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Chaise longue in ferro | Come realizzarla passo-passo

Seppure robusto, il piatto d’acciaio utilizzato, può flettere sotto il peso delle persone sedute, quindi si devono usare alcuni stratagemmi per irrigidire la struttura portante di questa chaise longue fai da te

Di solito, le costruzioni che assumono determinate dimensioni si cerca di realizzarle con sistemi di giunzione che permettano di smontare l’oggetto, per eventuali spostamenti, che non siano soltanto quelli di sistemarlo in un’altra posizione nella stessa stanza. Questa chaise longue fai da te, rientra già nella categoria appena descritta, viste non solo le dimensioni, ma anche il fatto che è realizzato in ferro e risulta decisamente pesante. La smontabilità di un oggetto, soprattutto se si tratta di un mobile che deve sostenere una o anche due persone, è cosa da prendere attentamente in considerazione già nella fase progettuale.

 

Materiale necessario

  • Angolare di ferro 40×40 mm spesso 4 o 5 mm: 2 longheroni di 1600 mm, 2 traverse di 810 mm, 2 rinforzi di 1330 mm.
  • Ferro piatto sezione 5×30 mm:
    In comune per i due braccioli: 2 traverse di 750 mm, 4 distanziali di 108 mm, 4 piedini di 31 mm. Bracciolo alto (*): 2 stanti esterni di 1145 mm, 2 stanti interni di 785 mm, 2 rinforzi (eventuali) di 865 mm, 2 volpi di 365 mm. Bracciolo basso (*): 2 stanti esterni di 855 mm, 2 stanti interni di 475 mm, 2 volpi di 375 mm.
  • Tubo Ø 20 mm: 2 traverse di 810 mm, 4 pezzetti ornamentali di 30 mm.
  • Ferramenta e varie: 2 barre filettate M 8 da 825 mm, 4 barre filettate M8 da 25 mm; 12 viti a testa svasata M 8×16 mm, 20 dadi di ottone a cupola M 8, 2 sfere di ottone Ø 20 mm con foro filettato M 8; materiale di finitura; un reggimaterasso; materasso; cuscini; guarnizioni antigraffio per i piedini.
    (*) Misure al netto delle code da tagliare dopo la saldatura.

Una chaise longue fai da te rigida e solida

Costruendo complementi d’arredo come questa chaise longue fai da te ci si deve assicurare che risulti rigido e solido, senza dare l’impressione di flettere sotto il peso che gli si carica. Le viti che congiungono le parti non possono essere messe seguendo soltanto un criterio estetico, perché così rischierebbero di non offrire un’adeguata forza di accoppiamento.

È necessario che le viti impegnate nell’unire le parti importanti della costruzione possano sviluppare la loro forza in modo vantaggioso. Per questo motivo, nelle zone d’attacco, le gambe hanno una conformazione articolata, tale da estendere la superficie di tenuta, differenziandola su diversi orientamenti nello spazio. In più sono presenti anche triangolazioni di rinforzo che impediscono la flessione cui la piattina di ferro andrebbe certamente in contro, se fosse libera.

Limitare l’elasticità del ferro

Sempre a livello di progetto si devono valutare le dimensioni della materia prima. Deciso di utilizzare il piatto di ferro per eseguire le due sponde, visto che vanno curvate, è necessario stabilire quali dimensioni devono avere queste stecche e non è cosa da poco, perché la scelta deve esaudire necessità legate alla robustezza e legate all’estetica: se fossero eccessivamente spesse e larghe, il manufatto risulterebbe troppo massiccio (oltre che pesantissimo), al contrario, se fossero troppo esili, difficilmente otterremmo la necessaria rigidità dell’insieme.

Per dare un aspetto leggiadro al divanetto fai da te, scegliamo stecche di sezione 5×30 mm per le parti da curvare, mentre per i longheroni e le traverse, che devono risultare diritte e rigide, scegliamo profilato angolare 40×40 mm, meglio se spesso 5 mm.

divanetto fai da te

Costruzione della chaise longue fai da te

Il procedimento inizia con la produzione dei due braccioli, di cui uno è alto, in modo da fungere anche da schienale, se si usa il divanetto fai da te come chaise longue. Si creano le classiche dime di piegatura del piatto d’acciaio che, nel caso in questione, sono fatte esse stesse di piatto: una parte curvata e fissata ai restanti pezzi diritti che la mantengono rigidamente in posizione, affiché la si possa usare come supporto per effettuare tutte le piegature in serie.

Ogni bracciolo è formato da 4 pezzi curvi, di cui gli esterni sono più estesi in modo da formare le gambe di sostegno della chaise longue fai da te. All’estremità superiore, i pezzi si uniscono trasversalmente con un tubo di ferro; più in basso sono uniti da un piatto diritto. I due curvi che vanno sino a terra a un certo punto raddoppiano nello spessore e assumono forma adatta a sostenere il telaio su cui poggia il reggimaterasso. Quest’ultimo ha forma rettangolare ed è fatto di profilato angolare tagliato a 45° alle estremità e unito con saldatura ad arco.

Tempo richiesto: 2 giorni

 

  1. Realizzare la dima

    La dima di ferro è fatta con piatto 5x 30 come quello che poi si dovrà piegare, più un pezzo di tubo Ø 90 mm. Il pezzo si inserisce nel passante saldato al tubo, dove rimane bloccato, e si spinge facendolo arrotolare attorno allo stesso.

  2. Proseguire sul lato più disteso

    Proseguendo sul lato più disteso si costringe il piatto a prendere la forma curva, tirandolo contro la dima.
    chaise longue fai da te

  3. Tagliare il tubo diØ 20 mm

    Montiamo la smerigliatrice angolare sull’aggiuntivo Wolfcraft che permette di trasformarla in una troncatrice e tagliamo con precisione il tubo di Ø 20 mm, facendo i segmenti corti di abbellimento e i due pezzi lunghi 810 mm.
    chaise longue fai da te

  4. Rifinire le estremità dei tubi

    Le estremità dei tubi, al termine del lavoro, resteranno ben in vista, quindi è meglio rifinirli con cura, rimuovendo la bava del taglio e arrotondando i bordi in modo uniforme.

  5. Regolarizzare il bordo interno del tubo

    Per regolarizzare il bordo interno del tubo usiamo una fresa svasatrice montata sul trapano.

  6. Eseguire le saldature

    Serve un piano d’appoggio orizzontale su cui poter saldare. Segniamo alcuni riferimenti sul piano, per poter ripetere più volte le saldature, sicuri di collegare i pezzi sempre nello stesso identico modo. Tenendo uniti i due pezzi curvi con un morsetto, eseguiamo le saldature per aggiungere il segmento che completa il piedino.

