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Cassetta porta attrezzi fai da te con accesso personalizzato

Realizziamo una cassetta porta attrezzi fai da te attraverso la modifica di una classica valigetta rigida. La maggior parte degli attrezzi di utilizzo frequente sarà disponibile senza il bisogno di aprirla e chiuderla in continuazione e senza dover rovistare alla ricerca dell’utensile necessario

Se per un far da sé una cassetta porta attrezzi dev’essere il più possibile funzionale e completa quanto a dotazione di utensili, figuriamoci per un professionista. Nell’utilizzo quotidiano, la ripetuta apertura e chiusura di una valigetta rigida, per prendere di volta in volta gli attrezzi giusti, usura le cerniere e almeno ogni anno la cassetta va cambiata; anche le cinghie elastiche che trattengono gli utensili in posizione ordinata, se previste, finiscono per lacerarsi o diventare lasche. Alla fine c’è soltanto una strada: affidarsi a una valigetta di tipo tradizionale e modificarla in modo che possa soddisfare le proprie esigenze, ovvero inventandosi una cassetta porta attrezzi fai da te, un modello “ibrido” che metta insieme i vantaggi dei due sistemi descritti e ne minimizzi i limiti funzionali.

Eliminato il lato frontale, si inserisce una tavoletta su cui si incastrano e appoggiano gli attrezzi di uso più frequente, in modo che possano essere prelevati anche senza aprire la valigetta; la profondità a cui fissarla va calibrata sul cacciavite che presenta il manico più lungo, facendo in modo che sporga minimamente dall’apertura.

A lato dei cacciaviti risulta spazio utile per la sistemazione di attrezzi e prodotti di uso frequente come il tester, una torcia, una bomboletta di sbloccante; il resto del volume interno della cassetta porta attrezzi fai da te si organizza di conseguenza per custodire altri accessori e solo per accedere a questi occorre aprire la valigetta, per la cui chiusura si utilizzano i ganci a scatto rimossi dal frontale e fissati sui fianchi.

Tempo richiesto: 1 giorno

  1. Recuperare una valigetta

    La valigetta di partenza è un modello rigido, con struttura in legno rivestita con laminato plastico e rinforzata con profili di alluminio.

  2. Smontare chiusure e maniglia

    Si smontano le chiusure e la maniglia e si tagliano via le due metà del lato di chiusura, facendo scorrere la lama del seghetto alternativo a filo dei profili esterni in alluminio; i due profili che vanno in battuta al centro vanno eliminati. I bordi interni dei profili rimanenti vanno levigati per eliminare le sbavature e smussarli leggermente.

  3. Realizzare il divisorio della cassetta attrezzi fai da te

    Per realizzare il divisorio della cassetta porta attrezzi fai da te in cui inserire i cacciaviti, se non si dispone di una tavoletta di larghezza sufficiente, si può prendere due assicelle e unirle accostate sui lati lunghi con colla e viti. Da un lato si aprono i fori per inserire gli steli degli attrezzi, di diametri diversi in base agli steli degli stessi e distanziati in base all’ingombro dei manici.

  4. Fissare il divisorio alla valigetta

    Una spruzzata di vernice nera e il divisorio può essere fissato al lato più profondo della valigetta con viti autofilettanti e colla vinilica.
    cassetta porta attrezzi fai da te

  5. Creare le sedi per gli utensili

    Al bordo libero del divisorio si fissano alcuni pezzetti di legno, distanziati e sagomati in modo da creare le sedi a incastro per pinze, forbici, cutter e cricchetto con relativa prolunga.
    cassetta attrezzi fai da te

  6. Fissare le chiusure a gancio

    Le due chiusure a gancio recuperate dal frontale si fissano ai due fianchi con viti M5 e relativo dado autobloccante all’interno. Gli anelli per il passaggio della cinghia di trasporto a spalla, preesistenti, vanno spostati in posizione idonea a mantenere la valigetta in verticale quando viene sollevata.

