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Weber-Stephen

Weber-Stephen Products è uno dei principali produttori americani di barbecue a carbonella, a gas ed elettrici.

L’azienda, la cui sede si trova alla periferia di Chicago, è a conduzione familiare e gestita dai 12 figli di Marge e George Stephen. Grazie all’apertura delle filiali nei principali paesi europei, iniziata alcuni anni fa, un più vasto pubblico ha l’opportunità di godere dei valori che caratterizzano l’azienda: qualità, sapore e allegria. La filiale italiana è stata aperta nel 2008.
 
Questa azienda offre oggi la possibilità di scegliere tra una varietà di barbecue moderni ed eleganti affiancati da una gamma completa di accessori. Gli amanti della cucina all’aria aperta possono finalmente cuocere alla griglia, arrostire, affumicare e cucinare in qualunque periodo dell’anno.

STORIA WEBER
Nel 1952 George Stephen, fondatore dell’azienda, concepisce e progetta il suo primo barbecue che ha portato a una vera e propria rivoluzione. Stanco del braciere aperto che lasciava la carne esposta al vento, alla cenere e alle fiammate improvvise, inventa il barbecue con il coperchio. A quel tempo George lavorava nella fabbrica Weber Brothers Metal Works di Chicago, dove si assemblavano grandi placche di acciaio per produrre boe per l’industria nautica. È proprio grazie ad esse che la sua idea prese forma! Sapeva che un barbecue con coperchio di forma arrtondata sarebbe stata la chiave del successo: aggiunse tre piedi alla vasca e un manico al coperchio dando quindi al prodotto una forma originale. La “follia” di George ebbe un tale successo da non riuscire più a soddisfare la richiesta. I barbecue divennero rapidamente un mito americano, sinonimo di buona cucina e allegria.

George Stephen
George Stephen, l’inventore del barbecue Weber-Stephen

Nel 1985, quando abbiamo iniziato a produrre la nostra nuova gamma di barbecue a gas, abbiamo voluto creare il miglior prodotto possibile. Da allora, milioni di consumatori hanno trovato il barbecue ideale!
 
Oggi, ogni barbecue è prodotto utilizzando un know-how assolutamente all’avanguardia. Perfezionisti di natura, il nostro scopo è concepire dei barbecue che vi soddisferanno completamente.

Il fasciatoio salvaspazio

Esistono tavoli, letti pieghevoli, arredi che risolvono i problemi di spazio riducendo l’ingombro quando non in uso. Perché non anche un fasciatoio, si è chiesto Giancarlo Magnani per aiutare amici che stavano allargando la famiglia ma non… lo spazio a disposizione!
Così acquistando dei pannelli in multistrato già tagliati a misura e un po’ di ferramenta ha ottenuto il suo scopo, con una minima lavorazione: un fasciatoio che non occupa spazio permanente perché quando non serve è ripiegato e fissato da robuste catenelle, una per lato per maggior sicurezza.
E’ largo 670 mm, lungo 820 e alto 870 al muro, ma le misure possono variare in funzione degli spazi e per adattarsi al cuscino imbottito, magari di recupero.

PANNELLI E GIUNZIONI
Tutti i bordi esterni a vista dei pannelli vanno smussati con la fresatrice per ridurre spigoli e asperità.
Si rifinisce con carta vetrata, a mano o con levigatrice.
Mediante il listello quadro si realizza il bordo sui tre lati del pianale, sovrapponendo due spezzoni agli angoli dove occorre maggiore altezza.
I pezzi sono sagomati, smussati e fissati con colla e spine al pianale, prendendo bene le misure prima, così che il fasciatoio imbottito si incastri bene all’interno.
Il listello orizzontale di snodo si fissa al pianale tramite la cerniera e allo schienale con robuste viti.
Si predispongono i fori per le viti delle catenelle, l’asticella reggitenda, i tasselli ed i ganci per far passare i cavetti. Rifinito il tutto con vernice atossica ad acqua si passa al montaggio definitivo a muro.
L’asticella reggitenda serve per fissare allo schienale un pannello in stoffa che può essere acquistato già pronto o cucito secondo le esigenze: questo è decorato con disegni allegri e tasche molto utili come portaoggetti.

 

 

Saldatrice ad inverter

Balzo in avanti grazie a tecnologie avanzate

Lo sviluppo di saldatrici con tecnologie avanzate nel controllo dell’energia elettrica ha fatto fare alla saldatura elettrica un notevole balzo avanti, anche nel campo del bricolage. 

In queste macchine la circuitazione che genera la corrente sufficiente per lo sviluppo dell’arco voltaico, capace di fondere il metallo, è molto più complessa rispetto a quelle convenzionali; per tutta risposta, le saldatrici a inverter risultano più piccole e leggere a parità di prestazioni.

