Per realizzare questa veranda fai da te si usa una struttura in profilati metallici che supporta i telai rivestiti con rete antizanzare
Costruire una veranda fai da te può essere un’ottima idea, sia perché permette di estendere l’abitabilità di un ambiente, sia perché realizzandola fai da te con alluminio risulta sicuramente più economica che farla fare su misura da un installatore.
Veranda fai da te: come renderla antizanzara
Nella stagione calda chi ha un giardino, un terrazzo o un portico può godersi un po’ di frescura senza muoversi da casa, ma spesso il piacere è disturbato dalle zanzare; in alcune zone, come quella in cui abita il nostro letttore Fabrizio Marni, ce ne sono veramente tante e difendere i propri spazi non è facile.
Il porticato della sua abitazione è abbastanza ampio da essere sfruttato in estate come zona pranzo o spazio relax, ma bisognava trovare una soluzione per proteggere quest’area senza attuare vere e proprie chiusure e senza grosse spese. Da qui l’idea di realizzare una veranda fai da te con profilati metallici che facesse da supporto a telai rivestiti con rete antizanzare, lasciando passare luce e aria, ma non gli insetti.
Quali profili d’alluminio utilizzare per la veranda fai da te
Per gli scatolati si utilizzano profilati zincati per cartongesso da 50×50 mm reperibili in barre da 3 metri e facilmente sezionabili alle lunghezze necessarie; i telai sono fatti con listelli a sezione 25×25 mm e la rete antizanzare di alluminio si trova larga 1000 e 800 mm. Per tenerli in posizione occorrono angolari metallici a L da 30×30 mm, anche questi per cartongesso. I telai con le zanzariere della veranda fai da te si possono facilmente rimuovere a fine stagione; anche la struttura è concepita per lo smontaggio, con un po’ più di lavoro.
Quanto tempo e quanto costa costruire una veranda fai da te?
Utilizzando i ritagli di tempo libero il nostro lettore ha impiegato due mesi e mezzo per completare l’opera, ma ha speso solo 775 euro, ai quali vanno aggiunti altri 150 euro per l’acquisto della gattaiola e del ventilatore a soffitto.
Come costruire una veranda fai da te
1 – La trave principale da 5,2 metri appoggia sul bordo del pilastro a sinistra e su una staffa preformata a destra.
2 – Su questa e sul soffitto si montano profilati a L per cartongesso e si montano in prova i telai.
3 – Dopo il rivestimento con le zanzariere si montano definitivamente i telai; questa parte rimane fissa.
4 – I montanti a L sono costituiti da due profilati rivettati
5 – l’angolazione dei due profilati che costituiscono i montanti è di 100°, per poterli fissare alla trave e a filo esterno della pavimentazione garantendo la discesa della tenda.
6 – Mantenendo la larghezza dei telai superiori, si realizzano quelli per chiudere la parete esterna e lo sbalzo tra questa e la parte fissa.
7 – I montanti si incastrano su staffe a U e si predispongono i profilati a L per montare i telai.
8 – Montaggio zanzariere previa finitura a cera.
9 – A fine lavoro, viene installato anche un ventilatore a soffitto.
Come installare una gattaiola nella veranda fai da te
1 – L’apertura laterale è sagomata ad arco e impone la costruzione di un telaio curvo per la chiusura superiore. Rilevato lo sviluppo della curvatura, la si scompone per ritagliare i pezzi necessari a riprodurla da pannelli di legno, potendo così utilizzare avanzi di dimensioni ridotte. Con i pezzi uniti di testa tramite spinotti si realizzano due curvature che vanno sovrapposte e fissate con colla e viti per raddoppiare lo spessore; il profilo va poi regolarizzato con la levigatrice.
2 – Alla base dell’arco si fissa un profilato metallico e si chiude la parte superiore con il telaio munito di zanzariera.
3 – Il perimetro dell’apertura sotto l’arco viene delimitato con profilati e diviso in due da un montante intermedio un poco decentrato. Nella parte più larga si installa una porta, realizzata sempre in profilato e telai con zanzariera, l’altra parte è costituita da una zanzariera fissa e un pannello inferiore di legno in cui si installa una gattaiola, affinché gli animali domestici possano entrare e uscire liberamente. Tutte le parti in legno sono trattate con due mani di impregnante effetto cera tinta castagno e una finitura trasparente, sempre effetto cera.
Impossibile vivere senza acqua, un’ovvietà, anche se pare ci sia uno sparuto gruppo di persone, i respiriani, che praticano l’alimentazione pranica (prana in indiano significa energia) riuscendo a sostenersi di sola luce energetica per una ventina di giorni senza mangiare né bere. Ma, a parte questa curiosità, l’acqua è vitale per tutti noi; il 22 marzo si è svolta la “Giornata mondiale dell’acqua”, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per sensibilizzare le popolazioni sulle criticità di questo bene. Il tema specifico di questo anno è stato “Acque reflue: la risorsa inesplorata”, riusare l’acqua, quella proveniente dall’utilizzo domestico, agricolo e industriale, e valorizzarla come “il nuovo oro nero”.
Il Governo ha anche istituito un commissiario nazionale alla depurazione delle acque stanziando quattro miliardi, vedremo. Consapevoli che quasi un miliardo di persone nel mondo non hanno accesso a fonti di acqua potabile, i dati che ci riguardano più da vicino sono quelli del suo giusto utilizzo e riutilizzo.
Noi Italiani siamo spreconi, consumiamo circa 250 litri d’acqua al giorno a testa; la quota maggiore è per l’agricoltura, poi l’industria, infine una quota minima è per l’igiene e il fabbisogno umano. E l’altro grosso spreco è causato dalle perdite delle nostre reti idriche, mediamente il 35% dell’acqua che viene immessa nelle condotte; ma ci sono città come Cosenza in cui solo il 23% dell’acqua arriva nelle case, il rimanente 77% va disperso!
Per fare la nostra parte, oltre a evitare gli sprechi, possiamo riflettere su pro e contro dell’acqua in bottiglia consumata dal 70% di noi Italiani: conveniamo tutti sul fatto che il suo utilizzo sia scomodo, inquini e costi di più, le bottiglie devono essere trasportate con camion dallo stabilimento al supermercato e da lì a casa, occupano spazio nella dispensa, impegnano nella raccolta differenziata della plastica e inquinano il pianeta.
