Lo sciacquone a zaino è semplice da installare e ci evita lavori di muratura
In bagno il dispositivo che viene azionato con maggiore frequenza, dopo i rubinetti, è il lo scarico della vaschetta del WC. Per questo motivo può essere necessario riparare quest’ultima o, addirittura, sostituirla con uno sciacquone a zaino, che si acquista in kit e che si installa a parete, dietro al WC. Le istruzioni contenute in ogni cassetta a zaino indicano la distanza minima e massima dalla tazza. Spesso (ma non sempre) c’è una placca di sostegno in plastica, provvista di fori asolati e di un indicatore di asse, che deve collimare con l’asse del WC; mediante viti e tasselli si fissa la dima alla parete. La cassetta si appende semplicemente alla dima. Se questa non c’è si monta la vaschetta a parete con i tasselli in dotazione. Il tubo di discesa, di circa 40 mm di diametro, già provvisto di curva, deve essere tagliato a lunghezza da entrambe le estremità, con un seghetto a denti fini: calcoliamo la lunghezza in modo che la parte orizzontale entri per almeno 5 cm nella guarnizione in gomma di ingresso nel WC, e la flangia superiore collimi con la piletta di scarico. Dalla valvola del flusso d’acqua fissata a parete (che facciamo installare a circa 10 cm dalla cassetta), portiamo acqua a questa con un tubetto flessibile, munito di attacco filettato ad un’estremità e di ghiera con guarnizione a quella opposta; si avvita prima l’attacco filettato e poi la ghiera. Passiamo alla sistemazione dei componenti interni. Si tratta di installare la valvola di chiusura dello scarico e collegarla alla leva (o pulsante) di azionamento, poi montiamo il galleggiante che controlla l’alimentazione idrica. Facciamo delle prove per tarare, con l’apposito comando, la lunghezza del braccio del galleggiante. Infine mettiamo il coperchio a scatto.
Gli elementi che costituiscono lo sciacquone a zaino
Lo sciacquone a zaino è il tipo più semplice da installare e di manutenzione molto più agevole. La cassetta, che si acquista con tutti i componenti può essere appesa circa 30 cm sopra il WC, oppure, se la tazza è predisposta, direttamente appoggiata su quest’ultima. Si acquista la cassetta con componenti interni già assemblati e occorre solo effettuare i collegamenti.
Il principio di funzionamento
Quando lo sciacquone è pieno d’acqua il galleggiante viene sollevato verso l’alto e l’erogazione viene interrotta. Il comando di scarico fa alzare un tappo di gomma che, alla fine dello svuotamento, si richiude e occlude il foro di uscita. Nel frattempo il galleggiante è sceso e ha riaperto l’alimentazione di acqua . Un terzo tubo funge da “troppo pieno” e scarica l’acqua che dovesse entrare in eccesso nello sciacquone a causa di un guasto del rubinetto di entrata. Il galleggiante può essere in rame, in plastica o in polistirolo.
Il montaggio
Serriamo la ghiera che collega il tubo di discesa alla piletta filettata della cassetta; tra la flangia del tubo e la piletta si inserisce una guarnizione rigida.
Procediamo montando i componenti interni dello sciacquone, seguendo le istruzioni di montaggio.
Inseriamo e fissiamo il galleggiante che, sollevandosi all’ingresso dell’acqua, chiude il tubo di alimentazione
Quando tutti i componenti sono montati apriamo la valvola dell’acqua ed eseguiamo alcune prove. Infine chiudiamo lo sciacquone a zaino inserendo il coperchio a scatto.
Rivisitiamo vecchi mobiletti di recupero trasformandoli in originali credenze moderne.
A vederli bene, certi mobili non sembrano avere i requisiti da suggerirci un restyling ma, con qualche piccolo accorgimento, anche il mobile più anonimo può acquisire quel “quid” che lo rende subito un pezzo di modernariato. Si tratta di semplici interventi di smaltatura e rivestimento eseguiti adottando piccole astuzie dei decoratori per ottenere credenze moderne.
Le semplici credenze anni ‘50, sono pronte per essere pulite, lavate, private delle ante scorrevoli (che poi riposizioneremo) e accuratamente levigate.
Tre smalti acrilici un po’ “aggressivi” e dai colori moderni (giallo limone per l’interno, viola melanzana e viola più carico per le parti esterne) sono i materiali che caratterizzano il ritocco per la trasformazione in credenze moderne.
L’elemento decorativo per le credenze moderne è costituito da una serie di bande verticali, di uguale larghezza, presenti sulle ante scorrevoli: la loro caratteri-stica è che vengono usati due smalti del medesimo colore ma uno è satinato e l’altro brillante. L’accostamento dei due tipi crea un piacevole effetto visivo.
Gli smalti acrilici all’acqua si stendono con un piccolo rullo effettuando più passate se necessario. Rifiniamo i particolari con un pennello piccolo. Liberando la fantasia possiamo creare credenze moderne con decorazioni di ogni tipo!
