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Dondolo in legno fai da te

Un solidissimo dondolo in legno a forma di orso che è a prova del più scatenato dei figli o dei nipoti, tanto da poter passare di generazione in generazione

Anche se oggi i bambini hanno a disposizione centinaia e centinaia di giochi di ogni tipo, da quelli minuscoli contenuti negli ovetti di cioccolata a veri e propri bolidi a motore, non ce n’è uno, maschietto o femminuccia che sia, che resista alla tentazione di montare su un cavallo a dondolo in legno e con quel destriero partire per lontani orizzonti per salvare principesse o per fuggire dai draghi e dagli orchi. Il ritmico dondolio non solo è rilassante ma è, per strano che possa sembrare, anche un buon esercizio di “ginnastica dolce” che mette in moto i muscoli delle braccia, delle gambe e della schiena quasi senza sforzo ma con notevole efficacia.

Non solo cavallo a dondolo in legno

La realizzazione di cavalli a dondolo in legno è uno dei cavalli di battaglia (ci si perdoni la ripetizione) di nonni e padri. Il dondolo che presentiamo, chiaramente ispirato ai disegni animati di Hanna e Barbera, non ha le gambe e non è un cavallo, ma un orso; con lo stesso criterio eliminando le zampe posteriori e cambiando solo testa e coda si può costruire un dondolo a papera, a pesce, a foca o altro ancora. Un orso che, appunto come quelli di Jellystone, è tanto buono e giocherellone da potergli tranquillamente affidare un bambino, soprattutto se la sua costruzione è stata fatta con la massima cura nei riguardi di robustezza e tenuta.

Solido e ben costruito

La robustezza del dondolo in legno è assicurata dall’uso, per la parte più soggetta a sollecitazioni, di lamellare d’abete a lista lunga spesso 28 mm, usato anche per la coda e le orecchie dell’orso; di diametro uguale alle tavole, poggiapiedi e impugnatura. t Testa e zampe sono di lamellare da 18 mm, tavole singole per gli arti, cinque pezzi incollati assieme per la testa così da ottenere uno spessore pari alla larghezza della seduta.

La costruzione

Lasciando al servizio fotografico il compito di illustrare passo per passo i vari dettagli, diciamo che il nostro dondolo è costituito da una robusta base che nella forma richiama (ma solo alla memoria dei lettori più anziani) una madia capovolta. Mettendolo a gambe all’aria, infatti, abbiamo un fondo piatto (la seduta) da cui si alzano, divaricandosi, tre pareti mentre la quarta, la coda, rientra verso l’interno. Un divisorio, a trapezio isoscele come la parete anteriore e la coda, rinforza la struttura. L’unione dei pezzi è affidata ad abbondante colla vinilica, ma nulla vieta di rinforzarla con spine passanti, poi nascoste dall’applicazione delle quattro zampe che, per chi voglia la massima sicurezza, vengono fissate con viti Ø 5×40 mm inserite dall’interno.

Finitura accurata

Quando si tratta di cose destinate ai bambini la finitura non può che essere estremamente curata. Tutti i bordi dei pezzi, quindi, vanno stondati con la fresatrice (leggi la nostra guida per fresare il legno) e ogni elemento, prima del montaggio, va trattato con un paio di mani di turapori e poi levigato a specchio con carta di grana 180. La finitura richiede vernici trasparenti o colorate, a base d’acqua, sicuramente atossiche.

Progettare un dondolo in legno

dondolo in legno

Cosa serve per costruire un dondolo in legno:

  • Lamellare di abete a lista lunga spesso 28 mm: due pareti 400×1100 mm; una seduta 984×108 mm; 1 rinforzo interno 160×153 mm; un “petto” 208×156 mm; una “coda” 300×150 mm; 2 orecchie 80×80 mm
  • Lamellare di abete a lista lunga spesso 18 mm (misure come da disegno quadrettato): 3 elementi interni della testa; 2 elementi esterni 2 zampe anteriori; 2 zampe posteriori
  • Tondo pieno Ø 28 mm: impugnatura da 380 mm; poggiapiedi da 440 mm
  • Colla vinilica;
  • eventuali viti Ø 5×40 mm;
  • spine Ø 10×40 mm;
  • 2 sfere nere di vetro Ø circa 16 mm;
  • 2 fogli masonite temperata 2000×400 mm

Taglio ed unione dei pezzi

taglio dei pezzi di legno

  1. per tagliare con precisione i vari pezzi si ricavano da un foglio di masonite temperata le cinque guide occorrenti: per i dondoli (nella foto), le zampe anteriori, le zampe posteriori, le tre parti interne della testa e le due esterne.
  2. tracciate con l’aiuto delle maschere le varie linee di taglio le seguiamo con il seghetto alternativo tenendoci appena all’esterno. Il taglio si rettifica con raspa e levigatrice.
  3. punto delicato del lavoro è il taglio bisellato che permette di unire in forma di plinto la seduta con gli altri quattro pezzi del corpo. Nelle pagine seguenti sono riportati i vari angoli da impartire alla lama della sega.
  4. l’incollaggio di pezzi sbiechi richiede o morsetti con le ganasce mobili o l’inserimento di zeppe, ugualmente sbieche, che permettano l’uso di strettoi normali a ganasce parallele.

Misure e posizione delle parti dell’orso

orso di legno
Il disegno è utile per tracciare il contorno dei vari pezzi, il lato di ogni quadretto equivale a 100 mm nella realtà.

