Home Blog Page 291

Tetto ventilato

Il rifacimento di un tetto ventilato è un intervento da considerare con attenzione, visto che si tratta di un lavoro impegnativo sia sotto il profilo operativo, sia economico: va affrontato e portato a termine con tutti gli accorgimenti del caso, in modo che si riveli durevole per alcuni decenni. Una copertura apparentemente in buono stato nasconde vizi ed inadeguatezze che emergono già dopo aver rimosso le prime file di tegole.
E’ possibile che in tetti non recenti non sia stato previsto un isolamento strutturato e sotto la copertura sia stata messa soltanto una sottile guaina catramata ed un eventuale strato di lana di vetro.
Il tetto che abbiamo rifatto era proprio strutturato in questo modo e, non avendo provveduto a precludere l’accesso agli animali, una volta scoperto abbiamo trovato la guaina strappata ovunque e lana di vetro scalzata ed utilizzata qua e là dai roditori per una serie di caldi nidi.
Per essere efficace l’isolamento deve essere omogeneo, le interruzioni vanno ridotte al minimo. Al tempo stesso bisogna far sì che tra tegole ed isolamento sia possibile una buona circolazione d’aria, senza che in questo spazio possano nidificare ghiri ed uccelli.
Si utilizzano pannelli in polistirene, leggeri e compatti, di forma rettangolare e dello spessore di 4-5 centimetri: dopo aver rivestito le perline con la guaina, si realizza un primo strato di pannelli a file trasversali, disponendoli per il lungo. Tutti i materiali indicati sono reperibili nei centri bricolage.
Si procede salendo verso il colmo bloccando ogni fila con listelli alti quanto i pannelli. Si posa quindi il secondo strato, con i pannelli disposti nel senso dell´altezza, procedendo questa volta da destra verso sinistra, alternandoli con listelli più alti, per formare una serie di corridoi che dalla falda del tetto salgono verso il colmo, stesso percorso seguito dai moti convettivi dell’aria.
Su questi listelli si inchiodano quelli che supportano le tegole del tetto ventilato e che, pur essendo disposti in senso trasversale, non ostacolano la circolazione dell’aria.
Il colmo e le basi delle falde vanno protetti con griglie in materiale plastico per consentire il solo passaggio dell’aria: oltre a preservare dagli animali, proteggono l’intercapedine da foglie e sporco in genere che potrebbero accumularsi nelle giornate ventose.
I benefici di questo risanamento si godono in tutte le stagioni: nei mesi freddi la minore dispersione di calore si traduce in un risparmio di combustibile e contribuisce ad un ambiente domestico più confortevole. Nella stagione estiva l’isolamento termico dato dai pannelli è accentuato dall’aria che circola sotto la copertura del tetto ventilato, neutralizzando l’effetto serra provocato dall’insistenza dei raggi solari. Il tetto ventilato è conforme alle prescrizioni del decreto legislativo 192/95, finalizzato all’abbattimento dei fabbisogni energetici per la climatizzazione estiva.

LA NUOVA COPERTURA

Sopra la guaina si dispone un primo strato di pannelli isolanti affiancati, disposti a file separate da listelli che rimangono a filo piano dei pannelli; i listelli usati per il secondo strato, incrociato rispetto al precedente, sono più alti dei pannelli per formare la camera d’aria. Su questi si inchiodano i listelli fermategole.

TRE STRATI DI LISTELLI E DUE DI POLISTIROLO

  1. I listelli vanno inchiodati tenendoli ben appoggiati ai pannelli, formando un rivestimento compatto.
  2. Occorrendo un gran numero di chiodi, è bene disporre di una chiodatrice a batteria o pneumatica.
  3. Per collegare due listelli consecutivi si fanno combinare le estremità al centro del listello sottostante.

