SCIA – Segnalazione Certificata di Inizio Attività
Che cos’è la SCIA? È il documento da presentare al Comune prima di iniziare interventi edilizi di manutenzione straordinaria, ristrutturazione, restauro o risanamento conservativo che comportino azioni su elementi strutturali. Va presentata anche per interventi che alterano la sagoma degli edifici e per quelli che hanno come scopo il ripristino totale o parziale in seguito a crolli o demolizioni.
Il giorno stesso della presentazione si possono iniziare i lavori, ma il Comune ha 60 giorni di tempo per effettuare verifiche e interrompere i lavori in caso di riscontro di irregolarità. La conclusione dei lavori deve avvenire entro tre anni.
Come fare? Si deve compilare un modulo disponibile presso gli uffici comunali che dev’essere presentato dal proprietario dell’area o del fabbricato, oppure da altri soggetti a cui è riconosciuto il diritto di eseguire le opere.
Documentazione da allegare Oltre a eventuali documenti aggiuntivi per casi particolari, è sempre obbligatorio allegare la relazione tecnica redatta da un professionista abilitato, gli elaborati grafici relativi all’intervento e il Durc (Documento unico di regolarità contributiva) che certifica la regolarità dell’impresa nei confronti di Inps, Inail e Cassa Edile.
Una struttura semplice e funzionale, un mobile sottolavabo completa lo spazio di pertinenza del lavabo sospeso, nascondendo il sifone e offrendo un ripiano d’appoggio, uno spazio a giorno capiente per vari contenitori e il portasalviette
Trovare un mobile sottolavabo che si adatti alla perfezione alle proporzioni del bacino, agli spazi disponibili e allo stile del bagno non è detto che sia così semplice: si finisce per cedere a compromessi estetici o di capienza. Costruire un mobile sottolavabo essenziale nella struttura, ma funzionale sotto il profilo pratico, ci permette di utilizzare il volume a disposizione nel modo più consono: larghezza e profondità si adattano per non invadere lo spazio oltre il necessario, la semplicità della struttura non interferisce con altri eventuali complementi, possiamo decidere l’altezza precisa per nascondere al meglio il sifone, che non è occultato da una colonna. La soluzione viene proposta a giorno, ma il sistema utilizzato per montare su un lato dello scaffale un portasalviette può essere sfruttato per chiudere fianchi e frontale con tendine, così da non lasciare a vista il contenuto e ottenere un aspetto più accattivante.
Materiali per la costruzione del mobile sottolavabo
Due pannelli di abete 1000x400x20 mm 4 travetti sezione 40×40 mm lunghi 650-700 mm Viti a testa svasata Ø 4×50 mm Tessere a mosaico assortite Smalto di finitura Per facilitare lo spostamento del mobile, volendo, si possono utilizzare 4 ruotine a sfera.
Mobile sottolavabo – Lo scasso per includere il sifone
Individuiamo la posizione e l’ingombro del sifone in base alla posizione del lavabo: teoricamente dovrebbe corrispondere al centro, ma il mobile potrebbe anche essere pensato per far rimanere il lavabo decentrato, qualora si trovasse vicino a un angolo. Verifichiamone anche l’ingombro in profondità e disegniamo una sagoma armonica a nostro piacimento per ottenere lo scasso in cui includere il sifone.
Appoggiamo il pannello su un rialzo sufficiente a consentire lo scorrimento della lama del seghetto alternativo e tagliamo seguendo la tracciatura. Levighiamo per bene i bordi in modo che non presentino scheggiature e stondiamo leggermente gli spigoli della sagoma.
La costruzione del mobile sottolavabo
A un’estremità dei travetti realizziamo gli appoggi per il piano superiore: l’altezza dev’essere pari allo spessore del pannello, la larghezza dev’essere metà spessore del travetto. Con la sega a nastro il lavoro riesce veloce e preciso.
A una decina di centimetri dall’estremità opposta, sullo stesso lato del travetto, prepariamo uno scasso a U che abbia le stesse proporzioni del precedente, nel quale incastrare il ripiano inferiore. Eseguiamo una serie di tagli paralleli con il seghetto, poi facciamo saltare i frammenti battendo su uno scalpello affilato.
Per proteggere anche le parti di legno che verranno nascoste con l’assemblaggio stendiamo sui pezzi ancora da unire un paio di mani di cementite, carteggiando tra una mano e l’altra.
Componiamo il mobile e stabilizziamo gli incastri attraversandoli con una vite.
