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Pulizia fughe piastrelle: tutti i segreti

Con il passare del tempo e il costante utilizzo di bagni e cucine, le fughe tra le piastrelle possono mostrare chiazze scure dovute a muffe e vapori grassi. Interveniamo adeguatamente a seconda della gravità del danno, per farle ritornare bianche ed uniformi

L’umidità, il caldo e i grassi sono nemici giurati delle fughe piastrelle dei rivestimenti di bagno e cucina. Su queste strette linee di giunzione si formano colonie fungine (le muffe) che a poco a poco degradano e macchiano indelebilmente le fughe piastrelle. Ma avvengono anche altri fenomeni: l’alternanza di caldo e freddo può far dilatare alcuni elementi collegati alla piastrellatura (es il top di cucina, gli infissi ecc) e scollare i materiali di cui sono costituite le fughe piastrelle. Se il danno è lieve possiamo intervenire con preparati adeguati e un poco di olio di gomito, ma quando il danno è maggiore dobbiamo effettuare un intervento più radicale.

Pulizia fughe piastrelle in cemento

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  1. Versiamo o spruzziamo un pulitore per fughe a base di ipoclorito di sodio e lasciamo agire. Poi lo asportiamo con una spugna bagnata.
  2. Nei punti più ostinati possiamo agire con uno spazzolino d’ottone, sotto un getto d’acqua.
  3. Con un marcatore permanente che applica un inchiostro effetto smalto, resistente all’acqua, ripassiamo su tutte le fughe da rinnovare.

Ripristino radicale fughe piastrelle in cemento

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  1. Se il danno è profondo asportiamo la parte superficiale della fuga tramite una lama raschiafughe o un minitrapano fornito di piccola fresa.
  2. Facciamo attenzione a non danneggiare le piastrelle.
  3. Prepariamo un impasto con malta riempifughe abbastanza fluida, ma non troppo liquida. La malta va applicata lungo le fughe con una racla di gomma, azionata in modo da riempire tutte le commessure. Prima che la malta indurisca passiamo con una spugna bagnata e poi con uno straccio umido per pulire la superfice piastrellata.

Pulizia fughe piastrelle – Il trucco dello smalto

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Se nelle commessure non sono presenti evidenti macchie di muffa e non si notano mancanze o discontinuità di riempimento, possiamo semplicemente applicare un buon smalto acrilico con un pennellino. Dopo una prima pulizia delle piastrelle con uno straccio umido, si attendono 24 ore prima del trattamento con una seconda mano, anch’essa seguita da un’accurata pulizia della superficie piastrellata.

Pulizia fughe piastrelle – Il trucco del lievito

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Il normale lievito per dolci (ma anche il bicarbonato di sodio) mescolato con acqua a formare una pappetta pastosa, funge da ottimo smacchiante. Lo applichiamo sulle fughe con uno spazzolino o un pennellino e lo lasciamo agire per alcuni minuti. L’azione del preparato sbianca le fughe in cemento (non quelle in silicone). Il materiale si asporta con una buona sciacquatura.

Pulizia fughe piastrelle in silicone

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  1. Il silicone è praticamente impossibile da pulire, per cui va sostituito. In genere conviene spruzzare un prodotto togli-silicone spray che ne riduce l’ancoraggio sulle piastrelle e sui sanitari, lasciandolo agire per qualche minuto.
  2. Con il cutter agiamo lungo la commessura distaccando il silicone,
  3. Quindi con un altro prodotto togli-silicone (in pasta o spray) trattiamo la zona per togliere ogni residuo.

Ripristino fughe piastrelle in silicone

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  1. La commessura da ripristinare con silicone va accuratamente isolata fra due strisce di nastro per mascheratura che lascino libera la sola zona di intervento, proteggendo le piastrelle circostanti.
  2. Se riteniamo che la parte da trattare possa essere unta (anche da saponi), conviene applicare su di essa un primer sgrassante e aggrappante che prepari la superficie a ricevere il silicone, facilitandone l’ancoraggio.
  3. Stendiamo il cordone di sigillante siliconico (che si trova nelle versioni bianco, trasparente e altre colorazioni) con la pistola per estrusione. Applichiamo un cordone continuo, non troppo rilevato e senza discontinuità.
  4. Con una spatolina bagnata in acqua passiamo lungo la commessura asportando il silicone in eccesso e regolarizzando la superficie di quello che rimane in opera.
  5. Asportiamo i nastri di mascheratura prima che il silicone abbia cominciato a far presa, tirando lentamente e con attenzione. Le piastrelle rimangono pulite e il riempimento risulterà perfettamente regolare lungo tutto il suo sviluppo.