CANALI DI RAME

  1. Una buona cesoia è indispensabile per sagomare le scossaline nei punti difficili.
    I due spezzoni da collegare vanno accostati riprendendo più volte il taglio e la piegatura per una giunzione ottimale.
  2. Con pazienza fai da te si riesce ad ottenere  un accostamento preciso e si può proseguire forando il rame nei punti in cui i due spezzoni si sovrappongono; si mettono alcuni rivetti e si sigilla l’unione con silicone appropriato.
  3. Gli spezzoni di scossalina e di canale vanno sovrapposti di diversi centimetri per essere fissati uno all’altro in due punti, con 3-4 rivetti anch’essi in rame ad ogni estremità.  
  4. Se si devono asportare grosse porzioni di rame si può utilizzare un disco da taglio di spessore ridotto: si ottengono tagli precisi e si velocizza il lavoro, completando gli aggiustamenti finali con cesoia e pinza.

TEGOLE BEN POSATE

E’ bene chiedere al magazzino edile o al centro bricolage di consegnare le tegole con un mezzo dotato di braccio idraulico. I bancali possono essere appoggiati sull’orditura del tetto ventilato, evitando ripetuti passaggi che moltiplicano la fatica. Lavorando in coppia e con le tegole a portata di mano la copertura del tetto si realizza velocemente; l´operazione di lanciarsi le tegole lasciamola fare però a chi di professione fa questo lavoro e sa muoversi con tutta le necessaria destrezza! Noi fai da te, se lavoriamo sul tetto, adottiamo tutte le tecniche necessarie a garantire la nostra sicurezza.
Quando ci si deve muovere sulle tegole già posate, per evitare rotture possibili anche se la superficie è calpestabile, bisogna camminare in corrispondenza dei listelli, dove la tegola appoggia stabilmente evitando di gravare con il proprio peso sul centro della tegola.

IL COLMO

  1. Una particolare protezione, inchiodata al listello che supporta i coppi del colmo, assicura la ventilazione nella parte superiore, specialmente in estate quando l’aria calda sale per convezione; contemporaneamente impedisce l’accesso agli animali.
  2. I coppi si mantengono in posizione con fermacoppi inchiodati al listello.

UTENSILI
Martello, chiodatrice, cesoia, trapano, motosega, roditrice, smerigliatrice, chiodi, tasselli,viti

Fachwerkhaus, casa domotica al servizio dei desideri

Trovarsi circondati dalla natura, beneficiare a 360° del paesaggio pur essendo protetti da un guscio confortevole che delimita lo spazio abitativo con discrezione, in modo quasi impercettibile: è un concetto di casa domotica che sembra quasi difficile da sognare. Lo stupore sale nell’apprendere che non solo un edificio come questo esiste, ma è concepito in modo da non gravare sull’ecositema per garantire una vita da pascià ai suoi abitanti.

Si chiama “Fachwerkhaus”, letteralmente “casa a graticcio”; più facile da pronunciare l’identificativo che Huf Haus le ha attribuito, chiamandola semplicemente ART. 9. La struttura portante, infatti, è costituita da elementi di legno massiccio a triplo strato che formano una tessitura incrociata in grado di sostenere tutte le parti complementari della costruzione, pareti interne e solai; il sistema si sviluppa a moduli, pertanto la casa proposta si presta a diverse configurazioni a richiesta del committente.

Un interessante accorgimento  adottato è quello delle pareti costituite da vetrate fisse di grandi dimensioni, prive di telaio. Si tratta di una tripla vetrocamera che racchiude, tra due vetri termoisolanti, un vetro float e due intercapedini, queste ultime formate da distanziatori d’acciaio che sono parte integrante della cornice perimetrale coibentata. Lo spessore totale è di 51 mm.

Caratteristica anche la sporgenza del tetto rispetto alla facciata, più marcata del normale per proteggere dalle intemperie e dall’insolazione; lo spiovente è rifinito nella parte inferiore con perline da 18 mm di abete nordico tinte a mordente bianco. Huf Haus (www.huf-haus.it)                     

I montanti verticali e le travature orizzontali sono collegati da viti e bulloni di acciaio inox, spesso lasciati a vista. Le vetrate del piano terra sono provviste di oscuranti a lamelle a pacchetto realizzati a doghe orizzontali alte 80 mm e di color argento; garantiscono un’efficace protezione dai raggi solari. Altre soluzioni sono disponibili a richiesta.

