Quando pensiamo alle confetture ci viene naturale riferirci a quelle di albicocche, ciliegie, pesche, ecc. Ma anche dalle verdure possiamo ricavare gustosissime confetture dal sapore delicato, come quelle preparate con la frutta di stagione. Una tra queste è la confettura di carote. Il procedimento non differisce da quello classico utilizzato per la preparazione fai da te con la frutta: zucchero e limone quali ingredienti di base più l’aggiunta di cannella (in stecca) per conferire all’insieme un aroma particolare. Una volta pronta invasiamo nei barattoli di vetro perfettamente puliti e sterilizzati.
Servono 1,2 kg di carote; 500 g di zucchero; 2 limoni biologici; 4 centimetri di cannella in stecca.
Laviamo le carote, sbucciamole, tagliamo via le estremità e riduciamo a fette di 2-3 millimetri. Trasferiamole in una padella con acqua fino a coprirle a filo. Cuociamo per 20-25 minuti fino a che risultano cotte e il liquido è evaporato. Le trasferiamo in una ciotola e frulliamo per ottenere una crema omogenea.
Laviamo un limone e preleviamo tutta la sua scorza con un rigalimoni. Riduciamo la parte gialla a striscioline sottili.
Spremiamo poi il succo di entrambi i limoni e teniamolo da parte. Riuniamo in un pentolino lo zucchero con la scorza di limone, la cannella e un decilitro di acqua, portiamo ad ebollizione e cuociamo lo sciroppo per 7-8 minuti.
Uniamo allo sciroppo la purea di carote e il succo di limone, mescoliamo e proseguiamo la cottura per 10-15 minuti su fiamma bassa e mescolando spesso. Invasiamo subito in vasi sterilizzati.
Decorare le pareti selezionando con cura il soggetto da riprodurre, la parete su cui applicarlo e i colori da utilizzare
Chiunque abbia avuto esperienze di sviluppo e stampa fotografica sa che per fare foto grandi come poster si deve ruotare la testa dell’ingranditore verso una parete per ottenere una proiezione del negativo di dimensioni sufficienti a coprire il grande foglio di carta sensibile.
La realizzazione di queste pagine trova spunto proprio da quella particolare condizione, ovvero, quella di proiettare un’immagine su una parete, non per impressionare la carta sensibile, ma per tracciare sul muro i contorni di un soggetto da riprodurre. Il disegno ottenuto ci serve per colorare tutta la parete con un colore forte e brillante che va a fare da sfondo al soggetto come avviene nei negativi fotografici.
Ne deriva un effetto di forte risalto del soggetto stesso sullo sfondo; la chiazza bianca, senza la benché minima sfumatura, paradossalmente sembra staccarsi dal colore e restituisce un naturale e concreto senso di tridimensionalità.
LA TRACCIA A MATITA E I PRIMI RIEMPIMENTI
L’ambiente è oscurato per dare risalto all’immagine proiettata dall’episcopio (o dal proiettore); con una matita grassa tracciamo i contorni del soggetto da riprodurre.
Ripristinata un’illuminazione più forte ripassiamo con cura il disegno eliminando i punti incerti del tracciato in modo che le linee curve siano armoniose e continue.
Con il pennellino piccolo iniziamo a colorare il muro percorrendo interamente la linea esterna del profilo del soggetto; poi riempiamo gli elementi interni chiusi, quali le sopracciglia, le ciglia, le palpebre e le narici.
COMPLETAMENTO CON IL COLORE
Ultimo passaggio è il completamento della tinteggiatura della parete che, utilizzando un pennello abbastanza grande, avviene rapidamente.
Badiamo di scolare sempre bene le setole del pennello dopo averlo intinto nel barattolo di colore: evitiamo così malaugurati schizzi sul bianco del soggetto.
Due ricette con le prugne, “zuccherine” facili da eseguire: confettura e gelatina di prugne vediamo come fare
Il frutto del Prunus cerasus, nome latino che identifica l’albero di prugne, oltre ad essere eccellente da gustare come frutto da tavola ben si presta alla preparazione di numerose ricette che ne prevedono l’utilizzo non solo nelle carni arrosto e nell´essiccazione, ma anche per cucinare dolci vari e soprattutto nella più classica delle versioni, ovvero la confettura di prugne, che si prepara facendo una passata di frutta, zuccherandola e facendola cuocere per 40-60 minuti prima di invasarla a caldo.
