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Come Costruire una inferriata di ferro

Costruzione di un’inferriata antieffrazione per una piccola finestra e successiva installazione senza opere murarie distruttive, usando tasselli, viti a impronta torx e rosette di chiusura

Come costruire una inferriata?

dispositivo antieffrazione Quando vogliamo applicare un dispositivo antieffrazione ad una piccola finestra, tipico il caso del box, delle cantine, dei vani scala, non è strettamente necessario ricorrere al fabbro e al muratore, basta costruire una inferriata.  La strada per far da sé è facilmente percorribile e ci fa risparmiare i sempre più onerosi interventi dei professionisti. La costruzione che proponiamo è volutamente essenziale. Si tratta di una soluzione che può realizzare chiunque, usando attrezzature di base. Ognuno, seguendo il proprio estro, può migliorare l’estetica e la complessità dell’inferriata, ottenendo un risultato finale di maggiore impatto. Non forniamo misure perché sono strettamente dipendenti dalla situazione specifica, consigliamo solo di non scendere sotto i 14 mm di diametro del tondino, in modo che sia abbastanza robusto.

Materiali e utensili

tondino e piattina di ferro per inferriata

Il materiali da utilizzare sono tondino e piatto di ferro (1). Si possono acquistare in stecche presso un fabbro, che solitamente dispone di barre intere molto lunghe, oppure in un grande centro fai da te in cui si trovano anche in tagli di misure inferiori. L’abbinamento fra tondino e piatto è uno dei più utilizzati perché forando il secondo si possono combinare molto velocemente i segmenti e comporre l’inferriata. Naturalmente, il piatto deve essere scelto di larghezza e spessore adeguato al diametro del tondino in modo che non sorgano problemi all’atto della foratura e ci sia una proporzione estetica e funzionale fra i due elementi. Per il lavoro di costruzione bastano una smerigliatrice angolare, una saldatrice ad arco, una squadretta di metallo e due strettoi; chi disponesse di una sega a nastro per metalli, può effettuare tagli in serie rapidamente, senza rinunciare ad un’alta precisione. Per il montaggio servono: livella a bolla, flessometro, trapano avvitatore con percussione, martello. L’installazione “a secco” delle inferriate, quindi senza murarne una parte nello spessore della parete, avviene con l’uso di tasselli. Per evitare che un malintenzionato possa svitare il sistema di fissaggio e rimuovere l’inferriata, si usano viti con testa a strappo (la parte con l’esagono salta via a conclusione del serraggio), oppure viti con impronta torx (2) che, una volta completato il montaggio, si rendono non svitabili inserendo a pressione una stellina.

La costruzione

lavorare il ferro

  1.  La larghezza fra spallina e spallina della finestra ci indica quale deve essere la lunghezza delle stecche di piatto. Dobbiamo solo sottrarre il doppio dello spessore del piatto stesso, da saldare a L ai due capi.
  2. Il piatto va forato per il passaggio del tondino. Facciamo tanti fori quanti segmenti di tondino abbiamo deciso di incrociare, mantenendoli equidistanti. Per essere certi della corrispondenza in alto e in basso, foriamo contemporaneamente i due piatti, tenendoli perfettamente sovrapposti e allineati nella morsa del trapano a colonna.
  3. Ad ogni estremità delle stecche di piatto saldiamo un corto segmento a L al quale in seguito pratichiamo un foro corrispondente al diametro del tassello.
  4. Le saldature devono essere robuste e, trattandosi di un piatto di buon spessore, possiamo applicare potenza all’elettrodo senza timore; l’eccedenza di materiale da apporto si rimuove velocemente con la smerigliatrice angolare. Messi nelle loro sedi i tondini, mantenendo l’insieme in squadra, si uniscono anche questi al piatto saldandoli ai contorni dei fori. L’intera inferriata va infine sgrassata e verniciata a piacere.

Il montaggio

costruire una inferriata

  1. L’inferriata va messa e tenuta provvisoriamente nella posizione corretta per fare i fori nel muro per i tasselli. Tagliamo di misura due tacchi di legno che mettiamo sotto, mentre sui fianchi mettiamo sottili cunei verificando attentamente la verticalità delle sbarre.
  2. I fori dell’angolare piatto guidano la punta del trapano per forare la parete nei punti giusti; va fatta attenzione a non forzare di lato per non spostare l’inferriata.
  3. Il tassello si inserisce senza togliere l’inferriata, spingendolo dentro sino a filo del ferro.
  4. Si mette il trapano in posizione di avvitatura, si monta il bit torx di misura corretta e si avvitano una per una le viti, ma senza tirare a fondo. Quando sono tutte messe, si inizia a togliere un cuneo laterale e si tira del tutto la relativa vite; l’operazione si ripete per tutti i fissaggi messi.
  5. Guardando bene nel dettaglio la rosetta antieffrazione, si nota che ha un leggerissimo andamento conico. Per inserirla nella sua sede bisogna orientarla correttamente (con la parte più piccola in avanti) altrimenti non entra. La si manda a fondo con un martello, sino a quando non resta a filo della testa della vite.
  6. L’inferriata può dirsi installata a dovere; non resta che togliere i tacchi di sostegno che eventualmente servono come campione per montare alla medesima altezza l’inferriata nella finestra accanto.