Prima di passare alla finitura si stuccano eventuali imperfezioni del legno: anche le viti possono essere incassate sotto filo piano e stuccate, ma in questo caso verranno nascoste dall’applicazione delle tessere a mosaico.
Verificato che l’assemblaggio non presenti difetti si possono rimuovere le viti e scomporre le parti per stendere lo smalto con maggior facilità, visto che il mobile viene dipinto in due tonalità che richiederebbero di proteggere con nastro per mascheratura i diversi elementi.
Il portasalviette
Sul lato del mobile che più torna comodo si può installare un’asta portasalviette: per farlo utilizziamo due ganci a occhiolo filettati che avvitiamo appena sotto le viti di fissaggio dei travetti.
I due ganci si avvitano facilmente serrando l’occhiolo tra le ganasce delle pinze, oppure facendovi passare all’interno lo stelo di un cacciavite. Verificato che si trovino in linea, al loro interno può essere sufficiente inserire un tubetto di alluminio, alle estremità del quale possiamo poi fissare due pomoli per evitare che si sfili. A smalto asciutto si realizza una decorazione con tessere a mosaico, fissate con una goccia di colla di montaggio o con pezzetti di nastro biadesivo.
Incassiamo alcuni contenitori quasi a filo di una pannellatura di perline di diverse tonalità per mettere ordine nel sottoscala e ottenere un singolare impatto visivo
Sfruttare in modo ottimale il sottoscala è sempre un problema, per via del suo volume decrescente. Si finisce per riporvi alla meglio ciò che non trova posto in altri mobili senza razionalità e pur sempre in vista, ma questa semplice soluzione offre abbastanza spazio e garantisce un impatto visivo piacevole.
I mobili da inserire per sfruttare lo spazio possono essere acquistati già pronti e finiti nelle tonalità più indicate: in questo caso si tratta di complementi Ikea (cassettiera Hemnes, euro 99,90 – scaffale Bestå, euro 20,50 – struttura interna 2 cassetti Kallax, euro 15,00). Il tocco di classe consiste nel chiudere lo spazio risultante tra i mobili con una sorta di parete realizzata con perline. Per la finitura è stata scelta la tecnica Shabby Chic, con superfici decapate e tonalità che si addicono a uno stile marinaresco; a ciascuno la libertà di accostare colori più conformi all’arredamento della propria casa.
L’effetto “vissuto” del mobile nel sottoscala
Dato il tipo di risultato che vogliamo ottenere, ossia una superficie dall’aspetto “vissuto”, non è il caso di stendere un fondo di preparazione: applichiamo direttamente sul legno uno smalto tendenzialmente scuro, ad esempio marrone, in modo uniforme.
Lasciamo asciugare e stendiamo una seconda mano di un colore contrastante: qui le tavole sono state smaltate con tre tonalità in scala, bianco, azzurro e blu, quest’ultimo non molto scuro affinché il colore di base potesse essere poi evidenziato. Non preoccupiamoci troppo dell’uniformità e dello spessore.
Dopo l’asciugatura, carteggiamo la superficie con carta a grana media (120-180) e con una passata leggera: appena in alcune zone inizia ad apparire il colore sottostante passiamo alla carteggiatura a mano, più marcata in alcune zone e meno in altre, ma lasciando dominare la tonalità della seconda mano.
Contenitori tra le strisce
Nel punto più alto del sottoscala fissiamo a parete un travetto di legno, perfettamente a piombo. Deve rimanere rientrante, rispetto al cosciale (il rivestimento esterno della scala) di una misura pari allo spessore delle perline; da questo punto inizia la chiusura del vano. La prima perlina va fissata al montante: non serve tagliare ad angolo l’estremità superiore, in quanto rimarrà nascosta dal cosciale stesso.
Prima, però, dobbiamo mettere in posizione la cassettiera grande e aprire sulla perlina un’asola entro la quale rimarrà incastrato il top sporgente della cassettiera, che utilizziamo come dima tenendo la perlina in verticale appoggiata a pavimento.
La foto mostra come effettuare il taglio con l’alternativo: iniziamo con un taglio diagonale e leggermente curvo tra due angoli opposti del tassello da asportare, poi tagliamo a filo del lato lungo e asportiamo un primo pezzo di legno (quello in primo piano). Ora la lama può lavorare anche nel punto più profondo della scanalatura: tagliamo il lato corto interno, sfiliamo il seghetto e riprendiamo il taglio perpendicolare, asportando il secondo pezzetto di legno.
