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Architettura bioclimatica

Torniamo a costruire lasciando che sia il clima a disegnare la casa. Orientamento, forma del tetto, uso di materiali naturali, rapporto tra pieni e vuoti, posizione delle finestre, ecc: lasciamoci ispirare dalla natura per il nostro benessere

In tutte le tradizioni locali, l’orientamento rispetto al sole, la forma dei tetti secondo le condizioni di pioggia o neve, l’esigenza di  proteggersi dal caldo o dal freddo eccessivi, hanno saputo costruire nel tempo, più che uno stile, un vero e proprio linguaggio strutturato e complesso, tanto che si può dire che è il clima che ha disegnato la casa e il suo intorno; da questi principi basilari nasce l’architettura bioclimatica che si lega alla geografia di un dato luogo e si sviluppa nella storia: ambiente esterno e saperi dell’uomo danno vita a modelli costruttivi con infinite variazioni sul tema, in cui la differenza diventa ricchezza, e le analogie ne sono il carattere distintivo.
E proprio come cambia il clima, dal nord al sud dell’Italia, cambiavano le forme delle abitazioni, cambiavano i colori dei tetti e delle facciate, secondo l’impiego delle tecniche costruttive e dei materiali locali più adatti.

torri bioclimatiche
Le otto torri bioclimatiche, progettate dall’architetto Manfredi Nicoletti lasciandosi ispirare dall’ambiente naturale con le sue forme curve e svirgolate, destinate a sorgere in Malesia a 30 km da Kuala Lampur, sono l’espressione di una rinnovata attenzione alla natura e di un’architettura ecocompatibile.

Fino al diffondersi del moderno “stile internazionale” i caratteri delle architetture tradizionali erano ancora presenti nel paesaggio e nella scena urbana, dato che, prima della diffusione dei moderni impianti tecnici a combustibili derivati dal petrolio, le costruzioni dovevano fare i conti col caldo e con il freddo, con la neve e con la pioggia.
A partire dall’espansione urbana del secondo dopoguerra, impiegando su larga scala a tutte le latitudini il sistema costruttivo del cemento armato, si è di fatto rivoluzionato l’aspetto dei borghi e delle città.
Nelle nuove costruzioni, le murature massicce venivano sostituite con grandi vetrate, le coperture piane prendevano il posto dei tetti a falda e, senza più aggetti, le facciate nude diventavano più esposte alla pioggia o al sole battente.
Per vari decenni l’architettura si è fidata più della tecnologia e della sua estetica, (una casa doveva assomigliare ad una macchina per abitare) che della natura, ma proprio perché qualcosa sta cambiando, l’attuale crisi economica ed energetica ha portato a rivalutare quelle conoscenze e tecniche che hanno saputo legare natura e saperi.  
A partire dal principio base del riparo, nell’architettura bioclimatica ogni parte della costruzione risponde in modo ottimale a complessi fenomeni, oggi spiegati dalla fisica dei fluidi e della termodinamica, per ridurre i fabbisogni energetici, come un organismo che cerca di autoregolarsi.
L’involucro, il guscio o pelle esterna interagisce con l’ambiente sia difendendosi, sia catturando l’energia naturale del sole, del vento, dell’aria, della pioggia, per regolare il clima interno e ottenere riparo e benessere: tutto ciò che è favorevole alla vita (bios).

La forma del tetto, la consistenza delle pareti, il rapporto dei pieni e dei vuoti, la posizione delle finestre, i colori: niente è casuale o arbitrario, tutti gli elementi hanno una loro forma che è anche funzione e bellezza.

Il fascino delle diversità e il grande comfort ambientale rendono le architetture spontanee meta di un rinnovato interesse per un turismo di qualità e la ricerca di un nuovo modo di abitare.

Costruire secondo i principi della bioclimatica significa creare un legame talmente profondo fra forma e funzione, materiale e colore, unendo bellezza a utilità e solidità, che si può veramente parlare di vere architetture che si sono sviluppate in modo spontaneo, attraverso un’evoluzione lenta, ma continua e che stanno per ritornare ad essere la base di un nuovo modo di progettare uno scenario sostenibile.       