  7. Tagliare l’eccedenza di uno dei due piatti curvati

    Tagliamo via l’eccedenza di uno dei due piatti curvati, subito dopo la saldatura appena fatta.

  8. Segnare il punto in cui i piatti curvi sono in contatto

    Misuriamo la distanza dall’estremità e segniamo la mezzeria del piatto curvo, nel punto in cui è in contatto con quello sottostante.
    divanetto fai da te

  9. Fare una tacca con i bulino

    Per praticare il foro passante, facciamo una tacca con il bulino; così non può scivolare la punta mentre iniziamo a forare.
    chaise longue fai da te

  10. Creare il distanziale

    Tagliamo a misura alcuni segmenti di piatto che servono per fare il distanziale d’appoggio fra volpe e montante della gamba; li mettiamo nella morsa del trapano a colonna e pratichiamo in ognuno 2 fori con diametro 9 mm.

  11. Fissare i distanziali delle volpi

    I distanziali delle volpi devono essere fissati nel modo corretto, quindi dobbiamo affidarci nuovamente a un piano con marcature di riferimento: la riga rossa, nella fattispecie, serve per essere sicuri che ogni distanziale risulti in piano e alla stessa altezza su ogni gamba, visto che proprio su questo elemento andrà in appoggio il telaio del divano.

  12. Saldare le estremità superiori dei pezzi curvi e il tubo di 810 mm

    Le estremità superiori dei pezzi curvi, che devono terminare con la medesima forma e il medesimo allineamento, le uniamo saldando loro il tubo di diametro 20 mm lungo 810 mm; quindi ripuliamo la saldatura con la smerigliatrice angolare e, dalla parte in cui non è possibile, provvediamo con una fresa abrasiva montata sul trapano.

  13. Saldare un piatto all’altezza del distanziale delle volpi

    Uniti all’estremità superiore i pezzi curvi, dobbiamo unirli anche in zona mediana. Saldiamo quindi un piatto trasversale, all’altezza del distanziale delle volpi, in modo da rendere le gambe e i due montanti interni del tutto solidali.
    chaise longue fai da te

  14. Aggiungere un pezzo curvo per dare rigidezza alle gambe

    Per dare alle gambe la necessaria rigidezza, aggiungiamo ancora un pezzo curvo che in parte si sovrappone al piatto della gamba stessa, mentre nella parte superiore si stacca, per seguire un percorso più diretto verso il tubo trasversale, al quale lo saldiamo.
    divanetto fai da te

  15. Realizzare il telaio

    Tagliati a misura e con estremità a 45° i 4 pezzi di profilato angolare per fare il telaio, li posizioniamo su un piano sufficientemente ampio e li blocchiamo serrandoli con uno strettoio, controllando con una squadretta che siano tenuti a 90° fra loro. Quindi saldiamo insieme.

  16. Irrigidire i due longheroni

    Per irrigidire i due longheroni, facendo in modo che non flettano sotto il peso delle persone sedute, aggiungiamo due pezzi di profilato angolare, saldandolo nella parte sottostante del telaio.

  17. Posizionare e bloccare gli elementi che formano gambe e braccioli

    Con il telaio del divano appoggiato rovesciato sul piano di lavoro, uno per volta, posizioniamo gli elementi che formano gambe e braccioli del divanetto fai da te e li blocchiamo provvisoriamente con strettoi.
    chaise longue fai da te

  18. Praticare i fori

    Pratichiamo i fori passanti nel telaio, in corrispondenza dei fori fatti prima nella traversa di ogni bracciolo.

  19. Mettere in piedi e fissare il tutto

    A questo punto, possiamo mettere in piedi il tutto e fissare con viti a testa svasata e dadi ciechi di ottone i due braccioli (e relative gambe) con il telaio del divanetto fai da te.
    chaise longue fai da te

  20. Applicare due coppie di sfere di ottone all’estremità dei tubi

    Come ultima cosa, applichiamo due coppie di sfere di ottone alle estremità dei tubi trasversali dei braccioli. Per farlo, usiamo una barra filettata M8 lunga 825 mm per ogni coppia di sfere, che hanno foro filettato M8, appunto. Altre 4 coppie di sfere, senpre con barre filettate M8, ma questa volta lunghe 25 mm, sono messe ai piedi del divanetto, dove abbiamo predisposto i fori.

Plafoniere da esterno | Caratteristiche e cosa offre il mercato

L’illuminazione degli ambienti esterni come giardini, camminamenti, terrazzi e balconi deve essere progettata con attenzione, scegliendo soluzioni in grado di garantire ottima resistenza agli agenti atmosferici e, oggi più che mai, il risparmio energetico.

Tra le varie tipologie di punti luce per esterno le plafoniere rappresentano senza dubbio una delle soluzioni più apprezzate, in grado di illuminare in modo diffuso i nostri ambienti e presentare un’installazione alla portata di tutti, con semplice attrezzatura.

In questo articolo cercheremo di capire quali sono i parametri fondamentali che bisogna tenere a mente per un acquisto consapevole di plafoniere da esterno e qual è l’offerta del mercato.

Plafoniere da esterno

La classe di protezione

La prima caratteristica da prendere in considerazione quando si devono acquistare plafoniere da esterno è rappresentata dal grado di isolamento con cui sono realizzate. Trattandosi di punti luce che vanno fissati all’esterno della propria casa, è fondamentale che la classe di protezione contro l’ingresso di particelle solide e liquide non sia inferiore a IP44 (ideale IP54 o superiore).

Le plafoniere per ambienti esterni – benché vengano installate spesso in zone parzialmente riparate della casa – devono essere in grado di sopportare il costante stress che deriva dall’azione degli agenti atmosferici. Risulta quindi fondamentale valutare attentamente quale sarà la posizione in cui andremo a installare la plafoniera e, di conseguenza, scegliere un prodotto con una classe di protezione sufficiente alle condizioni di utilizzo.

Su Mazzola Luce è possibile trovare tante varianti di plafoniere per esterno realizzate tutte con materiali che permettono di ottenere un ottimo rapporto tra qualità, resistenza e prezzo, offrendo ovviamente classi di protezione IP adeguate.

Facilità di installazione

Le plafoniere da esterno si installano, mediamente, tutte allo stesso modo, senza troppe difficoltà. Alcuni modelli prevedono il fissaggio della portalampada al corpo della plafoniera (fissata con tasselli a parete), altre sono realizzate in corpo unico con il solo vetro (o schermo protettivo) da svitare e avvitare alla plafoniera stessa. Nel disegno e sequenza fotografica sottostante vediamo, in linea generale, come è fatta e come si installa una plafoniera.

