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Telecomando del garage e nuove soluzioni

I telai d’acciaio per basculanti possono essere richiesti “nudi”, con o senza portoncino laterale, per essere completati con la stessa finitura della facciata per un aspetto più armonioso ed una maggiore invisibilità.

Anche se si tratta di un locale di servizio, al garage spesso bisogna riservare la stessa attenzione che si presta agli ambienti domestici, specialmente se è integrato nell’abitazione ed è direttamente comunicante con l’esterno. Questo vuol dire che, a differenza dei box interrati o separati dalla casa, con la macchina si entra letteralmente tra le mura dell’abitazione, pur limitandosi ad accedere ad un locale secondario. Diventa indispensabile che l’accesso possieda requisiti in linea con la struttura che lo ospita.

Il primo aspetto da considerare riguarda la sicurezza: il portone dev’essere concepito in modo da scongiurare i tentativi di effrazione. Oltre agli automatismi che consentono l’apertura e la chiusura solo agli aventi diritto, anche la struttura del portone stesso deve possedere requisiti antintrusione. Fermo restando che gli spazi del garage confinano con quelli domestici, bisogna che il portone d’accesso disponga di una valida coibentazione, al pari degli altri serramenti, per non essere responsabile di dispersioni termiche che possano influire negativamente sui consumi energetici. L’importanza di questo secondo aspetto è maggiore se la volumetria del garage consente di utilizzarlo anche per altre attività, come laboratorio o lavanderia, per questo i portoni da garage dispongono di uno strato di materiale isolante di circa 40 mm, inserito nella struttura, e di guarnizioni che garantiscono una perfetta tenuta all’aria.

I requisiti appena citati non possono prescindere dal fattore estetico: il portone del garage si trova ad altezza d’uomo, più in vista rispetto ai particolari architettonici dei livelli superiori, perciò occorre che si integri al meglio con la facciata. Qui le possibilità sono veramente molte, dai materiali alle finiture superficiali, dalle finestrature al colore; le tante combinazioni previste di serie non escludono la possibilità di personalizzazioni mirate a conferire al portone l’estetica della superficie adiacente, così che la sua presenza si intuisca semplicemente dal profilo del telaio. 

A completamento di queste peculiarità ci sono motorizzazioni sempre più fluide e silenziose e dispositivi di sicurezza per le persone che si trovassero nel raggio d’azione del portone; il tutto coperto da garanzie anche oltre i 10 anni. 

IL TELECOMANDO DEL GARAGE DICE SE IL PORTONE E’ CHIUSO O APERTO

Con il sistema radio BiSecur non c’è più bisogno di scendere per accertarsi di non aver lasciato aperto il portone: il telecomando per il movimento motorizzato dispone anche di un tasto che permette di verificare lo stato di apertura o chiusura; basta premerlo, richiamare il tasto funzioni ed il LED emette una luce verde se il portone è chiuso, rossa se è aperto. In questo caso si può provvedere premendo il tasto funzioni ed il LED diventa verde non appena il portone si è chiuso.
Il segnale radio è immune da interferenze ed ha una codifica a 128 bit, sicura come per le transazioni bancarie on-line.
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I portoni per il garage

Un’apertura carrabile occupa uno spazio rilevante in facciata, di conseguenza può influire in modo significativo sull’aspetto dell’edificio che la ospita: un particolare importante, specialmente nel recupero di abitazioni che conservano il fascino estetico dei secoli passati.

Molteplici installazioni in contesti architettonici vincolanti dimostrano che la qualità dei portoni per il garage Hörmann non è ristretta alla robustezza della struttura d’acciaio, alla sicurezza dello scorrimento, sia esso orizzontale o verticale, ad una doppia parete coibentata che isola termicamente ed acusticamente l’interno dall’esterno: la versatilità dei rivestimenti possibili favorisce la miglior integrazione estetica del portone con qualsiasi tipologia di edificio.

