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Tavolo fratino fai da te

Tavolo fratino a tutta lunghezza: un grande piano, due sostegni laterali e alcune traverse di rinforzo per un tavolo di grande robustezza e dalla linea sobria

Per la costruzione del tavolo fratino vanno utilizzati legni duri quali noce, faggio e olmo.
Il tavolo fratino è composto da un telaio a V rovesciata di gambe sopra il quale va il piano, rettangolare allungato, fissato con incastri e “chiavette” di legno.
II telaio è costituito da due sostegni laterali, due traverse e due travi. Il sostegno laterale è tagliato nella caratteristica forma rastremata nella parte centrale e allargata alle basi. Alla base inferiore si sagoma la foma dei piedi. Nel centro del sostegno si crea un motivo ornamentale che ha anche funzione di alleggerimento.

costruzione-tavolo-fratino

Traverse e travi

Traverse e travi del tavolo frattino vanno collegate ai sostegni. La trave superiore si incastra a mezzo legno sulla traversa e si fissa definitivamente con una spina da legno. La trave inferiore entra nel sostegno con un tenone sul quale è poi praticato un foro per l’inserimento di un cuneo di bloccaggio. Dalla trave inferiore partono due tiranti che salgono diagonalmente a fissarsi sulla trave superiore. I due tiranti, che hanno funzione sia estetica che strutturale, vanno ricavati da un listello di sezione minore delle travi. Tutti gli spigoli delle parti vanno smussati con la levigatrice o col pialletto. Il piano è costituito da assi accostate con le venature alternate in modo che non si imbarchino. Sono unite tra loro con un incastro a falso maschio. Anche il fissaggio del piano al telaio è realizzato con delle spine da legno.
È necessario una sega circolare per i tagli rettilinei e un seghetto alternativo per le curve. Gli incastri vanno realizzati con un lavoro di scalpello e sponderuola.
Le superfici vanno rifinite con lucidatura a cera.

gambe tavolo fratino

 

 

 

Sui due sostegni che reggono e danno stabilità all’interno tavolo sono ricavati due motivi ornamentali con lo scopo di alleggerire visivamente la struttura.

 

 

 

 

 

 

 

Tutti gli incastri del tavolo fratino

A sinistra incastro  a mezzo legno della trave superiore. A destra incastro della trave inferiore con cuneo di bloccaggio.
A sinistra incastro a mezzo legno della trave superiore. A destra incastro della trave inferiore con cuneo di bloccaggio.

 

 incastro della trave inferiore con cuneo di bloccaggio. il piano  del tavolo è ottenuto  con tavole lunghe giuntate tra loro con incastro a dente e canale
A sinistra incastro della trave inferiore con cuneo di bloccaggio. A destra il piano del tavolo, ottenuto
con tavole lunghe giuntate tra loro con incastro a dente e canale.

 

Stile Shabby Chic

Shabby chic ovvero recuperiamo vecchi mobili rovinati per dargli nuova vita con eleganza!

Recuperare un oggetto palesemente obsoleto ed anche rovinato, che sia un mobile, un complemento d’arredo o un suppellettile, poco importa, può essere più facile del previsto.
E se è consumato meglio, possiamo contare proprio su questo fatto per esaltarne l’eleganza.

Shabby chic è uno stile nato in Gran Bretagna che evoca il tipo di decorazione caratteristico nelle grandi case di paese, dove l’arredamento è usurato dal tempo. è uno stile che riflette la grazia e la semplicità di altri tempi.
Piccoli tesori dei mercatini e vari oggetti dimenticati in soffitta vengono recuperati con un minimo di restauro ed una buona dose di fantasia decorativa.
Fiori, pizzi e velluti la fanno da padroni in questo scenario fiabesco dove ogni cosa, oltre ad essere esteticamente bella, deve essere comoda e funzionale.
Il risultato finale è di realizzare un effetto generale elegante.
Il termine “Shabby chic” (il cui significato è letteralmente “trasandato chic”) è stato coniato dall’americana Rachel Ashwell  negli anni ‘80 sulla rivista “The world of interiors”.