Quanto sarebbe preferibile avere acqua buona che sgorga direttamente dal rubinetto e anche qui rientra in gioco la buona gestione del servizo da parte della politica. Ma venendo a qualcosa che veramente possiamo fare in maniera autonoma per dissetare il nostro amato verde dobbiamo prendere in considerazione la raccolta dell’acqua piovana. Una cosa molto semplice, che molti già fanno, magari solo con bidoni di recupero ma che, con un piccolo investimento, può creare una buona autonomia di tutt’altra entità; basti pensare che una cisterna interrata da 6.000 litri, in cui convogliare la pioggia che cade su un tetto di 140 mq, in una zona del nord, può dare una riserva d’acqua di 126.000 litri nell’arco dell’anno!
In questa originale costruzione si trasforma un normale ombrellone in un gazebo stabile e richiudibile
Costruire un gazebo in legno non è poi così difficile, basta partire da… un ombrellone! Uno dei problemi degli ombrelloni è la loro scarsa resistenza alle raffiche di vento che ci obbliga a chiuderli non appena una gradevole brezza si trasforma in vento teso, pena il vederli volar via rotolando sul prato o sulla spiaggia.
In questo servizio proponiamo di costruire un gazebo in legno: unarapida realizzazione che, trasformando l’ombrellone in un confortevole gazebo, lo vincola in modo tale da poter resistere anche a raffiche piuttosto violente.
In pratica si tratta di realizzare un grande gazebo fai da te di listelli, con tante “ante” quante sono le stecche dell’ombrellone, generalmente otto o, più raramente, sei. Il trucco che rende facile e rapido montaggio e smontaggio del gazebo sta nel realizzarlo a coppie di ante che, incernierate fra loro, stanno in piedi da sole.
Ogni coppia, poi, viene collegata alla sua vicina, con altre cerniere, non avvitandole ma bloccandole con bulloni e dadi a farfalla. Tutte le ante meno una, quella di entrata, hanno una ringhiera che, oltre a dare visivamente l’effetto di recinzione, contribuisce a rinforzare e tenere in quadro il telaio. Tiranti elastici che collegano le stecche dell’ombrellone alle ante completano la costruzione rendendo solidali i due elementi del nostro padiglione.
La costruzione è più facile se usiamo il tipo di ombrellone più diffuso, quello con gambo centrale, ma il nostro gazebo in legno si adatta perfettamente anche agli ombrelloni a sbalzo. L’importante è che l’ombrellone sia già di per sé robusto e, naturalmente, abbia un diametro tale da poter ospitare all’ombra un tavolo ed un paio di sedie. Quello illustrato ha un diametro di tre metri e in base a questo vengono date le misure, comunque sempre indicative, del materiale occorrente.
Scopriamo quindi come costruire un gazebo di legno!
Cosa serve per costruire un gazebo in legno fai da te
Con un ombrellone Ø 3 metri, misure (in mm) da adeguare alle dimensioni dell’ombrellone (N).
Multistrato marino da 19: 8 lunette (A) 912×300.
Abete o pino impregnato: sezione 45×45: 37 traverse (B) da 912, 14 ritti (C) da 520, 14 distanziali (D) da 50. Sezione 24×45: 16 montanti (E) da 2075,
14 elementi crociera (F) da 750.
Sezione 19×45: 8 coprifessura (G) da 2060.
Ferramenta (zincate o tropicalizzate): cerniere a bandella: 10 (H) 35×200, 10 (J) 35×160; 4 cerniere a T (K) 60×180; 8 occhi a vite aperti (L); bulloni testa tonda con quadro: 12 M5x60 (per le cerniere), 24 M5x80 (per i coprifessura); 36 dadi a farfalla M5; 24 rondelle larghe (grembiuline) Ø 5,4/20; viti; chiodi;
Pergola in legno di pino fresco impregnato in autoclave, tramite un processo in cui si utilizzano sali senza cromo per rendere il prodotto durevole e resistente alle muffe - 4 pali di appoggio 90x90 mm. pali sostegno 45x90 mm., 45x70 mm. - Prodotto con certificazione FSC - Altezza 240 cm. Finitura Grezza.
Questo pergolato in legno sarà un accessorio meraviglioso per il vostro giardino o per altri spazi esterni.L'arco forma una base stabile per rose e altre piante rampicanti, che creeranno un posticino delizioso dove sedersi in estate
Può anche essere utilizzato per abbellire l'entrata di un ingresso
Realizzato in legno di pino impregnato verde di alta qualità, questo pergolato è molto robusto, durevole e resistente alla muffa
L'assemblaggio è molto facile.Si prega di notare che il legno è un prodotto naturale, e quindi può avere delle imperfezioni.
Materiale: Legno di pino, impregnato verde;Resistente alla muffa;Dimensioni complessive: 410 x 40 x 203 cm (L x P x A)
Zincato a fuoco, protezione permanente contro la corrosione
Da avvitare - piastra base 18 x 10 centimetri
Regolabile in altezza da 10 a 15 centimetri
Regolabile in larghezza da 8 a 15 centimetri
Taglio di montanti e lunette
la precisione del taglio nel gazebo legno fai da te è condizione essenziale per la buona riuscita del progetto. Se l’attrezzatura lo consente è preferibile tagliare assieme i pezzi uguali.
le lunette debbono essere lunghe quanto la distanza fra le stecche presa a circa 100 mm dalle punte o dove distino 2075 mm da terra, diminuita dei 50 mm di spessore dei montanti fra cui va inserita (a meno di incastrarvela a mezzo legno).
il raggio della curva inferiore delle lunette è di circa 700 mm; l’importante, per l’estetica nelle costruzioni gazebo in legno, è che sia uguale per tutte e otto. Il taglio fatto con l’alternativo o con la sega a nastro va poi accuratamente rettificato e levigato.
Costruire gazebo in legno
tagliati a misura gli elementi delle crociere vi apriamo, esattamente centrato ed a squadra, un’incastro a mezzo legno da bloccare con colla e, volendo, con spine.
blocchiamo il telaio, con già montate le traverse e i distanziali, su un piano abbastanza grande. Le traverse qui, per semplicità, fissate con colla e viti, risultano più stabili se montate con code di rondini a mezzo legno o, meglio con tenoni e mortase.
incastriamo le crociere fra montanti e traverse, fissandole con una vite o una spina: vale anche qui quanto detto sopra (con incastri a tenone e mortasa, però, le crociere vanno montate contemporaneamente alle traverse).