  1. dopo avere appoggiato in posizione la plafoniera si segnano con la matita i due punti in cui praticare i fori per i tasselli.
  2. utilizzando una punta da muro da 6 mm di diametro forare sui punti tracciati; con l’accessorio raccogli polvere si evita di sporcare.
  3. nei due fori si inseriscono le parti di plastica dei tasselli ad espansione fino a portare la loro estremità a filo della superficie esterna.
  4. riposizionata la plafoniera si inseriscono le viti dei tasselli negli appositi fori e si serra con il cacciavite fino a bloccarli saldamente.
  5. si spellano le estremità dei fili di neutro e di fase (il giallo-verde è la terra) e si inseriscono nei morsetti dello zoccolo, serrando a fondo le viti che li trattengono.
  6. dopo avere avvitato la lampadina ed eseguito una prova di accensione si riapplica il diffusore che di solito si blocca a scatto.

La qualità dell’illuminazione

Ovviamente occorre prendere in considerazione il tipo di sorgente luminosa che si intende sfruttare: quello classico con lampadine tradizionali ad attacco standard E27 oppure quello più “moderno” con illuminazione led integrata.

L’illuminazione Led tende a essere la migliore, soprattutto per quanto concerne il risparmio energetico: in questo caso, bisogna capire di quanto flusso luminoso si necessita (valore espresso in lumen).

Lo stile estetico

Infine occorre valutare lo stile estetico della plafoniera, parametro che potrebbe sembrare secondario, ma che permette di effettuare una scelta di acquisto che si adatta perfettamente ai nostri gusti. Ovviamente occorre considerare il fatto che le plafoniere devono creare un ambiente omogeneo con i restanti spazi ed evitare inestetismi cromatici e di forme.

Anche in questa circostanza sul sito web di Mazzola Luce è possibile scegliere tra tantissimi modelli, tutti diversi tra di loro per dimensioni e forme, in modo da soddisfare sicuramente le nostre esigenze.

A prescindere dal tipo di illuminazione scelta, Mazzola Luce propone diverse plafoniere da esterno e sistemi di illuminazione grazie ai quali è possibile godere della migliore soluzione per la nostra casa, offrendo l’opportunità di acquistare prodotti di prima qualità realizzati con materiali incredibilmente resistenti.

 VOGEL Germany sbarca in Italia con FERVI Group

Al ricco catalogo FERVI si aggiungono gli strumenti di precisione e di misura marchiati VOGEL Germany: un approccio al mercato pianificato e graduale nella distribuzione delle nuove referenze contribuirà al posizionamento di FERVI Group, consolidando così la strategia commerciale e l’affidabilità dei prodotti verso gli utenti finali

Gli strumenti di misura di VOGEL Germany, azienda tedesca del Gruppo FERVI, sono ora disponibili in Italia attraverso la rete commerciale del Gruppo. Calibri di precisione, micrometri e sofisticati strumenti di misura marchiati Vogel Germany entrano quindi nell’offerta che FERVI veicola sul mercato attraverso la sua rete di distribuzione e vendita.

Il catalogo VOGEL Germany, con oltre 4.500 referenze, verrà affidato alla rete commerciale di FERVI per proporre questi prodotti ai clienti. I prodotti dell’azienda tedesca saranno gestiti direttamente in FERVI con una sola procedura di vendita, consolidando in questo modo la relazione con i rivenditori, ma con la possibilità di fornire anche un supporto di competenza nei confronti dell’utente. Si tratta, in molti casi, di strumentazione più o meno complessa che richiede infatti competenze specifiche in fase di vendita ed è per questo che l’approccio al mercato è stato programmato puntando su specializzazione e consulenza al cliente.

La valorizzazione del catalogo VOGEL e la distribuzione dei prodotti viene dunque portata avanti sia con la presentazione del catalogo sia attraverso la Selection 2022, il giornalino promozionale che ha l’obiettivo di presentare e far provare la qualità dei prodotti Vogel. L’altro elemento di valorizzazione importante e imprescindibile è il riferimento commerciale per il Rivenditore che rimane sempre  lo stesso: un unico punto di riferimento per FERVI e per VOGEL Germany.

Fondata nel 1949, VOGEL Germany è un’azienda tedesca specializzata nella produzione di strumenti di misura e di precisione. Acquisita da FERVI Group, nel 2019 entra a fare parte del primo gruppo italiano del settore MRO nonché in un network internazionale che coinvolge aziende di altri Paesi e una rete di distribuzione e vendita, specializzata e capillare, in oltre 50 Paesi del mondo.

“A prodotti sofisticati e con un alto grado di complessità tecnica deve corrispondere un’adeguata specializzazione nel supporto alla vendita e, per questo motivo, la nostra organizzazione commerciale è stata preparata e formata. Questo tipo di approccio ci consente di consolidare la relazione con il cliente attraverso la rete di vendita valorizzando le nuove referenze a catalogo. In questo modo inoltre contribuiamo in modo efficace a posizionarci sempre più come un punto di riferimento nel settore con un obiettivo: diventare sempre più un ONE STOP SHOP”, ha commentato Ermanno Lucci, direttore marketing FERVI Group.

Come scegliere un compressore

Esistono diversi tipi di compressore: a vite, a pistone, con trasmissione a cinghia, monostadio, coassiali. Quali sono le differenze e quale è il più indicato per i nostri lavori?

Comprimere l’aria con un compressore e poi farla riespandere significa avere una forza propulsiva notevole, immediata e “pulita.” Ecco quindi che, da antichi strumenti come il mantice del fabbro, che aspirava l’aria e la soffiava sulla forgia, siamo arrivati ai moderni compressori con motore elettrico.

Possiamo definire il compressore ad aria come una macchina operatrice pneumofora, cioè una macchina che innalza la pressione di un gas con l’impiego di energia meccanica. Quando liberiamo il gas, nel nostro caso l’aria compressa, otteniamo nuovamente quasi tutta l’energia impiegata per comprimerla, per consumarla in modo utile.

Come scegliere un compressore?

Per trovare il compressore che meglio si adatta alle nostre esigenze dobbiamo stabilire con esattezza qual è il nostro fabbisogno di aria compressa in funzione degli usi a cui lo vorremmo destinare

Quali sono le tipologie principali di compressore?

I compressori si dividono in due categorie in base alla tecnologia costruttiva che li contraddistingue:

  • coassiali, il compressore è direttamente collegato al motore elettrico.
  • traino-cinghia, il compressore è collegato al motore elettrico tramite appunto una cinghia.

I primi sono più adatti ad utilizzi hobbistici o professionali ma discontinui, mentre i secondi rispondono ad esigenze specifiche di artigiani e piccole-medie imprese, impieghi in cui l’aria compressa è tra le fonti primarie di energia (si parla infatti di compressore professionale).

