Intagliare pannelli di legno e poi trasformarli in un quadro a tessere originale e di grande impatto: il traforo consente di fare anche questo
La materia prima è un pannello di multistrato chiaro e senza difetti. La figura da ritrarre dev’essere semplice e ben definita, adatta ad essere stilizzata. La suggestione di questa tecnica sta nel rendere le ombre corrispondenti alle demarcazioni tra le varie parti del corpo con tagli e arrotondamenti pronunciati degli spigoli che si vengono a creare.
Per mettere in risalto la silhouette si tingono le sezionature del pannello esterne alla figura con rolla di noce, un mordente in origine ricavato dal mallo delle noci, o color teak. Si tratta di coloranti a base acquosa che tingono il legno senza lasciare alcuna patina in superficie. Il legno può essere lasciato al naturale o protetto da un sottile strato di vernice trasparente opaca.
PROCEDIMENTO
Trasferiamo, con il metodo della carta carbone, la figura prescelta su di un pannello di compensato da 3 mm e ritagliamo i margini della figura sezionando il resto del quadretto in pezzi proporzionati.
Con carta abrasiva fine arrotondiamo i margini superiori dei tagli così da ottenere un raggio di curvatura pari allo spessore del foglio. I margini inferiori devono essere levigati solo l’indispensabile.
Per mettere in evidenza la figura tingiamo le parti esterne con mordente colorato o rolla di noce curando di spennellare nel senso delle venature. Data l’efficacia del colorante è bene indossare i guanti.
Il ritorno verso l’originale rigidità richiede l’incollatura su di un foglio di MDF. Per sapere l’esatta misura si ricompone provvisoriamente la figura dato che i tagli hanno ridotto leggermente le misure.
Stendiamo uno strato di colla vinilica sottile sul pannello e applichiamo tutti i pezzi della nostra figurina. Finché la colla è liquida assestiamo tutti i pezzi per ridurre al minimo gli spazi tra gli elementi.
QUADRO A TESSERE : FINITURA
La rifinitura del pannello è affidata ad una cornice di listello a quarto di tondo. Per la giunzione negli spigoli si tagliano i pezzi con un telaio da corniciaio e un seghetto da ferro affilato.
Levighiamo i bordi della nostra opera d’arte in modo da avere una superficie liscia ed in piano, poi stendiamo un filo di colla vinilica su tutto il perimetro.
Appoggiamo i listelli premendo bene per distribuire la colla. Per mantenere ferma la cornice, mentre l’adesivo fa presa, si piantano alcuni chiodini senza testa (detti anche spilli da tappezziere) lungo tutto il perimetro.
Il quadro a tessere è ormai pronto per l’esposizione. La tecnica non sfrutta il chiaroscuro per rendere il rilievo illusorio delle forme, ma una vera e propria tridimensionalità ottenuta incavando le linee di giunzione.
Prima o poi, quasi tutti i far da sé vengono ammaliati dalla possibilità di intagliare il legno estrapolando dalla materia una forma che è frutto dell’immaginazione e della creatività; forse succede perché l’uomo fa questo sin dall’età della pietra. Scopriamo le sgorbie per legno PG
Per chi ha voglia di fare e ha un briciolo di creatività esiste una fonte inestinguibile di materia prima a costo zero. In qualsiasi stagione, girando per boschi e campagne, vuoi per il corso naturale degli eventi, vuoi per gli abbattimenti programmati o le semplici potature, si trovano pezzi di legno di varia pezzatura e di tipo idoneo all’intaglio. Tante sono le cose fattibili utilizzando sgorbie per legno: un soprammobile, un portachiavi, un portacandele, un portauovo, un contenitore svuotatasche e così via sino agli oggetti di dimensioni maggiori come una ciotola, un portavaso, la base per una lampada da tavolo, una scritta o un bassorilievo da appendere.