  7. Applicare la copertura

    Affinché gli attrezzi, durante gli spostamenti, rimangano riparati dalla pioggia, si completa la cassetta porta attrezzi fai da te con una copertura in gomma.

  8. Disordine… ordinato!

    La disposizione può sembrare confusionaria per l’osservatore, ma non per l’operatore, in grado di riconoscere i singoli cacciaviti in base alla forma e al colore dell’impugnatura, perciò in grado di prelevare quello giusto anche a valigetta chiusa; quando la si apre, tutto l’occorrente è individuabile a colpo d’occhio, senza bisogno di rovistare.
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Progetto di Daniele Camporese

Tipi di chiodi per legno | Descrizione nei dettagli e finalità d’uso

A seconda della destinazione d’uso, esistono diversi tipi di chiodi da legno differenti

I chiodi vengono utilizzati solo in alcune situazioni, per esempio quando si devono fissare parti non soggette a sollecitazioni eccessive, oppure quando non è richiesta un’unione duratura o che abbia una funzione estetica. Nel caso dei mobili, di solito si utilizzano tipi di chiodi o graffe esclusivamente per il fissaggio dei pannelli che chiudono il retro. Inoltre, dopo aver inchiodato i pezzi, non si possono separare senza arrecare danni. I tipi di chiodi più conosciuti sono quelli usati in carpenteria, riconoscibili per la testa piana e la sezione cilindrica. La loro lunghezza va da 20 a 150 mm. Quelli a gambo e testa ovale sono invece più adatti ai lavori di falegnameria, perché possono essere incassati sotto la superficie e si utilizzano anche per lavori cui è richiesta una certa rifinitura. Quando vengono conficcati lungo la venatura, hanno meno tendenza a incrinare il legno.

Panoramica sui tipi di chiodi

tipi di chiodi per legno
Guardando il chiodo di profilo si nota che la testa può essere piatta e perpendicolare al gambo, piatta ma leggermente svasata, tonda, a cuneo, o a trapezio, quest’ultima idonea a essere incassata. I chiodi con forma a U o con la parte superiore ricurva si usano per bloccare cavi, tessuti o particolari simili sul piano. Quando lavoriamo su legni teneri, che possono fessurarsi con facilità sotto l’azione di inchiodatura, pratichiamo sempre un foro d’invito di diametro un poco inferiore a quello del chiodo. Siccome in questi legni (compensato, truciolare) il chiodo ha poca tenuta, evitiamo di piantarli molto ravvicinati.

 

 Finalità d’uso

come utilizzare i chiodi per legno

  1. Le bullette: sono chiodi a testa larga e gambo sottile utilizzati per fissare stoffe e passamanerie. Essendo destinati a rimanere in vista la testa è sagomata in modo da svolgere una funzione decorativa.
  2. Piantare chiodi piccoli: per conficcare chiodini per legno, inseriamoli su un pezzetto di cartone che poi sfileremo, così da poterli trattenere senza mettere a rischio le dita sotto l’azione del martello.
  3. Testa magnetica: alcuni martelli da carpentiere hanno sulla testa una sede magnetizzata che permette di puntare i chiodi senza tenerli con le dita. La parte opposta è sagomata a forcella per levarli.
  4. Alla traditora: le giunzioni di elementi perpendicolari si effettuano piantando i chiodi di traverso su entrambe le facce del pezzo. Dobbiamo poi incassare la testa nel legno con l’aiuto di un punzone a testa piatta, il cacciachiodi.
  5. Unione più robusta: per unire tenacemente a 90° due pannelli di truciolare o MDF possiamo utilizzare un listello posto nell’angolo interno. I chiodi vanno inseriti su entrambi i lati, sfalsandone la posizione per evitare che si intercettino.
  6. Levare il chiodo: i chiodi più tenaci si estraggono afferrandoli sotto la testa con le tenaglie o con la forcella ricavata sulla testa del martello. Per non rovinare il materiale, possiamo inserire uno spessore tra questo e la tenaglia.

