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Mascherine colorate

Perché mai, se tinteggiamo la stanza in un colore vivace le placche dei comandi elettrici devono rimanere del colore originale?
Risposta: solo per pigrizia, in quanto non occorre eseguire alcun intervento sull’impianto elettrico: si può adeguare il colore delle placche di tutti i comandi sostituendole con altre dello stesso tipo, disponibili in svariate gamme di colori e finiture, dal metallizzato al legno, dal micalescente al bianco.
lnoltre, la varietà di materiali a disposizione ci permette non solo di adeguare il colore, ma anche lo stile in funzione dell´arredamento:   se rinnoviamo le pareti con una carta da parati disegnata, possiamo montare mascherine trasparenti e lasciar intravedere la trama.
La stanza acquista subito un aspetto diverso, con un coordinamento cromatico perfetto. In alternativa al tono su tono, possiamo scegliere il contrasto di colori a nostro piacere.
Interruttori e prese escono, finalmente, dall’ambito strettamente tecnico e diventano protagonisti dell’arredo di casa, soprattutto se decidiamo di tinteggiare con colori decisi, secondo le moderne tendenze abitative.

VASTA SCELTA DI MASCHERINE COLORATE

Abbiamo utilizzato prodotti BTicino che propone, nella gamma delle placche Light e LightTech, varie linee: Jelly, Legni, Terre, Metals, Kristall, Light Tech, Opalini, Bianchi, Micalescenti.
Si tratta di ben 25 versioni tra le quali è possibile individuare sempre quella che più si adatta al colore e allo stile dell’ambiente.

E QUANDO PITTURIAMO… MASCHERINE COLORATE!

In occasione della tinteggiatura fai da te bisogna avere l’accortezza di proteggere dalla pittura i comandi elettrici. In genere applichiamo nastro di carta sulle placche, ma il lavoro è noioso e ci scappa sempre qualche parte non coperta.
Ma ecco la soluzione: un praticissimo coperchio in materiale plastico che si applica sul supporto e sui frutti dopo aver asportato la placca (1,2). Pitturiamo tranquillamente passando anche sul comando (3) e, a lavoro finito, togliamo le protezioni e ricollochiamo le placche (4).

Impianto elettrico sottotraccia

Aggiornamenti o riparazioni dell’impianto elettrico sottotraccia comportano la dolorosa scelta di demolire tratti di parete per poter nascondere i tubi flessibili entro cui corrono i conduttori.

Nelle case già abitate è necessario prendere alcune precauzioni per evitare di sporcare o rovinare l’ambiente e, per un fai da te, queste sono: proteggere i pavimenti con cartone ondulato spesso, sigillare le porte con nastro adesivo quando si usa la smerigliatrice per tracciare le scanalature, per evitare che la polvere penetri in ogni angolo della casa o, in alternativa, utilizzare mazzetta e scalpello.

La posa della guaina corrugata sottotraccia tipica di un impianto elettrico ben progettato, di diametro superiore a 20 mm anche dove si prevede il passaggio di pochi fili, deve seguire tracciati prevedibili e lontano da zone in cui possano essere piantati chiodi quali cornici delle porte, battiscopa e attraversamenti ad “altezza quadro”; l’ideale sarebbe l’attraversamento a pavimento, nelle ristrutturazioni importanti e nelle nuove costruzioni, oppure un anello che corre in alto, vicino al soffitto.

Se possibile, ciascuna scatola portafrutti va collegata con la scatola di derivazione principale con una propria guaina, (disponibile in vari colori per differenziare gli  impianti luce, TV, telefono, allarmi, ecc.) in modo da evitare sovraccarichi dei cavi, da stendere in tratti rettilinei e con pochi cambi di direzione.

IMPIANTO ELETTRICO SOTTOTRACCIA

  1. Con il mazzuolo e lo scalpello ben affilato si ottengono le scanalature necessarie per alloggiare le scatole ad incasso e le guaine.
  2. Le guaine flessibili si inseriscono nelle scatole murate facendole penetrare per qualche centimetro nelle aperture preritagliate nelle pareti laterali.
  3. Le guaine vanno tagliate corte abbastanza per rimanere all’interno della scatola senza intralciare i lavori di muratura. Per maggior sicurezza è bene chiudere l’apertura della guaina con nastro adesivo per evitare che la calce penetri all’interno e intralci il passaggio dei cavi.
  4. Quando tutte le guaine e le scatole sono al loro posto si richiudono le scanalature con un impasto di due parti di sabbia, una di calce e mezza di cemento mescolate con acqua. La finitura si esegue con frattazzo di spugna rasando con stucco da muri quando la malta è asciutta.