 

Legno e posizione contro il freddo

bioclima montagnaLe costruzioni del nord sono caratterizzate dal tetto spiovente a falde molto inclinate e dall’impiego del legno come materiale da costruzione.
L’inclinazione del tetto permette di far scivolare rapidamente la pioggia e la neve che altrimenti graverebbero col loro peso sulla copertura causando cedimenti e infiltrazioni.
Lo spessore della neve che rimane fa invece da strato isolante “naturale”.

Il legname dei vicini boschi di conifere, fornisce il materiale prevalente da costruzione, tronchi, tavole, fibra, un vero esempio di “filiera corta”.
Come l’albero della foresta, la casa alpina si radica sulla roccia. Su un basamento di pietra locale, i piani soprastanti sono costituiti da strutture di legno, che da sempre sfruttano spontaneamente tutte le caratteristiche di questo materiale di contenere il calore e far respirare la casa profumandone l’interno.
Spesso la casa alpina ha alle spalle un bosco o un pendio che la protegge dal vento del nord mentre si affaccia sul lato più soleggiato di un prato o di una valle, per captare l’energia termica e luminosa del sole e per poterla immagazzinare al suo interno.

 

Costruzioni radicate nel paesaggio

Il radicamento della casa nel paesaggio del centro Italia, tanto che la costruzione sembra nascere spontaneamente dalla natura circostante, si deve al forte legame della costruzione con il clima del luogo e con le risorse dell’ambiente circostante. Le spesse murature in pietra locale, le coperture in coppi ricavati dalla cottura delle argille, le finestre piccole che permettono di mantenere il calore dei camini all’interno e la frescura in estate, sono le caratteristiche tipiche delle case coloniche che vivevano in autonomia sfruttando il sole, la pietra, l’acqua e la vegetazione come risorse rinnovabili e …a chilometri zero.

Bianco e roccia difendono dal caldoTrulli di Alberobello

L’architettura spontanea dei trulli è caratterizzata dalla forma compatta e dallo spessore delle murature che arriva addirittura a due metri. L’interno circolare è particolarmente protetto dalle variazioni estreme del clima esterno, tanto che sembra di essere in un uovo. Senza spigoli, la muratura, lisciata dalla calce bianca, con le sue cavità e i suoi rilievi, diventa anche arredo essenziale.
Il bianco purissimo del latte di calce, da sempre usato nel sud per purificare l’intonaco e rinnovarlo, ha una funzione preziosa per il raffrescamento: sul bianco delle superfici si riflette la radiazione solare in modo che l’onda termica non attraversi lo spessore murario e non penetri all’interno, come avverrebbe su una superficie scura.
Questo fenomeno, che viene definito “albedo” è molto importante per il calcolo delle capacità termiche delle superfici.

 

Torri che captano il vento e raffrescano

torre del vento
La torre del vento di Dowlat-abad a Yazd, una delle più alte esistenti.

La capacità di raffrescamento naturale delle abitazioni dei climi caldi del sud del mondo sta diventando sempre più l’oggetto della ricerca attuale dei sistemi e delle caratteristiche costruttive in grado di rendere autonome le case dall’impiego di combustibili o quanto meno ridurne i consumi.
Gli studi più avanzati puntano sullo studio delle proprietà delle costruzioni dell’area mediorientale che con le loro “torri del vento” captavano ogni brezza e  riuscivano, senza macchine e senza elettricità, a far circolare aria fresca dai sotterranei alla sommità.
Camini e canali d’aria emettevano l’aria riscaldata secondo moti naturali che lo studio della fisica dei fluidi riproduce nelle moderne tecnologie di regolazione del clima interno.

 

 

 

Articolo a cura dell’Architetto Elena Ciappi

 

Rivestimento vasca da bagno: come intervenire

Ristrutturare completamente il bagno per una vasca scheggiata? Forse non è necessario: basta trovare il modo di riparare la superficie danneggiata con prodotti lucenti e di lunga durata

Le vasche da bagno di lamiera o ghisa smaltata sono soggette, in caso di forti urti, al distacco di frammenti di smalto che lasciano un’antiestetica macchia nera. Anche l’eccesso di zelo delle massaie che porta ad usare detergenti abrasivi danneggia la lucentezza dei sanitari. Non rivanghiamo gli errori del passato, ma pensiamo a come rimediarli: esiste in commercio una categoria di prodotti adatti a formare uno strato molto lucente, duro e uniforme anche sullo smalto dei sanitari più consumati.