 Trucchi del mestiere

trucchi utilizzando i chiodi per legno

Alcuni legni, come il castagno, si fendono con facilità sotto l’azione del chiodo, per via delle fibre poco congiunte. Battendo la punta per appiattirla un poco (foto 1), il chiodo strappa una parte delle fibre anziché separarle e penetra più efficacemente. La punta del chiodo sporgente nell’unione di due elementi è fonte di pericolo e, realizzata in questo modo, non è stabile. Per risolvere entrambi gli inconvenienti si ripiega la punta nel legno con l’aiuto di una lima a triangolo (foto 2). Durante questa azione bisogna che la testa del chiodo appoggi su un piano stabile. Esiste anche un tipo di chiodi che si chiama: chiodo senza testa.

Consigli per l’acquisto di chiodi per legno

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Rivestimenti in resina per pareti e pavimenti

La resina è un materiale sempre più utilizzato nel rivestimenti moderni. Scopriamone quali sono le caratteristiche e come dev’essere applicata

Per realizzare i rivestimenti in resina si segue lo stesso procedimento utilizzato per le pavimentazioni continue, particolarmente apprezzate per l’assenza di giunti o fughe, simile quanto a robustezza al cemento o alla pietra, rispetto ai quali risulta però assolutamente impermeabile.

Mentre per le pavimentazioni i rivestimenti in resina possono avvenire anche per colatura ad alto o basso spessore; per le pareti in resina si utilizza solo l’applicazione a basso spessore. Sia che la parete sia grezza, sia che si decida di ricoprire una finitura esistente, è fondamentale che il supporto sia asciutto: in presenza di umidità si possono verificare alterazioni cromatiche, macchie e sfogliature della resina.

rivestimenti in resina

Come si applicano i rivestimenti in resina

Occorrente

  • Primer, malta a ritiro controllato
  • Idropittura o smalto acrilico
  • Resina di finitura mono o bicomponente
  • Cazzuola, manara, spatola, pennelli, rulli
  • Stucco livellante, retina per muratura

Applicazione resina fai da te

Va applicata una prima mano di un primer specifico per malte cementizie; dopo un paio d’ore si può procedere alla preparazione del muro con una malta a ritiro controllato.

Trascorse 24 ore, durante le quali è sconsigliato aerare il locale, si applica una pittura acrilica colorata secondo la tecnica prescelta: tradizionale, a rullo o a pennello, o cercando di ottenere una finitura chiaroscura con guanto per pittura, straccio o pennellate incrociate.

In alternativa, è possibile miscelare malta e colore prima dell’applicazione, accelerando i tempi o sovrapponendo poi sfumature di colore diverso. In commercio esistono anche speciali e pratici kit resina che consentono applicazioni fai da te mirate a costi contenuti

Parete in resina

Stendiamo un primer e poi applichiamo la malta di supporto livellandola perfettamente. Per supporti non ancora pavimentati conviene ricoprire la superficie con un prodotto autolivellante.
Dopo l’asciugatura della malta applichiamo una pittura acrilica colorata. La pittura acrilica si stende uniformemente con pennello o rullo, oppure con un guanto per pitture decorative.
A parete la resina per muri si stende preferibilmente con il rullo. Piccole irregolarità e sovrapposizioni non ci devono preoccupare in quanto si tratta di prodotti con un forte potere coesivo e livellante.

Rivestimento pavimento

A pavimento la resina di finitura può essere applicata con spessore differente. La stendiamo col pennello oppure facendola colare e, successivamente, uniformandola con spatola e rullo.
rivestimenti in resina
Utilizzando le resine trasparenti ad alto spessore, è possibile realizzare particolari coperture di grande resistenza e brillantezza. L’indurimento della resina si completa in circa 60 minuti.