Scrittoio in stile Shabby chic

Scrittoio prima dello Shabby Chic
Lo scrittoio vecchio e rovinato così come si presentava prima di applicare la tecnica dello Shabby chic

Sembra facile una volta fatto. E invece molto spesso, quando si considera un vecchio oggetto ritrovato in soffitta o in cantina, e ci viene in mente di recuperarlo, il dilemma più grosso è quale tecnica utilizzare e quale nuovo stile potrebbe assumere quell’oggetto per inserirsi nel nostro arredo. La risposta è tutt’altro che facile.

La chiave dello Shabby chic è l’effetto “usura”

Step by step shabby chic

  1. Dopo un passaggio di carta vetrata e l’applicazione di un foglio di multistrato da 6 mm per ripristinare la superficie di lavoro dello scrittoio, irrimediabilmente usurata, iniziamo a dare una mano di cementite.
  2. Prima di passare la seconda mano di fondo diamo una carteggiata sui punti del mobile più esposti all’usura. Questo è il primo passo verso la realizzazione della particolare finitura che vogliamo ottenere.
  3. Dopo il fondo, due mani di smalto color avorio, “caricato” un bel po’ con l’ocra, e poi, mascherando con nastro di carta, realizziamo i filetti azzurri sul piano di lavoro e sui cassetti. La giusta tonalità si ottiene mescolando pochissimo blu con smalto bianco.
  4. Alla fine, procediamo carteggiando nuovamente nei punti del mobile più esposti, per ottenere l’effetto di usura caratteristico dello stile Shabby chic. La finitura finale si fa a cera.
La scrivania completata
La scrivania completata

Millechiodi Legno

La nuova formulazione permette di avere una presa immediata (bastano solo pochi secondi di pressione con le mani e non servono morsetti) e un’elevata tenuta finale. Come una vinilica… MEGLIO di una vinilica!

Pattex Millechiodi Legno è l’adesivo di montaggio ideale per tutte le applicazioni su legno. Riparare e montare cassettiere, mobiletti, cornici, sedie e altri oggetti in legno non è mai stato così semplice! Grazie alla sua formula con “effetto ventosa”, garantisce una notevole presa immediata, non cola e permette di evitare l’impiego di morsetti, rendendo più comoda e facile qualsiasi applicazione, anche in verticale! Millechiodi Legno è riposizionabile nei primi 10 minuti, verniciabile e trasparente una volta asciutto, Pattex Millechiodi Legno non è solo il perfetto alleato per tutte le riparazioni su legno, ma permette anche di realizzare infiniti progetti di fai da te. Disponibile nei formati da 100 ml e 200 ml. 

Come si utilizza Millechiodi Legno

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Si distribuisce l’adesivo sulle superfici da incollare e si abbinano le parti facendo pressione per pochi secondi: si sviluppa subito una forte presa immediata e, grazie alla densità dell’adesivo, quello che è di troppo viene espulso, ma senza colare. A questo punto è sufficiente rimuovere quanto deborda raschiandolo via: perfetto è, per esempio, un ritaglio di cartone, da usare di lato nelle giunzioni piane o d’angolo quando i pezzi sono uniti a 90°.

Scopri tutte le caratteristiche di Millechiodi Legno

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Installare i profili per pavimenti

I profili per pavimenti rispondono alla necessità di raccordare rivestimenti differenti per tipologia e, talvolta, anche per spessore. Solitamente si fissano al pavimento con viti e tasselli.

I listelli acquistabili in commercio, dei più svariati materiali, sono preforati e svasati per un inserimento perfetto della vite, mentre la banda superiore viene applicata a scatto. Alcuni modelli possono essere fissati senza viti utilizzando potenti adesivi. Esistono inoltre profili per pavimenti che hanno lo scopo specifico di proteggere le superfici, come quelli variamente sagomati per proteggere le pedate di una scala, gli spigoli dei rivestimenti piastrellati, la linea tra pavimento e parete. 

Profili per pavimenti – è utile sapere che

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Per raccordare superfici differenti, ma allo stesso livello, si possono utilizzare profili a T che si incastrano nella fuga di giunzione tra i rivestimenti e aderiscono al pavimento con nastro biadesivo. I profili per parquet devono assecondare i movimenti di dilatazione del legno, per questo motivo sono sagomati in modo da rimanere distanziati dalle doghe nella parte inferiore, oppure sono composti da due pezzi separati, inferiore e superiore.

