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Telaio rasomuro per porte filo parete

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Una porta che si presenta come un grande pannello senza cornici o altri elementi visibili, fatta eccezione per la maniglia, necessaria, ma ridotta all’essenziale, è una superficie che può essere utilizzata in diversi modi: per chi vuole farla “sparire” nel muro può essere acquistata grezza o rifinita come la parete, altrimenti è possibile farla risaltare con una diversa finitura, in tinta unita contrastante o attraverso rivestimenti esclusivi e di grande effetto.

Le porte rasomuro sono disponibili a battente, scorrevoli o a bilico verticale, per muratura tradizionale o per cartongesso; non solo in versione cieca, ma anche a tuttovetro con diverse finiture. In quest’ultimo caso, dato il peso maggiore, il sottile telaio d’alluminio è sostituito con uno di acciaio inox. Per un effetto di maggior mimetismo con la parete si può adottare una chiusura magnetica e sostituire la maniglia con una semplice impugnatura incassata, oltre ad applicare il battiscopa anche alla base della porta.

La precisione del telaio e dei meccanismi delle cerniere a scomparsa ha un’importanza rilevante in questa tipologia di serramenti: anta e telaio sono preassemblati e non vanno separati durante il fissaggio nel vano porta, ma soltanto al momento di rasare il perimetro.

ELEMENTI NASCOSTI

Le porte rasomuro non hanno bisogno di alcuna cornice coprifilo, pertanto, in chiusura, l’unico particolare che ne segnala la presenza è la maniglia, la fessura che rimane tra la porta e la parete è veramente minima. Il falso telaio, infatti, è sostituito da uno stipite di alluminio anodizzato che va murato con zanche, se la parete è in muratura, oppure fissato con piastre ed altri sistemi a corredo se si tratta di cartongesso.

Il telaio è provvisto di una guarnizione di battuta di gomma, le cerniere sono a scomparsa, solitamente fissate al telaio in prossimità dello stipite e del pavimento da un lato, annegate a filo dello spessore della porta dall’altro.
Per modelli di dimensioni maggiori rispetto allo standard alcune case adottano una terza cerniera.

TELAI AFFIDABILI

Il telaio rasomuro delle porte Syntesis è progettato per una facile installazione: la sezione di alluminio assicura solidità alla struttura ed i pannelli distanziali scongiurano eventuali torsioni. Eclisse

Pavimentazione stabilizzata esterna

Per quanto la si possa compattare e rullare per renderla planare e percorribile, una superficie terrosa, strada o piazzale che sia, presenta difetti tipici: se piove si inzuppa e forma pozze fangose, quando è asciutta è polverosa e soggetta a crescita erbosa nei punti di minor calpestio.

Esistono composti che permettono di eliminare questi inconvenienti ed assicurare una pavimentazione stabilizzata, una superficie compatta e naturale: non si tratta di leganti veri e propri, ma di catalizzatori migliorativi delle caratteristiche del cemento e della calce normalmente utilizzati per legare il materiale terroso da consolidare, senza alterare l’aspetto finale ed impedendo alla superficie di formare polvere o favorire crescite indesiderate. 

Quello prodotto da Azichem si chiama Stabilsana ed è una miscela di sali inorganici atossici, a base di silicati, fosfati e carbonati di calcio e potassio, grazie alla quale i leganti possono essere utilizzati in quantità minore, ottenendo una superficie stabilizzata che mantiene il colore originale della terra battuta. Non tutti i terreni sono idonei, ad esempio devono presentare basso contenuto di argilla e terra vegetale; meglio ricercarli in cava nella quantità occorrente, anche per evitare differenze di colore a scapito dell’uniformità del risultato.

Un chilo di catalizzatore in polvere, disciolto preventivamente in 30 litri d’acqua, è sufficiente per stabilizzare un metro cubo di pavimentazione; il liquido va poi aggiunto all’impasto (terra + cemento o calce) e ad ulteriore acqua fino ad arrivare complessivamente a 80-100 litri.
L’impasto va steso su un sottofondo livellato e compattato, poi viene rullato per espellere l’aria e l’acqua; per un buon risultato, la superficie va compresa tra cordoli o cunette. Il lavoro può essere eseguito anche da un buon fai da te.    