Compressori Coassiali

I più comuni compressori hobbistici coassiali con serbatoio, quelli che troviamo normalmente in vendita, funzionano grazie a una pompa a pistone, lubrificata a olio, azionata da un motore elettrico. La pompa comprime aria nel serbatoio per mezzo del movimento alternato del pistone stesso. L’aria in entrata, aria compressa, viene trasferita tramite un grosso tubo metallico dal cilindro al serbatoio.

Nel compressore volumetrico, un pressostato, di regolazione e sicurezza, gestisce l’alimentazione elettrica e provvede a interrompere il funzionamento del motore quando la pressione raggiunge un valore limite, circa 9 bar. Dopo il pressostato c’è un riduttore di pressione in uscita, con manometro di regolazione manuale. All’ugello di scarico si innesta un tubo flessibile, collegato all’attrezzo da usare. All’interno di questa categoria esistono anche i compressori piccoli e portatili.

Come è fatto un compressore coassiale

compressore coassiale

disegno schematico di un compressore coassiale
Schema di un compressore coassiale caratterizzato dalle dimensioni compatte e dall’abbondante alettatura che garantisce la dispersione del calore.

Sopra al classico serbatoio cilindrico del compressore coassiale è alloggiato il motore, protetto da un carter, ma in modo che filtro dell’aria e serbatoio dell’olio con spia rimangano accessibili. Dall’altra parte troviamo i due manometri, che segnano la pressione del serbatoio e quella in uscita, regolabile. Sono intervallati dal pressostato con funzioni di controllo e comando del motore in base alla pressione. All’uscita dell’aria si innesta un tubo flessibile, per utilizzare direttamente l’aria compressa o per collegarsi ad utensili, percussori, pistole a spruzzo con serbatoio che contengano liquidi a varie funzioni, come vernici o detergenti.

I serbatoi di questo tipo di compressori vanno dai 24 ai 50 litri ed i motori sono monostadio a uno o due cilindri con o senza lubrificazione. La lubrificazione convenzionale comporta il rilascio nell’aria compressa di minuscole particelle di olio; queste possono essere eliminate da appositi filtri all’uscita del regolatore di pressione; nel caso dei compressori oilless, a scapito di una leggera riduzione della portata (circa il 10%), si ottiene aria con assoluta assenza di olio che li rende particolarmente adatti ad operazioni di verniciatura ove l’assenza di olio è indispensabile.

I più comuni compressori coassiali in commercio sono in genere leggeri e compatti, montati su ruote e con maniglia per un comodo trasporto. Troviamo una vastissima gamma di modelli, con prestazioni e prezzi per tutte le esigenze.

Compressori silenziati monostadio a pistone lubrificato

I compressori silenziati monostadio a pistone lubrificato sono adatti all’utilizzo hobbistico e professionale leggero, possono essere a uno o a due cilindri, sia coassiale sia con traino a cinghia. Le loro peculiarità e punti di forza sono una tecnologia semplice e la facilità di produzione e montaggio, che gli conferiscono economicità e affidabilità.

Compressori ad aria Monostadio senza olio

Compressori ad aria Monostadio senza olio

Ci possono essere uno o due pistoni, ma la grande differenza è la mancanza della lubrificazione a olio che in questo caso è garantita da particolari cuscinetti a sfere o ad aghi di tipo autolubrificante, per le parti rotanti, e rivestimenti di materiale antifrizione, per pistone e cilindro.

circolazione aria in un compressore

Compressori a cinghia

compressori professionali a cinghia sono macchine destinate a una lunghissima durata, apprezzati da chi prevede di farne un utilizzo intensivo grazie alla possibilità di utilizzare numerosi utensili: con l’aria compressa si possono alimentare avvitatori a bussole, seghetti, chiodatrici, levigatrici di vario tipo e molto altro ancora. Nella maggior parte dei casi si tratta di compressori bicilindrici monostadio, ossia entrambi i pistoni hanno pari diametro e indirizzano la produzione d’aria al serbatoio, con vibrazioni minime, rumorosità ridotta e basse temperature d’esercizio, quindi con un’ottima resa. Infatti, quando l’aria per effetto della compressione viene riscaldata, tende a dilatarsi e a offrire maggior resistenza alla compressione stessa, oppure a occupare uno spazio maggiore all’interno del serbatoio. A parità di dimensioni del serbatoio, le macchine monostadio permettono una riserva d’aria superiore.

Come è fatto il compressore a cinghia?

disegno compressore a cinghia
Schema di un compressore a cinghia con motore e pulegge in vista, ma protette da una robusta struttura facilmente rimovibile.

Quali lavori si possono svolgere?

Gonfiare

gonfiare con compressore

L’uso più semplice dell’aria compressa è quello diretto: ad esempio per gonfiare le gomme con camera d’aria o tubeless, mediante ugello che si innesta sulla valvola, e con manometro di controllo della pressione nella gomma.

Soffiare

pulire con compressore

L’aria sotto pressione può essere convogliata per operazioni di pulitura, fine o grossolana, con grande efficacia soprattutto a superfici ben asciutte, raggiungendo anfratti, interno di meccanismi e manovellismi poco accessibili.

Scalpellare

scalpellare con compressore

Una speciale pistola, predisposta per l’innesto sul tubo flessibile che convoglia l’aria compressa, può essere munita di accessori: grazie alla percussione diventa più facile scalpellare una piastrella rotta.

Verniciare

verniciare con compressore

Grazie alla pistola a spruzzo, con serbatoio della vernice e ugello rotante e intercambiabile, otteniamo una verniciatura comoda e al tempo stesso efficiente e professionale, anche su superfici difficili e angoli nascosti.

Detergere

detergere con compressore

Con pistola e serbatoio appena un po’ diversi ecco un utensile per spruzzare con forza soluzioni detergenti su superfici anche molto sporche, abbinando la forza meccanica all’azione chimica di pulitura.

Avvitare

avvitare con compressore

Con un’altra pistola su cui si innestano varie bussole e brugole, è possibile serrare dadi e bulloni, in velocità e con molta più forza e sicurezza degli utensili manuali. Non a caso si usa anche per la Formula Uno!

Puliscifughe GE-CC 18 Li Solo di Einhell | Fughe perfette anche in esterni

Il puliscifughe GE-CC 18 Li è un elettroutensile studiato per la manutenzione negli spazi esterni, delle fessure e degli interstizi fra le piastrelle, dove si accumula sporco o si sviluppano erbe infestanti, molto difficili da estirpare

Il verde ha una vitalità inattesa; anche in questa estate torrida e siccitosa, ci sono erbe infestanti che riescono a farsi largo nelle zone meno ospitali per la vegetazione: nelle piccole crepe del cemento, fra le pietre dei muretti a secco, nelle fessure tra le fughe delle piastrelle dei marciapiedi, fra le piastre situate attorno alle piscine ecc. Sono piantine molto tenaci che non patiscono il sole cocente e la mancanza d’acqua; estirparle non è possibile perché hanno radici molto resistenti, ma c’è una valida soluzione, che permette di non utilizzare le dannose sostanze diserbanti: è il puliscifughe GE-CC 18 Li Solo di Einhell, uno strumento con spazzola rotante, studiato proprio per ripassare le fughe.