Profili per pavimenti – Situazioni differenti

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  1. Se tra due pavimentazioni adiacenti risulta un dislivello per differente spessore del rivestimento, come nel caso di un parquet sovrapposto, le possiamo raccordare con l’inserzione di un profilo inclinato.
  2. Negli angoli di superfici soggette a getti d’acqua o dove occorre facilitare la pulizia, la linea di raccordo tra pareti e piani va rifinita con l’applicazione di un profilo concavo o inclinato.
  3. La pedata di un gradino dev’essere sporgente rispetto all’alzata sottostante, se non utilizziamo piastrelle già sagomate per questo scopo possiamo ricorrere a profili salvaspigolo di vario tipo.
  4. Lo spigolo verticale dei rivestimenti ceramici è la zona più esposta a rischio di sbeccature, perciò viene rifinito con un profilo stondato di pari spessore sulla cui ala poggia la piastrella adiacente.
  5.  La soglia di una stanza rivestita con moquette richiede un profilo di raccordo, per ovvi rischi di inciampo o di sollevamento del rivestimento. Occorre un profilo abbastanza largo da sovrapporsi a entrambe le pavimentazioni.
  6.  Quando il pavimento di parquet comunica con uno di altro tipo, per esempio moquette o doghe di legno con piastrelle, si utilizza un profilo di raccordo di legno, metallo o plastica che rende piana e invisibile la linea di giunzione. 

Inserimento a scatto

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  1. Alcuni profili speciali sono composti di una parte superiore e una inferiore. Quest’ultima va fissata al massetto (o al pavimento) tra gli stipiti della soglia, prima del rivestimento.
  2. La parte inferiore è scanalata e, dopo aver posato il rivestimento, permette l’inserimento a scatto di una lamina rifinita in vario modo che raccorda i rivestimenti.

Come saldare a stagno

Saldare a stagno pone meno difficoltà pratiche, economiche e di addestramento rispetto ad altre tipologie di saldatura: con lo stagno si impara a saldare nel giro di pochi minuti.

Per saldare a stagno  si usa una lega di stagno e piombo che fonde a temperatura variabile tra i 195 ed i 325 °C a seconda della percentuale di piombo contenuta in essa. Richiede il riscaldamento di ambedue le parti da saldare, ma di solito è questione di pochi secondi. Viene utilizzata molto nei collegamenti elettrici e nei circuiti elettronici, offre una resistenza meccanica modesta, ma serve anche per unire parti metalliche di rilevanti dimensioni. É eccellente per saldare rame e ottone.

 è utile sapere che

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La saldatura a stagno è di fatto una brasatura, perché l’unione avviene con apporto di materiale. La saldatura vera e propria avviene per fusione senza materiale d’apporto. Per dissaldare un componente basta riscaldare la saldatura con la punta del saldatore, lo stagno si ammorbidisce e si può liberare il componente. Il residuo di stagno può essere assorbito, mentre è liquefatto, con una pompetta a stantuffo (succhiastagno). L’esatto riscaldamento dei pezzi determina la riuscita della saldatura che deve somigliare a una lucente pagnottella. Troppo calore rende lo stagno sottile, poco non lo fa aderire né al conduttore né alla sede. Il disegno sintetizza l’effetto di tre differenti modalità di saldatura.

Leggi la nostra guida su come saldare correttamente

Saldare a stagno in elettronica

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  1. Il disossidante contenuto nei fili di stagno non è sempre sufficiente a garantire una buona saldatura. Prima di iniziare, immergiamo la punta ben calda del saldatore nel vasetto di disossidante.
  2.  Per evitare di scottarsi durante la saldatura vera e propria conviene trattenere il pezzo con le pinze, qualora non fosse possibile appoggiare le parti da unire affiancate su un piano.
  3. Nelle schede elettroniche, la saldatura dei componenti si effettua dalla faccia inferiore, dopo aver inserito i conduttori rigidi, dalla faccia opposta, all’interno dei fori riportati sulla scheda. Avviciniamo il filo di stagno alla punta riscaldata del saldatore, attendiamo 2-3 secondi affinché la goccia si sciolga e si espanda uniformemente, quindi allontaniamo la punta e aspettiamo qualche secondo per lasciar condensare lo stagno.

