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Sgabello fai da te in legno | Guida alla costruzione dettagliata

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L’installazione di ripiani in zone alte della parete esige la costruzione di uno sgabello fai da te, che è sempre utile avere in casa.

Con materiale di scarto è possibile realizzare uno sgabello fai da te in legno, che possa fungere da elemento su cui salire per raggiungere zone alte (ad esempio i ripiani più alti di una libreria), come poggiapiedi la sera mentre si guarda la tv, come seduta occasionale per lavori che esigono una bassa elevazione dal suolo… insomma uno sgabello fai da te è un elemento fondamentale da avere in casa. Costruirlo con le proprie mani non è un’impresa difficile, occorre però munirsi di alcuni attrezzi fondamentali come il seghetto alternativo, un piccolo banco da lavoro e, anche se non indispensabile, una fresa da banco.

Sgabello fai da te – Taglio dei pezzi

taglio del legno per realizzare sgabello

  1.  Le gambe e il piano d’appoggio sono stati ricavati da tavole di legno massello, tagliate a misura con la sega da banco.
  2. I tagli circolari e quelli che hanno richiesto maggiore precisione sono stati realizzati con il seghetto alternativo.
  3. Per rifinire i tagli ed eliminare le asperità dalle zone concave è stata utilizzata una spazzola a lamelle.

Aperture e finitura

costruire uno sgabello

  1. Per facilitare la movimentazione dello sgabello fai da te è stata realizzata un’apertura ellittica al centro del piano d’appoggio. Per questa operazione è possibile utilizzare una fresa o, in alternativa, una sega a tazza.
  2. Su entrambe le gambe vengono realizzati con lo scalpello i fori ciechi a mortasa, per l’inserimento dei tenoni realizzati sulla traversa.
  3. Il profilo laterale del piano d’appoggio è rifinito mediante fresatura decorativa, utilizzando la fresa da banco.
  4. Tutti i componenti sono stati trattati, prima dell’assemblaggio, con un prodotto antitarlo e con impregnate tipo flatting per legno

Carriola – Tipologie e utilizzo

Le interessanti peculirità del mezzo da movimentazione per eccellenza

La carriola classica è costituita da una vasca di lamiera della capacità di 80-100 litri, un telaio di tubo e piattina di ferro e una ruota simile a quella degli scooter, anche se esistono modelli con vasca di materiale plastico montata su telaio ultraleggero, funzionali solo per carichi limitati. La carriola è il mezzo di movimentazione a spingere per eccellenza, ha un ottimo equilibrio di peso e volume trasportabili (corrispondente a 250 kg di malta), grazie all’agilità dell’unica ruota che facilita nei cambi di direzione e nello svuotamento laterale, quasi sempre protetta da un paraurti a U che fa anche da punto di appoggio per il ribaltamento frontale di carichi pesanti.

È utile sapere che

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Esistono anche modelli a due ruote assiali, in posizione arretrata rispetto alla vasca per facilitarne lo svuotamento. Forniscono una migliore ripartizione del carico, il rischio di affondamento nei terreni poco consistenti si riduce, ma sono meno agili di quelle monoruota e richiedono uno spazio percorribil a terra molto ampio (mentre i muratori sono abituati a guidarle sulla larghezza di una tavola da ponte). La vasca priva di angoli aiuta molto quando si devono miscelare materiali edili solidi e liquidi o amalgamare terra
e concime, oltre a limitare la possibilità di incrostazioni. Per una perfetta efficienza occorre controllare periodicamente la pressione della ruota e lubrificarne i perni con grasso spray.

 Caratteristiche

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  1. Anche su terreni sconnessi e con carichi consistenti si guida agevolmente, occorre una buona dose di equilibrio muscolare, anche per frenare il movimento nei tratti in pendenza.
  2. Il telaio principale è costituito solitamente da un pezzo unico che va da una stanga all’altra, incorpora il paraurti e, talvolta, anche gli appoggi posteriori. La vasca è fissata ai traversi e alle forcelle.

Per lavori di muratura

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è il mezzo più funzionale per portare sul posto la malta miscelata da una betoniera. I modelli da cantiere sono sollevabili tramite un argano grazie a due forcelle imperniate alla vasca che permettono di ruotare le stanghe e bloccarle in verticale.