Ma ora vi suggeriamo un’altra ricetta fai da te, un po’ insolita, ma altrettanto semplice, che farà la gioia dei più golosi: le caramelle alla prugna.
Per confezionare le gelatine è necessario far cuocere più a lungo la passata in modo che risulti più solida. La si lascia quindi raffreddare su un piano di marmo o sulla placca del forno per poter ricavare le gelatine nella forma desiderata.
La stessa pasta possiamo anche metterla direttamente nei barattoli di vetro, in questo caso non la lasciamo raffreddare, ma invasiamo a caldo, per gustarla come conserva o gelatina.
LA CONFETTURA
Laviamo accuratamente le prugne, tagliamole a metà e priviamole del nocciolo. Mettiamo in una pentola di acciaio inossidabile.
Portiamo a bollore, facendo cuocere per una decina di minuti in modo che la polpa si disfi. Quindi passiamo al setaccio.
Pesiamo la passata per stabilire la quantità di zucchero necessaria e riversiamo in pentola.
Aggiungiamo il quantitativo di zucchero stabilito, mescoliamo accuratamente e rimettiamo sul fuoco per circa 40-60 minuti.
LA GELATINA
Prolunghiamo la cottura del composto in modo che diventi più solido rispetto alla preparazione della confettura. poi versiamolo sulla carta da forno appoggiata sul piano di marmo o sulla placca del forno stesso.
Con il mestolo di legno livelliamo bene allargando il composto.
Con la rotella per dolci ricaviamo, in questo caso, tanti quadratini. Possiamo, però, tagliare la pasta nella forma che più ci aggrada.
Le gelatine una volta tagliate si passano nello zucchero. Conserviamole in scatole di latta separando gli strati con fogli di carta oleata.
Ottima per torte e sformati, ma anche con formaggi piccanti ecco come fare la marmellata di zucca
Servono 900 grammi di polpa di zucca (di tipo mantovano); 400 grammi di zucchero; 2 limoni; una stecca di vaniglia.
La marmellata di zucca è un’ottima conserva, adatta per realizzare crostate, muffin, torte e sformati, ma anche un’eccellente accompagnamento di salumi o formaggi stagionati o piccanti. Dopo aver tagliato a metà la zucca dobbiamo asportarne i semi, operazione che eseguiamo avvalendoci di un grosso cucchiaio. Disponiamo la zucca sul tagliere con la parte tagliata rivolta verso il basso e con un coltello asportiamo tutta la scorza esterna. Tagliamo la polpa creando tanti dadoni che irroriamo con succo di limone. Possiamo riunire in una pentola la polpa di zucca con lo zucchero, il rimanente succo di limone e la stecca di vaniglia. Accendiamo il gas al minimo, copriamo la pentola e cuociamo il tutto per circa 40 minuti, mescolando di tanto in tanto fino ad ottenere una crema uniforme, densa e soda. Riempiamo i vasetti con la confettura, chiudiamo ermeticamente il tappo, li capovolgiamo e li lasciamo raffreddare. In questo modo si crea il sottovuoto che permette alla marmellata di conservarsi a lungo.
Eliminiamo i semi della zucca con l’aiuto di un grosso cucchiaio.
Con un coltello, tagliamo via la scorza della zucca e l’eventuale picciolo. Riduciamo la polpa in dadi e spremiamo i limoni, tagliati a metà.
Riuniamo in una casseruola la zucca con lo zucchero, il succo di limone e la stecca di vaniglia incisa con un coltellino, nel senso della lunghezza.
Dopo una cottura di circa 40 minuti, riempiamo i vasetti facendo attenzione a non sporcare i bordi e, nel caso, li puliamo con carta da cucina inumidita.