Molto importante è il lavoro preliminare di preparazione delle superfici per ottimizzare l’aderenza delle vernici. Sia nelle piccole riparazioni, sia nelle riverniciature estese, è fondamentale rimuovere con una soluzione acida i residui di sapone e sporco, quindi rendere lo smalto ruvido con carta abrasiva.

Per le piccole scheggiature sono adatti stucchi poliestere che possono riempire anche incisioni profonde. Per trattamenti più estesi su superfici opache, ma livellate, esistono kit contenenti il necessario per la preparazione di una vernice epossidica bicomponente molto resistente e lucida.

Ritoccare la scheggiatura

  1. Dopo aver lavato bene la vasca con una soluzione acida carteggiamo la zona scheggiata per eliminare le ultime impurità.
  2. Prepariamo lo stucco poliestere ceramico bicomponente miscelando la resina e l’indurente. Approntiamone solo una piccola quantità dato che in pochi minuti indurisce diventando inservibile.
  3. Con una spatolina applichiamo lo smalto sulla zona scheggiata. Durante questa operazione usiamo sempre i guanti.
  4. Dopo aver lasciato indurire ed essiccare lo smalto epossidico, carteggiamo la zona trattata manualmente o con una levigatrice orbitale.
  5. Utilizzando carta abrasiva a grana fine, rifiniamo ulteriormente per pareggiare esattamente il profilo della zona stuccata.
  6. Per ripristinare il colore “bianco sanitario” utilizziamo uno smalto bianco spray che spruzziamo attraverso il foro di un cartoncino.

 

rinnovare la vascaCosa usare

­­I piccoli danneggiamenti si risolvono con uno stucco poliestere che si presenta come una pasta piuttosto viscosa da miscelare con una piccola quantità di catalizzatore; successivamente si mescola molto bene fino ad ottenere un impasto di colore uniforme.
Da questo momento si ha a disposizione una decina di minuti per livellare la superfice dopo di che inizia il processo di indurimento. Il kit di riverniciatura contiene tutto il necessario per preparare le superfici: la soluzione acida per pulire residui di sapone, la resina e il catalizzatore da miscelare per ottenere lo smalto epossidico, una spatola per mescolare il prodotto, un pennello ed un rullo in lana rasata per l’applicazione, la carta abrasiva per la levigatura e i guanti da lavoro.

 

 

 

Rivestimento vasca da bagno – Rinnovo totale

  1. Utilizzando un forte detergente e una soluzione acida, eliminiamo dalla vasca tutte le incrostazioni formate nel tempo dal calcare e dal sapone.
  2. Con la levigatrice orbitale, carteggiamo tutta la vasca in modo da eliminare il primo strato di smalto e preparare il fondo alla successiva verniciatura.
  3. Usando un pennello, stendiamo un abbondante strato di smalto ceramico su tutta la vasca partendo dalla zona del bordo e lasciando colare il prodotto fino in fondo alla vasca.
  4. Dopo circa 20 minuti ripassiamo con un rullo di lana rasata per livellare la superficie della vernice. Il prodotto asciuga in superfici in poche ore, ma prima di riempire la vasca con l’acqua è necessario attendere almeno 3 giorni.

 

Finitura con smalto epossidico

prodotti-rinnovo-vascaSOLUZIONE ACIDA: per detergere le superfici prima della verniciatura si adopera una soluzione a base di acido cloridrico. Libera la porosità dei sanitari dalle incrostazioni calcaree e dal sapone e migliora l’adesione della pittura sulle superfici non porose. Dopo il trattamento si procede ad un’abbondante risciacquatura e si lascia asciugare perfettamente.
SMALTO EPOSSIDICO LACCA CERAMICA: adatto per vasche, lavandini, piastrelle e sanitari. è una lacca epossidica ultrabrillante bicomponente con catalizzatore alifatico che ha, dopo la miscelazione, un tempo di applicazione di circa 45 minuti. Formulato per ceramiche, pavimenti, materie plastiche (escluso polistirolo) e alluminio anodizzato. Il kit è composto da un barattolo di smalto, un vasetto di catalizzatore, una spatola, carta abrasiva, guanti e libretto di istruzioni.