Come eseguire la pirografia del legno

Una punta incandescente passata sul legno lascia una traccia bruciata, come un disegno a matita, ma indelebile: è la pirografia

Trasformare uno scarto di compensato in un quadro, impreziosire con decori una cassetta di legno (tipo quelle per i vini) e farla diventare un elegante cofanetto, sono alcune possibilità per prendere confidenza con la tecnica della pirografia. Il pirografo funziona come un saldatore: una punta metallica viene arroventata da una resistenza elettrica e permette di scrivere e disegnare sul legno; la temperatura è regolabile tramite un potenziometro che la mantiene stabile. La bozza va eseguita a matita, o ricalcando il disegno sul legno tramite un foglio di carta carbone, per poter effettuare eventuali correzioni: un errore durante le fasi di pirografia può essere eliminato solo piallando la superficie. Lo strumento è utilizzabile su qualsiasi tipo di legno, meglio se chiaro ed a fibra compatta, sui legni scuri la traccia bruciata risulta meno evidente. A seconda dell’essenza bisogna anche imparare a trovare la giusta regolazione della temperatura e del movimento della mano; per tracce diritte si possono usare righelli o squadre, purché metallici. 

Il pirografo e decorazione

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  1. Lo stelo isolato può essere impugnato come un pennarello di medie dimensioni, in modo molto sicuro. Si nota l’attacco che permette di sostituire la punta (o ansa).
  2. Il pirografo  ha una manopola di regolazione della temperatura. Quello qui ILLUSTRATO è distribuito da Noitools ed acquistabile on line.
  3. Si traccia prima il disegno a matita, poi lo si segue con la punta ben arroventata, come a ricalco.
  4. Diversi tipi di legno richiedono differenti regolazioni della temperatura: per sicurezza è bene prima fare una prova su un pezzo di scarto dello stesso materiale.

Punte differenti per tracce “ad hoc”

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Se il pirografo è predisposto per intercambiare le punte, si possono ottenere linee più o meno marcate con interessanti effetti di chiaroscuro che valorizzano il disegno: alcune di queste sono utilizzate “a scorrere”, ovvero per seguire il disegno come con una penna, altre funzionano come veri e propri timbri che lasciano un’impronta sagomata in vario modo. Si trovano sui cataloghi di chi fabbrica pirografi.

Multimetro digitale | Guida completa al corretto utilizzo

Il multimetro digitale è uno strumento completo che può affrontare tutte le sfide nel campo della misura delle grandezze elettriche, con ampi sconfinamenti nell’elettronica e nella misura delle temperature. Occorre saperlo utilizzare bene, senza incertezze.

Avere in pugno un multimetro digitale (più comunemente conosciuto come tester) produce un’elettrizzante espansione delle proprie capacità percettive. É come avere un senso in più (oltre ai sei che i far da sé hanno normalmente!) che permette di osservare facilmente fenomeni invisibili legati all’elettricità e alla temperatura. Ovviamente il multimetro digitale dev’essere preciso (oltre che sensibile) e capace di dare una risposta certa per tutti i parametri che può essere necessario misurare.

Il multimetro digitale P10000, top di gamma tra gli strumenti Linea Arancio professionale distribuiti da Valex, ha tutte le funzioni necessarie per dare risposte precise in ogni ambito di misure. Lo strumento rileva la tensione continua e alternata, la frequenza della corrente alternata, le resistenze, l’intensità di corrente in continua e in alternata, la capacità dei condensatori, l’isolamento dei diodi e transistor e legge perfino le temperature con una termocoppia standard. Inoltre, selezionando il buzzer, lo strumento emette un suono se rileva la continuità nel circuito, un utile gadget per quando non si ha la possibilità di controllare direttamente la misura sul display. Lo strumento è protetto da un guscio in materiale elastico capace di assorbire gli urti di una caduta e preservarlo dallo sporco.

Legenda pulsanti tester

multimetro digitale

Multimetro digitale – Le regolazioni

regolazioni tester

  1. Il multimetro digitale è fornito di quattro prese sulle quali inserire gli spinotti in base ai parametri da misurare. Questi ultimi sono identificati dai colori nero per la presa COM e rosso per la misura. Le varie prese sono destinate a misure di intensità diverse con chiare indicazioni su come effettuare il collegamento. Le due prese centrali servono anche per collegare la termocoppia durante le misure di temperatura.
  2. Una volta collegati gli spinotti si preme il pulsante azzurro di accensione e si imposta il selettore di scala sul valore da misurare, sempre nel valore più alto nel caso non fosse nota la probabile grandezza effettiva. Nel caso la misura fosse fuori scala il display mostrerebbe la cifra 1.
  3. Ruotando il selettore è possibile cambiare sia il campo di misura sia il parametro da misurare. Lo strumento è in grado di leggere tensioni fino a 1000 volt in corrente continua e 750 volt in corrente alternata.
  4. Il contatto con i conduttori da controllare è agevolato dai puntali a coccodrillo che possono essere inseriti sopra quelli in dotazione. Inoltre la misura appena letta può essere registrata premendo il pulsante HOLD (il terzo da sinistra).