Attraversato il portoncino d’ingresso, protetto esternamente da alluminio e realizzato con legno pregiato di spessore fino a 107 mm, ci si trova in un atrio spazioso al centro del quale campeggia la scala che porta al livello superiore; supporti, gradini e corrimano sono di legno lamellare, i pannelli laterali sono di vetro di sicurezza. Si viene accolti dallo scorrere dell’acqua proveniente da una grande vasca e dal crepitio del focolare incassato in un grande pannello divisorio.

La soletta di calcestruzzo armato, sviluppata in collaborazione con un’azienda del Gruppo Huf Haus, appoggia liberamente sulla struttura di legno, dal lato interno, per non causare ponti termici. La parte inferiore a vista è tinteggiata di bianco per un perfetto abbinamento con l’intonaco fine che rifinisce le pareti interne, mentre il pavimento sull’estradosso ha uno spessore di 18 cm (10 di isolamento e 8 di massetto e rivestimento) che permette l’installazione di sistemi di riscaldamento e ventilazione.
L’ingresso, l’atrio, la cucina, la zona pranzo ed il soggiorno sono rivestiti di grès porcellanato, le altre stanze del piano mansardato e la scala di moquette pregiata; nei bagni è prevista una piastrellatura, che per le pareti arriva fino all’altezza del soffitto.
Una casa Huf Haus costa sui 2.800 euro il mq; serve un investimento minimo di 500.000 euro.

Molto ampia, luminosa e priva di linee di demarcazione, la stanza da bagno è un autentico centro benessere, dove tutto è studiato per un utilizzo all’insegna della razionalità e del piacere personale.

Le mensole che sovrastano le vetrate permettono un’ampia flessibilità nella distribuzione dell’impianto d’illuminazione, della disposizione dei corpi illuminanti e dei sistemi di oscuramento interni.
Questa opportunità ha un’interessante valenza anche qualora si rendesse necessario apportare modifiche all’impianto.

Il problema dell’integrazione architettonica dei pannelli solari e fotovoltaici con la casa non si pone: le falde sono interamente rivestite dai pannelli, formando una copertura uniforme che produce l’intero fabbisogno energetico dell’edificio.
Il riscaldamento è affidato ad un sistema a pompa di calore aria/acqua, l’acqua calda sanitaria viene prodotta dal solare termico ed il ricambio d’aria è assicurato da un sistema di ventilazione forzata. Questo estrae l’aria viziata dagli ambienti tramite aspiratori ed immette quella fresca senza bisogno di aprire le finestre: tutto il volume d’aria viene ricambiato completamente nell’arco di 2 ore con una dispersione massima di calore del 2%. Tutti gli impianti, illuminazione inclusa, sono gestibili attraverso un sistema domotico (iPad, iPhone) che permette di tenere sotto controllo ed ottimizzare i consumi.

Impianto di riscaldamento a pavimento

Dopo l’infelice boom degli anni ‘60 il riscaldamento a pavimento era stato accantonato. Oggi è ritornato alla ribalta grazie ad una nuova impostazione.
L’acqua circola a bassa temperatura: minimo 29 °C (zona di soggiorno abituale) massimo 35 °C (locali periferici). La temperatura di 29-35 °C è un vincolo fisiologico atto a prevenire fastidi circolatori agli arti inferiori ed evitare dilatazioni termiche eccessive. Il rendimento termico di questo tipo di impianto è legato alla struttura ed alla composizione del pavimento.
Sono fondamentali: il tipo di rivestimento (cotto, ceramica, marmo ecc.), gli spessori dei vari strati e la resistenza termica dello strato isolante. Il massetto che ricopre ed ingloba le serpentine deve avere uno spessore minimo di 30 millimetri, contenere una rete metallica contro il ritiro ed essere staccato dalle pareti perimetrali (giunto di dilatazione) di almeno 5 millimetri. Il solaio deve essere isolato prima con un film impermeabile e poi con pannelli isolanti ad elevata resistenza termica (ad esempio polietilene espanso).