Per fare un esempio, il portone per il garage sezionale LPU 40 si contraddistingue per l’apertura verticale e lo scorrimento a soffitto per il massimo utilizzo della zona antistante l’ingresso; si può scegliere tra 16 colori preferenziali e, a richiesta, è realizzabile in qualsiasi tonalità RAL. Ci sono poi molte varianti estetiche: finestrature, casserature, grecature, porte pedonali, effetto legno, effetto seta e la nuovissima finitura Micrograin® con microprofili ondulati. I pannelli isolanti sono spessi 42 mm ed è disponibile in dimensioni che possono raggiungere 5500 mm di larghezza e 3000 mm di altezza.
Hörmann

Telaio rasomuro per porte filo parete

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Una porta che si presenta come un grande pannello senza cornici o altri elementi visibili, fatta eccezione per la maniglia, necessaria, ma ridotta all’essenziale, è una superficie che può essere utilizzata in diversi modi: per chi vuole farla “sparire” nel muro può essere acquistata grezza o rifinita come la parete, altrimenti è possibile farla risaltare con una diversa finitura, in tinta unita contrastante o attraverso rivestimenti esclusivi e di grande effetto.

Le porte rasomuro sono disponibili a battente, scorrevoli o a bilico verticale, per muratura tradizionale o per cartongesso; non solo in versione cieca, ma anche a tuttovetro con diverse finiture. In quest’ultimo caso, dato il peso maggiore, il sottile telaio d’alluminio è sostituito con uno di acciaio inox. Per un effetto di maggior mimetismo con la parete si può adottare una chiusura magnetica e sostituire la maniglia con una semplice impugnatura incassata, oltre ad applicare il battiscopa anche alla base della porta.

La precisione del telaio e dei meccanismi delle cerniere a scomparsa ha un’importanza rilevante in questa tipologia di serramenti: anta e telaio sono preassemblati e non vanno separati durante il fissaggio nel vano porta, ma soltanto al momento di rasare il perimetro.

ELEMENTI NASCOSTI

Le porte rasomuro non hanno bisogno di alcuna cornice coprifilo, pertanto, in chiusura, l’unico particolare che ne segnala la presenza è la maniglia, la fessura che rimane tra la porta e la parete è veramente minima. Il falso telaio, infatti, è sostituito da uno stipite di alluminio anodizzato che va murato con zanche, se la parete è in muratura, oppure fissato con piastre ed altri sistemi a corredo se si tratta di cartongesso.

Il telaio è provvisto di una guarnizione di battuta di gomma, le cerniere sono a scomparsa, solitamente fissate al telaio in prossimità dello stipite e del pavimento da un lato, annegate a filo dello spessore della porta dall’altro.
Per modelli di dimensioni maggiori rispetto allo standard alcune case adottano una terza cerniera.

TELAI AFFIDABILI

Il telaio rasomuro delle porte Syntesis è progettato per una facile installazione: la sezione di alluminio assicura solidità alla struttura ed i pannelli distanziali scongiurano eventuali torsioni. Eclisse

Pavimentazione stabilizzata esterna

Per quanto la si possa compattare e rullare per renderla planare e percorribile, una superficie terrosa, strada o piazzale che sia, presenta difetti tipici: se piove si inzuppa e forma pozze fangose, quando è asciutta è polverosa e soggetta a crescita erbosa nei punti di minor calpestio.

Esistono composti che permettono di eliminare questi inconvenienti ed assicurare una pavimentazione stabilizzata, una superficie compatta e naturale: non si tratta di leganti veri e propri, ma di catalizzatori migliorativi delle caratteristiche del cemento e della calce normalmente utilizzati per legare il materiale terroso da consolidare, senza alterare l’aspetto finale ed impedendo alla superficie di formare polvere o favorire crescite indesiderate. 

Quello prodotto da Azichem si chiama Stabilsana ed è una miscela di sali inorganici atossici, a base di silicati, fosfati e carbonati di calcio e potassio, grazie alla quale i leganti possono essere utilizzati in quantità minore, ottenendo una superficie stabilizzata che mantiene il colore originale della terra battuta. Non tutti i terreni sono idonei, ad esempio devono presentare basso contenuto di argilla e terra vegetale; meglio ricercarli in cava nella quantità occorrente, anche per evitare differenze di colore a scapito dell’uniformità del risultato.