Multimetro digitale – Controllare batterie, frutti, prese ecc

utilizzo tester

  1. Il test per i transistor si esegue con il microchip scollegato dal circuito: si imposta il selettore di scala sul settore hFE e si accende lo strumento. Si inseriscono i fili dell’emettitore, base e collettore nei fori NPN o PNP appropriati al transistor in misura e si legge il valore sul display.
  2. Con un tester si può controllare lo stato delle comuni batterie per torcia. A circuito aperto (cioè scollegate dal carico) i vari tipi di batterie nuove forniscono tensioni diverse: le zinco-carbone e le alcaline arrivano a 1,6 V; Ni-Cd e Ni-Mh arrivano appena sopra 1,3 V, quelle al litio a 1,7 V.
  3. Con il buzzer si può controllare la continuità dei circuiti, ad esempio di un interruttore, semplicemente appoggiando i puntali ai contatti. Il suono avverte che il circuito è chiuso (c’è continuità).
  4. Anche lo stato delle lampadine può essere controllato con il tester: si imposta il selettore sulla misura delle resistenze (ohm) e si appoggiano i puntali sui contatti. La misura di resistenza di una lampadina nuova da 100 W – 220 V è di circa 500 ohm. Se è bruciata il display indica la cifra 1.
  5. La misura della resistenza permette di controllare anche l’isolamento degli elettrodomestici nel caso l’interruttore salvavita aprisse il circuito frequentemente. Collegando i puntali allo spinotto centrale e alla piastra del ferro da stiro si dovrebbe leggere una resistenza infinita. Se il valore è molto basso, come in questo caso, significa che il ferro scarica a terra ed è da cambiare.
  6. La tensione di rete può essere controllata facilmente attraverso una presa: con molta cautela si inseriscono contemporaneamente i puntali nei fori per aprire la chiusura di sicurezza. La tensione di rete è intorno ai 240 V.

Multimetro digitale – Controllare l’azzeramento

azzeramento tester

Anche se è assai improbabile che lo strumento possa andare fuori taratura, si controlla lo zero prima di ogni misura di resistenza mettendo a contatto i due puntali. Il display deve segnare il valore 0,00. In caso contrario potrebbe essere esaurita la pila o esserci uno o entrambi gli spinotti inseriti nelle prese sbagliate.

Le grosse cifre, alte 31 mm, sono visibili anche da lontano ma, per facilitare ulteriormente la lettura, è prevista anche una retroilluminazione del display che si attiva premendo il tasto in alto a destra. Nelle misure di resistenza il circuito da testare deve essere scollegato dall’alimentazione. Nei puntali non è presente che una tensione minima, quindi innocua, ma è sempre buona abitudine evitare di toccare le parti metalliche durante le misure, in quanto potrebbero essere percorse da tensione.

Multimetro digitale – Sostituire il fusibile

sostituire fusibile tester

  1. Dopo aver rimosso il guscio protettivo di gomma, si apre il dorso svitando le quattro viti sui bordi. Si nota così l’estrema semplicità costruttiva dello strumento, che dispone di un unico circuito stampato su cui da un lato è direttamente saldato il grande display. Al di là della curiosità tecnica, l’unica necessità di aprire il dorso può essere quella di accedere al fusibile per la sostituzione.
  2. Il fusi
    bile, infatti, è montato su supporti saldati direttamente sulla scheda madre dello strumento; è raro che si bruci, a meno di accidentali errori nel collegamento dei terminali alle fonti di tensione.
  3. La sostituzione della batteria, invece, può essere fatta rimuovendo un piccolo sportello posto sul dorso del tester, dopo aver allentato la vite di bloccaggio. è lo stesso strumento che avverte per tempo della necessità di sostituire la batteria, facendo comparire la scritta BAT sul display.

Consigli per l’acquisto di un tester

Valex Tester Digitale P4500
  • Misura resistenza
  • Test diodi
  • Test transistor-pnp npn
  • Sonda termica

Come sostituire la tapparella passo-passo

Sostituzione tapparella passo-passo

Quando il problema non riguarda solo il cintino, potrebbe essere necessario sostituire la tapparella, vediamo come fare.
Per raggiungere il rullo di avvolgimento si deve togliere il coperchio del vano, che è inserito a pressione nelle due scanalature orizzontali.
Il rullo avvolgitore va spinto verso l’alto per circa un centimetro, agendo alternativamente sulle estremità laterali, poi lo si tira verso l’esterno dal lato inferiore e quindi lo si sfila: al momento di rimontarlo bisogna  non confondere il lato superiore con quello inferiore, poiché le scanalature hanno diverse misure: quella superiore infatti è più profonda.

tapparelle
STECCHE ISOLATE: Le stecche migliori sono oggi quelle imbottite di materiale isolante: offrono un ottimo isolamento e risultano poco umorose.

Avvolgibile alzato
La sostituzione della cinghia deve avvenire con l’avvolgibile alzato: se la cinghia si è rotta accidentalmente, di certo lo spezzone superiore è riavvolto interamente sul rullo; per rialzare l’avvolgibile occorre recuperare l’estremità, farla passare nella fessura del cassettone e tirare.
Analogamente si estrae l’altro spezzone dalla molla di richiamo inferiore, svitando le due viti che trattengono il dispositivo avvolgitore al muro.
Inserita la nuova cinghia dalla fessura sul fondo del vano avvolgirullo, poi nella scanalatura della puleggia, la si blocca a questa con un doppio nodo; abbassata la tapparella, prima di bloccare la cinghia al rullo di richiamo, in basso, bisogna ruotare questo in senso orario per mettere la molla in tensione: un cacciavite inserito lateralmente lo tiene bloccato mentre si sistema la cinghia.