Ora possiamo fissare la prima perlina, con la cassettiera in posizione. Le perline successive vanno incastrate le une a fianco delle altre e fissate al retro del cosciale.
Per sfruttare lo spazio sopra il top della cassettiera sovrapponiamo un altro contenitore a giorno, rialzandolo grazie a una struttura d’appoggio autocostruita con le stesse perline del rivestimento, lasciate grezze.
Il rivestimento procede alternando i colori delle perline e tagliandole alla lunghezza necessaria a chiudere completamente il sottoscala.
Nella parte più bassa inseriamo un altro contenitore con due cassetti, anche questo rialzato da terra con il sistema precedente. Completiamo il rivestimento, chiudendo lo spazio sotto i mobili con perline disposte in orizzontale.
Cos’è la detrazione 50%? Fino alla fine del 2014 per gli interventi di ristrutturazione edilizia si può usufruire della detrazione fiscale (dall’Irpef) del 50% delle spese sostenute fino ad un tetto massimo di 96.000 euro (IVA inclusa). La riduzione attualmente prevista per il 2015, dal 50% al 40%, è stata rimessa in discussione dal decreto Sblocca-Italia approvato il 29 agosto che contiene la proposta di proroga del bonus attuale, ma che potrà essere ufficializzato solo con la Legge di Stabilità nei prossimi mesi.
Quando si applica la detrazione 50%? La detrazione 50 è applicabile sulle spese di manutenzione straordinaria, restauro, risanamento conservativo effettuate su unità residenziali di qualsiasi categoria nonché sulle parti comuni di edifici residenziali, più altri interventi volti, per esempio, all’eliminazione di barriere architettoniche e all’adozione di misure antisismiche.
Aliquota IVA Su materiali forniti dalla ditta che esegue i lavori (non acquistati direttamente dal committente), manodopera, prestazioni di servizi si applica l’IVA agevolata al 10%. Se si tratta di “beni significativi”, ovvero di beni il cui valore è prevalente rispetto a quello della prestazione (ascensori, caldaie, infissi ecc), l’iVA agevolata si applica solo su una parte di cifra, quella equivalente alle spese delle prestazioni. L’altra parte di cifra è soggetta all’aliquota del 22%.
Esempio: costo totale dell’intervento 30.000 euro, di cui 12.000 di prestazioni e 18.000 di beni. Per questi 18.000 si può applicare l’IVA al 10% solo su 12.000 (cifra di pareggio con le prestazioni), i restanti 6.000 euro sono soggetti all’IVA al 22%.
Come si applica Il bonus si applica sulle spese per materiali, manodopera, prestazioni, oneri vari corredati di regolare fattura da pagarsi tramite bonifico; l’importo da portare in detrazione va suddiviso in 10 quote annuali di pari importo. Se, ad esempio, si è sostenuta una spesa complessiva di 60.000 euro, si porteranno in detrazione dall’Irpef dovuta allo Stato 3.000 euro l’anno, per 10 anni, compilando l’apposita sezione del modello Unico o del 730.
A chi spetta L’agevolazione non riguarda solo i proprietari, ma è estesa agli inquilini, ai comodatari, a chi è titolare di un diritto di godimento (come gli usufruttuari), ai soci di cooperative e società semplici e alle imprese individuali (non per gli immobili strumentali o di merce). Inoltre spetta anche a familiari conviventi, a patto che sostengano le spese tramite bonifici a sé intestati, e a chi effettua gli interventi in proprio, nel qual caso la detrazione è applicabile solo sul costo dei materiali, soggetti all’IVA ordinaria.
Costruiamo fai da te delle fioriere da terrazzo dove poter collocare vasi di grandi dimensioni
Procurarsi qualche tavola da ponte, magari spezzata in due e non più utilizzabile dai muratori, non è difficile: per realizzare dei contenitori da utilizzare come fioriere da terrazzo basta procurarsene alcune.
Per costruire una fioriera ricaviamo 6 pezzi lunghi 600 mm e 8 lunghi 524 mm per i lati e la parte inferiore, 4 da 38x38x700 mm per le gambe/supporti laterali, 4 da 38x38x448 mm per i supporti inferiori e 4 da 76x38x600 mm per la cornice superiore.
I miniutensili Dremel e i loro accessori sono gli alleati più validi in questo lavoro: in particolare la minisega compatta DSM20, corredata di dischi in carburo, guida parallela e guida per tagli obliqui, e il Dremel 3000 con relativi accessori per foratura e levigatura.