Resina artistica

Sulla superficie pulita si stende il primer con funzione ancorante, si liscia la superficie con spatola, si decora con tecniche miste e si stende la finitura trasparente; è possibile laccare la superficie con effetto vetrificante.

Resina Spatolata

Dopo l’applicazione del primer si effettua la spatolatura in 3-4 passaggi ripetuti per ottenere un effetto accentuato: si utilizza una spatola liscia. Si conclude con una leggera carteggiatura prima della finitura protettiva trasparente.

Cosa fare nel tempo di lavoro

La resina vera e propria ha un aspetto gelatinoso ed un tempo di apertura limitato: dopo 60 minuti il prodotto non è più lavorabile.

Le resine sono inoltre addizionate con speciali cariche minerali che ne aumentano la compattezza, tanto da ottenere superfici resistenti, specialmente al calpestio nel caso di pavimentazioni, in uno spessore di pochi millimetri.

Se poi ci si stanca del colore, si può carteggiare la superficie e stendere un nuovo strato di colore e di resina. Un trattamento finale con cere protettive esalta la lucentezza del rivestimento.

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Rivestimenti su pareti piastrellate

I rivestimenti in resina possono essere applicate anche su una parete piastrellata, previa un’opportuna preparazione.

È necessario, innanzitutto, stuccare le fughe tra le piastrelle per avere una superficie omogenea e ben livellata.
Poi stendiamo una retina per muratura stando attenti a non lasciare scoperta nessuna zona.
rivestimenti in resina
Infine applichiamo una malta che, unita alla retina, consente di livellare zone che richiedono maggior spessore.

Resina termosensibile

Alcune resine sono termosensibili: a contatto con una fonte di calore naturale o artificiale cambiano tonalità e riacquistano il colore iniziale allontanando la fonte di calore. Altre invece rilasciano al buio, sotto forma di luce colorata, l’energia che accumulano esponendole ad una fonte luminosa.(Gobbetto)

Rivestimenti in resina sulle scale

Il successo dei rivestimenti in resina è legato alla possibilità di rinnovare completamente un ambiente senza dover ricorrere a pesanti smantellamenti dell’esistente.

L’aspetto finale monolitico, senza giunti o fughe, è unico ed irripetibile; si può ottenere anche sulle scale. L’applicazione delle resine è possibile su qualsiasi superficie: cemento, pietra, piastrelle, a patto che il sottofondo sia stabile e privo di umidità; quest’ultima può causare alterazioni cromatiche e macchie.

rivestimenti in resina
  1. Sulla superficie viene steso un prodotto consolidante; lo scopo è quello di riempire fessure, fughe o parti mancanti ed ottenere una base livellata, pronta a ricevere il ciclo applicativo della resina.
  2. Su alzate e pedate si stende il primer a rullo senza lasciare zone vuote.
  3. Sul supporto asciutto si esegue una decorazione a pennello, cercando di mantenere l’effetto realizzato a campione. Vengono utilizzati coloranti compatibili con i prodotti epossidici, in alternativa si possono usare prodotti a base acrilica.
  4. La resina autolivellante va colata sulle pedate e stesa con una spatola larga a denti fini che ha la funzione di garantire uno spessore uniforme di resina di circa 1-2 mm.

Scarpiera fai da te in larice con il frontale smussato | Realizzazione passo-passo

Una costruzione tutta legno che vede giunzioni eseguite in tre differenti modalità e caratterizzata dalla smussatura degli spigoli frontali dei fianchi che concorre a rendere la scarpiera fai da te bella e “leggera”

Per realizzare questa scarpiera fai da te è necessario procurarsi alcune tavole di larice rosso, di recupero, larghe 120 e 150 mm, lunghe quasi 2 metri e spesse 20 mm. Gli strumenti utilizzati sono stati parecchi: pialla, fresatrice, levigatrice, sega circolare, troncatrice, fresatrice per lamelli, trapano ecc. Le giunzioni, a seconda dei casi, sono state fatte con lamelli, con spine di faggio e, per i ripiani, solo con viti messe alla traditora.