Applique ikea hacker

Trasformiamo un portariviste da parete in applique ikea hacker a luce colorata

Opportunamente equipaggiato, l’espositore per riviste da parete “Spontan” di Ikea (costo euro 9,99) diventa una elegante applique che rallegra un ambiente con la diffusione di una morbida luce colorata.
Sulla sua struttura non è necessario eseguire particolari interventi: è sufficiente incollare pezzi di plexiglas all’interno delle sue alette inclinate e montare alcuni faretti che proiettino la loro luce contro il muro.
Se la parete non è bianca, la luce assume la tonalità di colore di questa e, attraversando il plexiglas (che abbiamo provveduto a pitturare con uno smalto traslucido) aumenta ancor più la diffusione del colore. 
I faretti a bassa tensione, della potenza non superiore ai 40 watt, sono applicati con nastro biadesivo mentre i loro cavi sono incollati, con colla a caldo, sul retro del portariviste, che va appeso alla parete con un paio di tasselli.

disegno-applique-ikea

Applique Ikea Hacker: materiali

Materiali applique ikea

Servono un portariviste da parete Spontan Ikea (euro 9,99); tre faretti IKEA con trasformatore; 1 foglio di plexiglas spesso 3 mm; colla Pattex Ripara Extreme; nastro biadesivo Millechiodi; colore per vetro; connettori elettrici a vite.

Trattare il plexiglas

lavorazione plexiglas per applique ikea

  1. Con il seghetto alternativo, equipaggiato con lama per metalli, tagliamo tre pezzi di plexiglas con dimensione leggermente superiore alle aperture del portariviste.
  2. Il plexiglas va liberato dal foglio adesivo    che ha il compito di proteggere la superficie durante la lavorazione.
  3. I tre pezzi vanno colorati con una pittura  per vetro che non risulta coprente, ma traslucida, per fornire una colorazione piacevole alla luce dei faretti.

Montare i faretti sull’applique ikea hacker

installazione applique ikea

  1. Sul retro dei tre faretti applichiamo alcuni pezzetti di nastro biadesivo Millechiodi che liberiamo della pellicola protettiva superiore.
  2. Posizioniamo ogni faretto sulla parte superiore delle alette inclinate verso l’esterno. Premiamo leggermente per ottenere un buon fissaggio.
  3. Ogni cavo bipolare che proviene dai singoli faretti va spelato alle estremità per circa 1 centimetro.
  4. Mantenendo ben accostati i cavi, li facciamo correre lungo la faccia interna del portariviste e li fissiamo con alcune gocce di colla a caldo.
  5. Raggruppiamo i conduttori e li fissiamo in un connettore che viene anche collegato ai due cavi provenienti dal trasformatore di tensione.
  6. Il trasformatore che abbassa la tensione di rete riceve il cavo di alimentazione collegato ai morsetti.

incollaggio-applique

Per fissare i fogli di plexiglas colorato stendiamo tre cordoncini di colla tipo Pattex Extreme, che è in grado di incollare materiali moto diversi tra loro.

 

applique-da-portariviste

Sui cordoni di colla applichiamo i pezzi di plexiglas. Premiamo con le mani per qualche istante in modo da fissarli  definitivamente al supporto metallico del portariviste.

 

Rane in Cernit

Cernit, fantasiosa pasta sintetica con cui realizzare facilmente piccoli oggetti per regali divertenti e personalizzati. Il materiale impiegato è il Cernit, una resina artificiale duttile, elastica, lucente ed economica.

rane-sassoIn occasione di compleanni o ricorrenze varie si spendono denaro ed energie per trovare un regalo adeguato. Con un poco di fantasia e manualità si possono realizzare simpatici oggettini per comunicare al destinatario i nostri sentimenti senza spendere una fortuna.
Utilizziamo una pasta sintetica per modellare che si chiama Cernit, molto apprezzata dai modellisti per la facilità con cui la si lavora. Si presenta in mattoncini da 65 g che si spezzano facilmente ma, una volta riscaldata e impastata tra le mani diventa pastosa e plasmabile come il pongo. Ha il vantaggio di non essiccare all’aria, rimanendo utilizzabile a lungo.

