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Chiodatrici a batteria Rapid

Le nuove chiodatrici a batteria Rapid sono concepite per offrire il massimo in termini di mobilità, manovrabilità ed efficienza operativa

Le nuove chiodatrici a batteria Rapid, la BN50 e la BN64 garantiscono alcuni vantaggi che sono assolutamente cruciali in comparazione con le loro concorrenti a gas. Il lavoro di finitura – a volte chiamato anche “secondo fissaggio” – richiede alcune specifiche caratteristiche da parte sia dell’operatore che dell’utensile. Delicati lavori su coprifili, battiscopa, modanature, pannelli e cornici richiedono sparachiodi di finitura di alta qualità. Sebbene le chiodatrici pneumatiche svolgano il loro lavoro egregiamente, esse possono andare bene per un lavoro stazionario ma quando è necessario muoversi esse diventano molto scomode per l’operatore. La costante necessità di essere collegati ad un cavo elettrico o a un tubo pneumatico, la presenza di un compressore, il rumore eccessivo o il notevole costo delle ricariche di gas ed il cattivo odore del gas combusto sono tutte spiacevoli limitazioni. Queste erano le cose che gli sviluppatori di Rapid avevano in mente quando hanno realizzato chiodatrici  a batteria innovative. Rapid

Peculiarità delle nuove chiodatrici a batteria

Le nuove chiodatrici a batteria rappresentano una svolta tecnologica verso utensili più maneggevoli e leggeri. La BN50 e la BN64 utilizzano batterie agli ioni di litio da 18V e 2Ah, capaci di 500 spari per singola ricarica e di ricaricarsi fino all’80% in soli 45 minuti. Tutto ciò permette loro di eliminare cavi e tubi in modo da garantire la massima libertà di movimento e performance arrivando senza alcuna limitazione in ogni posto dove siano necessarie. Queste caratteristiche rendono uniche le chiodatrici a batteria Rapid per chi deve lavorare in movimento e soprattutto per lavori veloci che richiederebbero di più tempo e fatica per portarsi dietro e istallare compressori, tubi e cavi che per effettuare il lavoro stesso.

sparapunti a batteria

Durante lo sviluppo di questi prodotti Rapid è rimasta in continuo contatto con diversi operatori professionali per rendersi conto di quali fossero le caratteristiche di maggiore importanza per chiodatrici a batteria di questo genere. Le risposte sono state univoche, leggerezza, utilizzo con una sola mano, veloce risposta del grilletto, e nessuna marcatura delle superfici da inchiodare.

 

Mensola fai da te luminosa | Come costruirla

Ecco come costruire una mensola fai da te dalla triplice funzionalità: sostenere oggetti, illuminare e mostrare le nostre “vecchie” ma sempre belle diapositive!

mensola luminosa
Un cassone di 150 cm può contenere 30 diapositive; i fianchi di compensato chiudono le guide a pressione, ma possono essere rimossi per sfilare le diapositive ed inserirne altre.

Il digitale ci ha quasi fatto dimenticare come regolare i parametri fotografici, gli scatti ripetuti per sicurezza con esposizioni diverse per avere una speranza in più di un buon risultato, l’ansia di qualche giorno di attesa prima di poter vedere “com’era venuta” (la foto), senza la possibilità, spesso, di avere una seconda chance per una situazione non ben fotografata. Le pellicole erano di due tipi: per stampe da un’immagine negativa riprodotta sulla pellicola, o per diapositive, direttamente visibili (lo dice il nome), ma attraverso un visore provvisto di luce o, ancor meglio, un proiettore che le ingrandisse su uno schermo. O le stampavi o passavano anni nei cassetti, condanna oggi tramutata in ergastolo dalle nuove tecnologie.

Questa mensola fai da te e ci permette di ottenere una sorta di album per diapositive e di avere i nostri ricordi a portata di… occhio. Si tratta di realizzare una mensola fai da te che contiene al suo interno un paio di luci fluorescenti: le diapositive inserite in una guida posta anteriormente alla mensola vengono così illuminate da dietro (come in un visore) e diventano visibili in trasparenza; non potremo ottenere l’effetto lente di un visore tradizionale, ma almeno ci sarà possibile rivedere luoghi e situazioni che abbiamo vissuto e, in molti casi, non ricordavamo neanche più.

Come costruire la mensola fai da te

colla di montaggio

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Dopo aver tagliato tutti i pezzi di truciolare bilaminato li assembliamo con colla di montaggio in cartuccia. Con il medesimo adesivo fissiamo anche la piattina d’alluminio frontale. [/box]

come costruire una mensola

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””] Sul piano interno stendiamo un cordone di adesivo sul quale collochiamo il profilato angolare di alluminio che, insieme alla piattina, crea la guida in cui inserire le diapositive. Utilizziamo alcuni ritagli di plastica, appena più spessi dei telaietti dia, come distanziali per incollarlo alla giusta distanza dalla piattina frontale.[/box]

marcatori a cappellotto

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Sui due supporti laterali pratichiamo un foro ø 8 mm. Inseriamo al suo interno un marcatore a cappellotto che ci permetta di tracciare il punto da forare anche sul coperchio.[/box]

Fissaggio a parete e copertura

livella a bolla

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Utilizziamo i fori praticati in precedenza sul dorso per marcare la posizione dei tasselli sulla parete. Foriamo il muro, inseriamo i tasselli e stringiamo le viti bloccando la struttura al muro. Controlliamo con la livella a bolla la perfetta orizzontalità.[/box]

luce fluorescente

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Sul dorso avvitiamo le due lampade fluorescenti da 20 W con zoccolo e sistema di accensione. I cavi che escono dalle lampade pervengono ad un morsetto e ad un cavo con interruttore passante e spina elettrica.[/box]

fissaggio mensola

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Ripetiamo l’incollaggio della piattina frontale e dell’angolare anche sul coperchio ed assembliamolo alla struttura senza incollarlo (può capitare di sostituire i neon). Inseriamo le diapositive e blocchiamo le estremità con due fianchi di compensato da 5 mm sulla cui faccia interna va fissato un tacco di legno che si incastra esattamente nello spessore della mensola fai da te.[/box]