Ogni anta, tranne quella d’ingresso, è fatta da 14 pezzi: l’esatta misura della lunghezza degli elementi delle crociere va presa dopo aver montato, in bianco e perfettamente a squadra, i montanti C fra le traverse F e finita la crociera con l’incastro a mezzo legno. Centrato il telaietto sopra la crociera marchiamo su questa gli angoli di taglio dei suoi capi.
Se non si pretende una solidità a tutta prova, l’incastro a mezzo legno può essere bloccato semplicemente con un paio di gruppini piantati alla traditora sui pezzi stretti in morsa.
Per centrare esattamente la crociera sotto il telaietto è opportuno tracciare sui suoi capi la mezzeria, da far coincidere con l’angolo formato da montanti e traverse.
Ultimato il montaggio delle ante si passa alla loro finitura con impregnante e smalto da esterni (o solo con impregnante protettivo) e, a finitura ultimata, si collegano le ante a coppia con le cerniere da 200 mm avvitate sia sulle traverse sia sui montanti. Su un lato della coppia si avvita un’ala delle cerniere da 160 mm, dopo aver aperto nell’altra ala il foro per il bullone di accoppiamento.
Costruire un gazebo in legno – il sistema di articolazione
dall’alto i bulloni con quadro per il fermo delle cerniere, a sinistra, ed il fissaggio dei listelli coprifessura, seguono le cerniere a bandella per l’unione delle doppie ante e per il loro collegamento. La cerniera a T si usa per l’anta d’ingresso, priva di traverse. In basso il cordone elastico e l’occhio a vite che vincolano l’ombrellone al gazebo.
accostate due ante, tenendole ben strette ed allineate con morsetti, avvitiamo le cerniere da 200 mm alle tre traverse. Questo è un punto delicato perché le tre cerniere debbono essere centrate esattamente sulla linea d’unione delle ante, con le ali perfettamente parallele alle traverse.
l’ottavo telaio (entrata) si articola al settimo con una cerniera da 200 mm in alto e due a T al centro e in basso. Per unirlo al primo usiamo in alto una cerniera da 160 mm e al centro e in basso altre due cerniere a T, tutte e tre attraversate dai bulloni.
nel bordo esterno dei telai avvitiamo, a 20 cm dalla sommità (più o meno non importa; anche qui quello che conta, esteticamente, è che siano tutti alla stessa altezza) un robusto occhio a vite aperto avvitandolo a fondo fino a che resti aperto, rivolto in basso, solo il passaggio per il cordone elastico.
prima di cominciare il montaggio bisogna aprire in un’ala delle 10 cerniere da 160 mm e in quella lunga di due cerniere a T il foro 5,2 – 5,5 mm occorrente per il passaggio dei bulloni che uniscono fra loro le coppie di ante.
Montaggio rapido e semplice
La doppia anta, anche se ingombrante (1), pesa abbastanza poco da poter essere facilmente trasportata. Cominciamo col rizzare la prima, aprendola quanto basti a che non cada e accostiamole la seconda (2) bloccando con strettoi l’ala libera della cerniera corta che usiamo come guida per forare il telaio, attraverso il quale facciamo passare tre bulloni con rondella e vite, unendo così le prime due coppie che allarghiamo fino ad ottenere metà dell’ottagono.
Ombrellone centrale
Il nostro gazebo fai da te, autoreggente ed ancorato solo alle stecche dell’ombrellone, non richiede necessariamente il sostegno centrale dato dal palo, ma dato che questo è il tipo più diffuso ci soffermiamo sul come eseguire al meglio le operazioni di centraggio e collegamento.
quale che sia il tipo di ombrellone la base dev’essere di peso tale, almeno 45 Kg, da garantirne la stabilità.
controlliamo che il bordo della base sia equidistante dalle pareti del gazebo.
centrata la base, inseriamo sul primo tratto del palo il nostro tavolino.
dopo esserci assicurati che l’ombrellone sia esattamente centrato, apriamo l’ombrellone, sollevandolo per farlo uscire dal gazebo, e inseriamolo nel fusto.
giriamo la cupola fino a far coincidere le stecche con gli angoli del gazebo.
facciamo passare il cordone elastico sopra una stecca e con un paio di nodi facciamo un anello abbastanza grande da poterlo inserire, tirato, nell’occhio a vite.
Per quanto comodi ed efficienti siano dal punto di vista del riscaldamento, i termocamini possono risultare carenti dal punto di vista estetico: vediamo come realizzare un rivestimento termocamino fai da te utilizzando cartongesso e mattonelle.
I termocamini sono essenzialmente degli “scatoloni” metallici montati su quattro gambe che devono essere decisamente abbelliti in fase di montaggio. Nell’esempio riportato, abbiamo installato un termocamino con distribuzione d’aria calda, demolendo il vecchio caminetto in muratura, trasformandolo nel centro di interesse del soggiorno costruendogli attorno un imponente, ma non opprimente rivestimento termocamino di mattonelle dello spessore di 20 mm installate su una “gabbia” in cartongesso.
Con un risultato gradevole dal punto di vista estetico e veloce per quanto attiene la realizzazione, è possibile quindi realizzare rivestimenti termocamini combinando la muratura classica ed il rivestimento di cartongesso.
Smantellamento del vecchio camino in muratura
La demolizione del vecchio camino in muratura lascia una nicchia larga 1440×400 mm, aperta in alto per l’uscita della canna fumaria. A pavimento viene aperta una presa d’aria collegata all’esterno.
Come rivestire un camino? Il progetto è fondamentale
Rivestimento termocamino in cartongesso – L’installazione
Messo in bolla il termocamino grazie ai piedini a vite, si monta e si sigilla la nuova canna fumaria d’acciaio e se ne collauda la tenuta.
L’intera gabbia di profilati per il rivestimento camino che servono per sostenere il cartongesso ignifugo si fissa ai montanti (tassellati alle pareti) con squadrette metalliche rivettate
Tagliati a misura, col seghetto alternativo, i pannelli di cartongesso si fissano sulla gabbia per avvitatura.