Quello che conta è “vedere” nel pezzo informe (o al contrario sin troppo regolare, nel caso di una sezione di ramo) ciò che può essere ricavato: è una questione di immaginazione. Gli strumenti da utilizzare sono fra i più antichi che l’uomo abbia saputo costruire. Sono gli scalpelli e le sgorbie per legno che si usano per scolpire il legno; non fanno altro che troncare di netto le fibre dell’essenza e talvolta separarle, se la direzione in cui vengono spinti è lungo vena. Detta così, la cosa sembra estremamente facile; in realtà è molto accessibile, ma tutt’altro che semplice, soprattutto all’inizio.
Serve innanzi tutto un po’ d’esperienza per comprendere come vanno usati gli utensili. Il manico e la loro conformazione fa pensare a un utilizzo istintivo, ma è così solo in parte. Il legno cede come ci si aspetta solo muovendo il ferro nel modo giusto, a mano o con l’aiuto del mazzuolo, e solo se l’utensile ha la parte attiva superaffilata. A questo proposito va detto che non ci si deve aspettare, se non acquistando sgorbie per legno e scalpelli di altissimo pregio, che siano già affilati bene alla produzione. La prima fondamentale cosa da fare, appena acquistati questi strumenti, è un’accuratissima affilatura delle lame. Chi non lo fa, con molta probabilità si scoraggia subito, di fronte alle difficoltà e ai risultati scadenti.
Didascalie riferite alle sgorbie per legno nella foto di scena:
Sgorbia con lama piatta, diritta, con tagliente ortogonale.
Sgorbia con lama medio-stretta con tagliente curvo ad angolo stretto.
Sgorbia con lama media con tagliente a curvatura ampia.
Sgorbia con lama stretta e curva con tagliente a V ad ampiezza medio-stretta.
Sgorbia con lama larga, piatta, con tagliente obliquo.
Le sgorbie per legno sono estremamente affilate
La confezione di sgorbie per intaglio che propone PG è studiata per dare a tutti la possibilità di conoscere il magico mondo dell’intaglio del legno, con una spesa contenuta, ma entrando subito in possesso dei principali strumenti necessari. Le dimensioni ridotte delle sgorbie sono ideali per il primo approccio verso questa pratica anche perché è consigliabile iniziare con oggetti semplici e di medio-piccole dimensioni. La cosa migliore, come prima volta, è prendere un blocchetto di legno e iniziare a scavare senza un’idea, solo per impratichirsi; tanto più che una forma cui protendere scaturisce anche a posteriori, man mano che si asporta materiale.
Quando non si è pratici si deve procedere a piccoli passi, sperimentando anche le posizioni delle mani, l’inclinazione del tagliente e valutando attentamente la direzione della venatura.
Un disegno sulla tavola è sicuramente utile per la regolarità della figura che si vuole intagliare.
Troppe righe possono indurre in confusione, ma poche finiscono per sparire man mano che si avanza e si rischia di continuare a deformare un disegno nell’intento di bilanciare un errore fatto su un lato, allargando anche dall’altro.
Come fare un bassorilievo o un altorilievo con le sgorbie
Queste forme d’arte sono state presenti in ogni civiltà; sono state praticate sia negli antichi popoli di Egitto, Mesopotamia, India e Cina sia nei più recenti periodi del Medioevo e del Rinascimento dell’arte europea. Presso i popoli Mesopotamici il bassorilievo assunse una funzione fondamentale, ripresa molto tempo dopo, con molte similitudini, negli affreschi rinascimentali; nell’antica Grecia, invece, rimase un’attività secondaria rispetto all’altorilievo e al tutto tondo. Nel Medioevo il bassorilievo tornò in auge con l’affermazione della decorazione minuta e ricca, mentre con il Romanico incominciò un processo inverso che trovò culmine ai tempi del Barocco, lasciando tuttavia spazi per nuove strade espressive come il “rilievo schiacciato”, particolare tipo di bassorilievo in cui le figure si stagliano minimamente rispetto al fondo.
Solitamente nel bassorilievo l’interno delle figure e il bordo che incornicia il tutto non sporgono rispetto allo sfondo. Questa caratteristica lo predispone per il comune utilizzo come pannello, spesso non per meri scopi artistici, soprattutto se sono rappresentate figure geometriche regolari ed elementi floreali.
