«…Due sono le regole base da tenere a mente perché un edificio sia sostenibile e confortevole: la miglior fonte di riscaldamento/raffrescamento è l’isolamento e il miglior isolante è l’aria…»
Quasi il 70% delle case esistenti in Italia sono state costruite tra il 1946 e il 1991, poco meno della metà sono state realizzate tra gli anni ’70 e i ’90 quando il costo dell’energia era ben diverso da oggi e ancora non si parlava di tutela del pianeta e delle risorse. E aggiungerei che non si ragionava in termini di estetica delle città; al contrario, i risultati fanno pensare a una volontà vera e propria di profanare la bellezza dei siti dell’architettura preesistente. Bellezza a parte, oggi questi edifici sono da riqualificare, pena costi di gestione molto elevati e deprezzamento dell’immobile.
Nel 2005, grazie alla normativa europea, gli standard imposti sul risparmio energetico hanno determinato una vera rivoluzione, obbligando a costruire edifici sempre più efficienti, che utilizzano il sole e la terra per riscaldare e raffrescare, progettati in modo da poter trattenere dentro il caldo in inverno e lasciarlo fuori durante l’estate. Ma questi principi non sono stati inventati negli anni 2000, basti pensare ai Trulli, le tipiche costruzioni Pugliesi – i più antichi rimasti sono databili alla fine del XVII secolo ma l’origine è ben più lontana – che, costruiti in muratura a secco di spessore molto elevato con poche e piccole aperture, assicurano un’elevatissima inerzia termica, fresco in estate e caldo in inverno.
Oppure ai dammusi delle isole Pelagie, anch’essi progettati per proteggere dagli agenti atmosferici del luogo, vento, caldo e scarsità di piogge, con i loro tetti a cupola per convogliare l’acqua piovana nelle cisterne, i loro muri spessi fino a un metro e quaranta e le piccole finestre e porte. Per non parlare di edifici come il castelllo della Zisa di Palermo, spettacolare connubio tra architettura normanna e ingegneria araba con un sistema di raffrescamento e ventilazione naturale che anticipa di circa 850 anni le più moderne soluzioni bioclimatiche.
E continuando pensiamo alle case in legno di montagna o addirittura agli igloo degli eschimesi, ottime abitazioni per proteggersi dal freddo; tutti interessanti esempi di bioedilizia passiva ante-litteram. Negli anni del boom edilizio furono ritenute superate le regole sagge ed elementari che adottavano i nostri antenati non potendo disporre di energia e macchine che producessero il caldo e il freddo in qualunque condizione. Adesso dobbiamo piangere sul latte versato e correre ai ripari risanando case che, senza darci un adeguato comfort termico, ci dissanguano. Due sono le regole base da tenere a mente perché un edificio sia sostenibile nei consumi e abbia sempre temperature giuste: la miglior fonte di riscaldamento/raffrescamento è l’isolamento e il miglior isolante è l’aria, come vedremo nell’ampio dossier sul sistema “cappotto”, da pagina 18, in cui analizziamo diversi materiali la cui caratteristica comune è quella di essere composti quasi per la totalità da aria.
Uovo, simbolo di vita che nasce, di continuità e di mistero con la sua forma divinamente perfetta, la superficie curva e liscia. L’arte ha spesso usato l’uovo per il suo valore simbolico e per la sua linea armoniosa che custodisce qualcosa di prezioso, come in natura dove troviamo il suo contenuto dall’altissimo valore nutritivo.
un raro caso di egg inception, uovo dentro l’uovo, l’uovo ha dimensioni di almento 2 volte superiori ad un uovo normale… pensate al dolore della povera gallina per espellerlo!
Le prime da citare sono sicuramente le uova realizzate dal gioielliere russo Fabergé per lo Zar Alessandro III con dentro soprese preziose in miniatura che dovevano stupire tutta la corte, delle vere opere d’arte ognuna delle quali richiedeva il lavoro di un anno di più artigiani.
Un esemplare delle famose uova Fabergé contenente il modellino dell’incrociatore ‘Pamjat Asowa’ commissionato dallo zar Alessandro III per la Pasqua del 1891 (a pagina 8 c’è la storia delle preziosissime uova)
Per poi parlare delle opere di Salvador Dalì, ossessionato da questa forma che si ripeteva spesso nei suoi dipinti ma anche nella sua casa di Port Lligat, dove le uova sovrastavano gli edifici. Anche in Dalì l’uovo è raffigurato come simbolo universale della creazione e della nascita. Sia in natura che nell’arte l’uovo è da sempre uno scrigno sottile e delicato quasi magico che riserba grandissime, incredibili sorprese.
In alto, Steve Jobs alla fine degli anni ‘70, davanti al suo garage/laboratorio; in basso, “Apple Park”, l’innovativa sede di Apple che verrà inaugurata nei prossimi giorni.
