Soluzioni di qualità e in continua evoluzione per avere cura di ogni giardino rispettando il bene più prezioso: l’acqua.
Tutti gli articoli della linea garden di IPIERRE SYSTEM S.r.l., per la cura e l’irrigazione dei giardini, sono realizzati con meticolosa cura dei particolari, partendo dalla selezione delle migliori materie prime e controllando costantemente i processi produttivi per arrivare all’eccellenza del risultato finale.
La serie hydro di IPIERRE SYSTEM S.r.l. comprende accessori idraulici per tutte le esigenze come: dispenser, cannucce rompigetto, aeratori, griglie, tappi, filtri, miscelatori, docce, soffioni, rubinetti, valvole a sfera, ricambi. raccorderie per lavatrici e lavastoviglie.
Chi avrebbe previsto, negli anni sessanta, che dalla piccola azienda di Bassano del Grappa sarebbe iniziata una attività in costante aumento che avrebbe portato all’attuale Di Martino Spa? Da piu’ di 40 anni infatti, l’azienda centra i propri obiettivi dimostrando di essere la piu’ completa ed evoluta del panorama europeo nel campo dell’irrorazione e di altri prodotti in plastica per il giardino e il bricolage.
La piccola “Di Martino” è diventata oggi una grande realtà industriale italiana strutturata ed organizzata, con una qualificata identità riconosciuta a livello internazionale.
Le macchine, le strutture, le persone hanno seguito una costante evoluzione nel corso degli anni, ed il know-how acquisito si traduce in prodotti che nascono entro sistemi certificati e grazie all’impiego di sofisticatissime tecnologie che rispettano l’ambiente.
Di Martino nasce come irrorazione per la casa ed il giardino: dal vaporizzatore alla pompa a spalla, dal piccolo sprayer al solforatore a zaino, Di Martino è maestro nel produrre ogni apparecchio manuale adatto a irrorare e spargere polveri.
La vastità di gamma offre al cliente la possibilità di scegliere una linea fortemente identificabile per caratteristiche tecniche, riconoscibilità e posizionamento sul mercato. La molteplicità dei modelli soddisfa sia le esigenze dell’obbista che quelle dell’ulitlizzatore professionale.
Con il marchio Toolbox Di Martino offre cassette per attrezzi, portaminuterie e cassettiere particolarmente robuste e con design accattivante.
Ultimi nati i vasi per piante di Pottery Collection che mantengono solo le migliori caratteristiche della terracotta italiana e aggiungono pregi di maggiore leggerezza, solidità e resistenza agli agenti atmosferici.
Pale, spazzaneve, serre da balcone e molti altri sono gli articoli che Di Martino vende nel mondo, tutti funzionali, presentati con un pack parlante e garantiti. Tutti nati per soddisfare le esigenze dell’utilizzatore.
“A misura d’uomo”: per te che ami il giardino, ami il tempo libero, coltivi i tuoi hobby!
Costruiamo un telaio rustico per rialzare da terra le doghe che reggono il materasso: le robuste tavole e i tacchi di legno che compongono i pallet sono un buon materiale a basso costo da cui ricavare gli elementi necessari per la realizzazione di un letto con bancali stile letto giapponese.
Le pedane di legno utilizzate per i trasporti sono tra i manufatti più facili da reperire: talvolta gratis, abbandonati sul retro di magazzini all’ingrosso perché hanno qualche parte mancante, altre volte acquistabili a pochi euro da chi ne ha in eccesso.
La difficoltà sta nel reperire bancali che non siano stati esposti a lungo alla pioggia, ingrigiti e indeboliti; quasi sempre, comunque, è necessaria una carteggiatura per eliminare la patina di sporco e di invecchiamento, ma il materiale che se ne ricava è ottimo per molti scopi, separando le parti o utilizzando i pallet quasi tali e quali sono. Con pochissimo lavoro possiamo ottenere la struttura di appoggio per un materasso matrimoniale: il letto di bancali proposto è una struttura molto essenziale, ma può essere migliorata verniciandola, mettendo ruote o strisce di feltro sotto i tacchi, modanando le tavole della testiera.
Materiali per la costruzione di un letto con bancali
Tavole da bancali, possibilmente lunghe 2 metri, e relativi tacchi distanziatori (il tutto può essere lasciato allo stato grezzo oppure piallato e rifinito con vernici per legno o smalti); chiodi e colla.