L’altorilievo scioglie in parte le regole e le restrizioni del bassorilievo: la sporgenza del soggetto non ha quasi limiti, in qualche caso, uno o più elementi possono anche ergersi del tutto dallo sfondo o dal corpo principale. Lo sfondo può scomparire del tutto, lasciando il posto a una base meno regolare, costituita dall’ammasso degli elementi raffigurati. è molto indicato per le nature morte e per la raffigurazione di scene in movimento cui permette di esprimere tutto il necessario senso dinamico.
3. La scultura a tutto tondo è lavorata su tutti i lati; questo fa sì che l’oggetto sia osservabile da ogni angolazione, cosa che ovviamente ne rende più difficile l’esecuzione e quindi ne rafforza il pregio, dovendo essere prodotta una sagoma coerente sotto tutti i punti di vista. Basta infatti spostarsi di pochi centimetri per vedere vere e proprie metamorfosi nei lineamenti di un volto scolpito male, con risultati che sfociano nel grottesco.
Un’usanza di famiglia è ormai diventata tradizione per un intero paese: a Cassano Spinola il Natale non sarebbe più lo stesso senza il presepe per giardino di Via Arzani, allestito da Enrico Baiardi. Il padre Lisio iniziò circa 30 anni fa con la grotta e i personaggi della Natività, poi l’aggiunta di ulteriori figure ogni anno; oggi ci vuole circa un mese per allestirlo
Quando ogni anno viene inaugurato il presepe per giardino, intorno al 10 dicembre, è un avvenimento per tutta la comunità, curiosa di vedere le novità rispetto a quello dell’anno precedente. Sì, perché Enrico durante l’anno dedica gran parte del suo tempo libero a preparare nuove strutture, meccanismi e scene del presepe per giardino che ormai appartiene alla tradizione dei Cassanesi (abitanti di Cassano Spinola). La rappresentazione propone un ipotetico quadro di quella che poteva essere la vita di un paese come Cassano agli inizi del ‘900: c’è la bottega del falegname, la macelleria, la fucina del fabbro, la panetteria (ovviamente nelle vicinanze del mulino…) e, nel contesto, un viavai di persone indaffarate ad accudire gli animali fuori o dentro le stalle, a prendere l’acqua dal pozzo, ma attraverso le aperture frontali delle casette si scorgono anche attività casalinghe… non tutti lavorano, però: c’è anche chi gioca a carte nell’osteria del paese, tra un bicchiere di vino e l’altro. Su tutta la scena, come un tempo, domina la sagoma del castello dei signori del luogo, i De Cassano prima e gli Spinola poi, fino a fine ‘700. Oggi ne restano alcuni ruderi, è stato smantellato a partire dal 1805. Sarà suggestione, ma tutto sembra svolgersi spensieratamente e senza frenesia, quasi con la consapevolezza che qualcosa di grande debba accadere. Ritmi di vita che fanno parte del nostro passato e, attraverso gli antichi mestieri, evocano una memoria che rischia di andare persa, con l’incalzante progresso che ci condiziona e accelera l’esistenza. In fondo lo spirito del presepe per giardino è un po’ questo: richiamarci alla serenità e alla solidarietà tra le persone nella semplicità di un tempo: che senso avrebbe un presepe contemporaneo, rappresentato da macchine in coda sulle tangenziali, scandito dall’alternanza delle luci dei semafori, fatto di edifici multipiano dalle cui aperture si vedrebbero impiegati al computer, gruppi in palestra, gente che affolla i centri commerciali, distributori di benzina, un concerto di Vasco Rossi e lo stadio gremito? Forse, in un contesto come questo, la Sacra Famiglia dovrebbe accontentarsi di alloggiare in un container.
La costruzione della scenografia del presepe per giardino
La base di un tronco con una radice che si estende perpendicolarmente a esso, utilizzata capovolta, serve per conformare l’apertura della grotta, realizzata con grossi blocchi di tufo come gran parte delle strutture che permettono di predisporre il paesaggio su più livelli.