Il laboratorio, la stanza preferita e amata da chi abbia inventiva e manualità (leggi il far da sé, ma non solo), è però di solito relegato in uno spazio rubato al resto della casa. Quindi ci fa piacere sapere che il garage al 2066 Crist Drive di Los Altos, in California, dove Steve Jobs assemblò il primo computer Apple, dovrebbe diventare un monumento storico perché associato a “eventi che hanno dato un contributo significativo per il patrimonio culturale della California e degli Stati Uniti” e collegato alla vita “di una persona che ha segnato la storia locale”.
Steve Jobs, il mitico informatico, imprenditore, inventore del primo personal computer dotato di mouse, del Macintosh, dell’iMac, dell’iPod, dell’iPhone e dell’iPad, creatore di oggetti tecnologici evoluti ed esteticamente curati nei minimi dettagli, oggetti cult desiderati in tutto il mondo, ha iniziato proprio in un laboratorio simile a tanti altri. Ma Jobs, ovviamente, non è l’unico: basti pensare ai due giovani ingegneri danesi, Peter Bang e Svend Olufsen che nel 1925 progettarono nella soffitta della fattoria degli Olufsen, a Quistrup in Danimarca, l’Eliminator, una specie di alimentatore che rese possibile il collegamento diretto alla corrente elettrica degli apparecchi radiofonici, a quei tempi tutti alimentati a batteria.
I traguardi raggiunti dalla celeberrima Bang & Olufsen sono tanti e anche questo marchio è sinonimo di oggetti al top quanto a tecnologia ed estetica. Oggi ambedue le aziende, i cui fondatori iniziarono a progettare in locali di ripiego, sono in edifici da favola: la sede principale della B&O è un imponente costruzione di architettura Bauhaus, chiamata The Farm, la fattoria, come fattoria era appunto la prima sede della società. Per la Apple invece è imminente l’inaugurazione del nuovo “Apple Park” fortemente voluto, prima di morire, da Steve Jobs; struttura di oltre 708.000 m2, situata nel cuore della Santa Clara Valley in California, ospiterà circa 12.000 impiegati.
L’edificio principale, rinominato “l’astronave” per la sua forma circolare, ha le più grandi vetrate curve del mondo, un posto dove l’alta tecnologia si unisce alla natura dando vita a qualcosa di mai visto prima e sicuramente irripetibile, un campus completamente alimentato da energia rinnovabile, dotato della più grande installazione di pannelli solari al mondo e di ventilazione naturale con oltre 9.000 piante da frutto e tante altre meraviglie. Incredibile, emozionante e commovente, tutto questo è partito dall’intelligenza, dal talento e dall’impegno ferreo di uomini che hanno iniziato a lavorare in laboratori proprio come quelli dei far da sé.
Dal 1989, ECLISSE risponde all’esigenza di spazio della moderna progettazione architettonica proponendo controtelai per porte scorrevoli a scomparsa di grande qualità costruttiva. I sistemi per porte scorrevoli ECLISSE consentono non solo di ottimizzare lo spazio abitabile, ma di ampliare anche le possibilità dell’interior design, re-interpretando in chiave contemporanea i concetti di suddivisione e utilizzo degli ambienti domestici. ECLISSE trasforma la casa da spazio intimo a luogo aperto, mutevole, per facilitare in un continuo interscambio le necessità di chi vi abita. Funzionalità ed estetica si fondono in un prodotto pratico e sicuro, che garantisce elevate prestazioni nel tempo.
Lo showroom ECLISSE Milano è una vetrina espositiva di altissimo livello, situata in Via Molino delle Armi, nel cuore del “distretto” milanese dell’arredamento per eccellenza.
Abbiamo cominciato ascoltando quelli che poi sarebbero diventati i nostri clienti. Poi abbiamo avviato un dialogo costante con architetti e installatori, per comprendere le esigenze degli uni e degli altri. Ecco, la nostra storia inizia così. Con l’ascolto che diventa impresa. Dal 1989 ci impegniamo per migliorare i nostri controtelai, renderli sempre più funzionali, resistenti, sicuri e performanti. Siamo stati i primi a trovare soluzioni così innovative da rivoluzionare il settore delle porte scorrevoli. E le abbiamo brevettate. Per rendere i nostri prodotti unici, originali, insostituibili.
La ricerca ECLISSE è orientata a sviluppare prodotti sempre più pratici e funzionali e tecnologicamente avanzati. Studiati per risolvere ogni problema di posa in opera e per questo più sicuri nelle prestazioni. Controtelai che rispondono alle esigenze di spazio e di arredo, senza mai limitare la creatività di architetti e interior design, al contrario, suggerendo soluzioni originali. I nostri prodotti sono testati quanto a durabilità e resistenza all’usura dei componenti, sottoposti a test di effrazione, anticorrosione e capacità portante. Ogni luogo e condizione sono quelli giusti per ECLISSE.
ECLISSE potete trovarla ovunque. Perché il successo crea le basi della diffusione. Capillare la presenza sul mercato nazionale gestito da un’efficace rete di agenti e rivenditori. In Francia, Spagna, Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Germania, Inghilterra, Romania, Brasile e Portogallo, ECLISSE ha creato una rete di consociate che operano in maniera autonoma, mentre in moltissime altre realtà (ECLISSE è presente in oltre 50 Paesi) il marchio è affidato a propri distributori nazionali.
