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Le tipologie di viti da legno

viti da legno per tutti i gusti e necessità

L’unione con le viti da legno è esteticamente migliore e più robusta di quella effettuata con i chiodi. Possiamo utilizzare le viti di tipo standard (con il gambo lievemente conico e filettato parzialmente) senza preparazioni particolari su legni teneri o compensato, mentre su legni duri è necessario praticare un foro-guida di diametro leggermente inferiore per introdurre meglio la vite. In alternativa utilizziamo le viti autofilettanti per legno che penetrano più agevolmente. Se è possibile, conviene impiegare viti da legno con intaglio a croce che si possono serrare e allentare più facilmente con l’avvitatore elettrico o a batteria. Usando questo attrezzo bisogna calibrare la coppia di serraggio in modo da non far sprofondare la testa della vite, causando un antiestetico incavo.

Da sapere:

  • Per facilitare l’avvitatura si può strofinare preventivamente il gambo della vite su un pezzo di sapone asciutto.
  • La testa della vite non deve sporgere dal piano del legno. Usando viti a testa fresata, prima di procedere, si pratica con un trapano un incavo in cui la testa scompare, rimanendo a filo piano.

Come sono fatte le viti da legno

vite a testa piatta

Le tipologie

tipologie di vite

 Sono disponibili diversi tipi di viti da legno. Tra le più comuni vi sono:

  •  viti standard con gambo parzialmente filettato (A,B)
  • viti autofilettanti per legno di vario tipo, per legni di diversa compattezza. (C,D,E)

Le teste delle viti

teste delle viti

Le teste possono essere dotate di:

  • intaglio diritto (A), per un cacciavite a punta piatta
  • intaglio a croce (B), per utilizzare meglio l’avvitatore. Esistono altre teste meno comuni e per usi specifici.

Viti autofilettanti per legno

vite autofilettante

Per avvitare e assemblare pezzi di truciolare si utilizzano viti autofilettanti per legno, ma con filettatura molto più rilevata per consentire una presa migliore nell’impasto poco compatto del legno. 

La giusta lunghezza

lunghezza vite

Quando dobbiamo unire due pezzi dobbiamo valutare la lunghezza delle viti che, per una sicura tenuta, devono affondare almeno per un terzo della loro lunghezza nel pezzo più lontano dalla testa.

Invisibili e coprivite

  1. Invisibili: quando un manufatto deve soddisfare anche l’estetica, le teste delle viti non devono essere visibili. Possiamo aprire una sede cilindrica in cui affondare la testa della vite, che scompare sotto la superficie. 
  2. Coprivite: occludiamo il foro con un cilindretto di legno o con un po’ di stucco riempitivo. Un sistema più semplice consiste nell’utilizzare i coprivite: coperchietti di plastica che si incastrano nell’intaglio e nascondono la testa.

Metalli diversi usi diversi

metallo vite

Le viti sono prodotte partendo da diversi materiali, di cui i più usati sono l’acciaio e l’ottone. Quando serve una buona resistenza agli agenti corrosivi si utilizza acciaio inossidabile o bronzo. Spesso, per aumentare la resistenza alla corrosione, vengono fissati sulla superficie della vite particolari rivestimenti elettrolitici (zincatura, brunitura, nichelatura, bronzatura, ecc.­). Vengono utilizzati anche materiali plastici, per esempio il nylon, quando serve resistenza alla corrosione e isolamento elettrico (anche se non si può forzare troppo nel serraggio). Questi fattori vanno tenuti in considerazione soprattutto quando dobbiamo realizzare assemblaggi di legno destinati a stazionare all’aperto o quando la vite blocca un elemento metallico al legno, con possibile corrosione.

Qualità e innovazione nelle viti

Nel panorama dei produttori di viti, MUSTAD si distingue per la qualità e l’innovazione dei suoi prodotti. L’azienda, che ha un sito web molto informativo, offre un’ampia gamma di viti adatte a qualsiasi progetto, sia che si tratti di un semplice mobile da interni, sia che si stia realizzando una struttura più complessa all’aperto.

Le viti da legno MUSTAD sono apprezzate per la loro resistenza e durabilità, grazie alla scelta dei materiali utilizzati e ai processi di produzione all’avanguardia. Ad esempio, le loro viti in acciaio inossidabile o in bronzo sono particolarmente indicate per le strutture esterne, resistendo efficacemente agli agenti corrosivi.

Lastre di copertura Onduline Easyfix

Le innovative lastre da copertura Easyfix costituiscono la soluzione ideale per tutti gli amanti del fai da te, coniugando facilità di installazione ad una estetica originale e piacevole

La gamma di lastre da copertura di Onduline® si arricchisce di un nuovo prodotto: Easyfix, una combinazione di praticità e innovazione per offrire una migliorata facilità di posa, assicurata da un doppio profilo di sovrapposizione che ne semplifica notevolmente le operazioni di montaggio. Questa nuova soluzione di copertura è veloce ed intuitiva da installare. Le nuove lastre Easyfix offrono un effetto estetico davvero originale e la garanzia di risultati affidabili, rendendo i bricoleurs orgogliosi e soddisfatti del proprio lavoro.