Un chilo di catalizzatore in polvere, disciolto preventivamente in 30 litri d’acqua, è sufficiente per stabilizzare un metro cubo di pavimentazione; il liquido va poi aggiunto all’impasto (terra + cemento o calce) e ad ulteriore acqua fino ad arrivare complessivamente a 80-100 litri.
L’impasto va steso su un sottofondo livellato e compattato, poi viene rullato per espellere l’aria e l’acqua; per un buon risultato, la superficie va compresa tra cordoli o cunette. Il lavoro può essere eseguito anche da un buon fai da te.    

  1. Nell’impasto di terra e legante premiscelati a secco si aggiunge il catalizzatore disciolto a parte, quindi si versa la quantità di acqua ancora necessaria per completare le dosi.
  2. Il conglomerato terroso (qui miscelato da una pala mescolatrice) viene versato sul sottofondo e subito distribuito in modo uniforme con rastrellatura manuale, fino alla quota di pavimento finito.
  3. Mentre procede con la stesura, si può eseguire la rullatura sul tratto già rivestito: se la ruota del rullo si bagna in modo omogeneo occorre attendere qualche decina di minuti per favorire l’asciugatura superficiale ed evitare il distacco della parte superficiale della pavimentazione. Bisogna rispettare 4-5 giorni di stagionatura senza percorrere la pavimentazione; se le condizioni ambientali fanno presumere un’asciugatura troppo rapida può rivelarsi opportuno bagnare la superficie e ricoprirla. Azichem

Pavimentazione esterna in legno

I nuovi materiali tecnici possono imitare alla perfezione il legno nell’aspetto, ma non sono in grado di trasmettere la stessa sensazione di calore naturale che si prova nel calpestare a piedi nudi doghe o quadrotte di legno autentico in prossimità di una piscina. 

Le quadrotte sono sicuramente il sistema più semplice e veloce per realizzare una pavimentazione esterna in legno, con il pregio che non si tratta di pavimenti “definitivi” grazie al sistema di montaggio provvisto di agganci che stabilizzano la composizione, ma ne permettono lo smontaggio altrettanto rapidamente.

Questo sistema alla portata di fai da te si presta per diverse configurazioni: la disposizione alternata orizzontale e verticale, la posa in linea, eventualmente contornata da un bordo formato da quadrotte disposte ortogonalmente. In alcuni casi il supporto su cui sono montati i listelli, oltre al sistema di aggancio, dispone di picchetti per consentire la collocazione stabile anche direttamente sul terreno, che può avvenire spontaneamente a pavimento montato, camminandoci sopra.

Pur essendo un sistema economico, il legno è comunque sottoposto a trattamenti preventivi che lo rendono resistente all’umidità, alle intemperie ed all’usura, anche se in caso di esposizione continua ai raggi solari o in località marine è inevitabile che si manifesti un invecchiamento precoce che richiede trattamenti di ripristino.

In alternativa alle quadrotte, con misure comprese tra 30×30 e 60×60 cm, si possono trovare nei centri bricolage anche vere e proprie doghe con misure anche superiori a 1200 mm di lunghezza e 100 mm di larghezza, anche in questo caso provviste di sistema di aggancio rapido per una pavimentazione esterna in legno facile e veloce da posare.                 

Legnoluce

Come scegliere la scala interna

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La scala non solo ci permette di spostarci da un piano all’altro, ma ci consente di farlo senza assumere posture innaturali: l’altezza da superare viene spezzata in una serie di piani orizzontali che consentono al nostro corpo di effettuare il percorso con un appoggio sicuro, quasi come se stessimo camminando. Per questo motivo bisogna scegliere la scala per la propria casa considerando bene pro e contro.
Per ottenere questa condizione bisogna conciliare comodità ed ingombro, due necessità contrastanti dal punto di vista dell’inclinazione, perciò occorre trovare un compromesso, eventualmente con un percorso in curva o inserendo ballatoi intermedi tra i cambi di direzione. Nel dimensionamento si deve poi rispettare la “regola del passo”, facendo in modo che pedate ed alzate consentano una salita naturale e costante dalla partenza all’arrivo, potendo effettuare i movimenti in successione anche senza guardare dove si mettono i piedi. Per raggiungere questi scopi anche chi fa bricolage può  ricorrere a diverse configurazioni che devono rispettare criteri di esecuzione ben precisi, indispensabili per ottenere una scala bella, non invasiva, agevole, ma soprattutto sicura.

