Anziché adoperare un’unica essenza per tutto il mobile si può scegliere di mescolare diversi legni per ottenere inusuali accostamenti cromatici
Da tavole di diverse essenze, piallate all’identico spessore, si tagliano listelli più o meno larghi da incollare tra di loro. In questa fase è indispensabile valutare con perizia il grado di essiccamento e la tendenza al ritiro di ciascun legno per evitare che con il tempo si formino fessure tra i vari pezzi. Gli adesivi industriali estremamente tenaci disponibili sul mercato permettono di montare un pannello molto largo senza timore che si spezzi.
Una particolare tecnica consiste nell’accoppiare sottili listelli di tinte diverse tagliando nuovamente il pannello ottenuto e riaccoppiando i listelli fino a formare un mosaico di intarsi casuali.
Intarsi casuali, ma di gran gusto
Partendo dai tavoloni di materiale grezzo si tagliano e si piallano listelli di forma regolare, senza difetti e soprattutto perfettamente in squadra.
Seguendo l’istinto oppure un preciso programma di montaggio si assemblano i listelli piallati con uno strato uniforme di colla vinilica.
Dopo l’incollatura i listelli vengono stretti, sia in senso orizzontale che verticale, con numerosi morsetti interponendo robusti quadrotti di legno che contribuiscono a distribuire uniformemente la pressione.
A colla asciutta la tavola listellare (in questo caso composta in diagonale) viene piallata per ottenere nuovamente un materiale di spessore uniforme e senza dislivelli.
L’operazione di taglio viene ripetuta sul pannello piallato e ciascun nuovo pezzo viene ribaltato di 90° in modo da mostrare le teste dei listelli.
La tavola ricomposta mostra una fitta serie di tesserine, una specie di tarsia tridimensionale, assolutamente unica, il cui aspetto può essere mutato radicalmente facendo scorrere tra di loro i listelli.
Arredamento: specchio dell’anima di chi “vive” la casa con passione
Il termine arredamento racchiude complementi e mobili di tutti i generi: si spazia dall’alto artigianato di design alla produzione industriale, fino ad arrivare ai pezzi unici realizzati “fai da te” nei laboratori-garage degli hobbisti “bricoleur”… che a volte superano per bellezza e qualità molti modelli dai prezzi esorbitanti.
Fattori che condizionano la scelta di un arredo
Spesso gli arredi sono scelti solo per una questione estetica, sottovalutando molti parametri che invece dovrebbero essere tenuti in considerazione come la capienza, la funzionalità e la praticità d’uso, nonché la qualità. Soprattutto negli ambienti che più degli altri sono vissuti quotidianamente, il soggiorno e la cucina, è fondamentale che tutto sia ben studiato e scelto adeguatamente, in funzione di uno spazio aperto unico, come un open space, oppure di ambienti divisi.
I materiali
Elemento fondamentale che distingue gli stili dell’arredamento è senza dubbio il materiale utilizzato, basti solo pensare alla differenza tra l’impiego del vetro o vetrocemento, che conferiscono luminosità e se vogliamo “invisibilità”, rispetto a materiali più classici come la ceramica, il legno, il marmo ecc.
Arredamento e acquisti online
La possibilità di scelta dei mobili e complementi d’arredo è davvero ampia, soprattutto online, dove possiamo effettuare ricerche su portali specializzati, come ad esempio Livingo.it che offre una panoramica completa per l’arredamento e accessori per la casa
Gli spazi sono fondamentali
Se negli ambienti spaziosi è possibile sbizzarrirsi con stili ed elementi diversi, ancor di più in quelli ristretti un arredamento scelto con intelligenza può fare la differenza. Ed è così che è incominciato il boom delle idee salvaspazio: cucine componibili, tavoli allungabili, divani letto, camere da letto nei soppalchi, armadi nascosti nei tramezzi, spettacolari bagni ricavati in spazi ridotti e fantastici sistemi di illuminazione naturale.
Luci e arredo
Se anni fa in ogni stanza c’era il classico lampadario, adesso le applique e i punti luce sono davvero un mondo a sé e bisogna considerare tre diversi tipi di illuminazione: mirata che serve per evidenziare un particolare della stanza (come un quadro); diffusa per illuminare una stanza nel suo insieme; diretta per far luce su una zona in cui si svolgono attività specifiche, come ad esempio leggere o cucinare.