La scarpiera fai da te è impreziosita da una leggera “chiusura” a 45° laterale, creata modificando lo sviluppo frontale dei fianchi; la sua funzione è quella di rendere la sagoma snella e leggiadra, consentendo anche un più facile inserimento del mobile negli spazi ristretti come i corridoi. La modalità di realizzazione di questa soluzione, dettata da una scelta estetica, rappresenta una difficoltà, ma bisogna dire che il risultato ha ampiamente ripagato.

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TC-SM 2131 Dual è una sega a trazione per troncature e tagli obliqui che permette la lavorazione di legno, laminati e plastica. La troncatrice radiale permette di lavorare in precisione e sicurezza.
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Osservazioni tecniche

Tranne quelli dei ripiani, tutti i bordi esposti frontalmente e lateralmente sono stati fresati per “addolcirli” al tatto e impreziosirli esteticamente. Fra le varie possibilità, l’autore ha scelto la fresa concava con raggio di 10 mm e cuscinetto in testa. Montata sulla fresatrice a tuffo, e regolata in modo che il bordo d’attacco risalti di un paio di millimetri fuori dalla piastra d’appoggio, la fresa non ha prodotto soltanto l’arrotondamento del suo raggio nominale, ma ha creato anche quella sottile battuta, che è l’elemento determinante dell’ottimo risultato estetico.

Il moble ha una larghezza totale di 900 mm, altezza 900 mm, profondità 300 mm. Le tavole di larice rosso, con cui sono state ricavate tutte le parti, sono spesse 20 mm.

Tempo richiesto: 2 giorni

  1. Lavorare le tavole di larice recuperate

    Le tavole di larice recuperate vengono troncate in testa per eliminare i fori di una precedente applicazione e poi tagliate a misura secondo il progetto da realizzare.
    come costruire una scarpiera

  2. Predisporre la tavola per l’applicazione dei lamelli di giunzione

    Dopo una passata di pialla a filo sui bordi, in modo da regolarizzarli perfettamente, l’azione con la fresatrice produce le sedi per l’applicazione dei lamelli di giunzione.

  3. Unire le tavole

    Unendo le tavole sui fianchi, a tre a tre, si ottengono i pannelli sufficientemente ampi per realizzare le parti in piano e i fianchi della scarpiera fai da te. Messi i lamelli e spalmata la colla vinilica, è fondamentale mettere in pressione le tavole nel modo corretto, non solo lateralmente, ma obbligandole a stare perfettamente in piano fra loro.

  4. Levigare i pannelli

    Tolti gli strettoi i pannelli vengono levigati per eliminare la precedente finitura. Quelli da usare per fare i ripiani e la base, pezzi tutti uguali, dopo un ulteriore taglio a misura e la rimozione dei due angoli frontali con tagli a 45°, ricevono un’ulteriore levigatura sui bordi, per il pareggiamento di precisione.
    scarpiera fai da te legno

  5. Preparare i ripiani alla giunzione

    I ripiani vengono preparati alla giunzione con i fianchi facendo fori trasversali, per l’applicazione di viti “alla traditora”; per farli bene si consiglia questa guida con punta speciale per trapano: oltre a fare il preforo per la vite, produce anche l’allargamento per la testa della stessa, in modo che prema correttamente, senza che il legno fessuri e rimanendo sotto filo piano.

  6. Realizzare i fianchi

    I fianchi sono realizzati unendo un pezzo laterale con uno, più stretto, disposto a 45° rispetto al primo. La bisellatura è eseguita solo su quest’ultimo, prima di fare le sedi per i lamelli, che anche in questo caso sono utilizzati per la giunzione.