Credenze moderne passo-passo
Con la levigatrice orbitale levighiamo il mobile, comprese le ante, asportando scaglie di pittura e spianando la superficie.Sulle ante applichiamo una serie di strisce di adesivo per pacchi distanti quanto la larghezza del nastro stesso.Stendiamo, con il rullo, una prima mano di smalto acrilico all’acqua color viola chiaro che funge da fondo coprente.Trattiamo quindi la superficie con uno smalto acrilico dello stesso colore del satinato ma di tipo extra brillante.Ricopriamo la superficie con una seconda mano di smalto acrilico di tipo satinato in una tonalità più scura.Quando lo smalto è perfettamente essiccato asportiamo con delicatezza il nastro adesivo: rimarranno bande satinate e lucide.
Cassettiera colorata in stile moderno, con 12 cassetti. Ideale per il soggiorno o la camera da letto, si adatta perfettamente ad ogni ambiente della vostra casa, di design e funzionale. Dara' un tocco di originalita' alle vostre stanze
Misure: H 100 cm x L 95 cm x P 40 cm
Colore: Bianco, Multicolore
Montaggio: parzialmente assemblato. Montare i piedi
SPECIFICHE: Misure: H 64 cm x L 100 cm x P 35,5 cm - Misure cassetti (4): H 11 cm x L 35,5 cm x P 34,5 cm - Misure anta: H 46 cm x L 29 cm - Colore: Marrone chiaro, Bianco, Grigio, Beige - Cod. RE4925
STILE MODERNO DAI RICHIAMI SCANDINAVI: Il mobiletto Rebecca è un must per coloro che amano le linee scandinave mescolate al design moderno. I colori freddi dei cassettini e delle ante si alternano rendendo il mobile adatto come cassettiera moderna per camera da letto. Ideale anche come armadietto per cucina scandinava o come mobile da ingresso colorato
UTILIZZO DI MATERIALI NATURALI ED ECOLOGICI: La cassettiera Rebecca è interamente costruita in legno di Paulownia. La Paulonia è una pianta che cresce rapidamente e ad alta resa. Ciò permette di ridurre gli sprechi ed aiutare l'ambiente
KIT DI MONTAGGIO E ISTRUZIONI COMPRESI: Il mobiletto credenza Rebecca ti verrà consegnato comprensivo di istruzioni di montaggio e kit per l'assemblaggio. Segui le istruzioni grafiche. Basteranno pochi minuti per montarla
ADATTO PER DIVERSI USI: L'abbinamento di cassetti ed anta ti permettono di utilizzare il mobiletto Rebecca in diversi modi. Puoi sfruttarla come cassettiera bagno. Nell'anta puoi gli asciugamani, mentre nei cassettini puoi riporre piccola biancheria intima o accessori quali pinza, pettini, trucchi e fermacapelli. Ideale come cassettiera colorata x camera da letto, mobile da ingresso, credenza moderna
Colori vivaci: credenza dai colori naturali in legno di mango e anta scorrevole colorata - strisce blu, nera, verde, marrone, rosso, rosa, bianco e arancio - icona di stile per il vostro arredo
Fatto a mano: prodotto a mano in India - ogni esemplare è un pezzo unico - ecologico con materiali naturali in parte riciclati - HxLxP: 75 x 160 x 45 cm ca.
Versatile: ideale come elemento singolo isolato, in composizione lineare, comò originale o divisorio - elegante, classico ed affascinante - eccezionale anche sul retro
Talento versatile: a seconda dei gusti la madia può essere combinata in un tipo di arredamento country o moderno - un ponte tra tradizione e modernità
Tanto spazio: due grandi scomparti con porta scorrevole ciascuno e due cassetti interni offrono tanto spazio - ideale per soggiorno, camera da letto e speciale highlight nella sala da pranzo
L’affilatura è un’operazione di pazienza e precisione: conosciamo le pietre ed i metodi per avere attrezzi da taglio sempre efficienti
Chi ha passato l’infanzia in campagna ricorderà di aver visto almeno una volta tagliare l’erba con la falce o il falcetto manuale. Colui che faceva questo lavoro aveva, agganciato alla cintola, un contenitore a corno con dentro un po’ d’acqua ed una strana pietra (la cote) di forma piatta ed oblunga: di tanto in tanto la estraeva e la passava sul filo della lama, per ripristinarne l’efficacia.
Una figura simile era quella dell’arrotino, che azionava, con un sistema identico alle macchine per cucire, una mola che pescava in un contenitore d’acqua per affilare forbici e coltelli.
Tutti gli utensili da taglio, comprese le punte da trapano, con l’utilizzo perdono il filo e per ripristinarlo si utilizzano pietre per lo più artificiali, prodotte amalgamando polveri di corindone, silicio, ceramica e diamante, in relazione al tipo di metallo da riaffilare. Anche la grana ha diverse gradazioni a seconda della finitura che si vuole ottenere.