Nel contenitore possiamo introdurre un vaso di grandi dimensioni oppure possiamo rivestire l’interno con un telo di plastica resistente e riempirlo di terriccio per mettervi una pianta a dimora.
Come costruire fioriere da terrazzo
Per ottenere le tavole nelle misure stabilite impostiamo la profondità di taglio a 20 mm e tagliamo prima da un lato e poi dall’altro, facendo scorrere la guida contro un listello di riscontro.
Regolando la guida in modo che appoggi contro il bordo della tavola, otteniamo con precisione i tagli paralleli ai lati lunghi per ottenere le gambe/supporti laterali e i sostegni inferiori.
Utilizzando la guida per tagli obliqui biselliamo a 45° le estremità dei listoni che costituiscono la cornice superiore.
Segniamo la posizione delle viti sui supporti laterali e preforiamo con il Dremel 3000 equipaggiato con punte al titanio le sedi per le viti d’unione.
Iniziamo ad assemblare un lato del contenitore, unendo 3 tavole da 524 mm e due gambe/supporti laterali. Inseriamo le viti autoperforanti Ø 5×65 mm con un cacciavite manuale o elettrico.
Ripetiamo l’operazione con 3 tavole lunghe 600 mm; uniamo i due pannelli ottenuti ad angolo e costruiamone due identici: l’assemblaggio di queste parti completa il perimetro del contenitore.
Con i listelli da 448 mm prepariamo la cornice di supporto per le tavole della base, da avvitare a essa.
Segniamo i punti per applicare la cornice superiore, preforiamo e inseriamo le viti in modo che rimangano leggermente incassate. Stucchiamo tutti i fori in vista e levighiamo con il Dremel 3000 equipaggiato con dischi abrasivi idonei.
Se le fughe sono sporche e sgretolate possiamo rinnovarle con delle fughe colorate per un ambiente più allegro
La linea di giunzione tra una piastrella e l’altra è diventata sporca e sgretolata? È l’occasione per passare alle fughe colorate che trasformano una parete monotona in una superficie allegra e moderna
In tutte le misure esiste sempre un certa differenza fra la misura teorica, ideale, e quella che risulta alla fine delle lavorazioni. Le tolleranze ammesse negli articoli da rivestimento (piastrelle e simili) vanno da 0,5 a 1 mm che sono sempre sufficienti a provocare, se non si sta attenti, il disallineamento tra le file e le colonne.
Visto che in questo campo ridurre le tolleranze comporterebbe un eccessivo aumento dei costi, il rimedio lo si è trovato con l’invenzione delle fughe: le piastrelle non vengono murate bordo contro bordo, ma allineate con l’interposizione di distanziali (più o meno spessi).
Le fessure che rimangono fra gli elementi vengono poi riempite con uno stucco speciale, appunto il riempifughe, che può essere bianco o colorato.
presa la decisione di sostituire il vecchio insignificante riempifughe, che creava una superficie troppo uniforme e triste, con uno vivacemente colorato, si ricoprono i sanitari con i larghi nastri gommati.
si scavano prima le fessure verticali fra le piastrelle della fila più in alto, poi la prima fessura orizzontale dall’alto, poi le verticali della seconda fila e così via.
il lavoro di fresa si rifinisce con un coltello, con una spatola ben affilata o con la punta di una cazzuolina triangolare, eliminando eventuali bave restate in sede.
la polvere e i detriti rimasti dentro le fessure svuotate vanno eliminati con l’ugello più stretto dell’aspirapolvere prima e con un pennello inumidito poi.
se si vuole ottenere un buon risultato bisogna seguire alla lettera le modalità di preparazione sempre indicate sulle confezioni. Con una spatola di gomma si raccoglie una certa quantità di stucco, si appoggia la spatola a terra, in corrispondenza di una fessura verticale e la si solleva inclinandola in avanti e premendo con forza in modo da riempire la fessura.
le fessure orizzontali si riempiono solo dopo aver finito il lavoro in verticale. Quando il riempifughe ha cominciato la presa si lava con una spugna inumidita.
Quello che inizialmente era solo un accorgimento tecnico in fase di posa delle piastrelle può adesso diventare un simpatico (ed economico) motivo decorativo, giocando sia sulla larghezza delle fughe (i distanziali sono spessi da 1 a 5 mm) sia sul loro colore, ravvivando, con una griglia in contrasto, una parete altrimenti monotona.