VANTAGGI

Innanzi tutto, peso e dimensioni risultano contenuti grazie al fatto che il trasformatore è tanto più piccoli e leggero (a parità di potenza) quanto più alta è la frequenza della corrente in gioco; mentre la reattività delle sezioni di controllo agevola notevolmente il compito dell’operatore.

La stabilità dell’energia espressa per l’arco nei vari momenti della saldatura consente anche ai non esperti di eseguire saldature robuste, con cordoniuniformi e quindi esteticamente più gradevoli.

Molto importante è anche la funzione anti-stick che evita la fusione senza arco (stick). Si tratta dello sgradevole effetto di incollatura dell’elettrodo sul metallo sottostante che quindi resta bloccato e obbliga a violenti strappi laterali per distaccarlo.

In conclusione la saldatrice ad inverter risulta certamente più costosa di quella convenzionale, ma gli evidenti vantaggi che apporta ne motiva abbondantemente l’acquisto, soprattutto da parte degli appassionati di bricolage che non hanno una consolidata esperienza di saldatura alle spalle.

COSA C´È DENTRO?

 

L’interno della saldatrice ad inverter si differenzia molto da quello di una convenzionale.
Il numero dei componenti è molto cresciuto, ma le dimensioni di questi restano abbastanza ridotte e, soprattutto, la loro disposizione appare molto più raccolta rispetto all’altro tipo di saldatrice.
Le necessità di raffreddamento in questo caso sono gestite da sensori che pilotano ventole di dimensioni ridotte.
Le dimensioni ed il peso della macchina risultano talmente contenuti da permetterne comodamente il trasporto persino a tracolla.
 

REGOLAZIONE CORRENTE

Invece del classico manettino, nella saldatrice a inverter la regolazione della corrente viene effettuata con una manopolina che agisce su un potenziometro. I valori indicati sul pannello, solitamente, sono quelli degli ampère per cui il corretto settaggio deve essere fatto seguendo la tabella di abbinamento elettrodi/amperaggio.

DUTY CYCLE O SERVIZIO

È il valore che classifica la continuità di utilizzo della macchina: su base dieci minuti di utilizzo, la macchina può lavorare continuativamente per sei, poi deve raffreddarsi per quattro prima di riprendere una successiva sessione.

Giunti lamello

I Giunti lamello sono un sistema di giunzione brevettato, valido sia in ambito professionale sia nel bricolage: è paragonabile alla spinatura, con il vantaggio di essere più veloce e pratico.

La spina di faggio è sostituita da lamelli piatti di compensato o materiali plastici di forma ellissoidale e di spessore di 3 o 4 mm, larghezza da 38 a 85 mm e con altezza da 12 a 30 mm con le quali si possono unire anche pezzi sottili o in truciolare senza rischiare slabbramenti.

Per utilizzarle è necessario procurarsi una speciale fresatrice ma esistono anche aggiuntivi per la smerigliatrice. più utilizzati nel campo del fai da te. Con questi utensili, sui quali si monta una lama circolare con dentatura al widia del diametro di 100 mm, si praticano intagli a mezzaluna su entrambe le parti da unire entro cui si inserisce il lamello abbondantemente spalmato di colla vinilica.

INTAGLI A MEZZALUNA PER LAMELLi ELLISSOIDALI

  1. Con un aggiuntivo da montare sulla smerigliatrice si riescono ad eseguire rapidamente le scanalature a mezzaluna su entrambi i lati da unire.
  2. I lamelli di compensato vengono bagnati di colla vinilica e inseriti nelle sedi. È possibile uno scorrimento laterale dei pezzi.

SCANALATURE ALLINEATE

  1.  Per facilitare la centratura, è consigliabile far coincidere i due pezzi da unire in modo da utilizzare le stesse linee, da centrare con i riferimenti presenti sulla suola della macchina, ed allineare perfettamente le scanalature.
  2. La lama della fresatrice, normalmente nascosta nel carter, fuoriesce dalla suola solo per pochi secondi durante l’incisione della scanalatura. Lo scorrimento in avanti è limitato da un pomello di regolazione con il quale si sceglie la profondità dell’intaglio in base alla misura dei lamelli (identificati con i numeri da 0 a 20) che si desiderano utilizzare.

A 90° IN PIANO…

Le unioni di cornici e tavole in squadra risultano molto semplificate con l’uso del lamello.

La fresatrice e la tavola vengono appoggiate ad un piano in modo da praticare gli intagli sempre alla stessa altezza.

Bisogna solo prestare attenzione a rispettare le linee di riferimento.

…E IN COSTA CON INSERIMENTO A 45°

Le incisioni per l’unione di testa a 45 gradi si eseguono montando sulla suola della fresatrice un appoggio supplementare inclinato che permette di praticare le incisioni ad una distanza costante dalla superficie interna dei due pezzi da unire.