  7. Realizzare una battuta sul borso posteriore dei fianchi

    La fresatrice, già utilizzata prima sui bordi visibili dei fianchi e del top, è nuovamente utile, ma in questo caso per realizzare una battuta sul bordo posteriore dei fianchi, per l’applicazione del dorso della scarpiera fai da te.

  8. Predisporre i fianchi per la giunzione con spine

    Per il collegamento dei fianchi con il top è prevista la giunzione con spine di faggio. Fatti i fori ciechi sul bordo superiore, per replicarli nella posizione corretta anche sul pannello da giuntare, si mettono i marcatori di metallo con i puntali. Quindi si posiziona delicatamente il top e si preme per lasciare sullo stesso i segni in cui forare.

  9. Procedere alla coloritura

    Prima di procedere con la giunzione dei ripiani con i fianchi e dei fianchi con il top, è meglio provvedere alla coloritura con impregnante color teak.

  10. Lasciare grezzo il bordo di giunzione

    Il bordo di giunzione viene lasciato grezzo per una migliore adesione della colla vinilica, spalmata anche sulla superficie di contatto, oltre che applicata nei fori delle spine di faggio.
    scarpiera fai da te legno

  11. Tenere alla giusta distanza il pannello/ripiano di base dal bordo inferiore della scarpiera

    Due pezzi di scarto, calibrati nelle dimensioni e di forma rettangolare, sono usati come distanziali per tenere alla giusta distanza il pannello/ripiano di base dal bordo inferiore della scarpiera fai da te, mentre si effettuano i fissaggi con le viti alla traditora di cui si erano predisposte le sedi.

  12. Mettere in pressione

    Al momento della messa in pressione del top con i fianchi è opportuno essere sicuri del mantenimento dello squadro: i due pezzi di scarto triangolari che si notano agli angoli superiori sono messi proprio per tenere a 90° i pannelli che concorrono alla giunzione.

  13. Realizzare lo schienale

    Lo schienale è fatto con un foglio di compensato; dopo averlo tagliato a misura, prima di colorarlo, conviene sempre fare una prova di posizionamento in bianco.

  14. Accortezze finali

    A montaggio completato, si ripassano le imperfezioni con la finitura colorata, si dà una passata di carta vetrata fine o paglietta analoga e si applica la cera, tirandola bene con un panno di lana.
    scarpiera fai da te aperta

Progetto di Fabrizio Uliana

Einhell GE-DP 7935 N-A ECO | La pompa “eco” con sensori a bordo

Einhell GE-DP 7935 N-A ECO è una modernissima pompa per acque torbide che dispone di sensori per l’avviamento e lo spegnimento automatici a seconda del livello che l’acqua raggiunge; dispone anche di un motore ad alta efficienza che garantisce ottime prestazioni con un consumo ridotto di energia elettrica

Se abbiamo necessità di una pompa per acque scure molto versatile, ovvero capace di fronteggiare le più disparate esigenze di pompaggio che possono capitare in giardino o nei locali interrati, la pompa Einhell GE-DP 7935 N-A ECO fa il caso nostro. A parte i dati di targa, illustrati nella pagina a fianco, la caratteristica che rende speciale questa pompa è il sistema Aquasensor, basato sulla presenza di tre sensori di livello dell’acqua posizionati ad altezze crescenti rispetto alla base d’appoggio.

Questi sensori consentono l’utilizzo della pompa in diverse modalità impostabili tramite il selettore frontale a 4 posizioni: nella prima, contrassegnata con la voce “ON”, il motore va in continuo e i sensori sono tutti esclusi; in questa modalità la pompa viene accesa e spenta dall’operatore (attenzione: livello minimo dell’acqua 40 mm). Le altre modalità sono automatiche. Nella seconda è attivo solo il primo sensore (altezza di rilevamento 70 mm) e la pompa si comporta come qualsiasi modello che disponga di un solo galleggiante. Nella terza e nella quarta modalità lavorano rispettivamente il secondo sensore (attivazione a 135 mm) e il terzo (attivazione a 188 mm) i quali, se raggiunti dal livello dell’acqua, azionano il motore sino a quando il livello scende al primo sensore (70 mm), dopodiché si spegne nuovamente.