 

Ottimizzare i tagli

ottimizzare taglio del legno

Il lamellare d’abete è disponibile in vari formati: per i pezzi spessi 28 mm occorrono tre tavole 1100×400 mm: due per i fianchi e le orecchie dell’orso ed una per il petto, la coda e la seduta. Per quelli da 18 mm due tavole, una di 2500×400 e l’altra di 800×400 mm. Nel disegno abbiamo, da sinistra, i tre elementi interni della testa, una “guancia”, una zampa anteriore, una posteriore, la seconda “guancia”, la seconda zampa anteriore e, nell’altra tavola, la seconda zampa posteriore. L’uso delle maschere di taglio permette di ridurre al minimo lo scarto.

 

Dondolo visto di fronte

dondolo di legno vista frontale

Passo passo dal grezzo al finito nasce la robusta struttura del dondolo di legno

unione pezzi di legno

costruire un dondolo

guida di taglio in masonite

  1. il secondo dondolo si fissa alla seduta ed al rinforzo interno quando l’incollaggio precedente ha fatto sicuramente presa. Nella foto l’uso di listelli di scarto usati come riscontri dei morsetti per garantire l’esatta collocazione del pezzo.
  2. quando dondoli, seduta e rinforzo interno sono ben fissati, magari rinforzando l’unione con piastrine metalliche, inseriamo il “petto” dell’orso, dopo averne bisellato a 27° i due lati corti e tagliati quelli lunghi, in perfetta simmetria, a misura del vano fra i dondoli.
  3. oltre alla colla stesa sui bordi del pezzo prima di inserirlo fra i dondoli è opportuno stenderne e spatolarne un abbondante filo negli spigoli interni, così da colmare eventuali imperfezioni.
  4. a colla sicuramente asciutta passiamo ad un’accurata e completa levigatura di tutto il dondolo con carta di grana 180 eventualmente preceduta da un paio di mani di turapori, ugualmente levigate, che evitino il sollevamento della peluria.
  5. a questo punto la base del nostro orso a dondolo (identica per ogni altro tipo di animale che si voglia costruire) è praticamente finita. Poggiandola su un piano orizzontale, il sedile, di traverso, deve risultare in bolla. Se non lo fosse basta un po’ di lavoro di raspa e levigatrice per risolvere il problema.
  6. la coda dell’orso deve entrare di stretta misura fra i due dondoli per cui, dopo averla sgrossata con la circolare, può essere necessario un accurato e delicato lavoro di pialla per bisellarne i lati lunghi e raggiungere il risultato voluto.
  7. prova e riprova, il pezzo si inserisce perfettamente nella sua sede. Ne spalmiamo di colla i bordi e lo facciamo scivolare fra i dondoli fino a quando si ferma. Puliamo dalla colla la parte sporgente sulla seduta e stondiamone i bordi con carta abrasiva prima grossa e poi fine.
  8. finita la struttura di supporto passiamo al tracciamento, con l’aiuto della maschera di taglio, del contorno di una guancia dell’orso. Sulla maschera si nota la marcatura dello scarico di inserimento delle orecchie.
  9. ricavare dalla tavola i vari elementi del nostro orso richiede una notevole pazienza e un seghetto alternativo di buona potenza che permetta di eseguire tutti i tagli senza surriscaldarsi, anche in considerazione del discreto spessore del legno massello che si usa per la costruzione.
  10. qui i tre elementi interni della testa di Yoghi, incollati fra loro e tenuti in pressa con strettoi. A colla asciutta si procede a levigarne il contorno eliminando le inevitabili diseguaglianze. Con lo stesso criterio, ma solo stringendoli assieme, senza colla, si rettificano le altre coppie di pezzi eguali.

Fresatrice al lavoro

fresare il legno

Nella realizzazione di Yoghi a dondolo la fresatrice svolge due compiti. Il primo, essenziale, è quello di stondare accuratamente tutti i bordi a vista dei vari elementi del dondolo, con raggio sui 15/20 mm quelli del sedile e dei dondoli, con raggio minore, diciamo sui 10 mm, tutti gli altri. La macchina interviene, poi, per disegnare, con una fresa a lancia, i particolari del muso (naso e bocca) e delle zampe posteriori. Questi disegni, da fare a mano libera, vanno eseguiti con mano ferma e passate molto leggere.

maniglie, pedane, zampe, orecchie ed occhi

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  1. i fori per il passaggio del poggiapiedi, per seguire l’inclinazione dei due dondoli, vanno inclinati di 98° con la guida di una falsa squadra bloccata con nastro adesivo.
  2. il cavaliere (sarebbe meglio chiamarlo domatore) deve poter comandare con sicurezza la sua belva. Poggiapiedi e maniglie in tondo pieno Ø 28 mm attraversano il corpo e le zampe anteriori dell’orso.
  3. le due orecchie sono dischi Ø 80 mm aperti in basso da uno scalino alto 14 e lungo 40 mm. Il pezzo non lavorato si usa per marcare sulle guance la loro posizione.
  4. stabilita, prima con l’uso della guida di taglio e poi col blocchetto appena visto, la posizione delle orecchie, se ne scava, con mazzuolo e scalpello la sede, profonda 14 mm, larga 28 e lunga 40.
  5. la testa si fissa con colla e viti Ø 5×40 mm dall’interno. Le due coppie di zampe si incollano e, volendo, si avvitano ai lati dell’orso. Le zampe anteriori vanno montate con la maniglia già inserita nei fori.
  6. ovviamente le incisioni che marcano il naso e la bocca di Yoghi vanno fatte prima di montare la testa sul corpo. Gli occhi, due palline di vetro si incollano con un adesivo adatto in sedi aperte, sempre prima del montaggio, con una fresa sferica.