  1. Nell’impasto di terra e legante premiscelati a secco si aggiunge il catalizzatore disciolto a parte, quindi si versa la quantità di acqua ancora necessaria per completare le dosi.
  2. Il conglomerato terroso (qui miscelato da una pala mescolatrice) viene versato sul sottofondo e subito distribuito in modo uniforme con rastrellatura manuale, fino alla quota di pavimento finito.
  3. Mentre procede con la stesura, si può eseguire la rullatura sul tratto già rivestito: se la ruota del rullo si bagna in modo omogeneo occorre attendere qualche decina di minuti per favorire l’asciugatura superficiale ed evitare il distacco della parte superficiale della pavimentazione. Bisogna rispettare 4-5 giorni di stagionatura senza percorrere la pavimentazione; se le condizioni ambientali fanno presumere un’asciugatura troppo rapida può rivelarsi opportuno bagnare la superficie e ricoprirla. Azichem

Pavimentazione esterna in legno

I nuovi materiali tecnici possono imitare alla perfezione il legno nell’aspetto, ma non sono in grado di trasmettere la stessa sensazione di calore naturale che si prova nel calpestare a piedi nudi doghe o quadrotte di legno autentico in prossimità di una piscina. 

Le quadrotte sono sicuramente il sistema più semplice e veloce per realizzare una pavimentazione esterna in legno, con il pregio che non si tratta di pavimenti “definitivi” grazie al sistema di montaggio provvisto di agganci che stabilizzano la composizione, ma ne permettono lo smontaggio altrettanto rapidamente.

Questo sistema alla portata di fai da te si presta per diverse configurazioni: la disposizione alternata orizzontale e verticale, la posa in linea, eventualmente contornata da un bordo formato da quadrotte disposte ortogonalmente. In alcuni casi il supporto su cui sono montati i listelli, oltre al sistema di aggancio, dispone di picchetti per consentire la collocazione stabile anche direttamente sul terreno, che può avvenire spontaneamente a pavimento montato, camminandoci sopra.

Pur essendo un sistema economico, il legno è comunque sottoposto a trattamenti preventivi che lo rendono resistente all’umidità, alle intemperie ed all’usura, anche se in caso di esposizione continua ai raggi solari o in località marine è inevitabile che si manifesti un invecchiamento precoce che richiede trattamenti di ripristino.

In alternativa alle quadrotte, con misure comprese tra 30×30 e 60×60 cm, si possono trovare nei centri bricolage anche vere e proprie doghe con misure anche superiori a 1200 mm di lunghezza e 100 mm di larghezza, anche in questo caso provviste di sistema di aggancio rapido per una pavimentazione esterna in legno facile e veloce da posare.                 

Legnoluce

Come scegliere la scala interna

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La scala non solo ci permette di spostarci da un piano all’altro, ma ci consente di farlo senza assumere posture innaturali: l’altezza da superare viene spezzata in una serie di piani orizzontali che consentono al nostro corpo di effettuare il percorso con un appoggio sicuro, quasi come se stessimo camminando. Per questo motivo bisogna scegliere la scala per la propria casa considerando bene pro e contro.
Per ottenere questa condizione bisogna conciliare comodità ed ingombro, due necessità contrastanti dal punto di vista dell’inclinazione, perciò occorre trovare un compromesso, eventualmente con un percorso in curva o inserendo ballatoi intermedi tra i cambi di direzione. Nel dimensionamento si deve poi rispettare la “regola del passo”, facendo in modo che pedate ed alzate consentano una salita naturale e costante dalla partenza all’arrivo, potendo effettuare i movimenti in successione anche senza guardare dove si mettono i piedi. Per raggiungere questi scopi anche chi fa bricolage può  ricorrere a diverse configurazioni che devono rispettare criteri di esecuzione ben precisi, indispensabili per ottenere una scala bella, non invasiva, agevole, ma soprattutto sicura.