La mola elettrica si utilizza solo per operazioni grossolane e bisogna stare attenti a non surriscaldare la lama durante l’abrasione: questo comporterebbe la perdita della tempra e ridurrebbe la durata dell’utensile.
Per ripristinare il filo di molti attrezzi è sufficiente far scorrere la lama avanti e indietro su una pietra stazionaria per 15-20 volte, con un’inclinazione di 20° e con tutta la superficie del tagliente a contatto dell’abrasivo; l’operazione va ripetuta da un lato e dall’altro, eventualmente utilizzando più pietre a grana via via più fine per eliminare tutti i segni.
Cosa serve per effettuare l’affilatura manuale degli utensili da taglio?
Le pietre per affilatura manualenon vanno utilizzate a secco, ma unitamente ad olio o acqua, altrimenti i loro pori si ostruiscono con il materiale risultante dall’abrasione. Tutto sommato l’acqua è da preferire all’olio, in quanto questo è di tipo minerale e dannoso per la pelle; la scelta del tipo di pietra è fondamentale anche in questo caso, in quanto la natura della pietra determina il lubrificante da usare. La grana delle pietre per affilatura fa riferimento ad una scala molto diversa da quella delle carte abrasive: quelle da sgrosso hanno grana 800-1200, quelle da finitura arrivano a 8000. Ci sono poi pietre bifacciali che hanno da un lato la grana da sgrosso e dall’altro quella di finitura.
La sgrossatura a macchina
Per prima cosa bisogna posizionare la guida a mola ferma, facendo in modo di disporre di un appoggio sicuro. Se ci sono sbeccature o seghettature occorre anzitutto ripristinare una superficie di taglio uniforme e ben dritta.
Badando a non premere troppo e facendo attenzione che il metallo non cambi colore, sintomo di un iniziale arroventamento, si fa scivolare l’attrezzo all’indietro sollevando il manico, per ripristinare l’angolazione del taglio.
Capovolto l’utensile lo si passa con maggior delicatezza sulla mola per asportare la sbavatura, senza farlo appoggiare di punta.
Un contenitore con un po’ d’acqua fa sempre comodo anche se la mola è bagnata, per immergere il ferro e raffreddarlo prima di passare all’affilatura manuale.
Un’ottima mola affilatrice che abbiamo avuto modo di testare più volte è la mola ad acqua Wg 250 Gamma Zinken
Affilatura manuale
La spianatura del retro dell’utensile è un’operazione importante per una buona affilatura: i due lati del tagliente devono convergere perfettamente in ogni punto ed un filo apparentemente planare ed uniforme può invece presentare seghettature o variazioni di spessore.
Una buona sensibilità manuale è indispensabile per mantenere la lama inclinata nel modo corretto e per tutta la durata della passata. La rifinitura si ottiene con il completo distacco del filo di bava che si era formato con la sgrossatura.
Alcune pietre sono sagomate appositamente per seguire la forma concava delle sgorbie, toccando in ugual modo l’intera superficie di taglio. Sulla parte convessa si può invece passare la pietra piana, ma senza far lavorare soltanto la punta dell’utensile.
Editoriale tratto da Rifare Casa n.40 di Luglio-Agosto 2015
Autore: Nicla de Carolis
“Mi trovo così bene nel mio cabanon che sicuramente terminerò la mia vita qui”. Così diceva profeticamente (annegò in seguito ad una crisi cardiaca nell’agosto 1965 nel mare che vedeva dalla sua casetta) uno dei padri dell’urbanistica moderna e dell’architettura del ‘900, Charles-Edouard Jeanneret-Gris, architetto più noto con lo pseudonimo Le Corbusier. In questa capanna in legno (il suo “castello sulla Costa Azzurra”), che progettò in tre quarti d’ora e fece costruire sulla ripida collina di Cap Martin tra Mentone e Monaco a pochi passi dal mare, Le Corbusier ha creato uno spazio finito e autonomo di 336 x 336 x 226 cm in legno di pino per l’esterno e di quercia all’interno, compensato per le pareti e noce per il tavolo. Qui nulla è stato lasciato al caso e sono state previste tutte le esigenze (non c’era la cucina perché Le Corbusier preferiva andare a mangiare nella vicina trattoria Etoile de la mer), pur in dimensioni così ridotte: il letto diventa un armadio, il supporto del lavandino crea un elemento di separazione, la parete si trasforma in un tavolo e in mensole, il soffitto diventa un ripostiglio. La casetta fu prefabbricata in Corsica, trasportata via nave e treno a Cap Martin, e completata nell’agosto del 1952. Risultato della ricerca di una cellula minima, le Cabanon, è diventata un’icona dell’architettura moderna ma la cosa che fa pensare è il fatto che Le Corbusier abbia voluto costruirla in legno, lui che fu pioniere nell’uso del calcestruzzo armato: “Il cemento armato rende libero l’architetto… la stessa pianta libera è resa possibile dalla creazione di uno scheletro portante in cemento armato che elimina la funzione delle murature portanti che “schiavizzavano” la pianta dell’edificio e permettono all’architetto di costruire l’abitazione in tutta libertà, potendo disporre le pareti a piacimento”. Nonostante questa sua teoria che è stata, nel bene e nel male, un caposaldo della sua progettazione, se Le Corbusier fosse ancora vivo, visto l’amore che sul finire della vita aveva manifestato per questo cabanon, sicuramente sarebbe stato un sostenitore delle tecniche costruttive di oggi, realizzate con il legno. Tecniche che strutturalmente, da un punto di vista energetico, di tipologia architettonica e di rapidità di esecuzione non hanno proprio nulla da invidiare alle costruzioni tradizionali. Nello speciale di questo numero potrete apprezzare tutti i vantaggi che offre questo materiale antico, ma innovativo, semplice, completo di tutte le caratteristiche necessarie per edificare al top.