Decorazioni natalizie con lamina in alluminio

Sulla lamina in alluminio si lavora con calma e precisione usando un bulino che “sbalza” l’immagine: ecco, unita al medaglione di legno, una prestigosa decorazione natalizia

Materiali: medaglione di legno diametro cm 15; Fondo Opaco; Missione all’Acqua; Foglia Argento Imitazione; Gloss Shine Blu; stencil con motivo natalizio country; lamina in alluminio anodizzato per sbalzo; Ceramic Color Bianco, Blu Cobalto e Diluente; Craft Rilievo Glitter Blu; Decoglass Volume Incolore; pennelli piatti; bulino e tappeto per sbalzo.

 

foglia argento su cartoncino

 

Stendere due mani di Fondo Opaco, lasciar asciugare e carteggiare.
Stendere la Missione all’Acqua e, una volta che diviene appiccicosa, applicare la Foglia Argento imitazione.colorazione lamina in alluminio 

 

 

Stendere due strati spessi di Gloss Shine lasciando asciugare bene tra una mano e l’altra. Non è necessario fissare la foglia con Lacca Decerata, in questo caso  il Gloss Shine farà anche da fissante.

 

uso del bulino

 

 

Sbalzare l’immagine dello stencil utilizzando il bulino. Se questo fa attrito sporcare leggermente la punta del bulino con cera neutra.

 

 

smaltatura lamina alluminio

 

Smaltare l’immagine tridimensionale
così ottenuta con Ceramic Color, creando con i due colori anche gradazioni intermedie. Una volta essiccato il colore, evidenziare qualche dettaglio con Craft Rilievo Glitter.
Riempire l’incavo della figura sbalzata con Decoglass Incolore ed applicarla al medaglione. Attendere l’essiccazione.

Esprimo, Hobby & Creativity by Ferrario

 

 

 

decorazione natalizia a sbalzo

 

Gardena

GARDENA, azienda di Ulm, in Germania, è il marchio preferito da milioni di proprietari di case e giardini in tutto il mondo per la cura del giardino. Perché GARDENA offre una gamma completa di tutto ciò che è necessario: che siano sistemi di irrigazione, pompe, laghetti da giardino, cura del prato, cura di alberi e siepi, attrezzi da giardino o lavorazione del suolo. Oggi GARDENA è il marchio leader per gli attrezzi da giardinaggio di alta qualità in Europa ed è presente in più di 80 Paesi nel mondo. Partecipa alla passione di chi considera il suo giardino uno “spazio vitale vicino alla natura”, un luogo di benessere, tempo libero e divertimento.

Successo sistematico

Dalla sua fondazione nel 1961, GARDENA si è sviluppata da una piccola azienda di commercio di attrezzi da giardinaggio a un produttore mondialmente riconosciuto di sistemi e prodotti intelligenti per la cura del giardino in pochi decenni. L’innovazione fondamentale è stata l’introduzione di Original GARDENA System nel 1968. L’dea di fornire soluzioni con un approccio di sistema è proseguita nei decenni successivi con combisystem GARDENA (1977), accu-system V12 GARDENA, Sprinklersystem GARDENA e Micro-Drip-System GARDENA (tutti nel 1990). Per saperne di più sulle pietre miliari dello sviluppo dei prodotti, consultate la cronologia di GARDENA. Il segreto del successo è sempre basato sulla sua grande potenza innovativa e su una politica di vendite e marketing coerente.

Membri del Gruppo Husqvarna

Dal 2007 GARDENA è membro del Gruppo Husqvarna e – oltre a Husqvarna stessa e McCulloch – uno dei suoi marchi globali.

Vassoio per tazzine da caffè

Titolo progetto: Vassoio per tazzine da caffè

1- occorrente: Piattino di vetro e tovaglioli per dècoupage,
Girare il piattino e lavorare al rovescio,
2-  passare la colla velo ideale per la tecnica del dècoupage sopra il tovagliolo,
3-  fare dei piccoli ritocchi con colori acrilici per accentuare le sfumature,
4- passare una mano di smalto protettivo all’acqua.
Lasciare asciugare e capovolgere il piattino
5- vassoio per tazzine da caffè.

 

McCulloch

McCulloch, fondata a Los Angeles (Stati Uniti) nel 1946, si è affermata nel mondo per l’innovazione, l’affidabilità, la sicurezza ed il valore dei suoi prodotti per il giardino.