UTENSILI
Mazzuolo, scalpello, metro, cazzuola, frattazzo, spugna

Posa dei pavimenti in resina fai da te

In commercio (nei centri bricolage) si trovano speciali smalti che, se applicati seguendo la giusta procedura, consentono di ottenere rivestimenti continui sempre puliti e di facilemanutenzione simili ai costosi pavimenti in resina.
L’operazione preliminare consiste nel pulire accuratamente il pavimento spazzolandolo bene e passando successivamente l’aspiratore.
Le crepe e le fessure presenti sul pavimento si stuccano preventivamente livellandole con una cazzuola.
Si lascia asciugare per circa 12-24 ore. Le zone stuccate, quelle ampie, si raccordano e si livellano fra di loro utilizzando un frattazzo.
Quando tutto è perfettamente asciutto si stende il fondo, che consente al rivestimento continuo di aderire perfettamente.
Tra la stesura del fondo e quella successiva del rivestimento non facciamo passare più di 1-4 ore Anche lo smalto di copertura richiede altrettanto tempo di asciugatura mentre possiamo calpestarlo solo dopo circa otto ore. Molti prodotti di finitura sono autolivellanti.

APPLICAZIONE A RULLO DI PAVIMENTI IN RESINA

  1. Puliamo a fondo la superficie di cemento asportando i sassolini e la polvere con una spazzola di ferro o una scopa; l’aspiratore elimina ogni traccia di polvere.
  2. Con stucco sintetico in pasta sigilliamo tutte le fessure e le crepe. Misceliamo il prodotto con acqua secondo le proporzioni indicate sulla confezione e lo applichiamo con la cazzuola.
  3. Quando lo stucco è essiccato è necessario raccordare le zone  lavorate con la rimanente superficie. Utilizziamo il medesimo stucco reso più fluido e stendiamolo con la manara americana o con un frattazzo.
  4. Una finitura lievemente scabra della superficie si effettua con un plafoncino bagnato passato sullo stucco di livellamento non ancora definitivamente indurito.
  5. Sul fondo preparato e asciutto si applica, con rullo o pennello, una mano di primer, che lo prepara a ricevere il rivestimento continuo.
  6. Il rivestimento continuo si versa sulla superficie (quando il primer è asciutto) e si allarga con la manara. Per superfici estese conviene passare il rullo lentamente per spandere il liquido in modo regolare. La forte coesione di questo materiale elimina eventuali irregolarità o discontinuità provocate dal rullo rendendo la superficie perfettamente piatta. L’indurimento avviene in poche ore.

UTENSILI
Spazzola a setole dure, cazzuola, frattazzo, pennellessa, rullo, manara

La moquette sintetica da esterno sul balcone

moquette sinteticaLa moquette sintetica offre il massimo in fatto di comfort: è bello calpestarla a piedi nudi d’inverno, e riceverne un senso di calore e morbidezza, è bello percorrerla avanti e indietro senza alcuni rumore di calpestio: il suo manto rende l’atmosfera soffice e ovattata. La posa in opera è alla portata di ogni fai da te e non richiede altri utensili che un cutter, una riga di metallo, una scopa a setole dure e, se si incolla, una spatola dentata. Tutti attrezzi presenti in un laboratorio fai da te. Per la manutenzione, invece, sono indispensabili un battitappeto e una lavamoquette.
La posa libera è il sistema più rapido, facile e pulito, ma è consigliabile solo in locali di piccole dimensioni, come il bagno, la sauna, il laboratorio o il balcone.
A tenere la moquette bene aderente al suolo, in questo caso, è il suo stesso peso, o al più quello dei mobili. Il telo, tagliato di misura, è adagiato sul pavimento come un tappeto e accostato, con piccoli movimenti di aggiustamento, alle pareti, ben teso. Le moquette sintetiche sono molto robuste e non temono né il sole cocente, né la pioggia; sono perciò adattissime anche all’uso in esterno. Per dotare il terrazzo di casa di un manto erboso morbido, ma capace di asciugare in tempi record, possiamo stendere a posa libera una moquette sintetica ad alta resistenza. La circolazione dell’aria tra la moquette e il pavimento è assicurata da un supporto in gomma sintetica bollata.