Questa è la prima differenziazione che suddivide le scale in due grandi famiglie.
Per le scale in muratura solitamente è prevista la realizzazione sul posto ed esiste il vincolo del peso, che non può gravare su una semplice soletta, e dell’ingombro che implica la disponibilità di un ampio spazio. Si tratta di condizioni che non sono così facili da riscontrare in ambienti interni, a meno che non ci sia una progettazione “mirata” a monte; inoltre, particolare rilievo assume il rivestimento che può essere fatto con i più svariati materiali.

Non si tratta di decretare come vincente la scelta di una scala prefabbricata, ma di considerarne la versatilità, soprattutto per un fai da te, a cominciare dal fatto che la stessa può essere rimossa per una successiva ristrutturazione e riutilizzata in un altro contesto; ovviamente stiamo parlando di scale con strutture di legno o di ferro, ma esistono anche scale prefabbricate di cemento con una propria modularità, sfruttabile in sede realizzativa, ovviamente non smontabili.

Quanto ai criteri da seguire, per prima cosa bisogna considerare l’altezza da superare per collegare i due livelli. Nel caso della scala a rampa, la classica da interni, se il dislivello non eccede i 2,5 metri, è sufficiente una scala a rampa continua o lineare; altezze intorno a 3 metri richiedono comunque una forma ad angolo, per altezze superiori si ricorre a due rampe dritte collegate da un tratto in curva, o da un pianerottolo, oppure a rampe miste che alternano tratti curvi e rettilinei. In base a questa valutazione si intuisce quale può essere l’ingombro a terra ed il posizionamento meno invasivo, tenendo conto del peso (specialmente se lontano dalle pareti), della dislocazione di finestre o zone di passaggio e delle possibili limitazioni nella fruibilità degli spazi.

Per legge una scala interna principale, ovvero tra zone ad abitabilità completa, non può avere rampe di larghezza inferiore ad 80 cm (60 cm se secondaria, 110 cm di diametro per le scale a chiocciola) e la sua pendenza dev’essere compresa tra 30 e 45 gradi, anche di più se destinate ad un utilizzo meno frequente.
Per una scala lineare, lo spazio che serve a terra è pari alla sua larghezza; se le rampe sono due, l’ingombro minimo è 160 cm più lo spazio tra di esse.

Molto spesso la scala a rampa unica è preparata da alcuni gradini di invito disposti ortogonalmente; se questi sono disposti a ventaglio, grazie alla parziale sovrapposizione dei gradini, si riduce l’ingombro ad un diametro di 140 cm.

Regole base per la progettazione della scala

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Nella progettazione della scala si possono fare molte disquisizioni riferite a casi singoli, ma la regola base rimane questa: 2a + p = 60~65 cm (a = alzata, p = pedata).
Progettualmente, una scala ripida è imposta quando non c’è sufficiente sviluppo in lunghezza. Per guadagnare spazio, si può considerare il solaio di arrivo come ultima pedata: la scala avrà quindi un’alzata in più rispetto al numero delle pedate vere e proprie. Se lo spazio è ancora scarso, ovvero l’inclinazione supera i 45°, bisogna ripiegare su una forma ad angolo.

Per le scale a chiocciola occorre un altro approccio: la forma trapezoidale della pedata impone che questa venga misurata sulla linea di percorso, a circa 30 cm dal corrimano.
Le scale di piccolo diametro risultano comunque ripide perché bisogna rispettare l’altezza di 2 metri tra uno scalino e quello corrispondente del giro superiore; non potendo inserire più di 12 gradini a giro per non avere pedate poco profonde, le alzate saranno decisamente maggiori rispetto alle scale diritte. Per i diametri maggiori è più facile rispettare la formula suddetta.