Nello spazio destinato al laghetto, ai piedi della cascata, è presente un vano ribassato nel quale si inserisce la piccola pompa che mette in circolazione l’acqua. Sul bocchettone si innesta un tubetto che si infila ai piedi della cascata e, risalendo da dietro, porta l’acqua fino al punto più alto della cascata, da dove poi ricade.
Muschio e ciuffi d’erba, prelevati con radici e zolla di terra affinché possano mantenersi, si inseriscono tra le rocce per completare il paesaggio e nascondere il più possibile la presenza di malta e di altri particolari (cavi elettrici, sostegni ecc) che non devono essere a vista.
Con pietre più piccole e un po’ di malta si rende regolare la sommità dei muretti: questo permette di nascondere il bordo delle tavole da ponte o dei pannelli di legno posti dietro di essi, rialzati su mattoni, che formano i supporti per le costruzioni in secondo piano.
La disposizione delle casette sembrerebbe abbastanza semplice dopo aver predisposto i vari livelli: in realtà si deve procedere per tentativi perché il punto di vista dell’osservatore che si trova fuori dal giardino è a un livello più basso e le costruzioni vanno rialzate e distanziate più di quanto possa sembrare necessario a chi le colloca, sia per dare la giusta profondità alla composizione sia per far sì che si possano apprezzare i particolari che caratterizzano ciascuna di esse.
Se non c’è una seconda persona che, da opportuna distanza, possa fornire indicazioni, bisogna fare più volte avanti e indietro per trovare la giusta posizione. Ogni casetta deve risultare in piano e a piombo rispetto all’osservatore, quindi si controlla con la bolla e si inseriscono spessori ove necessario.
L’esperienza maturata negli anni è fondamentale per poter realizzare i muretti di pietre alla giusta altezza ed estensione, restando fedeli a un empirico progetto che subisce continue trasformazioni in corso d’opera.
Alcuni tipi di pietra si riducono facilmente in scaglie piuttosto che a pezzi: sono l’ideale per ottenere gli elementi che simulano le coperture in lastre irregolari di ardesia.
Con molta pazienza, calibrando le dimensioni di ogni scaglia, si rivestono i tetti stabilizzando ogni pezzo con adesivo di montaggio.
Anche alcune grosse plafoniere con tubi fluorescenti, ben nascoste in punti strategici del paesaggio, servono per fornire un’illuminazione più diffusa in appoggio a quelle puntiformi all’interno delle case.
Il letto del fiume, predisposto con un sottile strato di malta spianata, si dipinge dapprima con un colore azzurro uniforme; la seconda mano è invece costituita da un azzurro più chiaro al quale viene aggiunto del bianco e, senza mescolare a fondo i due colori, si realizzano le sfumature tipiche della spuma causata dallo scorrere dell’acqua.
Le costruzioni sono tutte realizzate con tavolette di legno di recupero e sono talvolta rifinite con uno strato di stucco grossolano, per simulare l’intonacatura; in altri casi si applicano mattoncini a vista che, come tegole e coppi in terracotta,si acquistano nei negozi di decorazione oppure su internet.
Animazione della scena
Gradualmente, tra le fredde pietre, iniziano a comparire le costruzioni, si delineano i percorsi, la scena inizia a popolarsi di personaggi, molti dei quali non sono semplici statuine, ma autentici attori. Infatti, grazie a meccanismi, riproducono i movimenti tipici delle varie attività, mentre l’acqua scende dalla cascata, si avvicina la sera e le luci si accendono, per poi spegnersi per la notte. Siccome il presepe è disposto in modo abbastanza diffuso, per poterlo apprezzare meglio c’è un temporizzatore che differenzia le zone, facendo accendere le luci prima in una parte del presepe e poi nell’altra, mentre contestualmente si attivano i movimenti relativi a quell’area:
lo spettatore, mentre cammina lungo la strada, ha così modo di non perdere neanche un particolare e di “visitare” ogni scorcio del paese.