MOQUETTE SINTETICA

  1. Misuriamo eventuali sporgenze o rientranze lungo le pareti e riportiamo le misure sulla moquette sintetica, abbondando di un centimetro; utilizziamo allo scopo una riga metallica.
  2. I tagli di finitura, sia in caso di ostacoli, sia lungo le pareti, specie se non del tutto in squadra, si fanno appoggiandosi direttamente al pavimento; il tappeto erboso si taglia con un cutter affilato.
  3. La moquette sintetica per esterni si posa come un comune tappeto: con piccoli movimenti di aggiustamento si raggiunge in breve un’aderenza perfetta. Facile per un buon fai da te!

UTENSILI
Riga, cutter, spatola dentata

Come incassare la lavatrice

Per “incastonare” la lavatrice in un bagno di limitate proporzioni possiamo adottare un intelligente sistema: realizzare un top sufficientemente lungo in cui incassare il lavabo, mentre la parte sporgente, che funge da piano di servizio, crea un vano in cui inserire l’elettrodomestico.
Il top poggia su due muretti in cemento cellulare realizzati appositamente in modo che la distanza tra di essi sia sufficiente per incassare la lavatrice.
Il top va collegato alla parete per mezzo della speciale alzatina che occlude la linea di contatto raccordandolo alla piastrellatura.

POSIZIONIAMO IL TOP

Il top poggia su due muretti di cemento cellulare cui è collegato con adesivo sigillante. Nella parete laterale appoggia su un reggimensola metallico, sagomato ad L e fissato alla parete con un paio di tasselli.

  1. Sul top va praticata, con il seghetto alternativo, un’apertura di forma e dimensioni adeguate per accogliere il lavabo. Lungo il bordo si stende un cordone di adesivo sigillante.
  2. Lungo il bordo posteriore del top avvitiamo la guida metallica che serve per accogliere il bordino sagomato di raccordo.
  3. Il bordino va tagliato nelle lunghezze opportune e sagomato nel punto di incontro delle pareti con tagli a 45°.
  4. Va inserito a scatto sulla guida metallica.

mensola per lavandino sagomata

 

Silicone per serramenti

Le cornici degli infissi, che siano finestre o porte esterne, subiscono a lungo andare l’azione insistente degli agenti atmosferici e, molto spesso, manifestano fessure che col tempo tendono ad allargarsi. Il danno solitamente è sottovalutato in quanto, soprattutto all’inizio, pare compromettere molto limitatamente soltanto l’estetica ma, progressivamente, per via delle infiltrazioni d’acqua, il problema si complica, con formazione di muffe, scollamenti profondi e marcescenze, soprattutto nel caso di infissi di legno.
Cerchiamo quindi di prevenire il problema, prendendo in considerazione la sostituzione del vecchio silicone, se ci rendiamo conto che dà segni di deterioramento o scollamento dai supporti.
I moderni sigillanti siliconici neutri, utilizzabili anche nel fai da te, hanno doti di perfetta adesione su calcestruzzo, muratura, intonaco, pietra naturale, marmo, metallo anche non verniciato; quindi si dimostrano ideali per l’utilizzo nel caso degli infissi. Oltre queste doti, il prodotto da scegliere deve possedere anche quelle di resistenza agli agenti atmosferici, ai raggi U.V. e alle muffe che rappresentano un nemico temibile soprattutto nell’utilizzo all’esterno.

UNA MASCHERA DI PRECISIONE PER APPLICARE IL SILICONE PER SERRAMENTI

  1. Nelle zone d’angolo si rivela molto utile delimitare la parte da siliconare perché in questo modo possiamo contenere al massimo le dimensioni del cordone pur spingendolo a fondo nella fessura: usiamo nastro maschera largo e allineiamolo con precisione.
  2. Dopo aver steso il cordone di silicone utilizziamo una spatola di plastica per premerlo nella fessura e rimuovere l’abbondanza di adesivo. Partiamo dal basso, scaricando la spatola prima che l’accumulo debordi di lato.
  3. Il nastro maschera va rimosso subito, ovvero prima che il silicone indurisca, altrimenti tende a strapparsi a pezzetti durante la rimozione.