Come cimentarsi in un lavoro mai fatto, cercando di superare i limiti delle proprie abituali competenze e raggiungere il risultato ambizioso di ottenere una robustezza superiore rispetto alla normale produzione
Volendo creare qualcosa da utilizzare tutti i giorni, da poter vedere tutti i giorni come frutto della propria attività di bricolage, e desideroso di buttarmi in una nuova attività, avendo una buona manualità, mi sono informato per capire “come realizzazione una borsa di cuoio”. Tutto quanto ci scrive Filippo Piacentini rientra perfettamente nello spirito del “far da sé”: il lavoro deve avere una finalità e la possibilità di utilizzo quotidiano ne è gia una, come anche poter dire con obbiettività e giusto orgoglio “è venuto veramente bene”, “è proprio bello”, “meglio di quanto potessi immaginare”. Il quadro della massima soddisfazione si completa se a questo s’aggiunge l’entusiasmo che ci accompagna quando intraprendiamo un lavoro mai fatto, inteso come tecnica nuova, e per questo sentiamo accresciuta la concentrazione e l’inventiva per superare inesperienza e carenza d’attrezzatura.
Come realizzare una borsa di cuoio fatta a mano
Partito con questa carica, il lettore non trascura alcun aspetto del suo nuovo progetto, consapevole delle difficoltà dell’esordio con nuove tecniche, si documenta al meglio, traccia disegni su cartoncino, studia i materiali (in questo caso il cuoio e gli accessori di metallo) e ne ottimizza il taglio per non sprecarne. Prevede e trova soluzione anche a certe difficoltà, come quella di far passare l’ago attraverso il cuoio (non una, ma centinaia di volte), non proprio una passeggiata, e risolve alcuni problemi di debolezza “endemica” delle borse che, guarda caso, finiscono sempre per rompersi in certi punti strategici, dove è difficile metter mano per riparare.
Come realizzare una borsa di cuoio fatta a mano
Per prima cosa si fa un modello su cartoncino, si ritaglia e si riporta sulla pezza di cuoio in modo da ottimizzarne il consumo, lasciando meno scarto possibile.
Ritagliati tutti i pezzi necessari, si praticano i fori equidistanti dove, in un secondo tempo, far passare l’ago con il filo. Si usa un trapano a batteria leggero con una punta da 0,7 mm di diametro che potrebbe sembrare sovradimensionata, ma va tenuto conto che il filo (si usa robusto filo cerato) deve passare almeno due volte nello stesso foro.
Per tirare l’ago e mettere volta per volta nella giusta trazione il filo, si usa una pinza a becco sottile e diritto.
Per l’esecuzione di certe rotondità e soprattutto per replicarle sempre delle stesse dimensioni, i metodi migliori sono sempre quelli antichi, che non tradiscono mai.
Gli accessori vengono recuperati smontandoli con accortezza da una vecchia borsa che li aveva ancora in ottimo stato, nonostante il resto fosse ormai del tutto consunto.
All’interno della borsa, nei punti in cui la maniglia fa forza, si ingloba un generoso inserto di lamiera d’acciaio;
Stessa cosa nella cerniera della maniglia stessa, dove il lembo di cuoio ripiegato su se stesso nasconde il rinforzo, anch’esso piegato in due, con il dado passante e relativo bullone tagliato a filo dopo averlo stretto a dovere. 8. Si conclude la cucitura passante che nasconde il tutto.
Una pavimentazione monolitica ha un pregio estetico maggiore rispetto a qualsiasi piastrellatura: la tecnica del pavimento alla veneziana è forse quella esteticamente più sorprendente
L’arte del pavimento alla veneziana, chiamato in termine tecnico “terrazzo o seminato in graniglia di marmo”, nasce nel XVI secolo a Venezia, ma ha in realtà radici ancora più antiche essendo una lavorazione artigianale di tradizione millenaria iniziata con il pastellone di epoca romana, poi evolutosi con il cocciopesto.