Collegamenti elettrici

mensola illuminata

collegamenti elettrici

Sedia con pallet | Costruzione fai da te utilizzando i bancali

Come costruire sedie recuperando bancali di legno

[dropcap]E[/dropcap]sistono oggetti così semplici e geniali da lasciare stupiti: la sedia con pallet fai da te appartiene a questa categoria, ma è solo apparentemente semplice. In realtà la proporzione tra la lunghezza delle gambe anteriori e posteriori deve essere tale da impedire il ribaltamento della sedia con bancali. Inoltre deve offrire una seduta della giusta lunghezza per un comodo appoggio delle gambe e uno schienale reclinato abbastanza per scaricare il peso dalla colonna vertebrale, ma non così tanto da rendere difficile il rialzarsi. Il tutto, nel nostro caso, proporzionato alla lunghezza standard delle tavole da bancale (1200 mm) dai quali abbiamo tratto la materia prima. Con i bancali recuperati possiamo ovviamente costruire moltissime cose, ad esempio questo tavolo fai da te per il giardino

A metà strada tra una chaise-longue e una sdraio da spiaggia, la nostra seggiola pieghevole unisce la semplicità costruttiva alla leggerezza e anche alla praticità

 

sedia con bancali

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]La sedia con pallet si “aziona” con una sola mano semplicemente trascinandola sul terreno: le gambe posteriori, più lunghe, appoggiano per prime provocando l’abbassamento della seduta. La sporgenza laterale dei listelli è particolarmente adatta ad accogliere e trattenere un materassino, qualora le nude tavole risultassero scomode. [/box]

Progetto sedia con pallet

progetto sedia con pallet

Beautissu Cuscino per spalliera di divani per bancali o Pallet Eco Style 120x40x10-20cm Schienale per Divano - Rosso
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Preparare il legno recuperato dai bancali

recuperare legno pallet

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]1[/dropcap]Il legname che serve è facilmente reperibile a costo nullo da qualche bancale di recupero, meglio se del tipo pesante, usando una sega e un piede di porco per togliere le parti inchiodate. Un trucchetto per schiodare le tavole senza romperle: basta molare con la smerigliatrice la testa dei chiodi per renderli facilmente sfilabili.

[dropcap]2[/dropcap]Scegliamo le tavole migliori, scartando quelle con macchie e scheggiature, e raggruppiamole per larghezza. Una volta controllato che non ci siano resti di chiodi, pietre o punti metallici, le passiamo alla pialla fino a portarle a uno spessore uniforme. Il fabbisogno totale corrisponde a nove tavole lunghe 500 mm e quattro lunghe 1200 mm. [/box]

La struttura della sedia
La struttura della sedia con pallet è composta da due coppie di listelli a cui è collegata una serie di tavolette. La composizione delle parti sembra essere fatta a rovescio rispetto al buonsenso, poiché le tavole sono attaccate sotto i listelli anziché sopra. In realtà questa collocazione è giustificata da due buoni motivi: il primo è che i due listelli di sostegno devono potersi richiudere fino a diventare paralleli. La seconda ragione riguarda le due tavolette più vicine al perno che fanno da arresto e, appoggiandosi alle gambe, determinano la massima apertura della sedia con bancali di recupero.

Come costruire una sedia con pallet

recuperare pallet

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]1[/dropcap] Rimanendo fedeli all’uso di materiale recuperato dai bancali, costruiamo le gambe della sdraio utilizzando le tavole più lunghe, circa 1200 mm nei bancali standard. Ne incolliamo due insieme usando uno strato di colla vinilica distribuito uniformemente su tutta la tavola. [/box]

morsetti per legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]2[/dropcap]Accoppiamo e stringiamo insieme le tavole con una serie di morsetti per ottenere un “pannello lamellare” supereconomico. Questa operazione va fatta con adeguato anticipo per dare tempo alla colla di fare presa. [/box]

taglio con sega circolare

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]3[/dropcap]A colla asciutta tagliamo le tavole nel senso della lunghezza con una sega da banco in modo da ottenere due listelli uguali di circa 55×40 mm, in base alle tavole che si hanno a disposizione. La lunghezza è di 1200 mm per entrambe le gambe di ogni lato: a cambiare è solo la posizione del perno di rotazione e l’inclinazione dell’appoggio a terra. [/box]

piallare il legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]4[/dropcap] I listelli sono ancora ruvidi e hanno bisogno di una piallatura sul lato sezionato dalla sega. Inserendoli paralleli sotto la pialla, in una sola passata si levigano entrambi ottenendo uno spessore identico. A questo punto si ripete il procedimento per costruire le gambe necessarie per l’altro lato. [/box]

taglio a 45°

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]5[/dropcap] Con la troncatrice angolata si intestano i piedi tagliando le due gambe anteriori a 45° e quelle posteriori a 60°. Per questa angolazione, non presente sul banco girevole della macchina, usiamo un piccolo trucco: spessoriamo l’appoggio della tavola all’estremità della guida controllando l’esatta angolazione con un goniometro oppure con una comune squadretta da disegno. [/box]

punta trapano per legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]6[/dropcap]Ora dobbiamo unire le gambe con un bullone per poterle articolare: pratichiamo un foro da 8 mm su ciascun listello a una distanza di 280 mm dall’appoggio per le gambe anteriori e a 650 mm per quelle posteriori. [/box]

perno di rotazione

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]7[/dropcap] Uniamo le gambe con un bullone a testa tonda e quadro sottotesta da 8×100 mm. Sul filetto montiamo un dado autobloccante, interponendo una rondella, stringendolo solo fino al contatto per permettere una rotazione libera dei due pezzi. [/box]

sedia in legno fai da te

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]8[/dropcap] Collochiamo le gambe nella corretta angolazione, cioè circa 105°, e sistemiamo la prima tavoletta dello schienale facendola scendere finché non appoggia alle gambe posteriori. Blocchiamo la tavola con un paio di morsetti e controlliamo con una squadra la corretta ortogonalità. Con un paio di viti da legno per lato fissiamo la tavola e ripetiamo l’operazione per la prima tavola della seduta facendola scorrere fino ad appoggiarla alle gambe verticali. Tutte le altre tavole si fissano a distanza di circa 30 mm dalla precedente usando colla vinilica e viti da legno.[/box]

