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Jürgen Klopp è Brand Ambassador del Gruppo fischer

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Jürgen Klopp dal 1° gennaio 2023 è Brand Ambassador del Gruppo fischer a cui è legato dalle proprie radici.
L’allenatore del Liverpool è considerato tra i migliori nel mondo del calcio, vincendo molti titoli nazionali e internazionali con Liverpool, Borussia Dortmund e Magonza.
Il ruolo di Brand Ambassador di fischer è per Jürgen Klopp una sorta di ritorno a casa: nato in Foresta Nera e cresciuto non lontano da Waldachtal, dove ha sede il Gruppo fischer in cui il padre ha lavorato per quasi 35 anni.
La nuova collaborazione ha quindi per lui un significato particolare.

“La partnership con fischer non è una collaborazione convenzionale, è una questione che mi sta a cuore” ha detto Jürgen Klopp ai giornalisti.

Il Gruppo fischer ha avuto un ruolo importante nella vita di Klopp fin dall’infanzia, con il padre Norbert che ha lavorato nel servizio tecnico di fischer fino al 1998.

“È un grande piacere e un onore per noi avere come ambasciatore del marchio uno dei migliori allenatori di calcio al mondo e una delle personalità più popolari – ha detto Klaus Fischer, Titolare e Presidente Gruppo. “Con il suo modo di pensare, i suoi valori e la sua professionalità Jürgen Klopp si inserisce perfettamente nella nostra squadra e nella famiglia fischer”.

Jürgen Klopp e Klaus Fischer non si sono mai persi di vista nel corso degli anni e una maglia da calcio, incorniciata e autografata con la dedica “Per Klaus da Kloppo” con uno smile disegnato a mano, fa bella mostra nell’ufficio del Titolare e Presidente del Gruppo.

“È un po’ come tornare a casa per me”, ha detto Jürgen Klopp.

E la storia di famiglia continua.

Ego di MCZ | Essenziale e senza tempo, disponibile anche con l’innovativo focolare CORE

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Stufa a pellet tra le più vendute della collezione MCZ, con struttura in acciaio nero, rivestimento in acciaio verniciato e top in ghisa. Disponibile in 8 versioni per rispondere alle esigenze più diverse (due le versioni novità: Core Air Matic e Core Comfort Air Matic; tre versioni ad aria, due canalizzate e una Hydro). Il restyling del 2021, firmato dal designer Pablo Dorigo, ha donato a Ego un’estetica ancora più sobria, con linee addolcite e ripulite dal superfluo. 

Massima attenzione è stata data alla resa estetica del fuoco. La cornice in ghisa, con una leggera svasatura verso il centro, tende a catalizzare lo sguardo verso la fiamma. Il fuoco sembra più vivo, più grande, anche grazie ad una attenta progettazione del focolare interno, che risulta più pulito nelle forme ma anche nella sostanza. Sono state infatti eliminate il più possibile le superfici spigolose, dove abitualmente la cenere può appoggiarsi e rimanere in vista. 

Le novità di Ego sono le due versioni Air Matic e Comfort Air Matic con focolare CORE, una tecnologia innovativa di combustione che garantisce una splendida fiamma naturale ed un abbattimento del 40% delle emissioni rispetto ai più severi limiti europei. 

Grazie alla tecnologia Maestro+ è possibile gestire la stufa direttamente da smartphone, tramite un’app dedicata, che ne permette il controllo completo sia fuori che dentro casa, collegandosi tramite rete internet domestica (router) oppure direttamente tramite Bluetooth. Di serie è disponibile anche un innovativo pannello di controllo digitale a scomparsa, montato sul top. 

Finiture: fianchi in acciaio verniciato (White, Dark, Silver, Bordeaux), griglia di ventilazione, cornice fuoco, braciere e top di caricamento pellet, in ghisa. 

La tecnologia rivoluzionaria CORE

Le versioni AIR MATIC e COMFORT AIR MATIC sono dotate del nuovo focolare CORE che ha rivoluzionato il mondo della combustione a pellet: un’ampia fiamma naturale simile ai prodotti a legna, un focolare bello da vedere sia acceso che spento, con i livelli di emissioni tra i più bassi del mercato. Basata sui principi della gassificazione e protetta da ben tre brevetti, CORE è stata interamente sviluppata all’interno di MCZ. 

CORE rappresenta il punto di arrivo della ricerca MCZ orientata ormai da diversi anni ad avvicinare la fiamma del pellet alla piacevolezza visiva del fuoco a legna. 

Con questa nuova tecnologia la combustione è ottimizzata e il vetro rimane pulito più a lungo rispetto ai prodotti tradizionali. Inoltre, la quantità di cenere generata dalla stufa è davvero minima e il poco incombusto che resta viene eliminato attraverso un braciere autopulente, che si attiva automaticamente. In questo modo, pulire il focolare diventa un’operazione rapida e semplice da eseguire ogni 7/10 giorni. 

Livelli di emissioni più bassi del mercato

Sfruttando i principi di gassificazione, CORE consente una combustione più pulita e sostenibile, raggiungendo livelli di emissioni fino al 40% in meno rispetto ai più restrittivi limiti europei, ad oggi la classe 5 stelle ARIA PULITA e il 55% in meno rispetto ai limiti Ecodesign. Performance eccezionali che rimangono tali a tutti i livelli di potenza e non solo a quelle più elevate, come accade in molti prodotti presenti sul mercato. 

Inoltre le cinque stelle non rappresentano solo una svolta sostanziale in termini di rispetto della qualità dell’aria, ma anche un vantaggio in termini economici, per chi risiede in Italia. 

Le stufe a cinque stelle rientrano infatti nell’Ecobonus e nel Superbonus 110 come intervento trainato anche in caso di nuova installazione. Infine, gli apparecchi a cinque stelle ottengono con il Conto Termico, un sostanzioso contributo in caso di rottamazione, che può arrivare a coprire fino al 65% della spesa complessiva sostenuta.

Autonomia di pulizia

Ego è pensata per rendere la vita ancora più facile all’utilizzatore finale. È dotata infatti di un sistema evoluto e automatico di pulizia che permette di eliminare le ceneri solo una volta ogni 7/10 giorni. 

Il cassetto cenere è di ampie dimensioni in grado di raccogliere tutto l’incombusto prodotto. Il braciere è autopulente con sistema di raschiamento meccanico che si attiva automaticamente ad ogni spegnimento ed ogni volta in cui il sensore rileva un accumulo di cenere. 

Comfort Air, aria calda in tutte le stanze di casa

Ego è disponibile nella versione Comfort Air, un particolare sistema di canalizzazione dell’aria calda di MCZ, che permette di scaldare più ambienti anche non comunicanti, fino a una distanza massima di 8 metri. Per completare il kit Comfort Air, MCZ propone diffusori particolarmente curati e minimali, posizionabili liberamente (anche in prossimità del pavimento) e disponibili in più finiture (metallo, vetro o ceramica), studiati per chi ama il dettaglio anche nella diffusione del calore. 