Installazione rapida di Easyfix

I doppi profili di sovrapposizione sono stampati su entrambe le estremità della lastra per guidare il posizionamento ed il sormonto delle file successive. Ogni fila di lastre viene così disposta con estrema precisione, senza necessità di prendere le misure, eliminando ogni rischio di errore e rendendo più rapida e intuitiva l’installazione, anche per le persone meno esperte.

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Caratteristiche tecniche:

  • Dimensioni: 200 x 81 cm

  • Altezza onde: 38 mm

  • Peso per mÇ 2.77 kg

  • Peso per lastra 4,5 kg

  • Superficie utile 1,34 m2

Le lastre Easyfix si caratterizzano per una eccezionale leggerezza, solo 2,77 kg/m2 (4,5 kg per lastra), che ne assicura l’elevata praticità e maneggevolezza. Le loro grandi dimensioni e la facilità di fissaggio con solo 15 chiodi per ogni lastra, rendono l’installazione estremamente semplice e veloce. L’innovativo profilo, unico sul mercato, è caratterizzato da onde alternate a superfici piatte che consentono un adeguato punto di appoggio in fase di posa e ne favoriscono la calpestabilità in tutta sicurezza. Le eccellenti proprietà di Easyfix assicurano una elevata impermeabilizzazione garantita 10 anni. I chiodi e le viti assicurano una perfetta tenuta all’acqua del fissaggio: la tecnologia SealSmart® permette al materiale elastico di Onduline® di aderire saldamente attorno a ciascun chiodo, creando così una sicura barriera alle infiltrazioni. Inoltre, l’impermeabilizzazione è ulteriormente migliorata dai profili di sovrapposizione, nonostante la ridotta superficie del sormonto. La qualità di Onduline® è testimoniata dal marchio stampato su ogni lastra, ove è presente anche un’etichetta adesiva riportante le principali indicazioni di posa.

Accessori Easyfix

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Easyfix è completato da semplici accessori disponibili nelle medesime tonalità delle lastre. I colmi e le scossaline assicurano una finitura ottimale della copertura sia dal punto di vista estetico che funzionale. I profili laterali proteggono la copertura dal rischio di sollevamento delle lastre in caso di forti raffiche di vento e insieme al colmo garantiscono l’ottimale impermeabilizzazione del tetto.

Morbide tonalità naturali e brillantezza della gamma dei verniciati

Il nuovo profilo permette agli utilizzatori di creare coperture dal look originale e accattivante, grazie alla loro forma particolare. Easyfix offre ai bricoleurs una innovativa gamma cromatica che affianca ai più classici colori pigmentati disponibili in 4 tonalità – rosso, verde, marrone e nero – anche una variante degli stessi colori verniciati dalla brillantezza straordinaria!

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Easyfix è ideale per la realizzazione delle coperture di annessi da giardino, box, carport, gazebo e casette in legno. Easyfix rappresenta una soluzione ideale per tutti gli amanti del fai da te grazie all’estrema semplicità di posa, leggerezza, maneggevolezza, versatilità e piacevolezza estetica, oltre alla disponibilità di un’ampia scelta cromatica. Onduline

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Opacizzare con lo Chaulé

Con la parola francese “Chaulé” si intende una tecnica pittorica che assomiglia allo stucco veneziano, nato per mascherare le macchie dell’umidità nelle case patrizie, dipingendole più volte

Lo chaulé conferisce agli oggetti trattati un aspetto vellutato, setoso: la sovrapposizione dei colori dona un piacevole effetto antichizzante e opacizzante. Vediamo in questa guida come eseguire la corretta applicazione dei prodotti indicati per il chaulé.

Come antichizzare la scrivania con il Chaulé

liberon

  1. Stendiamo sul legno il fondo si preparazione per disporre di una buona tenuta dei prodotti da applicare successivamente.
  2. Il primo colore va distribuito in modo non omogeneo, incrociando le pennellate senza stenderlo per lasciare dei rilievi.
  3. Il secondo colore lo applichiamo facendo compiere al pennello movimenti circolari, sempre senza uniformare.
  4. Prima che il colore asciughi strofiniamo con la spugna asportandolo parzialmente, con movimenti ampi per un effetto nuvolato.
  5. Per lo chaulé è necessario eseguire i trattamenti (a spugna) con una pittura di base ed applicare una protezione invisibile che rispetta il colore e l’opacità dello chaulé. Libéron

opacizzare

Creare contrasti di colore con la tecnica Chaulé

chaulé 4

  1. Stendiamo sull’oggetto da trattare una prima mano di pittura specifica variando il senso d’applicazione per creare dei rilievi. Poi lasciamo asciugare.
  2. Ricopriamo interamente la prima mano di pittura con un’altra mano di colore differente variando sempre il senso d’applicazione.
  3. Prima che la pittura asciughi completamente tamponiamo sul colore con piccoli tocchi di spugna naturale. Questo sistema rivelerà il colore di base.
  4. Applichiamo infine una mano di protezione trasparente per preservare l’effetto chaulé e rispettare i colori.