La bassa temperatura è un vincolo fisiologico atto a prevenire fastidi circolatori agli arti inferiori ed evitare dilatazioni termiche eccessive. Il rendimento termico di questo tipo di impianto è legato alla struttura ed alla composizione del pavimento. Sono fondamentali: il tipo di rivestimento (cotto, ceramica, marmo, ecc), gli spessori dei vari strati e la resistenza termica dello strato isolante. Il massetto che ricopre ed ingloba le serpentine deve avere uno spessore minimo di 30 millimetri, contenere una rete metallica contro il ritiro ed essere staccato dalle pareti perimetrali. Un impianto di questo genere raggiunge la temperatura di regime in circa 24 ore e va tenuto costantemente acceso durante la stagione fredda lasciando che sia il termostato a comandare la caldaia. I “plus” di questo tipo di impianto sono numerosi: migliore distribuzione del calore in tutta l’abitazione; assenza di fenomeni di convezione (polvere su muri / soffitto generata dai radiatori tradizionali); migliore inerzia termica (il pavimento rilascia gradualmente il calore); ottimizzazione dei flussi (l’aria calda tende a salire – la fonte di calore è bene sia più in basso possibile). Inoltre la bassa temperatura di esercizio favorisce la combinazione con energie rinnovabili.
Tra i “minus”, il costo di installazione superiore, la maggiore richiesta di tempo per andare in temperatura e la necessità di rimanere acceso.

CALORE SOTTO I PIEDI

L’avanzata della tecnologia solare ha rilanciato alla grande il riscaldamento a pavimento che, basandosi su temperature di esercizio notevolmente più basse di quelle richieste dal riscaldamento tradizionale, sfrutta in pieno l’energia termica dei pannelli.

COME SI REALIZZA L’IMPIANTO A PAVIMENTO

La realizzazione di un impianto di riscaldamento a pavimento inizia con la collocazione degli elementi di supporto delle tubazioni sul piano di fondo (1). I vari elementi vanno collegati l’uno all’altro fino a formare un piano senza soluzioni di continuità (2,3).
Le tubazioni, in materiale sintetico, vanno collocate tra i risalti presenti sul piano di supporto che permettono di seguire percorsi lineari o variamente sagomati a seconda delle esigenze. La tubazione percorre più volte il piano fino a creare una fitta rete (4,6).
I tubi vengono collegati ad un collettore-distributore, a sua volta collegato con la centrale termica (5).
Quando l’impianto è terminato si procede con la realizzazione del massetto di copertura e quindi con la posa della pavimentazione.
FONTE: Rehau

Piastrelle a mosaico in bagno

L’idea di aggiungere alcune piastrelle a mosaico in bagno può essere utile al momento di rifare il bagno, ma è soprattutto un ottimo modo per rinnovare quello esistente.
Infatti se abbiamo una piastrellatura monocolore, in ottimo stato, ma che ci ha un po’ stancato per la sua monotonia, basta sostituire qua e là qualche piastrella e aggiungere una banda superiore con un disegno a mosaico, magari intonato ai sanitari o alla tinta dei muri, che possiamo rinnovare per l’occasione.
Colori allegri e vivaci e piastrelline piccole, tipo mosaico: le tesserine sono premontate su rete flessibile, da tagliare nelle dimensioni che occorrono e già pronte per la posa. Si trovano nei centri bricolage.