Fermare la rete
In un letto fatto con bancali è importante stabilizzare la rete a doghe in modo che non si verifichino spostamenti sul telaio. Si possono adottare diversi sistemi, sfruttando i rinforzi angolari predisposti per eventuali gambe: nel foro centrale dei rinforzi si possono inserire quattro tacchetti da fissare alla parte inferiore cosicché si incastrino negli angoli interni del telaio e impediscano spostamenti, ma permettano, all’occorrenza di asportare la rete semplicemente sollevandola.
Letto di bancali con incastri a coda di rondine
Per realizzare il maschio, tracciamo due linee parallele a 10 mm dai lati lunghi della tavola, lunghe 50 mm e uniamole con una tracciatura perpendicolare; i lati obliqui della sagoma a tronco di piramide rientrano di 10 mm per parte rispetto alla base.
Asportiamo le porzioni di legno esterne alla tracciatura con il seghetto alternativo, tenendoci 1-2 mm di margine per poter regolarizzare il taglio ed effettuare correzioni.
Appoggiamo la tavola maschiata sulla tavola concorrente, controlliamo che le due tavole siano allineate e in squadra e riportiamo i contorni del maschio.
Ripetiamo il taglio, questa volta tenendoci leggermente all’interno per non rischiare di aprire una sede troppo lasca.
Levighiamo e proviamo l’incastro, correggendo i bordi fino a quando l’unione tra maschio e femmina non avviene con un minimo di forzatura.
La coda di rondine per il letto pallet
La particolare resistenza di questo incastro deriva dalla forma del dente che unisce le parti con un sottosquadro, quindi può accettare movimenti solo nel senso perpendicolare alla lunghezza della coda di rondine. In questo caso è utilizzato un unico accoppiamento maschio-femmina per unire due tavole ortogonali sullo stesso piano, ma di solito la coda di rondine è un incastro multiplo, oggi utilizzato principalmente nei mobili artigianali, in special modo per unire i fianchi dei cassetti al frontalino.
Infatti, questo incastro può essere aperto solo lateralmente, la forma dei denti impedisce qualsiasi movimento della parte più sollecitata, ovvero quella sottoposta a trazione in fase di apertura. Richiede una precisione elevata e, per realizzare la sequenza di denti e cave, si utilizzano speciali maschere; la sagoma a trapezio dev’essere proporzionata, alta da 1/3 a 1/6 dello spessore della costa.
Letto bancali rilazato da terra
Tempo richiesto: 3 ore
Predisporre i tacchi
Verifichiamo che i tacchi occorrenti abbiano tutti la stessa altezza e che la larghezza sia uguale a quella delle tavole da utilizzare. Due di questi vanno disposti al centro delle tavole laterali, in linea con esse; gli altri quattro vanno agli angoli, ma in linea con le tavole corte.
Stendere la colla e inchiodare
Stendiamo la colla sulla superficie di contatto, realizziamo l’unione e stabilizziamola con alcuni chiodini.
Procedere anche per gli angoli
Allo stesso modo procediamo negli angoli, badando di allineare bene i tacchi e le tavole.
Montare il telaio creato in precedenza
Montiamo sul rialzo il telaio realizzato in precedenza: qui utilizziamo tacchi di larghezza ridotta e posizionati più all’interno, in modo che il telaio appaia come sospeso sul rialzo.
Installare la testiera
Tre tavole sovrapposte, unite sul retro da tre listelli e collegate alla struttura tramite squadrette metalliche, costituiscono la semplice testiera del letto.
Il levastivali, detto anche cavastivali è un accessorio utilissimo soprattutto in campagna, costruito a regola d’arte per durare negli anni
Questo è il periodo dell’anno in cui sono più probabili ed abbondanti le precipitazioni e di conseguenza più frequente l’uso degli stivali che, data la temperatura, vengono indossati sopra calze e calzettoni. Facile calzarli dato che il nostro peso facilita l’entrata del piede dentro lo stivale. Spesso assai più difficile uscirne e non per nulla, infatti, i cavastivali sono nati contemporaneamente, o quasi, alla calzatura (i nobili non usavano cavastivali: c’erano i valletti che glieli toglievano).