Nutrire il pianeta … virtualmente

Editoriale tratto da In Giardino n.52 di Giugno-Luglio 2015

Autore: Nicla de Carolis

Nutrire il pianeta, tema dell’EXPO 2015, forse dovrebbe essere cambiato in nutrire i visitatori, peraltro già ben nutriti, di questa imponente e suggestiva fiera dell’agroalimentare.
La sensazione è che le motivazioni dei partecipanti siano due: avere una vetrina per promuoversi e vendere (per le multinazionali che si contendono la prima fila, per i ristoranti e le bancarelle di cibo e anche per produttori e “artisti” che nessun legame hanno con il tema e che, con funambolismi, cercano di crearli) e scoprire nuovi e speciali sapori, ammirare le architetture dei vari padiglioni (per la maggior parte dei visitatori). Due obiettivi più che legittimi, ma non legati al tema, un tema vitale… che più vitale non si può.

Per non parlare dell’inconsistenza del manifesto di EXPO per nutrire il pianeta, “La carta di Milano”, partorito da centinaia di esperti in sei mesi di lavoro. Tra i numerosi punti del documento alcuni sono davvero lapalissiani: chi potrebbe essere contrario alla disponibilità di cibo sano e sufficiente, sempre e per tutti, chi non condividerebbe la lotta allo spreco, alle frodi, al lavoro minorile e aumentare l’educazione a un consumo corretto? E comunque ben vengano anche queste 16 pagine di parole e promesse, a patto che si traducano in qualcosa di tangibile.
Questa mancanza di contenuti concreti è denuciata, tra altri, anche da un nome di peso come quello di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food: “Ma ad Expo dove sono pescatori, contadini, formaggiai e trasformatori, tutti quelli, insomma, che insieme fanno la più grande economia del mondo? Se questi soggetti non sono protagonisti, costruiamo sulla sabbia la manifestazione”.

Forse siamo talmente drogati dalle soluzioni virtuali che pensiamo di poter affrontare la fame nel mondo solo con le parole e con la costruzione di “eventi”, prescindendo dalla concretezza. E stride vedere che giovani disoccupati e popolazioni in fuga dalla povertà siano capaci di digitare sulla tastiera del cellulare o del computer e, quasi sempre, incapaci di coltivare un orto come di fare tutte quelle cose legate alla terra e alla produzione del cibo.
Chi ha la passione per il verde di casa non si è allontanato dalla terra, conosce le gioie dei suoi frutti, ma sa che questi costano impegno, sudore e fatica fisica; per far sbocciare un fiore e per far nascere un ortaggio non basta una tavola rotonda o una fantastica APP…

Piano scorrevole per tavolino

Con questo semplice piano scorrevole per tavolino da salotto facilitiamo il servizio di aperitivi e caffè ai nostri ospiti: si mette e si toglie con facilità

Quando più persone siedono su divani e poltrone attorno a un tavolino, non tutti riescono ad accedere agevolmente a ciò che vi è appoggiato: alcuni possono farlo da seduti, altri devono alzarsi oppure occorre porgere manualmente vassoi, ciotole, bicchieri eccetera. Possiamo costruire piano scorrevole per tavolino che non comporta alcuna modifica del tavolino esistente: è realizzato su misura, ma è indipendente da esso in quanto scorre sul pavimento grazie a 4 ruote fisse di diametro ridotto che permettono di spostare ciò che vi si appoggia sopra da un’estremità all’altra del tavolino.

Sta a noi decidere se utilizzare il piano scorrevole per tavolino stabilmente come complemento o metterlo in funzione solo quando è necessario, per toglierlo basta sollevarlo. l In questo modo, chi siede in posizione favorevole può avvicinare ad altri tutto il necessario con una semplice spinta laterale del piano scorrevole per tavolino; questi, a loro volta, restituiranno il favore senza che nessuno debba alzarsi dal proprio posto.