RIMUOVERE LA VECCHIA PIASTRELLA E APPLICARE QUELLA NUOVA

  1. La sostituzione di una singola piastrella va eseguita con cura, per evitare che la rottura si propaghi. Si inizia liberando le fughe dal cemento con una piccola lama.
  2. Sempre agendo con molta cautela, senza dare colpi troppo forti,  eseguiamo un foro d’invito al centro della piastrella da sostituire, con martello e punteruolo.
  3. Con martello e scalpello allarghiamo la sede, progressivamente, stando sempre attenti che lo strumento non ci sfugga di mano scheggiando le piastrelle vicine.
  4. Dopo aver rimosso tutti i pezzi di piastrella  ripulito, spalmiamo uno strato sottile e uniforme di colla con l’apposita spatola dentata.
  5. Tagliamo un pezzo quadrato del supporto a mosaico, nelle dimensioni della piastrella, e lo inseriamo nella sede, premendo forte sulla colla e partendo dal basso verso l’alto.
    La flessibilità della base ci aiuta in questo.
  6. Nello stesso modo, con un cutter, tagliamo anche le strisce che servono per la banda superiore. Un’altezza di tre tessere può essere ideale.
  7. Con un righello largo quanto la banda, appoggiato al bordo superiore delle piastrelle, tracciamo una riga orizzontale per delimitare la zona da spalmare di colla.
    Applichiamo la banda sulla striscia predisposta con la colla, fino a completare il perimetro.
  8. Come per qualsiasi piastrellatura, le fughe fra le tesserine si riempiono con la malta riempifughe, utilizzando una piccola cazzuola, e l’eccesso si asporta subito dopo con una spugnetta umida.

 https://www.youtube.com/watch?v=T4zlc0133v8

Piastrelloni da giardino con erba

La posa di queste piastrelle da giardino è simile a quella degli autobloccanti, con il vantaggio che, se bisogna rivestire ampie superfici, non occorre dare alla pavimentazione la pendenza necessaria a favorire il deflusso dell’acqua piovana; infatti, mentre gli autobloccanti danno origine ad una superficie compatta e soggetta a ristagni, le fughe tra una piastrella e l’altra permettono al terreno di assorbire l’acqua delle annaffiature e della pioggia.
La crescita dell’erba negli spazi tra le piastrelle assottiglia il contrasto tra il prato ed il cemento.
Il letto di sabbia sul quale vanno posate le piastrelel da giardino non deve venire a contatto con le pareti esterne delle costruzioni: la sabbia infatti trattiene l’umidità e ne favorirebbe la risalita lungo i muri, con la comparsa di chiazze umide e possibili formazioni di muffe anche all’interno. La cosa migliore è stendere una guaina bituminosa tra il muro e la sabbia per formare un’efficace barriera contro l’umidità.

IL SOTTOFONDO

foto di posa di piastrelle da giardino

  1. Sul terreno spianato  privo di asperità si stende uno strato di sabbia di alcuni centimetri (non meno di 4-5) che va compattato e livellato prima di appoggiarvi i piastrelloni. Questi vanno assestati e livellati battendoli con il manico della mazzetta.
  2. Dopo aver compattato una porzione di sabbia  calpestandola ripetutamente, si asporta la quantità in eccesso con una lunga tavola squadrata che appoggia alle estremità del perimetro da rivestire. In questo modo, avendo messo in bolla i supporti laterali, viene creata una superficie liscia ed uniforme.
  3. Un marciapiede fornisce una superficie ottimale per lo scorrimento della tavola: si procede spianando lo spazio sufficiente a posizionare una riga di piastrelle da giardino per volta, abbondando leggermente in modo da avere un riferimento per la successiva stesura, evitando di appoggiare mani o attrezzi sulla superficie lisciata.

Asportando la sabbia in eccesso tirando verso di sé la tavola vengono evidenziate anche le zone dove la quantità di sabbia è insufficiente a garantire un supporto compatto. Una sola passata di solito non è risolutiva, bisogna aggiungere altra sabbia con una paletta e ripetere la spianatura con più passate. I segni lasciati dalla tavola e le zone a contatto con marciapiedi o altri elementi che delimitano la superficie vanno lisciati con il frattazzo.

INTORNO AL POZZETTO

foto di taglio delle piastrelle

  1. Se l’area da rivestire è interessata da pozzetti o da altri ostacoli che ne interrompono la regolarità, si posizionano prima le piastrelle da giardino intere in modo continuo ed uniforme e soltanto al termine si riveste lo spazio ad essi adiacente rispettando la dimensione e la perpendicolarità delle fughe.
  2. Dopo aver riportato i contorni dei frammenti necessari sui piastrelloni, si taglia lungo la tracciatura con un disco per pietra, incidendo la parte a vista.