Funziona alimentato con batterie al litio (non incluse nella versione Solo) che fanno parte della famiglia Power X-Change, compatibili con un numero di elettroutensili per il laboratorio, la casa e il giardino che cresce ogni giorno. L’elettroutensile è molto comodo da utilizzare non solo perché funziona a batteria, e quindi non è vincolato a cavi di alimentazione, ma anche perché è leggero e ha un lungo manico con cui lo si aziona senza chinarsi; si può condurre con una sola mano e non grava per nulla sul braccio perché appoggia a terra con una ruota oltre che con la spazzola.

https://www.youtube.com/watch?v=PjfK9haAbe8
 

Azione sempre efficace

Nella confezione sono incluse due spazzole, una con setole di plastica e una con setole d’acciaio; in questo modo si può semplicemente pulire dallo sporco tenace oppure svolgere un’azione più aggressiva, che non rovina le superfici, ma riesce a eliminare velocemente la vegetazione che si forma negli interstizi.
Estratta dalla confezione, il montaggio della macchina è rapidissimo; sono inclusi una chiave a forchetta e un perno per la sostituzione della spazzola. Il puliscifughe GE-CC 18 Li Solo costa euro 64,95.

Preparazione al funzionamento

Si innesta il manico di prolunga telescopico nel raccordo con la testa della macchina, che contiene il motore.
La ruota ha un innesto a scatto e va applicata nell’apposita sede del corpo motore.
Sul lato dell’albero motore, si fissa con due viti la protezione della spazzola.

Cambio accessorio

La spazzola va messa nella sua sede prestando attenzione al senso di rotazione del motore, indicato sulla protezione trasparente e sulla flangia della spazzola stessa.
L’impronta a taglio nella spazzola e la conformazione del perno impediscono la rotazione a vuoto dell’una sull’altro. Per bloccare la spazzola, si avvita sul perno un dado flangiato, di tipo autobloccante.
Il bloccaggio del motore, per poter stringere il dado con la chiave a forchetta, si effettua inserendo il perno (in dotazione come la chiave) all’interno di un foro presente nell’albero.

Regolazioni del puliscifughe GE-CC 18 Li

Il manico telescopico ha una buona escursione e permette a chiunque, regolandolo, di trovare l’altezza più comoda per l’estensione del braccio.
Per le sessioni di lavoro più lunghe può essere utile utilizzare anche la seconda impugnatura che può essere aperta a diverse altezze, estesa sulla sinistra o sulla destra indifferentemente.

Come scegliere un mobiletto sottolavabo

Il mobile del lavabo è tra gli elementi di arredo bagno più comunemente acquistati, poiché consente di sfruttare spazio altrimenti inutilizzato e di nascondere un antiestetico sifone. Cosa occorre sapere prima di recarsi al negozio?

Dimensioni

Prima di andare in negozio, misurate le dimensioni del vostro bagno. L’ideale sarebbe provare a capire dove possono essere collocati i mobili e quanto spazio occuperanno. In questo caso è fondamentale essere preparati. Non dimenticate di considerare che il mobile ha bisogno di spazio per far scorrere i cassetti o aprire le ante. Inoltre, deve essere compatibile con il lavabo.

Adattate lo scarico al mobiletto

Il mobiletto sottolavabo nasconderà l’antiestetico sifone, quindi la maggior parte delle persone pensa di acquistare prima il sifone e poi di abbinarvi il mobile. Ma è sbagliato. Questo perché potreste scoprire che nessun mobile può adattarsi al sifone già installato e sareste costretti a farvene fare uno su misura, con costi elevati. Cercate sempre prima il mobile per lavabo e verificate se è possibile montarvi il sifone, solo allora è possibile montare lo scarico.

Spazio per riporre oggetti

Acquistiamo i mobili per il bagno a causa dello spazio. Per questo motivo, è bene tenere conto di ciò che si desidera conservare nel mobile che si é scelto per il lavabo. Scegliete la disposizione dello spazio interno di conseguenza. È possibile utilizzare cassetti, ripiani interni o una combinazione di entrambi. Sono molto apprezzati anche gli spazi aperti con organizzatori sotto forma di cesti, cestini o contenitori. Rendono molto più chiaro l’interno del mobile.

Materiale

Una parte importante della scelta del mobile per il lavabo è il materiale. In genere, l’umidità non giova ai mobili, è quindi importante assicurarsi che il mobile sia adatto a queste condizioni.

La scelta più comune è quella dei pannelli in fibra di legno a media densità (MDF) o dei pannelli truciolari laminati (LTD). Entrambi i materiali possono imitare l’aspetto popolare del legno. La loro resistenza all’acqua dipende dalla loro qualità, è quindi necessario verificare la presenza di eventuali trattamenti di superficie, come vernici o pellicole. Controllate anche se i bordi sono nastrati, perché anche in questo modo l’umidità può penetrare.

Molto apprezzati, a causa della loro convenienza, sono i mobiletti in plastica. Ma la durata di vita di questi prodotti è più breve. I mobili da bagno in legno massello hanno un aspetto molto di lusso, ma costano di più. I legni esotici sono resistenti all’umidità e tra questi, quello che lo é di piú é il teak.

Montaggio

Un mobiletto da lavabo può appoggiare a terra o essere appeso alla parete. Entrambe le opzioni hanno pro e contro. Il metodo classico, appoggiato al pavimento, è più semplice e permette di spostare il mobile. L’aspetto negativo è che al di sotto si può formare umidità, che col tempo danneggerebbe il mobile. La soluzione è un mobile con piedini, ma è più difficile far passare l’aspirapolvere sotto di esso durante le operazioni di pulizia. C’è inoltre il rischio che si ribalti. Sospenderlo alla parete richiede un intervento sul muro, ma non ci si deve preoccupare della muffa che si accumula sotto il mobile e gli spazi sottostanti sono più comodi da pulire.

Aspetto

Per quanto riguarda l’aspetto estetico, l’ideale è ovviamente che i singoli componenti del bagno si abbinino tra loro. Se non siete sicuri di poter abbinare il tutto, potete acquistare un set che comprende più mobili da bagno o un mobiletto sottolavabo completo di lavabo. Questo ha anche il vantaggio di un prezzo più basso e di eliminare la preoccupazione che il mobile e il lavabo non siano compatibili.