Sostituire la tapparella vecchia con quella nuova

come sostituire la tapparella

  1. Il colore scuro non è molto in sintonia con l’aspetto esterno della parete in cui la tapparella è inserita, l’uso ha reso difficile lo scorrimento e spesso la tapparella non scende in modo allineato: occorre sostituirla.
  2. Le cinghie che collegano la tapparella sono fissate al rullo per mezzo di viti autofilettanti. Sbloccate le vite, la tapparella si sfila e si estrae dal vano portarullo.
  3. Quando colleghiamo le tre cinghiette, regoliamo la loro lunghezza in modo che lo sforzo sia ben ripartito.
  4. Per posizionare il coperchio di chiusura individuiamo il lato superiore e spingiamolo verso l’alto, nella scanalatura, poi abbassiamolo di un centimetro.
  5. Avvitiamo i tappi di fine corsa sull’ultimo elemento in basso della tapparella, sul lato esterno.

Boiserie fai da te decorative

Boiserie moderne

Trasformare un ambiente spoglio arricchendolo con boiserie fai da te di classe richiede solo pochi passaggi e si tratta di un progetto che ciascuno può realizzare da sé con soddisfazione. Chi predilige ambienti senza boiserie, ridotto all’indispensabile per lasciare che siano gli spazi ad essere protagonisti, rischia di trasferire alla propria abitazione un senso di incompletezza: sorge il bisogno di valorizzare in qualche modo una stanza evitando, però, di introdurre presenze ingombranti. L’utilizzo di boiserie ci permette di trasformare una parete in un polo di attrazione, senza per questo appesantirla.

Come fare una boiserie

Ad un’altezza di circa 110 cm realizziamo una mensola poco profonda, ma lunga quanto la parete che coloriamo nella stessa tonalità della parete per minimizzarne la presenza. Sotto, formiamo riquadri rettangolari 80×60 cm, distanziati di 12 cm, con bordini di polistirolo: lo spazio interno viene rifinito con una carta da parati il cui sfondo si avvicina alla tonalità della parete e reca ampi disegni arabescati riflettenti. Oltre la mensola, ad altezza dello sguardo, la parete rimane libera e non intacca la spazialità, ma l’intero ambiente assume un’identità molto più marcata.

Materiali necessari per boiserie fai da te

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Bordi sagomati di polistirolo altezza 40 mm per le cornici e 110 mm per il frontale della mensola; carta da parati con disegni metallizzati di tessuto-non-tessuto e colla idonea; MDF spesso 10 mm per la mensola; adesivo di montaggio a base acrilica.

 

Tagliare e applicare una boiserie

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  1. In base alle dimensioni del foglio che dovrà rivestire l’interno del riquadro tagliamo i bordini di polistirolo a 45° per realizzare la cornice. La cassetta tagliacornici ci assicura un taglio netto e preciso.
  2. Stendiamo sui bordini di polistirolo il colore acrilico argento, meglio a consistenza pastosa in quanto il materiale assorbe molto.
  3. La carta da parati in tessuto-non-tessuto richiede un collante specifico (Ovalit T di Metylan) che va steso sulla parete, poi si applica il foglio con precisione e si completa l’incollaggio passandovi sopra un rullo, mantenendo il foglio in tensione per evitare formazioni di grinze o bolle d’aria.
  4. Stendiamo sul retro di ciascun profilo una serpentina di adesivo strutturale privo di solventi, in quanto questi causerebbero lo scioglimento del polistirolo. Tagliamo il beccuccio in modo da estrudere un cordone sottile di prodotto; evitiamo così fuoriuscite al momento di premere il listello a parete. Curiamone l’allineamento e il collegamento a quelli adiacenti.

La mensola

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  1. Sul bordo della mensola pratichiamo i fori Ø 30 mm per appenderla ai tasselli a gancio fissati a parete. Su una lunghezza di 2 metri sono sufficienti 3 agganci, uno al centro e due a 5 cm dalle estremità.
  2. Rileviamo la sagoma del profilo per realizzare i tappi modanati che chiudono lateralmente lo sbalzo della mensola; incolliamo tra loro le parti e, in ultimo, chiudiamo con il profilo.
  3. L’intero scatolato va pitturato come la parete e appeso ai terminali a gancio fissati a parete. La loro posizione viene tracciata prima di chiudere lo scatolato, utilizzando i fori come maschera.

Risanare un muro con pietra tecnica

Come risanare un muro

Ecco come si presentava il muro prima dell’intervento:

 

Guardando il risultato finale, è difficile ipotizzare quali possano essere le dimensioni reali delle pietre utilizzate per costruire i muri che delimitano questo cortile. In effetti, i muri non sono stati costruiti, ma semplicemente rivestiti con “fette” di pietra spesse da 3,5 a 5 centimetri. La soluzione ha permesso di risanare un muro esistente senza affrontare polverose demolizioni e, al tempo stesso, di arricchire lo spazio con l’aspetto di un muro d’altri tempi affrontando una spesa tutto sommato ragionevole. Per la posa non occorre essere professionisti, basta preparare un impasto omogeneo di colla in polvere miscelata con acqua ed incollare le pietre come se fossero piastrelle, con il vantaggio che qui non occorre perfezione nell’allineamento e proporzione tra le fughe. Anzi: più la posa è incerta (così si chiama tecnicamente) e più realistico è il risultato.Se i muri concorrenti generano uno spigolo, questo può essere ricoperto con pezzi speciali dedicati allo scopo, nella stessa finitura scelta; da tenere presente che mentre il rivestimento del muro viene fornito a metri quadrati, questi particolari (ed anche eventuali “copertine” per la sommità del muro) sono da ordinare per metri lineari. Un rivestimento di pietra tecnica può essere realizzato su pareti grezze abbastanza uniformi, su cartongesso, su cappotti e su qualsiasi tipo di malta. Si tratta di una soluzione interessante anche per ambienti interni quali taverne o altri locali in stile rustico e per un accostamento estremo tra antico e moderno. Lo spessore ridotto comporta una riduzione minima dell’area calpestabile.