Un letto a scomparsa che di giorno sparisce sotto la sopraelevazione del pavimento; di notte ingombra lo spazio al centro della stanza
Questo letto a scomparsa sotto un podio, adatto soprattutto per gente giovane e nei monolocali o in appartamenti piccoli, permette di sfruttare due volte tutta la superficie utile a pavimento e di creare interessanti soluzioni d’arredo.
Può essere costruito a spicchio di cerchio o a triangolo e montato in un angolo della stanza, oppure a rettangolo contro una parete corta.
Il pianale di copertura può essere suddiviso in più “coperchi” per i punti in cui l’accesso ai vani sottostanti è possibile solo dall’alto, mentre per tutte le altre zone conviene sia d’un pezzo solo. I pannelli messi di coltello che contornano lo spazio per il giaciglio (fornendogli una guida d’ingresso e uscita) fungono anche da sostegni e da elementi divisori dei vari vani ripostiglio.
La scelta del profilo è legata, oltre ai gusti, alla conformazione della stanza e allo spazio che resta al centro per l’estrazione del letto.
La costruzione in sé non richiede abilità specialistiche (anche la fiancata anteriore del letto, ad arco, si lascia mettere in curva senza problemi né attrezzi speciali), semmai è il progetto a volere un certo impegno di tempo e di attenzione.
La struttura deve avere un’altezza sufficiente per ospitare il giaciglio, formato da ruote, sponde, doghe, materasso, a cui va aggiunta una dozzina di centimetri per cuscino, coperte o piumone.
Il pianale necessita di adeguati sostegni o elementi di irrigidimento, sia lungo il perimetro (robusti listelli ancorati alle pareti, adagiati su puntelli o incollati sotto il piano stesso) sia nella zona interna (pannelli sistemati di coltello a circondare il letto che poggiano sul pavimento più eventuali nervature di rinforzo applicate sotto il piano).
Anche i tagli curvi che richiedono l’uso del seghetto alternativo, se ben guidato, risultano piuttosto puliti. Gli spigoli vanno però smussati con la levigatrice, con carta vetrata passata a mano, con la fresatrice. Per le superfici estese conviene usare multistrato da 20 mm, per i sostegni e le varie nervature di contorno o rinforzo, listelli da 40×60 mm.
Gli elementi della struttura si giuntano sotto il pianale, con semplice colla, lavorando con il tutto appoggiato in posizione capovolta.
Nelle zone in cui lo spazio sotto il pianale può essere raggiunto solo dall’alto, conviene predisporre una struttura di sostegno ancorata ai muri della stanza o sostenuta da puntelli sul pavimento.
Se la superficie è ampia e richiede più di un “coperchio”, occorre sistemare i listelli di sostegno in posizione tale che ambo i pezzi di copertura interessati possano appoggiarcisi sopra. L’estremità dei sostegni lontana dalle pareti può appoggiare sul pannello che delimita lo spazio del letto.
La smaltatura delle parti in vista si affronta più comodamente prima di capovolgere la struttura finita e sistemarla in posizione.
I pezzi di pianale che fungono da coperchi devono essere il più possibile leggeri, in modo da permettere un agevole sollevamento, e facili da afferrare. Maniglie o pomoli creerebbero inciampo: per la presa basta un foro ampio abbastanzaper infilarci un dito.
Sui lati corti, ai fianchi del letto estraibile, due scalini chiudono lo spazio e facilitano l’accesso a tutta la pedana.
Letto a scomparsa con stecche
Benché tenace, il compensato sottile si flette tanto da lasciarsi curvare secondo un arco ampio. La stabilità del pezzo curvo si ottiene incollando insieme più pezzi sottili. Si blocca il primo contro la dima, si spalma tutta la superficie di colla, si aggiunge il secondo, si mette in morsa e si procede. Per estrarre facilmente il letto ed evitare che vagabondi per tutta la stanza sotto la spinta più lieve, conviene montare solo due ruote, in corrispondenza della sponda posteriore, e anteriormente farlo appoggiare su semplici piedi (che durante i movimenti vanno sollevati).
Per costruire il letto servono dunque, oltre alle sponde, alla struttura a doghe (che può essere acquistata già pronta) e ai relativi listelli di sostegno, anche degli angolari o dei listelli perimetrali inferiori che permettano il fissaggio di ruote e piedi, più un fondo ad arco per lo scomparto a tasche curve.
Questo fondo funge da dima per la curvatura del pannello anteriore.