Si conclude con il rivestimento termocamino con delle mattonelle: la distanza tra i corsi viene regolata con l’inserimento di una morbida corda Ø 10 mm.
Decorazione suggestiva ✔ L'effetto mattone interpreta uno stile dal carattere meditteraneo rustico e crea un forte impatto scenografico. I pannelli coniugano funzionalità e design.
Grande qualità ✔ Il rivestimento di polistirolo riproduce la pietra con grande realismo. I materiali robusti formano una superficie dura in grado di imitare la pietra originale.
Facile da installare ✔ I pannelli pesano solo 1,5 kg e sono adatti per rivestire le pareti interne e le facciate esterne. Si applicano direttamente sul muro con la colla adatta.
Eleganza e versatilità ✔ Il prodotto è resistente ai liquidi come l'acqua e valorizza ogni parete. Inoltre è ideale per essere inserito in hotel, locali commerciali e ristoranti.
Ottima selezione ✔ Mosaixx offre una grande varietà di idee ed un'ampia gamma di rivestimenti murali innovativi. La funzionalità e il design moderno soddisfano ogni stile e gusto.
Camino al bioetanolo, dimensioni 600 x 450 mm, profondità 180 mm. Montaggio: a parete o ad incasso.
Peso: 25 kg. Montaggio tramite clips, anche su cartongesso.
Materiale: acciaio inossidabile, spessore 1,5 mm, verniciato a polvere. Colore: nero opaco. Un bruciatore a biocarburante da 450 mm con una capacità di 1 litro si consiglia di riempirlo al 50% della sua capacità una volta.
Nota bene: questo è un modello aperto senza vetro.
Una parte centrale assorbente è posizionata al centro del bruciatore, rendendo il bio camino sicuro ed eliminando qualsiasi rischio di perdita di carburante, anche se il contenitore viene rovesciato. Prodotto in UE.
Fibrotubi s.r.l. nasce nel 1958 e si afferma in breve tempo sul mercato per la produzione di lastre e tubi in fibrocemento, imponendosi in pochi anni sul panorama nazionale.
Fermamente convinta che una continua innovazione nel rispetto della tradizione sia l’essenza di uno sviluppo in grado di soddisfare le richieste di un mercato sempre più esigente, si è distinta lungo gli anni per la progettazione e realizzazione di prodotti sempre più diversificati e tecnologicamente all’avanguardia.
Fibrotubi utilizza soltanto materiali selezionati per realizzare prodotti conformi alle più severe normative comunitarie, il servizio tecnico è altamente specializzato fornisce un valido apporto di consulenza, che permette di affrontare le problematiche più complesse sempre nel modo migliore e più aggiornato possibile.
LA PRODUZIONE
Il vasto programma produttivo comprende
ORCHIDEA
Controtelai per porte scorrevoli a scomparsa per interni che rispondono a tutte le esigenze di progettazione, design e sicurezza. Adattabili a pareti sia laterizio che cartongesso. (www.orchidea.com)
EASYSLIDE
Controtelai scorrevoli in Cartongesso in Kit di montaggio facile da montare e trasportare grazie alle ridotte dimensioni d’imballo. Destinato anche al “fai da te” grazie al montaggio ad incastro. (www.easyslide.it)
FIBROTEK
Pannello Ventilato termoisolante sottotegola, per il risparmio energetico in nuove coperture o riqualificazione. (www.fibrotubi.com)
ETERINOX
Sistemi fumari in Acciaio INOX, Polipropilene e Rame, per l’evacuazione dei fumi, con moduli certificati a norma CE . Soluzioni specifiche per attraversamento tetto e parete. (www.fibrotubi.com)
ISOCOPPO
Lastra metallica coibentata e non a forma di coppo per la realizzazione di coperture in edifici civili e opere pubbliche, anche in aree soggette a vincolo urbanistico e architettonico. (www.fibrotubi.com)
COPPO CORINZIO
Lastra metallica a forma di tegola romana che riprende il fascino dell’antico grazie alla forma che richiama a tegola in cotto (Leggi la scheda prodotto)
GEA
Lastre Ondulate in Fibrocemento Ecologico da copertura e per sottocoppo realizzate in versione rinforzata con reggette in polipropilene (PLP) per incrementare la resistenza della copertura ai carichi e alla pedonabilità. (www.fibrotubi.com)
TEK 28
Lastra Grecata Coibentata che permette una corretta progettazione e realizzazione di tetti e pareti esterne, effetto tetto caldo e ventilato. (www.fibrotubi.com)
SOLAIO FACILE
Lastre a coda di rondine in Acciaio autoportanti per la realizzazione di solai più leggeri e collaboranti oltre a casseformi. (Leggi la scheda prodotto).
Il Fimo è una pasta sintetica disponibile in commercio in piccoli panetti. Essendo facilmente lavorabile e disponibile in una vasta gamma di colori, è perfetto per la realizzazione di piccoli oggetti creativi.
Un’altra particolarità è quella di indurire solo con la cottura, per cui si può lavorare tranquillamente fino al raggiungimento del risultato voluto. Per la cottura può essere utilizzato il forno elettrico o il forno a microonde.
UOVA DI PASQUA DECORATE CON IL FIMO
Tagliamo strisce uguali dai diversi pani di pasta, sovrapponiamole formando un sandwich e premiamo per compattarle.
Lavoriamo il sandwich con le mani fino a formare un cordone del diametro di circa 1 cm.
Avvolgiamo a spirale il cordone: i singoli colori non devono essersi impastati tra loro.
Con il cutter tagliamo la spirale a fette non troppo spesse.
Applichiamo le fette sui gusci.
In alternativa al sistema precedente, possiamo arrotolare singolarmente le strisce di ciascun colore e comporle sui gusci in forme che ricordano l’uovo “all’occhio di bue”.
COTTURA DEL FIMO La cottura è una fase delicata. Essendo un materiale composto da derivati del petrolio è bene utilizzare tutte le attenzioni del caso in quanto durante la cottura potrebbe diventare tossico. L’ideale sarebbe poter disporre di un forno da adibire solamente a questo scopo e non utilizzarlo per la cottura dei cibi. Si può anche cuocere con la tecnica a “bagnomaria”.