L’illuminazione
I cavi elettrici passano sotto le stradine realizzate con ghiaia bianca per raggiungere ogni zona della rappresentazione con luci fluorescenti e a led, ma anche per alimentare i diversi meccanismi che vivacizzano la scena.
Il traforo può essere utilizzato non solo per pannelli o oggetti decorativi, ma anche per realizzare graziosi animaletti snodati da regalare ai più piccoli
Vedere i nostri bambini giocare con animaletti snodati realizzati da noi ci riempirà di soddisfazione. Quelli che proponiamo qui di seguito pur avendo forme semplici presentano due particolarità: in primo luogo la tridimensionalità, ottenuta componendo i corpi con diverse sagome sovrapposte; in questo modo si ha un proporzionamento più credibile, anche se schematico, dei volumi. In secondo luogo, l’articolazione delle varie parti anatomiche su piccoli perni di bambù: i movimenti cambiano l’aspetto delle figurine moltiplicando le possibilità di gioco.
PROCEDIMENTO
Si comincia trasferendo le parti del corpo dell’animale su un pezzo di compensato o tavolette di legno chiaro con la carta carbone (gambe e busto due volte); si passa a tagliare con il traforo seguendo le linee fatte in precedenza poi si fora, con il succhiello o una punta da 2,5 mm, in corrispondenza del centro dell’articolazione. Dopo la finitura con tela abrasiva si montano i pezzi usando perni di bambù.
Le parti separate dal foglio di multistrato di betulla vengono segnate al centro delle articolazioni e forate con il succhiello usualmente in dotazione al kit per il traforo.
Con un accurato lavoro di rifinitura si tolgono tutte le imperfezioni con la tela abrasiva e si regola il diametro dei fori con una limetta fino ad ottenere un accoppiamento perfetto con il perno.
I perni attorno a cui si muovono le zampe sono ricavati da uno stuzzicadenti per spiedini e rostelle del diametro di 3 mm. Sono fatti di bambù, abbastanza fibroso e resistente da sopportare i giochi di un bambino.
I vari pezzi vengono uniti inserendo il pernetto di bambù; il passaggio attraverso i fori deve essere leggermente forzato per poter mantenere ritti sulle zampe gli animaletti snodati.
Per traforare a mano bisogna usare nel modo corretto l’archetto da traforo. Approfondiamo l’argomento
Scegliere e montare la lama
La lametta del traforo è molto sottile per poter seguire i percorsi più tortuosi e si monta sull’ archetto da traforo con dadi a farfalla. Esistono lame con dentatura di diverse dimensioni per adattarsi ai vari materiali: la dentatura grossolana è adatta a materiali teneri e spessi mentre le lame a denti fini si adoperano per metalli e lastre di legno sottile o duro.
Un forellino piccolo piccolo
La tecnica del traforo prevede spesso di realizzare tagli chiusi su se stessi per cui è continuamente necessario inserire la lama in un campo di taglio senza danneggiare quello che sta intorno. Allo scopo si realizzano piccoli fori da 2-3 mm di diametro, con un semplice trapanino a vite con la punta a lancia (quello originale del traforo) o a manovella, all’interno di un’area di scarto.
Appoggio ben fissato
Basetta a coda di rondine e morsetto sono necessari per appoggiare il pezzo mentre lo si taglia; se si tiene il pezzo sul tavolo può succedere che venga a mancare l’appoggio laterale con il rischio di rompere la lama o rovinare il pezzo. Con la basetta a coda di rondine, invece, comunque si ruoti il pezzo, l’appoggio è sempre garantito ed inoltre si evitano danni al tavolo.
Per ogni apertura si sgancia la lama
Bisogna tenere presente che ogni volta che si deve iniziare un nuovo taglio si smonta la lama dall’archetto o dal telaio e la si inserisce nel foro, con i denti rivolti verso il basso. L’ archetto da traforo, per agganciare e sganciare la lama, deve essere compresso, operazione che si compie con una mano mentre l’altra aziona la vite a galletto. Si rimonta l’archetto e si comincia a tagliare senza premere troppo la lama sul pezzo.