I più esigenti possono realizzare lo stesso tipo di rivestimento ricorrendo alla pietra naturale, con infinite variazioni di colore e sfumature che si manifestano con lo scorrere del tempo; la pietra naturale, invecchiando, migliora. Ma è possibile ricorrere anche a pannelli di pietra ricostruita, vere e proprie porzioni di muro dall’aspetto grezzo ottenute per stampaggio che misurano indicativamente 120×80 cm. I lati verticali sono sagomati ad incastro come se si trattasse di un puzzle, quelli orizzontali sono piani ed il retro del pannello è perfettamente liscio. Anziché per incollaggio (pesano 21-24 kg, ma possono arrivare a 30), i pannelli si fissano al supporto con tasselli e le teste delle viti vengono nascoste con stucco; l’effetto rustico è garantito ed il lavoro è indubbiamente più veloce e pulito.

La colla, miscelata con acqua fino ad ottenere un impasto cremoso ed omogeneo, si stende sulla parete con un frattazzo dentato, come se si trattasse di piastrelle.
I mattoncini vanno incollati alternando i formati. In presenza di particolari che interrompono la continuità della parete occorre partire da essi e convergere verso l’interno, facendo combinare le pietre in zone diverse del muro.

Trascorse 48 ore si possono riempire le fughe con lo speciale stucco, utilizzando una “sac a poche” da spremere per farlo penetrare in profondità.
La fessura tra pavimento e parete non dev’essere stuccata. Picchettando con un pennello si compatta lo stucco e gli si dà un aspetto più rustico, senza lasciare fessure. Dopo l’asciugatura le pietre si ripuliscono dai residui con una spazzola di plastica.

Come costruire un tavolo estensibile

Poche ore di lavoro e spesa contenuta per la costruzione di questo tavolo estensibile tira e raddoppia

Più adatto ad essere usato “a penisola” che al centro stanza, in quanto un capotavola non consente l’inserimento di una sedia, questo tavolo estensibile si realizza con poche ore di lavoro di bricolage ed una spesa contenuta. Lo presentiamo nella versione più semplice, alla portata di chi non dispone di un granché di attrezzatura per il fai da te, con tutte le unioni realizzate con spine o tasselli piatti e l’unica difficoltà di un taglio sbieco sui due pannelli della prolunga. L’elenco del materiale, quindi, riguarda questa versione di base.

Tavolo estensibile fai da te

Se non si ha la possibilità di fare con la dovuta precisione tagli sbiechi lunghi 800 mm, si allunga di 28 mm il piano della prolunga e si accorcia di pari misura la sua gamba, così da fissare, con spine o tasselli piatti, il piano sopra il bordo superiore della gamba.  Chi è meglio attrezzato fisserà il fascione alle gambe con incastro a mezzo legno rinforzato da spinatura cieca, allungandone gli elementi di 164 o 218 mm, secondo che si preferisca dare slancio ottico alle gambe tenendo il fascione al loro interno o si privilegi l’impressione di solidità data dal fascione tutto esterno. Anche per le gambe a diedro, che qui sono realizzate con due tavole da 18 mm larghe 100 ed 82 mm, si può ottenere un risultato esteticamente più valido usando due tavole da 100 con il bordo di contatto bisellato a 45° da unire con tasselli piatti o, meglio, con linguetta riportata. Un sesto posto a tavola si può ottenere abbastanza facilmente aprendo nella gamba della prolunga, centrandolo bene, un portale largo 600 ed alto 650 mm. In questo caso i piedi vanno collegati con una striscia di ferro piatto 3x25x800 mm che ne garantisca il parallelismo accorciandoli dello spessore della striscia metallica. Il sistema è tanto semplice che lo si può usare per allungare qualsiasi tavolo (ovviamente senza valore di antiquariato) che abbia il piano sporgente rispetto al fascione. L’unione fra tavolo e prolunga viene fatta con piastrine metalliche avvitate in bussole a doppio filetto inserite sotto i due piani, con foro ad asola.