Questa è la prima differenziazione che suddivide le scale in due grandi famiglie.
Per le scale in muratura solitamente è prevista la realizzazione sul posto ed esiste il vincolo del peso, che non può gravare su una semplice soletta, e dell’ingombro che implica la disponibilità di un ampio spazio. Si tratta di condizioni che non sono così facili da riscontrare in ambienti interni, a meno che non ci sia una progettazione “mirata” a monte; inoltre, particolare rilievo assume il rivestimento che può essere fatto con i più svariati materiali.

Non si tratta di decretare come vincente la scelta di una scala prefabbricata, ma di considerarne la versatilità, soprattutto per un fai da te, a cominciare dal fatto che la stessa può essere rimossa per una successiva ristrutturazione e riutilizzata in un altro contesto; ovviamente stiamo parlando di scale con strutture di legno o di ferro, ma esistono anche scale prefabbricate di cemento con una propria modularità, sfruttabile in sede realizzativa, ovviamente non smontabili.

Quanto ai criteri da seguire, per prima cosa bisogna considerare l’altezza da superare per collegare i due livelli. Nel caso della scala a rampa, la classica da interni, se il dislivello non eccede i 2,5 metri, è sufficiente una scala a rampa continua o lineare; altezze intorno a 3 metri richiedono comunque una forma ad angolo, per altezze superiori si ricorre a due rampe dritte collegate da un tratto in curva, o da un pianerottolo, oppure a rampe miste che alternano tratti curvi e rettilinei. In base a questa valutazione si intuisce quale può essere l’ingombro a terra ed il posizionamento meno invasivo, tenendo conto del peso (specialmente se lontano dalle pareti), della dislocazione di finestre o zone di passaggio e delle possibili limitazioni nella fruibilità degli spazi.

Per legge una scala interna principale, ovvero tra zone ad abitabilità completa, non può avere rampe di larghezza inferiore ad 80 cm (60 cm se secondaria, 110 cm di diametro per le scale a chiocciola) e la sua pendenza dev’essere compresa tra 30 e 45 gradi, anche di più se destinate ad un utilizzo meno frequente.
Per una scala lineare, lo spazio che serve a terra è pari alla sua larghezza; se le rampe sono due, l’ingombro minimo è 160 cm più lo spazio tra di esse.

Molto spesso la scala a rampa unica è preparata da alcuni gradini di invito disposti ortogonalmente; se questi sono disposti a ventaglio, grazie alla parziale sovrapposizione dei gradini, si riduce l’ingombro ad un diametro di 140 cm.

Regole base per la progettazione della scala

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Nella progettazione della scala si possono fare molte disquisizioni riferite a casi singoli, ma la regola base rimane questa: 2a + p = 60~65 cm (a = alzata, p = pedata).
Progettualmente, una scala ripida è imposta quando non c’è sufficiente sviluppo in lunghezza. Per guadagnare spazio, si può considerare il solaio di arrivo come ultima pedata: la scala avrà quindi un’alzata in più rispetto al numero delle pedate vere e proprie. Se lo spazio è ancora scarso, ovvero l’inclinazione supera i 45°, bisogna ripiegare su una forma ad angolo.

Per le scale a chiocciola occorre un altro approccio: la forma trapezoidale della pedata impone che questa venga misurata sulla linea di percorso, a circa 30 cm dal corrimano.
Le scale di piccolo diametro risultano comunque ripide perché bisogna rispettare l’altezza di 2 metri tra uno scalino e quello corrispondente del giro superiore; non potendo inserire più di 12 gradini a giro per non avere pedate poco profonde, le alzate saranno decisamente maggiori rispetto alle scale diritte. Per i diametri maggiori è più facile rispettare la formula suddetta.