Versioni alternative del dondolo in legno

anatra
Dondolo in legno a forma di ANATRA
parti di legno
Sezione di taglio listellare di abete per la realizzazione della testa dell’Anatra
foca
dondolo in legno a forma di FOCA
pesce
dondolo in legno a forma di PESCE
Labebe Cavallo a dondolo per bambini, grigio stella gioco a dondolo in legno per bambini piccoli (6-36 mesi), giocattolo a dondolo per neonato/seggiolino altalena bambino/cavallo a dondolo per
  • ✭ SUPERIORE - Dimensioni del sedile da 11 '' x 7 '', abbastanza grande per far muovere i bambini di circa 5 anni. Non consigliamo due bambini che rotolano sullo stesso cavallo a dondolo perché uno dopo non ha binari da ricordare. Ma sicuramente i bambini possono cavalcare con i loro giocattoli preferiti! Genitore può aggiungere un morbido cuscino per dare maggiore comfort ai bambini.
  • ✭ PLYWOOD & SOLID WOOD, STABILE E FACILE A ROCK - Cottonwood e pannello di densità sono usati per formare una struttura che è STURDY ma non troppo pesante per fare rock per i bambini piccoli. Il legno come materiale naturale è uno dei materiali di prova sicuri per la produzione di giocattoli, la scelta migliore! Può essere usato come un seggiolino per dondolo o un gioco dondolo.
  • ✭ FACILE DA ORDINARE, A MANO E A PIEDE - La maggior parte dei cavalli a dondolo ha solo una guida a mano dove i bambini possono piegarsi in avanti e spingere. Questo ha anche ottenuto pedali smontabili da due piedi. Quando i bambini sono troppo piccoli per raggiungere il suolo, potrebbero averne bisogno per aiutare a crescere. I genitori possono svitarli quando i bambini sono pronti a ribaltarsi solo con le mani.
  • ✭ BACKRACK GURAD QUANDO ROCKING BACKWARDS - Una cremagliera posteriore è montata vicino alla coda del cavallo per tenere il bambino in posizione quando si ribaltano indietro. Dall'immagine modello, si può dire che rimane senza paura di cadere, perché il rack posteriore tiene la sua piccola punta carina lì! È adatto per altalene per bambini o altalena per bambini.
  • ✭ IL MIGLIOR REGALO DI ANNIVERSARIO PER ACCOMPAGNARE I BAMBINI - Non posso dire quanta gioia i bambini avranno quando vedono un cavallo a dondolo "Vecchia scuola" come regalo di compleanno. Possono divertirsi sia all'interno che all'esterno, indipendentemente o in gruppo. L'altezza di questo cavallo si adatta ai bambini da 1 a 3 anni, uno dei regali di giocattoli per uso prolungato che vuoi dare ai bambini.

Come costruire una sedia multiuso fai da te

Questa sedia multiuso fai da te è realizzata in un unico pezzo realizzato con parti unite per mezzo di incastri

In questa comoda sedia multiuso fai da te (ispirata da un pezzo classico di design) si sta seduti a cavalcioni, come sulla moto, e si può usare il computer, leggere o parlare al telefono perché in un pratico insieme incorpora sedile e piano di lavoro. Pur essendo essenziale nella linea, la sedia multiuso richiede una discreta abilità costruttiva, non solo nella parte curva che collega piano e seduta, ma ancor più nell’assemblaggio della struttura.

Particolari costruttivi

Il piano di lavoro misura 450×250 mm; la parte curva in compensato che collega piano e gamba posteriore ha uno sviluppo di circa 900 mm a forma tronco conica, con il lato adiacente al piano di 320 mm e quello che termina con la seduta di 230 mm.

L’inclinazione delle gambe comporta modalità di assemblaggio inusuali; le forature per le spine e gli incastri a tenone e mortasa richiedono l’impiego di diversi morsetti per tracciare angolazioni e traiettorie da seguire, affinché l’elemento di unione si trovi sempre al centro dello spessore del legno.

E’ indispensabile montare il trapano su colonna per eseguire le forature con la corretta inclinazione e procedere per fasi successive, ricorrendo a ripetuti montaggi “in bianco” prima dell’assemblaggio definitivo; per irrobustire le spinature, conviene intercettarle con un chiodino da 2,2×45 mm quando la colla ha fatto presa.

Progetto sedia multiuso fai da te

progetto sedia fai da te

Cosa serve per costruire la sedia multiuso fai da te

materiali fai da te

  • Listelli abete piallato (sezione): 2 pezzi 40×100 mm per base scrittoio e supporto seduta; 3 pezzi sezione 30×50 mm per le gambe; 3 pezzi 20×30 mm per i traversi
  • Compensato marino da 18 mm per la struttura curva e lo scrittoio
  • Compensato di pioppo da 4 mm per la superficie curva
  • Spine da 6 e da 10 mm;
  • colla vinilica;
  • 5 viti 4×50 mm

Il montaggio delle parti che compongono la sedia multiuso avviene senza l’impiego di elementi metallici, per mezzo di incastri e spinature, fatta eccezione per le viti che bloccano il piano dello scrittoio al telaio ed alcuni chiodini per stabilizzare le spinature.

