto della fustellatrice) mentre la ganascia centrale contiene una speciale incudine circolare, costituita da due cilindretti metallici sagomati, serve per schiacciare l’occhiello all’interno del foro.
In mancanza della ganascia perforante i fori vanno praticati con una fustellatrice.

come funziona

  1. Inseriamo il tessuto da forare nell’apposito incavo nel quale agisce il cilindro-fustella e serriamo con forza la pinza. Il foro praticato è del diametro necessario per inserirvi l’occhiello.
  2. Inseriamo l’occhiello metallico nel foro corrispondente: l’occhiello è un cilindretto cavo all’interno con una larga flangia all´estremità che gli consente di rinforzare il foro.
  3. Stringiamo l’occhiello tra i due cilindri dell’incudine: l’occhiello si allarga e rimane perfettamente bloccato nel foro che così ha bordi netti e non soggetti a sfilacciatura.
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  • Per la regolazione di occhielli e bottoni a pressione
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Manutenzione delle finestre

Fein Multimaster arriva in nostro aiuto per la manutenzione delle finestre in breve tempo; levigare, lucidare e asportare i segni lasciati dagli agenti atmosferici

Le finestre vengono smerigliate con una grana da 40 o 60. In una seconda operazione, la superficie viene levigata con una grana da 150 o 180, per ottenere risultati sorprendenti in brevissimo tempo. In caso di superfici fortemente danneggiate dagli agenti atmosferici, è preferibile utilizzare prima il platorello rotondo: in questo modo la velocità di lavorazione è nettamente superiore.
Potrete poi levigare gli angoli utilizzando il platorello triangolare.
È inoltre possibile rimuovere eventuali residui di stucco in modo semplice e senza pericolo di rottura del vetro. Il risultato: finestre completamente rinnovate in brevissimo tempo.

Levigare porte e finestre
Con il platorello rotondo è possibile eseguire perfettamente e senza contraccolpi la levigatura in corrispondenza di bordi e profili.

Levigatura di profili e spazi ristretti

Con il platorello piatto è possibile accedere anche agli spazi più ristretti, quali ad esempio le lamelle delle persiane.

Levigatura di porte di garage

Manutenzione delle finestre LEVIGATURA

FEIN ha ampliato le possibilità di utilizzo nel campo del fai da te di FEIN MULTIMASTER, aggiungendo un’altra applicazione: la levigatura di superfici.
Grazie al nuovo platorello rotondo è ora possibile smerigliare velocemente e in modo redditizio anche superfIci di grandi dimensioni, grazie a una capacità di asportazione che supera di gran lunga quella offerta dalle smerigliatrici orbitali in commercio. Nella maggior parte dei casi è cosi possibile evitare l´impiego di una levigatrice orbitale o ad eccentrico.

Levigatura e lucidatura di davanzali in pietra
I davanzali in pietra naturale o in pietra sintetica possono essere trattati in modo ottimale
con la speciale serie di fogli abrasivi e il platorello di lucidatura di feltro.

Asportazione dei segni lasciati dagli agenti atmosferici
Con la raspa in metallo duro è possibile rimuovere a fondo anche i segni più ostinati lasciati dagli agenti atmosferici: il tutto in modo estremamente rapido grazie all’elevata capacità di asportazione.

Per raggiungere ogni angolo

Manutenzione delle finestre raggiunge i punti difficili

Con la lama da taglio segmentata in metallo duro potrete rinnovare alla perfezione finestre molto vecchie e lavorare senza fatica persino gli spigoli: non saranno più necessarie operazioni di finitura.

Smerigliatura di profili
Con il set di smerigliatura per profili, FEIN MULTIMASTER è l’ideale per levigare porte di garage, cornici e scanalature come pure altri tipi di profIli concavi o convessi.

Distacco dei vetri e rimozione dello stucco
La rimozione di eventuali residui di stucco è un gioco da ragazzi con la lama da taglio segmentata in metallo duro, senza il rischio di rompere il vetro.