Per carichi ingombranti

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Per quando dobbiamo trasportare carichi voluminosi, ma leggeri, possiamo costruire un rialzo da sovrapporre alla vasca e aumentarne la capienza anche di 5 volte. Possiamo utilizzarlo per la raccolta dell’erba falciata o delle foglie in autunno e ridurre il numero di viaggi necessari allo svuotamento. Bastano quattro sponde di rete e tubo d’alluminio ancorate al bordo della vasca. Evitiamo carichi troppo pesanti per non rischiare il ribaltamento. Avvolgiamo la rete intorno alla struttura (che ha il fondo aperto). Per ancorarla alla carriola occorrono ganci curvi da fissare alla cornice con rivetti o tramite saldatura. Fissiamo la rete al telaio per mezzo di alcune fascette di plastica ben strette intorno ai tubolari metallici.

Libreria fai da te

Ecco come costruire, passo-passo, una libreria fai da te.

Le nicchie nelle spesse pareti delle case meno recenti avevano lo scopo di ospitare mobili ed elementi ingombranti. Con il tempo però questa funzionalità può venir meno, magari per il mutamento degli arredi. Un modo intelligente per sfruttare al meglio una nicchia consiste nel ripensarla trasformandola in libreria fai da te. Dato che lo spazio in profondità è già presente, occorre solamente montare mensole, ripiani e rifinire il perimetro con una cornice adeguata. Nel caso proposto i ripiani sono realizzati con pannelli di MDF tagliati a misura (evitare i tagli in serie perché queste nicchie non sono mai molto regolari). Le mensole sono ricavate da angolari metallici e la cornice è realizzata con pannelli di legno.

Libreria fai da te – cosa serve

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✓ 8 pannelli di MDF spessi 22 mm, tagliati a misura in base alla profondità e alla larghezza della nicchia
✓ Pannelli di legno sezione 150×7 mm per realizzare la cornice perimetrale
✓ Colla di montaggio
✓ Smalto satinato all’acqua
✓ Rullo per pittura
✓ Angolari di metallo 20×20 mm da utilizzare come mensole
✓ Tasselli ø 8 mm

Il progetto della libreria

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La realizzazione

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  1. Trattiamo i pannelli di MDF con smalto satinato all’acqua utilizzando un piccolo rullo per pittura. Per un lavoro più rifinito possiamo, prima di smaltare, stendere una o due mani di primer universale.
  2. Gli angolari di metallo servono per realizzare le mensole su cui verranno appoggiati e fissati i ripiani di MDF. Gli angolari devono essere tagliati a misura e forati per l’inserimento delle viti dei tasselli.
  3. Presentiamo in posizione le mensole e controlliamone l’orizzontalità con la livella a bolla. Quindi pratichiamo i fori per i tasselli che servono per bloccare stabilmente le mensole alla parete.
  4. Puliamo i fori dai detriti (utilizzando un aspiratore) e inseriamo al loro interno i tasselli, da spingere in profondità con l’aiuto di leggeri colpi di martello, fino a far rimanere il collare a filo parete.
  5. Fissiamo le mensole a parete inserendo le viti nei tasselli. tramite un avvitatore a batteria. I tasselli, espandendosi nel foro, offriranno grande tenacia e resistenza al peso e alla trazione.
  6. Collochiamo in posizione i ripiani di MDF sulle mensole precedentemente fissate con i tasselli e verifichiamo che i lati corti appoggino in modo uniforme sui profili metallici.
  7. Coloriamo con smalto acrilico anche i pannelli di legno (tagliati a 45° alle estremità) che costituiscono la cornice della libreria e fissiamoli a parete con un paio di cordoni di colla di montaggio Millechiodi
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  • Estensibile per adattarsi alle stanze: Tutti i connettori bifacciali in plastica hanno le stesse dimensioni, in modo da poter montare il tuo scaffale a modo tuo. Scaffale a scala? O renderla diventare rettangolo 2 x 3? Vai avanti, goditi il fai-da-te
  • Il tessuto incontra il metallo rigido: Una combinazione perfetta per una forza elevata: il telaio in acciaio offre un supporto stabile per i ripiani di tessuto, mentre il tessuto aggiunge un tocco morbido al telaio metallico ed è più leggero da spostare
  • Montaggio facile: Sappiamo che il montaggio dei mobili non è un passatempo piacevole, ecco perché abbiamo semplificato il montaggio di questo scaffale portaoggetti, grazie al design uniforme del tubo (diam. di 12 mm); non sono necessari altri utensili
  • Cosa ricevi: Uno scaffale portaoggetti a 6 cubi, multiuso e facile da montare, ideale per regalare una casa accogliente a tutto ciò che non ha un posto proprio e domare il caos

Briggs & Stratton

Nel corso della sua lunga storia centenaria, Briggs & Stratton ha maturato un’ eredità fatta di numerose innovazioni che dureranno per gli anni a venire.