Letto a castello fai da te | Guida dettagliata alla costruzione

La costruzione di un letto a castello solido come i mobili di una volta, tutto in castagno massello e incastri classici.

Un letto a castello, specie in camera dei ragazzi, occupa meno spazio: ma spesso non si è affatto persuasi da quelli in truciolato, sgargianti, pesanti ma al tempo stesso poco solidi che si trovano in commercio: molto meglio costruirselo su misura! L’intero lavoro richiede circa un totale di 78 ore, a partire da misurazioni e progetti, al taglio delle tavole in listelli da piallare e sagomare, fino alla verniciatura e al montaggio. La spesa si aggira sui 500 euro. Tutta la struttura è in castagno massello, tranne le reti con doghe in faggio, più leggero e flessibile, e i longheroni in abete.

Progetto e pezzi

Si parte dalla misurazione dello spazio a disposizione, si fanno degli schizzi e dei modelli di cartone, fino a valutare esattamente dimensioni, lunghezza e numero di pezzi occorrenti. Le lunghezze devono tener conto, dove occorrono, dei tenoni per l’assemblaggio. Si realizzano gli incastri: sono quasi tutti tenoni e mortase per i telai del letto e degli scalini, tranne nei punti dove i listelli si sovrappongono, in cui si usano incastri a mezzo legno.

Assemblaggi

Separatamente si assemblano i due telai laterali del letto. Quello esterno ha un terzo longherone in più, come ringhiera. Si assembla anche il telaio della scaletta, partendo dal lato a muro, e si completa con i piani.  A parte si costruiscono il cassetto, con fondo in compensato, e le due testiere doppie, dove nella cornice costituita dalla traversa di base e dal listello superiore ad arco si inserisce un pannello in compensato. Prima dell’incollaggio conviene fare delle prove a secco. Gli spigoli vengono fresati e smussati. Completata la rifinitura, le varie parti si assemblano con bussole filettate e viti a brugola, per essere smontabili.

Materiale necessario

Listello castagno sezione 30×80 mm (4 pezzi da 1800 mm; 7 da 2055 mm; 4 da 995 mm; 2 da 740 mm; 2 da 485 mm; 2 da 2515 mm; 2 da 1755 mm; 4 da 390 mm);

Listello castagno (4 pezzi da 2000x50x50 mm; 4 pezzi da 1800x35x80 mm; 4 pezzi da 820x35x 70 mm; 4 archi sagomati da 820x35x70 mm; 2 pezzi da 485x30x70 mm; 2 da 995x30x70 mm)

Tavola castagno (4 pezzi da 690x120x280 mm; 1 pezzo da 1765x25x460 mm; 1 da 2065 x25x460mm; 1 da 2525x25x460 mm; 1 da 460x25x460 mm; 1 pezzo da 460x20x230 mm; 2 pezzi da 440x25x230 mm; 1 pezzo da 420x20x225 mm; 3 pezzi da 420x20x215 mm)

Listello abete sezione 30×50 mm (4 pezzi da 2000 mm);

Listello faggio sezione 15×100 mm (28 pezzi da 830 mm);

Compensato spesso 3 mm( 1 pannello 410×410 mm)

Colla vinilica resistente all’acqua; bussole filettate; viti a brugola; 1 guide metalliche per cassetto; mordente; vernice di finitura; gommalacca

 Il progetto

progetto letto a castello

 Telai dei letti e spalliere

  1. Longheroni e montanti dei due telai laterali dei letti si assemblano predisponendo dei tenoni alle estremità dei longheroni e delle mortase sui montanti, utilizzando per maggiore solidità quasi tutto lo spessore del legno.
  2. I pezzi si assemblano con colla vinilica, tenendo in posizione con morsetti ad asta fino a incollaggio avvenuto, proteggendo i pezzi dalle ganasce con linguette di legno e controllando che il telaio rimanga in squadra.
  3. Con il traforo si taglia il pannello in compensato nelle dimensioni richieste dalle cornici della testata e con il profilo superiore curvo, per inserirlo nella cornice.
  4. Con la fresatrice si realizza, all’interno della cornice, una scanalatura dove inserire il pannello. Ciascuna testiera è composta da due montanti e quattro traverse, di cui due curve, con relativi pannelli fra traversa piana e curva, in corrispondenza dei letti.

Scanalature e mortase

mortase

  1. I vari incastri devono essere piuttosto precisi e privi di gioco. Per questo è bene fare prima una prova di assemblaggio a secco. Nei montanti del telaio-testiere, in corrispondenza appunto di ciascuna testiera, si realizzano sia le mortase sia la scanalatura per il pannello.
  2. Una volta assemblato il pannello con le testiere, stondati i bordi e i profili a vista con la fresatrice, lo si monta ai telai laterali mediante bussole filettate inserite in fori predisposti e viti a brugola.