La normativa che regolamenta le scale ad uso privato (UNI 10800)
stabilisce le misure ottimali che caratterizzano una scala a regola
d’arte.
Un individuo di statura normale percorre circa 60-65 cm ad
ogni passo su un piano inclinato e questa lunghezza deve corrispondere
alla somma di due alzate più una pedata: se una delle due grandezze
aumenta, l’altra deve diminuire per mantenere una lunghezza compresa
nell’intervallo suddetto. Chi fa bricolage deve attenersi scrupolosamente a questa “regola del passo”.
Ad esempio:

  • pedata 29 cm + 17 cm x 2 alzate = 63 cm (30°)
  • pedata 21 cm + 21 cm x 2 alzate = 63 cm (45°)

  1. La scala delimitata da due muri non è una situazione usuale nell’architettura contemporanea: se non è prevista una fonte di illuminazione naturale appare cupa e buia, occorre sopperire con una buona illuminazione artificiale. Pur essendo protetta lateralmente, deve comunque disporre di un corrimano almeno su un lato per avere un appiglio durante il percorso.
  2. Se la scala è addossata ad un muro comunica con l’ambiente circostante dal quale trae luce, tranne nella parte superiore; dev’essere provvista di ringhiera e corrimano sul lato che dà verso il vuoto.
  3. In assenza di muri confinanti, completamente “a giorno”,  la ringhiera o il parapetto diventano indispensabili almeno su un lato e l’illuminazione artificiale dei due piani deve potersi comandare da entrambi i locali.
  4. La scaletta a chiocciola, anche se un po’ scomoda, è ideale negli spazi angusti, anche a centro stanza, in situazioni in cui non si ha a disposizione molto spazio per l’installazione.

Come rivestire una scala con legno

Sfruttando listoni avanzati dalla copertura del pavimento, possiamo rivestire la scala: alzate e pedate con un piacevole effetto coordinato.

Pur se il materiale è lo stesso, la sua posa è del tutto diversa: intanto perché i listoni dell’alzata vanno posti in verticale e poi perché ognuno va tagliato a misura dei gradini. Prese le misure necessarie (da rilevare con molta cura) e preparati tutti i pezzi occorrenti fissiamo, su ogni alzata e pedata, pannelli di truciolare da 10 mm. Il fissaggio si può effettuare con tasselli o con una buona colla di montaggio.
Applicati i listoni (magari con tappetini ammortizzanti di sottofondo), in prossimità degli spigoli applichiamo gli speciali profilati di alluminio (li possiamo trovare, in versioni differenziate nei magazzini per materiali edili) che proteggono lo spigolo.

Profilati paraspigoli

I profilati paraspigolo per gradini si trovano con diverse finiture e sono studiati per adattarsi alle varie tipologie di gradini.

  1. Profilo per gradini a blocco, che copre interamente gli spigoli, proteggendoli dall’usura del calpestio.
  2. Su gradini dotati di pedata con aggetto (il cosiddetto “naso”) si applica un profilato più complesso e col bordo a vista più robusto.
  3. Assai meno visibile (solo una sottile striscia metallica) il tipo che permette di creare l’aggetto della pedata.

Rivestire una scala, l’importanza dell’alzata e della pedata

  1. Su alzata e pedata di ogni gradino incolliamo i pannelli di rivestimento di truciolare utilizzando adesivo strutturale che estrudiamo dalla cartuccia tramite l’apposita pistola.
  2. Dopo aver applicato il listone sull’alzata (sempre con adesivo), avvitiamo il profilato di alluminio che serve per rinforzare lo spigolo.
  3. Uno strato di materiale morbido posto tra truciolare e listone di parquet evita scricchiolii e rumori di calpestio.
  4. Fra le pareti di rivestimento che si incontrano sullo spigolo del gradino va lasciata una fuga di 3 o 4 mm da tenere aperta con qualche biettina.
  5. Quando la colla è indurita si tolgono le biette e si può incastrare il coprifilo di alluminio che si posiziona a livello della pedata e la collega all’alzata con continuità.
  6. Non sempre alzata e pedata dei vari gradini sono uguali o perfettamente regolari. è quindi necessario prendere con la massima cura le misure per tagliare pannelli e listoni.

Come lavorare il cemento cellulare

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Per lavorare il cemento cellulare, i blocchi possono essere portati a misura o sagomati utilizzando un comune segaccio, eventuali crene per il passaggio degli impianti o fori per interruttori e prese possono essere aperti con frese e seghe a tazza; per smussare gli spigoli sono sufficienti una raspa da legno o una carteggiatrice: tutte operazioni alla portata di chi pratica il bricolage.