Packaging: una questione di qualità

Nel caso specifico delle viterie, la confezione ricopre un ruolo importantissimo; un’azienda, che peraltro ha sempre puntato sull’alta qualità del prodotto, ha compreso meglio di altre questo concetto e ha trovato eccellenti soluzioni per agevolare l’acquirente al momento della scelta e poi della fruizione, nel catalogare e utilizzare le viti, mantendo ordinato il laboratorio

L’insegnamento più evidente che riceviamo guardando lavorare i professionisti è l’utilizzo da parte loro di prodotti della massima qualità. Questa regola ormai è nota a tutti; ma se è facile potersi orientare, a seconda anche delle proprie tasche, su un elettroutensile di marca, meno banale è individuare e scegliere i prodotti di consumo, che siano di alta qualità. Nell’ambito della viteria, per fortuna, siamo facilitati da un’azienda storica che della qualità ha sempre fatto il suo vessillo e che non ha mai dimenticato le esigenze dei professionisti, ma anche di tutti coloro che hanno bisogno di costruire, installare, riparare con sicurezza del risultato, risparmiando tempo e fatica. L’azienda si chiama Mustad ed è tutta italiana.

Quanto abbiamo appena detto circa la qualità è già ampiamente tangibile osservando la confezione in cui sono contenuti i suoi prodotti. Questo non perché le scatole siano preziose, al contrario sono realizzate in semplice cartone totalmente riciclato, senza coloranti aggiunti e limitato utilizzo di inchiostro, in virtù della sostenibilità ambientale.

Ma, a parte la robustezza che le contraddistingue, le scatole Mustad sono importanti perché sono realizzate per aiutare l’utilizzatore in ogni momento: dalla scelta allo storaggio, dal trasporto alla fruizione del contenuto. Tutto quanto è dovuto a due fattori: da un lato la forma e la modalità costruttiva della scatola, dall’altro la posizione e il contenuto dell’etichetta, una fonte di informazioni utili e disponibili sempre. Infatti, anche impilando le scatole, la parte descrittiva del contenuto rimane perfettamente visibile sul frontale.

 

Attenzione verso la qualità e verso la sostenibilità

Il marchio MUSTAD stampato sulla testa di tutte le viti è una “firma” a garanzia di qualità, affidabilità e sicurezza; inoltre le viti Mustad sono un prodotto completamente italiano. Numerose le certificazioni ottenute:

  • Certificazione Lloyd’s come Produttore di viti ISO 9001: 2015 e IATF 16949: 2016.
  • Garanzia di Prodotto Europeo EIFI.
  • Riconoscimento AQP (Assicurazione Qualità Prodotto) conferito dalle aziende del settore Automotive.
  • Marcatura CE relativa agli elementi di assemblaggio per la realizzazione di strutture portanti in legno, secondo la norma EN 14592:2009 (conferita dal CSTB Centre Scientifique du Bâtiment di Parigi).
  • DDP (Dichiarazione Di Prestazione) secondo regolamento europeo delle costruzioni 305/2011.

Rigoroso, inoltre, il rispetto delle normative che tutelano i lavoratori, l’ambiente e i clienti.

  1. Numero lotto produttivo. Per il cliente è garanzia del costante controllo lungo l’intera catena produttiva.
  2. Codice articolo. Un numero univoco che identifica il contenuto della scatola: utilissimo in caso di ordini al negozio o acquisti on line.
  3. Finitura. Descrizione del trattamento cui è sottoposta la vite, che può caratterizzarne la resistenza all’ossidazione, ma anche il colore.
  4. Misura vite. Un dato fondamentale, quindi espresso in modo ben visibile e a caratteri cubitali.
  5. Numero pezzi contenuti.
  6. Colore di fondo. Il colore dell’etichetta identifica una famiglia di prodotto: azzurro – Autofilettanti, arancio – Panelvit®, arancio con fascia verde – Panelvit® con impronta torx, grigio – Panelvit® inox.
  7. Utensile di avvitamento. L’utensile di avvitamento è indicato graficamente, con il disegno della faccia superiore della vite, e con il nome tecnico, inclusa la misura.
  8. Immagine prodotto. Il disegno della vite, vista di lato, rispecchia le caratteristiche delle viti contenute e mostra la forma della testa, della punta a ogiva e il filetto elicoidale.

La scatola: riduttivo definirla un semplice confezionamento

La forma squadrata del contenitore è la più indicata per ottimizzare il volume per le viti, ma risulta anche più facilmente manovrabile quando si devono portare più scatole e si ha libera una sola mano. Le scatole Mustad, dalla più piccola alla più grande, hanno tutte la medesima larghezza; questo permette un eccellente storaggio sugli scaffali del laboratorio, senza alcuno spreco di spazio.

Il cartone è molto robusto: le scatole piene resistono benissimo all’impilaggio senza deformazioni e sono fatte in modo da consentire l’apertura dello sportello anche se sovrapposte l’una all’altra. Tutta la parte frontale si apre verso l’esterno, mentre le pareti laterali collegate a questa fanno da contenimento; il lembo che rimane sopra il frontalino, richiuso all’interno, impedisce la fuoriuscita delle viti quando si porta la scatola a mano.

La scatola è fatta di cartone in tinta naturale, quindi senza coloranti aggiunti, ed è interamente prodotta con carta riciclata. I marchi sono stampati con una speciale tecnica che apporta quantità minime di inchiostro.

Erbe aromatiche su mensola fai da te sospesa

Una mensola fai da te che permette di risparmiare spazio, rapida e semplice da realizzare: si eseguono i fori in una tavola per inserire i vasi delle piantine in totale sicurezza, poi la si fissa al soffitto con quattro cavi d’acciaio

Quando si cucina si vorrebbe avere sempre tutto a portata di mano, compresi i vasi delle erbe aromatiche. La cosa è fattibile, soprattutto se si ha la fortuna di avere una bella finestra davanti al bancone dove si preparano i cibi. In questo caso, i vasetti con le erbe non vanno messi sul davanzale, dove sono sicuramente d’ingombro per aprire la finestra, bensì appesi al soffitto, ad altezza tale da non scontrarli con la testa, ma a distanza sufficiente dalla finestra per poterla aprire. Per appendere i vasetti, si realizza una mensola fai da te, usando una tavola di lamellare di abete, sulla quale si pratica un foro rotondo per ogni vasetto; l’intento è quello di inserire nei fori gran parte del vaso ed essere così sicuri che non ci sia possibilità di ribaltamento.

La mensola fai da te si sospende al soffitto tramite quattro tiranti, ognuno costituito da un cavetto d’acciaio da far passare attraverso un foro nel legno, lato mensola, e chiudendolo su sé stesso tramite morsetti. Al soffitto si applicano 4 tasselli con gancio aperto, in modo da poter rimuovere rapidamente la mensola, in caso di necessità.