Elemento caratteristico del pavimento alla veneziana è l’esclusiva decorazione ottenuta mediante l’ampia varietà cromatica del marmo.
Differenze con il pavimento alla palladiana
Il pavimento alla veneziana moderno non va confuso con il pavimento alla palladiana, per il quale si utilizzano scaglie di dimensione maggiore rotte a martellina, tutte dello stesso spessore, anziché granuli di marmo.
Dove si utilizzano i pavimenti veneziani?
Molto in voga anche nel nuovo fino a qualche decennio fa, oggi il pavimento alla veneziana viene realizzato soprattutto nel recupero e nel restauro di edifici storici o di casali che mantengono il fascino del passato, ma spesso possono nascondere anche tecnologie moderne, come il riscaldamento a pavimento.
A tutt’oggi, anche se le origini sono veneziane, il pavimento alla veneziana è presente quasi ovunque; a Genova, in particolare, acquista caratteristiche proprie per lo stile delle decorazioni: nasce così la denominazione “Pavimenti alla Genovese”.
Miscela di cocciopesto
Il sottofondo del pavimento veneziano è realizzato con una miscela di cocciopesto e sabbia con granulometrie che variano da 3 mm a 14 mm, impastata con calce. Avvenuta la stesura si procede con la pressatura mediante rullo.
Il letto di semina
Si procede con la stesura di un letto di semina (seminato veneziano) composto da calce, terre, sabbia e mattone macinato. Il letto può essere in polvere piuttosto che in pasta per uno spessore che varia da 15 a 30 mm. Su questo strato viene seminata a mano la graniglia in tre fasi diverse: una prima con granulometria maggiore, una seconda con granulometria intermedia e un’ultima di granulometria inferiore per compattare tutti gli interstizi.
Trattandosi di pavimentazioni in calce i tempi di essiccazione possono variare da trenta a novanta giorni, trascorsi i quali si può procedere alla levigatura.
Pavimento alla veneziana pulizia
A pavimento asciutto, si effettua la pulizia dei pavimenti alla veneziana con olio di lino cotto e dopo un breve periodo si proseguirà con la raffinatura e la lucidatura a piombo o a cera.
Esempi di effetti realizzabili per pavimento alla veneziana
Con i bordini decorativi di gesso e polistirolo possiamo realizzare una finitura elegante e originale alle pareti ma non solo, anche trovarne una valenza utile
Stucchi di gesso o bordi di polistirolo sono molto di moda per le decorazioni d’interno, ma con un pizzico di fantasia fai da te possiamo utilizzarli per uno scopo pratico oltre che estetico : se aggiungiamo un’asta di legno nella zona inferiore possiamo inserirvi diversi ganci e sospendere i nostri quadri tramite catenelle, corde sottili o cavetti d’acciao. Gli stucchi in gesso o in materiale sintetico si applicano a pareti e soffitti per decorare gli interni delle abitazioni, ma possono anche svolgere una funzione pratica. Basta affiancare ai bordini decorativi applicati alla parte alta della parete un’asta di legno, dipinta di bianco, da fissare con tasselli ad espansione. Su questa è possibile fissare i gancetti metallici che si usano per le tende nelle finestre di alluminio e, a questi, sospendere i nostri quadri con cordicine o catenelle.
Fissaggio a parete e finitura dei bordini decorativi
Tagliamo i bordini decorativi utilizzando una guida tagliacornici e il seghetto a denti fini. Eseguiamo i tagli dei bordini che si congiungono negli angoli a 45°, tutti gli altri a 90°.
Carteggiamo con carta vetrata a grana fine (n.400) la parte di bordino tagliata.
Per incollare i bordini alle pareti (ma anche per unirli tra loro) utilizziamo un adesivo di montaggio. E’ sufficiente applicarne alcuni punti.
Per completare la decorazione, fissiamo al soffitto, sempre per incollaggio, il bordino di finitura, in modo che risulti leggermente distanziato dai precedenti.
Applichiamo a parete, appena sotto i bordini decorativi, la cornice in legno. Utilizziamo per il fissaggio viti con tassello la cui testa va occlusa con stucco.
Tinteggiamo la parete utilizzando il rullo e usiamo il pennello per la zona di soffitto compresa tra i bordini.
Poca spesa, ma tanta resa per questo intervento fai da te volto a rinnovare la camera da letto
Dopo il rinnovamento della cucina (versione 1 – versione 2), degli elettrodomestici e del bagno, inclusi i sanitari, cambiamo il volto della camera da letto, applicando alle superfici di legno il ciclo SottoSopra, sostituendo totalmente il colore e dando lucentezza. Infatti, anche rinnovare camera da letto è importante perché spessocaratterizzata da un insieme di mobili coordinati e con il passare degli anni finisce per dimostrare i segni dell’età, non tanto per l’usura, quanto per l’evolversi degli stili e dei gusti personali. Soprattutto se non si è badato a spese, tutti i complementi sono ancora perfettamente efficienti; i cassetti e le ante si aprono e chiudono senza giochi o inceppamenti, nessun distacco fra le giunzioni o sollevamento dei piallacci.