QUANDO LEVARE IL VECCHIO SILICONE

Osserviamo attentamente il contorno della finestra, soprattutto il punto di unione fra l’infisso e il muro sui due lati e alla base.
Segni di distacco del sigillante dal muro o dalla cornice della finestra e inizi di fessurazioni devono metterci in allarme. In questi casi dobbiamo saggiare lo stadio di deterioramento del sigillante stesso, che potrebbe aver perso ormai le sue caratteristiche di tenuta ai supporti.
Possiamo valutare se è necessario il rinnovo totale della sigillatura degli infissi.

Leggi anche: Come sigillare con il silicone

I diversi tipi di solaio

Come elemento architettonico, il solaio ha fatto la sua comparsa quando è nata l’esigenza di costruire edifici a più livelli. Quello con struttura a volta non viene più utilizzato nell’edilizia moderna, dove il solaio non è altro che un elemento orizzontale costituito da un intradosso ed un estradosso: l’uno rappresenta il soffitto del piano inferiore, l’altro il calpestio di quello superiore.

Per realizzare un solaio si possono utilizzare diversi materiali: legno, acciaio, cemento armato, abbinati a laterizi o elementi realizzati con polimeri che hanno la funzione di alleggerimento. Il solaio, infatti, non deve soltanto autosostenersi, ma sopportare i carichi “accidentali”, ovvero quelli inseriti dopo la sua costruzione, quantificati a 200 kg/mq; la struttura dev’essere in grado di supportare anche il soffitto sottostante, aderente o sospeso che sia. Tutto questo deve avvenire senza possibili deformazioni e comporta calcoli sofisticati per il dimensionamento degli interassi tra gli elementi della struttura portante e degli spessori, in base anche all’ampiezza da coprire.

Il solaio assolve inoltre ad altre funzioni: dev’essere in grado di resistere in caso d’incendio, deve garantire comfort con una buona coibentazione, deve reagire con il resto della struttura in caso di eventi sismici, o quando le raffiche di vento causano oscillazioni ai piani superiori di edifici molto alti. In poche parole, per un buon solaio si predilige la rigidità, anche per evitare che un’eccessiva flessibilità possa danneggiare la pavimentazione soprastante, ma va mantenuto un margine di deformabilità.

Una situazione importante è quella che vede la presenza di balconi collegati a solai.
Il balcone è una struttura a sbalzo e necessita di un supporto a mensola, la cui armatura non dev’essere collegata alla trave perimetrale, bensì deve penetrare nello spessore del solaio e poter contare anche sulla collaborazione dell’orditura secondaria, scongiurando deformazioni della trave perimetrale sottoposta ad un carico a sbalzo. Tra solai contigui aventi diversa luce occorre prevedere nervature in grado di assorbire i movimenti trasversali dovuti alle differenti flessioni delle due strutture. 

I TIPI DI SOLETTA

  1. Interamente di legno. Dal secolo scorso il legno è stato superato, nell’edilizia tradizionale, dall’impiego di travi di ferro e cemento armato, ma è tuttora utilizzato in molte costruzioni nelle zone montane, dove la disponibilità di materia prima lo rende economicamente competitivo rispetto ad altre tipologie; è riscontrabile nella ristrutturazione di case rurali e coloniche. Le travi di supporto su cui poggia l’assito di tavole hanno un interasse variabile a seconda della tipologia del solaio (semplice, composto, alla francese). Sono da evitare le pavimentazioni rigide sull’estradosso, non tanto per il peso quanto per le possibili rotture dovute all’elasticità del sottofondo. 
  2. Di legno e mattoni. In questo caso si ha una doppia orditura: quella principale, costituita da travi di grande sezione, e quella secondaria, costituita da travicelli sovrapposti ortogonalmente alla prima.
    Su quest’ultima si posa lo scempiato, una spianata di pianelle o mattoni stabilizzata con uno strato di malta che fa da supporto alla pavimentazione. L’intradosso di questo solaio e del precedente possono essere lasciati a vista, anche se i travicelli, essendo irregolari, non hanno una valenza estetica apprezzabile. Per questo si preferisce realizzare una controsoffittatura, lasciando eventualmente a vista solo la travatura principale.   
  3. Solaio gettato in opera. è il sistema più utilizzato quando si realizzano solette di laterocemento: tutte le fasi si succedono in cantiere, dalla predisposizione dell’armatura al posizionamento dei blocchi di laterizio, seguita dalla gettata di calcestruzzo. Il tutto viene sostenuto da un’impalcatura di legno che viene smontata soltanto dopo l’indurimento del getto.  
  4. Con lamiera nervata. Questo sistema viene utilizzato per lo più in edifici che presentano una struttura intelaiata di metallo; le lamiere d’acciaio vengono appoggiate alle travi portanti oppure saldate o imbullonate ad esse. Sopra si realizza una soletta di calcestruzzo, normale o alleggerito da rinforzare con reti d’armatura, mentre sotto si può rivestire la superficie con un controsoffitto; le nervature possono essere utilizzate per il passaggio degli impianti sottotraccia.                        