La normativa che regolamenta le scale ad uso privato (UNI 10800)
stabilisce le misure ottimali che caratterizzano una scala a regola
d’arte.
Un individuo di statura normale percorre circa 60-65 cm ad
ogni passo su un piano inclinato e questa lunghezza deve corrispondere
alla somma di due alzate più una pedata: se una delle due grandezze
aumenta, l’altra deve diminuire per mantenere una lunghezza compresa
nell’intervallo suddetto. Chi fa bricolage deve attenersi scrupolosamente a questa “regola del passo”.
Ad esempio:

  • pedata 29 cm + 17 cm x 2 alzate = 63 cm (30°)
  • pedata 21 cm + 21 cm x 2 alzate = 63 cm (45°)

  1. La scala delimitata da due muri non è una situazione usuale nell’architettura contemporanea: se non è prevista una fonte di illuminazione naturale appare cupa e buia, occorre sopperire con una buona illuminazione artificiale. Pur essendo protetta lateralmente, deve comunque disporre di un corrimano almeno su un lato per avere un appiglio durante il percorso.
  2. Se la scala è addossata ad un muro comunica con l’ambiente circostante dal quale trae luce, tranne nella parte superiore; dev’essere provvista di ringhiera e corrimano sul lato che dà verso il vuoto.
  3. In assenza di muri confinanti, completamente “a giorno”,  la ringhiera o il parapetto diventano indispensabili almeno su un lato e l’illuminazione artificiale dei due piani deve potersi comandare da entrambi i locali.
  4. La scaletta a chiocciola, anche se un po’ scomoda, è ideale negli spazi angusti, anche a centro stanza, in situazioni in cui non si ha a disposizione molto spazio per l’installazione.

Come rivestire una scala con legno

Sfruttando listoni avanzati dalla copertura del pavimento, possiamo rivestire la scala: alzate e pedate con un piacevole effetto coordinato.

Pur se il materiale è lo stesso, la sua posa è del tutto diversa: intanto perché i listoni dell’alzata vanno posti in verticale e poi perché ognuno va tagliato a misura dei gradini. Prese le misure necessarie (da rilevare con molta cura) e preparati tutti i pezzi occorrenti fissiamo, su ogni alzata e pedata, pannelli di truciolare da 10 mm. Il fissaggio si può effettuare con tasselli o con una buona colla di montaggio.
Applicati i listoni (magari con tappetini ammortizzanti di sottofondo), in prossimità degli spigoli applichiamo gli speciali profilati di alluminio (li possiamo trovare, in versioni differenziate nei magazzini per materiali edili) che proteggono lo spigolo.

Profilati paraspigoli

I profilati paraspigolo per gradini si trovano con diverse finiture e sono studiati per adattarsi alle varie tipologie di gradini.

  1. Profilo per gradini a blocco, che copre interamente gli spigoli, proteggendoli dall’usura del calpestio.
  2. Su gradini dotati di pedata con aggetto (il cosiddetto “naso”) si applica un profilato più complesso e col bordo a vista più robusto.
  3. Assai meno visibile (solo una sottile striscia metallica) il tipo che permette di creare l’aggetto della pedata.

Rivestire una scala, l’importanza dell’alzata e della pedata

  1. Su alzata e pedata di ogni gradino incolliamo i pannelli di rivestimento di truciolare utilizzando adesivo strutturale che estrudiamo dalla cartuccia tramite l’apposita pistola.
  2. Dopo aver applicato il listone sull’alzata (sempre con adesivo), avvitiamo il profilato di alluminio che serve per rinforzare lo spigolo.
  3. Uno strato di materiale morbido posto tra truciolare e listone di parquet evita scricchiolii e rumori di calpestio.
  4. Fra le pareti di rivestimento che si incontrano sullo spigolo del gradino va lasciata una fuga di 3 o 4 mm da tenere aperta con qualche biettina.
  5. Quando la colla è indurita si tolgono le biette e si può incastrare il coprifilo di alluminio che si posiziona a livello della pedata e la collega all’alzata con continuità.
  6. Non sempre alzata e pedata dei vari gradini sono uguali o perfettamente regolari. è quindi necessario prendere con la massima cura le misure per tagliare pannelli e listoni.

Come lavorare il cemento cellulare

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Per lavorare il cemento cellulare, i blocchi possono essere portati a misura o sagomati utilizzando un comune segaccio, eventuali crene per il passaggio degli impianti o fori per interruttori e prese possono essere aperti con frese e seghe a tazza; per smussare gli spigoli sono sufficienti una raspa da legno o una carteggiatrice: tutte operazioni alla portata di chi pratica il bricolage.