Funzionano inoltre come eleganti lampade a parete, che amplificano l’effetto di relax e comfort. All’interno dei diffusori è contenuta una vaschetta per l’acqua, che con l’uscita dell’aria calda vaporizza e assicura la corretta umidificazione dell’ambiente. Per un piacevole effetto di aromaterapia, si possono aggiungere le fragranze o le essenze preferite. 

Riscaldamento ecologico ed efficiente grazie alla tecnologia Hydro 

Se si desidera utilizzare la stufa per scaldare anche l’acqua dei termosifoni e dei bagni, la versione Hydro di Ego è un’alternativa validissima alle ormai costose caldaie a gas tradizionali. Si collega infatti all’impianto di casa. Circa il 90% della resa globale della stufa viene trasferito all’impianto idraulico, garantendo il riscaldamento ottimale delle stanze con termosifoni e producendo anche acqua calda sanitaria per tutti gli usi di casa.

Risparmio energetico e tempi di accensione ridotti 

Il motoriduttore “brushless” realizzato in esclusiva per MCZ ed utilizzato nella coclea di caricamento del pellet, è più potente, più silenzioso e meno energivoro rispetto ai motoriduttori tradizionali garantendo la diminuzione fino al 90% dei consumi elettrici. Inoltre, grazie alla nuova candeletta in ceramica, la fiamma appare in meno di tre minuti, con una riduzione del 40% dei tempi di accensione

L’esperienza d’uso più avanzata di sempre

Ego è dotata della tecnologia Maestro+, installata di serie in questo modello, grazie alla quale è possibile gestire la stufa direttamente da smartphone, tramite un’app dedicata, sia fuori che dentro casa, collegandosi tramite rete internet domestica (router) oppure direttamente via Bluetooth.

È possibile controllare la stufa anche tramite un innovativo pannello digitale a scomparsa montato di serie sul top che integra le funzionalità d’uso ordinarie e straordinarie. Opzionale invece il telecomando freestaning, dotato di termostato ambiente che indica con precisione la temperatura in ogni punto in cui viene lasciato. 

Ego è perfetta per le case ben isolate in cui è indispensabile non compromettere l’equilibrio e l’efficienza energetica dell’ambiente. Infatti, grazie alla tecnologia Oyster, la stufa è perfettamente ermetica: non consuma l’ossigeno dell’ambiente ma lo preleva direttamente dall’esterno. L’unico scambio con la stanza in cui è installata è quindi l’emissione di calore, per un benessere totale all’insegna della massima efficienza.

STUFA A PELLET CON TECNOLOGIA CORE (CORE AIR MATIC) 

  • Ecodesign 2022
  • Classe energetica: A+
  • Classe ambientale: 5 stelle
  • Potenza: 8 kW
  • Rendimento (min/max): 90,4 / 92,9 [%]
  • Volume riscaldabile medio: 231 m3
  • Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm 

STUFA A PELLET CON TECNOLOGIA CORE (CORE COMFORT AIR MATIC) 

  • Ecodesign 2022
  • Classe energetica: A+
  • Classe ambientale: 5 stelle
  • Potenza: 10 kW
  • Rendimento (min/max): 90 / 92,9 [%]
  • Volume riscaldabile medio: 286 m3
  • Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm

STUFA A PELLET (AIR / AIR UP! / AIR XUP!) 

  • Ecodesign 2022
  • Classe energetica: A+
  • Classe ambientale: 4 stelle
  • Potenza: 8,1 kW
  • Rendimento (min/max): 90,9 / 92,6 [%]
  • Volume riscaldabile medio: 231 m3
  • Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm 

STUFA A PELLET IDRO (HYDRO MATIC) 

  • Ecodesign 2022
  • Classe energetica: A+
  • Classe ambientale: 4 stelle
  • Potenza: 11,8 kW
  • Rendimento (min/max): 91,8 / 92,4 [%]
  • Volume riscaldabile medio: 340 m3
  • Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm 

STUFA A PELLET CANALIZZATA (COMFORT AIR / COMFORT AIR UP!) 

  • Ecodesign 2022
  • Classe energetica: A+
  • Classe ambientale: 4 stelle
  • Potenza: 11,9 kW | 13,8 kW
  • Rendimento (min/max): 90,4 / 92,6 [%]
  • Volume riscaldabile medio: 286 m3
  • Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm 

Finitura del legno | Tutto quello che devi sapere

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La finitura del legno dipende da molte variabili come la destinazione (interna o esterna), il tipo di legno, il tipo di manufatto (arredamento, decorazione, struttura), l’aspetto finale desiderato e la sensazione al tatto. I tipi di finitura comprendono impregnanti, vernici, oli e cera

Ci vorrebbe il numero di pagine di un’enciclopedia per esaurire un argomento vasto come quello della finitura del legno; non disponendo, ovviamente, di questo spazio, ci limitiamo, come abbiamo fatto nelle precedenti puntate della guida, a fornire alcune indicazioni che permettano di orientarsi fra le mille possibilità, nel tentativo di sprecare poche energie e ottenere un risultato conforme alle aspettative.

Una serie di valutazioni

Consideriamo innanzi tutto due situazioni principali: nuova costruzione e riparazione/restauro; a seguire altre due possibilità circa la collocazione del manufatto, ovvero se sia destinato a dimorare in esterni, con o senza qualche protezione, o in interni. L’incrocio di queste possibilità può obbligare a scelte precise per orientarsi verso una finitura, oltre a condizionare, spesso, anche la scelta del tipo di legno da usare.

Tra l’altro, fra tipo di legno e tipo di finitura si verifica un vero e proprio rapporto di forze a tratti contrastante, a tratti di sinergia: ci sono legni che richiedono la massima protezione, mentre altri quasi la rifiutano, come il teak che per resistere alla pioggia non vuole impregnanti o vernici protettive, al limite soltanto oli essenziali.

Andando oltre, un altro parametro da valutare è il tipo di manufatto, ovvero se si tratti di un complemento d’arredo, una decorazione, una finitura di boiserie, un elemento strutturale e, in quest’ultimo caso, che ruolo abbia sotto il profilo estetico: in buona sostanza, se è previsto che rimanga visibile in toto, in parte oppure finisca per essere completamente rivestito da altri elementi. Particolare è poi il caso dei complementi d’arredo e degli accessori di completamento della casa. I mobili richiedono specifiche valutazioni in base allo stile al quale ci si è ispirati per farli, sempre che non si stia parlando di un restauro o una riparazione, interventi che richiedono la rigida osservanza delle modalità di finitura originali. In opposizione a questa regola, spicca il caso del recupero di un complemento d’arredo obsoleto: solitamente, nell’azione di ringiovanimento estetico, tale manufatto subisce un vero e proprio stravolgimento proprio nella finitura del legno, spesso una tecnica moderna che possa cambiare totalmente connotazione dell’oggetto.