Il cavastivali più semplice è costituito da un incavo aperto nella soglia lasciata sporgere un po’ in avanti. Nel corso dei secoli l’attrezzo è stato realizzato anche di legno, corno, metallo ecc, tanto fisso accanto alle porte, quanto mobile per poterlo spostare da un locale all’altro; ma difficilmente il cavastivali ha ricevuto l’attenzione estetica destinata ad altri accessori come i calzanti e le spazzole, spesso dotati i primi di elaborate impugnature scolpite e le seconde di dorsi impreziositi da intarsi di avorio o metalli preziosi.
Quello che presentiamo in queste pagine, prodotto da una ben attrezzata ditta artigianale del Monferrato, riesce a non separare la praticità da una sobria eleganza dovuta alle sue linee pulite e razionali. Caratteristica principale è quella di essere abbastanza leggero da poter essere facilmente ripiegato e spostato dove occorre, pur garantendo un’ottima stabilità durante l’uso.
Naturalmente un oggetto de genere può essere costruito con altri materiali, magari di recupero, non escluso il legno e con altre soluzioni d’assemblaggio; lanciamo il classico “sasso nello stagno” e attendiamo nei prossimi mesi le interpretazioni realizzative dei lettori, sempre geniali e sorprendenti.
Tubi e ferro piatto per la struttura del levastivali
Una doppia morsa parallela e scorrevole sul banco permette di allineare con la dovuta precisione i pezzi da lavorare. Qui le traverse (i fori sono fustellati e non trapanati) così da inserirvi gli stanti dell’impugnatura (tubi senza saldatura Ø 22 mm) e mantenerli in posizione durante la saldatura (anche della traversa inferiore). I manici vengono curvati a freddo.
Lavorazioni di pregio
Durante la saldatura i tubi e le traverse vengono tenuti perfettamente orizzontali con distanziali calibrati di vario spessore.
La doppia piegatura a C o ad U destinata ad irrigidire i bordi, difficilissima da realizzare per chi fa da sé, richiede solo uno o due passaggi sulla potente piegalamiera a ghigliottina che può montare accessori in grado di realizzare con rapida precisione canali più o meno larghi.
Una macchina analoga è la fustellatrice che con punzoni e matrici in dotazione esegue con la massima precisione fori circolari di vari diametri, ma può essere attrezzata con punzoni e matrici autocostruiti per l’apertura della finestra a forma di pera.
L’uso di sofisticate macchine utensili garantisce che i vari pezzi si combinino con precisione al termine delle operazioni.
All’interno delle pieghe laterali della pedana è saldato il dado in cui si avvitano i pomelli che la vincolano alla struttura portante. In alternativa si potrebbe usare una barra passante bloccata esternamente con dadi a cupola o autobloccanti.
Una canna fumaria inutilizzata che attraversa il primo piano dà la possibilità di installare una stufa a legna con solo un piccolo intervento sulla muratura
Il vecchio foro col tappo indica la presenza di una canna fumaria; tuttavia questo non significa che essa sia libera e funzionante, soprattutto nelle costruzioni storiche.
Il desiderio di avere un focolare a legna in casa entra in conflitto con la necessità di scaricare i fumi attraverso il comignolo e quindi di dover intercettare la canna fumaria. Le possibili alternative consistono nel costruire una canna fumaria esterna, con deleterie conseguenze sull’estetica della casa, o realizzare una falsa colonna interna entro cui celare un tubo di acciaio inox, opzione che porterebbe un notevole lavoro di demolizione su solai e tetto. Situazione favorevole
Chi è fortunato riesce in qualche caso a sfruttare le vecchie canne fumarie nascoste nelle pareti delle case d’epoca; talvolta basta osservare il tetto per individuarle. Nel nostro caso ce n’era una proveniente dal piano terra, non più utilizzata da anni. L’attraversamento del piano non aveva, però, alcuna imboccatura disponibile per cui è stato aperto un nuovo passaggio. Questa operazione è stata eseguita solo dopo la sigillatura definitiva dell’imbocco al piano inferiore. L’utilizzo contemporaneo di due o più ingressi in una singola canna fumaria, infatti, è estremamente pericoloso dato che ci possono essere ritorni di fumo attraverso le stufe e ristagni di monossido di carbonio, il killer silenzioso, nelle stanze.