halloween-decorazioniDar vita alle rane in Cernit

La rana e le numerose variazioni sul tema si realizzano a partire da tre palline di pasta verde che vengono incise e deformate fino ad ottenere il corpo, costituito interamente dall’enorme bocca, e le zampe.
Posizionando in modo diverso le due palline bianche per gli occhi e le due nere per le pupille si possono caratterizzare in modo estremamente efficace le espressioni della rana (strabica, allegra, arrabbiata, ecc) usando l’accortezza di far rivolgere lo sguardo in alto verso l’osservatore.
Con altra pasta colorata si realizzano particolari da affiancare alle rane come cesti di verdura o frutta, cuoricini rossi e ogni altro oggetto che ci suggerisce la fantasia o che serva per veicolare un nostro particolare messaggio. L’indurimento delle rane si ottiene cuocendole per un tempo variabile dai 10 ai 30 minuti, in base allo spessore della pasta, in un forno da cucina regolato a 130 °C o in uno a microonde impostato alla potenza minima, oppure anche immergendo gli oggetti in acqua bollente.

rane-innamorate

Passo passo la realizzazione delle rane di Cernit

come si modella il cernit

  1. Con un coltello si tagliano tre strisce per realizzare il corpo e le zampe da una mattonella di Cernit verde.
  2. Dopo aver manipolato la pasta fino a renderla morbida si foggiano una palla più grande per il corpo e due più piccole per le zampe.
  3. La palla più grande va deformata fino ad ottenere la forma del corpo, costituito interamente dall’enorme bocca, nella quale, con la punta del coltello, si va ad incidere un solco che la taglia a metà.
  4. Le due palline più piccole fungono da zampette.   Si  incidono col coltello in due punti.
  5. Le palline bianche degli occhi vengono fissate con uno stuzzicadenti in modo che nel punto di contatto i due colori aderiscano tenacemente.
  6. Posizionando in modo diverso le due palline bianche per gli occhi e le due nere per le pupille si possono caratterizzare in modo estremamente efficace le espressioni della rana (strabica, allegra, arrabbiata, ecc) usando l’accortezza di far rivolgere lo sguardo in alto verso l’osservatore.

Piccoli dettagli da aggiungere

modellazione cernit o fimo

  1. Mescolando il giallo con il rosso si ottiene la pasta per realizzare le carote e con una pallina di marrone si costruisce il piatto.
  2. Le carote vengono incise trasversalmente con il coltello  e appoggiate sul piatto con una leggera pressione. Per farle aderire meglio si usa un velo di vaselina.
  3. Con gli altri colori si possono creare cespugli di insalata e pomodori; con il rimanente rosso si stende un foglio da cui ricavare, tramite gli stampini, dei cuoricini rossi che possiamo usare come base per le rane.
  4. Con un pezzetto di filo metallico, inserito nella rana e nel cestino di verdura, si uniscono i due elementi.

Cottura in forno del Cernit

Cottura cernit

Il Cernit indurisce definitivamente se mantenuto (in un forno elettrico) ad una temperatura tra 100 e 130°C per un minimo di 10 fino a 30 minuti, in base allo spessore degli oggetti.
L’indurimento si ottiene anche immergendo gli oggetti in acqua bollente o utilizzando un forno a microonde a potenza minima per circa 10 minuti.

Realizzato da Giovanna Motta

Parola d’ordine: Rifare!

Editoriale tratto da “Rifare Casa n.34 Luglio-Agosto 2014”

Autore: Nicla de Carolis

“Gli Italiani preferiscono le inaugurazioni alle manutenzioni”. Così scriveva nel 1955 in una delle sue tante fulminanti e incisive frasi passate alla storia il grande Leo Longanesi, giornalista, pittore, disegnatore, editore e impagabile aforista.

Purtroppo ancor oggi è così; parliamo di opere importanti come aeroporti, ospedali, carceri, teatri, scuole, edifici, spesso dall’aspetto arrogante e brutto che si impongono vicino ad architetture gentili del passato, inaugurati con discorsi di politici e prelati, mai entrati in funzione per inspiegabili motivi burocratici, finanziari o forse perché l’obiettivo di chi ha gestito le cose non è il raggiungimento della pubblica utilità del progetto. Per non parlare delle “incompiute”: sono talmente tante da aver risvegliato l’interesse di un gruppo di artisti (Alterazioni Video) che nel 2007 ne ha individuate almeno 357, le ha fotografate, riprese con una telecamera, schedate e ha poi allestito una mostra per rendere omaggio a questo “miracolo italico”.
E ora, sotto gli occhi di chi va in Sardegna al mare, c’è anche il complesso della Maddalena (che nel 2009 avrebbe dovuto ospitare il vertice dei grandi della Terra poi fatto a L’Aquila). Lavori portati a termine a tempo di record, con costi ingentissimi, 400 milioni di euro di denaro pubblico,  hanno consegnato 27 mila metri quadrati di edifici, 90 mila metri di aree a terra e 110 mila di mare al nulla di un progetto che prevedeva lussuosi alberghi e yacht club, di fatto mai partito.
Inoltre le previste bonifiche a mare, non effettuate, hanno bloccato il turismo, gli edifici mostrano segni di abbandono e di rapido degrado determinato da vento e salmastro. In più, ogni anno, la Regione Sardegna paga 500 mila euro di Imu per strutture architettoniche di avanguardia in cui, in 4 anni e mezzo, non ha messo piede anima viva.