Tatto

Una seconda vista noi l’abbiamo nelle mani. Tutto ciò che tocchiamo deve rispondere a precise esigenze dettate da quelle che sono le nostre aspettative: se passiamo una mano sulla corteccia di un albero la troviamo gradevole al tatto, ma la stessa “matericità” è inammissibile quando ci teniamo a un corrimano. L’esempio può sembrare più pertinente alle lavorazioni che precedono la finitura del legno (piallatura, levigatura ecc), ma quando si parla di mobili e altri oggetti similari, anche la qualità della finitura può esprimere diversi gradi di rugosità, dalla più grossolana (“buccia d’arancio”) alla cosiddetta superficie a specchio, liscissima. Un esempio sono la granulosità nelle applicazioni con certi tipi di rullo oppure le rigature di colore che restano nelle applicazioni a pennello. La superficie deve essere preparata in modo consono, ma il risultato finale dipende anche da come si procede nel corso della finitura del legno.

Tipi di finitura

Gli impregnanti sono prodotti studiati per proteggere il legno e, in tanti casi, per modificarne la tinta facendolo apparire più “nobile”; lasciano in bella vista la fibratura del legno e rimane praticamente intatta la sua gradevolezza al tatto. Agiscono penetrando nelle fibre, quindi la superficie non deve essere impermeabilizzata con altre finiture non compatibili. Il risultato migliore, anche la tonalità di colore, si ha quando il legno è nuovo.

Le vernici trasparenti (flatting) hanno un identico scopo protettivo, lasciano godere appieno della fibratura del legno, ma formano un rivestimento superficiale che non consente il medesimo piacere nel toccare il manufatto, che risulta leggermente più freddo e plasticoso. Quasi tutti i legni nuovi, essendo chiari, impongono una colorazione preventiva, prima della stesura della vernice trasparente.

Per la collocazione del manufatto in interni, la finitura del legno ha una funzione protettiva meno importante e diventa primaria quella estetica. Il massimo livello, in questo senso, è il caso di costruzione o restauro di mobili di pregio, argomento spinoso, che merita un’intera puntata della guida; ma anche stando al di sotto della fascia più alta delle realizzazioni, tutto ciò che si costruisce, restaura, rinnova e ripara per una collocazione in ambiente domestico, necessita di molta attenzione per avere risultati estetici di alto livello.

Per le nuove costruzioni è necessario considerare il tipo di legno utilizzato e valutarne la bellezza; lo si fa per comprendere come poterlo valorizzare, usando un mordente per conferirgli importanza con un colore deciso prima di un’ulteriore finitura, altrimenti, se risulta già bello com’è lo si può rifinire direttamente con oli o cere, neutri o pigmentati.

Altro caso ancora è quando non conviene mostrare il materiale: per esempio se la costruzione è in MDF o in multistrato non rifinito sui bordi, si decide di applicare vernici coprenti colorate. Questi stessi prodotti sono validi anche nel caso di rinnovo o ammodernamento di vecchi mobili con l’intento di svecchiarli, sempre che l’intenzione sia quella di “giocare” con le tinte forti oppure ci sia il desiderio di trovare la nuance con altri elementi dell’arredo.

Le modalità di applicazione

Gli impregnanti possono essere dati a pennello, a rullo, a tampone e a spruzzo. Le vernici coprenti si danno a pennello, a rullo e a spruzzo. Oli e cere si possono stendere a pennello o a tampone, poi vanno tirati con un panno morbido e pulito, che non lasci pelucchi. Quali le differenze sostanziali fra le modalità?

A pennello

L’uso del pennello è l’occorrenza più frequente nella finitura del legno perché è certamente il sistema che si ritiene più congeniale e versatile; lo strumento, a seconda della dimensione e della forma scelta, permette di procedere rapidamente sulle superfici ampie, si presta a raggiungere gli anfratti meno accessibili e consente di essere precisi anche nei dettagli. La qualità delle setole è importantissima; si riscontra un’enorme disparità fra pennelli scadenti, spesso proposti a cifre molto allettanti, e quelli che permettono il raggiungimento di validi risultati.

È una quesione di lunghezza, morbidezza e affinità delle setole con il prodotto che si deve dare. Senza contare che i modelli molto economici tendono anche a perdere le setole durante la stesura del colore, cosa che non deve accadere. Dato che il risultato dipende anche dall’affinità fra pennello e prodotto, bisogna scegliere in base alle indicazioni del produttore: impregnante o smalto, base all’acqua o a solvente ecc.

Se per certi manufatti non ci preoccupiamo se appaiono i segni delle pennellate, per altri vorremmo che non ci fossero. Le possibilità sono due: in caso di impregnanti e mordenzanti, appena stesi, si può passare un panno che non rilasci peli, asciugando l’eccedenza e togliendo contestualmente i segni delle pennellate. Quando questa pratica non è possibile, come nel caso dell’applicazione di flatting o di smalto, si deve assolutamente scegliere un pennello di ottima qualità e, dando più mani, carteggiare ogni volta con carta vetrata sempre più fine, stendendo le ultime mani di colore più diluito.

Pennelli: quali tipo?

Per dare l’impregnante in esterni, a una staccionata, una struttura tipo gazebo o un box di legno, non è necessario acquistare pennelli della più alta qualità, l’importante prenderne uno che indichi la compatibilità con il prodotto da dare. Spesso, infatti, è specificato l’uso ideale del pennello: prodotto all’acqua o a solvente; specifico per impregnante o per vernice coprente ecc. Diverso il discorso se si devono colorare manufatti da mettere in casa, per i quali è richiesta la massima qualità, quindi può essere necessario investire molto nei pennelli.

La misura

In qualsiasi caso è molto importante scegliere bene la misura del pennello: quelli grossi non consentono molta precisione, ma permettono di procedere più velocemente. Solitamente c’è un rapporto fra le dimensioni dell’oggetto e quelle del pennello, ma non è supportato da una regola, se non quella del buon senso che si sviluppa con la pratica.

Pulizia e conservazione

Non è necessario comperare pennelli nuovi per ogni lavoro, anzi; meglio acquistare pennelli molto buoni e pulirli bene dopo ogni lavoro, per averli sempre in perfetta forma al successivo utilizzo. Ogni prodotto ha una modalità di diluizione, anche se è pronto all’uso; di solito, la sostanza necessaria per la diluizione è la stessa che permette una prima pulita dei pennelli, a termine lavoro. Tolto il prodotto che impregna le setole anche nel mezzo, il pennello va lavato a fondo con acqua tepida e sapone neutro; infine va posto ad asciugare in un posto molto asciutto, appeso a setole in giù e avvolto nella carta.