La profondità è preselezionata tramite il pomello arancione.

I lamelli e il giunto vanno bagnati con colla vinilica e innestati mantenendo i due pezzi a 90°. Data la relativa libertà di movimento laterale della giunzione, è necessario segnare il giusto allineamento sui pezzi prima di procedere all’intaglio oppure utilizzare una superficie in piano su cui morsettare i pezzi assemblati.

NELLE GIUNZIONI DIFFICILI E NELLE CERNIERE PER SPORTELLI

  1. Il lamello ci soccorre anche nei lavori di bricolage difficili, per i quali serve davvero un’idea buona: la costruzione di una cornice curva per abbellire un arco è uno di questi casi. Dato che non è possibile realizzarla in un solo pezzo, si devono unire diverse tavole rifilate con il seghetto alternativo o con una sega a nastro. Sulle teste dei pezzi, già perfettamente combacianti, si praticano tre incisioni con la fresa a diverse altezze quindi si inseriscono i lamelli spennellati di colla e si accostano i pezzi bloccandoli con una serie di morsetti lungo la sagoma di masonite. A colla ben asciutta si ritagliano le sporgenze dei lamelli che eccedono lo spessore della cornice.
  2. La praticità del lamello ha fatto nascere una serie di ingegnose applicazioni compatibili con il sistema, come le cerniere ad incasso: anziché dover intagliare una cava rettangolare su entrambi i pezzi, con un unico movimento si realizza l’intera asportazione di materiale. Lo sportello viene fissato nella giusta posizione sulla parte fissa tramite morsetti; regolando con precisione la suola mobile si pratica un’incisione sulla linea di unione delle parti che poi si separano per il montaggio delle due semicerniere.

UTENSILI
Fresatrice, smerigliatrice

Forare il legno

Per forare il legno in modo netto e preciso occorrono le punte più adatte

Per eseguire fori nel legno la normale punta elicoidale, quella per ferro, va bene anche per il legno fino al diametro di 4 o 5 mm. In fori più grandi è facile che sia in entrata sia in uscita strappi le fibre lasciando un foro irregolare.
È per questo che le punte elicoidali da legno, disponibili nei diametri dai 3 ai 20 mm sono sempre dotate di taglienti laterali che troncano di netto le fibre assicurando la regolarità del foro in entrata.
Maggiore il diametro del foro, minore la velocità di rotazione dell’attrezzo, tanto che spesso i carpentieri preferiscono montare le punte nella menarola.

UN, DUE, TRE… VELOCE ROTAZIONE PER UN AVANZAMENTO GRADUALE

Premesso che la velocità da impartire alla punta dipende sia dal suo diametro sia dal legno (o derivato) su cui si lavora, va detto che i taglienti laterali sono più delicati di quanto sembri e a velocità eccessiva è facile che si arroventino e si stemperino.

FORI INCLINATI

Meglio progettare le nostre realizzazioni evitando la necessità di eseguire fori inclinati. Se proprio occorrono, meglio lavorare sulla colonna inclinandone il piatto o sul banco, con la guida bloccata sul pezzo.

Per farlo a mano libera occorre creare la sede d’invito con un foro a squadra profondo quanto il diametro della punta.

SEGHE A TAZZA

  1. Ci sono seghe a tazza, come queste della Bosch, di uso semiprofessionale, monopezzo in cui la sega vera e propria fa corpo unico col piattello che ospita la punta di guida col codolo da stringere nel trapano. Molto robuste, sono disponibili in vari diametri e si fissano senza attrezzi sulla punta di guida.
  2. La misura più usata è quella Ø 68 mm, con cui si preparano le sedi per le scatole portafrutto da incasso. Più a portata di mano e molto più economiche le seghe con lame intercambiabili, da montare su un platorello, fissandole a scatto o con prigionieri. Si trovano corte e lunghe.
  3. Ci sono due misure di platorello una per fori fra i 16 ed i 68 mm ed una per fori fino a 95 mm.

UTENSILI
Trapano, punta

Armadio a muro

Buongiorno, ho costruito questo armadio a muro per sfruttare un’angolo dell’ingresso altrimenti inutilizzabile. Ho usato legno di olmo, tavole grezze da cm 3 e cm 5. I pannelli delle portine sono assemblati orizzontalmente e non verticalmente,con l’effetto che noterete dalle foto. Per la tinta ho usato rolla di noce e la finitura a nitro effetto cera.  Questo é uno dei miei progetti,arrivederci al prossimo
Franco Debernardi