 

tavolo allungabile fai da te

 

Cosa serve per costruire un tavolo estensibile
Per costruire il tavolo estensibile servono (misure in mm): Lamellare di pino da 18: 4 gambe 100×720; 4 gambe 82×720; 4 fascioni 100x 600; abete sezione 35×35: 4 reggipiano da 727; MDF da 19: 1 piano tavolo 762×762; MDF da 28: 1 piano prolunga 800×843; 1 sostegno prolunga 800×726; 2 cancani a vite a paletta Ø 6×40; 3 piastre ad L acciaio zincato 60x60x2; 18 viti Ø 4×25; 8 scivoli autoadesivi 20×70; 1 maniglia (eventuale); spine, tasselli piatti n° 20, colla vinilica, materiale di finitura (a piacere).

costruzione tavolo allungabile

Costruzione passo-passo

  1. Ogni gamba è costituita da due tavole di lamellare da 18 mm unite a squadra con colla e tasselli piatti o spine cieche; perché le due facce del diedro risultino di pari larghezza una tavola è larga 100 e l’altra 82 mm.
  2. Alle quattro gambe vanno fissati i quattro elementi del fascione; anche in questo caso si possono usare spine o tasselli piatti anche se sarebbe più sicura un’unione a mezzo legno.
  3. Aperti i fori per le spine nei capi degli elementi del fascione, vi si inseriscono i marcatori con i quali si segna la sede dei fori sulla parete della gamba.
  4. Serve una tavola di guida lungo cui far scorrere i pezzi. Per facilitare la correzione di eventuali piccoli errori di foratura sono disponibili tasselli di plastica con i capi disassati da 0,5 a 2 mm che, inserendosi a pressione, non richiedono l’uso di colla.
  5. Una squadra d’appoggio ricavata da pezzi di scarto permette di stringere esattamente a squadra le gambe contro gli elementi  del fascione.

Solido piano

  1. All’interno del telaio, a 16 mm dai bordi superiori, si avvitano ed incollano, a correre, i quattro listelli da 727 mm con già aperti e svasati i fori per le viti per fissare il piano.
  2. Le viti entrano dal basso. Il pannello di MDF da 15 mm deve sporgere in su di circa 2 mm a guidare la prolunga e ne vanno smussati gli spigoli.

Realizzare la prolunga

  1. Il taglio sbieco del bordo dei due pannelli che formano la prolunga è l’unica vera difficoltà del lavoro. Il taglio può essere eseguito con la sega circolare portatile guidata da una tavola fissata a squadra sul pannello. Conviene prima eseguire il taglio sbieco, obiettivamente più difficile da centrare, e poi tagliare a misura, a squadra, l’altro lato.
  2. Uniti a squadra i due pannelli con l’uso di colla e tasselli piatti o linguetta riportata (una striscia di compensato da 4 mm affondata per 10 mm in una scanalatura), l’unione si rafforza con squadre metalliche zincate 60×60 mm e viti Ø 4×25 mm. Gli scivoli autoadesivi tengono sollevata la prolunga rispetto al piano del tavolo.
  3. La prolunga viene resa solidale al tavolo da una coppia di cancani a vite la cui paletta entra in fori ciechi aperti sotto il suo piano. Perché la gamba della prolunga possa essere ben addossata al tavolo occorre aprirvi, in corrispondenza dei cancani, due scanalature che ne ospitino la sporgenza.

Come sostituire le casse per auto

A volte basta sostituirle le casse per auto montate di serie sulla vettura con altre di qualità superiore per beneficiare di un suono più nitido mentre si è in viaggio

Le casse per auto sono una questione di passione

Non sempre le casse per auto di serie soddisfano gli appassionati di musica, che anche in auto esigono un suono pulito o preferiscono una regolazione del suono che faccia risaltare i “bassi”.

Come si rimuovono le vecchie casse per auto

In alcuni casi (esistono grandi differenze tra auto e auto), bisogna rimuovere il pannello di rivestimento, in altri la cassa è dietro a un coperchio grigliato che si può rimuovere facendo leva lungo i bordi con un cacciavite, evitando di rovinare la plastica. Questa seconda possibilità ci permette di verificare forma e dimensione del diffusore, anche la profondità disponibile per alloggiare quelle nuove, quindi di andare sul sicuro per l’acquisto. Se invece dobbiamo rimuovere il pannello, conviene prima accertarci delle dimensioni delle casse rivolgendoci a un rivenditore con il libretto di circolazione alla mano: attraverso il numero del telaio dovrebbe essere in grado di dirci quali casse sono montate di serie sulla nostra auto. Per la stessa vettura, infatti, possono esserci differenze in base all’anno di produzione. Sostituendo i diffusori acustici possiamo migliorare il suono, ma non dimentichiamo che la potenza e la qualità dipendono dall’autoradio.

casse per auto 3

Come sostituire le casse

sostituzione casse

  1. Generalmente i diffusori acustici sono montati nella parte bassa delle portiere, nell’angolo interno. In questo caso dobbiamo rimuovere il rivestimento interno, operazione da effettuare con cautela in quanto i sistemi di fissaggio dello stesso alla scocca cambiano da modello a modello di vettura.
  2. Iniziamo smontando le viti visibili, memorizzando la posizione di ognuna in quanto possono avere lunghezze e diametri differenti in base alla collocazione.
  3. Le mascherine delle maniglie, i braccioli e altri particolari in rilievo hanno anche la funzione di stabilizzare il rivestimento: anche questi vanno rimossi. Oltre alle viti, ci possono essere tappi di plastica innestati a pressione, oppure lamelle a scatto nascoste che possiamo individuare soltanto facendo leva tra rivestimento e scocca, con molta attenzione.
  4. Accedendo al retro del pannello osserviamo ciò che si nasconde all’interno: rimuoviamolo lentamente, verificando che i cavi elettrici dell’alzacristalli o di altri utilizzi non siano incastrati tra le sagomature interne o nel materiale insonorizzante.
  5. L’occasione è buona per eliminare un po’ di sporco, lubrificare le guide di scorrimento del cristallo, verificare che i contatti elettrici non siano ossidati.
  6. Il diffusore è protetto da un materassino spugnoso che ha il compito di assorbire le vibrazioni e limitare l’insediamento dello sporco: sollevandolo, abbiamo accesso ai contatti elettrici e alle viti di fissaggio.
  7.  Tolte le viti di fissaggio del vecchio diffusore, montiamo la mascherina-adattatore per quello nuovo, se necessaria, che dovrebbe utilizzare le vecchie sedi delle viti.
  8. Su questa andiamo ad avvitare il diffusore, tramite altre sedi sfalsate rispetto alle precedenti.
  9. Scolleghiamo i connettori faston dai morsetti della vecchia cassa ed effettuiamo il collegamento a quella nuova; prima di rimontare il tutto, accendiamo la radio per verificare che tutto funzioni.