La canna fumaria di mattoni pieni è stata ispezionata, per controllarne lo stato, attraverso il comignolo; quindi si sono rilevate le misure della stufa e dei tubi di scarico per calcolare con precisione la posizione del foro.
Messa mano a martello e scalpello si è proceduto all’apertura di un foro di diametro corrispondente al tubo di scarico. Il muro, particolarmente spesso, ha richiesto l’installazione di un tronchetto d’acciaio inox per raggiungere la cavità del camino. Il tubo è stato murato alle estremità per garantire la tenuta stagna dell’innesto.
Come intercettare la canna fumaria
Individuata la canna fumaria, si tolgono intonaco e mattoni in un cerchio corrispondente al diametro dello scarico
fino a poter inserire un tronchetto inox.
Si mura il tronchetto d’acciaio con cemento a pronta presa sia all’esterno sia all’interno per favorire il deflusso dei fumi.
Una volta essiccato il cemento, lo si ritocca con il colore della parete e si procede al montaggio del tubo fumi, innestando prima la curva sulla parte verticale e poi avvicinando la stufa al muro.
Con un occhio di riguardo all’estetica si copre con un rosone decorativo l’imbocco a muro in modo da nascondere le inevitabili irregolarità della ricostruzione.
Canna fumaria in acciaio inox
Un’alternativa alla demolizione e rifacimento delle vecchie canne fumarie è la ricostruzione dall’interno inserendo nel vano esistente un tubo di acciaio inox attraverso il comignolo. Premessa indispensabile è di essere di fronte ad una canna fumaria rettilinea e di diametro sufficiente. La nuova canna si compone durante l’inserimento serrando bene le fascette. Si procede fino ad arrivare di fronte al foro di ingresso attraverso il quale si installa il “T”. Una volta sigillato il foro nel muro si può riempire l’intercapedine tra canna d’acciaio e muratura con vermiculite o argilla espansa con la funzione di isolante per migliorare il tiraggio e diminuire la formazione di condensa.
I tubi inox sono reperibili in lunghezze di 100, 50 e 25 cm e in diametri fino a 40 cm.
L’innesto a “T” permette di collegare alla base della canna fumaria una cassetta di raccolta incombusti.
Tra gli accessori, utilissima è la cassetta di raccolta incombusti con sportello di ispezione per la rimozione della fuliggine.
Strategie e strutture per limitare la propagazione dei rumori provocati da vasche da bagno e piatti doccia
Insonorizzare la doccia è un’operazione necessaria, sorapttutto nei casi in cui vi siamo altre persone che condividono i nostri ambienti. Ascoltiamo spesso eminenti studiosi profetizzare un futuro afflitto da guerre per l’acqua. In molti condomini la guerra per l’acqua è già in atto: si sentono spesso lamentele per la potabile che non arriva ai piani alti, ma anche per il rumore prodotto dell’acqua nella doccia e nei bagni e che il vicino non tollera soprattutto di notte.
Il problema è dato dallo scroscio dell’acqua e da altri rumori come la saponetta che cade, ecc, che si trasmettono facilmente attraverso la struttura del palazzo.
La tecnica di appoggiare solidamente i sanitari al pavimento e di riempire lo spazio sotto la vasca con calce e mattoni per evitare il rimbombo non fa che migliorare la trasmissione dei suoni e peggiorare la situazione.
Fortunatamente esistono tecniche valide per insonorizzare la doccia e insonorizzare la vasca, studiate per isolare i sanitari tramite telai, piedini d’appoggio elastici, nastri fonoassorbenti e gusci di polistirolo con i quali aiutare la diplomazia condominiale, ma che si rivelano utili alla libertà di tutti anche in costruzioni monofamiliari.
Cosa non si deve fare
La tecnica più usata per il montaggio dei piatti doccia consiste nel preparare una cornice e vari punti di appoggio intermedi con mattoni o blocchetti, poi coprirli con malta di calce con la quale livellare il piano doccia.
Il sistema è valido sotto il profilo della stabilità ed economicità, ma inidoneo sotto quello della silenziosità; le onde sonore, provocate anche soltanto dalla caduta dell’acqua si propagano benissimo attraverso gli appoggi solidali col solaio che diventa una cassa di risonanza estremamente fastidiosa.