A rullo

Il rullo distribuisce la finitura in modo più uniforme rispetto al pennello, ma ha qualche problema di “gestione” dei prodotti più liquidi, perché tende a schizzare molto, soprattutto se si vuole fare in fretta. Inoltre il rullo ha anche scarse capacità di arrivare in certi punti, per esempio negli angoli e nelle nicchie più strette, e le sue misure sono limitate; sono sostanzialmente 3 (grande, medio e piccolo), quindi poche per far fronte alle più disparate esigenze.

Per concludere l’elenco degli aspetti meno “felici” del rullo, va detto che, con le vernici, sia quelle trasparenti sia le coprenti, a seconda della loro viscosità, il rullo tende a lasciare la cosiddetta “buccia d’arancio” ovvero una superficie non liscia ma leggermente granulosa. Tutti questi aspetti non impediscono che ci siano numerosissimi casi in cui la stesura a rullo sia ampiamente vantaggiosa: uniformità dello strato di colore e velocità di esecuzione del lavoro, soprattutto nelle grandi estensioni e nelle posizioni in cui non si arriva bene con le sole braccia, come i soffitti di legno, le pareti delle case di legno o le palizzate alte, in cui si può usare un bastone di prolunga.

Abbiamo già detto che sostanzialmente esistono solo tre misure di rullo, grande, medio e piccolo; anche in questo caso le dimensioni sono legate a quelle della superficie da trattare, ma c’è anche il fatto che il tipo più piccolo solitamente si differenzia per avere i bordi dritti, quindi è l’unico che si può usare lungo gli angoli a 90°. Quanto alla tipologia vera e propria, i rulli si distinguono per il materiale che li compone, che può essere spugna oppure pelo sintetico; nell’ambito dei due tipi ci sono ulteriori possibilità, in fatto di composizione, spessore, densità e lunghezza (nel caso del pelo). Non è semplice districarsi fra tutte le varianti e persino i produttori talvolta si contraddicono nel sostenere quale tipo si debba utilizzare con lo smalto, l’impregnante o il flatting. Quindi affidiamoci alle specifiche dichiarate, ma annotiamo marca e modello di quelli che hanno dato i migliori risultati e con quale prodotto.

Pulizia

Nell’ambito dei rulli si può procedere regolamente con la pulizia, ma si fa soprattutto con i rulli grandi e di qualità; quelli medi e piccoli di spugna sono più economici, forse si fa più danno all’ambiente se si puliscono, per via dello spreco d’acqua, che a buttarli via.

A spruzzo

Il sistema a spruzzo è quello che, nelle mani di uno che ci sa fare, restituisce i migliori risultati estetici, escludendo ovviamente la finitura del legno dei mobili antichi, per i quali non si usa. Saperci fare significa preparare il prodotto alla giusta viscosità, regolare la pistola per la corretta erogazione per quella viscosità, saperlo distribuire uniformemente e nella corretta quantità, a prescindere dal fatto che la superficie sia uniforme (il piano di un tavolo) o strutturata (il telaio di una sedia).

Tutto questo non è semplice, tant’è vero che molti falegnami preferiscono non occuparsi in prima persona della finitura di certi manufatti, ma affidarla ad artigiani specialisti. Quanto detto, ovviamente, si riferisce all’ottenimento dello stato dell’arte; nella maggioranza dei casi, con le nozioni base e un po’ di pratica, si riescono a tinteggiare a spruzzo con risultati eccellenti tanti manufatti come persiane e scuri, mobili per esterni, le componenti in legno di lampadari, applique e piantane, boiserie ecc.

Cosa serve per verniciare a spruzzo: l’insieme dell’attrezzatura

Se per verniciare a pennello basta quello e per lavorare con il rullo ci vuole in più una vaschetta per sgrondare il prodotto, per verniciare a spruzzo è necessaria un’attrezzatura più complessa e costosa, ma non è sempre così. L’aerografo, ovvero lo strumento che eroga la vernice nella giusta maniera, è solo l’anello finale di un sistema alla base del quale, di solito, c’è un compressore con determinate caratteristiche. Di contorno, l’abbigliamento e le protezioni personali, in particolare occhiali e mascherina, visto che i prodotti vengono nebulizzati e si finisce per respirare qualcosa di dannoso per la salute.

L’aerografo

La pistola può avere il serbatoio messo in basso oppure sopra la linea di erogazione. Il getto è regolabile per adeguare l’ugello alla densità del prodotto e per la modalità di emissione dello spruzzo. Di solito è necessario effettuare alcune prove su pezzi di scarto per le regolazioni del caso, soprattutto quando si applica un prodotto mai usato.

Il compressore

Il compressore è molto importante, perché deve garantire costanza e continuità del getto d’aria, anche se, non dovendo verniciare come fanno i carrozzieri, non è il caso di essere troppo sofistici. Per noi, una grande capienza del serbatoio è importante, ma non essenziale.

I sistemi alternativi

Le minori esigenze della verniciatura a spruzzo sul legno, rispetto al rigore richiesto dalla carrozzeria delle auto, offre la possibilità di utilizzo con successo anche di tanti elettroutensili che sfruttano la tecnica della pistola a spruzzo, ma senza usare un compressore vero e proprio. Anche in questi casi vi è un serbatoio per la vernice e un sistema di erogazione che mescola aria e prodotto nella giusta quantità, quindi eroga il mix da un ugello. Il vantaggio di questi sistemi è quello di potersi recare più facilmente nella zona in cui bisogna verniciare, in pratica essere più comodi negli spostamenti, cosa che capita per esempio nel caso degli arredi in esterni o per per colorare una staccionata che si sviluppa in una lunga estensione.

A tampone

Il sistema a tampone è adatto soltanto per la stesura delle finiture che penetrano nelle fibre del legno, quindi impregnanti, mordenzanti, oli e cere. Permette un ottimo controllo della quantità di prodotto che si distribuisce, dato che si può decidere quanto inzuppare io straccio e poi si può immediatamente rimuovere l’eccedenza nei punti in cui fosse rimasta, ottenendo una stesura uniforme e senza tracce. Un certo limite del tampone è di non essere indicato per le grandi superfici o per le strutture di grande estensione.

La scelta del prodotto

Diciamo subito che per le vernici vale lo stesso discorso fatto per i pennelli: le buone danno risultati nemmeno paragonabili, rispetto alle scadenti, in termini di resa qualitativa e durata nel tempo. Detto questo, la finitura deve rispondere a precise esigenze: deve proteggere? se sì, quanto? il legno è nuovo o ha già una finitura? se è già trattato, come? vogliamo vedere le fibre? se sì, preferiamo rinnovare la finitura dopo qualche anno, senza lunghi lavori di carteggiatura, o preferiamo non avere pensieri per dieci/dodici anni e poi lavorarci un po’ di più per il ripristino? e si potrebbe continuare ancora per molto.

Nel dare risposte ai quesiti posti, diciamo in sintesi che in esterni il legno va sempre protetto; volendo godere appieno della sua vista, usiamo impregnante anti UV di tonalità media o scura (quello trasparente protegge meno), oppure passiamo al flatting scegliendone uno di altissima qualità (può essere necessario dare prima un mordenzante).