I PASSAGGI DELLA LAVORAZIONE

  1. La posa avviene per mezzo di un collante specifico, simile a quello utilizzato per le piastrelle, che serve anche per nascondere le linee di giunzione ed effettuare le stuccature del caso. Per la distribuzione sui bordi si utilizza una cazzuola dentata a forma di cucchiaio.
  2. Dovendo realizzare un muretto o una tramezza, prima di posare il primo blocco incollato a pavimento si pratica una scanalatura al centro del bordo superiore profonda quanto basta ad annegarvi uno spezzone di barra, inserito in un tassello che penetra nella parete perpendicolare, ad altezza opportuna. Questo conferisce maggior rigidità alla costruzione fai da te, che altrimenti rimarrebbe vincolata in modo sommario alla muratura esistente. L’operazione si ripete sugli altri blocchi a salire, sfalsandoli come con i mattoni.
  3. La superficie è già sufficientemente liscia, tanto che, per locali di secondaria importanza, si può evitare l’intonacatura. Se occorre, l’intonaco va steso in strato sottile ed in una sola mano, uniformandolo poi con il frattazzo.
  4. Nessun trattamento è necessario se si sceglie di rivestire la parete con piastrelle; le tracce lasciate da eventuali crene o sedi per gli utilizzi elettrici si livellano con il collante utilizzato per la posa dei blocchi.

Come montare una porta

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Montare una porta nuova rinfresca l’aspetto dell’appartamento con poche ore di lavoro. Se poi il lavoro può essere fatto direttamente da un buon fai da te, si risparmia anche una cifra considerevole.
Le porte in kit permettono un facile assemblaggio con l’ausilio di pochi attrezzi che chi fa bricolage ha sicuramente nel suo laboratorio.
E´ necessario solamente un cacciavite ed eventualmente un paio di pinze per avvitare le cerniere anuba. I fori premarcati e gli incastri rendono elementare il posizionamento relativo delle parti. Il fissaggio a muro si realizza con viti passanti e schiuma poliuretanica.

TELAIO E CORNICE TUTTO IN UN KIT

Tutte le parti sono prefinite e non richiedono altro che un attento montaggio. Alcune parti della cornice sono già unite al telaio per accelerare l’assemblaggio.
Prima dell’acquisto, anche nei centri bricolage, è necessario controllare la larghezza del falso telaio nascosto sotto la vecchia porta per assicurarsi che sia di dimensioni standard (70, 80 o 90 cm di luce interna e 215 cm di altezza). Il telaio già composto viene inserito nel vano e fissato con viti e schiuma poliuretanica.

I PEZZI PREFORATI GARANTISCONO RAPIDITA’ E ROBUSTEZZA

  1. L’unione delle parti del telaio è assicurata da viti passanti in corrispondenza delle tavole. Sui margini sono sagomati degli incastri che rendono molto preciso l’assemblaggio.
  2. Il telaio è tenuto insieme in corrispondenza dei vertici da una speciale vite con cilindretto del tipo usato per l’assemblaggio dei mobili che rende l’unione particolarmente robusta.

NESSUN COMPROMESSO SU ANGOLI E VERTICALITA’

  1. Il telaio assemblato viene posizionato all’interno del vano grezzo e messo a piombo sui due lati bloccandolo con morsetti o con cunei.
  2. Si monta la porta sulle cerniere e si controlla che chiuda bene senza spazi eccessivamente ampi in corrispondenza della battuta o, al contrario, attriti.

PER IL FISSAGGIO DEFINITIVO VA IMMOBILIZZATA OGNI PARTE

  1. La corretta posizione del telaio viene mantenuta grazie ad un “registro” cioè un listello posizionato tra telaio e falso telaio che viene attraversato dalla viti di fissaggio alla larghezza nominale. I cunei di legno, inseriti tra parete ed esterno telaio, bloccano il telaio in posizione.
  2. Con altri cunei si immobilizza il telaio contro l’architrave tenendo sempre sotto controllo la verticalità con una livella sia sulla parete interna sia di lato.
  3. I telai molto larghi si fissano con schiuma poliuretanica iniettata nell’intercapedine con il lungo beccuccio. Bastano alcune strisce intervallate di 50 cm circa.
    La schiuma si comporta da adesivo, elimina il rimbombo e l’indurimento avviene in poche ore.