Cosa invece bisogna fare per insonorizzare la doccia
La trasmissione dei rumori si impedisce incollando un isolante acustico espanso sulle pareti e nella parte inferiore del piatto doccia.
ll piatto doccia si installa su un telaio di metallo che appoggia a terra tramite una serie di piedini antirumore regolabili.
Per attenuare il rimbombo nel nostro bagno si applicano sotto il piano della doccia degli strati di materiale bituminoso.
Si può livellare il piano della doccia agendo sulla vite di regolazione dei piedini. Serrando il controdado si blocca il telaio nella posizione definitiva.
Una speciale guaina
Nei punti in cui il piatto doccia si appoggia alla parete e al muretto di sostegno perimetrale si incollano delle strisce di materiale espanso che isolano e forniscono un supporto per lo strato di silicone necessario per l’impermeabilizzazione.
Le strisce che servono per interrompere il ponte sonoro con il muretto frontale, si incollano alla parte inferiore della vasca in modo che non penzolino durante il montaggio.
Insonorizzare la vasca da bagno con il cartongesso
Anziché riempire lo spazio tra vasca e pavimento con calce e mattoni per diminuire il rimbombo, si può installare un supporto per vasche di polistirolo che ha la duplice funzione di isolante acustico e termico.
Dopo aver tagliato alcune costolature per far spazio agli scarichi, si spalma l’adesivo di montaggio sulla parte inferiore del portavasca. In questo modo si evita di rovinare i pavimenti già esistenti durante l’installazione.
L’installazione su pavimenti già esistenti non pone difficoltà di livellamento e piccole compensazioni possono essere eseguite con leggeri sovraspessori di adesivo.
La forma del guscio di polistirolo non permette l’accesso diretto allo scarico, che va installato nella giusta posizione prima dell’inserimento della vasca. Il collegamento finale avviene avvitando la griglia alla parte inferiore della piletta.
Dispositivi per un bagno silenzioso
Sanitari sospesi: I sanitari a parete sono fissati con grossi tasselli alla muratura oppure sospesi su un telaio metallico nei montaggi su cartongesso. Non essendo appoggiati a terra non trasmettono le vibrazioni sonore alla struttura dell’edificio; analogamente le tubazioni di scarico, che passano nell’intercapedine della parete, restano silenziose anche quando scorre lo sciacquone.
Le cassette di cacciata sono molto difficili da silenziare. La maggiore rumorosità si avverte quando il galleggiante comincia a strozzare il flusso d’acqua. La strategia per eliminare il noioso inconveniente è volta a mantenere aperta la valvola fino alla fine per poi chiuderla di colpo a livello raggiunto. Molto ingegnoso è il galleggiante a comando magnetico che elimina tutti i leveraggi e meccanismi di rinvio.
Il polipropilene a tre strati ha una buona resistenza agli agenti chimici e all’invecchiamento all’esterno, mentre lo strato interno, più spesso, conferisce resistenza all’urto e fonoassorbenza.
Si tratta di un set di tamponi antivibranti di materiale robusto ed elastico da mettere sotto i piedini di lavatrici, lavastoviglie e vasche per diminuire la trasmissione di vibrazioni.
Il telaio universale consente il montaggio di qualunque tipo di doccia semplicemente accorciando con un seghetto da ferro le aste perimetrali e ricongiungendole con i piedini angolari. Su ciascun supporto sono posti gommini per un appoggio ottimale del piatto doccia.
Trapano – Avvitatore a percussione 18V Litio – EGBL188K
Un trapano/avvitatore potente e ben bilanciato, dotato di 2 velocità meccaniche: velocità 1 per garantire alta coppia ed avvitature sempre accurate (fino a 38Nm di torsione), velocità 2 per maggior velocità e forature più rapide (fino a 1.350 giri/min). La velocità variabile è regolabile tramite apposito interruttore a grilletto, per il massimo controllo da parte dell’utilizzatore.
L’azione a percussione consente di forare su muratura, mentre la batteria al Litio da 18V fornisce la giusta potenza per affrontare la stragrande maggioranza delle applicazioni domestiche e in più hai tutti i vantaggi del Litio: lenta autoscarica e possibilità di ricaricare il prodotto in ogni momento! Fornito in pratica valigetta per riporre trapano ed accessoristica.