Tutti i diversi prodotti, dai frigoriferi elettrici, ai battery eliminators fino ai dispenser automatici di asciugamani di carta funzionanti a gettone, hanno evidenziato come la nostra azienda si sia sempre dedicata a dare valore aggiunto al sistema economico.

Per informazioni dettagliate sulla storia della Briggs & Stratton è disponibile il seguente documento History PDF

Gli inizi (1908–1920)

Nel 1908 venne costituita una partnership informale tra l’inventore Stephen F. Briggs e il finanziatore Harold M. Stratton. Tale collaborazione si è in seguito sviluppata nella Briggs & Stratton, cosi’ come è conosciuta oggi.

Offrire potenza e servizio (1920–1960)

L’azienda fu abile nel fornire potenza per innumerevoli applicazioni nel campo dell’agricoltura e militare. Nel 1953, l’azienda rivoluziono’ l’ industria del giardinaggio sviluppando il primo motore leggero in alluminio.

Energia per la collettività (1960–1980)

Il mercato del giardinaggio crebbe in seguito al veloce sviluppo delle periferie. I rasaerba motorizzati Briggs & Stratton divennero parte integrale della vita fuori città. Segui’ un periodo di innovazioni produttive, tra le quali l’avviamento Easy-Spin®, le marmitte lo-tone e lo starter (choke) automatico.

La riorganizzazione (1980–1995)

L’ingresso nel mercato di motori giapponesi a prezzi inferiori, cosi’ come la richiesta da parte dei grossisti di riduzione dei prezzi, ha rappresentato un critico momento di cambiamento per l’azienda.

Briggs & Stratton rispose attraverso una riorganizzazione della propria produzione in quattro divisioni di prodotto dedicate, incrementando la gamma di motori per includere quelli destinati al mercato industriale e professionale, oltre alla linea dei motori Vanguard®, espandendo inoltre la propria presenza nei mercati internazionali.

Il 2000 e gli anni piu’ recenti

L’attuale presidente e CEO, John Shiely, e il COO, Todd Teske, intendono assicurare all’azienda un futuro ricco di continui successi. Questo futuro comprende l’ ingresso nel mercato degli end-products.

Nel 2000, Briggs&Stratton ha acquisito Generac Portable Products Systems, produttrice di idropulitrici, generatori, pompe e numerosi altri prodotti.

Nel 2004, l’azienda ha rilevato la Simplicity Manufacturing, leader nella progettazione e commercio di un’ampia gamma di attrezzature per esterni utilizzate sia nel mercato consumer che commercial. Tra i marchi rilevati rientrarono Snapper, Snapper-Pro, Giant-Vac e Ferris.

Attraverso la crescente presenza nel business degli end-products, l’azienda venne ristrutturata per poter rispondere al meglio alle esigenze di tale mercato. Nel 2006, Briggs&Stratton organizzo’ i vari segmenti in quattro business groups: Motori, Yard, Home e International Power Products Groups.

Sull’ onda della propria strategica avanzata, l’ azienda concepi’ il suo nuovo slogan, The Power Within. Cercando di condividere un legame emotivo con i propri clienti, la nuova campagna di comunicazione mira a sottolineare l’eredità professionale frutto di 98 anni di attività, nonchè le forze imprenditoriali e il valore dello spirito indipendente presenti nelle linee di prodotto. Briggs & Stratton ritiene ci sia un motore in ciascun individuo che lo guida in avanti. Cio’ è particolarmente evidente nei clienti dell’azienda, che sono molto orgogliosi e traggono enorme soddisfazione da un lavoro ben fatto.Briggs & Stratton intende fornire a queste persone il prodotto che meglio si presta al raggiungimento dei loro obiettivi.