Addirittura anche gli interruttori e le prese della corrente, elementi un tempo meramente tecnici, ora possono assumere una loro funzione estetica e diventare parte dell’arredamento grazie a forme eleganti e personalizzabili e con il sistema touch, dotato di comandi a sfioro e prese a scivolamento.
Domotica
Un importante settore è la domotica. La smart home – all’interno della quale è possibile con il semplice tocco di un tasto avere il pieno controllo della propria abitazione, persino da remoto – è ormai una realtà che assicura comfort, sicurezza (chiusura e il blocco automatico di porte e finestre) e risparmio energetico (grazie a un impiego intelligente dell’energia, che viene sfruttata solo dove e quando serve).
Arredo e bagno, una coppia vincente
Una tendenza che ha preso sicuramente piede negli ultimi anni è quella della trasformazione radicale del bagno: da stanza di mero servizio a vera e propria sala adibita al relax e alla cura della propria persona, in cui si trascorre volentieri una parte del proprio tempo libero, grazie a docce con la cromoterapia o vasche idromassaggio. C’è poi chi, con estrema maestria fai da te si costruisce anche la sauna finlandese su misura
L’arredamento ha man mano coinvolto tutti gli ambienti della casa, anche quelli più marginali, come lavanderie, terrazzi e garage, svincolati man mano dalle loro tradizionali funzioni e resi sempre più vivibili e multifunzione.
Anche la camera da letto non poteva ovviamente non essere investita da questo vento di cambiamento; con un arredamento intelligente la si può trasformare anche in spogliatoio, ufficio o biblioteca. Bisogna quindi prestare attenzione non solo al letto, ma anche ai particolari, per rendere l’ambiente il più confortevole possibile.
Una sedia, opportunamente modificata, può contenere tutto l’occorrente per pulire le scarpe
Chiudiamo lo spazio tra le gambe della sedia con tre pannellini fissi laterali e uno apribile frontale con cerniere a libro e impugnatura superiore ottenuta con un profilato di alluminio, organizziamo lo spazio così ricavato con un ripiano centrale e uno scrocco magnetico. L’interno viene sfruttato per collocarvi spazzole, lucidi e quanto occorre per la pulizia delle scarpe. La sedia funge anche da appoggio per una veloce spazzolatura.
Box pulizia scarpe: occorrente
5 pannelli in multistrato spessi 8 mm (fianchi e ripiani)
listelli a sezione quadra da 10×10 mm; 1 pannello in lamellare spesso 15 mm
2 cerniere ad alette da 20×50 mm
1 angolare di alluminio 35×35 mm
colla vinilica
chiodini
scrocco magnetico.
Box pulizia scarpe: realizzazione
Per l’elaborazione dello spazio tra le gambe conviene asportare la seduta, da rimontare alla fine del lavoro. Visto che abbiamo asportato la seduta ne approfittiamo per darle una buona carteggiata in vista della successiva smaltatura.
Poggiamo la sedia su un pannello di compensato da 8 mm e, con la matita, tracciamo la sagoma da tagliare. Con il seghetto alternativo effettuiamo i tagli sui due pannelli laterali. Rifiniamo i bordi con carta vetrata.
Lungo tre bordi (non su quello superiore) incolliamo listellini da 10×10 mm per collegarli alle gambe.
Inseriamo i pannelli nelle gambe e li incolliamo. Aggiungiamo un quarto listellino centrale per sostenere il ripiano intermedio.
Sempre con il seghetto alternativo sagomiamo gli angoli dei due ripiani interni (in compensato da 10 mm) in modo da poterli alloggiare nello spazio formato dalle gambe e dai fianchi.
I ripiani si poggiano sui listelli intermedi e sui listelli di fondo precedentemente fissati ai fianchi.
Una tavoletta di listellare tagliata secondo lo spazio formato dalle gambe anteriori serve per ottenere l’antina. Due cerniere ad alette sono avvitate lungo il bordo sinistro e vengono fissate alla gamba sinistra.
Prepariamo un angolare di alluminio destinato a fungere da impugnatura per aprire l’anta. Nell’angolare apriamo i fori svasati in cui vanno inserire le viti a testa fresata che lo fissano all’anta. Il pannello in lamellare dotato di cerniere e impugnatura viene avvitato alla gamba e completato con uno scrocchetto magnetico.