Una parete attrezzata con scrivania risolve in modo brillante il problema di un tavolo d’emergenza, sempre pronto all’uso e, quando non serve, si ribalta chiudendo la libreria
Questa scrivania da parete, di cui proponiamo la costruzione è ambientata in un soggiorno o salotto che dir si voglia, per cui la vediamo realizzata in veste elegante con l’uso di lamellare di mogano da 26 mm. È evidente che una scrivania da parete così concepita (un comodo e capiente scaffale solidale con un ripiano su cui scrivere, lavorare, apparecchiare la tavola ecc) può rappresentare una soluzione salvaspazio in ogni locale della casa, dalla mansarda alla cantina, dalla stireria al laboratorio e, in tali sistemazioni, sarebbe inutilmente costoso usare il mogano che può essere rimpiazzato con altri tipi di pannelli: dal lamellare d’abete, al multistrato, al listellare di pioppo. Sconsigliati, per il loro peso e la scarsa tenuta di viti e/o chiodi, il truciolare e l’MDF per la parte “nobile” del mobile, mentre la scaffalatura di sostegno, visibile solo a piano abbassato, accetta l’uso di truciolare bilaminato da 22 e 16 mm, bianco come dal servizio, o del colore preferito.
Progettare una scrivania da parete
Cosa occorre per costruire una scrivania da parete:
Lamellare mogano da 26 mm (vedi testo per le alternative, prima misura lungo vena): un piano (A) di 1300×700 mm; una fascia centrale (B) 100x700mm; uno sportello inferiore (C) 490×700 mm; una gamba mobile (D) 700×695 mm.
Truciolare bilaminato da 22 mm: 2 pareti (E) 1856×250 mm; tetto e 2 basi (F) 700×250 mm.
Truciolare bilaminato da 16 mm: 5 ripiani (G) 656×250 mm.
Masonite laccata bianca da 4 mm: un retro (H) 1900×700 mm.
Chiusura a scrocchetto (J),
2 attacchi a parete (K),
2 piastre (L) ad L 70x70x70 mm;
2 piedini regolabili (M) con attacco a piastra da 100 mm;
Le pareti vengono chiuse fra la base ed il tetto cui vengono incollate e fissate o con spinatura passante o (3) con viti da 60 mm. Spine o viti, comunque, rimangono fuori vista. Il fondo, possibilmente da far tagliare con seghe di precisione che ne garantiscano la perfetta squadratura, viene poi (1) inchiodato sul retro della cornice per irrigidirla e tenerla in quadro (inchiodarlo prima sugli angoli diagonalmente opposti). Cinque sono i pezzi occorrenti (2); nella foto sembra che la base in primo piano sia più larga delle pareti, ma è solo un effetto ottico.
La parte frontale
Le tre parti del frontale: piano (con incernierata la gamba), fascia centrale, sportello, sono complessivamente lunghe 10 mm meno dello scaffale così da poter lasciare sopra la fascia 5 mm per le cerniere del piano e sotto la fascia un uguale spazio per il gioco dello sportello. Le cerniere si fissano con viti Ø 3,5×20 mm.
L’articolazione del ripiano
Si comincia con lo stringere la fascia centrale contro il bordo del piano così da garantire il regolare fissaggio delle due cerniere con viti Ø 3,5×20 mm. Il nodo delle cerniere deve correre esattamente sulla linea di separazione dei due elementi.
Sul retro della fascia centrale si avvitano con viti Ø 4×20 mm due robuste piastre ad L, distanti dai capi 22 mm come lo spessore delle pareti dello scaffale.
Si poggia il piano sopra lo scaffale, esattamente a filo con le pareti e col tetto. Tenendo conto dell’ingombro dello sportello, si abbassa fra le pareti la fascia e la si avvita con viti Ø 4×20 mm, tenendo sempre ben stretto ed allineato il piano durante l’operazione. Il sistema è studiato per offrire, con viti sollecitate di taglio, un sicuro sostegno al peso non indifferente del piano corredato dalla sua gamba.
La gamba trapezioidale
Tracciata sul lamellare la sagoma della gamba, un trapezio isoscele con la base maggiore di 700 mm e quella minore di 100 (nulla vieta di farla un po’ più larga o un po’ più stretta, purché sia esattamente centrata rispetto alla mezzeria del pannello), seguiamo la traccia con la circolare fatta scorrere contro una tavola che faccia da battuta.