L’importanza della dima

dima in legno

  1. Su un cartoncino si disegna lo sviluppo della curvatura relativo ai fianchi che fanno da supporto al compensato da 4 mm, collegato al piano ed alla gamba posteriore.
  2. Lo sviluppo della curvatura del legno deve essere tale da consentire il rivestimento con il compensato ed ottenere una distanza ragionevole tra sedile e piano di lavoro.

Dima e carteggiatrice per pezzi identici

costruzione in legno

  1. i profili dei fianchi si riportano sul foglio di compensato da 18 mm in corrispondenza di due lati perpendicolari, per avere meno scarto ed ottenere dallo stesso foglio anche il piano dello scrittoio. Se ne seguono i contorni con il seghetto alternativo.
  2. i due pezzi ottenuti si uniscono con un paio di chiodini, prima di procedere alla levigatura, che in questo modo permette di ottenere due fianchi esattamente uguali. Gli spigoli vanno eliminati al termine dell’assemblaggio.
  3. le estremità superiori ed inferiori delle gambe, essendo queste inclinate, devono essere tagliate con un’angolazione di 22,5°,lateralmente per quelle anteriori e verso l’interno per quella posteriore
  4. riportando con una matita l’inclinazione delle gambe sul profilo del listello che supporta lo scrittoio, si individua l’asse centrale per praticare i fori che le viti di fissaggio devono attraversare con la stessa inclinazione al fine di mantenere la perpendicolarità. Con il trapano montato su colonna si fissa il listello con la giusta inclinazione e si fora prima in corrispondenza del centro di una gamba e poi, dopo averlo ruotato di 180°, dell’altra.
  5. mantenendo bloccato il supporto si collegano le gambe anteriori; si procede con un assemblaggio in bianco dei fianchi curvi alle gambe anteriori. Si usa un paio di morsetti per posizionare la gamba posteriore.

Più stabilità con i traversi

traversi in legno

  1. il montaggio provvisorio del telaio è indispensabile per individuare la lunghezza e l’inclinazione degli incastri.
  2. il traverso anteriore si blocca alle gambe dopo aver tracciato le sedi per le mortase, rilevando l’inclinazione e la profondità che occorre dare ai tenoni.
  3. si determina la posizione dei traversi laterali prima in altezza, al di sotto del traverso anteriore, poi nel punto di intersezione con la gamba posteriore; si traccia la porzione di legno da eliminare.
  4. per aprire le mortase si effettua uno scasso con lo scalpello, dopo aver aperto alcuni fori nella zona centrale con il trapano montato su colonna; le gambe vanno tenute inclinate durante la foratura per rispettare l’orizzontalità del traverso.
  5. le estremità del tenone presentano la stessa inclinazione delle rispettive gambe; il traverso viene collegato solo per incollaggio.

Immobilizzare con spine passanti e colla

spine in legno

  1. Con tacchi di legno si mantengono orizzontali ed alla giusta altezza i traversi laterali, bloccandoli con un morsetto per praticare i fori di spinatura.
  2. Le spine di fissaggio alle gambe anteriori penetrano nello spessore del traverso in senso obliquo; importante la profondità del foro cieco decentrato.
  3. Per il fissaggio alla gamba posteriore si ricorre ad un’unica spina passante che intercetta entrambi i traversi, in quanto la spinatura cieca dei singoli traversi comporterebbe un disassamento degli stessi, essendo tagliati in obliquo, da evitare sia sotto il profilo estetico, sia per non indebolire l’insieme. L’eccedenza si rifila ad unione stabilizzata.

Assemblaggio degli ultimi pezzi

curvare il legno

Il compensato da 4 mm, già piuttosto flessibile, si può curvare con maggior facilità ed evitare improvvise rotture bagnandolo copiosamente e successivamente mantenendolo legato in posizione ricurva per una notte. Lo si blocca al telaio con morsetti e listelli (1) dopo aver spalmato fianchi e sedile di colla vinilica, per poi fissarlo con alcuni chiodini; poi si avvita lo scrittoio al telaio (2).