Cosa serve per costruire un piano scorrevole per tavolino

piano scorrevole per tavolino

  • MDF spessore 25 mm: 2 pezzi da 200×400 mm, un pezzo da 965×400 mm (misure indicative per il tavolino raffigurato, devono rimanere 30 mm di luce tra questo e il pezzo da costruire)
  • 4 ruote fisse a cavalletto alte 35 mm;
  • 8 viti Ø 4×20 mm;
  • 6 spine di faggio Ø 10 mm;
  • colla vinilica;
  • fondo e smalto

Finitura e ruote

piano scorrevole per tavolino

  1. Dopo aver assemblato i tre pannelli che compongono l’aggiuntivo, bisogna smussare leggermente tutti gli spigoli a vista per non avere superfici troppo nette; volendo, si possono anche stuccare le linee di giunzione per ottenere un aspetto monolitico. L’MDF assorbe molto, occorre stendere una mano di fondo abbastanza consistente per preparare le superfici all’applicazione della finitura.
  2. A fondo asciutto una leggera carteggiatura rende le superfici lisce e pronte a ricevere lo smalto, da stendere in due mani.
  3. I cavalletti di metallo che incorporano le ruotine devono essere larghi quanto lo spessore del legno o poco meno. Esternamente vanno mantenuti a filo dei fianchi, si fissano con viti poco più all’interno delle estremità dei pannelli.

Il piano scorrevole per tavolino si costruisce tramite unioni con spine e colla

piano scorrevole per tavolino

piano scorrevole per tavolino

  1. Pratichiamo al centro dello spessore dei due fianchi i fori per la spinatura, profondi poco più della metà delle spine; poi, per far sì che quelli da eseguire sulla faccia inferiore del pannello più grande siano esattamente corrispondenti, allineiamo con precisione uno dei fianchi sotto il pannello grande e utilizziamo la guida per spinatura. Questa dispone di un perno calibrato che si inserisce nel foro già praticato e, facendo passare la punta del trapano nella boccola, la guida esattamente in linea con il foro corrispondente e alla stessa distanza dal bordo.
  2. Stendiamo un poco di colla vinilica su metà lunghezza delle spine e inseriamole nei fori ciechi del pannello grande, spingendole a fondo.
  3. Applichiamo un cordoncino di colla su tutta la superficie di contatto, stendiamone un po’ sulla porzione di spine che affiora dal pannello e inseriamo il fianco; assestiamo l’unione battendo con un mazzuolo di gomma in modo non troppo energico, poi ripetiamo l’operazione sull’altro lato.
  4. Verifichiamo che i pannelli siano correttamente in squadra, poi lasciamo che la colla faccia presa.

piano scorrevole per tavolino

Kit di spinatura

piano scorrevole per tavolino

In una pratica confezione blister possiamo trovare tutto l’occorrente per l’esecuzione di spinature senza commettere errori: c’è un buon numero di spine di faggio Ø 6 mm, un flaconcino di colla vinilica, la giusta punta da legno per eseguire le forature calibrate, il collarino da fissare sullo stelo della punta per limitarne l’affondamento nel caso di spinature del legno cieche e i marcatori a cappellotto.

Questi hanno un’estremità cilindrica che va inserita nei fori praticati in uno degli elementi da unire, l’altra estremità è sagomata a punta. L’altro elemento da unire va appoggiato e premuto, esattamente a filo e con i bordi allineati, su quello forato in precedenza: le punte affondano nel legno e marcano i punti esatti in cui praticare i fori corrispondenti. Bosch 

Briggs & Stratton nelle 10 aziende più affidabili d’America

Il Reputation Institute nomina le 100 aziende con i più elevati standard di innovazione, sostenibilità aziendale, etica del lavoro e qualità dei prodotti

La rivista Forbes ha pubblicato la lista stilata dal Reputation Institute sulla base di un’indagine condotta tra oltre 70.000 consumatori americani intervistati, che vede Briggs & Stratton Corporation posizionarsi al decimo posto tra le società più stimate ed affidabili d’America, davanti a nomi come Microsoft, Nike, Apple. Il Reputation Institute è il più rinomato istituto a livello mondiale di consulenza in materia di valutazione della reputazione delle più note aziende al mondo e classifica la percezione del consumatore in base a criteri quali l’innovazione, la leadership, l’etica e la trasparenza dell’organizzazione aziendale, il rispetto dell’ambiente, i prodotti ed i servizi.  Grazie ad un monitoraggio continuo il Reputation Institute conosce i fattori che determinano la reputazione ed il successo di oltre 7.000 aziende in più di 25 settori e più di 50 paesi.

“Siamo molto onorati di questo prestigioso riconoscimento”, ha affermato Alessandro Durante, Sales Director e Consumer Engines. “Briggs & Stratton prende molto seriamente il suo ruolo di fornitore a livello mondiale di prodotti di alta qualità, con forti valori di etica del lavoro e responsabilità aziendale nei confronti dell’ambiente e delle comunità nelle quali siamo inseriti. È per noi un vero onore essere stati riconosciuti tra le migliori aziende al mondo dal Reputation Institute per queste qualità, nelle quali da sempre crediamo”.