Nel 1983 nasce la McCulloch Italiana che nel 1999 entra nel gruppo Electrolux. A seguito dello spin-off attuato dalla divisione Outdoor di Electrolux l’unità produttiva di Valmadrera diventa nel 2006 un’entità italiana diretta e coordinata dall’Husqvarna AB – Sweden. I prodotti McCulloch sono distribuiti in Italia da Husqvarna Italia SpA con uffici commerciali a Valmadrera (Lecco).

Nel 1949, McCulloch rivoluzionò l’industria delle motoseghe introducendo una motosega leggera chiamata 3-25. Per i boscaioli del Nord America fu una vera e propria rivoluzione.

Negli anni ’50, McCulloch Motors continuò a espandersi conquistando nuovi mercati. Nel 1958, l’azienda assunse il nome di McCulloch Corporation. Oltre alle motoseghe rinomate in tutto il mondo, iniziò a produrre motori aeronautici e per go-kart.

Diverse volte la numero uno a livello mondiale

Un’altra rivoluzione nel mondo delle motoseghe avvenne nel 1968, quando McCulloch introdusse la Power Mac 6., che pesava solo 3,8 kg: la Power Mac 6 era la motosega più leggera al mondo. Dopo quattro anni, un’altra importante innovazione fu l’economica Mini Mac 1 che conquistò il mercato dei consumatori. In quel periodo, la società iniziò a produrre motoseghe elettriche.

Una gamma completa per il giardinaggio

Negli anni ’70 e ’80, McCulloch aggiunse ai propri prodotti tagliasiepi, decespugliatori e soffiatori. Fu in quegli anni che l’azienda iniziò a focalizzarsi sulle attrezzature da giardinaggio.

Nel 1988, McCulloch si spostò a Tucson in Arizona, dove aprì nuove sedi e uno stabilimento di distribuzione. I nuovi prodotti che seguirono furono i tagliabordi a filo, nel 1998.

Nel 1999, McCulloch vendette la propria azienda europea ad Husqvarna AB. Dopo nove anni, Husqvarna acquisì i diritti del marchio McCulloch sul mercato nordamericano. Da allora, McCulloch è un marchio del gruppo Husqvarna.

McCulloch oggi offre una linea completa di attrezzature per il giardinaggio: potenti motoseghe, robusti decespugliatori, tagliaerba, trattorini da giardinaggio e tagliasiepi. Questi prodotti vi offrono la potenza di cui avete bisogno per svolgere un lavoro ben fatto.

Guaber

Dalla consolidata esperienza di Guaber Spa è nata Guaber Srl per offrire ai consumatori prodotti di qualità per la cura della casa e delle piante. Guaber è un’azienda dinamica e innovativa che persegue uno sviluppo sostenibile in armonia con l’ambiente e la società.

SPOTLESS GROUP
Guaber Spa, società bolognese fondata nel 1961 da Paolo Gualandi, e AXA Private Equity hanno raggiunto nel luglio del 2006 un accordo per la creazione di Spotless Group, un grande gruppo industriale europeo specializzato nella commercializzazione di prodotti per la cura dei tessuti e la pulizia della casa, gli insetticidi e la cura delle piante.

 

Fito Guaber

Guaber Srl, nata nel 1961, è un’azienda che ha nella capacità di innovazione e attenzione alle esigenze del mercato le sue caratteristiche primarie, che alimentano lo sviluppo crescente, in grado di offrire non solo prodotti per le piante, ma anche nuove referenze in linea con l’evoluzione del mercato attuale dei garden center.

Con il nuovo claim FITO Green Revolution, Guaber vuole comunicare il suo impegno nel costruire valore intorno al mondo del giardinaggio, rendendosi parte attiva nello sviluppare prodotti efficaci e sicuri, ma anche idee ed attività che mirino a rafforzare ed ampliare sempre di più il settore del giardinaggio.

La linea FITO comprende concimi, sementi, insetticidi, anticrittogamici, terricci e specialità per la bellezza delle piante.