Finitura e verniciatura

sedia colorata

  1. le zone di raccordo dei singoli pezzi e le spinature si mascherano con stucco; poi si carteggia, con particolare attenzione all’unione tra i fianchi e la superficie curva.
  2. si stende una mano di cementite piuttosto spessa, che funge anche da riempitivo per piccole imperfezioni.
  3. si applica la finitura dopo aver carteggiato con tela a grana fine.
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  • Multifunzionale - Sgabello basso con coperchio, non solo per sedersi come sgabello per bambini o per essere indossato, ma anche con vano portaoggetti, base dei piedi per garantire un utilizzo sicuro e affidabile.
  • Design: uno sgabello da casa moderno realizzato in legno massello con tessuto in colori eleganti e classici per adattarsi a qualsiasi ambiente di arredamento, stile elegante e alla moda, ufficio, soggiorno, camera da letto, camerette per studio o qualsiasi altro ambiente.
  • Materiali - Tessuto realizzato in tessuto di cotone ecologico ad alta densità, sedile imbottito resistente traspirante e resistente all'abrasione, 4 gambe di sgabello per medicazione stabili con 3 viti.
  • Dimensioni: 32 cm x 36 cm (diametro x altezza), carico massimo di 90 kg.
  • Consegna Veloce - Il nostro articolo ti arriverà in modo sicuro in una scatola ben confezionata. In caso di domande prima e dopo l'acquisto, non esitate a contattarci, faremo del nostro meglio per aiutarvi.
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  • 🪑Dimensione complessiva: 81-83 cm, altezza seduta: 44-47 cm; Dimensioni dettagliate vedi la seconda foto, si ricorda che tutte le misure sono manuali con un'eventuale deviazione di 1-3 cm
  • 🪑Sedile finitura opaca con cuscino in similpelle, comfort extra ma facile da pulire;
  • 🪑Solide gambe in legno massicce antiurto, bello e robusto, I cuscinetti antiscivolo in feltro sulla pianta dei piedi proteggono il pavimento;
  • 🪑Design classico, adatto per l'uso come sedia da sala da pranzo, sedia da soggiorno, sedia da camera da letto, sedia da sala conferenze, sedia da reception, etc;
  • 🪑Per problemi di qualità, verrà fornita la sostituzione gratuita dopo aver ricevuto la conferma dell'immagine;

Relazioni non finanziarie: più facili per chi fa a mano

Editoriale tratto da Far da sé n.450 di Maggio 2015

Autore: Nicla de Carolis

Su direttiva dell’Unione Europea, d’ora in avanti, le grandi società devono unire al bilancio e alla relativa relazione finanziaria anche una relazione non finanziaria. L’obiettivo è migliorare la trasparenza delle grandi imprese sui temi di ambiente, politiche sociali e legate ai dipendenti, diritti umani e anti-corruzione. Questi dati dovrebbero avere rilevanza sempre maggiore per gli analisti finanziari. La sensazione però è che conciliare produttività e azioni di filantropia e sostenibilità ambientale sia, per molti imprenditori e manager, qualcosa di poco sentito, qualcosa di messo insieme frettolosamente e con fatica per essere formalmente a posto. Al contrario poi ci sono imprenditori come Brunello Cuccinelli, re della manifattura di capi artigianali in cachemire, che ha restaurato con rispettoso amore Solomeo, un borgo abbandonato, oggi splendida sede della sua azienda (dei cui utili rende partecipi i dipendenti) in cui ha creato anche una scuola di arti e mestieri, per formare i giovani, e un teatro. Imprenditori come Diego della Valle, l’inventore delle scarpe con i “gommini” e proprietario di altri marchi dell’abbigliamento di lusso, tutto rigorosamente fatto in maniera artigianale, che riserva ai suoi dipendenti trattamenti speciali, bonus in denaro, copertura dell’acquisto dei libri scolastici dei figli e di cure mediche specialistiche anche per i familiari, luogo di lavoro in begli stabilimenti, palestra e asilo per i figli. E che lungo i corridoi della sua sede espone con orgoglio gigantografie di mani al lavoro nelle varie fasi della produzioni delle scarpe perché dice “… dà valore al gesto, a quel che sembra routine e invece è genio artigianale, know how che si tramanda da generazioni”. Della Valle, in più, ha destinato 25 milioni di euro per il restauro del Colosseo. Ad oggi si possono già vedere le arcate dei prospetti Nord e Sud dove il colore originario è stato riportato in vita, pietra dopo pietra, con una delicata nebulizzazione di acqua e tanto lavoro di mani esperte che hanno spazzolato, levigato, rifinito, tanto da far riemergere, scoperta eccezionale, i numeri rossi che contrassegnavano gli ingressi per i ben 50.000 spettatori di allora (bello il filmato che mostra le varie fasi, link qui a lato). “Bisogna che ognuno adotti un pezzo di territorio… tutti quelli che hanno avuto fortuna e bravura, e hanno un po’ più degli altri…”, così dice il re dei mocassini. Questi due imprenditori, ma potrei citarne altri, non sono finanzieri, non sono gente abituata a far denaro con il denaro, sono persone molto attaccate alla concretezza, alle loro radici e il fatto a mano, secondo la migliore tradizione del Made in Italy, è la loro bandiera. Imprenditori del nostro amato fare che, senza bisogno delle indicazioni da parte dell’Unione Europea, con naturalezza e con sentimento, non per avere qualcosa da scrivere sulla relazione non finanziaria da allegare al bilancio, realizzano cose sostenibili e per il bene della collettività.

Carrello portaminuterie fai da te

Un pratico carrello portaminuterie è facilmente realizzabile utilizzando materiali di recupero

Progetto inviato dal nostro lettore Oscar

“Ci serviva un carrello portaminuterie varie, quindi abbiamo deciso di costruircelo e come è nostra consuetudine cercando di riciclare il più possibile materiali di recupero che avevamo a disposizione. Per prima cosa abbiamo realizzato la base, piuttosto robusta, con inserite quattro bussole filettate ai lati, dove andranno avvitate le rotelline e le barre filettate che serviranno a bloccare le cassette di plastica, concluso le saldature abbiamo verniciato il telaio, previa applicazione di primer, di seguito ritagliato i distanziali da interporre alle cassette ex frutta ed infine ritagliato dei pannelli in mdf a misura, da appoggiare al fondo delle cassette per irrobustire quest’ultime, ed infine assemblato il tutto. Nelle cassette alla base, più robuste rispetto a quelle in alto, abbiamo riposto scatole di viteria più pesanti e man mano risalendo quelle più leggere.