La pompa per acque scure Einhell GE-DP 7935 N-A ECO con Aquasensor funziona con sistema Eco Power che, a fronte di un assorbimento di 790 watt, garantisce una portata che raggiunge i 19.000 litri l’ora, con prevalenza massima fino a 9 metri. La profondità massima di immersione è di 7 metri. La pompa aspira corpi solidi con diametro fino a 35 millimetri; è quindi idonea per un affidabile prelievo anche delle acque di laghetti, di scavi di fondazione o di depositi d’acqua piovana. Qui anche la versione per acque chiare.

La tecnologia del sensore Acquasensor, brevetto Einhell, ha permesso di contenere sensibilmente il diametro della pompa, rendendola idonea anche per i pozzi più stretti. La pompa ha un corpo molto robusto realizzato in materiale sintetico antiurto, con carter esterno in acciaio. La pompa GE-DP 7935 N-A ECO ha un prezzo consigliato per il pubblico di euro 169.95.

Specifiche tecniche e peculiarità

  • Raccordo con 3 diversi diametri

    Il raccordo in dotazione ha 3 sezioni di diverso diametro per essere adattato al tubo in possesso. Va tenuto conto che la portata massima si ottiene mettendo un tubo della sezione maggiore.

  • In dotazione anche la valvola di non ritorno

    In dotazione con la pompa viene data anche una valvola di non ritorno, la cui utilità è quella di evitare che l’acqua torni indietro quando si ferma la pompa.

  • Posizione della valvola

    La valvola di non ritorno prende il posto della guarnizione di tenuta del raccordo. L’attacco sulla pompa per il raccordo ha filetto esterno con diametro 47,8 mm (G 1½).

  • Occhiello di ancoraggio per il cordino di sostegno

    La pompa non va mai sostenuta tramite il tubo flessibile, tantomeno tenendola per il cavo d’alimentazione; nella parte alta, oltre all’ampia impugnatura per il trasporto, vi è un occhiello di ancoraggio per legare il cordino di sostegno necessario quando la pompa va calata in un pozzo.

  • Lungo cavo di alimentazione

    Il cavo di alimentazione è lungo 10 metri. Nella parte alta e alla base della pompa sono lasciati appositamente gli spazi per poterlo avvolgere ordinatamente per il rimessaggio del dispositivo.

Voliera fai da te | Come si costruisce passo-passo

Per capire come costruire una voliera dobbiamo innanzitutto rispolverare le nozioni scolastiche di geometria per sfruttare al meglio i pannelli di legno e, in particolare modo per il tetto, non avere sorprese al momento dell’assemblaggio

In questo articolo analizzeremo il progetto di una voliera fai da te che ricalca fortemente lo stile dei modelli medievali. La costruzione della voliera fai da te è principalmente fatta con legno, fatte salve le reti di chiusura, la copetura del tetto e la ferramenta (cerniere a libro, chiodi in ferro battuto, manigliette e viti varie).

La forma è tipica: il corpo principale della voliera fai da te è un prisma a base poligonale, in questo caso esagonale, sormontato dalla copertura a forma di piramide a base esagonale, ovviamente. A sostegno del tutto, un’unica gamba, molto solida e ben incernierata alla base del prisma, che permette di elevare alla giusta altezza la voliera, dandole l’importanza che merita.

Per capire come costruire una voliera occorre iniziare con la realizzazione del corpo principale, tagliando subito due esagoni identici (le due basi del prisma) attorno ai quali si sviluppa la voliera fai da te. A seguire si fa prendere forma al prisma unendo le sue basi con tavole di pari lunghezza. Non tutti i lati vanno chiusi; due di questi, infatti, devono risultare apribili con sportelli.