La scaletta

scala letto a castello

  1. Nel caso dei listelli del telaio che sorregge i piani della scaletta, le giunzioni di estremità sono del tipo tenone-mortasa, mentre quelle agli incroci sono con incastri a mezzo legno.
  2. Poco per volta si costruisce la struttura, a partire dal lato a muro, completando il telaio in listelli e aggiungendo i tre piani sovrapposti di diversa lunghezza.
  3. Terminato il montaggio i pezzi vanno verniciati. La struttura è studiata in modo da essere rinforzata con listelli doppi o traversine dove serve e da assicurare la necessaria solidità.

 Le doghe di faggio

  1. Per sostenere le reti si predispongono due longheroni d’abete composti da due listoni a L; si fissano a intervalli regolari dei blocchetti in mezzo ai quali inserire le doghe. I longheroni a L si avvitano con bussole e viti a brugola ai telai laterali dei letti.
  2. Diversi studi attestano che le doghe in legno sono più salutari e indeformabili rispetto alle vecchie reti metalliche: assicurano una certa elasticità senza che il materasso si pieghi e il corpo affondi, con problemi per la schiena.
DOLCI SOGNI Letto a Castello Scomponibile in 2 Letti Singoli per Adulti e Bambini, Bianco, Altezza 150 cm, Letti a Castello con Rete Letto Singolo 80x190, Materasso Singolo 80x190, Cuscini Omaggio
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  • Materiale: Struttura in metallo di colore grigio, molto stabile e resistente, Capacità di portata: 250kg. Il letto é scomponibile in 2 letti singoli.
  • Il prodotto viene consegnato smontato, istruzioni di montaggio comprese, le viti per il montaggio sono comprese.
  • Misure: LAP ca. 97,5x165x210 cm, Dimensioni letto: 90x200cm. Materassi da inserire con misure: 90x200 cm

Pouf letto fai da te in legno | 13 foto descritte passo-passo

Ecco come costruire un mobile intelligente e utile: un pouf letto fai da te in legno per gli ospiti!

pouf letto trasformabileL’idea salvaspazio per eccellenza: questo comodo pouf letto fai da te lungo due metri e largo 80 centimetri che pochi gesti riducono ad un confortevole pouf poggiapiedi di 800×750 mm , alto una trentina, mobile su ruote (è perfetto anche come seduta). La realizzazione del pouf letto fai da te, per la presenza degli snodi ricavati dai listelli, richiede una certa padronanza delle lavorazioni del legno e molta precisione sia nel taglio dei pezzi sia nel montaggio dei quattro elementi del mobile. Il pouf letto singolo è costruito in listelli di abete e compensato di pioppo; faggio e multistrato di betulla garantirebbero migliori doti di robustezza e di durata degli snodi. Anche le misure e le dimensioni del pouf letto esposte nell’elenco del materiale sono puramente indicative: per accorciarlo e stringerlo o viceversa basta solo tagliare più o meno lunghi listelli e le specchiature di multistrato. Da tener presente che comunque la larghezza dei listelli che fanno da piede deve esser pari all’altezza delle ruote.

Il mobile in pratica si avvolge e si svolge come un riccio: per portarlo dalla funzione poggiapiedi (1) a quella letto (3) basta sollevare il cuscino che (2) si tira dietro la coda del letto che pendeva appoggiata contro la sua spalliera. Svolto, il letto poggia sulle quattro ruote della parte del capezzale, sulle sponde che ospitano il cuscino e sui piedini incernierati all’elemento finale chiaramente visibili, ancora ripiegati, nella seconda foto. Le aperture frontali possono facilmente essere coperte da teli cuciti al cuscino, appesantiti con piombini.
Il pouf letto fai da te in pratica si avvolge e si svolge come un riccio: per portarlo dalla funzione poggiapiedi a quella letto basta sollevare il cuscino che si tira dietro la coda del letto che pendeva appoggiata contro la sua spalliera. Svolto, il pouf letto poggia sulle quattro ruote della parte del capezzale,sulle sponde che ospitano il cuscino e sui piedini incernierati all’elemento finale. Le aperture frontali possono facilmente essere coperte da teli cuciti al cuscino, appesantiti con piombini.

Cosa serve per costruire un pouf letto fai da te

pouf letto 5

[tie_list type=”checklist”]

  • Sega per tagli diritti ed a squadra; seghetto alternativo; trapano; fresatrice; levigatrice; coltello o forbici per spugna sintetica; eventualmente macchina per cucire; attrezzi per la finitura.
  • Listello sezione 25×70 mm (meglio se di legno duro ed elastico): 1 pezzo (A) da 800 mm, 2 (C) da 780 mm, 2 (D) da 810 mm, 2 (E) da 360 mm, 2 (F) da 200 mm, 2 (G) da 230 mm.
  • Listello sezione 17,5 x70 mmm: 4 pezzi (B) da 800 mm.
  • Multistrato da 10 mm: 2 pezzi da 350×690 mm, 2 da 750×690 mm.
  • Spugna sintetica spessore 60 mm: 1 materassino 800×1950 mm;
  • 1 cuscino 800x 700 mm
  • 4 rotelle piroettanti con attacco a piastra alte 70 mm;
  • 6 bulloni testa tonda con quadro M8x80 mm, con dadi e rondelle;
  • 2 cerniere a libro 50×70 mm;
  • tessuto per rivestimento della spugna, a misura;
  • cinghia o altro sistema di fissaggio del cuscino.[/tie_list]