Carrello portaminuterie fai da te

VASAGLE LRC78X - Carrello di servizio a 3 livelli, in stile rustico, con ripiano in legno, ruote, per cucina e soggiorno, vintage
  • Durevole e stabile: truciolato di classe E1 e durevole con venature del legno; resistente all'acqua e all'usura; il telaio metallico spesso lo rende abbastanza robusto per libri, riviste, computer, ecc
  • Aspetto classico: lo stile industriale sobrio crea un look attraente e moderno; si adatta bene a tutte le tendenze della decorazione della casa
  • Grande capacità di stoccaggio: il carrello funzionale a 3 livelli offre un ampio spazio di archiviazione risparmiando spazio sul pavimento; è un'ottima soluzione di archiviazione per una piccola cucina
  • Tutto per la vostra comodità: Con le ruote è facile andare ovunque con questo carrello. Se vuoi il resto immobile, devi solo assemblarei piedini regolabili
  • Cestino flessibile: puoi conservare tutto! Dal libro ai piatti organizzati e a portata di mano, perfetto per la cucina, il soggiorno e la camera da letto
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  • Produzione 100% italia

Un verde fasullo

Editoriale tratto da In Giardino n.51 di Aprile-Maggio 2015

Autore: Nicla de Carolis

Non possiamo nascondere che ci avevano incuriosito le facciate verdi di Patrick Blanc, il botanico francese, considerato l’inventore dei giardini verticali, installati sulle facciate dei palazzi con lo scopo di coibentare termicamente e acusticmente l’edifico, migliorandone l’estetica e migliorando anche la qualità dell’aria. Ma poi, vista dal vivo, una parete verde (povere piantine senza terra, alimentate a flebo) nulla ha a che fare con la bellezza e la perfezione della natura. Dopo tutti gli scempi che sono stati fatti, dopo il fallimento della difesa delle foreste e la presa di coscienza che questa corsa a uno sviluppo infinito ha portato a gravi conseguenze ambientali, sembra che un vento di ecocompatibilità, inteso purtroppo solo come moda e non come vero impegno, sia diventato una garanzia di attualità e correttezza in tutti i settori e anche in architettura. “Si arriva al paradosso d’insulse facciate vegetali che coprono un’architettura banale, priva di interesse. Da circa 20 anni si parla di serre verticali o altro ciarpame falsamente ecologico”. Così scrive, in maniera coraggiosamente controcorrente, l’archistar Massimiliano Fuksas. Grande perplessità suscita anche l’ultimo progetto architettonico con finalità ecologiche, il “Bosco Verticale” di Stefano Boeri, una costruzione, nel quartiere Porta Nuova di Milano, premiata nel 2014 come grattacielo più bello del mondo. Formata da due torri residenziali di 80 e 112 metri di altezza (19 e 27 piani, 113 residenze totali), è in grado di ospitare 800 alberi fra i tre e i nove metri di altezza, 11mila fra perenni e tappezzanti, 5000 arbusti, per un totale di oltre 100 specie diverse. è un’opera costata molto in termini sia di denaro sia di progettazione; basti pensare agli alberi ad alto fusto coltivati in vivaio, trasportati via strada, imbragati, sollevati con le gru e piazzati in speciali vasche sui balconi. Poi c’è tutto il discorso di irrigazione, potatura, revisioni periodiche che sono curati dalla gestione del condominio, chissà a che prezzo… Senza contare i guasti degli impianti domotici e la sostituzione degli alberi che, costretti innaturalmente in queste vasche, non possono godere a lungo di buona salute. Sicuramente l’opera di Boeri, apprezzabile per la sua originalità e riuscita commercialmente (pur in tempo di crisi pare che molti appartamenti siano stati venduti a prezzi piuttosto alti), fa porre almeno due domande: quanto l’opera ha reso Milano più verde all’insegna della biodiversità (questo il suo obiettivo) e, soprattutto, il gioco vale la candela? Ad oggi, vedendo dal vivo i due edifici, inseriti nell’anonimo e incomprensibile contesto di altri grattacieli ed edifici residenziali in buona parte deserti, quello che dovrebbe essere il bosco si percepisce appena e sembra che molte delle piante siano morte o sofferenti. Forse per riqualificare e avere un bosco nell’area di Porta Nuova sarebbe bastato non costruire, portare terra buona e piantare alberi.