 

Blumen

BLUMEN nasce nel 1980 ma le sue origini risalgono all’inizio degli anni ’20.
Leader nel mercato delle sementi hobbistiche, con i marchi BLUMEN e LANDEN e delle sementi professionali, con i marchi FOUR E OLTER, BLUMEN fonda la sua crescita ed il suo successo su tre importanti elementi: qualità – innovazione – servizio.
Il 2009 ha visto l’ingresso dell’Azienda anche nel mercato hobbistico dei prodotti naturali per la cura delle piante, con i marchi NUTRISNATURA e AZOVITNATURE, diventati subito punto di riferimento nei rispettivi canali distributivi. Nel 2010, con l’acquisizione dellalicenza del noto marchio di concimi CRESCITA MIRACOLOSA, BLUMEN rafforza sempre più la sua presenza nel mercato dei fertilizzanti.

La qualità e la conseguente soddisfazione del clientee del consumatore finale sono un concetto cardine per BLUMEN, ogni prodotto deve infatti rispondere a precisi requisiti: totale qualità delle materie prime e dei processi produttivi, grande attenzionenello studio del packaging, massima cura dei sistemi espositivi.
Gli ingenti investimenti nella Ricerca e Sviluppo e nella selezione e registrazione di nuove varietà orticole, hanno portato negli anni a creare prodotti sempre più innovativi e qualitativamente avanzati. Grande attenzione è dedicata alservizio rivolto al trade, grazie ad una qualificata rete di vendita, presente in modo capillare su tutto il territorio nazionale, in grado di offrire un servizio di merchandising e di promozione di elevato livello.

Cucine in muratura fai da te

Questa cucina in muratura, tutta su una parete, racchiude l’essenziale per cucinare; tra il bianco dominante di mobili e piastrelle emergono particolari in due colori contrastanti, riprodotti anche sulle maniglie dei mobili

cucine muratura faidate
PRIMA: La situazione di partenza era quella di una vecchia cucina con elementi separati e dislocati in modo irrazionale: lavello su una parete, cucina al centro e frigorifero sulla parete opposta.

Per sfruttare al massimo il poco spazio disponibile e ottenere una cucina in muratura completa, mantenendo la necessaria libertà di movimento, l’unica possibilità in casi come questo è la realizzazione su misura. Nella stessa parete dobbiamo collocare piano cottura, lavello, forno e frigorifero, oltre alla cappa e ad alcuni pensili.
Partendo dagli elettrodomestici a incasso e tenendo conto del loro ingombro, suddividiamo lo spazio a terra e predisponiamo i divisori di calcestruzzo cellulare, prevedendo il lavello e il sottolavello al centro, piano cottura e frigorifero ai lati. Sopra, siamo vincolati dalle dimensioni standard dei pensili, pertanto da un lato la parete va completata con un vano a giorno. Anziché rimuovere la vecchia piastrellatura, possiamo applicare un pannello di cartongesso su cui realizzare il nuovo rivestimento, facendo correre dietro di esso l’impianto elettrico. Si seguito i passaggi per costruire una cucina con il cemento cellulare; in alternativa se si vogliono utilizzare i mattoni, vi consigliamo l’articolo su RifareCasa.

Cucine in muratura con muretti di calcestruzzo cellulare

  1. Per una maggiore stabilità pratichiamo un foro a parete a livello della faccia superiore del blocchetto; un pezzo di barra inserito nel foro e annegato in una scanalatura ricavata sul blocchetto ne impedisce il movimento.
  2. Per la posa occorre una colla specifica, simile a quella utilizzata per le piastrelle, che serve anche per nascondere le linee di giunzione e stuccare eventuali scheggiature, da distribuire con una speciale cazzuola dentata.
  3. Stabilizziamo il secondo blocco controllando l’allineamento a quello precedente e verificando con la livella che sia verticale e in piano. Sul pavimento si nota il nastro per mascheratura posto per delimitare l’ingombro del blocchetto in fase di progettazione.
  4. Se l’altezza da raggiungere non corrisponde alla somma di più blocchetti, effettuiamo il taglio con un segaccio. Allo stesso modo otteniamo l’apertura per il passaggio degli impianti, visibile vicino alla parete.

attrezzatura-gasbetonIl calcestruzzo cellulare, un materiale leggero e facile da lavorare