Come realizzare le giunzioni del pouf letto

pouf letto 7

Il letto pouf è composto da spalliera, testata, intermedio, portacuscino e coda, tutti, come detto prima, incernierati fra loro. La spalliera è costituita da un pezzo A e dai pezzi G uniti a mezzo legno o, meglio, a tenone e mortasa, a creare una cornice a C nei cui capi si inseriscono due coppie di spine. Per la testata occorrono i due pezzi C, due pezzi B ed uno specchio grande di multistrato. Nel bordo interno dei pezzi C si fresa (1) una scanalatura larga 10 e profonda 15 mm e nel capo opposto al maschio dello snodo si aprono i fori per le spine della spalliera. Nel bordo interno dei due pezzi B si fresa una battuta larga 15 e profonda 10 mm e i loro capi si assottigliano a 10 mm per una lunghezza di 70. Incollati e bloccati con spinette o gruppini prima lo specchio dentro le scanalature (2) e poi i pezzi B nelle cave di quelli C, si monta (3) la spalliera (eventualmente chiusa da un terzo specchio piccolo di multistrato). L’intermedio è costituito dai due listelli E, e da uno specchio piccolo di compensato fissato come già visto. Il portacuscino, identico alla testata tranne l’uso dei pezzi D al posto dei pezzi C, è irrigidito (4) dalle due sponde A. La coda, infine, è costituita da uno specchio piccolo chiuso fra i due listelli F, contro la cui faccia esterna si incernierano i piedini, che, in posizione sgabello, debbono pendere in basso.

Realizzare gli snodi

pouf letto 8

La lavorazione dei listelli ed in particolare la realizzazione dei sei snodi è la parte piu complessa del lavoro, quella che richiede la maggior precisione in quanto ne dipende la funzionalità del pouf letto. Per semplificare la descrizione, i vari pezzi sono indicati con le lettere che li identificano nell’elenco del materiale. Si comincia col creare in un capo dei pezzi C e in entrambi i capi dei pezzi D il maschio, largo 25 mm e sporgente 30, da arrotondare (1) con raspa e lima. Subito dietro a tutti i maschi e nell’altro capo dei pezzi C si apre nella faccia inferiore dei listelli una cava a mezzo legno larga 70 e profonda 10 mm. In entrambi i capi dei pezzi E ed in uno dei pezzi F si apre (2) la femmina, a misura. Bloccati a squadra gli snodi, che conviene contrassegnare per il successivo montaggio, vi si apre (3) il foro passante per il perno, esattamente centrato. L’inserimento del perno, bloccato con dado e rondella (4), completa gli snodi. Per poter inserire il dado, gli angoli degli specchi di compensato dell’intermedio e della coda sono aperti da uno scarico.

Ruote piroettanti per il letto

pouf letto 4

Sotto i quattro angoli della cornice del primo elemento si avvitano altrettante robuste rotelle piroettanti con attacco a piastra, di portata unitaria non inferiore a 20 Kg. L’altezza delle rotelle determina quella dei listelli fermacuscino e dei piedini incernierati. In primo piano, accanto alla ruota, uno degli snodi di articolazione degli elementi, che consentono al lettino di trasformarsi.

Cuccia per gatti fai da te in legno | 12 foto passo-passo

Questa cuccia per gatti fai da te (da interno o da esterno) è formata da una cornice di listelli uniti con tagli a 45° e doghe fatte con listelli più piccoli

cuccia in legnoIl gattino di casa è abituato a dormire stravaccato sul suo morbido cuscino rettangolare, troppo grande per stare disteso dentro un cestino. Stufo di vedere il cuscino messo direttamente sul pavimento, il nostro lettore Alessandro Morelli ha deciso di costruire una cuccia per gatti fai da te in legno con doghe, di misura ideale per il cuscino, in modo che il tutto apparisse come un vero e proprio letto futon giapponese.

Cosa serve per costruire una cuccia per gatti fai da te
I materiali utilizzati, avanzi di abete piallato da altre lavorazioni, sono:

  • listello grande 45×30 mm di sezione per la cornice del letto;
  • listello più piccolo, 22×20 mm di sezione per fare le doghe;
  • una tavoletta da 16 mm di spessore, per fare i piedini.

Per prima cosa va fatta la cornice del lettino, in modo da calcolare con precisione la lunghezza delle doghe che vi si devono inserire. Fare le cornici è cosa facile, forse troppo, per cui si sbaglia con frequenza. Nel praticare i tagli, va considerato il materiale che la lama asporta per via del suo spessore; conviene pertanto fare il primo taglio, verificare la posizione della marcatura del secondo ed eventualmente adeguare la posizione della lama. Fatti i quattro lati è doverosa una prova di montaggio (in bianco) per verificare che la cornice sia ben squadrata e i pezzi combacino. Altro punto importante è l’esecuzione della fresatura per fornire una sede d’appoggio alle doghe della cuccia per gatti fai da te. Queste devono poter fare battuta sulla cornice, ma rimanere perfettamente a filo di questa. Perciò la profondità di fresatura va calibrata sullo spessore dei listelli doga: anche qui serve molta precisione. Per finitura, una mano di impregnante all’acqua e una di vernice trasparente lucida; sotto i piedini, quattro grossi feltri rotondi.