Per fare i fori dei tasselli nella posizione corretta, una volta che la mensola è pronta per essere montata (ma prima di averle applicato i tiranti), si mette dentro il foro centrale un vasetto vuoto con una torcia accesa, puntata verso l’alto; quindi si sostiene la mensola a mano nella posizione voluta e si marca il centro della luce sul soffitto. Ora non resta che appoggiare la mensola fai da te nuda al soffitto, centrando il segno appena fatto nel foro di mezzo e marcare i punti dove mettere i tasselli inserendo la matita nei quattro fori presenti ai suoi angoli.

Cosa occorre

Utensili: trapano avvitatore a batteria; seghetto alternativo; levigatrice mouse a batteria; fogli carta abrasiva a grana 120; punte per legno e per muro; compasso; matita; metro flessibile; strettoi; cacciavite a croce.

Materiali: 1 tavola di abete spessore 22 mm larga 230 mm, lunga 1000 mm; cavo d’acciaio sezione 4 mm; 8 morsetti fermacavo; 4 tasselli a espansione per muratura, sezione 8 mm; 4 viti a occhiello o gancio per i tasselli, 6 vasetti.

 

Non i soliti morsetti

Sono numerosi i sistemi per fissare un cavetto d’acciaio a un supporto, facendolo passare in un foro o un anello, per poi bloccarlo su sé stesso. Nonostante sia ampia l’offerta di morsetteria adatta allo scopo, non sempre il risultato è gradevole alla vista, cosa che assume molta importanza in questo contesto, trattandosi di un’installazione in cucina, in posizione a elevata visibilità.

Non per niente sono stati scelti questi morsetti a “uovo”, che fanno molto bene il loro lavoro di tenuta e, nel contempo, offrono un ottimo risultato estetico. I due gusci bombati accompagnano con la loro linea i cavetti in uscita, mentre all’interno una serie di rilievi provvede a bloccare saldamente i cavi, una volta serrata la vite. Il numero visibile sul guscio indica il diametro ideale del cavo da serrare, quindi sono disponibili in varie misure.

Costruzione e fissaggio della mensola fai da te

Tempo richiesto: 2 ore

 

  1. Tracciare le circonferenze

    Rilevato il diametro intermedio dei vasetti, si prendono le misure sulla tavola di abete per distribuirli uniformemente nella lunghezza. Individuati i centri dei fori, si tracciano le sei circonferenze con il compasso.
    mensola sospesa al soffitto

  2. Forare l’interno della circonferenza

    Si monta una punta da legno da 10-12 mm di diametro per fare un foro che lambisca ogni linea tracciata, ma all’interno della circonferenza.
    mensola fai da te

  3. Tagliare lungo la linea tonda tracciata in precedenza

    Il foro appena fatto serve per potervi inserire la lama del seghetto alternativo e iniziare a tagliare il legno lungo la linea tonda. Notare che, per la libertà di movimento della lama, la tavola è bloccata a sbalzo sul banco da lavoro, tramite un paio di strettoi. Il taglio va fatto muovendo lentamente il seghetto, con molta precisione sulla linea, in modo da non dover carteggiare molto in seguito.

  4. Rifinire i bordi

    La parte interna del foro va passata con la carta vetrata usata a mano, mentre per smussare i bordi si fa un ottimo lavoro con la levigatrice a delta, usata in punta. La levigatrice si usa anche per regolarizzare e smussare gli spigoli esterni della tavola.
    mensola fai da te

  5. Forare la tavola in prossimità dei 4 angoli

    Con una punta da legno di Ø 6 mm si fora la tavola in prossimità dei 4 angoli, quindi si fanno passare 4 spezzoni di cavo d’acciaio, fissandoli su sé stessi con i morsetti. Idem all’altro capo del cavo, per poterli agganciare all’uncino del tassello a soffitto. La lunghezza dei cavi dipende dall’altezza del soffitto del locale in cui si vuole installare la mensola fai da te sospesa.
    mensola fai da te sospesa al soffitto

Tutto ciò che serve per misurazioni “Easy”

Un trio di strumenti colmi di tecnologia, caratterizzati dalla semplicità di utilizzo; consentono di affrontare con sicurezza tutti i progetti di casa in cui serve misurare, allineare e forare in parete o soffitto

Affrontando i tanti lavori che facciamo per rendere la nostra casa sempre più bella e personale abbiamo sicuramente necessità di fare rilevamenti di vario tipo: primo fra tutti può essere la misurazione di una distanza per l’installazione, per esempio, di un oggetto a parete, cui può seguire la necessità di allinearlo ad altri presenti nelle vicinanze e, non ultima, quella di essere sicuri che nel punto cruciale non siano presenti sottotraccia conduttori elettrici o tubazioni degli impianti. A fare tutto questo non può essere un solo strumento, data l’alta specializzazione che necessita ognuna delle operazioni citate, ma Bosch mette a disposizione una serie di dispositivi che rientrano nella gamma Easy, quella contraddistinta dalla grande semplicità e immediatezza di utilizzo, senza perdere di vista la precisione che comunque è doverosa per portare a termine qualsiasi progetto nel migliore dei modi.

Per la misurazione c’è il distanziometro laser Zamo III con nuovo design e formato tascabile; offre misurazioni precise sino a lunghezze di 20 metri, ha una nuova funzionalità di calcolo delle aree e gode dell’utilizzo molto intuitivo grazie alla presenza di un solo tasto per le sue varie funzioni. È disponibile in versione Base oppure in versione Set, con 3 utilissimi accessori. Per la ricerca di metalli sottotraccia c’è il rilevatore Truvo con cui si scansionano pareti e soffitti prima di eseguire fori per appendere quadri o installare luci. Anche in questo caso l’utilizzo è garantito da un unico pulsante.

Per qualsiasi allineamento, durante le installazioni, c’è la livella laser multifunzione Quigo Green con le sue linee laser incrociate di colore verde intenso, ideali per lavorare in ambienti fortemente luminosi; il diodo laser verde offre una visibilità fino a quattro volte superiore rispetto alle linee laser di colore rosso e contribuisce ad estendere il raggio d’azione fino a 12 m.

Zamo: per misurare distanze

 
 
 

Il distanziometro laser Zamo III misura distanze fra 15 cm e 20 metri con una precisione di +/- 3 mm; ha anche la funzione di misurazione in continuo e quella di calcolo delle aree. In versione Set ha in dotazione tre adattatori brevettati Bosch: l’adattatore Nastro misura la distanza su superfici tonde, emisferiche o cilindriche; l’adattatore Rotella misura mentre scorre sulle superfici, lisce o irregolari, percorrendo linee diritte o curve; l’adattatore Bolla, con proiezione di una linea laser orizzontale e una verticale, è perfetto per allineare oggetti. Il distanziometro laser Zamo III in versione Base ha un prezzo consigliato di euro 61,99; in versione Set ha un prezzo consigliato di euro 104,99.