Video Briggs & Stratton

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Sistema InStart di Briggs & Stratton sui nuovi motori serie 675IS

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Rete Service Italia Briggs & Stratton, una garanzia di qualità

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Primo avviamento del tuo motore Briggs & Stratton 450E Series

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Primo avviamento del tuo motore Briggs & Stratton 575EX SERIES

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Scaffale fai da te in lamiera

La costruzione passo-passo di un piccolo scaffale fai da te di lamiera mandorlata

Un prodotto o un materiale è fabbricato e utilizzato per scopi ben precisi. Sfruttarlo per fini diversi può dare risultati originali, se il progetto è ben strutturate.È il caso delle lamiere in alluminio “mandorlate” che vengono prodotte per essere utilizzate come pedane antiscivolo, piani di carico e scarico e così via. L’idea per un utilizzo alternativo consiste nel costruire, con questo materiale, uno scaffale fai da te porta CD e portaoggetti robusto, originale e di stile moderno. La struttura dello scaffale fai da te è costituita da quattro piani e tre schienali sagomati a C, uniti da barre filettate e bloccati con dadi e rondelle. Si tratta di un semplice lavoro di foratura, piegatura e avvitatura della lamiera. Gli spezzoni di lamiera necessari per la costruzione possono essere tagliati con il seghetto alternativo dotato di lama da ferro, ma è meglio farseli tagliare all’atto dell’acquisto.

Scaffale fai da te – cosa serve

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✓ 4 pezzi di lamiera mandorlata da 225x300x3 mm e 3 pezzi 355x300x3 mm per i dorsi
✓ 4 barre filettate (ø 8 mm)
✓ 32 dadi ø 8 mm (di cui 8 a cupola) e 32 rondelle
✓ Seghetto alternativo con lama per metalli, seghetto per ferro, mazzuolo con testa in plastica, chiavi a forchetta

Il progetto

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Struttura modulare: la struttura dello scaffale fai da te è modulare e si ripete piano dopo piano, per cui il numero dei piani realizzabili dipende dalla lunghezza delle barre filettate che abbiamo trovato in commercio. Naturalmente tutte le dimensioni (ampiezza dei piani e dei dorsi) sono modificabili a piacere. I piani sono semplicemente dei rettangoli mentre gli elementi che compongono lo schienale sono sagomati a forma di larga “C” in modo che le pieghe vengano a contatto una con l’altra e costituscano, quando i dadi vengono stretti, un rinforzo per garantire la rigidità dell’insieme.

Scaffale fai da te – la realizzazione

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  1. Tracciamo le linee di taglio con l’aiuto della squadra, blocchiamo la lamiera con morsetti e tagliamo gli spezzoni con il seghetto alternativo dotato di lama da ferro. Indossiamo sempre i guanti.
  2. Per piegare a 90° i pezzi che formeranno il dorso, serriamo la lamiera tra robusti listoni di legno duro e sagomiamo la parte che sporge con un mazzuolo. Rifiniamo poi i bordi con una lima.
  3. Pratichiamo i fori per le barre filettate a 35 mm dai bordi laterali con una punta da 10 mm. Per effettuare un lavoro preciso è conveniente montare il trapano sull’apposito supporto a colonna.
  4.  Dadi e rondelle vanno stretti ai piani per bloccarli ai dorsi. Servono due chiavi a forchetta che utilizziamo in coppia per il serraggio dei dadi. I quattro dadi inferiori devono essere a cupola.
  5. Seguitiamo a montare la struttura, posizionando i piani in modo da farli appoggiare alle pieghe di due dorsi accostati. Progressivamente inseriamo i dadi e le rondelle necessari al bloccaggio.
  6. Ad assemblaggio ultimato tagliamo via la parte superiore eccedente delle barre filettate utilizzando un seghetto da ferro e rifiniamo il taglio con la lima. Completiamo con altri quattro dadi a cupola.