Fanno parte di quella categoria di dolci che molti definiscono “da compagnia”, ideali per concedersi una pausa con una tazza di caffè o di tè: i torroncini alla vaniglia
Servono 500 g di mandorle con la buccia; 2 limoni non trattati; 2 albumi; 200 g di zucchero; una stecca di vaniglia
Per prima cosa tritiamo le mandorle e trasferiamole in una grossa ciotola. Aggiungiamo la scorza di limone, avendo cura di non grattare in profondità e mettere solo la parte gialla del limone e la vaniglia, grattandola con un coltello
Montiamo gli albumi a neve fermissima con un pizzico di sale: uniamo lo zucchero fino ad ottenere un composto lucido e denso; molto simile al composto per le meringhe
Mescoliamo il composto di mandorle con gli albumi montati, utilizzando una spatola. Mescolando sempre dal basso verso l’alto per evitare di ” smontare” gli albumi appena montati
Stendiamo il composto su un foglio di carta forno e cuociamo in forno preriscaldato a 100 °C per circa 2 ore. Una volta cotto tagliatelo in quadrotti, facili da mangiare
Fino a qualche anno fa le uniche possibilità per compiere questo intervento riguardavano moquette, linoleum o laminati che sapevano di “finto”, poco adatte ad ambienti residenziali di livello medio-alto; oggi si può contare su prodotti (reperibili anche nei centri bricolage) che concentrano in pochi millimetri di spessore sia la qualità, sia il pregio estetico dei pavimenti tradizionali, facendo risparmiare non poco sulla manodopera e limitando l’aumento di carico dei solai: un rivestimento di grès spesso 3 mm pesa poco più di 7 kg/mq.
Sovrapponendo un pavimento ad uno già esistente si ha quasi sempre la certezza di disporre di un supporto perfettamente livellato che non richiede aggiustamenti, per cui la nuova posa è ancor più accelerata. Con un po’ di fortuna, lo spessore totale non rende neppure necessario intervenire sulle porte.
In molti casi non occorre fissare il pavimento con collanti: le piastrelle, anche quelle di medio formato, possono essere posate con biadesivo o sistemi ad incastro. Il nuovo pavimento può essere smontato, sostituito o riutilizzato e la vecchia superficie può tornare fruibile come in origine. Questi sistemi sono adatti anche per la posa fai da te, per cui il costo finale si riduce al solo acquisto dei materiali.
Più laboriosi dal punto di vista realizzativo, ma interessanti per la bellezza del risultato finale, sono i pavimenti monolitici a base di resine o materiali cementizi, ognuno dei quali garantisce un risultato unico e irripetibile, con infinite personalizzazioni.
LE GRANDI LASTRE
Tra le piastrelle di formato tradizionale e i rivestimenti monolitici c’è un compromesso che offre interessanti possibilità per realizzare un pavimento sovrapposto ed è rappresentato dalle lastre di grès porcellanato di grande formato che vanno incollate al massetto o al pavimento esistente. Tra tinte uniche, superfici ad effetto spatolato, fedeli riproduzioni di marmi e legni, questi prodotti di dimensioni inusuali si prestano per diverse configurazioni di grande effetto. I PAVIMENTI SMONTABILI
Un sistema di rivestimento dei pavimenti esistenti, già utilizzato per il parquet, è la posa flottante, dove il pavimento “galleggia” senza essere vincolato alla superficie sottostante con l’utilizzo di collanti. L’aspetto interessante di questa soluzione fai da te è che il pavimento può essere smontato in qualsiasi momento e riposizionato in un’altra stanza o in un’altra abitazione, permettendo di riportare alla luce la vecchia pavimentazione senza lasciare tracce.
Il Sistema Aquapanel ® è suddiviso in tre famiglie (Outdoor, Indoor e Floor, rispettivamente per esterni, interni e pavimenti) ed è basato su lastre di cemento fibrorinforzato, un’innovazione interessante rispetto alle lastre realizzate con materiali tradizionali e ai sistemi tradizionali basati sulla muratura piena. Il sistema apre, infatti, nuove prospettive nel campo della costruzione a secco di edifici energeticamente efficienti anche in condizioni di umidità, pioggia ed agenti atmosferici in genere, gelo, sbalzi termici ecc.
I tempi di asciugatura e i costi di cantiere sono solo un ricordo: la lavorazione delle lastre avviene per taglio, incisione e successiva avvitatura e il completamento dell’opera si raggiunge in tempi rapidi, con una drastica diminuzione dell’invasività e una maggiore pulizia.
Aquapanel ® Outdoor viene utilizzato in esterni per pareti, facciate e rivestimenti: non gonfia, non si degrada e non si sgretola. è ideale per applicazioni che richiedono resistenza alle sollecitazioni meccaniche e resistenza all’acqua. Lo spessore delle pareti è di soli 22 cm e garantisce le stesse prestazioni di una parete in muratura di 32-34,5 cm, entrambe con strato isolante di 16 cm.