Briggs & Stratton ha costruito la sua forte reputazione investendo nelle prestazioni dei suoi motori e nella qualità dei suoi servizi e rafforzando, in maniera crescente, il proprio impegno per minimizzare il suo impatto sull’ambiente perseguendo principi globali di sostenibilità quali il rispetto della natura e la qualità della vita dei dipendenti, delle comunità locali, e degli utilizzatori finali. Il lancio della nuova gamma di motori E-SERIES è stato, in effetti, fatto con l’intento principale di stabilire dei nuovi standard per i motori di piccola cilindrata ad albero verticale, con una riduzione delle emissioni inquinanti al di sotto dello standard europeo di almeno il 25%. I motori di questa gamma sono equipaggiati con tecnologie brevettate Briggs & Stratton quali il ReadyStart™, il DOV (Direct Overhead Valve) e il nuovissimo sistema di avviamento InStart®, accorgimenti che hanno reso l’utilizzo dei motori Briggs & Stratton molto più semplice, alleggerendo il lavoro degli utilizzatori e migliorandone quindi la qualità della vita.

Rinnovare la vasca da bagno

Se si presenta opacizzata o con aloni che denotano l’erosione dello strato superficiale di smalto possiamo riportarla al candore della ceramica, senza doverla sostituire

Per rinnovare la vasca da bagno possiamo utilizzare un prodotto specifico: diverse volte abbiamo già testato l’efficacia dei trattamenti di rinnovamento possibili con i prodotti della gamma SottoSopra, su mobili e complementi, piani cucina, in verticale e in orizzontale. Questa volta, per rinnovare la vasca da bagno, ci occupiamo del prodotto Ceramizzante, una resina concepita appositamente per il rinnovo dei sanitari e per questo proposta in due sole versioni: bianco, per ridare “smalto” alle superfici ingiallite, e trasparente, per situazioni in cui è sufficiente ripristinare la lucentezza venuta meno per l’azione di detergenti e calcare. La vasca è un ambiente particolare, soggetto a immersione in acqua calda e fredda, oltre che ai detergenti: il Ceramizzante forma un film assolutamente impermeabile e inattaccabile da oli e grassi, resiste all’acqua calda fino a 55 °C, all’abrasione e ai detergenti. La confezione da 250 ml permette di trattare 3 mq di superficie entro 4 ore dalla miscelazione dei componenti; dopo 10 ore il prodotto è asciutto al tatto e sovraverniciabile, pronto per un’eventuale seconda mano entro 72 ore. L’asciugatura completa richiede 7 giorni, in questo lasso di tempo è bene evitare l’uso di detergenti e pulire la superficie solo con un panno bagnato.

Rinnovare la vasca da bagno fai da te

rinnovare la vasca da bagno 2

  1. La superficie va sgrassata a fondo con un detergente, eventualmente ripassandola con acetone. Bisogna evitare di indossare indumenti che possano rilasciare fibre, per esempio maglioni di lana.
  2. Il prodotto aderisce perfettamente anche sulla superficie liscia, ma una leggera passata con una spugnetta abrasiva non guasta: ovviamente poi occorre spolverare.
  3. Tutte le superfici che devono rimanere estranee al trattamento vanno isolate con nastro di carta o altre protezioni.
  4. Aperta la confezione, si versa il componente B nel barattolo del componente A e si miscela con cura per 3 minuti utilizzando una spatolina piatta per raschiare bene le pareti e il fondo del barattolo. Il composto va fatto riposare per altri 3 minuti, poi lo si vuota in una vaschetta per applicazione a rullo.
  5. Il rullo di spugna, intinto e ben sgrondato, va passato più volte sulla superficie per tirare bene il prodotto ed evitare accumuli. Una confezione da 250 ml è più che sufficiente per una vasca di grandi dimensioni; la stesura fatta a regola d’arte richiede non più di 20-25 minuti, un tempo ben lontano dalla soglia di indurimento della resina. Con vasche a ceramica bianca una sola mano è quasi sempre sufficiente a garantire un risultato eccellente; nel caso di vasche colorate come quella del servizio, o se restano imperfezioni, si può ripetere il trattamento a distanza di 10-72 ore per rendere perfettamente uniforme il risultato.
  6. Si ripetono le operazioni di pulizia e preparazione, rispettando i tempi di miscelazione e di attesa.
  7. Si applica la seconda mano sempre evitando accumuli di prodotto.
  8. Al termine del trattamento si rimuove il nastro protettivo dalle superfici limitrofe e, con molta attenzione, si raschiano con un cutter eventuali sbavature di resina.

Come installare un dimmer

Per ridurre i consumi energetici e per modificare l’illuminazione degli ambienti in base alle necessità possiamo sostituire i normali comandi a pulsante con quelli a rotazione che regolano l’intensità luminosa, ma… occhio al tipo di lampadina!

Un variatore di luce (detto anche dimmer) permette di scegliere manualmente, secondo le nostre esigenze, l’intensità di luce emessa da una lampada contribuendo a modificare l’atmosfera dell’ambiente a seconda di quello che dobbiamo fare, per esempio aumentarla per leggere un libro o renderla più soft per guardare la TV.