Italiani vocati alla conversione ecologica

Editoriale tratto da Rifare Casa n.35 Settembre-Ottobre 2014

Autore: Nicla de Carolis

Legambiente, l’associazione che da trent’anni porta avanti un progetto in difesa dell’ambiente, nel suo rapporto annuale del 2014 dice che: “… L’Italia grazie ad una conversione ecologica “inconsapevole” supera la Germania per efficienza nell’uso di energia e risorse. Aumentano le rinnovabili e l’efficienza energetica, si riduce la produzione di rifiuti e le emissioni inquinanti, crescono le vendite di biciclette…”. Questo dato positivo non è frutto di scelte strategiche e lungimiranti politiche ambientali, per ora solo progetti sulla carta, ma è frutto del migliore utilizzo delle risorse determinato dai cambiamenti imposti dalla crisi. Consumi ridotti delle energie, produzione da fonti rinnovabili, riciclaggio dei rifiuti nell’industria e spostamento da parte delle famiglie verso i consumi immateriali. Insomma una conversione che può migliorare e diventare strutturale se sostenuta dalle giuste politiche. A supporto di questi dati un altro record Italiano è quello di Milano, sola città europea con più di un milione di abitanti che quest’anno ha raggiunto il 50% di raccolta differenziata. Questo grazie ad un impegno notevole da parte del Comune in termini di informazione/educazione dei cittadini; lo sa bene chi vive a Milano quanto sia difficile la vita per chi non rispetta le regole del differenziare carta, vetro, plastica, umido, ecc… fioccano multe e si cercano i responsabili. L’altra notizia fresca e interessante, parlando di ecologia, è quella di un gruppo di ricercatori del Politecnico di Torino che, dopo quasi otto anni, è riuscito a mettere a punto un dispositivo che sfrutta la frequenza delle onde del Mediterraneo per generare energia (finora la sperimentazione si era fatta con sistemi in grado di sfruttare l’ampiezza delle onde degli oceani). Il sistema Iswec, installato per esempio a Pantelleria, potrà produrre 2,6 milioni di kWh all’anno, l’equivalente del fabbisogno energetico di circa 650 famiglie! In questi giorni proprio a Pantelleria ne verrà installato uno che farà funzionare un desalinizzatore per l’acqua, mentre l’anno prossimo se ne installerà un altro che verrà allacciato alla rete elettrica e darà energia all’isola. Anche in fatto di ristruttrazioni e di riqualificazione delle case gli interventi volti alla salvaguadia dell’ambiente sono tanti e cominciano ad essere “metabolizzati” e adottati da noi Italiani. Pareti, tetto e infissi ben isolati perché la prima fonte di energia è risparmiarla…, pannelli fotovoltaici, lampade a risparmio e via dicendo sono tutti investimenti iniziali costosi che però si ammortizzano nel tempo. In questo numero c’è un ampio servizio sui sistemi di riscaldamento più innovativi in grado di abbattere i costi fino al 60%: un’altra incredibile meraviglia fondamentale per la nostra “conversione ecologica”.

Affrettarsi ma adagio!

Editoriale tratto da “Far da Sé n.442 di Settembre 2014”

festina lente, far da se, far da sé
Il motto “festina lente” fu adottato anche da Aldo Manuzio, uomo di cultura oltre che tipografo, che cinquecento anni fa, assunta la tecnica inventata da Gutenberg, seppe svilupparla dando inizio all’editoria moderna. Oggi, in epoca di elettronica, Gutenberg ci fa sorridere, ma l’approccio che abbiamo a internet rispetta quel “lente”, oppure è un “festina, festina”?

Autore: Carlo De Benedetti . Sta finendo il periodo delle vacanze di massa anche se, in tempo di crisi, molti hanno preferito scegliere settimane meno affollate e quindi puntare su settembre, invece che su agosto. Si avvicina comunque il periodo del ritorno al lavoro a cui tutti guardano con ansia e preoccupazione: quando si vedrà la ripresa economica tanto attesa, quando si protranno percepire reali segnali che il vento sta cambiando? Abbiamo fretta di passare oltre quest’ultimo periodo davvero critico, immaginiamo semplicemente un ritorno ai periodi di vacche grasse in cui non non esistevano limitazioni o restrizioni a rendere grigie le nostre giornate, andiamo con lo sguardo avanti, magari troppo avanti, assumendo decisioni avventate e precipitose. è in questi momenti che alla velocità di reazione, alla flessibilità, alla fantasia, alla voglia di rischio bisogna coniugare una grande attenzione a tutti i segnali, una pazienza (virtù tutta da riscoprire) che ci fa non rinuciatari, ma prudenti, una sapiente riscoperta di quelle ragioni che vengono da lontano senza per questo essere obsolete. I Latini dicevano festina lente, affréttati adagio, e lo scrivevano addirittura sulle monete affiancando la frase all’immagine di un delfino (forte, agile, intelligente) che abbraccia un’ancora (pesante, che tiene fermi e stabili): può sembrare un paradosso, una frase misteriosa, ma dice l’esigenza di darci una mossa, di lanciarci con intraprendenza nel futuro, senza dimenticare da dove veniamo e quali sono le vere ragioni del successo di noi Italiani nella storia. Nel nostro piccolo, nel nostro mondo di far da sé, siamo abituati da sempre a “festinare lente”: il tempo non è per noi una condanna, ma una risorsa, ci mettiamo quello che ci vuole senza sentirci pressati da ragioni economiche o di altro genere, non rinunciamo a studiare, a imparare, a scoprire i segreti di chi sa fare, prima di metterci noi stessi all’opera. Ma poi, quando abbiamo deciso la strada, quando ci siamo “messi in moto”, maciniamo instancabili le ore necessarie per raggiungere il risultato che, ne siamo certi, arriderà alle nostre fatiche.