Se vogliamo sacrificare la vista del legno per avere la massima protezione diamo un primer e poi una vernice coprente colorata, che offre la massima protezione possibile. Nell’ambito degli impregnanti la qualità ha una valenza di 9, in una scala da 1 a 10; nelle vernici trasparenti ha valenza massima (10)! La qualità del flatting si misura in termini di durata: la vernice di una persiana può durare 3/4 anni se il prodotto è scadente, arriva a 20 anni se è uno dei migliori. Le vernici coprenti e trasparenti come il flatting sono spesso usate in esterni per arredi, accessori ed elementi come gli infissi; negli interni si danno come protettivi ai pavimenti in legno, ma in questo caso non si tratta di semplice flatting, piuttosto del cosiddetto “vetrificante” con alte capacità di resistenza ai graffi e al calpestio.

Parlando di costruzioni che risiedono in ambiente interno, invece, il binomio smalto-legno è molto saldo, perché sono molti gli oggetti che richiedono quel tipo di finitura: giocattoli, oggettistica, accessori, complementi d’arredo, lampadari, applique, contenitori, mobili, mensole, ripiani ecc.

In tanti casi, con realizzazioni meno importanti, tornano utili ancora gli impregnanti, soprattutto se con finitura del legno effetto cera. In questa categoria si trovano anche prodotti in tonalità “strane”, differenti dalle classiche tinte del legno (noce, ciliegio, rovere ecc), come i colori grigio, arancio, azzurro, verde, nero, bianco ecc, che si prestano a moderni abbinamenti stilistici. Queste soluzioni sono applicabili su mobili e complementi di nuova costruzione, perché l’impregnante penetra bene le fibre del legno non ancora trattato, donando correttamente la sfumatura di colore voluta.

Nei mobili interni e nell’oggettistica, pur essendo sempre importante la qualità della finitura, è determinante la procedura e la modalità di stesura. A seconda di quanto si vuole ottenere una superficie liscia e vellutata, si devono ripetere più volte le applicazioni, inframezzandole con levigature sempre più raffinate.

Maniglia “Farfalla” Ghidini: nei centri TECNOMAT un design iconico che torna in auge

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Ci sono alcuni elementi che rimangono impressi indissolubilmente nella memoria. Preziosi dettagli di design che, dagli anni ’60, completano con un tocco di personalità l’ambiente domestico: stiamo parlando delle iconiche maniglie Ghidini, storica azienda della Val Trompia, in provincia di Brescia, che, come veri e propri elementi d’arredo, danno un tocco personale a tutti gli ambienti della casa.

Da icona del design degli anni ’60, la maniglia Farfalla, ridisegnata dall’Arch. Francesco Lucchese, riprende il volo con una veste rinnovata nella forma e nei materiali. Inizialmente progettata in zama pressofusa e cromata, prendeva ispirazione dal mondo della natura e la sua forma era facilmente riconducibile alle ali di una farfalla.

Sessant’anni dopo Ghidini, sensibile nella ricerca formale di modelli che si distinguono per l’innovazione tecnica ed estetica, propone un re-design di Farfalla affidandosi alla mano esperta di Francesco Lucchese, architetto e designer di fama internazionale, che rende attuale e alla moda questo iconico prodotto.

Una vera e propria metamorfosi che prende ispirazione sempre dalla natura e che trasforma il prodotto in elemento architettonico di design: come un batter d’ali di una farfalla, il profilo rimane elegante e sinuoso, ma le linee diventano più smussate e i volumi più solidi, sempre leggeri e mai banali; l’impugnatura diventa più ergonomica e più ampia, valorizzando maggiormente tutto l’ambiente circostante; un’attenta ricerca cromatica ampia la selezione di finiture disponibili, un mix tra il mood degli anni ’60 e le nuove tendenze dell’interior design di oggi.

La metamorfosi della Farfalla Ghidini, sintesi perfetta tra tradizione, innovazione e design, trova il suo habitat naturale nei centri Tecnomat, realtà leader nel settore della Grande Distribuzione con 30 punti vendita distribuiti in maniera capillare su tutto il territorio nazionale.

Tecnomat nasce a marzo 2022 da un profondo processo di trasformazione e rinnovamento del vecchio brand Bricoman, già presente in Italia dal 2008. La nuova insegna meglio identifica il DNA dell’azienda e offre all’impresa edile, all’architetto e al progettista di interior design non solo un’ampia gamma di prodotti e soluzioni professionali di elevata qualità, ma un servizio di consulenza ai massimi livelli da parte di tecnici specializzati.

Vincere facile contro la muffa con i prodotti Saratoga

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Un tris di prodotti killer per combattere la muffa in casa e fuori, eliminandola alla radice e riportare a nuovo la superficie scongiurandone l’ulteriore formazione

L’umidità può avere diverse origini: può essere prodotta, nel caso di ambienti come cucina, bagno, sauna ecc; può venire dal terreno per capillarità (umidità di risalita); può provenire da perdite degli impianti, spesso subdole soprattutto se di minima entità; poi c’è quella presente nell’aria, capace di depositarsi sulle superfici sotto forma di condensa. Questo accade per il differenziale termico negli angoli freddi di pareti poco isolate rivolte all’esterno; in corrispondenza dei ponti termici indotti da strutture portanti come pilastri di cemento armato, oppure da infissi come quelli di alluminio, forti conduttori termici che, nello stesso tempo, non consentono all’ambiente di “respirare”.

È ovvio che per avere successo contro la muffa bisogna quanto meno attenuare la causa della sua formazione; in seguito, le zone ammalorate vanno trattate opportunamente e Saratoga mette a disposizione un’intera linea di prodotti molto potenti.

Saratoga Z10 è una soluzione specifica per interno ed esterno, in grado di eliminare e combattere la formazione di muffe, alghe, muschi e licheni detergendo a fondo le superfici.

Saratoga Z12 Pittura Antimuffa è una pittura calda al tatto, di colore bianco vellutato, facilmente colorabile con i pigmenti concentrati per idropitture. Ma non solo. Grazie alle microsfere contenute, che aumentano il potere termoisolante del prodotto, Saratoga Z12 rappresenta anche un trattamento specifico atto a prevenire l’insorgere della muffa, perché evita la formazione di condensa e l’accumulo di umidità nei muri, principali fattori che ne favoriscono la formazione.

Saratoga Z15 Pittura Risanante Antiumidità è una pittura lavabile che risolve definitivamente il problema dei muri umidi o con infiltrazioni d’acqua risanando gli ambienti; è in grado di consolidare il muro prevenendo lo sfogliamento delle pitture e il distacco dall’intonaco, inoltre impedisce la comparsa di macchie, bolle, muffe, cattivi odori. Saratoga Z15 è ideale per cantine, seminterrati, box, locali caldaia e locali sopraterra in quanto si applica direttamente sui muri umidi e percolanti, in cemento, intonaco, pietra, mattoni e tufo. Adatta all’uso in interni e in esterni.