Prima di cominciare il discorso sui tipi di porte è opportuno dire un paio di cose che magari sembreranno ovvie, ma che è utile tenere a mente in questo tipo di lavoro che è pur sempre, sia come fatica sia come spesa, di livello non proprio elementare. Una porta dovrebbe aprirsi sempre verso l’interno del locale cui serve e verso la parete più vicina ai cardini, che dovrebbero rimanere ad almeno 80 mm da tale parete.
Senso di apertura Il senso di apertura di una porta (da tenere presente quando si acquistano cardini e serrature) si definisce “destro” quando spingendo l’anta i cardini sono a destra, “sinistro” nell’altro caso. Tranne che nei tipi di porte “va e vieni” tipo saloon, il telaio deve presentare una battuta contro cui poggiano le ante a porta chiusa; la profondità della battuta, se la porta è fatta a regola d’arte, può limitarsi a 5-6 mm; chi non ha squadratrici professionali, che gli garantiscano l’assoluta regolarità dell’anta, si trova meglio con una battuta di 10-12 mm.
In Italia tipi di porte “destre” quando, aprendola, i cardini rimangono sulla destra, tipi di porte “ sinistre” nel caso opposto; la distinzione serve sia per ordinare una porta nuova, sia, se la si costruisce ex novo, per acquistare i cardini tipo paumelle e la serratura.
Come è fatta una porta
Gli elementi di una porta ad anta sono:
il falso telaio, generalmente messo in opera durante la muratura e costituito da tre assi grezze,
il telaio formato da tre tavole ben rifinite e dotate di battuta d’arresto,
i coprifilo che nascondono la fessura tra telaio e falso telaio e l’anta con la sua ferramenta. Larghezza ed altezza della porta si misurano all’interno del falso telaio.
La battuta
Nei tipi di porte a due ante, la battuta deve essere presente anche nei due bordi che si uniscono al centro dell’apertura: la battuta dell’anta con la maniglia deve poggiare contro quella dell’altra anta (spesso in questi casi la battuta si ottiene con due listelli fissati alle ante). La geometria e la regola d’arte vorrebbero che dalla parte della serratura i bordi di porta e telaio fossero leggermente bisellati così da garantire il miglior contatto ad anta chiusa e di facilitare il movimento di apertura dell’anta col minimo gioco, ma non lo fanno più nemmeno le industrie. Una porta deve essere perfettamente piana (per potersi adattare al telaio su tutti i lati), esattamente squadrata, robusta, isolante e quanto più leggera possibile per non sollecitare in modo eccessivo le ferramenta cui è affidato il sistema di apertura ed il telaio che le regge. I tipi di porte che un far da sé può realizzare senza problemi sono quelle ad anta, quelle scorrevoli e quelle a paravento.
Tutti i tipi di porte ad anta, tranne quelle “va e vieni”, chiudono contro una battuta praticata nei montanti e nella traversa superiore del telaio; quando le ante sono due, quella con la maniglia poggia su una battuta praticata nell’altra anta; questo riscontro si ottiene con due listelli lungo i bordi verticali.
Il verso La regola d’arte vuole che le porte si aprano verso l’interno dei locali serviti; se la porta è in angolo il senso d’apertura deve dirigere l’anta verso il muro più vicino. La distanza tra i cardini e la parete non dovrebbe essere mai meno di 80 mm perché in caso contrario la sporgenza della maniglia potrebbe far restare lo spigolo dell’anta sotto il telaio impedendone lo smontaggio.
Le porte ad anta Sono appese ai cardini su un lato verticale e non devono toccare terra; fino a 800 mm di luce si fanno con una sola anta. Oltrepassando questa misura è meglio farle con due.
La traversa Nelle porte ad anta il montante di spalla dev’essere largo circa un dodicesimo dell’intera larghezza, mentre quello di mano dev’essere di larghezza tale da consentire l’incasso della serratura scelta; le traverse centrali possono essere larghe solo 30 o 40 mm, ma le altre due devono essere di almeno 60 mm. Nelle porte scorrevoli l’elemento più sollecitato è la traversa superiore che regge tutto il peso, le altre traverse ed i montanti possono essere di soli 30 mm (salvo che si voglia dotare la porta di serratura, caso in cui il relativo montante deve essere di larghezza almeno pari a quella della serratura).
[one_half]
Porta Piana: La classica porta piana è la più facile da realizzare da un bricoleur anche con attrezzatura ridotta.
[/one_half][one_half_last]
Porta a fodrina: Una porta intelaiata con pannello a fodrina: la traversa inferiore è sempre piuttosto larga.[/one_half_last]
[one_half]
Porta Inglesina: Oggi si fanno con un vetro unico chiuso fra due griglie ornamentali.[/one_half][one_half_last]
Porta a vetro unico: per una porta a vetro unico il telaio dev’essere molto robusto e antisfondamento.[/one_half_last]
[one_half]
Porta semivetrata: Non è che una variante della porta con pannello a fodrina. [/one_half][one_half_last]
Anta singola: la porta più comune è quella ad una sola anta, usata fino ad 800 mm di larghezza; qui, coi cardini a destra, l’apertura è destra. [/one_half_last]
[one_half]
Porta a due ante: quando la “luce”, cioè la larghezza dell’apertura, supera gli 800 mm l’anta unica sarebbe troppo ingombrante e si preferisce dividerla in due. [/one_half][one_half_last]
Porta “va e vieni” tipo saloon, si usa, ad una o due ante, dove c’è frequente passaggio di persone con le mani impegnate che possono aprirla a spinta. [/one_half_last]
Le porte scorrevoli Sono appese ad una rotaia, possono essere a vista o a scomparsa, non toccano terra oppure hanno una guida a pavimento; la larghezza dell’anta dipende dallo spazio disponibile ai lati dell’apertura (dentro o fuori dalla parete)
[one_half]
Porta scorrevole esterna: La porta scorrevole esterna non ingombra quando viene aperta o chiusa ed è appesa ad una rotaia, opportunamente nascosta da un cassoncino.[/one_half][one_half_last]Porta scorrevole interna: Il pur minimo ingombro della porta scorrevole può azzerarsi (in sede di muratura) inserendo la rotaia nello spessore del muro divisorio.[/one_half_last]
Le porte a paravento
Hanno un’anta appesa a cardini fissati al telaio e le altre incardinate alla prima e guidate, sempre in alto e talora anche in basso, da una rotaia e non hanno particolari limitazioni di larghezza. Il diverso tipo di aggancio crea sollecitazioni diverse al corpo dell’anta e determina diverse soluzioni costruttive.