Mensole ad angolo fai da te

Partendo da due spesse tavole di legno possiamo realizzare eleganti mensole ad angolo fai da te sulle quali appoggiare fotografie o altri soggetti incorniciati di varie dimensioni e leggermente sovrapposti.

Per impedire che le cornici possano scivolare in avanti, ma anche per dare un tocco di originalità e di consistenza alle mensole ad angolo, applichiamo frontalmente una doppia cornice decorativa che possiamo ottenere utilizzando listelli sagomati per cornici di legno o boiserie fai da te per applicazioni a parete. Il supporto per la cornice è fornito da strisce di compensato che devono avere la stessa altezza della doppia cornice. La colorazione finale uniforme delle mensole ad angolo nasconde il trucco. Se vogliamo utilizzare una modanatura di poliuretano o di polistirolo facciamo attenzione che la colla sia compatibile con questi materiali; i solventi contenuti in alcuni adesivi possono essere molto aggressivi, specialmente per il polistirolo. 

Cosa serve:
✓ 2 tavole di MDF o multistrato spesso 30 mm più 2 strisce alte 50 mm
✓ Bordini di finitura per pareti o cornici per quadri
✓ Strisce di compensato spesse 5 mm, alte quanto i bordini

Mensole ad angolo fai da te – Il progetto

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La realizzazione

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  1. Rivestiamo i profili a vista delle tavole con sottili tavolette di compensato, centrate su di essi, alte quanto la modanatura da applicare. Stendiamo un filo di colla e rinforziamo l’unione con viti.
  2. A filo del lato rivolto a parete, avvitiamo da sopra la tavoletta inferiore che servirà per il fissaggio a parete con tasselli a espansione. Anche in questo caso stendiamo prima un filo di colla.
  3. Per collegare ad angolo i due ripiani utilizziamo un rettangolino di compensato che applichiamo a ridosso della loro zona di contatto, sulla faccia inferiore, inserendo due viti per parte.
  4. Completata la struttura, incolliamo i bordini sulle strisce di compensato e stendiamo una mano di primer e una di smalto acrilico su tutte le superfici per ottenere una colorazione omogenea.
  5. La tavoletta inferiore va preforata prima di fissarla ai ripiani (si nota nella foto 2) in modo da poterla usare come maschera per marcare i fori per i tasselli. Possiamo utilizzare quelli a percussione per battiscopa, che si espandono velocemente con alcuni colpi di martello.

Fresare cornici

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Se possediamo una fresatrice possiamo realizzare in proprio le modanature partendo da listelli di buono spessore e lavorandoli con più frese in successione, per ottenere profili più complessi.

  1. fresa a raggio concavo a quarto di cerchio con perno di guida, serve per arrotondare gli spigoli e, aumentando la profondità di lavoro, si può ottenere il classico “ovolo” tipico dei bordi dei tavoli da pranzo.
  2. fresa per modanature a gola dritta o rovescia, ideale per la giunzione centrale delle ante di uno stipo.
  3. fresa a raggio convesso a quarto di cerchio e doppio gradino con guida a cuscinetto.