Unire lamiere

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  1. Per prima cosa sgrassiamo i lembi delle lamiere da unire con uno straccio imbevuto di solvente e, se possibile, strofiniamoli con carta vetrata per irruvidire la superficie.
  2. Sulle zone da portare a contatto passiamo, con un pennellino, il liquido disossidante. Questa pulizia è indispensabile per ottenere un buon risultato finale e una saldatura efficace.
  3. Riportiamo un sottile strato di stagno su entrambi i lembi, mettiamo i pezzi in posizione e facciamo sciogliere lo stagno per realizzare la giunzione, aggiungendo altro materiale di apporto.
  4. Sovrapponiamo i lembi stagnati e premiamoli con il saldatore. I due strati di stagno fondono e le due lamiere si uniscono. Eventualmente si ripete l’operazione anche sulla faccia opposta.

TUF

Dal 1980 Spektra (TUF) opera sul mercato delle costruzioni con un solo obiettivo: fornire alle imprese strumenti precisi, affidabili e semplici da usare per migliorare la produttività e l’efficienza del lavoro in cantiere

Il reale valore aggiunto delle soluzioni Spektra – TUF è il successo dei professionisti che le adottano. Per questo, oltre a selezionare e proporre strumenti di alta qualità, progettati specificamente per il cantiere e con un elevato tasso di innovazione, abbiamo creato una squadra di collaboratori qualificati, che conoscono profondamente il mondo delle costruzioni e del movimento terra, in grado di affiancare in ogni momento i nostri clienti.

Siamo stati i primi a proporre al mondo delle costruzioni la tecnologia laser, creando nel tempo una gamma in grado di rispondere a tutte le esigenze, dai lavori in interno ai grandi cantieri delle infrastrutture. Agli strumenti abbiamo via via affiancato tecnologie di comunicazione, dai sistemi radio al posizionamento GPS, e software proprietari capaci di portare il progetto direttamente sugli strumenti.

Sandokan

DeN è un’azienda attiva dal 1983. È situata in una posizione strategica che la vede esattamente a metà strada fra due delle città commercialmente più importanti dell’Emilia Romagna: Bologna e Modena. Un’area con un indotto produttivo molto elevato che concentra tra le maggiori aziende italiane: Ferrari, Maserati, Bugatti, Lamborghini, Ducati, Gd, ecc.
Con il marchio DeN vengono realizzati e commercializzati in Italia e all’estero, prodotti le cui caratteristiche hanno un forte denominatore comune: rispondere alle esigenze di coloro che hanno l’hobby del “fai da te” o che svolgono attività professionali specifiche. Soluzioni d’avanguardia per irrigare, e proteggere il verde.

Le linee Sandokan sono frutto di ricerche e sperimentazioni mirate ad ottenere prodotti sempre più efficaci nel pieno rispetto dell’uomo, degli animali non bersaglio e dell’ambiente. Per lo sviluppo dei prodotti Sandokan ci siamo avvalsi delle competenze delle Università di Bologna e di Pavia con le quali collaboriamo già da diversi anni. 

Armadio sottoscala fai da te

Ecco come realizzare un armadio sottoscala per sfruttare al meglio lo spazio a disposizione.

Una soluzione per utilizzare un vano altrimenti inutilizzatoa consiste nel realizzare un armadio sottoscala composto da una serie di moduli indipendenti e montati su ruote che, inseriti nel vano e ben accostati, lo chiudano totalmente. In pratica si tratta di costruire un armadio sottoscala constituito da tre carrelli mobili costituiti da un telaio di supporto il cui frontale, in pannello di multistrato, è sagomato in modo che insieme completino la superficie frontale del vano. I frontali vanno misurati e tagliati a misura e poi collegati all’intelaiatura con colla e viti. Nella costruzione proposta i moduli servono come capace scarpiera.