Come fissare a parete un lavello da esterno in terracotta utilizzando le mensole specifiche
Un lavatoio da esterno, completo di piastra decorativa, può essere installato a parete utilizzando le specifiche mensole per lavello e un buon adesivo sigillante. Il rubinetto, se non c’è già, va collegato alla conduttura idrica nella posizione opportuna. Comunque va svitato dalla propria sede, per consentire l’applicazione della placca.
Il lavatoio da esterno, montato alla giusta distanza dal rubinetto (determinata dall’altezza della placca) viene sorretta dalle mensole regolabili fischer ML. La placca è applicata a parete con un adesivo specifico per esterni resistente all’acqua e ideale per materiali edili come la terracotta. Alcuni punti di adesivo sigillante vengono inseriti anche nella fessura tra la vasca lavatoio e la parete. Una pigna collegata allo scarico, conclude l’installazione del lavello da esterno.
Se non abbiamo spazio in esterno e poco in casa possiamo comunque installare un lavatoio piccolo
Cosa serve per installare a parete un pilozzo da esterno:
un lavatoio da esterno con relativa placca (euro 60);
due mensole per lavelli ML fischer con tassello composte da due parti: la mensola e il sostegno inclinato regolabile da unire per incastro (a partire da 17 euro la coppia).
Come è fatto un lavatoio da esterno
Operazioni preliminari
utilizzando le pinze a pappagallo svitiamo il rubinetto: se temiamo di segnarlo avvolgiamolo prima con uno straccio. Questa operazione, ovviamente, va effettuata dopo aver chiuso l’impianto idrico esterno.
presentiamo la piastra sul tubo e posizioniamola in orizzontale, con la livella a bolla definiamo la sua posizione e con la matita segniamo la linea sulla quale dovrà essere collocata.
Guarda il video per installare un lavandino esterno
Come installare un lavatoio esterno
appoggiamo le mensole sotto il fondo della vaschetta e misuriamo la loro distanza con un metro flessibile.
misuriamo anche la distanza tra la mensola e il sostegno: è di circa 9 cm se usiamo le mensole ML.
riportiamo queste distanze sulla parete a partire dalla mezzeria e segniamo i punti da forare. Con il trapano fornito di punta da muro e asta di profondità, che consente di fermare la foratura alla misura voluta, eseguiamo i fori prima con una punta ø 8 mm e poi con una ø 12 mm.
nei quattro fori a parete inseriamo la parte ad espansione dei tasselli in dotazione con la mensola.
inseriamo la vite nel tassello superiore e serriamo con la chiave inglese. Per modificare l’altezza delle mensole e portarle al medesimo livello, agiamo con la chiave sul registro inferiore.
Mensole regolabili
La vasca che costituisce il corpo del lavatoio viene sorretta da due robuste mensole regolabili fischer ML fissate a parete. La peculiarità di questi accessori è data dal tipo di fissaggio. L’asta superiore (quella orizzontale) è saldamente bloccata con due tasselli ad espansione. Quella inferiore, che funge da rinforzo, è incastrata sotto la prima ed è semplicemente inserita in un foro nella parete. Grazie ad un dado che si avvita o si svita sulla parte filettata, è possibile regolare con molta precisione la posizione di questo elemento: con questo sistema si può mettere in perfetta orizzontalità la vaschetta.[/box]
Installazione placca e rubinetto
la sigillatura a parete della vaschetta si realizza con un cordone di adesivo di montaggio PL600 Esterni Pattex ideale per laterizi e materiali cementizi.
stendiamo alcuni cordoni di adesivo sulla parete dietro la placca. Poi la collochiamo in posizione contro la parete, appoggiandola alla vaschetta.
utilizziamo il filo Unilock Tangit che avvolgiamo sulla filettatura del rubinetto per creare una sicura sigillatura a tenuta d’acqua del collegamento.
applichiamo sul tubo il piccolo rosone di copertura e quindi riavvitiamo il rubinetto prima a mano e poi con la chiave.
Installare lo scarico
non resta che applicare alla vaschetta la piletta di scarico che si separa in due parti: una la collochiamo dall’interno e l’altra la avvitiamo dall’esterno.
per ultimo colleghiamo la piletta ad uno scarico avvitando la ghiera metallica alla filettatura.
Complemento fondamentale di ogni tipo di pavimentazione, il battiscopa assume anche un rilevante valore estetico.
Il battiscopa era nato per svolgere la funzione indicata dal suo nome: proteggere le pareti dalla scopa, ma col passare del tempo si è evoluto e specializzato ed ora possiamo considerarlo un complemento d’arredo di rilevante importanza.
Innanzitutto ha conosciuto una notevole diversificazione nei materiali di cui è costituito e nell’aspetto esteriore: legno, plastica, metallo pietra, pietra ricomposta. Il tutto in una grande varietà di colori e dimensioni. In secondo luogo ha affiancato al compito originario altre utili funzioni: anima battiscopa passacavi per illuminazione e servizi elettrici, computer, Hi-Fi, TV, oppure conduttura per tubi dell’impianto del riscaldamento, o ancora, originale fonte luminosa.