Saratoga Z10 è di facile utilizzo grazie allo spruzzatore ergonomico. Si applica su superfici ammuffite quali docce, box, saune, bagni ecc. Il tempo di azione è di circa 15 – 20 minuti, dopo i quali è possibile eliminare i residui con acqua. È un liquido opaco di colore giallo ed è disponibile in confezione da 250 ml, 500 ml e 1000 ml.

Saratoga Z12 si applica a superfici pulite, asciutte e compatte, precedentemente trattate con Z10 e poi pulite con acqua e lasciate asciugare. Il prodotto va diluito al 20% in volume con acqua e applicato almeno in due mani per garantire un buon isolamento termico (attendere almeno 6 ore tra una mano e l’altra). Disponibile in barattolo da 750 ml.

Saratoga Z15, inodore, con aspetto bianco vellutato, è una finitura che dura a lungo senza ingiallire (è inattaccabile dagli alcali presenti nell’intonaco) ed è, inoltre, particolarmente resistente alle abrasioni. È molto semplice da utilizzare grazie allo spruzzatore ergonomico. Z15 è disponibile in barattolo da 750 ml oppure da 2500 ml.

“Un facile lavoretto…”

Tratto da “Far da sé n.529 – Febbraio/Marzo 2023″

Autore: Nicla de Carolis

Mi piace ricordare con queste parole Massimo Casolaro, fondatore di FAR DA SÉ
nel 1975, morto a dicembre dello scorso anno a 91 anni. Usava spesso con i suoi
collaboratori questo modo di dire in senso ironico/critico quando, nello scrivere
testi e didascalie a completamento delle foto delle costruzioni realizzate in laboratorio,
si tendeva a mimimizzare la complessità del lavoro. Ciascuno di noi, anche
chi si è occupato prevalentemente di teoria, andando in laboratorio o in un cantiere,
ha avuto nel tempo la possibilità di verificare quanto il fare concreto sia ricco
di complicazioni, imprevisti e necessiti di soluzioni estemporanee che solo l’esperienza
può fornire e si è reso conto che di facile non ci sia niente. Così Casolaro ridacchiava
quando un redattore “teorico” era messo alla prova con le difficoltà
della pratica e diceva, appunto “… un facile lavoretto, vero?”
Il suo modo di comunicare, basato sulla correttezza, sullo sperimentare e sul documentarsi
prima di pubblicare qualcosa, è rimasto nel DNA della nostra redazione
ed è chiaro a ciascuno di noi che il giornalismo tecnico e divulgativo che
portiamo avanti sui media EDIBRICO non può essere aria fritta, superficialità,
cose non spiegate o addirittura sbagliate, come oggi avviene spesso sul WEB e
anche sulla carta stampata.
Casolaro credeva talmente nella bontà del far da sé che lo definiva uno stile di vita
e di pensiero; il suo punto di vista, condiviso da quanti hanno lavorato e lavorano
in questa redazione, è lo stesso di voi lettori, lo si percepisce dalle foto e dai testi
dei progetti che ci mandate, realizzati con perizia, precisione, amore e da quanto
raccontate di voi nelle vostre lettere.
“Chi fa da sé è fiero della sua manualità controcorrente, della sua speciale individualità.
In un mondo governato da rigidi sistemi elettronici, programmati, schedati, codificati, è
felice del suo contrario. Ha l’immaginazione lenta, la riflessione, l’indecisione e anche il
ripensamento e, massima espressione di libertà, può perfino contraddirsi… e mentre
aspettiamo che gli esperti studino e organizzino le attività della gente in modo meno
deprimente, ben venga il lavoro far da sé che assicura una piccola fetta di felicità a tutti
i suoi appassionati”.
Così scriveva Casolaro più di 30 anni fa. Se volete andare
avanti in questa lettura, potete scaricare gratis, cliccando su
questo qr-code, tutto il libro PENSIERO FAR DA SÉ.

Soluzioni per drenaggio e sollevamento by Sanitrit

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Sanitrit, marchio leader a livello mondiale nel settore degli apparecchi sanitari di SFA Group, offre una vasta gamma di soluzioni per il drenaggio e il sollevamento di acque chiare, acque pluviali, acque cariche, acque usate (grigie o scure) e acque aggressive/saline. A seconda delle esigenze è possibile trovare il prodotto più adatto tra diverse tipologie di pompe: pompe sommerse, pompe da drenaggio e pompe per stazioni sollevamento.

Sanipuddle è una pompa di aspirazione fino a 1 mm, progettata per il drenaggio di acque chiare da cantine, lavanderie, fondi di piscine, gabbie di ascensori, ecc. Sanipuddle permette di evacuare fino a 7 m in altezza. Valvola di non ritorno e raccordo per tubo flessibile inclusi. Optional: controllo di livello elettronico.

Saniwell è una pompa sommersa multistadio progettata per sollevare acque chiare da pozzi o cisterne utilizzati per l’approvvigionamento idrico generale o per l’irrigazione di giardini. Saniwell può sollevare acqua da un pozzo fino a 80 m, con una immersione massima di 20 m. La pompa viene fornita con un cavo di alimentazione di 20 m. Versioni con un galleggiante di protezione (MA).

Sanisub ZPK (novità 2022) è una pompa svuota cantina disponibile in 3 modelli concepita per il pompaggio di acque leggermente cariche. Temperatura massima delle acque in ingresso a 90° per brevi periodi. Sanisub ZPK si attiva automaticamente con galleggiante regolabile, permette di rilanciare le acque fino a 10 m con una granulometria da 10 a 30 mm. Tutti i modelli sono consegnati con un gomito di raccordo di 90° DN25 DN32 (a seconda del modello) e con un cavo di alimentazione da 10 m con presa.

Sanipump GR/VX è una pompa progettata per l’evacuazione delle acque usate provenienti da scarichi domestici. Il sistema di triturazione con mozzo lama Pro X K2 di Sanipump permette di evacuare l’acqua in un tubo di piccolo diametro. Sanipump VX è dotata di una ruota vortex KX V6 con un passaggio libero di 50 mm. Grazie al sistema di attivazione del galleggiante, il funzionamento è automatico.