Come costruire un tiragraffi per gatti fai da te

È una cuccia, un divertente passatempo e un sostituto del divano sul quale, gli adorati gattini, si “fanno le unghie”: tutto questo è il tiragraffi per gatti

Costruire un tiragraffi per gatti fai da te è davvero utile: il gatto, anche in casa, ha sempre bisogno di muoversi e saltare, di affilarsi le unghie, di giocare a nascondino e di dormire. Perché le sue attività non si trasformino in un perenne disastro domestico occorre dargli uno spazio specifico e persuaderlo (qui sta il difficile) ad usare la sua cuccia. Vediamo dunque come costruire un simpatico tiragraffi per gatti, in modo da potergli concedere il giusto svago quotidiano.

tiragraffi per gatti disegno

 

tiragraffi per gattiCostruzione del tiragraffi per gatti fai da te

tiragraffi per gatti

 

Più o meno lunghe, massicce o tubolari, ciò che conta è che le basi delle colonne siano tagliate esattamente a squadra così  da reggere in piano la cuccia ed il belvedere.

 

 

 

 

tiragraffi per gatti

I  capi della corda, di sisal o iuta, si fissano con vite e rondella dopo aver bloccato i trefoli con nastro isolante.
La corda (meglio se umida) va fissata alle colonne con un po’ di colla ogni paio di giri.

tiragraffi per gatti

Il pannello si fissa sui quattro listelli che lo sollevano da terra con viti dall’alto di cui incassare la testa a filo piano.

tiragraffi per gatti

 Vi si incolla sopra la moquette e, capovolto il pannello, la si rifila accuratamente con un cutter.

tiragraffi per gatti

Quattro listelli larghi e piatti, con i capi bisellati a 45°, incollati ed avvitati tutto attorno alla base coprono le giunzioni fra
il pannello, i supporti e la moquette. Per evitare che si fendano vanno preforati e i fori svasati così da incassare a filo piano le teste delle viti.

tiragraffi per gatti

Per comodità di lavorazione ed estetica del risultato qui la porta è circolare, aperta con l’alternativo o con la fresatrice guidata a compasso. Diametro dell’apertura ed altezza della soglia dipendono dalle dimensioni del gatto che, di solito, la gradisce non troppo grande.

tiragraffi per gatti

Il pannello d’entrata e quello opposto sono chiusi fra le pareti e uniti, con viti dal basso, alla base della cuccia, da avvitare alle due colonne prima di applicare il rivestimento interno. Le teste delle viti, come le altre, vanno incassate a filo piano.

tiragraffi per gatti

Le due colonne Ø 80 mm del tiragraffi per gatti possono essere di legno pieno, di tubo
di PVC o di quel tubo di cartone usato come anima dei rotoli di moquette o simili.

tiragraffi per gatti

Le colonne piene del tiragraffi per gatti  si fissano direttamente con viti passanti. Quelle tubolari vanno tappate con
dischi di legno e incastrate, incollate ed avvitate in sede.

tiragraffi per gatti

 Per il rivestimento del tiragraffi per gatti utilizziamo la moquette: ha il dorso di carta, è più economica e più facile da tagliare, piegare ed incollare. L’importante è rivestire la cuccia dentro e fuori senza lasciare lembi sporgenti. I bordi vanno incollati ben stretti fra listelli e, a colla asciutta, ulteriormente affrancati con file di punti metallici.

Scale elicoidali | Come si installano passo-passo

La posa in opera delle scale elicoidali in cemento armato si compone di tre fasi: montaggio strutturale, finitura del manufatto grezzo con gesso alabastrino (o applicazione di malta fratazzata) e rivestimento di pedate e alzate con materiali tradizionali o tecniche innovative

Le scale elicoidali di calcestruzzo sono costituite da elementi prefabbricati che vengono composti direttamente in cantiere, tenendo conto, nella progettazione, dello spessore di un eventuale rivestimento con altri materiali. Sembra impossibile che una struttura di questa maestosità non richieda alcun ancoraggio laterale, eppure è così: la scala sembra sospesa, è ancorata al gradino di partenza per mezzo di un particolare sistema di armature che la rende sicura ed antisismica. Le scale elicoidali di legno o metallo necessitano invece di un ancoraggio a metà sviluppo che ne garantisca la rigidità necessaria.