RIEMPIRE LE FUGHE

foto di riempimento delle fughe

  1. Per uniformare la pavimentazione con piastrelle da giardino e favorire una crescita erbosa tra una piastrella e l’altra, si prepara una miscela di terriccio e sabbia arricchita con abbondanti semi di erba da prato.
  2. Si cospargono le fughe manualmente con il composto ottenuto e con l’aiuto di una scopa si distribuisce negli spazi, portando il materiale di riempimento a livello della superficie, aggiungendo se occorre altri semi. Si conclude, annaffiando a pioggia, un perfetto lavoro di bricolage: dopo pochi giorni compariranno i primi fili d’erba.

Come Isolare i tubi che disperdono calore e risolvere il problema

In qualunque impianto idraulico, abbiamo metri e metri di tubi che, se esposti, disperdono calore quando portano acqua calda e si imperlano di condensa nel caso opposto: nel primo caso si tratta di buttar via soldi riscaldando inutilmente scantinati o locali di servizio; nel secondo si verifica un continuo gocciolamento sulle pareti e sul pavimento (o, può anche capitare, su cavi elettrici o prese incautamente montati sotto le tubazioni, con pericolo di cortocircuito), vediamo come isolare i tubi per risolvere il problema. Risolvere problemi del genere con un intervento fai da te non è né difficile né costoso: in ogni magazzino di idraulica o nei reparti specializzati dei centri fai da te troviamo una vasta gamma di prodotti isolanti che si raggruppano in tre categorie: nastri di spugna autoadesivi, tubi (chiamati coppelle) flessibili di spugna rivestita di plastica e tubi rigidi di poliuretano espanso, aperti per il lungo da una fessura chiudibile con nastro autoadesivo.

isolare tubi con GIUNTI E DERIVAZIONI

  1. Le coppelle sono di misure standard che non sempre corrispondono ai tratti dell’impianto da rivestire. Quando rimane un tratto scoperto è buona norma fare la giunta fra due tratti rettilinei e non vicino agli angoli.
  2. Nelle derivazioni occorre aprire nella coppella un foro. Lo si può fare sia con coltello e raspa sia con una sega a tazza usata col trapano a mano o con un avvitatore a bassa velocità per non fondere il materiale.

Isolare i tubi negli angoli

isolare angolo tubi
  1. Per seguire un angolo retto con una coppella flessibile la si incide con un paio di tagli a V che permettano di farle seguire la curva. Con coppelle rigide il lavoro è un po’ più complesso in quanto occorre tagliare a 45° i due capi concorrenti e tagliare anche un pezzo a V che chiuda l’angolo all’esterno.
  2. L’isolamento dell’angolo va completato avvolgendo sulla zona interessata qualche giro di nastro isolante.
UTENSILI
Cutter, nastro isolante

Proteggere la piletta lavello con il basket

Lo scarico del lavello è esposto al rischio di intasamento da tutte le operazioni necessarie per la preparazione dei cibi: basti pensare al lavaggio delle verdure, alle incrostazioni interne ed esterne di pentole e padelle, ai residui di cibo al termine del pranzo che passano dalla piletta lavello.

Senza una protezione adeguata della piletta lavello, buona parte di queste sostanze riesce a passare attraverso il foro di scarico; d’altra parte una griglia troppo fitta limita il regolare deflusso dell’acqua, le impurità fluttuano nella vasca ed occorre ripescarle per far defluire l’acqua.
Per questo molti lavelli dispongono ormai di una sede che può ospitare una piletta maggiorata, corredata diuna griglia di protezione in grado di funzionare anche da tappo, concava quanto basta a trattenere i corpi estranei senza ostacolare il regolare passaggio dell’acqua.