I PASSAGGI DELLA LAVORAZIONE

  1. La posa avviene per mezzo di un collante specifico, simile a quello utilizzato per le piastrelle, che serve anche per nascondere le linee di giunzione ed effettuare le stuccature del caso. Per la distribuzione sui bordi si utilizza una cazzuola dentata a forma di cucchiaio.
  2. Dovendo realizzare un muretto o una tramezza, prima di posare il primo blocco incollato a pavimento si pratica una scanalatura al centro del bordo superiore profonda quanto basta ad annegarvi uno spezzone di barra, inserito in un tassello che penetra nella parete perpendicolare, ad altezza opportuna. Questo conferisce maggior rigidità alla costruzione fai da te, che altrimenti rimarrebbe vincolata in modo sommario alla muratura esistente. L’operazione si ripete sugli altri blocchi a salire, sfalsandoli come con i mattoni.
  3. La superficie è già sufficientemente liscia, tanto che, per locali di secondaria importanza, si può evitare l’intonacatura. Se occorre, l’intonaco va steso in strato sottile ed in una sola mano, uniformandolo poi con il frattazzo.
  4. Nessun trattamento è necessario se si sceglie di rivestire la parete con piastrelle; le tracce lasciate da eventuali crene o sedi per gli utilizzi elettrici si livellano con il collante utilizzato per la posa dei blocchi.

Come montare una porta

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Montare una porta nuova rinfresca l’aspetto dell’appartamento con poche ore di lavoro. Se poi il lavoro può essere fatto direttamente da un buon fai da te, si risparmia anche una cifra considerevole.
Le porte in kit permettono un facile assemblaggio con l’ausilio di pochi attrezzi che chi fa bricolage ha sicuramente nel suo laboratorio.
E´ necessario solamente un cacciavite ed eventualmente un paio di pinze per avvitare le cerniere anuba. I fori premarcati e gli incastri rendono elementare il posizionamento relativo delle parti. Il fissaggio a muro si realizza con viti passanti e schiuma poliuretanica.

TELAIO E CORNICE TUTTO IN UN KIT

Tutte le parti sono prefinite e non richiedono altro che un attento montaggio. Alcune parti della cornice sono già unite al telaio per accelerare l’assemblaggio.
Prima dell’acquisto, anche nei centri bricolage, è necessario controllare la larghezza del falso telaio nascosto sotto la vecchia porta per assicurarsi che sia di dimensioni standard (70, 80 o 90 cm di luce interna e 215 cm di altezza). Il telaio già composto viene inserito nel vano e fissato con viti e schiuma poliuretanica.

I PEZZI PREFORATI GARANTISCONO RAPIDITA’ E ROBUSTEZZA

  1. L’unione delle parti del telaio è assicurata da viti passanti in corrispondenza delle tavole. Sui margini sono sagomati degli incastri che rendono molto preciso l’assemblaggio.
  2. Il telaio è tenuto insieme in corrispondenza dei vertici da una speciale vite con cilindretto del tipo usato per l’assemblaggio dei mobili che rende l’unione particolarmente robusta.

NESSUN COMPROMESSO SU ANGOLI E VERTICALITA’

  1. Il telaio assemblato viene posizionato all’interno del vano grezzo e messo a piombo sui due lati bloccandolo con morsetti o con cunei.
  2. Si monta la porta sulle cerniere e si controlla che chiuda bene senza spazi eccessivamente ampi in corrispondenza della battuta o, al contrario, attriti.

PER IL FISSAGGIO DEFINITIVO VA IMMOBILIZZATA OGNI PARTE

  1. La corretta posizione del telaio viene mantenuta grazie ad un “registro” cioè un listello posizionato tra telaio e falso telaio che viene attraversato dalla viti di fissaggio alla larghezza nominale. I cunei di legno, inseriti tra parete ed esterno telaio, bloccano il telaio in posizione.
  2. Con altri cunei si immobilizza il telaio contro l’architrave tenendo sempre sotto controllo la verticalità con una livella sia sulla parete interna sia di lato.
  3. I telai molto larghi si fissano con schiuma poliuretanica iniettata nell’intercapedine con il lungo beccuccio. Bastano alcune strisce intervallate di 50 cm circa.
    La schiuma si comporta da adesivo, elimina il rimbombo e l’indurimento avviene in poche ore.