Per installare un dimmer al posto di un normale comando a pulsante non occorrono conoscenze tecniche: si tratta di togliere prima di tutto tensione alla linea elettrica, poi eliminare l’interruttore che aziona il punto luce e sostituirlo con il variatore. Per poter utilizzare il dimmer con lampadine a risparmio energetico o a led occorre che siano “dimmerabili” e questo dev’essere indicato in modo chiaro sulla loro confezione; diversamente possono essere danneggiate dal variatore di luce.

Dopo aver fatto tutti collegamenti e aver inserito e avvitato la mascherina nella scatola a muro, fissiamo la manopola sul perno centrale: ciò permette di ruotare il regolatore interno e variare l’intensità luminosa.

Schema impianto dimmer

dimmer, come installare un dimmer, varialuce

Sostituire il dimmer all’interruttore

dimmer, come installare un dimmer, varialuce

L’inserimento del dimmer nel circuito di alimentazione non è complicato: in pratica lo si sostituisce all’interruttore e lo si collega ai due cavi, presenti nella cassetta. Ruotando la manopola, la luminosità della lampadina va dal massimo allo spegnimento completo.

Va tenuto presente che il dimmer, in genere, non deve essere utilizzato con le lampadine a risparmio energetico perché non sono “a resistenza”; tuttavia, alcune di recente produzione accettano questo dispositivo.

  1. Dopo aver tolto la tensione all’impianto elettrico stacchiamo dalla parete l’interruttore e allentiamo le viti dei morsetti.
  2. Il variatore di luce è costituito da un’unità centrale inserita in una piastrina metallica che serve per il fissaggio a muro.
  3. Inseriamo i fili conduttori nelle sedi dei morsetti. Avvitiamoli e inseriamo l’insieme nella scatola murata.
  4. Con il cacciavite serriamo le viti presenti nella scatola del variatore evitando di stringere troppo.
  5. Posizioniamo la nuova mascherina che si fissa a incastro esercitando una leggera pressione con le dita.
  6. La manopola si colloca sul perno centrale, a pressione; ruotandola nei due sensi si regola l’intensità luminosa.

Vari tipi di dimmer

dimmer, come installare un dimmer, varialuce

I variatori possono essere installati su cassette sia tonde sia rettangolari ed esistono anche dimmer a forma di frutto che si in­­­­­castrano in una placca portafrutti.

  1. Con potenziometro.
  2. Frutto a un posto con potenziometro.
  3. Digitale
  4. A sfioramento per scatola a tre posti.

Ti piace l’idea di poter regolare l’intensità luminosa? Ecco una serie di ottimi dimmer

Electraline 70113 Interruttore Varialuce Dimmer Passacavo a Pedale, 500 W, Nero
  • Electraline - accessori per l'illuminazione
  • Interruttore varialuce a pedale 500w
  • Colore nero
UNITEC 47535 Adattatore spina con dimmer, dimmer presa per lampade alogene ad incandescenza e ad alta tensione fino a 280 watt, bianco
  • L'indicatore LED rosso indica che il dispositivo è pronto per l'uso
  • Il dimmer per prese è adatto per lampade a incandescenza (230 V~, 40-280 W) e lampade alogene ad alta tensione (230 V~, 40-280 W)
  • La spina dell'adattatore non è adatta per la regolazione di lampade alogene a bassa tensione con 12 V~
  • Tensione nominale 230 V~/50 Hz, carico massimo connesso 280 W
  • Dimensioni 185 mm x 125 mm x 85 mm
VARIALUCE POTENZIOMETRO 40W / 160W DIMMER TRASPARENTE RELCO PER PIANTANE MISS K T FLOS VARIATORE DI LUCE
  • ✅ Varialuce di nuova generazione progettato e concepito per tutti i nuovi corpi illuminanti, pianate, plafoniera applique a led.
  • ✅ Retrocompatibile anche con vecchie piantane che ancora montano lampade alogene. Il carico massimo per lampade a led da 4 -100W. Il carico massimo per lampade alogene da 25 a 160W
  • ✅ Colore corpo trasparente.
  • ✅ Caratteristiche generali - Regolatore elettronico per lampde alogene e lampade LED dimmerabili 100-240V; - Installazione passante sul filo; - Fusibile incorporato; - Alimentazione 220-240V~; Potenza: HALO: 25÷160W - LED: 4÷100W; - Campo di temperatura ambiente di funzionamento 0-35 °C
Electraline 70114 Interruttore Varialuce Dimmer Passacavo a Pedale, 300W, Bianco
  • Electraline - accessori per l'illuminazione
  • Interruttore varialuce a pedale, 300w
  • Colore bianco
  • Prodotto di ottima qualità
Centralina Led Timer Alba Tramonto Programmabile Time Led Controller Per Acquari Canarini Serre TC420
  • Centralina LED Timer Alba Tramonto Programmabile: Controller per LED progettato per gestire l'illuminazione di acquari, voliere, serre e altri ambienti come canarini e floricoltura. Supporta un assorbimento massimo di 240W.
  • Programmi Precaricati: Viene fornito con 50 programmi precaricati, inclusi 2 programmi per la manutenzione, 26 per acquari, 15 per voliere e 7 per serre. È anche incluso un file di backup per reinstallare o modificare i programmi.
  • Funzionalità: La centralina permette di gestire accensione, spegnimento, intensità di luce e dissolvenza dei LED sui 5 canali disponibili. È compatibile con software per la programmazione solo su Windows.
  • Alimentazione e Backup: Alimentata da DC 12V, la centralina è dotata di una batteria tampone per mantenere le impostazioni in caso di black-out.
  • Dati Tecnici: Supporta una potenza fino a 240W, con 5 canali in uscita (fino a 4A per canale a 12V). Funziona in un range di temperatura da -20°C a +60°C. La dimensione della centralina è 120mm x 68mm x 21mm, con un peso di 200g.
BeMatik - Potenziometro con dimmer bianco
  • Potenziometro dimmer con interruttore, per luce da tavolo.
  • Ingresso 220-240 VAC - 50 Hz.
  • Per lampadine a incandescenza (incandescenza) da 5W a 100W.
  • Protetto contro il surriscaldamento.
  • Attivare/disattivare la funzione alla fine della corsa.
Tibelec 624610 - Spina dimmer telecomando
  • Kit controllo remoto 1 presa variatore + 1 telecomando
  • Controllo a distanza dei dispositivi di illuminazione fino a 300 W e varia l'intensità luminosa.
  • Implementazione semplice e veloce
  • Possibilità di controllare fino a 16 dispositivi con lo stesso telecomando
  • Per lampadine a incandescenza e alogene.
SODIAL(R) DIMMER REGOLATORE VARIATORE LUMINOSITA DI LUCE DC 12V
  • DIMMER REGOLATORE VARIATORE LUMINOSITA DI LUCE DC 12V