Porta a paravento: la porta a paravento può essere costituita da un gran numero di elementi ed è perciò la più adatta a chiudere aperture molto larghe.
Il montante di spalla Nelle porte a paravento, costituite da elementi lunghi e stretti, diamo una maggior larghezza al montante di spalla della prima anta, incardinata al telaio, ed alle traverse superiori delle altre che vi si piegano contro e che reggono i perni di guida. Oltre che per il tipo di apertura le porte si distinguono per aspetto e per tecnica costruttiva in piane ed intelaiate. Le prime sono quelle in cui la superficie della porta si presenta come un piano uniforme e continuo, al più arricchito ed otticamente alleggerito da profilature o modanature applicate, sul quale spicca solo la maniglia. Le altre, invece, si presentano con un telaio di nervature verticali ed orizzontali fra cui si inseriscono specchi di vario tipo: a fodrina, a vetro, piani, a stecche (tipo persiana) e mille altre soluzioni.
Porta a soffietto vetrato e cieco: Molto simile alla porta che abbiamo chiamato a paravento, la porta a soffietto è solitamente realizzata in resina sintetica (PVC) e composta di stretti pannellini (sui 120 mm), rigidi e collegati tra loro da cerniere. Può essere a chiusura laterale, bilaterale o centrale; i pannellini possono essere aperti da piccoli vetri in materiale plastico o essere ciechi.
Serramenti prefiniti La fabbricazione dei serramenti è oggi una branca altamente specializzata dell’industria del legno ed offre, a chi voglia rinnovare le vecchie porte e finestre (o, aperto un nuovo buco in un muro esterno o in un divisorio, voglia montarvi una finestra o una porta) e non abbia né la possibilità né il tempo di farsele con le proprie mani, una vastissima gamma di prodotti di ottima qualità, finiti o (nei più grandi magazzini di semilavorati) da finire.
Misure standardizzate
I prodotti finiti, porte o finestre che siano, vengono venduti di solito completi di telaio, ante, coprifilo, cerniere e serratura ma senza vetri e maniglie, da montare a cura ed a scelta dell’acquirente. Le misure sono ovviamente standardizzate in base a quelle usate in edilizia, da cui dipendono anche le misure dei falsi telai, per cui tutte le porte sono alte (telaio compreso) 214 cm e larghe 680, 780, 880 mm, quando sono ad una sola anta, 1320 e 1520 se a due ante. Molto più vari, naturalmente, gli standard per le finestre: ne esistono centinaia di modelli, dal finestrino tipo cantina di 450×400 mm, alla porta finestra a quattro ante di 2250×2400 mm, squadrate, ad arco, con sopraluce, ad anta (da 1 a 4), scorrevoli, a vasistas, a ribalta, ad oblò ecc. La lavorazione automatizzata dei serramenti richiede che il materiale sia sì legno, ma privo di quei difetti che solo l’esperta mano dell’artigiano è in grado di compensare in fase di realizzazione, per cui porte e finestre industriali sono costruite con legni perfettamente stagionati, molto spesso di origine esotica come il Noce tanganika, l’Iroko, il Meranti, il Douglas, l’Hemlock, con lavorazione lamellare che elimina imbarcature e svergolature.
Finitura ad alluminio rivestito: l’esterno è quello di un pesante portoncino in legno in stile classico che ben completa l’ingresso in una sontuosa casa di campagna. L’interno è invece all’insegna dell’innovazione tecnologica: alluminio, leggero come materiale, ma opportunamente rinforzato per renderlo resistentissimo, rivestito di legno e smaltato.
Finitura a poliestere L’industria fa pure largo ricorso all’MDF e alla masonite temperata, usati soprattutto nelle specchiature, nelle profilature dei bordi e nel rivestimento delle porte piane. Sempre legata all’esigenza di elevata produttività è la finitura che nella maggior parte dei casi è a poliestere, trasparente sulle essenze più nobili (noce, rovere, castagno o legni esotici), colorato in una vastissima gamma di tinte su tutte le porte piane e comunque dove si è fatto ricorso ai materiali ricomposti. Dalla natura dei materiali, dalle misure del serramento, dalla più o meno elaborata lavorazione dipendono ovviamente anche i prezzi dei vari modelli.
Impariamo a costruire una casetta attrezzi per il giardino per custodire gli arredi da giardino divisi dalle attrezzature
Nella casa delle vacanze una casetta attrezzi ci voleva proprio e il posto ideale per la sua installazione era adiacente all’orto; il terreno in pendenza ha richiesto un parziale sbancamento per livellare l’area su cui realizzare la gettata, prima di iniziare a ragionare sulla costruzione.
La scelta di ridossare la casetta attrezzi fai da te a un muro di contenimento in pietra impone un’attenzione particolare nell’impedire infiltrazioni d’acqua e possibile ristagno di umidità all’interno: per questo viene concepita una sorta di intercapedine coperta che dà origine a un ripostiglio a forma trapezoidale, in cui custodire attrezzature come ponteggi o scale.
La casetta attrezzi per il giardino costruita dal nostro lettore Rodolfo Rocco occupa una superficie di circa 16 mq con altezza variabile da 2,20 a 3 metri.
Cosa serve per costruire una casetta attrezzi fai da te
Quanto costa realizzare un capanno portattrezzi fai da te
La spesa complessiva è stata di circa 1000 euro. Per arieggiare il locale, sotto lo spiovente del tetto si inseriscono quattro prese d’aria da 850 e 950 mm in sostituzione dell’ultima doga di chiusura della parete, costituite da un telaio chiuso esternamente da una rete protettiva e internamente da una zanzariera; un’ulteriore presa d’aria si inserisce nella parete opposta alla porta del vano più piccolo. La finitura è realizzata con impregnante noce scuro all’interno e vernice poliuretanica all’esterno, per una maggiore durata; viene installato anche un piccolo impianto elettrico con prese di corrente e interruttori, applicando all’esterno e all’interno diversi punti luce comandabili anche dall’abitazione.
Progetto casetta attrezzi fai da te nel dettaglio
Come realizzare lo scavo e il sottofondo della casetta attrezzi
1 – Per contenere il terreno in leggera pendenza si sistemano nello scavo blocchi di cemento armati con barre di ferro, si colma con pietre e con getto di calcestruzzo.