La giusta soluzione
Non resta che dare il via alle operazioni di rinnovamento estetico con SottoSopra di Gapi Paints. SottoSopra è un ciclo di coloritura e finitura affidato a prodotti bicomponente, epossidici e poliuretanici, che garantiscono un grandissimo potere aggrappante su tutte le superfici, anche le più difficili come ceramiche lucide, acciaio inox, alluminio grezzo, lamiera zincata e vetro, esclusi gli “impossibili”: PE (polietilene), PP (polipropilene). Il “Sotto” è un primo strato, solitamente colorato con pigmenti; questi sono dosati in grammi dalla casa per ottenere esattamente una delle tonalità a scelta fra le diverse cartelle colori. Il “Sopra” è la finitura vera e propria, anch’essa epossidica, trasparente, ma a scelta lucida, satinata o opaca, che dona profondità al colore sottostante e rende estremamente resistente ai graffi la superficie.
Quale prodotto usare? Colore per Interni è disponibile in confezioni da 0,25, 0,5 e 2 litri per agevolare il risparmio ed evitare gli sprechi di prodotto. Sono disponibili inoltre 4 versioni, metallizzato, perlato, tinta unita e incolore, per poter ottenere, in abbinamento ai pigmenti Gapi, tutte le tonalità e gli effetti possibili, dal più neutro al più creativo. Per la scelta si ricorre alle ricche cartelle colore dove viene indicato con molta semplicità quali pigmenti abbinare per ottenere ogni tinta. La confezione consta di un barattolo più grande che contiene i flaconi dei componenti epossidici. Il pigmento per ottenere la tinta è fornito a parte, in boccette a grammatura calibrata per ogni misura della confezione, in modo da poter replicare esattamente la tonalità, anche in applicazioni successive.
Sgrassare le superfici
Non è richiesta alcuna carteggiatura delle superfici da trattare con SottoSopra, né tanto meno, la rimozione di una precedente vernice; l’importante è assicurarsi che non ci siano parti in distacco o sfarinamenti, facendo una veloce passata di spugna abrasiva, ed eliminare completamente sporco e untuosità con alcool etilico.
Rinnovare camera da letto con Gapi Paints
Seguendo le chiare istruzioni incluse nella confezione, si procede alla preparazione del prodotto, in cui si susseguono pochi e semplici passaggi, ma tutti da eseguire come indicato e con cura, per avere garanzia di un risultato eccellente. Per esempio il pigmento va versato nel barattolo del componente B e uniformato del tutto, prima di procedere.
Anche il componente A va rimescolato per renderlo uniforme, poi lo si versa nel barattolo di latta, quindi si aggiunge il componente B (con il pigmento) e si prosegue a uniformare il tutto.
Il barattolo B, svuotato, serve per aggiungere uno specifico quantitativo di acqua al composto, indicato da una riga nera sul fianco.
Aggiunto il quantitativo d’acqua si prosegue a mescolare per rendere uniforme l’amalgama. Prima dell’applicazione il composto va fatto riposare qualche minuto.
La stesura con rullo di spugna è la più semplice ed efficace; il prodotto non cola e ha una capacità coprente molto elevata.
Per un’applicazione rapida e comoda, conviene lavorare su un piano, dove appoggiare i cassetti e le ante del mobile. Ideale è rimuovere le maniglie e proteggere con nastro maschera gli elementi il cui smontaggio è troppo impegnativo.
L’applicazione di un colore chiaro su un fondo molto scuro dimostra l’altissimo livello coprente del Colore per Interni SottoSopra. Una seconda mano non pare mai realmente necessaria; solo quando si stende la seconda, magari semplicemente per scrupolo, ci si rende conto di raggiungere esattamente la nuance di colore prescelta. Tra la prima e la seconda stesura devono intercorrere almeno 6 ore. A meno di grossolani errori nel caricare eccessivamente il rullo di prodotto, si procede tranquillamente senza stendere teli protettivi per l’ambiente circostante.
SottoSopra Pareti Mobili Pavimenti è una resina di finitura epossidica bicomponente, trasparente, incolore, all’acqua, inodore ed è certificata HACCP (prodotti e sistemi per la verniciatura di ambienti con presenza di alimenti). SottoSopra Pareti e Mobili esiste in confezioni da 0,250 litri, per coprire una superficie di 2,5 m2 e 0,750 litri per una di 7,5 m2.
I componenti A e B si versano uno dopo l’altro nel barattolo di metallo e si inizia subito a mescolarli con cura (almeno per 3 minuti). Non è prevista diluizione, l’amalgama deve riposare 5 minuti prima di iniziare la stesura. Anche questo è un prodotto bicomponente, come nel caso di Colore per Interni, ma la sua finestra di apertura è maggiore: in questo caso si allunga sino a 4 ore, suscettibili di variazioni dipendenti dalla temperatura e dall’umidità dell’ambiente di lavoro.