Come costruire una cuccia per gatti

come costruire una cuccia per gatti

  1. Marcata sul listello la misura di un lato della cornice, si taglia con una sega tagliacornici o con una comune sega a dorso, aiutati da una cassetta tagliacornici. Questo per ottenere angoli di taglio precisi, a 45°.
  2. Sul bordo interno superiore dei due listelli più lunghi si pratica la battuta per i listelli doga. L’operazione è facilmente eseguibile con una fresatrice a tuffo, in questo caso usata come macchina stazionaria, bloccandola nel banchetto a morsa, in posizione capovolta.
  3. La sporgenza verso l’alto della fresa è calibrata per lo spessore dei listelli, mentre la guida parallela permette di avanzare rimuovendo sempre lo stesso quantitativo di materiale in larghezza.
  4. I quattro lati della cornice vengono assemblati spalmando le facce a contatto con colla vinilica e collocando i listelli su un piano, tenuti insieme saldamente tramite quattro morsetti per cornici, sino a che l’adesivo non sia essiccato.
  5. I piedini del lettino si fanno usando una sega a tazza da 60 mm di diametro esterno, montata sul trapano a colonna: si tagliano quattro rondelle da una tavoletta spessa 16 mm.
  6. Approfittando del foro centrale che resta nelle rondelle, ad una per volta si inserisce e si fissa un asse di supporto per piccoli dischi abrasivi, per poterle montare sul trapano a colonna. Avviato il trapano, lavorando prima con un pezzo di carta abrasiva di grana grossa e poi fine, tenute con un tacco di legno, si modella la rotondità del bordo superiore.
  7. Le doghe si fissano con colla vinilica. Per distanziarle correttamente si procede così: si contano le doghe (n), si affiancano una contro l’altra su un tavolo e si misura la larghezza totale (x); si misura la larghezza interna della cornice (y), si sottrae x a y, si divide il risultato per n+1.
  8. Quello che viene è la misura dello spazio fra una doga e l’altra; basta realizzare un paio di tacchetti di legno di quella larghezza e usarli come distanziali per posizionare le doghe.
  9. Quando la colla ha fatto presa, si ribalta il lettino e per ogni doga si piantano due chiodi senza testa alle estremità. I piedini del lettino, spalmati di colla sulla superficie di contatto, si mettono in posizione e si bloccano con una pinza a molla sino ad essiccamento avvenuto.

E ora che la cuccia per gatti fai da te è pronta proviamo a realizzare un tiragraffi per gatti fai da te!

Doccia fai da te per il giardino con tubi idraulici

Grazie alla doccia fai da te un rinfrescante spruzzo d’acqua rallegra i pomeriggi estivi da vivere in giardino

Ci sono poche cose che divertono i bambini più dei giochi d’acqua in giardino, durante le calde giornate estive. Ebbene, noi possiamo realizzare una doccia fai da te autoportante dotata di tre soffioni che crea una vera e propria barriera d’acqua attraverso la quale i bimbi possono passare e giocare. Ma l’insieme può, evidentemente, funzionare da doccia vera e propria per abluzioni all’aperto. La struttura della doccia fai da te è costituita da un riquadro di base in tubo zincato da mezzo pollice che sostiene un “arco”, sempre in tubo, sul quale sono montati i tre soffioni. Sia la base che l’arco, oltre che elementi strutturali, sono anche i conduttori dell’acqua della doccia. Il tutto viene alimentato con un normale tubo idrico per irrigazione collegato, con un giunto rapido, alla base quadrata tramite un rubinetto a sfera. Per utilizzare la doccia fai da te basta aprire il rubinetto di alimentazione e quello posto alla base della doccia. Dopo che ci siamo procurati i materiali ed abbiamo colorato con smalto spray sia i tubi che i raccordi, non resta che passare al montaggio: una serie di operazioni di avvitatura dei tubi nei raccordi. Questi sono di due tipi:

  • le curve servono per la creazione del quadro di base e dell’arco,
  • quelli a T servono per il collegamento delle due strutture e il montaggio dei soffioni e del rubinetto.

L’unico problema che incontriamo è il montaggio dell’ultimo tratto di tubo, sia del quadro di base, sia dell’arco. Succede infatti che avvitandolo in un raccordo lo svitiamo da quello posto all’altra estremità. Allora adottiamo un piccolo trucco: filettiamo un’estremità per una lunghezza doppia del normale, quindi avvitiamo questa parte in un giunto, inserendola il più possibile. Quando avvitiamo l’altra estremità la prima si svita ma, avendo questa una filettatura più lunga rimane comunque avvitata sul raccordo. Non resta che collegare il tubo idrico di alimentazione e aprire i due rubinetti; se la pressione è sufficiente i tre getti devono incrociarsi al centro. In caso di pressione scarsa possiamo eliminare i soffioni laterali o quello superiore.

Cosa serve per costruire una doccia fai da te (tubi e raccordi da 1/2 pollice):

doccia fai da te 1

[tie_list type=”checklist”]

  • 6 curve;
  • 7 raccordi a T;
  • 10 tubi in acciaio zincato da 500 mm e 10 da 1000 mm;
  • 4 doppie viti;
  • 3 soffioni doccia;
  • smalti spray per metallo;
  • 1 rubinetto a farfalla;
  • 1 innesto rapido per tubo idrico;
  • nastro di teflon [/tie_list]

Come progettare una doccia fai da te per giardino

doccia fai da te 3

Preparare i tubi per la doccia fai da te giardino

doccia fai da te 5

  1. con diluente nitro asportiamo la leggera patina grassa presente sui tubi nuovi per preparare gli stessi alla smaltatura.
  2. con la pistola ad aria compressa puliamo l’interno dei tubi da eventuali residui metallici di filettatura che potrebbero intasare i soffioni della doccia.
  3. proteggiamo le filettature con qualche giro di nastro di carta.
  4. procediamo alla smaltatura dei tubi con pittura spray. Nei tubi inseriamo delle stecche di legno in modo da poterli appoggiare su un paio di supporti per smaltarli completamente.
  5. sempre con smalto spray, ma di colore argento, trattiamo tutti i raccordi.

Montaggio doccia esterna fai da te

doccia fai da te 4

  1. sulle filettature dei tubi avvolgiamo nastro di teflon che permette un’efficace sigillatura.
  2. con la pinza a pappagallo con ganasce protette da nastro di carta, iniziamo il montaggio della struttura avvitando i tubi sui raccordi.
  3. i tre soffioni sono montati lungo il tubo per mezzo di un raccordo a T ed un giunto a doppia filettatura (doppia vite). Anche in questi collegamenti è necessario fare buon uso di nastro di teflon.
  4. il rubinetto di alimentazione viene collegato ai tubi con un raccordo a T ed una doppia vite. Il rubinetto è dotato di un giunto rapido per poterlo collegare e scollegare rapidamente al tubo flessibile di alimentazione idrica.
  5. tutta la struttura tubolare della doccia si monta avvitando tubo dopo tubo. L’ultimo pezzo di tubo va dotato di una filettatura più lunga ad un’estremità per poterlo avvitare in entrambi i raccordi.