Utilizziamo due sedie per farle sembrare inglobate nel muro, a cavallo tra due stanze
Partendo da una coppia di vecchie sedie, dopo averle carteggiate con cura tagliamole a 5-7 centimetri dall’attacco della seduta con le gambe posteriori: rimarrà dunque solo lo schienale, una piccola porzione di seduta, le gambe posteriori e pochi centimetri di traverse laterali. Fissiamo, sotto la porzione di seduta rimasta, una squadretta metallica per il fissaggio a muro. Una volta smaltata in un colore simile a quello del muro (oppure contrastante) e fissata a parete con un paio di tasselli per evitare che la sedia ruoti, l’effetto sorpresa sarà garantito.
Sedie inglobate al muro: occorrente
sedie recuperate
primer all’acqua
idropittura
pennello
viti
squadrette metalliche
spezzoni di legno
tasselli a espansione Ø 8 mm.
Sedie inglobate al muro: realizzazione
Eseguiamo il taglio trasversale a circa 5-7 cm dall’attacco della seduta, aiutandoci con un listello guida, morsettato alla sedia.
Carteggiamo accuratamente la sedia, per rendere la superficie scabra.
Fissiamo, sotto la porzione di seduta rimasta, un piccolo inserto in legno sul quale avvitiamo la squadretta metallica di sostegno.
Stendiamo due mani di primer all’acqua per preparare la sedia alla fase di finitura.
Coloriamo la sedia con un prodotto all’acqua in una tinta simile a quella dei nostri muri.
Fissiamo la sedia a muro sfruttando la squadretta metallica precedentemente avvitata allo spessore inserito sotto la seduta.
Le sedie con la seduta in legno si prestano a numerose elaborazioni che le trasformano in accessori con funzione del tutto diversa
Una sedia classica diventa un originale portaombrelli per l’ingresso modificando la seduta (bisogna praticare con una sega a tazza nove fori in posizione regolare) e aggiungendo un pannello fissato in basso tra le quattro gambe. Su questo pannello di multistrato viene incastrata una vaschetta di alluminio che raccoglie il gocciolio degli ombrelli.
Realizzazione di un originale portaombrelli: tutti i passaggi
Tracciamo sulla seduta (nella parte sottostante) un reticolo tale da creare nove incroci che danno origine a 9 cerchi del diametro di 60 mm. Con una guida di foratura, che serve per mantenere il trapano perfettamente verticale, pratichiamo fori nei centri dei cerchi e quattro fori lungo la loro circonferenza.
Montiamo sul trapano una sega a tazza del diametro di 60 mm e pratichiamo nove fori. Per evitare che il sedile si scheggi lavoriamo su uno spessore di legno o MDF.
Se abbiamo lavorato con precisione i fori da 60 mm intercettano i quattro fori guida lungo la circonferenza.
Il piano d’appoggio per le punte degli ombrelli è costituito da un pannello in multistrato da 10 mm al cui interno apriamo una grande finestra con il seghetto alternativo. Il pannello va sagomato ai quattro angoli per inserirsi all’interno delle gambe.
All’interno dell’apertura si colloca una vaschetta di metallo che raccoglie l’acqua sgrondata dagli ombrelli.
Il piano con la vasca viene poggiato su quattro reggipiani in plastica avvitati all’interno delle gambe.
Il tronco di un albero di medie dimensioni, tagliato opportunamente a misura e scortecciato, si trasforma nella seduta di un’originale panca rustica
Lo schienale è ricavato da vecchie sedie di recupero, ed è fissato al tronco mediante porzioni di traverse inserite in fori ciechi.
Panca rustica: occorrente
un tronco di medie dimensioni (Ø 400 mm e circa 1500 mm di lunghezza)
sedie di legno di recupero con traverse
trapano con mecchia; pennarello
colla vinilica.
Panca rustica: realizzazione
Scortecciamoil tronco e smontiamo le sedie lasciando intatti solo gli schienali. Presentiamo quest’ultimi sul tronco, appoggiandoli in prossimità dei fori ciechi in cui erano inserite le traverse. Con un pennarello marchiamo l’esatta posizione in cui effettuare i fori.
Montiamo sul trapano una punta a mecchia (il cui diametro è in funzione del diametro della traversa della sedia più uno o due millimetri) ed effettuiamo, sulle marcature, quattro fori ciechi profondi circa 20 mm. Asportiamo eventuali trucioli di scarto dai fori.
I fori ciechi precedentemente realizzati servono a ricevere porzioni di traversa delle sedie (già smontate), che utilizzeremo per fissare gli schienali al tronco. Valutiamo la lunghezza delle porzioni inserendo la traversa in battuta nei fori ciechi e segnando con un pennarello il punto in cui tagliare, sporgente circa 20 mm dall’esterno del tronco.