 

3 accessori Zamo Set

Zamo III in versione Set ha in dotazione tre adattatori brevettati Bosch. L’adattatore Nastro misura lunghezze nello sviluppo di una forma convessa, come una sfera, un cilindro ecc. Ha un range di misurazione che va da 5 mm a 1500 mm (1,5 m), con una precisione di +/- 1 mm/m. L’adattatore Rotella permette di misurare lo sviluppo di un percorso, rettilineo o curvo, su superfici lisce o irregolari; ha un range di misurazione da 1 mm a 20 m, con precisione di +/- 5 mm/m. L’adattatore Bolla permette allineamenti precisi con la proiezione di due linee, una verticale e una orizzontale; la portata è di 5 m con una precisione di +/- 1 mm/m.

Truvo: per sapere cosa c’è sotto

 
 
 

Il rilevatore digitale Truvo scansisce rapidamente pareti e soffitti, consentendo l’agevole localizzazione di oggetti metallici e cavi sotto tensione. L’interfaccia utente è rappresentata da un sistema con LED a semaforo: luce rossa quando viene rilevato un oggetto, gialla in prossimità di un oggetto e verde in assenza di oggetti; al feedback ottico è associato un utile cicalino. Il sistema effettua una calibrazione automatica; i materiali rilevabili sono metalli ferrosi, metalli non ferrosi, cavi in tensione. La profondità di rilevamento massima è di 70 mm per l’acciaio, 60 mm per il rame, di 50 mm per i cavi sotto tensione. Il rilevatore metalli Truvo ha un prezzo consigliato per il pubblico di euro 53,99.

Quigo: per allineare ogni cosa

 
 
 

Quigo Green si autolivella entro un campo di ± 4°, assicurando un corretto posizionamento di specchi, ripiani per scaffali, quadri, mobili, piastrelle ecc. La precisione, ulteriormente migliorata, è di ± 0,6 mm/m, su un raggio d’azione fino a 12 m. Per la massima praticità di impiego, questa versatile livella laser multifunzione è dotata di un supporto universale MM 2 e di una piastra adattatrice, per fissarla con facilità anche ad appigli di fortuna. Il campo di apertura orizzontale è di 85°, verticale 65°. Quigo Green è realizzata principalmente con materiali riciclati, sia per il corpo, sia per gli accessori e la confezione. Il consumo di energia è ottimizzato e usa soltanto 2 batterie AAA. Quigo Green ha un prezzo consigliato per il pubblico di euro 82,99.

Rastrelliera fai da te come scarpiera

Semplici tondi in ramin assemblati a forma di cavalletto con rastrelliera fai da te superiore, permettono di riporre in maniera pratica e sbrigativa otto paia di scarpe consentendo nel contempo una scelta veloce del modello da indossare

Scarpiere in commercio ne esistono molti modelli, con forme e capienze diverse, quasi tutte studiate per essere nascoste alla vista (specialmente il contenuto) dietro porte, ripostigli ecc. Non questa rastrelliera fai da te, che è realizzata proprio per restare in bella vista, costruita con semplici tondi in ramino assemblati a forma di cavalletto con due file di bacchette sfalsate tra loro, che ricorda le vecchie mangiatoie di fieno poste nelle stalle.

La forma inusuale (ma sinuosa) di questa scarpiera si compone di un corpo centrale dotato di quattro piedi di appoggio e una rastrelliera fai da te superiore disposta a V che, oltre ad assicurare la praticità di riporre otto paia di scarpe semplicemente infilate su ciascuna bacchetta, completamente in vista, nell’insieme forma un oggetto di arredamento moderno, facilmente collocabile negli ambienti riservati della propria casa.

La praticità d’uso nel riporre le proprie scarpe in vista facilita soprattutto l’individuazione del modello da indossare all’occorrenza senza la costrizione di aprire antine e cassetti vari delle scarpiere tradizionali. La sua realizzazione è molto semplice, anche se richiede precisione nell’esecuzione dei fori inclinati necessari per i piedi di appoggio e la rastrelliera fai da te ed è alla portata di tutti coloro che dispongono di un piccolo seghetto per legno e un trapano avvitatore (meglio se entrambi a batteria).

Importante l’inclinazione dei fori

Tempo richiesto: 4 ore

La costruzione richiede due pezzi di ramin: 1 tondo Ø 50 x1000 mm e 9 tondi Ø 12x 1000 mm. Due gli attrezzi indispensabili: seghetto per legno e trapano avvitatore.

  1. Tracciare le inclinazioni sulla faccia del tondo principale

    Si riportano sulla faccia del tondo principale gli angoli che indicano la posizione delle rette su cui tracciare i fori necessari per le bacchette e i piedi con le inclinazioni decise per ottenere una buona stabilità dell’oggetto (50° per i piedi e 30° per la rastrelliera fai da te); operazione semplificata se si costruisce una dima in cartoncino.

  2. Tracciare le due linee longitudinali

    Si tracciano sulla circonferenza del tondo le due linee longitudinali parallele. Su ogni linea si marcano i punti di foratura per le bacchette iniziando a 50 mm da un lato, con passo 120 mm e spazio finale di 110 mm; situazione inversa sulla seconda linea.

  3. Eseguire i fori

    Con punta per legno Ø12 provvista di fermo di battuta a 20 mm, si realizzano tutti i fori necessari; meglio se eseguiti con dima di foratura o trapano a colonna.
    rastrelliera fai da te

  4. Ricavare le bacchette e i piedi d’appoggio

    Si tagliano otto dei tondi Ø 12×1000 esattamente alla mezzeria per ricavare le 16 bacchette della rastrelliera fai da te e l’ultimo in quattro pezzi da 250 mm per i piedi d’appoggio in modo da non avere scarti.

  5. Stondare le estremità delle bacchette

    Si stondano tutte le estremità delle bacchette con carta abrasiva fine mentre sui quattro piedi d’appoggio si esegue un’ulteriore lavorazione in punta come per le bacchette da tamburo; si infilano a pressione nelle proprie sedi cosparse di colla.
    rastrelliera fai da te

Tecnologia Nanoblade

Novità mondiale Bosch! Una nuova tecnologia di taglio che si basa su una catena a circolazione continua, composta da elementi lunghi 4 mm; sfrutta i vantaggi del funzionamento della sega a catena portandoli, grazie alla miniaturizzazione, sul piano di un utilizzo semplice e sicuro.

Taglia legno e derivati, materiali laminati e materie plastiche. Morbido avanzamento della lama con vibrazioni ridottissime; l’estremità, che taglia attivamente, agevola i tagli dal pieno. Sistema di montaggio SDS: la lama si sostituisce in modo rapido senza necessità né di oliarla né di affilarla.