Infine, propone diversi metodi di montaggio a parete, dal più tradizionale con adesivi o chiodini al più moderno con strutture fisse e copertura a vista intercambiabile.
Cosa serve per posare un battiscopa
Aste battiscopa
Pistola per colla a caldo o colla di montaggio
Chiodini d’acciaio, viti, tasselli
Martello, metro, cacciavite, trapano
Staffe per fissaggio a parete
Cassetta per tagli angolati
Sega a dorso o troncatrice
Cosa è utile sapere quando si parla di battiscopa
Il tipo di fissaggio a parete può essere definitivo o rimovibile, a seconda della tecnica adottata.
L’incollaggio non è facile da rimuovere e danneggia il muro.
L’inchiodatura si rimuove senza problemi, ma lascia tracce sulla parete e sul battiscopa.
Quanto bisogna acquistarne?
Per valutare la sua lunghezza dobbiamo considerare tutto il perimetro della stanza comprendendo anche l’apertura delle porte per compensare gli inevitabili scarti di taglio. Per la posa iniziamo misurando i tratti maggiori lungo le pareti. Riportate tali misure sulle aste, tagliamo, con l’ausilio di una cassetta per tagli angolati, i pezzi necessari.
L’applicazione alla parete si può effettuare in modi diversi: con chiodini di acciaio, con tasselli e viti, con apposte staffe o con colla (di montaggio o a caldo). La tecnica si sceglie in funzione del tipo di parete (finita a gesso, con tappezzeria, con perlinature ecc.), della regolarità del muro e del materiale del battiscopa.
Posa battiscopa: cosa utilizzare per fissarli a parete?
Colla a caldo: un fissaggio molto rapido si ottiene impiegando la colla a caldo applicata con l’apposita pistola. Dopo l’applicazione sul retro del battiscopa, si porta questo a contatto con la parete.
Colla di montaggio: su pareti finite a gesso, arenino e tinteggiate, possiamo utilizzare la colla di montaggio con forte potere indurente. Si applica sul retro del battiscopa e si preme contro la parete.
Inchiodatura: valida su pareti dotate di pannellature o perlinature, si effettua utilizzando chiodi d’acciaio del tipo “a testa persa” (testa molto piccola) che risultano praticamente invisibili.
Non in linea: bisogna fare attenzione a non danneggiare la superficie del battiscopa durante la martellatura. I chiodini non vanno conficcati sulla medesima linea perché rischiamo di spaccare longitudinalmente il battiscopa.
Staffe: con le speciali staffe da applicare alla parete possiamo montare i battiscopa dotati della necessaria scanalatura posteriore. Le staffe vanno fissate alla base della parete con viti e tasselli a espansione.
A scatto: sulle staffe fissate a parete incastriamo il battiscopa a scatto. Questo sistema, un poco più laborioso dei precedenti, ha il grande vantaggio di permettere una facile e rapida sostituzione del battiscopa.
Vuoi installare dei battiscopa ma ti mancano i materiali? ecco alcuni consigli per l’acquisto
Caratteristiche del prodotto: per incollare su tutti i materiali* e superfici; aderenza iniziale: 350 kg/m2**.
Priva di solventi e verniciabile, non per vernici ad asciugatura ossidativa.
Resistente alle intemperie e alle alte temperature.
Flessibile; colore: Bianco.
Non adatta per PE, PP e PTFE, Vetro acrilico, Rame, Ottone e PVC morbido; **misurazione di laboratorio della Henkel: 35 G/CM2.
Battiscopa – Tipi diversi
di ceramica, cotto, pietra, da applicare con colle da piastrelle.
classico, di legno, da applicare con colla o chiodini senza testa.
passacavi ,con sede interna per il passaggio di cavi e tubazioni di piccolo diametro.
angolare per stabilizzare e collegare alla parete coperture di PVC e linoleum.
smontabile e sostituibile. Un’anima metallica (o di materiale plastico) è fissata alla parete con tasselli ed il battiscopa si incastra su di essa.
sagomato per moquette. Può ricevere una striscia di moquette uguale a quella del pavimento.
Battiscopa passacavi
I passacavi sono è indicati per alloggiamento di cavi, grazie all’impiego di una canalina fissata a parete che funge da supporto del battiscopa. Particolarmente utile in caso di ristrutturazioni, perché evita di effettuare nuove tracce per il passaggio di guaine destinate all’alloggiamento dei cavi. Profilpas (www.profilpas.com)
Con raccordo a pavimento
Nuove coperture su vecchie pavimentazioni possono evidenziare piccole differenze di livello da un’estremità all’altra di un locale. Per ovviare a questo inconveniente si applica in perfetta orizzontale, ma distaccato dalla copertura; poi si rifinisce con un listello modanato di raccordo.
La copertura a parquet esige uno spazio vuoto di circa 1 cm tra listoni e parete per evitare che le vibrazioni del calpestio possano trasmettersi alla parete. Un normale battiscopa potrebbe anche non coprire questo spazio; è un ulteriore motivo per utilizzare il listello di raccordo.