Lampade al neon

Fino a qualche tempo fa, i tubi al neon si vedevano solo negli uffici, in quanto poco idonei esteticamente per essere installati in un’abitazione.
Le moderne plafoniere e le cornici perimetrali in cartongesso che nascondono la fonte luminosa vicino al soffitto (realizzazione alla portata del fai da te), creando una luce diffusa, hanno favorito l’affermarsi della luce fluorescente anche negli ambienti domestici, complice il fatto che hanno una durata di gran lunga superiore alle lampade ad incandescenza e consumano molto di meno a parità luce emessa.
La ricerca ha permesso di sviluppare forme del tutto simili per ingombro a quelle delle lampadine tradizionali, al punto da consentire lo stesso attacco a vite; tuttavia, la loro forma di tubo ripiegato costringe a rinunciare alle forme più aggraziate di molte lampadine, che si intonano meglio allo stile di molti lampadari o applique.
Le plafoniere in commercio (centri di bricolage) hanno già i collegamenti predisposti e sono un po’ meno impersonali delle loro antenate; con qualche modifica sul piano estetico che possiamo fare anche da soli, possono integrarsi con l’arredamento ed apparire anzi come una fonte luminosa originale e gradevole.

PER TUTTI I GUSTI…

  1. Fluorescente compatta con tubi nudi
  2. Tubo circolare con attacco a spina
  3. Tubo circolare con attacco a bocciolo
  4. Tubo diritto di diverse misure e tonalità
  5. Fluorescente compatta con involucro sferico
  6. Fluorescente compatta con involucro cilindrico
  7. Lampada a due tubi con morsetti per innesto a zoccolo.

FLUORESCENTE IN KIT

Anche se l’impianto elettrico interno è già predisposto, quando si acquista una plafoniera con tubo al neon alcuni componenti rimangono da assemblare (1), per contenere l’ingombro durante il trasporto e lo stoccaggio. Il lavoro è alla portata di ogni fai da te: si montano per primi gli zoccoli portalampada, solitamente da inserire nello scatolato per mezzo delle clip che si trovano alla base; (2-3)si inserisce poi lo starter (o condensatore) nella sua sede con innesto a baionetta e si collegano i cavi di alimentazione alla morsettiera.(4)

UTENSILI
Cacciavite

Tende Veneziane

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Nei grandi magazzini di bricolage troviamo tende veneziane già assemblate, che possiamo ridurre alla lunghezza adatta alla nostra finestra, disponibili in diverse colorazioni.

Il kit di montaggio (Leroy Merlin ha un vasta scelta) comprende: corde di nylon, morsetti completi di vite, ganci per fissare la guida, supporti universali per l’attacco a parete o a soffitto ed una base guida per l’attacco del morsetto.

Il montaggio delle tende veneziane in kit si effettua rapidamente, ma con un occhio di riguardo alla precisione.

FISSARE I GANCI

  1. Prendiamo le misure per il fissaggio dei ganci a parete che sostengono la tenda.
  2. Pratichiamo, in corrispondenza dei punti segnati, i fori necessari all’inserimento dei tasselli ad espansione.
  3. I ganci di fissaggio vanno posizionati ad una distanza di  25 mm sopra il vano finestra ed allineati perfettamente.
  4. Con le levette dei ganci in posizione aperta, si fissano i ganci a parete, stringendo le viti dei tasselli.