Parapetto in plexiglas

Nella casa in ristrutturazione della figlia, dovendo inserire sul vano di una scala un parapetto dal difficile profilo curvo, Roberto Marchesi ha ideato un’elegante soluzione autocostruita  che è costata circa 500 euro, quando per la stessa opera, più semplice e in vetro non curvato, il preventivo dell’artigiano era di ben 3500 euro.
Le strisce si ricavano da fogli per impiallacciatura, tagliandole con la sega circolare e aiutandosi con un’asta come guida e sostegno al taglio.
Seguendo il profilo della scala si costruisce la dima per la curvatura, sovrapponendo e incollando tre fogli di truciolare, forati per poter agganciare i morsetti. Si incollano 26 strisce di mogano, lasciandone al centro 4 di 10 mm più basse, creando così la scanalatura per alloggiare il plexiglas. Si incurvano con l’aiuto della dima, lasciandole in trazione. Si procede nello stesso modo per i profili orizzontali superiore e inferiore.
Ugualmente mediante incollaggio si creano i quattro montanti, prevedendo le scanalature per il plexiglas: una per quello principale e quello a muro, due su lati opposti per quello intermedio, due su lati vicini per quello ad angolo.
Il montante principale prevede un foro centrale a tutta altezza per il passaggio di un tirante filettato da serrare in cima con un dado incassato, in basso a pavimento con tassello a espansione. Si rifiniscono i profili e le scanalature con pialletto e fresatrice. Sul lato esterno del profilo di base si incollano altre due strisce di mogano alte 80 mm come zoccoletto. I pezzi dei due profili  si assemblano  fra loro con spine e colla vinilica.
Si fissano la base e il montante principale con barra al pavimento; il montante finale al muro mediante tasselli. Si inserisce il plexiglas forzandolo e interponendo gli altri montanti fissati con spine in legno, si completa con il corrimano superiore fissato ai montanti con spine cieche e colla.
Si inseriscono le strisce in plexiglas incastrate e incollate con colla iniettata nella fessura della scanalatura mediante siringa

Da vasca a forno

Le idee originali suscitano scetticismo e derisione, ma un vero fai da te prosegue imperterrito, convinto che sarà il risultato a parlare per lui e zittire gli increduli. Così pensa Antonio Bordon, e con ragione, visto che è riuscito a usare con successo una vecchia vasca a seduta in ghisa per costruire un forno a legna, con basamento e rivestimento in mattoni, per una spesa totale di soli 120 euro, a fronte dei costi significativi dei forni prefabbricati.

Le modifiche alla vasca

Si allarga il buco dello scarico con seghetto e smerigliatrice fino a portarlo al diametro del tubo, che si salda mediante elettrodi di ghisa o acciaio con preriscaldatura, utilizzando un cannello da bitume, saldando a tratti opposti di massimo 20 mm ed evitando assolutamente di raffreddare con acqua. Sempre con la smerigliatrice si crea lateralmente la bocca del forno. E’ bene predisporre una valvola a farfalla nel tubo per poterlo chiudere quando si cuoce e non c’è fuoco all’interno, evitando dispersione eccessiva di calore in cottura.

Basamento e rivestimento

Si innalzano i due muretti paralleli, creando per comodità un ripiano a metà altezza. Si fissano con cemento le lastre come base d’appoggio e su questo le mattonelle refrattarie, con la malta anch’essa refrattaria. Si fissa la vasca rovesciata e predisposta con tubo e apertura. Si prosegue con il rivestimento in mattoni ad arco interponendo l’isolante in lana di roccia.

Botte rovere, porta bottiglie

“Botte rovere” porta bottiglie, nove posti piu quattro sulla porticina, cerniere fatte artigianalmente con gancio chiusura, disegni scolpiti a mano, figura sardegna, con ruote per essere spostata, maniglie che permettono lo spostamento con facilita’.

Cantinetta porta bottiglie in legno fai da te

Una cantinetta porta bottiglie è sempre utile in casa, ma spesso sono costose e di difficile ambientazione nella propria casa. Ecco come un nostro follower ha realizzato fai da te questa cantinetta di legno

Ho realizzato questo mobiletto porta bottiglie in legno su richiesta di un amico che aveva già visto altre mie realizzazioni. La cantinetta può contenere 25 bottiglie ed ha un comodo e robusto cassetto, dove riporre tutti gli eventuali “accessori”.
Le incisioni sui lati, sul cassetto e sulla sponda posteriore del mobiletto porta bottiglie, sono state realizzate con frese e minitrapano su un disegno da me modificato e riportato sul legno con carta copiativa.  Misure:125x60x40

Materiali per la realizzazione di una cantinetta porta bottiglie in legno fai da te:

  • lamellare abete
  • compensato
  • tasselli per legno
  • viti di varie misure
  • colla vinilica
  • mordente noce scuro
  • vernice trasparente opaca.

Attrezzi:

  • seghetto alternativo
  • minitrapano con prolunga flessibile
  • trapano/avvitatore
  • raspe e carta vetro.

Ciao
MAURO Daniele