Le modeste erbe dell’orto a più mali danno conforto

Editoriale tratto da In Giardino n.50 di Febbraio-Marzo 2015

Autore: Nicla de Carolis

… è un vecchio detto popolare che sembra ritornare in auge perché tante sono le iniziative private e comunali volte a riqualificare e recuperare anche gli spazi cittadini trasformandoli in orti con benefici per la bellezza del territorio, ma soprattutto per la salute dei cittadini. A Milano, per esempio, si sono appena chiuse le iscrizioni al bando di concorso dal tema “idee per la progettazione di orti urbani su lastrici solari e terrazzi di edifici in Milano”. L’efficace video che promuove il progetto mostra immagini di parti della città trasandate e sporche che potrebbero essere riqualificate proprio trasformandole in orti con un doppio obiettivo: migliorarne l’aspetto estetico e anche l’anima. Un tempo Milano era città di orti e giardini come l’orto di Brera o il convento delle Visitandine, ambedue in pieno centro e tutt’oggi ben curati, ma il cemento ha inghiottito quasi tutto il suo verde come i suoi canali scomparsi sotto le strade. Per fortuna l’anima orticola dei cittadini non è mai scomparsa del tutto e forse tra i milanesi attecchirà questa piccola pacifica rivoluzione che vuole coniugare cultura e coltura. Un progetto semplice con obiettivi importanti e raggiungibili: migliorare l’estetica della città e farla ri-amare, migliorare la qualità dell’aria, incrementare le prestazioni termiche degli edifici senza la necessità di costosi impianti, realizzare un’autentica spesa a km zero, creare nuove relazioni fra cittadini e soprattutto abbattere il logorio della vita cittadina e i sempre più frequenti disagi psicologici attraverso un ritrovato contatto con la terra e con i suoi vitali frutti. La terapia sembra collaudata e sicura, più della psicanalisi: basti pensare che non si è mai sentito parlare di contadini stressati o depressi … Nel servizio da pagina 8 possiamo cominciare a intuire il benessere che questi spazi verdi procurano. Le belle immagini dell’Orto Botanico di Padova, nato nel 1545, come “giardino dei semplici” per la coltivazione di piante medicinali, ci porteranno in un’atmosfera idilliaca. La sua forma, un quadrato inscritto in un cerchio, rimandava all’ideale dell’hortus conclusus, nell’arte simbolo di luogo paradisiaco!

Ritorno all’eurythmia

Editoriale tratto da Rifare Casa n.38 di Marzo-Aprile 2015

Autore: Nicla de Carolis

Gli obiettivi principali che ciascuno di noi si pone quando costruisce o ristruttura la propria abitazione credo siano due: comfort ed estetica. Questo da sempre, basti pensare all’architetto ante litteram, punto di riferimento ancora oggi per gli esperti della materia, Marco Vitruvio Pollione, architetto e ingegnere romano del primo secolo a.C. che, nella suo trattato in latino De Architectura, già diceva: “In tutte queste cose che si hanno da fare devesi avere per scopo la solidità, l’utilità, e la bellezza” inserendo anche “la solidità”, cosa per noi superata, diciamo quasi sempre, con l’introduzione del cemento armato. Nel trattato di Vitruvio si legge che l’architettura è imitazione della natura, l’edificio deve inserirsi armoniosamente nell’ambiente naturale. L’architetto deve possedere una vasta cultura generale, anche filosofica, oltre alla conoscenza dell’acustica per la costruzione di teatri ed edifici simili, dell’ottica per l’illuminazione degli edifici, della medicina per l’igiene delle aree edificabili. Purtroppo, soprattuto dalla seconda metà del ventesimo secolo, tutte queste indicazioni, più che mai valide, sono state disattese e abbiamo toccato il fondo con l’orripilante quanto scadente cementificazione selvaggia degli anni ‘60. Sembrava ormai perso e irraggiungibile l’affascinante concetto di eurythmia dell’edificio, citato da Vitruvio, ovvero quella bellezza dell’insieme, che risulta dal perfetto accordo delle parti, e quell’armonia della costruzione, che deve creare il benessere delle persone che ci abitano. Ma, sfogliando le pagine di questo numero, prima con le ristrutturazioni raffinate e al tempo stesso ricche di tutto il meglio che offre l’innovazione in fatto di ecologico comfort abitativo, e poi con gli approfondimenti sulle novità più interessanti ed evolute nel settore dell’edilizia, ritroviamo gli ingredienti e la linea di pensiero per un ritorno a una moderna eurythmia delle nostre abitazioni.

Expo 2015: architettura, suolo e cibo

Editoriale tratto da Rifare Casa n.37 di Gennaio-Febbraio 2015

Autore: Nicla de Carolis

Siamo tutti pronti per l’Esposizione Universale 2015 con tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita” che si svolgerà a Milano da maggio ad ottobre. Come ospite dell’evento la città di Milano è impegnata, oltre che nella realizzazione di nuove importanti infrastrutture che rendano più facili gli spostamenti, anche nella costruzione di un’area dedicata, il Sito di Expo 2015 a Nord-Ovest di Milano. Per questo insediamento i progettisti di fama mondiale hanno riproposto l’antica struttura urbanistica delle città romane, un reticolo ortogonale, i cui due assi principali sono costituiti dal Cardo e dal Decumano. Queste due vie che si incrociano saranno coperte da un sistema di tende di circa 80.000 metri quadrati, retto da 420 pali alti 12 metri con un diametro di 38 centimetri, per un peso complessivo di circa 2,5-3 milioni di chilogrammi. La curiosità di vedere queste e le altre faraoniche architetture del sito EXPO 2015 è tanta, ma si fa un po’ fatica a pensare che queste strutture in pali e teli potranno essere apprezzate nel tempo, se non come i resti della civiltà romana, almeno come la tour Eiffel, anch’essa costruita per un’Esposizione universale, quella del 1889, e rimasta tutt’ora il monumento più famoso di Parigi e più visitato al mondo. La cosa che però lascia più perplessi è la contraddizione tra il tema “Nutrire il pianeta” e l’avere sottratto irrimendiabilmente oltre 1.000 ettari di terreni agricoli fertili per realizzare altre costruzioni. “Ogni ettaro sottratto all’agricoltura, in quest’area, comporta il venir meno della capacità di produrre cibo per soddisfare l’esigenza di sei persone” spiega il professor Paolo Pileri, docente del Politecnico di Milano e continua: “A ciò si aggiunge, anche, un danno economico: l’impermeabilizzazione dei suoli modifica la capacità del territorio di rispondere agli agenti atmosferici. Il ‘valore’ del drenaggio delle acque realizzato da un ettaro di suolo agricolo o naturale equivale a un costo di 6.500 euro all’anno”. Viene da pensare che forse si poteva scegliere di valorizzare e rendere idonei allo scopo insediamenti già esistenti nella bella Milano, ma forse “l’affare” non sarebbe stato così interessante per quanti hanno rubato e gestito in maniera truffaldina la cosa. Sul sito www.expo2015.org si legge: “Il Sito Espositivo diventerà il luogo inedito di un nuovo incontro tra agricoltura e città, che nutrirà Milano sia nel senso letterale sia in quello intellettuale. Un grande Parco agroalimentare strutturato su una griglia di tracciati ortogonali, circondato da canali d’acqua e punteggiato da grandi architetture paesaggistiche.” Augurandoci che le nostre considerazioni vengano smentite dai fatti, vogliamo ancora sperare che queste parole corrisponderanno, almeno in parte, a verità.