Riqualificare di tutto pur di abitare in città

Tratto da “Come ristrutturare la casa n.1 – Gennaio/Febbraio 2023″

Autore: Nicla de Carolis

Chi vive a Milano o in altra grande città, sa che oggi qualsiasi spazio al “coperto“ viene riqualificato e collegato agli appartamenti veri e propri, spesso minuscoli per via dei prezzi. Quindi anche i seminterrati, privi di abitabilità, si ristrutturano alla perfezione, con tutti i requisiti di isolamento e impermeabilizzazione oltre che con un indispensabile impianto di ventilazione meccanica controllata, soprattutto se non ci sono finestre/bocche di lupo sufficienti a garantire una giusta aerazione. Preziosi metri quadri che vanno ad aggiungersi alla superficie della casa con scale interne e diventano un vero plus per creare zone di servizio, bagni, lavanderie, stanze hobby/lavoro.
Un recupero notevole è quello da pagina 76 dove il seminterrato di un edificio a Londra, nel quartiere Islington, 4 km dal centro, case vittoriane e parchi, dopo una progettazione complessa, rispettosa dei severi criteri di integrazione architettonica, è stato ristrutturato con un incredibile risultato di ambienti ricchi di luce e addirittura di un delizioso spazio esterno. Per non parlare del tunnel, con aperture ad arco, dal quale entra ed esce liberamente il gatto, qualcosa di davvero speciale!
Ma qualunque sia la nostra casa possiamo cercare di far sì che sia un luogo accogliente, dove si respira benessere anche seguendo alcune regole del feng shui, letteralmente vento e acqua, una teoria basata sulla millenaria filosofia taoista, che propone un insieme di regole in grado di armonizzare l’energia tra le mura domestiche. L’articolo da pagina 108 è un buon punto di partenza per approcciare a un’arte, lontana dalla nostra cultura, ma in questi tempi, più che mai stressanti e convulsi, molto utile per godere di un rifugio dove finalmente rilassarsi. L’indicazione che pare più utile e immediatamente realizzabile è quella di adottare nell’arredamento un’estetica essenziale, un’armonia nelle forme e nei colori, soprattutto quando ci sono spazi ridotti come nelle case di oggi affollate di oggetti e mobili in maniera davvero opprimente.
Assolutamente di attualità, in considerazione dei prezzi dei combustibili fossili nonché del cambiamento climatico, è quello degli innovativi caminetti e stufe a biomassa, legna e pellet, da pagina 86, poterne avere uno è oggi una vera ricchezza. Alimentati con fonti energetiche rinnovabili non inquinano, aggiungono bellezza all’ambiente con le loro linee ben disegnate e lo spettacolo della fiamma, sprigionano un calore unico che invita a stare a casa.

Una panchina fai da te in ferro per due che si può mettere anche in casa

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Ci sono da fare tagli, piegature nette e curvature di ampio raggio, ma tutto è semplificato dalle sezioni molto contenute delle barre d’acciaio. Questa scelta, unita al design leggiadro, permette di ottenere una panchina fai da te facilmente inseribile anche all’interno della casa, oltre che nel contesto di una veranda o dell’arredo esterno

La panchina fai da te che proponiamo è caratterizzata da una linea leggera e aggraziata, cui contribuiscono anche i sottili e armonici elementi d’acciaio, piattina e tubi, usati per realizzarla. Se per il posizionamento in un parco la panchina deve essere massiccia e di dimensioni generose, nell’ambito casalingo è preferibile, se non necessaria, la progettazione di un complemento d’arredo proporzionato e contenuto, per il quale vanno commisurati anche gli stessi componenti strutturali, per non ritrovarsi, alla fine di tanto lavoro, con un oggetto incoerente sotto il profilo estetico.

Ma la scelta di utilizzare piattina di spessori contenuti (ne abbiamo usata da 5 e da 3 mm) ha anche uno scopo utilitaristico, perché soprattutto quella più sottile, usata per seduta e schienale, consente una certa elasticità al sedile, incrementando la comodità, senza affatto rappresentare un limite per la robustezza, che rimane più che sufficiente. In una certa misura, contribuiscono all’elasticità anche le gambe fatte con piattina da 5 mm di spessore, grazie alla forma arcuata di quelle anteriori, seppure la loro flessione sia contenuta dalla traversa di giunzione con le gambe posteriori. Le estremità sottili hanno imposto di dotare le gambe di piedini fatti con pezzi di piattina, in modo che l’appoggio a terra ricada su una superficie più ampia.

Analizzando le fasi costruttive, non si rilevano difficoltà serie in questo lavoro: la piegatura di netto delle gambe posteriori e la curvatura che va data a quelle anteriori, sono semplificate dallo spessore contenuto della piattina di cui sono costituite. La sagomatura nella parte alta centrale dello schienale non è una piegatura, ma l’unione con saldatura di pezzi di tubolare tagliato ad hoc.

I momenti che richiedono attenzioni particolari sono l’assemblaggio finale di schienale e seduta sui sostegni, perché eventuali errori di allineamento restano evidenti; la saldatura dei piedini alla base delle gambe; la cura nel fare le saldature e la loro regolarizzazione per l’estetica e la buona fruizione della panchina fai da te.

Materiale utilizzato per realizzare la panchina fai da te

  • Piattina 5×30 mm: 2 montanti posteriori 1000 mm, 2 anteriori 750 mm; 2 braccioli 900 mm; 2 traverse gambe 560 mm; 4 piedi 30 mm.
  • Piattina 3×20 mm: 8 elementi schienale 390 mm; 2 elementi sedile 1250 mm; 9 elementi sedile 390 mm.
  • Tubolare Ø 20×2,6 mm: 2 longheroni sedile 1250 mm; 2 traverse sedile 450 mm; 1 base schienale 1240 mm; 2 elementi superiori 535 mm; 2 elementi 120 mm.
  • 2 sfere Ø 60 mm.
  • Antiruggine e smalto.

Taglio, preparazione dei pezzi e assemblaggio

Tempo richiesto: 2 giorni

  1. Marcatura dei pezzi con graffietto

    Marchiamo le misure dei pezzi da tagliare usando il graffietto, mettendo come riscontro la squadretta metallica, che ci aiuta a ottenere tagli ben in squadra.

  2. Taglio con seghetto da ferro

    I tagli possiamo farli a mano, con il seghetto da ferro, stringendo il pezzo ben serrato nella morsa. Il seghetto va impugnato con due mani e una va tenuta in cima all’archetto. Per non affaticarsi inutilmente, esercitiamo poca pressione e facciamo movimenti a tutt’ampiezza.
    panchina fai da te in ferro

  3. Taglio con smerigliatrice o troncatrice

    In alternativa, possiamo usare una troncatrice per ferro o, come in questo caso, una smerigliatrice angolare montata su un aggiuntivo per troncare, con cui si riesce a essere molto precisi anche nei tagli fuori squadra.

  4. Predisposizione dei tubolari per la giunzione

    Per una migliore giunzione degli elementi tubolari, è meglio appiattirne le estremità. Lo facciamo battendole sull’incudine della morsa con un mazzuolo di medio peso.

  5. L’aggiuntivo per morsa

    Questo aggiuntivo da applicare alla morsa è utile per curvare a freddo l’acciaio, sempre che si tratti di piattina di spessori non eccessivi. È formato da un pezzo di profilato a U di notevole spessore, cui si saldano due tondini all’apice delle ali e un piatto, anch’esso decisamente spesso, sotto la base, incrociato rispetto alle ali.