Il raccordo può essere a quarto di cerchio, concavo, convesso, variamente modanato.
L’installazione può avvenire per inchiodatura al battiscopa o alla copertura di legno.
Per i tagli angolati dei raccordi si usano la cassetta tagliacornici e la sega a dorso.
A filo muro
Con superficie a filo si scorre a livello del muro senza sporgere. In questo modo, i mobili possono essere appoggiati direttamente alla parete, senza necessità di aggiustamento del battiscopa. L’altezza dello zoccolo incassato è variabile da 45 fino a 120 mm.
Sul retro della guida di alluminio che funge da supporto si applica l’adesivo in schiuma.
La guida viene bloccata alla parete dopo aver interposto alcuni distanziatori che la tengono leggermente sollevata dal pavimento.
Si effettuano le operazioni di intonacatura e rifinitura della parete.
Si tagliano i listelli di finitura che si applicano sulla guida con strisce di biadesivo.
Modelli speciali
Esistono modelli particolari con luci a led incorporate che possono puntare in orizzontale, verso il pavimento, o in verticale, disegnando fasci di luce sulla parete. Questi battiscopa sono utilissimi come segnapassi lungo scale e zone scarsamente illuminate: sono dotati di spinotti per collegamento in serie. Ne esistono anche sagomati sulla faccia interna, per garantire il passaggio di tubi di riscaldamento, di cavi elettrici o telefonici.
Il modo migliore per fare ordine nei cassetti del laboratorio, ma anche della cucina, è costruire delle scatole fai da te in legno
L’ordine è cosa fondamentale in laboratorio, soprattutto quando permette di salvaguardare oggetti delicati e di valore. È il caso per esempio delle varie lame per la sega circolare, delle frese per la fresatrice, delle punte per il trapano, che non si devono ammucchiare in modo disordinato dentro i cassetti dove, strisciando gli uni contro gli altri, si rovinano perdendo l’affilatura.
Ben conscio di questi problemi, il nostro lettore Fausto Aprile ha iniziato la costruzione in serie di scatole fai date i legno dove mettere tutto ciò che va raccolto per affinità e preservato da qualsiasi collisione con altri corpi metallici.
Le scatole fai da tesono fatte quindi su misura: per le lame della sega circolare, ci si regola sulla più grande di diametro per proporzionare l’interno della scatola; interno che deve prevedere anche dei setti di separazione per fare in modo che le lame restino distanziate l’una dall’altra. Conformazione interna diversa, invece, per le scatole fai da te delle frese, che hanno un codolo cilindrico e corto, e vanno tenute su piani sfalsati per una migliore fruizione nella scelta e nell’estrarle.
Visto il successo ottenuto, non è stato difficile provvedere anche alle necessità di scatole fai da te per la cucina, per mettere in salvo le lame del robot per affettare le verdure, sempre sparpagliate malamente nel cassetto insieme a mestoli e coltelli.
Come costruire scatole fai da te
Tagliati i vari pannelli che formano la scatola, si inizia a incollare i 4 laterali che si sormontano a due a due, tenendoli in posizione con morsetti per cornici.
SDS per rotazione/sostituzione della piastra di levigatura, sistema Microfilter per un'area di lavoro sempre pulita, Softgrip
In dotazione: piastra a delta, piastra rettangolare, 1 foglio a delta P80, 1 foglio rettangolare, valigetta
L’ultimo passaggio prevede il taglio con sega circolare per dividere in due la scatola: da una parte il contenitore e dall’altra il coperchio, da unire con un paio di cerniere a libro.
In questo letto contenitore fai da te lo spazio sotto i materassi e quello sotto la pratica testiera a mensola sono ideali per riporre coperte, cuscini e piumoni: per renderli accessibili bastano delle cerniere
Se si scostano i materassi fanno capolino due ampi contenitori, accessibili da coperchi a botola ricavati nei piani reggimaterassi. Per aprirli si pratica, vicino al bordo, un foro in cui possano entrare una o due dita: il sollevamento è molto agevole.
Se il letto ha struttura piena non è possibile infilarci niente sotto, a meno di poterla aprire, o di lato (con dei cassetti) o da sopra, con un reggimaterasso alzabile. Il letto contenitore fai da te qui proposto adotta la seconda soluzione, integrandola con un ulteriore vano ricavato, con sistema analogo, nella testiera a mensola.
Cosa serve per costruire un letto contenitore fai da te
Lamellare d’abete spesso 28 mm: 1 testiera 500×1760 mm, 2 fianchi testiera 230×500 mm, 1 coperchio testiera 188×1760 mm, 2 sponde 300×1930 mm, 1 traversa piedi 300×1760 mm, 1 longherone di sostegno 280×1902 mm
Travetti abete sezione 40×40 mm: 8 rinforzi (4 d’angolo + 4 per il longherone) da 255 mm, 1 elemento per articolazione coperchio testiera da 1760 mm
Multistrato pioppo spesso 25 mm: 4 listelli reggipiani 45×1614 mm, 2+2 piani reggimaterassi fissi e apribili 1200×837 e 698×837 mm
Varie: 8 spine Ø 8 mm, colla vinilica, 1+2 cerniere a metraggio 1758 e 835 mm, 2 squadrette da 15x45x45 mm, viti 2,5×20 mm per cerniere, 3,5×25 mm per le squadrette e i reggimaterassi, 4×70 mm per i rinforzi, materiale di finitura
Letto contenitore matrimoniale in un blocco unico
Il complesso letto contenitore e testiera fa blocco unico, ma ciascuno dei due è sostanzialmente una grossa scatola priva di fondo e incompleta anche del quarto fianco. Per quanto riguarda il letto con contenitore, la parete di completamento è la parte frontale della testiera e per quest’ultima il muro contro cui è appoggiata.