È chiaro che bisogna dire stop al consumo del territorio e far di tutto per recuperare e riqualificare l’esistente, bello o brutto che sia. La politica dovrebbe gestire gli edifici pubblici con la cura e con la parsimonia che ogni privato ha per casa sua, con manutenzioni accurate e migliorie che tengano conto dell’importante patrimonio architettonico della nostra bella Italia.
Ristrutturare, riqualificare, rifare dovrebbero essere queste le parole d’ordine per pubbliche amministrazioni e privati, un progetto concreto, perseguibile a lungo negli anni e portatore in immediato di vantaggi in termini economici ed estetici.
Il recupero dell’esistente è da sempre il fil rouge dei nostri contenuti e, anche in questo numero, abbiamo uno speciale dedicato alla ristrutturazione di un bilocale seguito passo passo, la riqualificazione di una villetta anni ‘50 che passa da classe energetica G ad A, il recupero di un seminterrato con un’importante impermeabilizzazione. Vi proponiamo persino la trasformazione in appartamento di un vagone ferroviario dismesso con tanto di pareti, pavimenti e vetri isolati…

Complesso della Maddalena
Il merletto di vetro e acciaio del centro congressi, che fa parte di una delle costosissime strutture costruite per il G8 del 2009 all’isola della Maddalena, si sta sgretolando.

Riparare la bocchetta di ventilazione con Henkel

Il maldestro tentativo di incastrare sulle alette il supporto di un deodorante per auto ha danneggiato la bocchetta di ventilazione: il rinvio che comanda il movimento simultaneo delle alette può essere riparato.

Ci sono deodoranti per auto che si possono agganciare alle alette della bocchetta di ventilazione dell’auto, per ottenere una più efficace diffusione degli aromi nell’abitacolo. Di solito le boccette di profumo si innestano su un supporto di plastica che ha sul retro una molletta; a sua volta, il supporto si aggancia alle alette facendo un po’ di pressione, ma se si esagera… Le alette della bocchetta di ventilazione dispongono di minuscoli perni sporgenti lateralmente per incastrarsi da un lato in fori ricavati lungo il profilo della bocchetta, dall’altro in una sottile striscia di plastica, anch’essa forata, che ne permette il comando simultaneo: basta agire sul risalto centrale della bocchetta di ventilazione per orientarle tutte verso l’alto o verso il basso, modificando la direzione del flusso. La delicata striscia si è spezzata, ma la si può riparare ricostruendo la rottura con pasta bicomponente; ovviamente per eliminare i cattivi odori dall’abitacolo bisognerà utilizzare un sistema diverso, o applicarlo su un’altra bocchetta facendo maggiore attenzione. 

Riparare la bocchetta di ventilazione

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  1. Abbiamo bisogno di un minitrapano con accessori, lime piccole e Pattex Riparatutto Express in monodosi.
  2. Solleviamo lateralmente la bocchetta, facendo leva intorno con una spatolina di plastica, senza danneggiarla ulteriormente o graffiare il cruscotto.
  3. Estraiamo le alette e la sottile striscia di plastica spezzata, quindi indossiamo i guanti e impastiamo a lungo con le dita una dose di pasta, miscelando bene i due componenti.
  4. Ripariamo la rottura facendo combaciare le parti e lasciamo essiccare. Dopo poco tempo la pasta indurisce e possiamo modellarla con una moletta montata sul minitrapano.
  5. Ristabilita per quanto possibile la forma originale, foriamo la pasta con una fresetta o con una sottile punta, per ripristinare il foro nel punto in cui si era verificata la rottura. Se vogliamo rendere meno evidente la riparazione possiamo stendere un poco di smalto nero sulla riparazione prima di rimontare la bocchetta e ricollocarla in sede.