Possiamo tagliare alcuni cilindretti lunghi circa 40 mm che inseriamo nei fori ciechi del tronco, fissandoli con colla vinilica.
Gli schienali si collegano al tronco unendoli alle porzioni di traversa sporgenti e bloccando l’unione con colla vinilica.
In funzione della lunghezza iniziale del tronco possiamo inserire più o meno schienali, per realizzare una panca molto lunga.
Il sottopiede è quella parte interna della calzatura che la rende confortevole, facendo da cuscinetto sopra il cuoio di tacco e suola, garantendo la traspirazione del piede
Con l’utilizzo, tra lo sfregamento interno e la sudorazione, anche questa parte è soggetta a logorarsi.
La sostituzione del sottopiede
Lavorando all’interno della tomaia con una lama, in corrispondenza del calcagno, si cerca di sollevare il sottopiede; se risulta ancora incollato ci si aiuta con un solvente per ammorbidire la colla. Eventuali tracce di adesivo o residui del vecchio sottopiede che rimangono all’interno della scarpa vanno raschiati, poi si passa una spugna appena umida.
Estratto il vecchio sottopiede lo si appoggia su una pelle di capretto per utilizzarlo come dima. Con la lama del coltello si segue il contorno del sottopiede e si incide la pelle.
L’operazione di taglio va eseguita su un tappetino di materiale compatto; non dev’essere né tanto rigido da fare scudo alla lama e rovinarne il filo, né tanto morbido da essere attraversato totalmente dalla lama stessa, che inciderebbe il piano e si rovinerebbe. Il profilo va quindi regolarizzato e “scarnito” su tutto il perimetro, poi provato all’interno della calzatura prima del fissaggio definitivo.
Con un pennellino si applica la colla a contatto, senza avvicinarsi troppo ai bordi per non rischiare di macchiare la pelle della scarpa.
La colla a contatto va stesa anche sulla faccia inferiore del sottopiede, poi va lasciata riposare 10-20 minuti a seconda della temperatura ambiente per consentire ai solventi di evaporare.
Quando la colla non è più appiccicosa si inserisce il sottopiede nella calzatura: tenendolo piegato in due, con la parte pulita di sopra, si inserisce all’interno della scarpa, mettendo prima la punta, ma tenendola sollevata dall’appoggio perché bisogna prima centrare perfettamente la parte posteriore del tallone. Fatta aderire questa parte, si appoggia progressivamente anche la parte avanti e si preme prima con le mani e poi, per arrivare in punta, aiutandosi con qualche utensile. Si preme energicamente su tutta la superficie e la scarpa può essere indossata.
La porta scorrevole a scomparsa rappresenta una soluzione validissima quando il disimpegno su cui affacciano più stanze non ha dimensioni sufficienti per la normale articolazione delle porte a battente
Nell’installazione proposta la porta scorrevole deve essere montata su una parete in laterizio (l’alternativa sarebbe quella della parete in cartongesso); questo impone di scegliere un controtelaio per incasso in muratura, ovvero predisposto per il rivestimento con intonaco. Trattandosi inoltre di una porta scorrevole a due ante, il controtelaio si compone di due cassonetti laterali da incassare completamente nella parete.
Porta scorrevole a due ante: installazione
I cassonetti laterali vanno uniti mediante la traversa in metallo che racchiude al suo interno il sistema di scorrimento a binario estraibile. Gli elementi sono confezionati separatamente e vanno uniti in cantiere; l’operazione va effettuata direttamente sul luogo dell’installazione, visti l’ingombro complessivo e la difficoltà a muovere l’insieme una volta montato.
Con il controtelaio in piedi, si fissano gli elementi applicando viti alle piastrine che uniscono i punti di giunzione fra i montanti e la traversa superiore.
Per irrigidire l’insieme del controtelaio, nella parte bassa della luce d’apertura si applica una barra distanziale che si incastra alle estremità nelle sedi predisposte sulle protezioni di cantiere.
A questo punto il controtelaio può essere messo sul rialzo in muratura, fatto per sostenerlo alla quota prevista della pavimentazione. Lateralmente va messo a contatto con la parete, dove va bloccato con adesivo strutturale a schiuma, dopo aver verificato la verticalità e l’orizzontalità in senso longitudinale.
A fissaggio fatto si può proseguire la parete nella parte superiore; in questo caso si completa solo la piccola porzione che separa dalla putrella orizzontale presente poco più in alto. Dopo la posa dei mattoni si completa anche in quel piccolo tratto la stesura della rete elettrosaldata che agevola l’aggrappaggio dell’intonaco.