La posa delle scale elicoidali

La posa in opera avviene predisponendo un gradino dopo l’altro manualmente con l’ausilio di strutture di legno per puntellare la struttura che cresce. Generalmente le fasi si svolgono su sottofondi ancora grezzi, per cui alla partenza va tenuto conto dello spessore che avrà il pavimento finito. La prima solidarizzazione dei gradini prevede l’inserimento tra ogni singola alzata di una speciale malta in grado di raggiungere elevati livelli di resistenza in tempi brevi; quando lo sviluppo della scala è completato, si inseriscono nelle fasce esterna ed interna le barre di armatura, legandole a staffette che sporgono dal cemento. Tutte le scanalature vengono poi sigillate con la stessa malta utilizzata in precedenza, quindi la superficie viene rasata e lisciata per ottenere l’aspetto monolitico che caratterizza la scala.

scala a chiocciola in cemento

montaggio scala in cemento

installazione scala elicoidale

  1. Il secondo gradino va appoggiato sopra il primo e sorretto con un puntello, quindi si stabilizzano ponendo sotto di essi, da dietro, mattoni e calcestruzzo. La parte anteriore del gradino non dev’essere mai più alta di quella posteriore, caso mai è possibile una leggera correzione inversa per esigenze di quota.
  2. La costruzione procede con la posa in successione degli altri gradini, sostenuti da puntelli di legno. La scala va bloccata lateralmente per mezzo di puntoni registrabili di metallo e distanziatori laterali.
  3. Man mano che si sale bisogna controllare le quote e l’asse della scala, correggendo eventuali differenze con cunei di legno da inserire negli spazi tra un gradino e l’altro.
  4. Per la formazione del pianerottolo bisogna sagomare l’ultimo gradino; il bordo esterno va tagliato sia in orizzontale sia in verticale per formare uno spazio vuoto che consenta il passaggio dei ferri di legatura. Anche sul bordo interno va ricavata un’ulteriore feritoia.
  5. I ferri di legatura (tondini) vanno inseriti nelle nicchie dei gradini e fissati con legacci di ferro in occhielli già predisposti. Questo avviene dopo aver praticato 4 fori a pavimento per il bloccaggio dei tondini, due nella parte interna e due nella parte esterna. Per scale di diametro elevato (260-300 cm) si utilizza anche una rete elettrosaldata nella parte esterna e spine di metallo tra i gradini.
  6. Fissata la scala al solaio, con sistemi diversi a seconda della natura dello stesso, si sigillano i tondini con malta speciale, quindi si prepara la cassaforma e si procede alla finitura con altra malta, da rasare e lisciare con frattazzo e spugna. Rizzi Scale (www.rizziscale.it)

Alzata e pedata nelle scale elicoidali

Nelle scale elicoidali la dimensione dell’alzata è 19 cm per scale fino a Ø 165 cm, 18 cm per i diametri intermedi e 17 cm da Ø 240 cm in su; il numero dei gradini che compongono un giro completo è compreso tra 12 e 16. L’arco massimo della pedata, invece, aumenta progressivamente dai 32 cm di una scala ø 120 cm ai 57 del ø 300 cm; siccome si parla di diametri esterni, la luce netta della pedata varia in modo crescente da 42 a 123 cm.

Installare un parapetto o una ringhiera?

Si può scegliere se installare una ringhiera o realizzare un parapetto integrato di cemento semplicemente rialzando la fascia esterna: la prima scelta risulta meno invasiva dal punto di vista ottico, la seconda comporta una spesa inferiore ed esalta l’unicità della composizione. La particolare forma si presta ad interessanti giochi di luce, quindi l’illuminazione non va sottovalutata e segue criteri diversi a seconda che l’installazione della scala sia a centro stanza, totalmente visibile e protagonista degli spazi, o in prossimità delle pareti, magari contornata da un vano proprio a pianta circolare o quadrata. L’aspetto di una forma leggera e sospesa non deve trarre in inganno: ogni gradino grezzo ha un peso variabile da poco più di 20 kg ad oltre 100 kg, pertanto la scala non può insistere su un solaio tradizionale, mentre invece può collegare un piano terra ai livelli superiori senza comportare rinforzi strutturali.

Illuminare le scale elicoidali

illuminare gradiniCi sono molte possibilità che garantiscono sicurezza nella salita e nella discesa della scala, alternative alle fonti di illuminazione tradizionali ed in grado di fornire anche una scenografia d’effetto. Si possono incassare nel cosciale o nella parete alcuni faretti, ma ancor più interessante è la possibilità di inserire stecche luminose a LED nascoste sotto lo sbalzo di ciascuna alzata; questi due sistemi sono i più sicuri, in quanto la zona di calpestio è sempre visibile ed illuminata direttamente, mentre corpi illuminanti ad altezze intermedie possono essere di disturbo visivo durante il percorso. è consigliabile predisporre anche una o più luci di emergenza per evitare situazioni pericolose in caso di temporanea interruzione del servizio elettrico.

Speciali realizzazioni

scale elicoidaliLa geometria dei due livelli da collegare ed i volumi a disposizione condizionano notevolmente lo sviluppo che deve avere la scala : a volte bisogna uscire dagli schemi e ricorrere ad una configurazione asimmetrica, in molti casi lo si fa semplicemente per realizzare un’opera con l’unico scopo di avventurarsi oltre gli standard. Le case produttrici propongono anche soluzioni originali che possono contenere piani intermedi o avere uno sviluppo continuo per consentire di salire e scendere agevolmente anche se si tratta di alternare tratti curvi, rettilinei o con curve contrapposte.