 

Come fare un controsoffitto

Sono molte le situazioni in cui si rivela utile e vantaggioso ricorrere ad una controsoffittatura di cartongesso, specie nel caso di ristrutturazione di vecchie abitazioni, spesso caratterizzate da soffitti molto alti o intonacati su strutture in canniccio, incurvate o sbrecciate dal tempo.

Fare un controsoffitto è utile anche per casi in cui tra soffitto e controsoffitto possono correre tubazioni ed impianti elettrici altrimenti da incassare, oppure possono essere collocati pannelli per migliorare l’isolamento termico ed acustico. Ma l’aspetto pratico sfocia anche in molteplici soluzioni estetiche, quelle preferite dal fai da te, ottenute ad esempio realizzando controsoffitti su diversi livelli, con ribassamenti perimetrali e cornici per includere fonti luminose visibili o nascoste.
In questo caso, la zona centrale è più alta di circa 150 millimetri rispetto a quella perimetrale, diversamente tinteggiata e nella quale sono collocati i faretti incassati, soluzione volta a concentrare la luce sulle pareti per evidenziare quadri e mobili.
Il cartongesso si riveste come una qualsiasi parete: può essere tinteggiato o rivestito con carta da parati. La struttura portante in metallo è più leggera rispetto ad una analoga in legno, è più facile da montare anche se un po’ più onerosa; è costituita da tiranti metallici ad U provvisti di fori da appendere al soffitto, con tasselli se questi sono in laterizio o con tirafondi se si tratta di una travatura di legno.
Ai tiranti si appendono le travi portanti orizzontali, profilati leggeri; a queste si appendono le traverse per mezzo di piastre metalliche e quindi i pannelli di cartongesso, tramite viti autoperforanti. Tutti i materiali sono reperibili nei centri bricolage.
Scendendo nei particolari del montaggio, i tiranti verticali vanno bloccati sulle piastre a cursore con copiglie; successivamente si appendono in fila a circa 900 mm uno dall’altro, distanziando le file di 900-1000 mm se il soffitto è in laterizio. In presenza di travi in legno, la distanza è determinata dall’interasse delle travi stesse.
La distanza tra i profilati trasversali che supportano i pannelli è vincolata dalla larghezza di questi: la linea di giunzione deve correre lungo l’asse della trave, per non rischiare che le stuccature formino crepe. Per tutti questi motivi, prima di iniziare è necessario disegnare una pianta del soffitto e determinare distanze e posizioni in base alle dimensioni dei pannelli.
A lavoro ultimato, occorre rifinire le linee di giunzione applicando uno speciale nastro a rete che favorisce la tenuta e la regolarizzazione dello stucco.
La stuccatura fai da te riguarda anche le teste delle viti incassate, seguita da una leggera carteggiatura e dalla tinteggiatura finale. 

APPROFITTIAMO PER METTERE LE LUCI A INCASSO

1. Il fai da te deve stabilire la posizione e la distanza tra i singoli faretti prima di iniziare a praticare i fori, controllando che la loro posizione non vada ad intercettare la struttura metallica che sostiene i pannelli.
2. I faretti alogeni vanno alimentati con corrente a 12 V e possono essere di tipo fisso oppure orientabile. Si inseriscono i portalampade nei fori, praticati preferibilmente con una sega a tazza di diametro appropriato, e si collega al trasformatore.
3. I morsetti a cappuccio rappresentano un collegamento elettrico sicuro e stabile. Dopo aver inserito il faretto basta allargare le alette metalliche che lo mantengono bloccato al pannello.