Acquista subito ciò che ti serve per costruire la tua doccia fai da te da giardino

Come pulire un lampadario a gocce in 14 passaggi

Recuperiamo da un punto di vista estetico ed elettrico un lampadario vintage

I vecchi lampadari a goccie un po’ barocchi e ricettacoli di polvere e ragnatele sono passati di moda, per non parlare della loro non adeguata sicurezza elettrica: disfarcene, comunque, non rappresenta mai la soluzione migliore. Vediamo dunque come pulire un lampadario a gocce in ottone per ripristinarlo sia esteticamente, sia sostituendo i vecchi portalampada che non sono più a norma. L’operazione è radicale, nel senso che dobbiamo disassemblare completamente il lampadario, dapprima asportando tutte le gocce in vetro e poi smontando completamente la struttura metallica: dobbiamo porre attenzione durante queste fasi ad annotare la collocazione dei singoli pezzi per poi procedere alla ricomposizione. Laviamo le parti in vetro utilizzando una soluzione acqua-aceto che ci consente di pulirle a fondo asportando gli strati di polvere accumulati nel tempo. I vecchi portalampada a finta candela sono da buttare via: in commercio sono reperibili nuovi modelli dello stesso tipo di quelli vecchi, ma sicuri e a norma di legge. L’integrità dei cavi elettrici va verificata, ma è consigliabile sostituirli integralmente. Se la parte metallica ha la superficie deteriorata o arrugginita può essere smaltata ex novo con uno spray acrilico, il cui colore va scelto tra le tonalità argento, oro o grigio metallico. Non resta che procedere al rimontaggio del lampadario stringendo bene le ghiere che bloccano i bracci alla struttura centrale. Infine si passa alla parte elettrica ripristinando i collegamenti ai nuovi portalampada.

Come pulire un lampadario a gocce, smontaggio

Come pulire un lampadario 1

  1. smontiamo con cautela le gocce in vetro: se sono diverse registriamo le posizioni esatte in cui andranno ricollocate.
  2. svitiamo ed asportiamo i vecchi portalampada che non sono più a norma lasciando in cavi elettrici a vista.
  3. smontiamo anche i tige dei portalampada in modo da poterli pulire ed eliminare eventuali incrostazioni.
  4. laviamo le gocce in vetro con una soluzione di acqua e aceto che riesce ad asportare bene vecchi residui di polvere.

Nuova Smaltatura per il lampadario a gocce

Come pulire un lampadario 3

  1. tutte le parti metalliche che abbiamo smontato vanno pulite utilizzando acquaragia: durante quest’operazione indossiamo i guanti.
  2. una volta pulite e perfettamente asciugate possiamo colorare le parti metalliche con l’applicazione di smalto spray acrilico di colorazione argento, bronzo, ecc.

Come pulire un lampadario a gocce, rimontaggio del lampadario vintage

Come pulire un lampadario 4

  1. riassembliamo il lampadario iniziando con la parte centrale dello stelo ricomponendo via via tutti pezzi.
  2. riposizioniamo in sede anche gli ornamenti laterali verificando che non ci siano giochi e, se necessario, sostituendo le vecchie viti.
  3. inseriamo i nuovi cavi elettrici nelle loro sedi e spelliamoli in modo da poterli preparare ai collegamenti nei nuovi portalampada.
  4. raggruppiamo e colleghiamo i conduttori dei cavi con morsetti a cappellotto.

Come pulire un lampadario a gocce, applicazione nuovi portalampada

Come pulire un lampadario 5

  1. riposizioniamo nei tige la parte ornamentale stringendola con un dado.
  2. montiamo i nuovi portalampada che garantiscono maggiore sicurezza, facendo passare i fili al loro interno.
  3. inseriamo i copri-portalampada in stile vintage.
  4. riposizioniamo le ultime gocce con fil di ferro sottile, di quello usato per composizioni floreali.

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Comandi in stile vintage

Come pulire un lampadario 7

Se ci fa piacere ripristinare, attorno al lampadario rinnovato, aspetti del passato che bene si adattano anche ai nostri giorni, possiamo avvalerci dei comandi elettrici stile vintage, che simulano esteticamente i vecchi interruttori pur rispettando le più recenti norme in materia di sicurezza elettrica. Sono prodotti in diverse tipologie e colorazioni e simulano molto bene la vecchia bachelite o la ceramica con cui erano realizzati tali apparecchi agli inizi del secolo scorso. Oltre ad interruttori e deviatori sono disponibili le prese a doppia alveolatura, le prese per TV e per telefono, i pulsanti, ecc. Consigliamo la lettura dell’articolo impianto elettrico a vista per approfondire l’argomento, [/box]

Interviste e parole che vorremmo alla ribalta

Editoriale tratto da “Far da sé n.462 Giugno 2016”