Tavolo da salotto design

Una struttura composta da elementi rettangolari identici, disposti orizzontalmente e verticalmente per ottenere un’alternanza di vuoti e di pieni, diventa il supporto per un piano di cristallo e dà vita a un inedito tavolino da salotto

Costruire un tavolo da salotto design è molto semplice: tutto ha origine da una quindicina di blocchetti di legno tutti uguali che il nostro lettore Stefano Spigarelli si è ritrovato in laboratorio, con dimensioni abbastanza simili a quelle dei mattoni per edilizia, ma decisamente più spessi: troppo corti, troppo tozzi, troppo pochi per poterli utilizzare tali e quali per una qualsiasi costruzione, pur presentando facce regolari e piacevolmente lisce. Pensandoci su, lunghezza e larghezza apparivano piuttosto equilibrate, era lo spessore a risultare eccessivo e a conferire ai blocchetti un peso rilevante. L’idea di tagliarli esattamente a metà nel senso della lunghezza, ha trasformato i pezzi in tavolette spesse poco meno di 40 mm, tenuto conto del legno “mangiato” dalla lama; sicuramente le dimensioni erano più equilibrate, gli elementi risultavano comunque molto robusti e, cosa non da poco, il numero dei pezzi disponibili raddoppiava, ampliando le possibilità di utilizzo. Provando e riprovando ad accostarli, finalmente c’è stata l’ispirazione per realizzare un tavolo da salotto design . Tre tavolette unite a formare una sorta di H si sono rivelate un’ottimo punto di partenza per ottenere i piedi, poi si è trattato di mantenere quella larghezza e salire fino all’altezza necessaria, concludendo con un appoggio affidabile per un piano di cristallo. Osservando più nel dettaglio la base completa, notiamo che i lati non sono tutti uguali: ogni faccia è asimmetrica, ma in modo differente dalle altre, cosicché vuoti e pieni danno vita a una struttura complessa, anche se geometricamente squadrata. I lati verticali non sono diritti: gli elementi superiori e inferiori rientrano o sporgono di una misura pari allo spessore delle tavolette, quindi anche il montaggio a correre appare sfalsato alla sommità rispetto alla base; insomma, un bel gioco di geometrie che si susseguono. 