Levighiamo accuratamente tutti i bordi della gamba.
Avvitata alla gamba un’ala delle due cerniere, poggiamola in verticale sulla faccia inferiore del piano, esattamente a filo del suo bordo, ed avvitiamo al piano l’altra ala delle due cerniere. A destra il piano sorretto dalla gamba mostra l’accrocchio del catenaccio di fermo.
Gli ultimi fissaggi
Il piano della scrivania da parete, quando non viene usato, si rialza a chiudere la scaffalatura. Per tenerlo in posizione occorre uno scrocchetto robusto, ma facile da aprire e chiudere. Qui uno di ottone massiccio con chiusura a leva, con gli elementi fissati uno sul tetto della scaffalatura e l’altro, come visto prima, sul bordo esterno del piano.
La scaffalatura, ovviamente poggiata al muro, si regge su due sole gambe fissate sotto gli angoli anteriori della base. Tutte le misure indicate valgono per piedini alti 100 mm che lasciano comodo spazio per la pulizia sotto il mobile. Con piedini più alti o più bassi occorre allungare o accorciare la gamba trapezoidale, variando di conseguenza l’altezza del piano. Se si vuole mantenere l’altezza standard di 720 mm bisogna operare sulle misure dei tre pezzi frontali.
Una coppia di lastrine ad L, avvitate sul tetto ed alla parete, completa il montaggio della scaffalatura garantendone la stabilità.
Dei cinque ripiani, uno va fissato con spinatura cieca o tasselli piatti esattamente all’altezza del piano del tavolo, aumentando così la superficie utile. Gli altri ripiani sono sostenuti da reggipiano metallici o di plastica inseriti nelle pareti. La foto mostra un manicotto montato sulla punta Ø 5 mm usato come limitatore di profondità e la foratura eseguita a scaffale montato. Più facile e più preciso aprire le sedi dei reggipiano nelle due pareti prima di chiuderle fra base e tetto.
L’alloggiamento dei ripiani conclude il montaggio della scrivania da parete.
【 Materiale 】- i tavoli e gli sgabelli a parete sono realizzati in legno massello con gambe in metallo, molto durevoli e stabili, resistenti all'abrasione, ai graffi e alla deformazione.
【 Dimensioni 】- Tavolo a muro pieghevole L 60 x P 84 x H 50,5 cm. Il tavolo a muro pieghevole è inoltre dotato di 2 sgabelli pieghevoli, L 30 x P 30 x H 47 cm, che è un tavolo da pranzo ideale per 2 persone.
【 Design pieghevole 】- il tavolino a muro salvaspazio e i 2 sgabelli possono essere ripiegati quando non in uso, il che è molto comodo da usare e non occuperà troppo spazio nella stanza.
【 Montaggio a parete 】- il tavolo pieghevole a muro è facile da montare secondo le istruzioni. Comprese le viti necessarie, nessun costo aggiuntivo aggiuntivo.
【 Multifunzionale 】- il tavolo da parete pieghevole con 2 sgabelli è molto pratico nella tua casa! Può essere utilizzato come doppio tavolo da pranzo, scrivania, tavolino da caffè, tavolo da bar, ecc.
Ampiamente applicazione – Questi supporti pieghevoli sono ideali per molti posti di lavoro fai da te in tutta la casa. Bracci pieghevoli per costruire una panca pieghevole in acciaio è possibile utilizzare sul vostro cortile recinto per sedile aggiuntivo; utilizzare per fare un tavolo pieghevole per la vostra stanza; installato un contatore in il vostro barbecue trailer; costruire un tavolo pieghevole che si piega dal muro, e così via.
Risparmio spazio, le cerniere blocco a 90 gradi. Quando si desidera crollare il tavolo è sufficiente premere il rilascio del braccio. Eccellenti prestazioni ideale per spazi limitati quando si desidera una superficie di lavoro che può essere piegato e fuori del modo. Aiuta a mantenere la stanza organizzato.
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✅ ALTRI TERMINI: Mobili per casa, tavolini bassi, coffe table, magazine storage, tavolo colazione decorativo, comodino, tavolini moderni, scaffale ripiani, tavolino da te quadrato
❗ IMPORTANTE: Legno truciolato robusto / Non è MDF o bambu. Solo per utilizzo interno. Non para utilizzo esterno o all giardino o terrazza. Colore bianco e grigio antracite - Montaggio facile!