Il rialzo di mattoni su cui appoggia il controtelaio è molto elevato perché sulla caldana va fatta ancora la gettata del massetto per coprire le tubazioni degli impianti e la successiva gettata per coprire la serpentina del riscaldamento a pavimento.
Porta scorrevole: montare le ante
Una volta che le pareti sono completamente intonacate e tinteggiate, rimosse le protezioni di cantiere e applicati i meccanismi di scorrimento, non resta che mettere le ante negli appositi alloggiamenti, agganciandole alla barra guida superiore e lasciando che in basso siano i rullini a guidarle, impedendo ogni possibile movimento oscillatorio.
Il binario di scorrimento è estraibile: si tratta di una guida di alluminio nella quale scorrono i carrelli ed è smontabile in ogni momento per l’ispezione, per l’applicazione di accessori anche in tempi successivi e per eventuali operazioni di manutenzione. I carrelli di scorrimento sono molto fluidi in quanto ruotano su cuscinetti a sfera.
Lo scorrimento a terra
A seconda del tipo di anta scelta, cambia il sistema di scorrimento a terra.
Nel caso di ante di legno, ovvero di spessore analogo a quello di una comune porta interna, si applica a terra un nasello guida che scorre all’interno di una scanalatura presente sul bordo inferiore dell’anta.
Quando invece si sceglie l’anta di cristallo, essendo molto più sottile, si applicano due rullini guida, che la obbligano a scorrere al loro interno.
Il contenimento laterale
La maggiore sottigliezza del cristallo, rispetto allo spessore dell’anta di legno, impone anche un diverso sistema di guida e chiusura laterale.
In questo caso, lo spazzolino parapolvereva montato su un apposito profilato alto come i montanti laterali. Il profilato è fatto per incastrarsi sui due lati dello stipite, da una parte e dall’altra del controtelaio, offrendo il maggior spessore per il passaggio soltanto del cristallo.
Lo scorrimento in alto
Si rimuovono le viti presenti nei carrelli (una per ognuno) e si rimettono interponendo la piastrina di sostegno della porta di cristallo.
La vite non va tirata a fondo, anzi, va avvitata solo per metà, perché funge anche da registro per regolare l’orizzontalità della porta.
Le piastrine, due per ogni porta, si inseriscono, l’una dopo l’altra, nell’apposita sede costituita da un profilato applicato saldamente sul bordo superiore dell’anta di cristallo.
Prima di inserirla completamente, la seconda va regolata controllando con la livella a bolla, sino a quando l’anta non risulta perfettamente orizzontale. L’operazione va fatta anche sull’altra anta, in questo caso badando che quest’ultima resti allineata verticalmente alla prima, quindi regolando opportunamente anche il registro della sua prima piastrina.
Quando le regolazioni sono terminate, le piastrine vengono portate nella posizione definiva all’interno del profilato e infine si stringono i grani (due per ognuna) che le bloccano saldamente impedendo ogni possibile spostamento rispetto all’anta. Ultima operazione è la regolazione dei finecorsa atti a limitare l’escursione delle ante.
Esistono anche porte scorrevoli esterne, dove il binario rimane a vista e quindi non necessitano di opere di muratura.
Un altro elettroutensile si libera del vincolo del filo elettrico per raggiungere comodamente e senza ingombri le zone sprovviste di corrente alternata
Non è cosa frequente vedere una smerigliatrice angolare alimentata a batteria; capita, invece, tantissime volte di vedere qualcuno che stende decine di metri di prolunga per lavorare su una recinzione, un cancello, una ringhiera di ferro ecc.
La potenza e la capacità delle batterie al litio sono cresciute in maniera tale che i motori alimentati da queste sono in grado di azionare una gamma di strumenti sempre più ampia, con costi molto accessibili. È il caso della smerigliatrice a batteria Einhell TE-AG 18 Li, uno strumento che rientra nella famiglia Power X-Change e condivide la medesima batteria da 18 V con oltre 20 utensili compatibili, tutti acquistabili anche senza batteria.
Grazie alla funzione Soft Saft e alla protezione di sicurezza contro l’avvio accidentale, il funzionamento della smerigliatrice angolare è silenzioso ed estremamente versatile. Il diametro del disco è 115 mm, la velocità di rotazione a vuoto 8500 giri/min, scocca del cambio in alluminio.