Come costruire un Tavolo da salotto design

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  1. In origine, i “mattoni” di legno erano piuttosto tozzi: misuravano circa 250x160x80 mm. Con un taglio longitudinale si riducono a metà spessore, ottenendo pezzi più facilmente utilizzabili per costruire un tavolo da salotto design.
  2. Si inizia ad accostare, in modo asimmetrico, i diversi pezzi per ottenere un primo lato; trovata una composizione di vuoti e pieni piacevole, si segnano i punti per l’apertura dei fori in cui inserire le spine Ø 8 mm.
  3. Dopo aver aperto i fori necessari su tutti i pezzi che formano un lato, si effettua un montaggio in bianco per verificare le corrispondenze degli incastri.
  4. Lo stesso procedimento va eseguito per gli altri lati, effettuando un ultimo montaggio a secco della base completa; si separano nuovamente tutti i pezzi e si passa alla loro finitura.
  5. Soltanto quando il colore è asciutto si può passare al montaggio definitivo dell’intera struttura, spennellando di colla vinilica le spine e la zona di contatto tra gli elementi. La finitura è a due mani di cementite alla quale è stata aggiunta una piccola quantità di colorante ocra; sopra si colloca un cristallo da 10 mm fatto tagliare e molare dal vetraio, facendolo appoggiare su ventose trasparenti.

Ecco alcuni esempi di Tavolo da salotto design presenti in commercio



Lampada con materiale riciclato

Costruiamo una lampada con  materiale riciclato i cui componenti elettrici sono gli unici a essere coerenti con l’oggetto da realizzare, tutti gli altri avevano in origine una funzione completamente diversa e sono stati adattati allo scopo

Costruire una lampada con materiale riciclato è un’operazione divertente: ormai anche nelle officine le lampade portatili sono modelli a batteria ricaricabile, con luci al neon o a led, costituite da un involucro robusto e, soprattutto, esenti da rischi di folgorazione; tuttavia in commercio si trovano ancora quelle classiche che funzionano solo se collegate alla rete, quindi con l’ingombro del cavo, equipaggiate con una lampadina a bulbo racchiusa tra una parabola riflettente che evita l’abbagliamento e una griglia frontale che protegge la lampadina ed evita scottature durante l’utilizzo. Costano tra i 12 e i 17 euro; i modelli ricaricabili hanno prezzi superiori. Dunque, per costruire una lampada con materiale riciclato, non si tratta di voler risparmiare a tutti i costi: quasi tutti gli oggetti che non possono più svolgere una determinata funzione, pensandoci, possono tornare utili per altri scopi, perfino la lattina di una bibita. Questa lampada con materiale riciclato è un pout pourri di componenti che hanno ben poco in comune: l’impugnatura di una vecchia smerigliatrice, materiale elettrico proveniente da altre applicazioni, la corona dentata di un motorino e la necessaria minuteria hanno però trovato un legame in questa realizzazione, portata a termine senza spendere un solo euro. Questo, però, per un far da sé, ha valore solo in seconda battuta: la soddisfazione che si prova nell’arrangiarsi non si può spiegare a chi non ha voglia di tentare. 

Lampada con materiale riciclato fai da te

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  1. I distanziali che ricoprono lo stelo dei bulloni M5 di collegamento tra l’impugnatura e la corona superiore si ottengono tagliando a misura tubetti di alluminio recuperati da un vecchio stendibiancheria. La rotella tagliatubi effettua un taglio pulito e senza sbavature.
  2. Con una moletta montata sul minitrapano si allarga la sede dell’interruttore originale per potervi inserire un altro interruttore bipolare funzionante, anche se di recupero.
  3. I bulloni e i relativi distanziali, tagliati a una misura tale da adattarsi alla lattina-parabola, possono essere provvisoriamente inseriti sfruttando le sedi già presenti all’estremità dell’impugnatura, in precedenza destinate al bloccaggio del motore elettrico.
  4. La chiusura superiore della lattina va completamente asportata, quindi si rifilano i bordi con un paio di forbici. Oltre a diffondere la luce anche verso l’alto, questa apertura servirà per poter inserire e rimuovere la lampadina.
  5. Sul fondo della lattina, ben centrato, si copia il contorno dell’elemento inferiore del portalampada e si apre la sede con una piccola fresa per ottenere un bordo regolare e privo di sbavature. La porzione di metallo rimanente è sufficiente a fornire l’appoggio per bloccare il portalampada con il proprio anello a vite, dall’interno.
  6. Badando di non schiacciare il sottile involucro di alluminio, si apre un’ampia finestra per la diffusione della luce, larga poco meno di metà circonferenza e mantenendo circa un centimetro di metallo in alto e in basso.
  7. Si fa passare il cavo elettrico, recuperato da un vecchio aspirapolvere, nel corpo dell’impugnatura e si collega l’interruttore; da questo partono i fili da collegare allo zoccolo del portalampada.
  8. Inserita la lattina e bloccato il portalampada tramite la ghiera filettata, si fanno passare i bulloni, si calzano i distanziali e si posiziona il “cappello”, costituito dalla corona della messa in moto di uno scooter. Sfruttando i fori di cui è provvisto lungo la circonferenza, lo si calza sui bulloni bloccandolo con dadi e rondelle piuttosto larghe.
  9. Non rimane che avvitare la lampadina in sede e far passare in una coppia di fori contrapposti un filo di ferro robusto, sagomandolo per realizzare l’impugnatura. Ecco fatto! La nostra lampada con materiale riciclato è ora pronta all’uso!

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