Di giorno, il letto occupa una superficie pari a zero, di notte sbuca da sotto il “pavimento” ingombrando il centro della stanza. La funzione di comodino può essere affidata sia al piano del palchetto sia alle tasche dell’arco che contorna la fiancata esterna del letto. Tutto lo spazio sotto il palchetto che non viene riempito dal letto riposto è comunque accessibile, dal lato o dall’alto, e funge quindi da ripostiglio per materiale d’ogni genere.
Il Macramé è una sorta di merletto realizzato per annodatura di fili di lino, cotone, canapa, lana e altre fibre che può essere realizzato solo manualmente; il filato viene appuntato su un tombolo o su un cuscino tramite spilli.
È un’arte di antica origine araba che approdò in Italia nel XV secolo, sviluppandosi in particolar modo in Liguria e tramandandosi da madre in figlia; sono poche le scuole che insegnano questa tecnica popolare.
Con questo fitto intreccio di fili, utilizzato da secoli per abbellire il corredo delle spose, si possono realizzare molte cose, anche i fiori!
Fiori macramé
Per intraprendere l’arte del macramé bisogna prima imparare a fare i nodi, tanti tipi di nodi: semplici, a cordoncino, ritorti, a catena, piatti, obliqui… Poi si possono realizzare un’infinità di cose, dai braccialetti agli orecchini, dalle bordature per gli asciugamani (che in dialetto ligure si chiamano, appunto, Macramé), alle borse, dalle bomboniere ai sacchetti per profumare la biancheria.
é quello che fa la nostra amica Luciana a Lavagna, cittadina della riviera ligure famosa per l’ardesia e culla italiana di quest’arte in estinzione che può regalare molte soddisfazioni utilizzando materiali semplici. Per questo merita di essere riscoperta, soprattutto dai giovani.
Tagliamo un filo portanodi “coda di topo” da 2 mm a una lunghezza di 170 cm, quindi fissiamolo al supporto in modo da avere una lunghezza di 30 cm a destra e 140 cm a sinistra.
Prendiamo due fili lunghi 280 cm e annodiamoli con doppio nodo “cordoncino”: sul filo portanodi devono risultare 8 fili paralleli.
Utilizziamo il primo filo libero a destra come conduttore e facciamo un cordoncino orizzontale verso sinistra; annodiamo anche il filo portanodi di sinistra e ripetiamo ancora una volta.
Ora prendiamo il terzo filo da sinistra e tendiamolo verso sinistra, utilizzandolo come conduttore per annodare i primi due fili.
Annodiamo a cordoncino due fili sul primo filo girato verso destra.
Adesso è il primo filo a sinistra a essere utilizzato come conduttore, sul quale dobbiamo annodare gli altri quattro fili.
Per completare il petalo dobbiamo ripetere altre due volte il passaggio precedente.
Concludiamo il petalo facendo tre cordoncini orizzontali verso sinistra.
Per ottenere gli altri petali, dobbiamo ripetere tutte le fasi partendo dal punto 4. Procediamo fino ad aver realizzato 5 o 6 petali.
Al termine del lavoro, inseriamo nelle punte interne il filo portanodi libero e i fili rimanenti nel giro iniziale, quindi leghiamo tra loro i fili.
Il tombolo non è altro che un cuscino di forma cilindrica che fa da supporto per la realizzazione di merletti, fissandovi il disegno da seguire, che può essere rappresentato da una fotocopia o da un disegno. Questo viene preferibilmente rivestito con un foglio di acetato per evitare che eventuali perdite di colore da parte del disegno possano macchiare il pizzo. I molti fili da utilizzare sono avvolti su bastoncini di legno (fuselli). Viene anche usato per realizzare oggetti con la tecnica del macramé, dove i fili possono anche essere sciolti, in base alla lunghezza necessaria per portare a termine il lavoro. I fili vanno fissati al tombolo con spilli che non devono essere di metallo ossidabile, ma di acciaio inox o di ottone nichelato.
Il filo è solitamente di canapa o lino, ma si utilizzano anche la lana e i filati sintetici. Lo si avvolge sui fuselli, il cui compito è quello di facilitarne lo svolgimento durante il lavoro, secondo una tecnica specifica, sia per il senso di arrotolamento (destra-sinistra). I fuselli si utilizzano in coppia, per cui metà del filo va avvolto su uno e l’altra metà sull’altro, fermandolo con un nodo, cosicché lo si possa srotolare e riavvolgere. Per riprodurre i disegni occorre prima imparare i diversi “punti” che permettono di realizzare la trama, per la quale si lavora in contemporanea con diverse paia di fuselli; i pizzi e i merletti che si ottengono vengono utilizzati per ornare lenzuola, asciugamani, tovaglie, fazzoletti e complementi simili, ma si realizzano anche oggetti a sé stanti come centrotavola elaborati nella forma e nel disegno.