LA GIUSTA LUNGHEZZA

  1. Per eliminare la porzione eccedente di tenda veneziana, il telaio inferiore va liberato dalle corde di scorrimento e rimosso.
  2. Facendo attenzione a non ingarbugliare le corde, si sfila la quantità di lamelle necessaria a portare a misura la tenda.
  3. Si inserisce l’estremità della corda facendola passare nei fori presenti nelle lamelle.
  4. Per fissare la parte inferiore della tenda si infilano le corde nei morsetti nella parte più stretta e corta del cilindretto.

FISSAGGIO A PARETE

  1. Si applica il telaio che supporta la tenda veneziana in kit, fissandolo ai ganci a parete e si blocca ruotando il fermo a levetta.
  2. A circa 170 cm di altezza, al fianco della finestra, si fissa il supporto sul quale va appesa la cordicella di sollevamento.
  3. Quando la cordicella è in posizione di riposo può essere avvolta al supporto, per non lasciarla strisciare sul pavimento.
UTENSILI
Trapano, cacciaviti
https://www.youtube.com/watch?v=9YXQndIkxQM

Installare il box doccia

La situazione è frequente: un bagno stretto e lungo dove difficilmente trova posto una doccia se non relegata alla parete di fondo

Data la situazione, approfittiamo dello spazio limitato che, pur se esiguo in termini assoluti, risulta più che sufficiente per installare il box doccia.
Il piatto doccia viene messo al centro della parete di fondo; al suo fianco le piastrelle sono messe in modo da ottenere una base unica fra i due muri laterali. Per completare il box doccia, a questo punto, è sufficiente chiudere il quarto lato.
Per acquistare la porta e la relativa anta fissa (in un centro bricolage) è fondamentale non solo prendere le misure esatte dello spazio da coprire, ma anche verificare la linearità e i parallelismi delle pareti opposte che, soprattutto nelle case ristrutturate, possono essere anche fortemente fuori squadro.
Nella soluzione scelta i vetri sono retti da due montanti in alluminio fissati alle pareti laterali e non ci sono collegamenti in metallo orizzontali. L’intera parete di cristallo è formata da un’anta fissa e da un’anta incernierata su un lato.

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MISURIAMO E POSIZIONIAMO IL MONTANTE

  1. Rileviamo la distanza dal muro della linea lungo la quale deve rimanere il cristallo per poi riportarla a lato sul muro. La posizione corretta è vicino al bordo interno del piatto doccia.
  2. Posizioniamo contro la parete laterale il montante in alluminio, centriamolo sul segno fatto a terra e, mantenendolo verticalmente in bolla, marchiamo sul muro i fori per il fissaggio con i tasselli.
  3. Effettuati i fori e inseriti i tasselli, rimettiamo in posizione il montante e, considerando il gioco datoci dalle asole, blocchiamolo verificando che sia perfettamente verticale prima di stringere le viti.

UN’ASTA TRASPARENTE PER IMMOBILIZZARE L’ANTA FISSA

  1. L’anta fissa del box di cristallo, verso la parete, ha un profilato che si incastra nel montante fissato al muro. Quest’ultimo è leggermente più stretto, ma nel contempo flessibile, in modo da ricevere l’altro e aderirvi perfettamente.
  2. Il lato libero dell’anta viene immobilizzato da una bacchetta di plastica trasparente fissata alla parete opposta.
  3. Mettiamola perfettamente orizzontale con l’aiuto di una livella, poi rimuoviamola tenendo ferma la ghiera di fissaggio e segniamo il punto in cui fare il foro per il tassello che la blocca.
  4. Dopo aver fissato il bicchierino con un tassello da 6 mm di diametro e vite a testa piatta, rimettiamo in sede la bacchetta e blocchiamola serrando la vite a brugola laterale che con la punta conica si conficca nella plastica.

GLI ULTIMI PARTICOLARI

  1. I due montanti, innestati uno nell’altro, danno ampia possibilità di regolazione per far combaciare la battuta fra porta e anta fissa. Trovata la posizione corretta si bloccano con quattro viti, due in alto e due in basso; infine, si mettono i cappellotti di finitura.
  2. La maniglia viene montata con due viti che restano nascoste da tappini ad incastro.
    Alla base della porta viene inserita a pressione una guarnizione che convoglia l’acqua all’interno del piatto doccia; due tappi sagomati ne accompagnano il profilo alle estremità.

UTENSILI
Livella a bollla, trapano, avvitatore, chiavi a bugola, pistola per silicone, cacciavite, matita

installare il nuovo box doccia