 

Sul cono inferiore della piletta lavello è ricavata la sede per la guarnizione anulare, da inserire prima di collegare questo alla tubazione di scarico. Non serriamo a fondo, il cono va centrato montando la vaschetta.

 

 

Anche la vaschetta è provvista di una guarnizione, più sottile, per la corretta tenuta della piletta lavello al piano del lavello.
La forma depressa lascia spazio al cestello ed ai rifiuti da trattenere.

 

 

 

 

La boccola centrale della piletta lavello va inserita e serrata per unire stabilmente le due parti che compongono la piletta; l’operazione fai da te è facilitata da un incavo ricavato alla sommità.

 

 

 

 

 

Il cestello è bloccato all’interno della boccola da una molletta che, sollevando il perno centrale, si ritrae per consentire di estrarlo e rimuovere lo sporco. Premendo il perno, funge da tappo.

 

 
 
 
 
 
 
 
UTENSILI
Chiave a pappagallo
Cacciavite a taglio

 

Sigillanti Maurer

Una sigillatura insufficiente o mal eseguita può ridurre in modo considerevole l´efficienza dei moderni serramenti. Anche se la vetrocamera e il telaio sono assemblati con guarnizioni atte a garantire un isolamento termico al pari delle pareti coibentate, se il collegamento alla struttura muraria non avviene con prodotti che chiudano efficacemente tutti gli interstizi si possono verificare ponti termici e infiltrazioni. Per questo la gamma Maurer offre una vasta famiglia di sigillanti e di schiume poliuretaniche, reperibili anche nei centri fai da te, che permette di raggiungere e mantenere nel tempo il corretto isolamento termico e acustico, anche in presenza di sbalzi termici.

Ai prodotti siliconici utilizzati per i serramenti, ma anche per molte altre applicazioni in campo edile su diversi materiali, è richiesto di possedere un basso modulo e di mantenere un´elasticità permanente per garantire la necessaria tenuta, oltre a resistere ai raggi UV e alle muffe. Il pH neutro è un ulteriore pregio per questi prodotti, in quando non genera corrosione sui metalli. Inoltre, i serramenti hanno colori differenti, per cui SilicFort-N può essere scelto trasparente, bianco, testa di moro, rame e grigio.

Per riempire invece interstizi in profondità, anche quando sono difficilmente raggiungibili, sono necessarie le “schiume poliuretaniche” in bombolette provviste di un sottile beccuccio che permette di arrivare in profondità anche in strette fessure.
Il prodotto, con elevate qualità isolanti, va iniettato in eccesso lasciandolo fuoriuscire dalla fessura che a contatto con l’aria aumenta vistosamente il suo volume, fino a 40 volte, andando a saturare la cavità. Ideale per sigillare i cassonetti degli avvolgibili e gli spazi tra serramento e muro. In situazioni particolarmente difficili da raggiungere le bombolette “ISOFORT MAXI” possono essere utilizzate anche capovolte.
Dopo l’indurimento, per pulire l’eccesso è sufficiente un cutter ben affilato da scorrere a filo delle superfici.

VISITA IL SITO >>

 

Torrone con fichi e noci fai da te

Dolce tentazione, un torrone con fichi e noci fai da te

ingredienti torrone

Servono:

  • 500 g di miele di acacia;
  • 400 g di fichi secchi;
  • 250 g di gherigli di noce;
  • 2 albumi;
  • 200 g di zucchero;
  • un limone naturale;
  • mezzo cucchiaino di cannella in polvere;
  • un pizzico di sale.

Anche dopo l’Epifania ci facciamo tentare da questo bel dolce da preparare con frutti classici dell’inverno: fichi secchi e noci.                            
Una sola avvertenza: bisogna disporre di un piano di lavoro, preferibilmente di marmo che va leggermente unto, con olio di mandorle per permettere la giusta lavorazione del torrone.
Su di esso versiamo il composto (vedi sequenza). Copriamolo con un foglio di carta da forno e spianiamolo con il mattarello  (1 cm circa).
Quando inizia a rapprendersi tagliamolo e serviamo su foglie di alloro.