Pare che la tela di colore verde sia la più indicata per il rivestimento del tombolo, in quanto questo colore affaticherebbe meno la vista rispetto ad altri. Esistono di varie misure, solitamente con Ø 22 cm e lunghezze comprese tra 30 e 60 cm, con prezzi tra 38 e 49 euro; è necessario collocarlo su un supporto adeguato, una sorta di culla da tavolo o un cavalletto a pavimento.
La carta da parati è un particolare tipo di carta utilizzata per rivestire pareti, mobili, porte e accessori; può essere costituita da materiali differenti (cellulosa, vinile, TNT, ecc.)
Per applicare la carta da parati iniziamo con l’eliminare dalla parete le parti che si scrostano e asportando l’eventuale vecchia tappezzeria. Stucchiamo fori e fessure con stucco da muro. Quando i ritocchi sono asciutti carteggiamo con una carta abrasiva medio-fine (n° 220-240) e puliamo per bene con uno straccio.
Asportiamo dalla parete le prese e gli interruttori (dopo aver tolto la tensione), isolandone i conduttori e raggruppandoli all’interno delle scatolette. Asportiamo anche le mascherine degli avvolgitapparelle, le mensole sfilabili e ogni altro elemento asportabile che può essere di ostacolo durante la posa o costringerci ad aprire fori nei teli.
Per un’esecuzione rapida e precisa conviene tagliare tutti i teli prima dell’applicazione. Poi procediamo con la stesura della colla sul retro di ognuno.
È importante, in questa fase, non avere tempi morti in quanto le operazioni da compiere sono diverse. Utilizziamo la speciale colla in polvere che deve essere sciolta per bene in acqua tiepida.
Nell’applicazione a parete lasciamo un’abbondanza di alcuni centimetri a soffitto e a pavimento che asporteremo a fine lavoro.
Stendiamo i teli successivi a filo del precedente o, se i muri non sono regolari, sormontandolo di circa 1 cm. Proseguiamo fino alla totale copertura delle pareti.
È utile la collaborazione di una persona che sostenga i teli durante il lavoro. Al termine applichiamo il battiscopa ed eventualmente dei bordini modanati lungo il soffitto.
◆ L’ideale è disporre di un banco pieghevole largo 3-4 cm più della larghezza del rotolo e lungo almeno 2/3 dell’altezza della parete, ma si può rimediare con tavole appoggiate su due cavalletti. ◆ Conviene collocare i teli a parete “allontanandoci” dalla finestra principale: in questo modo le giunzioni tra i fogli risultano meno visibili.
Predisporre il muro
Stucchiamo fori e crepe. Anche se ricoperti dalla carta, i fori dei tasselli evidenzierebbero piccole depressioni, pertanto bisogna livellarli con lo stucco. A stucco indurito carteggiamo i ritocchi.
Con una spazzola di saggina rimuoviamo le porzioni di vecchia pittura o di finitura (gesso, arenino ecc.) in fase di distacco che possono compromettere la buona adesione della carta da parati.
La colla per la carta da parati
Prepariamo la colla per la carta da parati sciogliendo in acqua (nelle proporzioni indicate sulla confezione) la colla in polvere (le proporzioni variano in funzione del tipo di carta da parati).
Il preparato in polvere va mescolato con accuratezza per evitare la formazione di grumi e accertandoci che tutto il materiale si sia sciolto. Conviene attendere qualche minuto prima di applicarlo sui teli. (Disponibile anche la versione di colla istantanea già pronta all’uso)
Come procedere all’applicazione dei teli
Tracciamo la linea di partenza con il filo a piombo, in prossimità di un angolo, senza fidarci della regolarità delle pareti. Questo accorgimento è essenziale per la buona riuscita del lavoro.
La colla, da preparare seguendo le istruzioni, va stesa con la pennellessa, trattando con cura i bordi. Le sbavature si possono rimuovere con acqua. Per questo lavoro utilizziamo il tavolo da tappezziere.
Affinché la colla penetri a fondo dobbiamo lasciar assorbire ogni telo per qualche minuto. Steso l’adesivo, si ripiegano i lati corti verso l’interno per trasportarlo verso la parete senza sporcarlo di colla.
Facciamo aderire alla parte alta della parete il lembo superiore del telo, curandone la coincidenza con la linea di partenza. Completiamo l’operazione in basso stendendo bene la carta.