Sistemi di giunzione
I sistemi di giunzione sono di tre tipi:
a denti diritti tra le sponde e la traversa dei piedi (con un rinforzo interno),
a travetto avvitato tra le sponde e la testiera,
a spine cieche nella quasi scatola più alta.
Il telaio
Il telaio del letto contenitore è integrato con un longherone di sostegno, inserito in parallelo alle sponde, che poggia anch’esso a terra ed è collegato alla struttura con un sistema analogo a quello adottato tra i due corpi maggiori della struttura, che garantisce anche il suo assetto a piombo.
La struttura è completata con piani reggimaterassi, parzialmente apribili verso l’alto, appoggiati o avvitati a listelli reggipiani fissati all’interno delle sponde ed al longherone stesso.
Come preparare i collegamenti
Una giunzione solida e al tempo stesso bella da vedersi si ottiene con incastri a denti diritti, che richiedono precisione sia nella tracciatura sia nel taglio, ma non presentano particolari difficoltà tecniche di lavorazione. Con lamellare da 28 e sponde da 300 mm, vanno bene sei denti (tre pieni e tre vuoti per parte) da 50 mm.
all’interno delle sponde gli spessi listelli avvitati con un ribasso di alcuni centimetri rispetto al filo superiore permettono l’appoggio dei piani reggimaterassi. In corrispondenza degli angoli un travetto di rinforzo rende ancora più salda l’unione tra sponde e traversa dei piedi, ovvero permette il collegamento tra sponde e testiera. Gli uni e gli altri sono fissati con viti.
Se i denti sono precisi, per mettere insieme i pezzi serve qualche piccolo colpo, ben assestato, di mazzuolo (per non ammaccare il legno ci vuole un attrezzo con parte battente di materiale plastico). L’eventuale colla preclude la futura possibilità di smontaggio.
In corrispondenza della testiera, gli unici elementi di giunzione sono i rinforzi interni. Per evitare incroci di viti, i fori per il collegamento a un pezzo e all’altro vanno predisposti ben sfalsati in altezza.
Per poter rifare il letto con comodità, conviene non limitarsi a smussare gli spigoli con della carta vetrata, ma modanarli a quarto di tondo con la fresatrice, naturalmente sia gli esterni, a vista, sia gli interni, dove maggiormente scontrerebbero le mani.
Al centro del letto conviene inserire un longherone di sostegno aggiuntivo, da appoggiare a terra e fissare alla traversa anteriore e alla testiera con lo stesso sistema dei travetti di rinforzo. I listelli reggipiani vanno avvitati con un ribasso ridotto, pari allo spessore dei piani.
Ti manca qualche attrezzo per costruire un letto contenitore? Ecco qualche suggerimenti per l’acquisto
Profondità di taglio nel legno 65 mm, nell'acciaio 4 mm, alluminio 10 mm
SDS per cambio lama con due mani, n° 3100 corseminuto, predisposizione per l'utilizzo con aspiratore e con cutcontrol, piedino in acciaio inclinabile e arretrabile
Sistema di contrappesi 'low vibration' che riduce le vibrazioni, rivestimento soft grip, dispositivo soffiatrucioli disinseribile
In dotazione: 1 lama t144d (speed for wood), valigetta
Frese 6 e 8 mm, Guida parallela, Punta compasso, Ugello copiativo, Adattatore per aspirazione, Chiave di servizio per cambio frese, Protezione anti trucioli
Pritt Colla Vinil Universale - Adesivo vinilico plastificato ottimo per l'incollaggio di carta, cartone, sughero, materiali porosi, carta da parati, legno, compensato e truciolare
Adesivo indicato anche per i settori cartotecnica e legatoria, grazie alla sua finitura flessibile
Adesivo utilizzabile come fissativo per pitture e stucchi; Indispensabile per casa, ufficio, scuola
Le superfici da incollare devono essere pulite e asciutte; Mescolare prima dell'uso; Stendere uno strato di adesivo di circa 1mm su una delle due superfici da incollare
L'applicazione si può effettuare a pennello o con spatola dentata fine in materiale plastico; Accoppiare esercitando una pressione uniforme; Il film finale si presenta plastico e trasparente
La testiera del letto contenitore fai da te è chiusa superiormente con una mensola a coperchio incernierata sul retro a un travetto che unisce in alto i due fianchi. È inoltre ovviamente possibile personalizzare la testata letto fai da te a nostro piacimento.