Aquapanel ® Indoor resiste all’acqua al 100%, è un sistema indicato perfino per le piscine, dove il cloro contenuto nell’acqua si rivela corrosivo. Le lastre hanno elevata resistenza agli urti, alle temperature estreme e buon isolamento acustico; si possono realizzare pareti, contropareti e soffitti ed offre un supporto idoneo all’applicazione di rivestimenti ceramici.
Aquapanel ® Floor è il primo massetto cementizio realizzabile senza acqua, una grande innovazione per la posa dei pavimenti a secco. È compatibile con qualsiasi rivestimento, resistente a impatti costanti e di elevata intensità (è stato utilizzato per uno stadio!) e può essere utilizzato in combinazione con i sistemi di riscaldamento a pavimento. L’utilizzo combinato dei tre sistemi garantisce maggior spazio fruibile, velocità di montaggio e prestazioni superiori.
PERCHE´ SCEGLIERE AQUAPANEL
Sostenibilità
Nonostante siano molto più sottili, queste soluzioni offrono prestazioni in termini di comportamento al fuoco, isolamento acustico e isolamento termico pari o superiori a quelle delle costruzioni tradizionali, producendo minori emissioni di CO2.
Solido, durevole e resistente agli agenti atmosferici
Le pareti esterne realizzate con il Sistema Knauf AQUAPANEL ® sono robuste, durevoli e in grado di sopportare anche le condizioni atmosferiche più avverse. Le facciate esterne (AQUAPANEL® Outdoor) rappresentano l’ultima innovazione nei sistemi di rivestimento a secco e combinano i vantaggi di maggiore economicità, prestazioni e sostenibilità.
Soluzioni creative per pareti e soffitti in ambienti umidi
Grazie alle soluzioni Knauf AQUAPANEL ® Indoor è possibile realizzare pareti, contropareti e soffitti anche negli ambienti umidi o bagnati, dove le lastre in gesso rivestito non avrebbero sufficiente efficacia. Non è più necessario ricorrere ai metodi di costruzione massiccia, troppo onerosi in termini di tempo.
Semplice e veloce
Le costruzioni realizzate con il Sistema Knauf AQUAPANEL ® offrono elevate prestazioni ed efficienza energetica; in più, fino ad un 27% di incremento della velocità di installazione.
Infine, il peso ridotto e la forma sottile di queste pareti rendono più facile la logistica, con il vantaggio per progettisti e imprenditori di colloquiare con un fornitore unico.
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Il parquet è il pavimento ecologico per eccellenza, cosa c’è di più naturale del legno? Ma quello del parquet è un mondo dove è facile perdersi, se non si è debitamente consigliati, e la meravigliosa sensazione che si prova camminando scalzi su un pavimento in legno può diventare un incubo.
Come scegliere il parquet? La prima scelta da effettuare è tra parquet tradizionale o prefinito, in stretta relazione con il tipo di posa che si ritiene di voler seguire. Il primo generalmente si trova grezzo, in legno massello non ancora levigato e spesso, questo permette di rilevigarlo e riverniciarlo più volte nel tempo.
Difficile stabilirne il prezzo medio, in quanto varia a seconda delle essenze, dello spessore e delle dimensioni delle doghe. Conta anche il disegno: quello a venatura regolare (rigatino) è più pregiato, ci sono poi le prime e le seconde scelte, e le tavole con venatura irregolare, compresa le presenza di nodi (nodino).
Il prefinito è costituito da un supporto in legno povero e da uno strato di legno nobile di 3-5 mm, già levigato e verniciato, con incastri che ne facilitano la posa, che risulta più veloce ed il pavimento è immediatamente calpestabile (se galleggiante), ma accetta meno levigature, è meno isolante e lo strato di legno povero è facilmente attaccabile da muffe ed insetti. All’acquisto costa di più rispetto ad uno di tipo tradizionale, soprattutto perché lamatura e verniciatura sono già eseguite durante il processo produttivo. Nei centri bricolage ne troviamo un vastissimo assortimento.
Il parquet è un pavimento a mosaico ed è possibile seguire diverse geometrie di posa: regolare in linea o in diagonale, sfalsata in linea o in diagonale, a spina di pesce lineare o diagonale. All’acquisto bisogna sempre considerare un’abbondanza del 5-10% per fronteggiare lo scarto possibile a seconda della geometria del locale ed il materiale va lasciato “acclimatare” nel locale da rivestire per almeno 72 ore: il legno è vivo, si muove e va posato dopo che si è… stiracchiato. Anche in seguito sono possibili dilatazioni: per questo è bene lasciare 7-8 mm di distanza dalle pareti, spazio che l’applicazione del battiscopa nasconde senza lasciare traccia.