Vetrofusione

La vetrofusione è una tecnica abbastanza impegnativa perché richiede l’uso del forno, ma i risultati sono davvero splendidi

La vetrofusione o glassfusing, è una tecnica con cui si possono realizzare vetrate decorative per porte e finestre, ma anche lampade, vasi, bomboniere e molte altre cose, a patto di disporre di un forno, che è indubbiamente indispensabile e che deve essere preferibilmente concepito per questo specifico uso: in commercio ne esistono di varie dimensioni, con funzionamento elettrico o gas, ma potrebbe bastare anche un forno per ceramica, purché fornito di termometro molto preciso.

oggetti in vetrofusioneVetrofusione: la cottura

A circa 550°C il vetro comincia ad ammorbidirsi, a 750°C diventa viscoso e a 850-900°C inizia a scorrere. È assolutamente vietato aprire il forno prima che si raggiungano i 500°C, lo stesso discorso vale per la fase di raffreddamento: si può aprire un attimo quando sono stati raggiunti gli 800°C, ma poi bisogna richiudere in fretta ed aspettare il completo raffreddamento.
Importanti anche il periodo di preriscaldamento e di mantenimento: un vetro di 6 mm di spessore necessita in genere dì 90 minuti per arrivare integro a 550°C e di circa 30 minuti di mantenimento in fase di discesa.

L’utilizzo di vetri colorati ritagliati ad arte, non è l’unica tecnica possibile: si può ad esempio far uso di smalti e colori in polvere, o di ossidi metallici.
Giocando sulla temperatura si può rendere malleabile una lastra fino a farla adagiare sul modello ed ottenere così un piatto o un vassoio.
A temperature più elevate, superiori ai 900°C, il vetro diventa una massa fluida che può essere colata in stampi acquistati od autocostruiti.

Lavorazioni a sandwich

La lastra di base può essere ulteriormente ricoperta con un vetro trasparente di pari dimensione: sotto l’azione del calore tutti gli elementi si fondono fino a creare un unico blocco ma, proprio per non rendere visibile il trucco, è necessario che le due facce esterne siano perfettamente coincidenti su tutto il perimetro.
Nel regolare la temperatura del forno ed i tempi di cottura dobbiamo naturalmente tener conto dello spessore complessivo.

Vetrofusione step by step

come fare la vetrofusione

  1. La lastra di vetro su cui posare i pezzi colorati deve essere accuratamente pulita  e sgrassata con alcool.
  2. Si preparano delle sagome su cartoncino da usare come guida per il taglio delle lastre di vetro.
  3. Si esegue il taglio del vetro colorato utilizzando le sagome; volendo si possono anche fare tagli a mano libera.
  4. Le diverse parti della decorazione, perfettamente pulite, si appoggiano sulla lastra di base posizionandole con precisione.
  5. Con ossidi metallici o colori specifici si prepara lo sfondo a tonalità sfumate, senza muovere i ritagli di vetro.
  6. Tenendo delicatamente la lastra di base, e evitando che gli elementi si spostino dalla loro posizione, si introduce il tutto nel forno.

vetrofusione-come-si-fa

 

Apricancello: come installarlo sullo scooter

Una modifica molto utile allo scooter permette di aprire il cancello elettrico senza fermarsi e cercare in tasca il telecomando apricancello: quest’ultimo è installato sul veicolo, protetto nel cassetto, e si aziona con un pulsante senza togliere le mani dal manubrio

Per evitare di fermarsi ogni volta davanti al cancello di casa per cercare il telecomando in tasca, è possibile applicare il radiocomando apricancello direttamente sul manubrio dello scooter, sfruttando il posto di riserva per un pulsante ausiliario, di fianco a quello dell’accensione. Acquistato un secondo pulsante d’accensione come ricambio, si salda uno spezzone di cavo a due poli lungo circa 40 cm sui terminali del contatto elettrico normalmente aperto; l’altro capo del cavo viene terminato con un connettore maschio recuperato da un vecchio PC. Individuati sulla scheda del telecomando apricancello i due contatti corrispondenti al microinterruttore d’apertura, si salda un altro spezzone di cavo e si termina con un connettore femmina. Montato il pulsante sul manubrio, fatti passare i conduttori internamente sino al cassetto dello scooter, si innestano i connettori. Ora la pressione del pulsante attiva l’apertura del cancello.