Durante la preparazione il prodotto emulsiona e assume aspetto bianco lattescente, una condizione che mantiene sin che il suo stato rimane liquido; nel corso dell’essiccazione, la reazione chimica lo trasforma facendogli assumere la totale trasparenza.
-12. La stesura si effettua con lo stesso tipo di rullo della base colorata; ideale è un rullo di spugna ad alta densità. L’emulsione lattescente del prodotto ne agevola l’applicazione perché si percepisce bene l’uniformità della stesura sul colore sottostante. SottoSopra Pareti Mobili Pavimenti secca al tatto in 4 ore, si può eventualmente sovraverniciare dopo 12 ore (per la massima resistenza), raggiunge la totale stabilità in 7 giorni. Per un risultato professionale si può carteggiare leggermente SottoSopra Colore per Interni con carta abrasiva fine (400-600) dopo almeno 24 ore dall’applicazione; si spolvera con un panno inumidito, quindi si applica SottoSopra Pareti Mobili Pavimenti.
Per questa originale e bella soluzione di arredo si sfrutta una libreria divisoria fai da te che offre anche la possibilità di appoggiarvi scrivanie, tavoli e divani, realizzando angoli attrezzati di particolare funzionalità
I grandi ambienti “open-space” piacciono a tutti per la sensazione di spazio che donano, ma non sono sempre facilmente gestibili. Ecco perché può essere utile arredarli con una libreria divisoria fai da te che permette di suddividere lo spazio in più zone, ciascuna delle quali può essere utilizzata in modo indipendente dal resto della stanza.
Nella foto di scena è visibile proprio una soluzione di questo tipo: una scrivania in MDF viene realizzata su misura di una libreria divisoria fai da te bifrontale posta trasversalmente, lungo una parete maggiore. La scrivania fa corpo unico con la libreria, grazie ai due appoggi laterali a forma di trapezio che vengono fissati ai suoi montanti.
Soluzioni flessibili
Un leggero e parziale divisorio si può anche costruire completamente in legno MDF con cui realizzare un basso muretto distante da una parete 2 mm e collegato a questa con ripiani. Ma anche i moduli libreria (sempre bifacciali) possono diventare, autonomamente, divisori d’ambiente.
Accostati in vario modo: a T, a L, a U, creano veri e propri spazi singoli che diventano piccoli studioli, angoli lettura, salottini per il té ecc. Per interventi più complessi e “definitivi”, abbiamo sempre a disposizione il cartongesso. Con i pannelli, frazionabili facilmente nelle dimensioni volute, e le intelaiature in metallo zincato, è possibile realizzare un’infinità di divisori: da una parete vera e propria con tanto di porta a separazioni parziali, mezze pareti, rientranze ecc.
Il cartongesso ci permette anche di eseguire una finitura e una tinteggiatura identiche a quelle delle pareti, per cui il risultato finale sembra parte dello sviluppo murario del locale.
Un’interessante soluzione che sfrutta il medesimo sistema costruttivo della scrivania: si tratta di un divano di MDF, collegato alla libreria che funge da divisorio. Lo spazio sottostante è occupato da cassette portagiochi con ruote.
Tagli, unioni e rinforzi
La scrivania che si appoggia alla libreria divisoria fai da te è in MDF da 20 mm di spessore ed è rinforzata con listelli da 40×40 mm. Le squadrette in metallo da 150×150 mm servono per rinforzare l’unione tra gambe e piano.
I due appoggi laterali vanno sagomati a forma di trapezio rettangolo con la sega circolare in modo da poter agevolmente collegare la scrivania alla libreria. Il lato obliquo del trapezio, infatti, sormonta la fiancata della libreria da entrambi i lati e a essa viene saldamente fissato.
I pannelli in MDF che costituiscono il piano, l’aletta posteriore e le gambe, vengono rinforzati con listelli di irrigidimento fissati con colla vinilica.
Gli appoggi laterali vanno preforati per il passaggio delle viti che collegheranno la scrivania alla libreria.
La giunzione tra gambe e piano viene rinforzata e stabilizzata con squadrette metalliche avvitate ai listelli.
Soluzioni diverse con gli stessi mobili
In questa soluzione quattro librerie a giorno (accoppiate due a due) vengono distanziate, ma collegate, da un tavolo in MDF la cui presenza apre una luce tra le scaffalature per non perdere il senso di spaziosità dell’ambiente. Il cavo di alimentazione della lampada e del portatile corre tra due librerie accoppiate e fuoriesce attraverso un foro praticato nell’elemento di unione, sempre in MDF.