Per premere la tappezzeria contro il muro ed eliminare le bolle d’aria usiamo una spazzola morbida. Eventuali sacche d’aria o di colla si possono aspirare con una siringa, forando la carta con l’ago.
In corrispondenza degli interruttori effettuiamo un taglio a croce e asportiamo le parti eccedenti. Prima di ricollocare la placca tagliamo la carta lungo perimetro della mascherina.
Quanti teli occorrono?
Per calcolare con precisione quanta carta da parati ci serve, misuriamo il perimetro della stanza da rivestire “vuoto per pieno” (cioè considerando porte e finestre come parete intera). Dividiamo la misura (in metri) per 0,53 (larghezza standard dei fogli) e avremo il numero di teli da applicare. Per determinare il numero dei rotoli da acquistare misuriamo (in metri) l’altezza delle pareti e aggiungiamo 8 cm. Poi moltiplichiamo questa misura per il numero di fogli, calcolato prima, e dividiamo per 10 (lunghezza standard dei fogli). Il risultato (arrotondando per eccesso) è il numero di rotoli da acquistare. Un esempio:
Perimetro 20,50 m : 0,53 m = 39 fogli.
Altezza 3,05 m + 8 cm = 3,13 m.
Il calcolo è: 39 x 3,13: 10 = 12,20 per cui bisogna acquistare 13 rotoli. Se la carta da parati ha dei disegni che devono combaciare tra foglio e foglio acquistiamo un 10% di rotoli in più, perché si provoca più scarto.
La decorazione dei mobili non è riservata solo a chi ha inventiva pittorica e mani da pittore; chi ritiene di avere comunque un’abilità manuale insufficiente può ricorrere ad altri sistemi, come il découpage o lo stencil, e impreziosire un mobile con una tecnica invecchiante come questa dell’antichizzazione a patina.
Il trucco tecnico di questa finitura non è tanto il disegno o dipinto in sé, quanto la sua antichizzazione a patina e l’invecchiamento generale a più strati di smalto coprente di diversi colori.
Per entrambe le cose non servono né attrezzi speciali, né abilità particolari, ma si tratta solo di seguire una sequenza precisa nella stesura e parziale asportazione dei prodotti protettivi, lasciandosi guidare dai tempi di asciugatura.
Quanto agli accostamenti di colore e al genere del motivo ornamentale, se non si hanno le specifiche conoscenze, o ci si documenta puntualmente sulle usanze d’un tempo, oppure si va a estro personale.
Il mobile può essere nuovo di fabbrica oppure vecchio ma in buone condizioni strutturali: in entrambi i casi la finitura coprente antichizzante a patina con decorazione alla contadina nasconde del tutto la superficie del materiale, creando una patina che imita quella del tempo. Il trattamento superficiale si adatta a molti tipi di mobili e, in particolare, può rivalutare in maniera allegra e un po’ naïf pezzi d’arredo invecchiati che altrimenti mal si accompagnano ai gusti di oggi.
Come eseguire l’antichizzazione a patina
Per prima cosa si riveste la superficie con una mano di fondo bianco. Quando questo è asciutto, si smaltano di rosso le cornici ornamentali e tutte le zone più esposte all’usura, cioè gli spigoli, le coste sottili e le parti sporgenti dei pezzi torniti.
Quindi si ricopre tutto (salvo le specchiature da decorare) con una generosa mano di smalto blu e, senza attendere che asciughi, si ripassano con un panno le zone su cui il trascorrere del tempo avrebbe maggiormente inciso, asportando in maniera irregolare e sfumata il prodotto appena messo.
Modelli di ornamenti floreali si possono trovare online e stampare su fogli di carta da ritagliare.
Per riportarne i contorni sul mobile va bene la carta carbone, che lascia una traccia nitida sul fondo bianco. Ambo i fogli vanno bloccati con strisce di nastro adesivo.
I prodotti più adatti per la coloritura sono gli smalti acrilici. Mentre si prosegue nel dipinto, per non rischiare di slavare con il taglio della mano i colori ancora freschi conviene usare un bastoncino, un listello, un pennello che, fungendo da poggiamano, sostenga per bene evitando contatti indebiti.
Invece di proteggere il dipinto asciutto con un fissatore o della vernice trasparente, lo si ricopre con la patina (un prodotto a base di polveri e colle usato proprio per far apparire un mobile antico), che va sfumata ancora fresca con un panno e poi, da asciutta, ripassata con fine paglietta d’acciaio.