2 – Prima dell’indurimento si sistemano le piastre a U di ancoraggio per i pilastri di lamellare; poco lontana dal muro di contenimento, in corrispondenza del divisorio tra le due stanze, si annega una canalina per l’eventuale raccolta e smaltimento di acque di scolo.
Costruzione passo-passo della casetta attrezzi
1 – I montanti di lamellare 100×120 mm si fissano al sottofondo con piastre e viti, verificando che siano a piombo; su questi si appoggiano le traverse di abete collegandole con piastre piane e angolari a seconda della necessità.
2 – Le travi di copertura vanno in appoggio sulle traverse e anche queste si fissano con robuste piastre angolari e viti; dal lato del muro si utilizzano staffe di ferro avvitate alle travi e annegate nella muratura con malta.
3 – Il tavolato è in assi d’abete recuperate da bancali e perline. Le assi sono spesse 18 mm e sono avvitate direttamente alle travi sottostanti. La linea di collegamento tra questo e il muro si riveste con strisce di guaina catramata per evitare infiltrazioni d’acqua.
4 – La copertura è in tegole canadesi a lastre di circa un metro, fissate al tavolato con chiodi corti a testa larga. Il canale di gronda è sostenuto dalle apposite staffe (cicogne) e chiuso alle estremità con lamierini incollati con silicone; il tubo di discesa resta in prossimità di una di esse e ha una rete superiore per non far entrare le foglie.
5 – 6 Le lastre vanno poi riscaldate con il cannello a gas quanto basta a realizzare l’incollaggio con l’aiuto di un listello di legno, in modo uniforme e senza insistere troppo con il calore. Le tegole, lungo la travatura, vanno lasciate sporgere di qualche centimetro; ciò che cresce va rifilato con un taglierino. Nel lato ridossato si lasciano lunghe in modo da ricoprire in parte la sommità del muro.
Come realizzare le pensili sfalsate
1 – I contrafforti si ottengono da assi di pino; un taglio inclinato sulla base d’appoggio che va avvitata alla parete conferisce la giusta pendenza. I contrafforti sono collegati da traverse di abete, una fissata con viti alla parete sopra il vano porta e incastrata in essi mediante uno scasso, l’altra unita tramite piastrine angolari.
2 – Fissato il tavolato con chiodi, si sigilla la giunzione tra questo e la parete con un cordoncino di silicone prima di posare le tegole canadesi.
3 – Le estremità dei travetti degli spioventi si sagomano con il seghetto alternativo.
4 – La pensilina più alta segue lo stesso metodo, con la particolarità di scaricare parzialmente il peso su quella inferiore, cui si unisce tramite un supporto sagomato. Il contrafforte adiacente al muro di contenimento è fissato a questo con tasselli e alla parete con piastre angolari.
Realizzare le pareti e le porte
1 – La chiusura esterna è in doghe da 30 mm con incastro maschio-femmina, avvitate ai pilastri; la fila inferiore poggia su un cordolo di mattoncini leggermente inclinati, la cui funzione è proteggere le doghe dai ristagni d’acqua che le farebbero marcire. Un listello di abete da 50×20 mm riveste la giunzione tra doghe e mattoni ed è incollato a questi con silicone. Le teste delle doghe sono mascherate con coprifilo in abete.
2 – La parete divisoria è in doghe da 18 mm e poggia anch’essa su un cordolo di mattoni in prossimità della canalina di scolo.
3 – I telai delle porte sono in travi d’abete da 80×80 mm; per l’assemblaggio vengono usate viti e piastre che consentono la giunzione con l’architrave e il fissaggio a pavimento. Un’analoga trave d’abete ancorata con tasselli al muro di contenimento funge da supporto per il fissaggio delle doghe con il telaio della porta adiacente. La porta grande misura 200×900 mm, è fatta con doghe da 30 mm rinforzate da tavole disposte a croce; il triangolo superiore incorpora tre finestrelle di forma trapezoidale, realizzate sulla base di una dima di cartone. Completano il lavoro due pensiline sfalsate in altezza.
Tutorial passo-passo per costruire una dispensa fai da te
Una dispensa fai da te capiente e utile, provvista di accorgimenti come gli sportelli ventilati, che la rendono adatta a contenere anche secchi e stracci umidi, può avere una veste elegante e quindi poter essere collocata dappertutto, anche in un ingresso. La ricchezza di cassetti di varie dimensioni consente di riporre in ordine quegli oggetti di uso comune, che occorre trovare al primo tentativo.
La finitura della dispensa fai da te in legno naturale mordenzato e poi lucidato a cera o a vernice, ci obbliga a lavorare con precisione, perché non possiamo permetterci di stuccare le zone imperfette.
L’attrezzatura
La tecnica di realizzazione fa parte della falegnameria classica, perciò occorre lavorare con pazienza e con un’attrezzatura adeguata: in mancanza della combinata vanno bene anche la circolare da banco, che ci consente di effettuare tagli perfettamente ortogonali, la troncatrice per intestare le tavole, la pialla per portare i listelli a spessore; ma soprattutto è indispensabile una fresatrice portatile per ottenere modanature, scanalature e fregi.
Per realizzare i telai degli sportelli si fa uso di tenone e mortasa, quindi anche una mortasatrice tornerebbe utile. Unica concessione alla modernità: certi incastri sono sostituiti dalle spine a lamella, o “sogliole”. E’ un sistema con cui si fa prima e meglio, a patto di usare l’apposito accessorio per scanalare che si applica alla smerigliatrice angolare.
Per il resto non ci sono scorciatoie: il pannello dell’anta è fatto a fodrina e per ottenerla dobbiamo lavorare di pialletto e di fresatrice con calma e precisione. Il gioco tra il pannello, sagomato a cuneo lungo il perimetro, e la scanalatura del telaio dell’anta, deve essere tale da consentire al pannello di effettuare movimenti di pochi millimetri ma lungo un solo piano; proprio per consentire questi minimi movimenti, dovuti alla dilatazione del legno, non dobbiamo incollare la fodrina al telaio.