Armadio sottoscala – Cosa serve

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✓ Listelli di abete (anche di recupero)
✓ Pannelli di multistrato da almeno 15 mm
✓ Tondino di ramin ø 20 mm
✓ Spine di faggio ø 6 mm
✓ 12 ruotine fisse
✓ Viti; maniglie; cerniere; scrocchetto magnetico; squadrette di rinforzo
✓ Colla vinilica; materiali di finitura (impregnante e vernice trasparente o fondo opaco e smalto, copribordo termosaldante)
✓ Ferro da stiro; cacciavite; sega circolare; morsetti; avvitatore; pennello; falsa squadra

Armadio sottoscala – Il disegno

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Armadio sottoscala -La realizzazione

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  1. Addossati i pannelli alla parete, individuiamo la linea di taglio. Poi eseguiamo i tagli sui pannelli frontali utilizzando la sega circolare. Teniamoci a filo esterno della linea di taglio.
  2. Tagliamo anche i rimanenti pannelli e li assembliamo avvitandoli all’intelaiatura di listelli. Nei listelli destinati a sostenere i tondini pratichiamo i fori con una punta a fresa di diametro pari ai tondini.
  3. Dopo aver tagliato a misura i tondini e averli incastrati nei listelli, avvitiamo questi ultimi ai pannelli di ogni modulo. Facciamo attenzione alla lunghezza delle viti, non devono sporgere dal pannello.
  4. Trattiamo ogni modulo dapprima con un fondo acrilico e poi con uno smalto, sempre acrilico, applicato in due mani. Tra la prima e la seconda mano, carteggiamo le superfici.

Armadio sottoscala – Le finiture

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  1. I bordi dei pannelli vanno rifiniti con bordino termoadesivo che applichiamo passandovi sopra il ferro da stiro caldo. Le eccedenze si asportano con il cutter.
  2. Le quattro ruotine che si avvitano sotto il fondo devono essere ad asse fisso per consentire di estrarre i moduli con facilità senza urtare i moduli vicini.

Essenziale e sorprendente

Editoriale tratto da “In Giardino n.49 Agosto-Settembre 2014”

Autore: Nicla de Carolis

apple-delanoNel sofisticato hotel Delano di Miami, bell’esempio di edifico art-deco, all’ingresso di ogni stanza c’è appeso al muro un anello di metallo che regge una mela verde e una targhetta con inciso AN APPLE A DAY KEEPS THE DOCTOR AWAY, ovvero “una mela al giorno toglie il medico di torno”, proverbio assai noto anche da noi. Un’idea dell’archistar Philippe Starck che ha curato la ristrutturazione dell’albergo nel 1995 con un’impeccabile minimalismo di cui questo oggetto, nella forma e nella sostanza, è dimostrazione. Una piccola cosa che colpisce e rimane impressa nella memoria dei clienti, forse più di tutte le suggestive scenografie degli ambienti dell’hotel.

Ma della mela si è scritto e si è parlato da sempre; la sua immagine è diventata marchio di aziende come la leader Apple o simbolo di New York, detta appunto “la grande mela”. è il frutto che ha simboleggiato l’amore, la bellezza, la fortuna e la salute, il conforto e la saggezza, la tentazione e la sensualità. E tutto per il fascino che emana questo frutto tanto semplice e speciale determinato dalle sue proporzioni armoniose (ci sono studi che le rimandano alla sequenza di Fibonacci), ma anche dalle sue proprietà eccezionali conosciute fin dall’antichità: … un antiossidante, fa bene all’intestino, combatte l’invecchiamento della pelle e soprattutto è amica della salute cardiovascolare, contribuendo grazie ai flavonoidi a tenere sotto controllo il colesterolo…
È un frutto che può essere presente sulle nostre tavole tutto l’anno, sempre fresco e succoso, anche se la buccia si raggrinzisce (succede perché contine il 25% di aria…), sazia con poche calorie. E poi gli alberi di mele, le cui varietà sono addirittura migliaia, sono davvero generosi, non necessitano di particolari cure e producono frutti in abbondanza. Metterne un paio di piante in giardino è sicuramente un investimento che ripaga abbondantemente. Se vi avessi convinto, nell’articolo a pagina 14 troverete i consigli per una giusta coltivazione.

Con gli auguri di un rilassante e gratificante giardinaggio estivo, vi dedico la bella poesia qui a fianco che Pablo Neruda ha scritto per elogiare le qualità del prezioso frutto.