Il calcestruzzo cellulare è più conosciuto come Gasbeton o Betoncell, marchi registrati delle due principali aziende produttrici. Si presenta in blocchi e tavelle di varie misure e fattura, anche provvisti di incastri, che vanno legati con una speciale malta adesiva per realizzare strutture portanti, complementi e divisori: in edilizia esistono sistemi completi che permettono la costruzione di edifici dalle fondamenta al tetto.
Resiste bene alla compressione, è un buon isolante ed è leggero e facile da lavorare: per sezionarlo basta un comune segaccio con denti in metallo duro, mentre per regolarizzare le superfici bastano una raspa da legno e una carteggiatrice. La superficie, già di per sé liscia, può necessitare di un’intonacatura leggera per finiture a pittura, mentre piastrellature o altri rivestimenti possono essere posati direttamente.
Per stendere il collante sui bordi si utilizzano speciali cazzuole dentate “a cucchiaio” di varia larghezza, così da lasciare uno strato uniforme e delimitato di malta adesiva sulla superficie di contatto.

Realizzare il top delle cucine in muratura

  1. Il piano cucina è il classico pannello di laminato già pronto, di spessore compreso tra 30 e 60 mm, con il bordo frontale stondato, più largo di 60-80 mm per poterlo incassare nelle pareti laterali. Utilizzando le dime a corredo di lavello e piano cottura delimitiamo la linea di taglio con nastro per mascheratura, su cui eseguiamo la tracciatura; con il trapano pratichiamo i 4 fori d’ingresso per la lama del seghetto in corrispondenza degli angoli.
  2. Il nastro, oltre a evidenziare la tracciatura, evita che la lama causi scheggiature allo strato di laminato.
  3. Per una maggiore stabilità, mancando i muretti di sostegno laterali, dobbiamo realizzare due crene in cui inserire il top, larghe quanto basta a permettere le piccole correzioni per sistemarlo in piano.
  4. Proteggiamo la superficie di laminato con una larga striscia di carta e procediamo alla chiusura delle crene con malta di cemento, applicata e livellata con una cazzuola.

Piastrellatura della parete delle cucine in muratura

  1. Per gli inserimenti decorativi servono piastrelle quadrate con diagonale di misura uguale o appena inferiore al lato di quelle bianche: in questo caso le abbiamo scelte di colore blu e giallo e le tagliamo a metà con una tagliapiastrelle.
  2. L’incollaggio inizia da uno degli angoli, quello maggiormente in vista, a filo del top; collochiamo una coppia di triangoli colorati e proseguiamo, prima sui lati e poi a salire, posizionando intercalate le piastrelle intere bianche e i triangoli blu, applicando poca colla per volta dato che indurisce velocemente.
  3. Mentre fra le piastrelle bianche la fuga è quasi inesistente, tant’è vero che non sono stati usati i crocini distanziali, dove si inseriscono i 4 spicchi colorati che costituiscono le decorazioni dobbiamo distanziarli con listellini di legno perché la loro diagonale è inferiore al lato delle bianche.

Installare cappa, fornelli e lavello nelle cucine in muratura

  1. La dima d’installazione che accompagna la cappa ci permette di praticare con esattezza i fori per il fissaggio alla base del pensile e per l’uscita del tubo di evacuazione dei fumi.
  2. Aperto il foro di aspirazione con una sega a tazza di diametro adeguato, possiamo avvitare la cappa alla base del pensile per poi collegare elettricamente la ventola e la luce di servizio.
  3. Con il fornello capovolto fissiamo la guarnizione perimetrale che evita infiltrazioni di liquidi e avvitiamo le squadrette che bloccano il piano ai bordi; colleghiamo il tubo del gas e, se c’è, l’alimentazione elettrica per l’accensione piezo, quindi posizioniamo il piano cottura in sede.
  4. Verificato che il lavello entri correttamente in sede, stendiamo un cordone di sigillante lungo il perimetro inferiore, rimuovendo l’eccesso subito dopo il montaggio.
  5. A questo punto possiamo montare il gruppo miscelatore completo di flessibili e la piletta di scarico (anche se, per maggiore praticità, lo si potrebbe fare prima di montare il lavello in sede), completando poi il collegamento al sifone e alle tubazioni di mandata.

Approfondimento sugli impianti elettrici

Approfondimento sull’impianto idraulico

Come progettare una cucina

cucina muratura fai da te