Vediamo nel dettaglio come cambiare la lama traforo elettrico
Sostituire la lama traforo elettrico non è assolutamente difficile..anzi.
Lo smontaggio della lama è un’operazione frequentissima nei lavori di traforo. Per prima cosa si estrae la spina dalla presa, si allenta la leva di tensionamento posta all’altro capo del braccio superiore e si toglie il disco di supporto attraverso cui passa la lama.
Dopo aver allentato le brugole sui morsetti superiore e inferiore si può estrarre la lama vincendo il minimo di resistenza residuo offerto dalla molla di tensionamento.
La nuova lama è riposizionata tra i morsetti con la dentatura rivolta verso il basso. Il tubetto di rame, che riceve aria compressa da un piccolo mantice, viene regolato per soffiare via la segatura dalla zona di taglio.
Il coperchio trasparente che protegge dalle proiezioni di segatura è ancorato con una vite all’asta che sorregge il piedino fermapezzo. Quest’ultimo ha la funzione di tenere la lastra di legno appoggiata alla base e, inoltre, di impedire contatti della lama con le dita.
Vediamo nel dettaglio come rivestire un piano con un mosaico
Il materiale occorrente per il mosaico si limita ad alcune lastre di vetro colorato e a specchio, colla idroresistente, rotella tagliavetri, pinza a becchi piatti e pennarello indelebile.
Su ciascuna lastra viene disegnata una griglia di linee distanti circa un centimetro in modo da ottenere, sommando tutte le tessere, un totale di 900 pezzi.
Con il tagliavetri a rotella si incide la lastra lungo i segni bagnando la rotella con acqua o petrolio, un trucco che serve per facilitare la propagazione del taglio.
La lastra viene spezzata lungo le linee con l’aiuto di una pinza a becchi piatti che permette di concentrare lo sforzo vicino all’incisione senza rischiare di tagliarsi.
Si disegna una griglia di linee distanti 12 mm sul pannello di truciolare, quindi si stende una colla idroresistente adatta per il vetro e si cominciano a posare le tessere.
Quando la colla è asciutta si prepara una piccola quantità di stucco riempifughe utilizzando i prodotti che non sono soggetti a ritiro.
Con una spatola di plastica si stende lo stucco sulle tessere premendo bene in modo che la pasta penetri a fondo negli intestizi e riempia tutte le cavità.
Lo stucco in eccesso va rimosso delicatamente con una spugna umida in modo da lasciare una superficie liscia ed uniforme. Dopo circa un’ora, quando la pasta ha cominciato a far presa, si passa uno straccio asciutto per eliminare gli aloni.
Nella disposizione apparentemente casuale delle tessere emerge uno schema che ripartisce il piano in quattro triangoli.
Non riciclaggio, ma riutilizzo: invece di buttare una sedia spaiata, ma dalla struttura ancora robusta, si può puntare sulla sua trasformazione, in modo da ottenere uno sgabello simmetrico
Dapprima si eliminano l’impagliatura e i sostegni dello schienale, in modo da ottenere uno sgabello simmetrico. Poi si sostituisce al sedile un pannello di MDF o altro legno di 10 mm di spessore.
Per dare una personalità anche alla parte lignea si elimina accuratamente la laccatura bianca; una passata di mordenzante color noce seguita da una verniciatura effetto cera completa la trasformazione.
MODIFICARE LA SEDIA
I sostegni dello schienale si eliminano con due colpi di segaccio lasciando però una parte sporgente rispetto al telaio, circa 20 mm, in modo da poter ricavare gli arrotondamenti sulle teste.
Per l’arrotondamento dei “pomelli” servono una raspa e tele abrasive di grana diversa. Dopo aver tolto l’impagliatura si passa la raspa attorno al tondo appena segato e si rifinisce con le tele abrasive.
L’impagliatura è appoggiata sui rinforzi angolari che uniscono i listelli della cornice della seduta. Gli stessi servono da sostegno al pannello di truciolare di circa 350 mm di lato che trasforma la sedia in sgabello. Per tracciarne i contorni si adopera la vecchia seduta oppure, rovesciandola sul pannello di truciolare, la sedia stessa.