 

Appendiabiti fai da te

Il classicissimo porta-abiti mobile che tutti abbiamo in casa e che ci consente di riporre il vestiario in modo ordinato, è un’evoluzione della normale gruccia in quanto si autosostiene. Vediamo come costruire un’appendiabiti fai da te

Se in casa abbondano le grucce di legno, utilizziamone tre per realizzare un simpaticissimo appendiabiti fai da te: due grucce, incastrate una dentro l’altra, costituiscono la base d’appoggio, la terza è fissata nella parte superiore della struttura e svolge la sua funzione. Per i montanti e le traverse utilizziamo listelli piatti in ramin, molto robusti e poco flessibili, da tagliare nella lunghezza che riteniamo opportuna.

Valdomo 150/18 Doppio Indossatore da Camera, Legno, Beige (Naturale)
  • Materiale: Legno di Faggio
  • Dimensioni: cm 43 x 33 x 105h
  • Con spalla sagomata e astina reggipantaloni
  • Made in Italy
Axentia Bad 282181 Appendiabiti Servomuto da Pavimento, Metallo Cromato, Argento, 28x6.5x110 cm
  • Appendiabiti da camera di lusso con molto spazio per riporre i vestiti facilmente e senza pieghe: giacche, pantaloni, camicie, cravatte; indossatore da camera molto bello per spazi da cambiarsi
  • Ha più funzioni: serve come servomuto appendiabiti, per pantaloni, cravatte e possiede un piccolo ripiano aggiuntivo in legno- perfetto sia per i bisogni di donne che per i bisogni degli uomini
  • Praticità e ordine nella vostra casa: stand servomuto cromato con la base sicura e robusta per maggiore sicurezza
  • Stand appendiabiti di alta qualità per vestiti realizzato in legno e cromo- robusta costruzione in acciaio con elementi di legno ben fatti
  • La consegna include: 1 x axentia servomuto appendiabiti cromato Godiva, di altezza di ca. 108 cm, pronto per l’uso in modo facile e veloce grazie al montaggio facile e semplice
Bremermann Vertriebs GmbH & Co. KG - Servomuto per Abiti, Colore: Bianco
  • Ideale per giacche, pantaloni, camicie e cravatte
  • Vaschetta portaoggetti per orologio, anelli e chiavi
  • Struttura solida con piedi grandi e pesanti
  • Materiale: legno (MDF), colore bianco lucido, metallo
  • Dimensioni (L x A x P): 50 x 108 x 28 cm
RENÉ - omino porta abiti
  • Dimensioni: cm 52 x 40 x 116 h
  • Stand appendiabiti elegante, perfetto per organizzare vestiti e accessori in camera da letto.
  • Design compatto e pieghevole, ideale per ottimizzare lo spazio.
  • Ganci superiori arrotondati per appendere giacche, camicie e cravatte senza pieghe.
  • Adattabilità per ogni stanza

L’appendiabiti fai da te dev’essere sufficientemente alto in modo che camicie o giacche non tocchino il pavimento. Dopo aver sagomato le estremità delle grucce e dei listelli per poterli accoppiare, assembliamo gli elementi dell’appendiabiti fai da te con colla e chiodini. Il legno di ramin utilizzato in questa realizzazione è un legno esotico, molto duro con tessitura fine e diritta. Con questo legno, lavorabile e tornibile, perché molto compatto, si realizzano tondini, cornici, listoni.

Appendiabiti fai da te – cosa serve

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✓ 3 grucce di legno tipo piatto
✓ Chiodini d’acciaio “a testa persa”
✓ Listelli di ramin 35×8 mm
✓ Seghetto
✓ Colla vinilica, cementite, smalto acrilico all’acqua
✓ Fondo turapori, carta vetrata