Apricancello sullo scooter

come installare un apricencello elettrico

  1. Per quel che riguarda gli interventi da fare sul telecomando, il primo passo consiste nello smontarlo completamente, mettendo a nudo la scheda elettronica al suo interno.
  2. Sulla scheda, lato opposto alla componentistica, si individuano facilmente i due terminali del pulsante d’azionamento e a questi si saldano due sottili conduttori lunghi quanto basta e terminati con uno spinotto femmina.
  3. I fili sono sottili abbastanza per attraversare il vano batteria con questa stessa installata e fuoriuscire dal contenitore attraverso una fessura lasciata dal coperchio.
  4. Il cavo proveniente dal pulsante sul manubrio entra nel ripostiglio dello scooter ed è lì che il telecomando apricancello trova posto, immobilizzato su una staffa di metallo, naturalmente dopo aver innestato gli spinotti uno nell’altro.
  5. L’installazione è completata non resta che rimontare il vano batteria.

Scaldacqua a pompa di calore

La novità per la produzione di acqua calda sanitaria viene dai sistemi scaldacqua a pompa di calore che aspirano aria, la comprimono per riscaldarla e, attraverso uno scambiatore, cedono calore all’acqua contenuta in un serbatoio: sono apparecchiature ecologiche che assicurano risparmi economici interessanti, si installano con opere minime e beneficiano degli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica

I boiler tradizionali alimentati esclusivamente a corrente elettrica o a gas sono destinati ad estinguersi a favore di nuovi sistemi che utilizzano energie rinnovabili. Già da diversi anni questi apparecchi per la produzione di acqua calda sanitaria vengono integrati con impianti solari termici, ma la nuova rivoluzione viene dagli scaldacqua a pompa di calore, che sfruttano l’aria per produrre energia termica attraverso un ciclo termodinamico.

Il funzionamento della pompa di calore consiste nel prelevare calore a bassa temperatura e “pomparlo” per portarlo ad una temperatura superiore, con un consumo di energia minimo, circa 1/3 rispetto ad un tradizionale boiler elettrico.
Lo scaldacqua a pompa di calore aspira aria dall’esterno per riscaldare l’acqua all’interno di un serbatoio d’accumulo, che può essere tutt’uno con la macchina termica (monoblocco) o separato da essa (split). In quest’ultimo caso, il serbatoio è installato all’interno e la macchina termica all’esterno dell’abitazione.

scaldacqua schema
L’aria aspirata dal ventilatore del gruppo termico cede il proprio calore ad un fluido che passa nell’evaporatore, poi viene espulsa; il fluido viene compresso, si surriscalda e, passando nel condensatore, cede il proprio calore all’acqua sanitaria. Proseguendo, passa attraverso una valvola di laminazione che gli fa perdere bruscamente pressione e temperatura, riportandole ai valori iniziali: il ciclo può ricominciare. L’energia elettrica richiesta è solo quella per il funzionamento del ventilatore che cattura l’aria e per il compressore che agisce nel circuito chiuso.

L’efficienza del solare termico è subordinata alla presenza del sole ed al tipo d’installazione (orientamento, parziali ombreggiamenti), oltre ad avere una certa invasività, che con questi apparecchi è nettamente inferiore, anche nella versione split. Inoltre, l’aria è sempre disponibile, giorno e notte, e non è necessario tener conto dell’esposizione. La gamma Nuos di Ariston, per esempio, raggruppa diverse apparecchiature con capacità che vanno da 80 a 300 litri con diverse modalità di funzionamento che permettono di scegliere se massimizzare il risparmio energetico (funzionamento esclusivo a pompa di calore), ridurre i tempi di riscaldamento (pompa + resistenza elettrica) o lasciare alla macchina la gestione del sistema, ottimizzando il funzionamento a pompa di calore con l’intervento delle resistenze ausiliarie.

Per un intervento volto a migliorare l’efficienza energetica, si può accedere alle detrazioni del 65% della spesa (apparecchi + installazione): l’investimento si recupera in pochi anni e, considerato che questi scaldacqua durano 10 anni o più, il risparmio sui consumi energetici è garantito per lungo tempo. La legge di stabilità 2014 (Legge n. 147 del 27 dicembre 2013), modificando quanto già stabilito dalla Legge 90 del 3 agosto 2013, ha prorogato fino al 2016 le Detrazioni Fiscali per gli interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica degli edifici esistenti, secondo le seguenti scadenze e aliquote:

  • Interventi relativi a parti comuni degli edifici condominiali o che interessino tutte le unità immobiliari del singolo condominio:
    • Detrazione del 65% delle spese sostenute dal 6 giugno 2013 al 30 giugno 2015
    • Detrazione del 50% delle spese sostenute dal 1 luglio 2015 al 30 giugno 2016
  • Interventi relativi a tutte le altre tipologie di edificio:
    • Detrazione del 65% delle spese sostenute dal 6 giugno 2013 al 30 giugno 2015
    • Detrazione del 50% delle spese sostenute dal 1 gennaio 2015 al 31 dicembre 2015