La posa fai da te va eseguita con temperature non superiori a 20°C, iniziando dalla parete più dritta; nella posa lineare bisogna tener conto della presenza delle finestre e disporre le liste perpendicolari alla fonte luminosa, rendendo meno visibili le giunzioni. Il parquet tradizionale, dopo la posa, necessita di levigatura, sigillatura dei pori e finitura di superficie con cera o vernice; con alcuni legni, specialmente con il teak, è consigliabile un’oliatura che ne esalta la naturalità.
LE ESSENZE
Oltre che scegliere il parquet in base alle nostre preferenze estetiche, bisogna anche tenere conto di alcune cose; negli ambienti scarsamente illuminati è meglio orientarsi su tonalità chiare, ma prima ancora è importante considerare in quale locale va posato il parquet. Bagno e cucina sono luoghi notoriamente umidi, i legni più idonei allo scopo sono quelli esotici (teak, iroko, doussié); specialmente in cucina può essere utile un legno più duro, ad esempio il padouk, vanno evitate le specie europee che sono caratterizzate da una durezza decisamente inferiore.
Per evitare sorprese, bisogna sapere che il legno tende generalmente a scurirsi con l’esposizione alla luce, ma il teak si comporta esattamente al contrario.
Le stesse essenze menzionate in precedenza si sposano bene con i riscaldamenti a pavimento, situazione inadatta, ad esempio, per un parquet di rovere; come regola, sia nella zona giorno che nella zona notte andrebbero mantenuti la stessa essenza e lo stesso tipo di posa.
POSA FLOTTANTE
Permette di riutilizzare i listoni eventualmente in altri ambienti, in quanto sono svincolati dal supporto. Si incastrano con una combinazione maschio-femmina, ma i listoni vanno comunque isolati dalla base del pavimento con un tappetino spesso circa 2 mm, con un telo di nylon o con polietilene a cellule chiuse; lo scopo è quello di limitare la risalita di umidità ed attenuare i rumori da calpestio. Il montaggio è decisamente rapido e questo tipo di posa può essere applicato solo per parquet prefiniti; inoltre, non occorre attendere i tempi di asciugatura della colla ed il pavimento è subito calpestabile.
Il telo fonoassorbente è reperibile in rotoli da svolgere sul supporto affiancando le strisce, da mantenere unite applicando nastro adesivo sulle giunzioni.
Sul dente dell’incastro, si applica un velo di colla vinilica per stabilizzare l’unione e formare uno strato impermeabile; va stesa sul bordo inferiore.
La lista di legno va incastrata e l’unione va resa stabile percuotendo il bordo con un martello di gomma, interponendo un tacco di legno.
POSA INCOLLATA E INCHIODATA
È indicata soprattutto per parquet in massello o per prefiniti da 10 mm; sul pavimento viene stesa una colla specifica utilizzando una manara dentata, procedendo a settori non superiori a 2 metri quadrati.
La colla può essere mono o bicomponente, poliuretanica o vinilica a seconda del supporto e del legno da incollare. Questo tipo di posa è da preferire, ad esempio, per una collocazione in bagno: si evita il pericolo che una discreta quantità d’acqua rovesciata accidentalmente possa infiltrarsi attraverso il battiscopa. La posa inchiodata si utilizza solo per doghe in massello spesse almeno 18 mm, che necessitano, in questo caso, di un’intelaiatura sottostante di legno, che aumenta notevolmente lo spessore complessivo.
I listoni sono provvisti di un sistema di incastro che ne facilita il corretto posizionamento, in modo che rimangano tutti allo stesso livello e ben accostati.
La colla va applicata su porzioni di pavimento ridotte, in dose abbondante, ma non eccessiva; le fuoriuscite sul lato a vista vanno immediatamente pulite.
Nell’appoggiare la lista a pavimento, la si fa scorrere un centimetro avanti-indietro senza premere troppo, per impastarla bene di colla prima di incastrarla.
I telai d’acciaio per basculanti possono essere richiesti “nudi”, con o senza portoncino laterale, per essere completati con la stessa finitura della facciata per un aspetto più armonioso ed una maggiore invisibilità.