Incollando più tavolette si ottengono blocchi di legno compatti che possono poi essere lavorati al tornio, anche meglio del massello; occorre scegliere essenze che si prestino a questa lavorazione, prive di nodi e ben essiccate
Chi ha la passione per la tornitura del legno sa bene che talvolta il blocco grezzo si presenta sano e compatto, salvo poi riservare brutte sorprese durante la lavorazione: cavità interne insospettate o zone con fibre poco stabili che vanificano il lavoro iniziale e costringono a procurarsi un pezzo nuovo. Questi inconvenienti si possono evitare se si parte da tavolette prive di vizi e le si assemblano per ottenere dei blocchi di legno compatti; in questo modo si ha anche la possibilità di riutilizzare un buon numero di scarti di legni pregiati che, mescolati in un blocco e torniti, creano magnifiche combinazioni cromatiche.
Per prima cosa occorre preparare ogni singolo pezzo in modo che risulti piallato e ben squadrato; i singoli listelli devono poter aderire uno all’altro senza che restino fessure; vanno pertanto squadrati con la pialla a filo e passati nella pialla a spessore in modo che almeno in una dimensione siano tutti uguali.
Disponendo i listelli orientati nello stesso modo si procede all’incollaggio con colla vinilica di buona qualità e l’impiego di vari morsetti per pressare il tutto. Il blocco così ottenuto può richiedere di essere unifomato alle estremità per un non perfetto allineamento dei listelli in senso longitudinale; in tal caso si rifilano i due lati con la sega a nastro.
DA QUADRO A TONDO
I blocchi di legno ottenuti con l’incollaggio non possono essere montati direttamente sul tornio: occorre prima tagliare via gli spigoli ed ottenere una sezione ottagonale, con spigoli meno aguzzi. Importante a questo punto è la tracciatura dei centri alle due estremità, per poter applicare correttamente la forchetta del mandrino e la contropunta, sicché i pezzi risultino ben bilanciati e si riducano le oscillazioni.
Manuale, elettrica o pneumatica: la graffatrice (o graffettatrice o sparapunti) è un attrezzo che serve a conficcare in rapida serie graffette ad U e chiodi per fissare tessuti, pellami, legno
La graffettatura è una tecnica utilizzata per moltissimi tipi di unione, soprattutto quando è necessario distribuire una fitta serie di ancoraggi e comunque ogni qualvolta siano da applicare a ripetizione.
La graffatrice è l’utensile utilizzato per conficcare le graffette, inserite su un caricatore che le tiene premute verso il nasello d’uscita tramite una molla di spinta. Il nasello viene appoggiato nel punto preciso in cui effettuare la giunzione ed è conformato per arrivare anche vicino ai bordi verticali; in quella manuale basta serrare l’impugnatura e la graffetta viene “sparata” nel materiale con una forza che, in molti casi, è regolabile per non danneggiare la superficie.
Nei lavori continuativi la graffatrice manuale può stancare la mano, mentre con un modello elettrico (o a batteria) o pneumatico, basta una leggera pressione sul grilletto per effettuare il fissaggio, con la possibilità di sparare chiodi anche di discreta lunghezza. Le caratteristiche da considerare al momento dell’acquisto sono la dimensione delle graffette (ed eventualmente dei chiodi) ed il campo di regolazione della forza d’inserimento; se si prevede l’utilizzo in esterno, la soluzione a batteria libera da eventuali dipendenze da prolunghe elettriche e compressori.
UTILIZZI DELLA GRAFFATRICE
L’inserimento in rapida successione delle graffe facilita e velocizza il fissaggio di rivestimenti di carta e tessuto, ma anche di isolanti sottili e reti metalliche su telaio. Con una graffatrice di buona potenza, in grado di conficcare chiodi piuttosto lunghi, è anche possibile applicare rivestimenti di perline con una velocità che rende incredibilmente rapida l’esecuzione dell’intero lavoro.