Le scaffalature possono diventare, autonomamente, elementi di suddivisione di un ambiente. Per fornire a esse una particolare stabilità può essere utile collegare, sul fianco libero, una scaffalatura posta a 90 gradi rispetto alle prime. Il collegamento con viti di adeguata lunghezza crea un insieme assolutamente stabile e praticamente inamovibile. Se la scaffalatura di testa è sufficientemente larga si creano due ambienti separati e meglio definiti. Schiena contro schiena le librerie e un divano possono costituire una configurazione originale che divide e arreda in modo funzionale un locale. La parte alta della libreria, sporgente rispetto al divano, è sfruttabile da entrambi i lati.
Un eccellente strumento, che si rende prezioso per la grande versatilità di utilizzo, essendo capace di abbordare con disinvoltura le più piccole e semplici forature, le tassellature intensive, le forature con grandi tazze, sino alle demolizioni
L’insieme dei rapporti fra dimensioni, peso, funzioni e potenza del martello perforatore EINHELL TE-RH 32 E è eccezionalmente equilibrato; considerando il prezzo al pubblico consigliato di euro 139,95, questo martello perforatore si colloca fra i migliori acquisti per chi debba demolire pareti in muratura, fare crene, forare diametri considerevoli, tassellare in modo intensivo, come anche mettere un solo tassello da 4 mm di diametro.
Caratteristiche tecniche
Alla base di tutto c’è un motore di giusta potenza (1250 W di assorbimento) capace di esprimersi al meglio grazie a una meccanica efficace, tramite la quale sviluppa un’azione martellante sul mandrino con una frequenza di colpi da 0 a 4100 al minuto. La progettazione della meccanica ha permesso al martello perforatore TE-RH 32 E di essere molto compatto e avere quindi dimensioni e peso (5,7 kg) contenuti, nonostante la potenza. Il bilanciamento del perforatore, insieme alla posizione e all’ergonomia delle impugnature, permette di maneggiarlo molto agevolmente, sia nelle fasi di montaggio degli utensili sia durante il lavoro. Inoltre, un semplicissimo meccanismo applicato all’impugnatura posteriore (Press Control) permette di applicare la pressione più corretta sullo strumento durante le fasi operative, ottenendo la massima efficacia senza stressare il motore e gli utensili da taglio. Grandissima la versatilità che il TE-RH 32 E offre nell’ambito del lavoro con la muratura.
Quattro modalità operative
Le modalità operative sono quattro: perforazione con percussione e senza percussione, percussione senza perforazione con possibilità della punta di ruotare passivamente o essere bloccata in una posizione. L’attacco per le punte al mandrino è SDS Plus. Einhell
Le regolazioni del martello perforatore
Molto graduale e progressivo il pulsante di avvio del TE-RH 32 E, che permette il massimo controllo sullo strumento; a questo si unisce il Press Control che, tramite una finestrella sull’impugnatura, facilita il mantenimento della corretta pressione applicata durante il lavoro: basta un colpo d’occhio.
Sulla parte bassa dell’impugnatura ci sono due spie a LED. Quella verde avverte della connessione dello strumento alla rete elettrica, mentre quella rossa si accende quando le spazzole del motore hanno raggiunto un certo livello di usura ed è consigliabile la loro sostituzione.
L’aggancio e lo sgancio del sistema di percussione si attua con un selettore a parte, collocato posteriormente al motore, rivolto verso l’impugnatura d’azionamento.
Preparazione all’uso
L’impugnatura aggiuntiva si può inserire in qualsiasi verso in modo da far rimanere l’asta per la limitazione della profondità come meglio si crede, a seconda se si è destrorsi o mancini.
Pur essendo potente, la compattezza e l’equilibrio dei pesi permettono di sostenere il tassellatore con una sola mano mentre si effettua un piccolo foro a parete, usando quindi il tampone di gomma, incluso nella confezione, utile per non spargere i detriti su parete e pavimento.
Peculiarità dell’attacco SDS Plus è quella di permettere la sostituzione degli utensili in modo rapidissimo: è sufficiente ritrarre la parte mobile del mandrino, interamente rivestita di gomma molto morbida, inserire o rimuovere la punta, rilasciare la presa. Il blocchetto mobile è spinto in avanti da una molla interna.
L’asta di profondità si inserisce nell’impugnatura aggiuntiva; una vite con galletto permette di fissarla nella posizione voluta, per regolarne la soglia di intervento. Allo scopo si può usare una squadretta millimetrata, portandola a contatto con la punta dell’asta e tenendola parallela alla punta con il lato lungo, mentre si regola l’asta leggendo sulla scala il valore corrispondente all’apice della punta.
Per scalpelli piatti e per fare crene va impostata la percussione con blocco totale della rotazione della punta.
Con scalpelli a punta va bene la percussione senza rotazione, ma si può lasciare libera la punta di ruotare passivamente.
Per fare fori con le normali punte per muratura, si usa la funzione di perforazione con o senza percussione, a seconda dei supporti.
Nella demolizione con scalpello a punta, l’utensile, percuotendo ma libero di ruotare, agisce nel modo più efficace sul calcestruzzo.
Due modalità di lavoro agli estremi: un piccolo foro su piastrelle, da fare senza percussione,