ODE ALLA MELA – 1957 PAOLO NERUDA
Te, mela,
voglio
celebrare
riempiendomi
la bocca
col tuo nome,
mangiandoti.
Sei sempre
nuova come niente altro,
sempre
appena caduta
dal Paradiso:
piena
e pura
guancia arrossata
dell’aurora!
Quanto difficili
sono
paragonati
a te
i frutti della terra,
le uve cellulari,
i manghi
tenebrosi,
le prugne
ossute, i fichi
sottomarini:
tu sei pura manteca,
pane fragrante,
cacio vegetale.
Quando addentiamo
la tua rotonda innocenza
torniamo per un istante
ad essere
creature appena create…
Io voglio
un’abbondanza totale,
la moltiplicazione
della tua famiglia,
voglio una città,
una repubblica,
un fiume Mississippi
di mele,
e alle sue rive
voglio vedere
tutta
la popolazione
del mondo
unita, riunita,
nell’atto più semplice che ci sia:
mordere una mela.

Tavolino fai da te di design

Ecco una costruzione rustica, ma dal design originale: un tavolino fatto con listelli uniti a formare tante U, a loro volta assemblate con spine e distanziali.

Questo tavolino fai da te si presta a diversi utilizzi fra cui il più ovvio è quello di classico tavolino da salotto, vicino a una poltrona o un divano, in questo caso affiancato da un analogo elemento con proporzioni diverse. Meno scontato, invece, con una piccola variante, farlo diventare un tavolino fai da te che assolve altre funzioni, appeso a parete come mensola per i libri, o impilato con o senza elementi gemelli per contenere raccoglitori e riviste. A seconda dell’idea, e tenendo conto degli spazi a disposizione, si variano numero e dimensioni delle cornici a U da impiegare. Variando la lunghezza dei segmenti a U, infatti, va adeguata di conseguenza la sezione dei listelli impiegati.

Cosa serve:
✓ Listello sezione 20×40 mm (7 traverse lunghe 400 mm; 14 montanti lunghi 450 mm)
✓ 32 distanziali 20x20x20 mm
✓ Spine di legno
✓ Colla vinilica
✓ Impregnante noce chiaro e vernice trasparente

Tavolino fai da te – il progetto

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 Le spine di legno hanno una lunghezza che potrebbe non essere sufficiente per farle spuntare da entrambi i lati del distanziale: in tal caso bisogna metterne due in fila.

Tavolino fai da te – La costruzione

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  1. Il taglio a 45° deve essere molto preciso, pena, una serie di U diverse una dall’altra. Se non abbiamo una sega circolare troncatrice, possiamo utilizzare la sega a dorso e la guida tagliacornici.
  2. Assembliamo ogni elemento a U separatamente, spalmando le facce a 45° di colla vinilica e tenendo serrati i listelli con morsetti per cornici che garantiscono posizione corretta e pressione ben distribuita.
  3. I distanziali da porre fra le varie U devono essere forati da parte a parte, perpendicolarmente e al centro, quindi usiamo il trapano a colonna, serrandoli nella morsa a due a due.
  4. Cospargiamo di colla le spine  e poi le inseriamole nei distanziali. Se oppongono resistenza ci aiutiamo con un martello leggero. Controlliamo che sporgano ugualmente dai due lati.
  5. Anche nelle cornici a U vanno fatti fori con il trapano a colonna, ma questa volta non passanti, per realizzare le sedi delle spine dei distanziali. Poi assembliamo le U aggiungendo un po’ di colla vinilica sulla punta delle spine.
  6. Applichiamo la finitura stendendo due mani di impregnante tinta noce chiaro, intercalate da passate di carta vetrata molto fine o paglietta d’acciaio fine. Per concludere diamo altre due mani di vernice trasparente satinata.

Tavolini fai da te – variazioni sul tema

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  1. La variante mensola prevede un numero di cornici a U inferiore, rispetto a quello per il tavolino. Come sostegno a parete si fissano con tasselli due squadrette di metallo, una per ogni braccio.
  2. Davanti a un divano non sfigura affatto la coppia di tavolini dove il secondo, fatto con la stessa procedura rispetto al primo, si differenzia per misure e proporzioni completamente differenti.