Anche se si tratta di un locale di servizio, al garage spesso bisogna riservare la stessa attenzione che si presta agli ambienti domestici, specialmente se è integrato nell’abitazione ed è direttamente comunicante con l’esterno. Questo vuol dire che, a differenza dei box interrati o separati dalla casa, con la macchina si entra letteralmente tra le mura dell’abitazione, pur limitandosi ad accedere ad un locale secondario. Diventa indispensabile che l’accesso possieda requisiti in linea con la struttura che lo ospita.
Il primo aspetto da considerare riguarda la sicurezza: il portone dev’essere concepito in modo da scongiurare i tentativi di effrazione. Oltre agli automatismi che consentono l’apertura e la chiusura solo agli aventi diritto, anche la struttura del portone stesso deve possedere requisiti antintrusione. Fermo restando che gli spazi del garage confinano con quelli domestici, bisogna che il portone d’accesso disponga di una valida coibentazione, al pari degli altri serramenti, per non essere responsabile di dispersioni termiche che possano influire negativamente sui consumi energetici. L’importanza di questo secondo aspetto è maggiore se la volumetria del garage consente di utilizzarlo anche per altre attività, come laboratorio o lavanderia, per questo i portoni da garage dispongono di uno strato di materiale isolante di circa 40 mm, inserito nella struttura, e di guarnizioni che garantiscono una perfetta tenuta all’aria.
I requisiti appena citati non possono prescindere dal fattore estetico: il portone del garage si trova ad altezza d’uomo, più in vista rispetto ai particolari architettonici dei livelli superiori, perciò occorre che si integri al meglio con la facciata. Qui le possibilità sono veramente molte, dai materiali alle finiture superficiali, dalle finestrature al colore; le tante combinazioni previste di serie non escludono la possibilità di personalizzazioni mirate a conferire al portone l’estetica della superficie adiacente, così che la sua presenza si intuisca semplicemente dal profilo del telaio.
A completamento di queste peculiarità ci sono motorizzazioni sempre più fluide e silenziose e dispositivi di sicurezza per le persone che si trovassero nel raggio d’azione del portone; il tutto coperto da garanzie anche oltre i 10 anni.
IL TELECOMANDO DEL GARAGE DICE SE IL PORTONE E’ CHIUSO O APERTO
Con il sistema radio BiSecur non c’è più bisogno di scendere per accertarsi di non aver lasciato aperto il portone: il telecomando per il movimento motorizzato dispone anche di un tasto che permette di verificare lo stato di apertura o chiusura; basta premerlo, richiamare il tasto funzioni ed il LED emette una luce verde se il portone è chiuso, rossa se è aperto. In questo caso si può provvedere premendo il tasto funzioni ed il LED diventa verde non appena il portone si è chiuso. Il segnale radio è immune da interferenze ed ha una codifica a 128 bit, sicura come per le transazioni bancarie on-line. >> VISITA IL SITO
Un’apertura carrabile occupa uno spazio rilevante in facciata, di conseguenza può influire in modo significativo sull’aspetto dell’edificio che la ospita: un particolare importante, specialmente nel recupero di abitazioni che conservano il fascino estetico dei secoli passati.
Molteplici installazioni in contesti architettonici vincolanti dimostrano che la qualità dei portoni per il garage Hörmann non è ristretta alla robustezza della struttura d’acciaio, alla sicurezza dello scorrimento, sia esso orizzontale o verticale, ad una doppia parete coibentata che isola termicamente ed acusticamente l’interno dall’esterno: la versatilità dei rivestimenti possibili favorisce la miglior integrazione estetica del portone con qualsiasi tipologia di edificio.
Per fare un esempio, il portone per il garage sezionale LPU 40 si contraddistingue per l’apertura verticale e lo scorrimento a soffitto per il massimo utilizzo della zona antistante l’ingresso; si può scegliere tra 16 colori preferenziali e, a richiesta, è realizzabile in qualsiasi tonalità RAL. Ci sono poi molte varianti estetiche: finestrature, casserature, grecature, porte pedonali, effetto legno, effetto seta e la nuovissima finitura Micrograin® con microprofili ondulati. I pannelli isolanti sono spessi 42 mm ed è disponibile in dimensioni che possono raggiungere 5500 mm di larghezza e 3000 mm di altezza. Hörmann