COME SI ATTACCA AL SOFFITTO

1. Pur nascondendo il vecchio soffitto, conviene eliminare tutte le parti di intonaco in fase di distacco. Si procede quindi alla tracciatura del livello del controsoffitto su tutto il perimetro; si regola quindi la lunghezza dei tiranti tenendo presente lo spessore dei pannelli e delle due travi metalliche.
2. La piastra che sostiene la trave si fissa al tirante con una copiglia; l’altezza si regola grazie ai fori sullo stelo.
3. Il collegamento tra la trave portante e quella trasversale avviene con una piastra incastrata nel profilo ad U della trave trasversale, munita di alette laterali.
4. Una piastra applicabile direttamente a soffitto con viti, senza bisogno di tiranti verticali, consente, qualora si voglia, di applicare il nuovo controsoffitto aderente a quello esistente.

RIVESTIMENTO FAI DA TE CON LASTRE DI CARTONGESSO

1. Le travi metalliche devono arrivare a contatto delle pareti opposte.
2. Prima di avvitare il cartongesso alla struttura portante si collocano sopra di essa i pannelli in lana di roccia per l’isolamento acustico.
3. Un supporto a T, regolabile in altezza, permette di sostenere il pannello mentre si avvita, senza alcun aiuto.

Rubson Waterproofing, la soluzione per tutti i problemi di umidità

Henkel lancia in Italia il marchio Rubson. Un marchio nato in Francia nel 1957, e che da più di 50 anni è sinonimo di prodotti certificati che rispondono ai più elevati standard di qualità e che garantiscono risultati altamente professionali  nella prevenzione ed eliminazione dei problemi di umidità fuori e dentro casa.

Esempi di applicazione

Il brand Rubson offre soluzioni in grado di prevenire risolvere e contrastare in modo definitivo tutti i problemi di umidità: infiltrazioni, crepe, muffe e salnitro – che possono deteriorare gravemente le diverse parti interne ed esterne degli edifici, generare cattivi odori e rendere gli ambienti in cui si vive poco salubri.
L´applicazione di questi prodotti è davvero semplice e garantisce un risultato perfetto e duraturo senza la necessità di effettuare costosi interventi di riparazione e ristrutturazione.

La gamma Rubson Waterproofing si articola in 5 soluzioni

Rubson Suolo invisibile-Impermeabilizzante Pavimenti:
è un trattamento idro e oleorepellente, perfettamente invisibile e calpestabile, che protegge da acqua e macchie tutti i pavimenti porosi di interni ed esterni (in pietra, cotto, clinker, gres, marmo, laterizi, cemento) preservandone l´aspetto naturale.
Disponibile nei formati da: 750ml – 20.90€ / 2,5L – 49.90€

Rubson Impermeabilizzante Invisibile:
è un trattamento idrorepellente, completamente trasparente.  Protegge da muffa, licheni e salnitro i muri in interni ed esterni costituiti da materiali porosi non pitturati lasciando traspirare le pareti.  E´ particolarmente indicato per facciate in mattoni a vista, pietra, terracotta, cemento, intonaco e calcestruzzo.
Disponibile nei formati da: 750ml – 12.90€ / 2,5L – 39.90€ / 5L – 59.90€

Rubson Anti-Muffa:
elimina muffe, licheni e altri tipi di alghe presenti su qualsiasi tipo di superficie soprattutto su pareti e pavimenti esterni, tetti, terrazze, balconi, pilastri. Non contiene solventi e non altera l´aspetto dei supporti.
Disponibile nei formati da 1l – 12.90€

Rubson Pittura Anti-umidità:
è ideale per impermeabilizzare i muri interni di locali interrati come cantine, garage, taverne. Applicabile su superfici umide, ha una formula completamente priva di solventi e aderisce in modo eccellente su tutti i tipi di supporto.
Disponibile nei formati da: 750ml – 16.49€ / 5L – 74.90€
PERMEABILIZZANTE SUOLO INVISIBILE SX 9000

Rubson Anti-Salnitro – Muri umidi:
é un trattamento preventivo, privo di solventi, consigliato prima dell´applicazione di carta da parati e pittura. Elimina il salnitro, impermeabilizza e consolida le superfici evitando il distacco di intonaco, pittura e rivestimenti murali che potrebbe verificarsi sotto l´azione dei sali di salnitro.
Disponibile nei formati da: 1l – 12.90€ / 5L 49.90€