Il progetto

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La realizzazione

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  1. Con il seghetto a mano apriamo sui listelli un intaglio (a 1/2 di spessore), profondo come l’altezza della gruccia. Lavoriamo delicatamente per effettuare tagli precisi e privi di sbavature.
  2. Il medesimo lavoro di ribasso e taglio lo eseguiamo sulle due estremità della gruccia, in modo da ottenere due incastri (tipo mezzo legno) per poter unire le due grucce della base, asportando il gancio.
  3. Uniamo la gruccia superiore ai listelli di ramin con colla vinilica che applichiamo su una sola delle parti da unire. Non eccediamo nel quantitativo di colla, in modo da evitare fuoriuscite laterali.
  4. Dopo aver accostato con precisione la gruccia alla sede nei listelli applichiamo un morsetto sull’incollaggio. Lasciamo agire la colla vinilica per circa 24 ore, prima di togliere i morsetti.
  5. Una delle grucce che costituiscono il piede va incollata alla base dei due montanti (anch’essi sagomati con il seghetto). Alla base, gli incollaggi vanno rinforzati con un paio di chiodini senza testa.
  6. Trattiamo tutta la struttura con un fondo turapori che, quando è asciutto, levighiamo con carta vetrata fine (n. 320). In ultimo stendiamo lo smalto acrilico all’acqua  in un colore a piacere.
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Tipi di piastrelle

Esistono vari tip di piastrelle che possono suddividersi in smaltate e non, valorizzate da una vetrificazione le prime, sia nell’aspetto sia nella resistenza alle macchie, molto porose e dall’aspetto rustico e naturale le seconde.

I tipi di piastrelle smaltate si ottengono attraverso due diversi procedimenti, la monocottura e la bicottura. Nella monocottura la pasta e lo smalto vengono cotti simultaneamente e si ottiene un prodotto molto robusto, idoneo per le pavimentazioni. La bicottura avviene in due fasi ben distinte, conferisce un maggior pregio alla piastrella che però è più delicata e adatta solo per i rivestimenti. La pasta di partenza può essere bianca o rossa. Per le ceramiche quest’ultima, più ricca di ferro, è meno usata perché la pasta bianca favorisce una resa cromatica migliore degli smalti. I prodotti sono più o meno resistenti a gelo e salsedine a seconda del tipo di argilla utilizzata.

Tipi di piastrelle – Legenda (sagoma foto di scena)

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1: mosaico stone
2-4: piastrella di finto mosaico
3: ceramica smaltata
5-19-20: grès porcellanato
6: piastrella smaltata decorata
7-8-17: decori colorati a mano
9: mosaico ceramica smaltata
10-15-16: cotto fatto a mano
11-13: pezzi speciali finitura
12: cotto smaltato
14-27: ceramica lappata
18: mosaico di vetro
21: cotto arrotato
22-23: ceramica
24: ceramica vetrosa
25-26-27-28: mosaico

Tipi di piastrelle

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  1. Ceramica: facile da pulire, igienica e duratura, esiste anche il tipo “tecnico” che riproduce l’aspetto di altri materiali, quali seminati, radiche, mattoni e altre pietre, perfino pelle e cuoio. Può essere di mono o bicottura, smaltata e non.
  2. Cotto: assolutamente naturale, ottenuto da una miscela di acqua e argilla posta in stampi e cotta a temperature elevate. è poroso, perciò assorbente, e va sottoposto a trattamenti impermeabilizzanti dopo la cottura o dopo la posa.
  3. Grés porcellanato: ha grande durezza, è compatto e colorato, superficie e massa non sono distinguibili come nelle ceramiche smaltate in quanto lo smalto viene apposto a secco e pressato insieme all’argilla.
  4. Marmo: leader delle superfici lapidee per le colorazioni e le venature determinate dalle impurità imprigionate nella pietra originale. Essendo un materiale poroso necessita di trattamenti che ne limitino l’assorbimento di liquidi.
  5. Mosaico: piccole tessere di pasta di vetro o ceramica vengono premontate su un supporto di fibra di vetro o di carta che rende la posa molto simile a quella di una piastrellatura. Ideale per supporti curvi o sagomati. 
  6. Klinker: è il più tenace tra i materiali ceramici, ottenuto da argille ceramiche pure cotte a 1200 °C per 8-10 ore. Le finiture sono molte, grezze o smaltate, lisce o rugose, queste ultime utilizzate per camminamenti esterni antiscivolo.

Esistono, inoltre, tipi di piastrelle sottili di grès porcellanato che hanno spessore ridotto a soli 3 mm, disponibili anche in grandi formati e in lastre da 3×1 m. Queste caratteristiche si apprezzano particolarmente nelle ristrutturazioni, in quanto le lastre possono essere incollate al rivestimento esistente senza smantellarlo e senza dover apportare modifiche ai serramenti, sia su pareti sia su pavimenti. I grandi formati, posati con fugatura ridotta, hanno l’effetto di un rivestimento continuo.