Adottando travetti di rinforzo di buona sezione, è possibile fare a meno degli incastri a denti, i quali hanno però anche una certa funzione estetica. Per costruirli occorre saper tranciare il legno con lo scalpello: si punta il tagliente del ferro sulla linea marcata, con il lato diritto verso la parte da preservare e, reggendo l’attrezzo ben perpendicolare, si assesta una serie di colpi di mazzuolo fino a tagliare il legno.
Piano reggimaterasso e testiera
Avvitato alle sponde tramite listelli, il piano reggimaterasso contribuisce a dare solidità al letto in corrispondenza della testiera, dove mancano le giunzioni a denti. La lunghezza della parte fissa (indicativamente tra un terzo e metà del piano) non ha vincoli e può essere stabilita in base alle esigenze di spazio.
La testiera che funge da contenitore e mensola è una struttura a tre pareti addossata al muro, completata superiormente con un coperchio. Quest’ultimo, per aprirsi in maniera tale da dare comodo accesso allo spazio interno, non è incernierato davanti, ma dietro, su un travetto fissato ai fianchi con delle squadrette.
Angoli simmetrici
Per una buona riuscita visiva, i denti vanno intagliati in maniera tale che i due angoli risultino simmetrici, cioè iniziando in alto da ambo le parti con un dente sporgente dalla traversa dei piedi e mancante nelle sponde, oppure viceversa.
Un altro particolare, che ha valenza sia estetica sia funzionale, riguarda i livelli: la mensola della testiera è più pratica e più bella a vedersi se risulta a filo con i cuscini o appena più in alta, mentre i materassi dovrebbero affondare solo di poco nella struttura, per non rendere scomodo rifare il letto.
I listelli reggipiani vanno quindi applicati in posizione tale che, aggiungendo lo spessore dei piani stessi, si trovino a non più di 2 cm sotto il filo.
Questioni igieniche
Una rete o una struttura a doghe lasciano respirare i materassi (e in alcune zone questo fattore è basilare per prevenire fastidiosissime muffe), ma non preservano la zona sottostante dalla polvere. Perciò, volendo utilizzare quello spazio per riporci coperte, biancheria da letto, piumoni, conviene chiuderlo bene superiormente.
Il giusto fondo
Inoltre, sia il contenitore offerto dalla testiera sia quelli ricavati nel letto contenitore potrebbero essere completati con un foglio di compensato sottile, inserito in un’apposita gola fresata nelle sponde e negli elementi traversi. In questo modo rimarrebbe però più difficoltosa la pulizia sotto il letto contenitore.
Possiamo installare il lavello da cucina da soli, a patto che il materiale di cui è fatto il top sia di facile lavorazione
Si può tranquillamente procedere col fai date nel caso di ripiano di truciolare o legno ricoperti di laminato; una lastra di marmo o granito richiede l’uso di attrezzature professionali. Valutiamo le dimensioni per capire se sia meglio posizionarlo centrato o addossato al bordo rivolto a parete, anche in base al rubinetto scelto. Bisogna anche decidere se sia meglio montare il rubinetto prima di mettere il lavello in sede, con più libertà di lavoro, o farlo dopo, quando comunque dobbiamo effettuare i collegamenti sottopiano.
Se la piletta è in posizione angolare piuttosto che al centro abbiamo più spazio disponibile nel vano sottolavello.
COSA SERVE
Seghetto alternativo
Chiave a pappagallo
Silicone
Nastro di carta
Guarda come installare un miscelatore monocomando per cucina
Guarda come installare un rubinetto per cucina Grohe con doccetta estraibile
Individuato il perimetro del taglio, rivestiamolo con nastro di carta ed effettuiamo su questo la tracciatura. Il nastro riduce la possibilità di scheggiare il laminato durante la risalita della lama.
I piani di truciolare sono molto sensibili all’umidità e all’acqua; pertanto, stendiamo sul profilo interno uncordone di silicone impermeabilizzante che lisciamo con le dita indossando i guanti.
Montiamo la piletta e il tubo di raccordo del troppo pieno, poi la guarnizione adesiva da inserire sotto i bordi perimetrali, che sarà compressa al momento di fissare il lavabo al top con le graffette.
Posiamo il lavello in sede, ma non fissiamolo ancora. A seconda del tipo di rubinetto che abbiamo deciso di installare, seguiamo l’esatta sequenza nel montaggio delle guarnizioni e dei collari che lo assicurano al lavello.
Spostiamoci sotto il piano per stringere la ghierache assicura il corpo dell’erogatore al lavello. Lo teniamo fermo afferrandolo per i prolungamenti dei tubi di adduzione e facciamo premere la ghiera contro la guarnizione.
Effettuiamo i collegamenti ai tubi dell’acqua calda e fredda che affiorano dalla parete e raccordiamo il sifone con lo scarico. Serriamo anche le graffette, proviamo il funzionamento e verifichiamo che non ci siano infiltrazioni d’acqua.