Cosa serve per costruire una dispensa fai da te (numeri riferiti alle misure dei materiali riportate)
La struttura della dispensa fai da te Come in ogni armadio classico abbiamo una base formata da zoccolo di appoggio e ripiano di fondo, su cui si regge il telaio portante realizzato in listelli; il fronte dello zoccolo ha una modanatura che otteniamo con il seghetto alternativo.
Il telaio è chiuso sulla sommità da un pannello ed una doppia serie di listelli sovrapposti e sporgenti, opportunamente fresati, costituisce il fregio. I montanti del telaio sono collegati alla base e al cappello con le giunzioni a sogliola.
Una soluzione interessante, che semplifica la struttura e la irrobustisce, è che le pareti laterali ed il diaframma interno fanno parte della struttura portante: sono fatti con lamellare di massello spesso ben 18 mm e si assemblano in un’unica fase di lavorazione col telaio del fronte.
La costruzione della dispensa fai da te Poniamo sul piano di lavoro il pannello laterale destro e il diaframma interno, affiancati: in questo modo tracciamo in contemporanea la posizione dei sette ripiani interni e la posizione delle scanalature in cui inserire i lamello che reggono i ripiani stessi. I telai dei ripiani si assemblano a parte; sul fronte presentano una scanalatura a L per il montante centrale.
Due listelli laterali fanno parte del telaio di ogni ripiano e servono ai cassetti come guida di scorrimento laterale; il fronte dei cassetti è sprovvisto di battuta e chiude a filo del fronte; l’arresto è costituito dal fondo dell’armadio.
Poiché il cassetto chiude a filo, il fronte ha le stesse dimensioni dell’opposto pannello interno; su tutti e quattro i lati pratichiamo una scanalatura larga 5 mm e profonda 10 mm, a 10 mm dal bordo inferiore in cui inseriamo il fondo del cassetto; possiamo praticare la scanalatura con la fresatrice dotata di fresa cilindrica, o con due passate affiancate di circolare da banco.
Per finire il mobile in tinta naturale si stende una mano di mordente ad acqua della tonalità voluta; a superficie asciutta si carteggia con grana 120, quindi si stende una mano di turapori; ne esistono tipi in soluzione acquosa, per niente tossici e quasi inodori; si carteggia con grana 240 e 300.
Per finire a cera, stendiamo con un pennello uno strato di cera tiepida sciolta in trementina; quando il prodotto è assorbito, stendiamo con un panno la cera solida, eliminiamo quella in eccesso e lucidiamo a mano o con il platorello di lana sulla levigatrice rotorbitale. Se desideriamo una superficie più protetta dopo il turapori stendiamo da una a quattro mani di vernice semilucida a finire, carteggiando tra una mano e l’altra con grana 400.
il telaio dello sportello della dispensa fai da te è separato da tre traverse in due zone; in quella inferiore una scanalatura al centro di tutto il perimetro interno accoglie la fodrina, in quella superiore una battuta riceve la griglia metallica.
se decidiamo di impiallacciare l’esterno della dispensa fai da te, usiamo per
i telai degli sportelli strisce di piallaccio termoadesivo, che fissiamo con il ferro da stiro.
le giunzioni a lamelle tra i montanti ed i ripiani vengono incollate; al posto degli strettoi, utilizziamo viti autofilettanti che tengono le giunzioni serrate durante la presa della colla.
con lo stesso sistema colleghiamo la struttura portante allo zoccolo di base della dispensa fai da te.
tutti i componenti del telaio si incollano in un’unica fase: dopo avere steso la colla nei punti di contatto e avere controllato con la squadra la posizione dei pezzi, serriamo il tutto con almeno quattro strettoi a cinghia; in alternativa, si usano cordicelle annodate e messe in tensione da cunei di legno.
I cassetti della dispensa fai da te
con la fresa pratichiamo nei pezzi le scanalature cieche che accolgono le lamelle e quelle a tutta lunghezza dove si inserisce il pannello di fondo.
tutti i componenti della dispensa fai da te si assemblano con colla, serrandoli tra strettoi con ganasce in legno per non rovinare la superficie del cassetto. La lunghezza delle fiancate deve essere sufficiente perché il cassetto chiuso tocchi il pannello di fondo, che serve da arresto.
Fregio in testa
Il fregio della dispensa fai da te è formato da tre strati di listelli sovrapposti e sporgenti uno rispetto all’altro, tagliati alle estremità a 45° e con il profilo sagomato mediante la fresatrice. Per ottenere i profili occorrono almeno due tipi di fresa: una a mezzo toro concavo, l’altra a mezzo toro convesso.
il telaio con chiusura grigliata ha sul profilo interno una battuta da 10×10 mm, che otteniamo con la fresa cilindrica prima di tagliare i listelli a 45°; dopo avere inserito la griglia metallica, applichiamo con chiodini a spillo dei listelli sagomati a quarto di tondo per bloccare la griglia.
tutta la ferramenta della dispensa fai da te viene applicata con viti autofilettanti; le bande delle cerniere sono inserite a filo del legno praticando delle scanalature con lo scalpello. L
entrambi gli sportelli della dispensa fai da te, provvisti di griglia in acciaio o ottone stampato e forato, consentono l’aerazione del vano, adatto quindi a contenere oggetti umidi o sostanze infiammabili e volatili.i numerosi cassetti della dispensa fai da te, di diverse grandezze, consentono di suddividere gli oggetti in modo razionale.
La nostra bellissima dispensa fai da te è pronta ad essere utilizzata!
La Einhell Germany AG con sede a Landau an der Isar, sviluppa e commercializza per i consumatori e gli artigiani, soluzioni per la casa, il giardino e il tempo libero, in quanto è uno dei maggiori fornitori leader nel mondo. Da oltre 50 anni Einhell, in più di 40 paesi, è un partner competente nel campo degli utensili elettrici portatili, utensili e macchine stazionarie, così come articoli per giardinaggio e pompe per acqua. Einhell impiega circa 1.600 persone in tutto il mondo. Il fatturato del gruppo è pari a circa 552 milioni di euro.
Sotto lo slogan “Einhell BEN FATTO”, la Einhell Germany AG è sempre stata un pioniere nello sviluppo dei prodotti e nella tecnologia innovativa in grado di impressionare con un eccezionale rapporto prezzo-prestazioni.
Oltre al rafforzamento del suo slogan “marchio di qualità al miglior prezzo”, Einhell dedica particolare attenzione alla Società e alla sua crescita globale.