  6. Curvatura degli elementi

    Fissato l’aggiuntivo sulla morsa, per ottenere la curvatura voluta battiamo ripetutamente e con vigore la piattina appoggiata fra i due tondini. I colpi devono essere assestati nel centro, fra gli appoggi.
    panchina fai da te

  7. Piegatura

    Le pieghe nette le otteniamo tenendo il pezzo serrato in morsa e assestando colpi di mazzuolo il più possibile vicini alla presa della morsa stessa. Con l’altra mano teniamo leggermente in spinta la piattina verso il lato della piegatura, così smorziamo anche le vibrazioni dell’asta.

  8. Saldatura in piano degli elementi

    Oltre alla necessità di realizzare i pezzi che formano i sostegni uguali a coppie (sinistra/destra), dobbiamo unirli in modo che l’insieme risulti identico a quello controlaterale. Pertanto conviene effettuare le saldature mettendo tutto su un piano perfettamente regolare su cui marchiamo le posizioni di riferimento ovvero i punti di giunzione dei pezzi.

  9. Utilizzare listelli di legno come distanziali

    Per la seduta usiamo 2 listelli di legno per sollevare la piattina e farle toccare il tubolare nel punto giusto, mentre altri 2 pezzi li usiamo come distanziali per saldare il pezzo successivo parallelo e a distanza costante.

  10. Inserimento dei profili longitudinali

    Saldati i traversi della seduta, inseriamo a forza i due pezzi longitudinali, “intrecciandoli” con i primi. L’operazione richiede un po’ di impegno fisico per flettere volta per volta l’estremità della piattina per farla passare ora sotto ora sopra la traversa di turno.
    panchina fai da te in ferro

  11. Saldatura dei rilievi centrali

    Il rilievo centrale, per il quale abbiamo preparato due pezzi corti con estremità tagliate a 22,5°, ha funzione puramente estetica. Per saldarli usiamo un listello di legno che tenga diritti i segmenti lunghi, che devono assolutamente risultare allineati.

  12. Pulizia delle saldature

    Dobbiamo smerigliare con molta cura le saldature del fregio perché è un punto in vista e deve risultare perfetto anche al tatto.

  13. Consiglio

    Un po’ per lo stesso motivo dobbiamo prenderci cura di tutte le altre saldature fatte, rendendole uniformi e levigate. L’operazione è da eseguire prima di assemblare questi due pezzi con i sostegni, perché alcuni punti da smerigliare sarebbero difficilmente raggiungibili a pezzi uniti

Allestimento conclusivo e finiture

La prima unione fra le sezioni di panchina riguarda lo schienale e uno dei sostegni laterali. Prendiamoci il tempo necessario per essere sicuri che lo schienale, messo in piedi, ricada verticalmente sul piano d’appoggio su cui è steso il sostegno. Per tenerlo in posizione usiamo due tavole incrociate a un’estremità e bloccate al tubolare con un morsetto ben serrato.
Prima di approcciare l’unione di schienale, seduta e sostegni ci si deve accertare che questi elementi, appoggiati in piano uno per volta sul banco, non siano minimamente svergoli, a causa delle saldature che tirano. In tal caso vanno raddrizzati forzandoli con una leva lunga e robusta.
Per saldare i piedini alla base dei sostegni mettiamo la panchina fai da te in piedi e assicuriamoci che le quattro gambe tocchino a terra; messi in posizione i piedini, li saldiamo uno per volta. In questo modo, siamo sicuri che restino piatti rispetto al pavimento.
Per unire le sfere agli angoli superiori dello schienale si sfruttano le porzioni di piattina che debordano verso l’alto la saldatura del tubolare orizzontale. Anche in questo caso va fatta una bella pulizia della saldatura, per regolarizzarla.
Completate le saldature per il montaggio della panchina fai da te, facciamo un controllo finale alla ricerca di asperità e spigoli vivi che possano essere sgradevoli al tatto e fare impigliare gli indumenti di chi si siede. Tutti i bordi vanno passati con la mano e, nel caso, levigati a dovere.
La finitura per un manufatto di questo genere, se destinato all’esposizione alle intemperie, è fatta dando una mano di fondo antiruggine e in seguito almeno due mani di smalto. Prima di qualsiasi applicazione di vernice bisogna pulire bene l’acciaio con diluente nitro per togliere le tracce di unto.

Buoni propositi per una casa rispettosa del pianeta e smart

Tratto da “Rifare Casa n.85 – Gennaio/Febbraio 2023″

Autore: Nicla de Carolis

Iniziamo l’anno proponendo su questo numero interventi auspicabili che
ciascuno di noi può realizzare nella propria casa per un vero cambio di
marcia: isolare l’involucro per un risparmio energetico, purificare l’aria
senza disperdere calore con la ventilazione meccanica controllata, bere
l’acqua del rubinetto grazie alla comodità di un depuratore, installare
pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica senza combustibili
fossili. Tutte cose che faranno molto bene all’ambiente e devono partire
da un profondo cambiamento culturale: è necessario il passaggio da
fruitori sconsiderati dei beni della terra a esseri consapevoli del fatto che
tutto ciò non è infinito.
Certo, siamo diventati 8 miliardi e le popolazioni che crescono sono
quelle più lontane dal sentire gli obblighi imposti dal cambiamento
climatico oltre che dal buon senso. Tocca a noi occidentali iniziare
questa trasformazione, siamo quelli che hanno sfruttato e goduto
maggiormente delle risorse del pianeta.
In molti oggi abbiamo coscienza dell’importanza di avere una casa
isolata termicamente e acusticamente, l’investimento per questo
intervento si ripaga con incentivi fiscali ma anche con risparmio
energetico e, non ultimo, con un magnifico comfort all’interno
dell’abitazione. Da pagina 26 troverete un dossier che illumina su tutti i
modi e i materiali per fare bene questo intervento. Complementare alla
riqualificazione dell’involucro è il ricambio d’aria con ventilazione
meccanica controllata che protegge dall’inquinamento interno ed
esterno, perché consente di cambiare l’aria senza aprire le finestre,
quindi senza disperdere il calore in inverno (da pagina 106).
Altro investimento assolutamente raccomandabile è l’installazione di un
depuratore d’acqua che permette di bere l’acqua del rubinetto; anche
qui i benefici sono davvero evidenti: niente trasporto e niente
produzione/smaltimento di bottiglie (da pagina 116).
E ultimo, ma non ultimo, argomento cruciale per questa svolta, è la
produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. L’articolo molto
dettagliato da pagina 92 farà chiarezza sull’argomento pannelli
fotovoltaici: la loro installazione è in grado di renderci singolarmente
quasi autonomi nel consumo di un bene oggi più che mai essenziale,
il tutto senza inquinare.
Un insieme di investimenti importanti, in grado di generare benefici per
i singoli, per la comunità, per il pianeta e anche per lo sviluppo di una
nuova economia.