Risparmio economico

risparmio-scaldacqua-pompa

Il prospetto evidenzia la differenza di consumo tra uno scaldacqua efficiente ed uno tradizionale
di pari capacità: il risparmio può arrivare al 75% e consentire di rientrare dall’investimento in circa 3 anni, che si riducono se si usufruisce della detrazione fiscale.
Ma attenzione: i valori riportati nel prospetto sono relativi ad una temperatura media annua di ingresso dell’aria di 15 °C, quindi i dati possono subire variazioni considerevoli in base alle condizioni climatiche del luogo d’installazione. Con temperature molto basse, infatti, la resistenza elettrica di supporto da 1200 W interviene con più frequenza (modalità Boost e Auto), in base alla richiesta.

Monoblocco o split?

monoblocco-split

La gamma Nuos è composta da scaldacqua per installazione murale o a pavimento, in versione monoblocco o split con unità esterna: entrambe le versioni offrono vantaggi da valutare nella scelta in base alle proprie esigenze.
Con la pompa di calore monoblocco sono necessarie soltanto griglie esterne per l’espulsione, con un impatto architettonico minimo; tramite opportune canalizzazioni l’aria fresca e deumidificata può essere utilizzata per raffrescare gli ambienti, la prima accensione è immediata e all’installatore non sono richieste competenza ed attrezzature da frigorista.
Nella versione split, per contro, l’unità interna è più compatta (manca il gruppo frigo), le connessioni gas hanno dimensioni contenute e non serve lo scarico della condensa. Ventilatore e compressore sono nell’unità esterna, quindi la rumorosità di funzionamento è nulla; occorre solo un foro Ø 50 mm nel muro per i tubi del gas refrigerante. Quanto alla manutenzione, l’operazione principale è la pulizia dell’evaporatore e, nella versione split, si esegue nell’unità esterna, quindi è più semplice, se questa si trova in posizione facilmente raggiungibile. Ariston

Integrazione con il fotovoltaico

integrazione-fotovoltaico

Il ventilatore ed il compressore che generano il ciclo della pompa di calore sono apparecchiature elettriche ed il loro funzionamento richiede il collegamento ad una rete elettrica, necessario comunque per alimentare la resistenza interna a funzionamento discontinuo.
La pompa di calore può però essere collegata ad un impianto fotovoltaico ben dimensionato (anche questo impianto beneficia degli incentivi) ed il costo per il suo funzionamento si può ridurre fino al 95%, tenuto conto che l’energia prodotta in eccesso può essere scambiata sul posto con la rete elettrica o utilizzata per gli altri consumi domestici.

Mente, mano, magia

Editoriale tratto da “Far da sé n.440 Luglio 2014”

Autore: Carlo De Benedetti

“Vi auguro una bella strada nella scuola, una strada che faccia crescere le tre lingue che una persona matura deve sapere parlare: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani”: sembra proprio il terzetto di parole d’ordine che avevamo proposto come logo della nostra iniziativa “Manualità, un gioco da ragazzi”, quando in testa a ogni nostra comunicazione c’era l’omino MENTE, l’omino MAGIA, l’omino MANO. E se la lingua del cuore è quella delle emozioni e dei sentimenti, coincide bene con la magia che si esprime nella gioia di aver “pensato bene” e di aver “agito bene”.

Il nostro fine era quello di entusiasmare i ragazzi nei confronti delle attività manuali, di far loro capire che la mente aiuta a progettare, a inventare, a creare, che la mano consente di realizzare concretamente quello che la mente ha pensato per guardare infine con la bocca spalancata dalla meraviglia e con il cuore pieno di soddisfazione il frutto della nostra mente e delle nostre mani.

Era certamente di più ampio respiro il fine di Papa Francesco, mentre pronunciava la frase che abbiamo citato all’inizio e che è stata proclamata il 10 maggio 2014 a Roma nel corso dell’iniziativa “La Chiesa per la scuola”, ma in quel terzetto mente-cuore-mani c’è davvero la descrizione di una “bella strada” che la scuola, ma poi la società, deve provare a percorrere con impegno se vuole essere aperta alla realtà, luogo d’incontro, portatrice di vero-bene-bello. Questo è un “cammino ricco, fatto di tanti ingredienti” dice ancora il Papa: siamo più che mai convinti che tra questi ingredienti ci sia anche la manualità, la capacità di costruire un oggetto, la saggezza di riparare una cosa piuttosto che buttarla, il desiderio di rendere bello e vivibile un angolo di casa o di giardino, l’aspirazione a trasmettere ai giovani i segreti di sapienti artigiani, l’intelligenza di riscoprire in vecchi mestieri la dignità del lavoro, la gioia di mettere al servizio di altri le proprie abilità.