La smerigliatrice a batteria TE-AG 18 Liè disponibile in diverse configurazioni:
la versione Solo, senza batteria e caricabatteria, ha un prezzo consigliato al pubblico di euro 56,95;
starter kit con batteria da 1,5 Ah, euro 69,95;
con batteria da 2 Ah, euro 74,95;
con batteria da 3 Ah, euro 89,95;
con batteria da 4 Ah, euro 94,95;
articolo completo con valigetta, caricabatterie e batteria da 3 Ah, euro 149,95.
La macchina è anche disponibile in confezione unica con il trapano TE-CD 18/2 Li, due batterie (una da 1,5 Ah e una da 3 Ah), caricabatteria e valigetta a euro 189,95.
La protezione, come avviene in tutte queste macchine, si inserisce nel colletto della testina.
In questo caso il colletto è trattenuto da un serraggio a leva che rende molto rapida la regolazione, volta per volta, a seconda della posizione in cui è meglio orientare la smerigliatrice per il lavoro in corso.
Molto versatile anche l’impugnatura addizionale della smerigliatrice a batteria. Essa ha tre sedi di posizionamento, per poter essere messa a sinistra, a destra e sopra il corpo macchina.
La chiave per dadi flangiati, necessaria per cambiare il disco di lavoro, è sempre a portata di mano perché contenuta nell’impugnatura addizionale.
Per stringere e allentare il dado flangiato basta una sola chiave perché l’albero motore si blocca con un pulsante presente sulla testa degli ingranaggi.
Il caricabatteria ha un sistema di blocco della batteria per cui è possibile anche fissarlo a parete sfruttando le apposite sedi per le teste dei tasselli, presenti sotto la base.
La batteria si innesta con un sistema a slitta; per sganciarla è necessario premere un pulsante di sblocco. Sono disponibili diverse batterie da 1,5 sino a 5,2 Ah, da scegliere a seconda di quanto può essere impegnativo il lavoro che capita di eseguire mediamente.
Molti ebanisti preferiscono legnami spessi fino a 15 mm, più difficili da tagliare, ma che offrono la possibilità di essere levigati e piallati senza rischio che si stacchino pezzi della decorazione
Esistono differenti metodi per realizzare un cassettone intarsiato: il pannello può essere di legno massiccio, nel quale con pazienza vengono intagliate le sedi per le tessere da inserire, oppure una tavola di legno non pregiato su cui si incollano uno accanto all’altro i pezzi del mosaico.
La precisione deve essere la massima possibile per non lasciare fessure aperte, quindi è necessario lavorare con legname molto stagionato, sia per la base che per i piallacci, per evitare che i movimenti di dilatazione e ritiro provochino crepe o distacchi.
Cassettone intarsiato: tutti i passaggi
La composizione delle filettature sul frontale del cassetto si esegue tracciando con precisione le linee di riferimento lungo le quali devono essere eseguiti i tagli.
Il percorso della filettatura bianca, già parzialmente inserita lungo la fascia rettilinea, viene tracciato attorno alle zone curvilinee con una matita (che non lascia tracce indelebili) a mano libera o con l’ausilio di curvilinei o compassi.
Usando scalpelli affilatissimi di varie curvature e molta pazienza si scavano delicatamente le parti segnate fino ad ottenere una cavità di larghezza uniforme e profonda quanto il piallaccio.
In ciascuna scanalatura possono essere inseriti anche più filetti, cioè sottili listelli di legni colorati, affiancati per ottenere contrasti cromatici particolarmente pregiati. Il legno così sottile non si riesce a tagliare con precisione se non utilizzando la lama affilata di uno scalpello che incide con precisione micrometrica senza strappare le fibre del legno o spezzare il filetto.
Utilizzando colla vinilica o la classica colla animale da scaldare a bagnomaria, si spalmano abbondantemente i filetti per assicurare un’adesione completa alla base.
I filetti vengono inseriti nella scanalatura uno a fianco all’altro, quindi assestati delicatamente con un martellino, fino a che non siano appoggiati sul fondo della cava. Non è necessario che siano perfettamente a livello: la successiva levigatura elimina il legno in eccesso.
Quando l’adesivo ha fatto presa si comincia la spianatura del pannello eliminando i dislivelli tra gli elementi dell’intarsio con un particolare raschietto estremamente affilato.
La levigatura procede con carte abrasive sempre più fini per ottenere una superficie a specchio.
Il legno può essere lasciato al naturale oliandolo con olio paglierino oppure tirato a gommalacca e poi cerato per un effetto lucido.