  1. Tritiamo non troppo finemente i gherigli di noce con l’aiuto di un grosso coltello. Eliminiamo il picciolo dai fichi, li tagliamo a tocchetti, li trasferiamo nel boccale del mixer e tritiamo finemente. Versiamo il miele in un polsonetto di rame o in una casseruola dal fondo arrotondato. Trasferiamo il recipiente in una pentola con acqua in ebollizione e mescoliamo per sciogliere il miele. 
  2. Proseguiamo la cottura del miele per 10 minuti. Nel frattempo versiamo gli albumi in una ciotola, uniamo un pizzico di sale e li montiamo con le fruste elettriche fino a ottenere una meringa spumosa. 
  3. Togliamo il pentolino dal fuoco, aggiungiamo al miele gli albumi e mescoliamo con movimenti dal basso verso l’alto per non smontare il composto.
  4. Uniamo i gherigli di noce, lo zucchero, i fichi, la scorza di limone grattugiata, la cannella e mescoliamo accuratamente con una spatola o un cucchiaio di legno amalgamando gli ingredienti. Trasferiamo il tutto in una casseruola e cuociamo il composto a fiamma bassa per altri 5 minuti, mescolando in continuazione  Poi versiamo su un piano, preferibilmente di marmo.

ricetta torrone noci

Biglietti di auguri fai da te

Biglietti di auguri che accompagnano il nostro ragalo, sono sempre  graditi, se è fai da te lo saranno ancora di più

IL TIMBRO DI CARTONCINO

  1. Ritagliamo dal cartoncino due quadrati da 100×100 mm circa. Su una faccia di un cartoncino applichiamo colla per carta.
  2. Sagomiamo il secondo cartoncino in modo da formare una piega centrale che ci permetta di afferrarlo agevolmente. Quindi lo applichiamo sul primo premendo in modo che la colla faccia presa.

CUORE D´ORO

  1. Con il pennarello tracciamo la sagoma di un cuore sul foglio di gommapiuma e quindi lo ritagliamo.
  2. Stendiamo la colla sulla faccia sottostante del cartoncino che funge da timbro. 
  3. Applichiamo il cuore ritagliato e premiamo per bene . Attendiamo un po’, prima di procedere, in modo che la colla possa indurire. Il timbro è pronto e può essere utilizzato per la decorazione.
  4. In un piatto versiamo lo smalto acrilico  e vi intingiamo la spugnetta sagomata che si carica di colore. Usiamo il timbro per stampigliare i cuoricini su un foglio di vivace colore rosso. A smalto asciutto possiamo elaborarne i bordi e completarlo con nastri colorati.

Con semplici materiali creiamo biglietti assolutamente personali ed inimitabili

Abbiniamo diversi tipi di cartoncino (il normale bristol bianco, quello più spesso ed assorbente dai bordi sfrangiati, quello marron ad una sola onda) per ottenere bigliettini d’auguri personalizzati che, con pochissime modifiche, possono diventare uno diverso dall’altro, rustici o raffinati ed eleganti. l nastrino che impreziosisce il tutto può essere di rafia, di seta, di corda, ecc. Gli attrezzi necessari sono un paio di forbici, un po’ di colla e i colori.

  1. Il bigliettino è in normale cartoncino bianco: rendiamo originale la sua prima facciata con timbri di nostra creazione abbinando in modo armonico i colori.
  2. Il cartone ondulato “nudo”, cioè senza i due fogli che chiudono di solito l’onda, con il suo aspetto spartano si presta per realizzazioni creative di sapore rustico.
  3. Dopo aver tagliato la parte che ci serve pratichiamo il foro al centro di un lato lungo. 
  4. Inseriamo nel foro una striscia di rafia e facciamo un bel fiocchetto. 
  5. Da un cartoncino con bordi sfrangiatisu cui abbiamo disegnato la parola “Auguri!” tagliamo con le forbici dal taglio ondulato la parte che ci serve.
  6. Con colla vinilica incolliamo il bigliettino sul cartone ondulato.