 

Un mobile speciale con funzione sociale

Editoriale tratto da Far da sé n.449 di Aprile 2015

Autore: Nicla de Carolis

L’esigenza di avere un posto comodo e tranquillo dove poter mangiare appoggiando il cibo si è posta per l’uomo sin dalle età più remote: così i primi tavoli furono semplici piani orizzontali. Soprattutto nella cultura contadina, era dove si svolgeva la maggior parte della vita e dove si mangiava. Ancor oggi quasi per tutte le famiglie il tavolo, che sia quello della cucina o quello del soggiorno, è rimasto il mobile più importante della casa. Inizialmente, il tavolo aveva una forma rettangolare lunga e stretta e al posto di capo tavola sedeva il capofamiglia; con l’evolversi delle condizioni sociali, si cominciarono a costruire tavoli quadrati e rotondi, forme ritenute più… democratiche.

Dalla tavola rotonda, al cenacolo cristiano, al mitico tavolo design degli anni ’50 di Eero Saarinen, che si inventò il piedistallo denominato Tulip disegnato per risolvere il problema del bassofondo delle gambe, eliminando la relativa confusione visiva, l’oggetto tavolo ha sempre rivestito un ruolo simbolico di profonda importanza perché è un luogo di incontro, di confronto, di condivisione, di accoglienza, un luogo dove si discute. Tutto ciò ci porta a pensare che la valenza di questo basilare pezzo di arredo non è solo strettamente funzionale, ma anche sociale.

Però, tornando al nostro sano fare, a pagina 44 proponiamo la costruzione, davvero semplice, di un tavolo molto snello e aggraziato, che non può competere con un Tulip, ma che sarà resistente e stabile se seguirete le istruzioni dell’articolo!

…tecnologia e manualità fanno qualità…

Editoriale tratto da Far da sé n.448 di Marzo 2015

Autore: Nicla de Carolis

Così dice Maurizio Riva, sedicente falegname, in realtà imprenditore vivace e di successo e inventore di un nuovo modo di concepire i mobili, che piace molto ai maggiori designer di tutto il mondo. La sua azienda www.riva1920.it infatti costruisce mobili in legni masselli tradizionali, ma anche molto speciali: dal cedro al kauri millenario (proveniente dalla Nuova Zelanda) alle vecchie briccole di Venezia (i pali di quercia che servono per indicare le vie d’acqua). Mobili fatti per durare, come quelli di una volta, seguendo tecniche e finiture della migliore tradizione artigianale. Ma, accanto a questo sapiente lavoro manuale, ci sono evolutissime e altrettanto affascinanti macchine a controllo numerico che magicamente riescono a scolpire nel legno oggetti belli da usare e da toccare, che assomigliano molto a opere d’arte e che sono ormai diventati degli oggetti di culto presenti negli ambienti più lussosi. Un altro esempio stupefacente della capacità tutta italiana di saper mettere a frutto la manualità artigianal-artistica che ci viene dal passato con la tecnologia più avanzata è il laboratorio Salvi di Piasco in Valle Varaita – Piemonte, il più prestigioso produttore di arpe al mondo. Una realtà incredibile in cui le competenze sono tante e ai massimi livelli: la scelta dei legni, la lavorazione di ogni singolo dettaglio, le calibrature diverse degli spessori della tavola armonica e del suo guscio (appunto con precisissime macchine a controllo numerico), la decorazione, l’intarsio, l’accordatura. Assolutamente da vedere le fasi delle lavorazioni che si alternano: da quelle totalmente manuali a quelle supertecnologiche, con la realizzazione di disegni in 3D che guidano le sofisticate e precisissime frese. Ogni arpa è un’opera unica, intarsiata e dorata a mano, uno strumento prezioso e perfetto, di oltre duemila pezzi ottenuti e assemblati in quasi sei mesi di lavoro che alterna tecnologia e manualità. Per avvicinarci al mondo della più evoluta lavorazione del legno che unisce il meglio del passato e il meglio del presente abbiamo realizzato un reportage nello stabilimento di RIVA 1920 (da pag 4) che ci fa entrare in questa meravigliosa realtà facendocene scoprire i segreti.