Autore: Nicla de Carolis

È stato visto da tanti telespettatori, me compresa, curiosa e incredula, un recente programma tv che aveva per tema una star del gossip, Fabrizio Corona, diventato, ahimé, un mito da imitare e invidiare per molti, meritevole di una ribalta di ore in cui c’è stato anche chi lo ha compatito e lo ha difeso nonostante il suo stile di vita, la tossicodipendenza e le sue condanne. Senza inutili moralismi, qual è il messaggio, l’informazione, l’arricchimento, il divertimento che possono dare programmi del genere? Mi pare che l’obiettivo possa essere solo avere audience, solleticando le curiosità più meschine dei più impreparati. Certo, la nostra società, in gran parte ricca di meriti, potrebbe migliorare se i modelli proposti, soprattutto in tv, per molti unico mezzo di informazione, fossero più edificanti. Penso con meraviglia e commozione alle interviste di Diderot e d’Alembert fatte agli artigiani per dar voce e valorizzare il loro lavoro; interviste necessarie per compilare correttamente le tavole dedicate alle arti e mestieri della mitica Encyclopédie (XVIII secolo), il manifesto dell’illuminismo e di una cultura che ha portato avanti principi di etica universale, libera e laica. O quelle, ancora prima, fatte da Leopoldo de’ Medici (XVII secolo), figura di spicco della cultura fiorentina, principe illuminato, acceso promotore delle manifatture, dell’agricoltura, del commercio e accademico della Crusca. In questa veste contribuì in maniera importante alla compilazione del vocabolario grazie alle testimonianze riguardo alle molte attività artigianali e tradizionali fiorentine, raccolte sul campo da artigiani e fornitori di palazzo. E così nel magnifico libro “Le parole del mestiere. Testi di artigiani fiorentini della seconda metà del Seicento tra le carte di Leopoldo de’ Medici” (Accademia della Crusca editore, euro 60), ci si può deliziare a leggere termini come lima da sgrossare, lima sottile, martello da far pancetta… o calzatoio, guantaio, marocchino, masello, rastrelliera… o verbi come lustrare, scanalare, smerigliare, inamidare, inchiodare. Solo alcuni esempi di un repertorio ricchissimo che ci danno un’immagine della vivacità anche linguistica del mondo artigianale e del lavoro della Firenze di fine Seicento. Ma senza tornare al ‘600 sono tanti gli artigiani di oggi, dalle cui testimonianze e dagli interessanti saperi si potrebbe trarre esempio, artigiani come Valerio, Jacopo e Cesare che, vicino all’Arco della Pace a Milano, approfittando del ritorno alla grande dell’uso delle bici in città, hanno aperto una piccola officina per la riparazione e la vendita, gentili, bravi nel mestiere e al passo con i tempi, vendono anche su internet e consegnano a domicilio; con nostra somma gioia nel loro laboratorio c’è sempre la coda. O sempre a Milano meriterebbero un’intervista i calzolai dell’insegna Alvisi; risuolano scarpe di marca, inglesi, di alta gamma, calzature con lavorazione “goodyear”, smontandole completamente e facendole tornare come nuove con una maestria frutto di un sapere tramandato da diverse generazioni. Insomma, le parole del lavoro sono quelle alle quali vorremmo venisse data una ribalta, sicuramente coinvolgente e costruttiva.

Demolire, decostruire, riqualificare

Editoriale tratto da “Rifare Casa n.45 Maggio-Giugno 2016”

Autore: Nicla de Carolis

Riqualificazione edilizia: è questa la strategia per risparmiare consumo del suolo ed energia nel nostro Paese, riqualificare è d’obbligo. Tassativo per i palazzi d’epoca che sono tanti e fanno belle le nostre città, come poche altre al mondo, ma tassativo anche per certa pessima edilizia costruita negli ultimi 50 anni. Del resto l’alternativa, per noi impensabile, parlando dei brutti condomini energivori anni 60/70, sarebbe la demolizione, pratica assai diffusa negli Stati Uniti dove oltre 250.000 abitazioni vengono demolite ogni anno: spettacolari i filmati su Youtube che documentano l’implosione di palazzi altissimi che si ripiegano su sé stessi senza danneggiare i caseggiati circostanti. In più negli Stati Uniti c’è il fenomeno dello shrinking cities (le città che si restringono) determinato dalla crisi postindustriale, con la conseguente perdita di migliaia di abitanti; si demoliscono gli isolati in disuso, si convertono gli edifici vuoti in open space per le aziende e si creano spazi per l’agricoltura e l’allevamento. Sempre negli Stati Uniti, generata dal crescente interesse ambientale e incentivata dalle detrazioni fiscali, c’è un’altra tendenza, quella della decostruzione ed è la nuova, o meglio, antica concorrenza all’industria della demolizione. Decostruire una casa significa smantellare pezzo per pezzo, spesso con le mani, ogni parte dell’edificio. Un lavoro che coinvolge decine di operai specializzati per oltre due settimane per ottenere lo stesso risultato che un bulldozer otterrebbe in mezza giornata. In alcuni casi si riesce a recuperare il 98% dei materiali (cemento, metallo, legno) e l’operazione può addirittura diventare conveniente da un punto di vista economico. Ma venendo a noi, anche se troppe volte sarebbe fortissimo il desiderio di vedere implodere palazzi orripilanti, per di più obsoleti da un punto di vista tecnologico, che con arroganza sfidano la gentilezza e l’armonia di costruzioni del passato, sappiamo che questa pratica raramente si concretizza; basti pensare che persino delle 46.760 ordinanze di demolizione e abbattimenti per immobili abusivi (disposte nei Comuni italiani capoluogo di provincia, dal 2000 al 2011) solo 4.956 sono state eseguite, il 10,6%. D’altra parte sembrerebbe, condizionale d’obbligo perché incredibilmente c’è ancora chi non vuol prenderne atto, evidentissimo che non serve costruire nuovi edifici consumando altro suolo; infatti sono 7 milioni in Italia gli immobili inutilizzati, sfitti o abitati da non residenti, sia pubblici sia privati – ultime stime Istat – dato reso ancor più pesante e assurdo se si pensa alle centinaia di migliaia di famiglie senza casa. Seppur non ci sia da parte delle Istituzioni una vera strategia di riqualificazione del patrimonio esistente, di demolizione e ricostruzione per ripensare anche gli spazi urbani, ci sono però delle interessanti detrazioni fiscali sulle ristrutturazioni. Anche questo è un motivo per decidere di riqualificare la propria casa; il dossier di questo numero è dedicato ai lavori da fare nella bella stagione, ma che rendono la casa più godibile tutto l’anno!