Editoriale tratto da Far da sé n.446 di Gennaio 2015
Autore: Carlo De Benedetti
Rubiamo questo mese una citazione da “Monsieur”, una rivista d’élite, lontana come stile e lettori dal nostro più popolare FAR DA SÉ, e una seconda da un autore che è diventato famoso proprio grazie ai suoi studi sull’innovazione e sul lavoro manuale. Franco Cologni (presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte da lui voluta nel 1995 allo scopo di salvaguardare e promuovere il patrimonio dell’artigianato artistico di eccellenza, direttore della rivista “Mestieri d’Arte & Design”, supplemento di “Monsieur”), a proposito degli artigiani e delle loro preziosissime conoscenze, scrive che “trasmettere il saper fare è oggi un’istanza vitale per gli artigiani, affinché una nuova generazione possa affrontare le sfide della contemporaneità” e ribadisce che la sapienza non si costruisce “con l’accumulo di nozioni, ma con la progressiva interiorizzazione di un insegnamento e con la sua messa in pratica quotidiana”. Stefano Micelli (autore del libro Futuro artigiano – l’innovazione nelle mani degli Italiani, Marsilio Editori, premiato nel 2014 con il prestigioso “Compasso d’oro” per aver fornito ragioni economiche e pratiche per rivalutare l’artigianato industriale italiano in un’ottica non nostalgica, ma proiettata verso il futuro), scrive che ciò che dobbiamo inseguire è “il profilo e le caratteristiche dell’artigiano: la sua passione per la qualità del lavoro, il suo desiderio di miglioramento nell’esercizio e nell’approfondimento delle tecniche, il suo radicamento in comunità di pratica socialmente riconosciute”. Parole sante! Noi chiamiamo i far da sé “artigiani del tempo libero” proprio perché hanno una miriade di conoscenze da mettere a disposizione di chi voglia imparare a riparare e a realizzare con le proprie mani, proprio perché si tengono vicino figli, nipoti e vicini di casa affinché conoscano la soddisfazione che c’è nel fare da soli le cose, nell’ideare e costruire un mobile o un giocattolo, nel ridare funzionalità o nuova destinazione a un oggetto rotto. Da questa passione, da questo costante esercizio, da questa manualità che non è costrizione, ma creatività, ecco che nasce quella “progressiva interiorizzazione di un insegnamento” e che viene vinta una certa sudditanza del lavoro manuale rispetto a quello di concetto.
Il caricabatterie automatico fornisce una carica intelligente senza dover sapere quale sia il tipo di batteria, WET, GEL, AGM, PbCa o capire quale corrente di carica utilizzare: basta impostare il valore della tensione della batteria (6, 12, 24 V). In aggiunta, funzioni come mantenimento carica, desolfatazione, boost e start
Pulse 50 è un caricabatterie automatico e mantenitore per moto, auto, caravan, barche, mezzi agricoli, furgoni a 6, 12, 24 V con diverse modalità di lavoro: fatte le impostazioni, tutto avviene automaticamente grazie alla circuiteria interna che controlla costantemente i parametri ottimizzando l’erogazione della corrente. Le modalità del caricabatterie automatco sono:
carica standard con funzione di mantenimento (utile nei lunghi periodi di inutilizzo della batteria),
carica rapida (boost),
desolfatazione (funzionalità avanzata che consente di ripristinare batterie solfatate),
aiuto avviamento dei veicoli (start).
A tutto questo fa da corollario il circuito di controllo che avverte, mediante i led sul quadrante, dello stato di carica del caricabatterie automatico e di accidentali errori nel collegamento delle pinze.
Una pressione breve sul pulsante con la freccia modifica semplicemente la selezione della tensione di carica per adattarla a quella della batteria.
Quando la batteria è carica, Pulse 50 passa automaticamente alla funzione di mantenimento (utile per mantenere le batterie cariche nei lunghi periodi di inutilizzo).
Per passare alle funzioni avanzate (Boost, Desulfation, Start) si preme il pulsante con la freccia per almeno 3 secondi. Da Boost si passa a Desulfation…
…e da questa alla modalità Start. Le pinze vanno collegate dopo la selezione della modalità; se la batteria è molto scarica, è consigliabile eseguire prima una pre-carica.