Nel profondo rispetto per il magistero di Francesco, quindi senza nessuna intenzione di strumentalizzare le sue parole, vorremmo che, sempre con le sue parole, si diffondesse la convinzione che “se una cosa è vera, è buona ed è bella; se è bella, è buona ed è vera; e se è buona, è vera ed è bella”.

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Il Pontefice fra i ragazzi che hanno partecipato alla giornata “La Chiesa per la scuola”, a Roma, il 10 maggio 2014. (foto: Radio Frate Sole)

Realizzare una prolunga elettrica

Allarghiamo il raggio d’azione delle nostre attività realizzando una prolunga elettrica robusta e sicura che si adatti bene ai nostri elettroutensili, ma che possa eventualmente servire anche per macchine elettriche, elettrodomestici ecc.

Per realizzare una prolunga elettrica scegliamo il cavo giusto che deve essere composto da tre conduttori di cui uno, giallo-verde, serve per la messa a terra. Il cavo deve essere a doppio isolamento, con i tre conduttori interni (isolati) protetti da una guaina in PVC piuttosto spessa. Per completare la prolunga servono anche una presa e una spina da 10 o da 16 A, a seconda dell’utilizzo previsto. Un supporto a bobina, in materiale plastico, ne consente l’ordinato avvolgimento.

Prolunga elettrica – è utile sapere che…

disegno cavo elettrico
La sezione dei conduttori interni, in trecciole di rame, va commisurata all’apparecchio con la potenza massima che si presume di dover alimentare. Supponendo un assorbimento massimo di 1500 W, i conduttori devono avere una sezione di almeno 1,5 mm2.  Molte apparecchiature hanno potenze superiori, meglio informarsi quando si acquista il cavo, sulla sezione giusta.

 Prolunga elettrica – La realizzazione

come fare una prolunga elettrica

  1. Con le forbici da elettricista asportiamo circa 40 mm di guaina dall’estremità del cavo elettrico. Facciamo molta attenzione a non provocare tagli sui rivestimenti colorati dei conduttori interni.
  2. Con la pinza spellafili possiamo scoprire il rame di ogni conduttore per la lunghezza desiderata, (circa 15 mm). Eliminiamo il rivestimento corrispondente serrando le ganasce della pinza.
  3. Attorcigliamo le estremità delle trecciole di rame messe allo scoperto per un migliore inserimento nei morsetti. Ripieghiamo  le trecciole in modo da ottenere “capicorda” di circa 7-8 mm.
  4. Allentiamo le viti dei morsetti della spina (o della presa) e inseriamo i conduttori, facendo attenzione alla collocazione centrale del conduttore di terra (quello con il rivestimento giallo-verde).
  5. Prima di chiudere definitivamente la spina (o la presa) blocchiamo il cavo con l’apposito morsetto che si stringe agendo sulle viti. Disponiamo i conduttori in modo da non impedire la chiusura.
  6. Terminiamo il lavoro chiudendo la spina (o la presa) serrando la vite laterale. Se il lavoro è stato eseguito correttamente, dalla spina deve uscire il cavo con il doppio isolamento integro e continuo.

Prolunga elettrica – Sezioni adeguate

sezione prolunga elettrica
La corrente che scorre nei cavi incontra una certa resistenza dovuta al tipo di materiale di cui sono costituite le trecciole, alla sezione e alla lunghezza del conduttore. Questa resistenza genera un riscaldamento che può, nei casi estremi, portare alla fusione dell’isolante con evidenti pericoli. Le norme CEI limitano la caduta di tensione massima ai capi delle prolunghe (che si traduce in riscaldamento) al 4% della tensione nominale.
Dalle tabelle CEI si ricava che per una prolunga da 20 m con conduttori di 1,5 mm2 che alimenta un’utenza da 1500 W si ha una caduta di tensione dell’1,13%, perfettamente adeguata alle nostre esigenze. In ogni caso durante l’impiego di una prolunga, se abbiamo dei dubbi circa la sua adeguatezza, controlliamo che essa non si riscaldi pericolosamente.