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FEIN 72295261000 FMM350QSL-FEIN MultiMaster Top 10 000-19 500 rpm, 230V, 350 W, 18 V, Arancione
  • Allestimento TOP
  • Potenza nominale assorbita 350 W; oscillazioni 10 000-19 500 1/min
  • Portautensile StarlockPlus; Cambio accessori QuickIN
  • Ampiezza oscillazione 2 x 1,7 gradi; cavo con spina 5 mt
  • 1 FEIN MultiMaster FMM 350 QSL|1 platorello|Fogli abrasivi (grane: 60, 80, 120, 180, 3 per tipo)|1 platorello forato|3 fogli abrasivi forati ciascuno di grana 60, 80, 120, 180)|1 platorello Ø 115 mm, forato|2 fogli abrasivi forati ciascuno di grana 60, 80, 180|1 cuffia di aspirazione|1 raschietto rigido|1 lama da taglio E-Cut Long Life (35 mm)|1 lama da taglio E-CUT universale (44 mm)|1 lama da taglio E-Cut Long Life (65 mm)|1 Lama da taglio segmentata HSS|1 lama da taglio segmentata in metallo duro|1 raspa triangolare in metallo duro forata|1 valigetta portautensili in plastica
Fein - MultiMaster FMM 350 QSL Basic, con cuffia di aspirazione inclusa.
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  • 1 FEIN MultiMaster FMM 350 Q; 1 platorello; 3 fogli abrasivi per tipo (grana 80, 120, 180); 1 platorello forato; 3 fogli abrasivi forati per tipo (grana 80, 120, 180); 1 platorello tondo d.115 mm; 2 fogli abrasivi forati per tipo (grana60,80,180); 1 dispositivo di aspirazione; 1 lama da taglio E-CUT universale (44 mm); 1 spatola rigida; 1 lama da taglio segmentata HSS; 2 lame da taglio E-CUT Long Life (35 e 65 mm); 1 lama da taglio segmentata in HM; 1 raspa in metallo duro
FEIN FMM350QSL MultiMaster Q-Start 230V, 350 W, 12 V
  • Allestimento Quick Start
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  • Portautensile StarlockPlus, cambio accessori QuickIN
  • Ampiezza oscillazione 2 x 1,7 gradi, cavo con spina 5 m

Cappa aspirante | Come eseguire la manutenzione ordinaria

Avere una cappa aspirante in piena efficienza migliora la vivibilità della nostra cucina e… dei nostri vicini

Sistemata sulla verticale del piano di cottura, la cappa aspirante ha il compito di evitare la diffusione di umidità e odori nell’ambiente, aspirando fumi e vapori di cottura.

La cappa aspirante ha una ventola di aspirazione collocata lungo la canna fumaria (se presente) o in posizione tangenziale, più protetta da fumo e grasso, se la cappa è del tipo a ricircolo interno. In entrambi i casi è presente un filtro il cui compito è particolarmente importante nelle cappe cucina a ricircolo interno perché trattiene la maggior parte dei fumi e degli odori e impedisce che questi ritornino nell’ambiente.

Tale filtro si “esaurisce” in breve tempo e dobbiamo provvedere alla sua sostituzione (almeno ogni tre-quattro mesi). Nell’occasione puliamo tutta la superficie interna della cappa aspirante con un prodotto sgrassante, facendo attenzione ai collegamenti elettrici.

Cappa aspirante – è utile sapere che…

cambio lampadina cappa

La lampadina che illumina il piano di cottura e il relativo diffusore si ricoprono di un velo di deposito grasso. Periodicamente dobbiamo togliere il diffusore, asportare la lampadina e pulire tutto con un liquido sgrassante. Queste operazioni vanno effettuate a tensione scollegata.

Manutenzione della cappa aspirante

Rimuoviamo dalla sua sede la griglia protettiva che sorregge il filtro. Alcuni modelli dispongono di alette laterali che è sufficiente sbloccare ruotandole per aprire il frontalino con il filtro.
Per sgrassare cappe aspiranti, dopo aver eliminato il vecchio filtro, poniamo la griglia sotto un getto d’acqua e, con la spazzola e un buon prodotto che sciolga i grassi, laviamo accuratamente  tutta la superficie forellata.
Possiamo effettuare una pulizia più approfondita utilizzando la pistola del compressore. Il forte getto d’aria che fuoriesce dall’ugello consente una perfetta rimozione anche delle parti più ancorate.
Collochiamo il nuovo filtro inserendolo nelle guide della griglia. Se non troviamo il ricambio specifico possiamo utilizzare i filtri standard che sagomiamo con le forbici della forma voluta.
Il fissaggio del filtro è assicurato, a seconda dei modelli di cappa aspirante, da astine poste ai lati della griglia che si alzano e si abbassano, oppure da molle regolabili o da supporti ruotabili.

 

Espulsione e ricircolo

  1. la cappa a espulsione dei fumi è collegata a una canna fumaria che comunica con l’esterno e il tiraggio viene reso più energico da un aspiratore a più velocità.
  2. se la canna fumaria manca, si usa la cappa a circuito chiuso che filtra i vapori prima di reimmetterli nell’ambiente. Molte cappe di questo tipo presentano anche un filtro a carboni attivi che è in grado di assorbire notevolmente gli odori di cucina, ma dobbiamo sostituirlo con una certa frequenza.