SE IL RUBINETTO È A PARETE
Installando il rubinetto sul top abbiamo una maggiore libertà per posizionare il lavabo rispetto agli attacchi, non è così se questi arrivano nella parte superiore e il rubinetto va installato a parete. In questo caso dobbiamo centrare la vasca sotto di esso, se le vasche sono due la bocca erogatrice deve potersi spostare sull’una o sull’altra vasca.
Il ciclo di trattamento superfici, con Sotto una base colorata e Sopra la finitura trasparente è ideale anche per rinnovare bancone, parete e mensole.
La cucina, insieme al bagno, è uno dei locali che nella vita di un’abitazione viene rinnovato di meno, dato che la sostituzione dell’arredo, essendo coordinato, va fatta in toto e quindi comporta un impegno economico elevato.
La possibilità di rinnovamento mediante comuni smalti non ha mai dato risultati soddisfacenti prima d’ora perché difficilmente questi garantiscono la necessaria adesione alle superfici lucide delle cucine, la resistenza all’abrasione, agli agenti chimici dei detergenti e agli acidi presenti nei succhi di alcuni frutti.
CicloSottoSopra è trattamento delle superfici con prodotti epossidici che fornisce la soluzione a tutti i problemi sopracitati. La base colorata (Sotto) garantisce perfetta adesione su tutti i supporti: cemento, intonaco, cartongesso, gesso, legno, polistirolo, inclusi quelli considerati difficili come ceramica, acciaio inox, marmo, lamiera zincata, vetroresina, vetro e alluminio grezzo.
Come indicato sulle istruzioni d’uso, è sufficiente prima dell’applicazione detergere queste superfici con uno sgrassante. Inoltre, la finitura trasparente (Sopra) è perfettamente lavabile con gli abituali detergenti, compresi quelli a base di alcool o ammoniaca.
Ciclo sottosopra – I preliminari
Si estraggono i cassetti e si smontano le antine. A tutti vanno rimosse le manopole, in modo da avere superfici libere.
Si marca la linea del piano della mensola come riferimento.
Si rimuove la mensola svitando le viti; i tasselli vanno lasciati.
Con una livella laser o a bolla si completa la linea del piano per delimitare la superficie di parete da colorare.
Sulle righe tracciate si applica il nastro maschera.
Lo stesso nastro di carta serve per proteggere il bordo del lavello e il gruppo di erogazione dell’acqua che non si tolgono.
Ciclo sottosopra – la preparazione del “Sotto”
I diversi tipi di base (bianca, media, metallizzata, perlata) permettono di ottenere un’ampia gamma di colori, aggiungendo i pigmenti Gapi.
All’interno dei barattoli ci sono i due componenti, A e B, e istruzioni dettagliate che mostrano come ottenere risultati perfetti.
Si versa il pigmento in granuli nel barattolo piccolo (B) e si uniforma mescolando. I granuli si sciolgono in pochissimo tempo.
Si versano i componenti nel barattolo vuoto, prima il componente A e poi il componente B, quello pigmentato. Si mescola per 3 minuti.
Si lascia riposare il composto per 5 minuti, si aggiunge un piccolo quantitativo d’acqua usando il barattolo B, su cui è marcato il livello, e si uniforma la soluzione che è così pronta alla stesura.
Ciclo sottosopra – Applicazione del “Sotto”
Tutte le vernici della linea SottoSopra hanno una “finestra di apertura” di 60 minuti; ciò vuol dire che una volta che il prodotto è stato preparato si ha un’ora di tempo per completare il lavoro. Anche la resa, sia del trattamento Sotto sia del Sopra, ha un medesimo valore: 10 m2/l per mano.
La differenza può essere data dalle superfici molto assorbenti come il legno grezzo e il muro (1), in questi casi le indicazioni sono di aggiungere, per la prima mano, il doppio dell’acqua prevista nel procedimento.
Il colore aderisce a qualsiasi superficie senza dover applicare primer (2), non cola (3) ed è altamente coprente (4); difficilmente è necessario dare una seconda mano.
Ciclo sottosopra – Preparazione del “Sopra”
1. La preparazione della vernice trasparente SottoSopra e di SottoSopra Alto Solido è identica, essendo entrambi prodotti a due componenti.
Il contenuto dei due barattoli si versa in quello più grande e si procede alla miscelazione.
L’unica evidente differenza è che Alto Solido resta sempre trasparente, mentre la finitura normale, alla miscelazione diventa lattiginosa, per tornare completamente trasparente con il processo d’essiccazione.
La finitura trasparente può essere scelta a piacere lucida, opaca o satinata. Può essere data in più mani.
Ciclo sottosopra – Applicazione del “Sopra”
SottoSopra Alto Solido è il trasparente ad alto spessore che dona un particolare effetto: è come applicare 10 mani di comune vernice trasparente, in una sola volta, ottenendo una superficie lucida e molto riflettente.
Lo speciale rullo inventato da Gapi Paints permette di distribuirlo dosandone la quantità corretta sul piano; una volta essiccato lo spessore di Alto Solido misura ben 300 micron per ogni mano stesa. Sul top della cucina una mano è più che sufficiente. Sulle restanti superfici si applica SottoSopra Trasparente lucido.
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