Su due delle pareti chiuse si aprono alcune finestre ad arco con poggiolo esterno. Il tetto a piramide è formato da pannelli triangolari rivestiti con fogli di gomma tagliati con le rotondità tipiche delle tegole di un tempo. Il sostegno è un solido travetto a sezione quadrata ben “legato” sotto la base della voliera con vele di multistrato da 15 mm di spessore, mentre ai piedi sono avvitati 4 pesanti listelli di lamellare 33×80 mm.

Come costruire una voliera in legno

Tempo richiesto: 2 giorni

Ecco tutti i passaggi per capire come costruire una voliera

  1. Taglio dei pannelli

    Trovato il centro del pannello si traccia un cerchio; poi, con la stessa apertura, si punta il compasso in un punto qualsiasi della circonferenza e si segna un altro punto. Al termine sul cerchio ci saranno 6 marcature, ovvero i vertici dell’esagono. Dopo averli uniti con una linea, si tagliano i lati con il seghetto alternativo e si ripete tutto per farne un altro uguale.voliera fai da te

  2. Assemblaggio dei pezzi

    Prima di fissare con chiodatrice ad aria le tavole fra i due esagoni e far prendere forma al prisma esagonale, si incrementa lo spessore della base inferiore, aggiungendo una serie di listelli sul suo perimetro. Le tavole verticali hanno tutte stesso spessore, ma sono di misure miste in larghezza. Si applicano su quattro delle sei facce della gabbia.

  3. Le finestrelle

    Per aprire le piccole finestre ad arco sulle due facce della voliera è necessario fissare in corrispondenza di ognuna, all’esterno della parete, un pezzo squadrato di multistrato a cui si sono già arrotondati gli spigoli con la fresatrice. Riportata sul legno la sagoma della finestra, con una dima di cartone, si procede con il taglio con il seghetto alternativo.

  4. taglio dei pezzi per il tetto

    Gli elementi per realizzare la copertura si ricavano da pannelli di multistrato spesso 10 mm. Ogni pezzo è un triangolo isoscele la cui base deve corrispondere al lato dell’esagono, mentre l’altezza va valutata con cura per ottenere un tetto ben proporzionato con la parte sottostante.
    I tagli sono fatti con la lama a 90°, ma poi è necessario bisellare opportunamente ogni lato.

  5. Assemblaggio del tetto

    Al centro della base esagonale superiore di fissa un tondino di legno con sopra un piccolo esagono con i lati bisellati. Vicino al perimetro della base, in corrispondenza di ogni lato, si fissano sei tavolette con il bordo esterno bisellato in modo che ogni pannello triangolare del tetto abbia un buon appoggio per il fissaggio con la chiodatrice.

  6. Unione della voliera con il tetto

    I triangoli delle falde si inchiodano alla base e all’altezza del riscontro esagonale. Come si può notare, con tutte le smussature fatte a dovere, i margini si chiudono uniformemente.

  7. Taglio delle tegole

    Come rivestimento delle falde si è scelto di utilizzare un tappetino da ginnastica di colore rosso, su cui si disegnano le tegole con i bordi arrotondati, usando un CD come dima.

  8. disposizione delle tegole

    A parte il primo corso, che ha bordo inferiore rettilineo, quelli superiori sono realizzati tenendo conto della larghezza decrescente della falda su cui vanno fissati. In un primo momento si lasciano abbondanti, per poi tagliarli con la giusta inclinazione una volta montati.

  9. Rinforzo del tetto

    Per coprire le linee di giunzione fra le falde si applicano sei profili angolari di legno.

  10. Taglio della rete elettrosaldata

    La rete elettrosaldata è scelta oculatamente, per offrire anche la giusta proporzione estetica rispetto all’insieme della costruzione. È venduta a metri ed è in rotoli, per cui bisogna spianare bene ogni pezzo necessario, dopo averlo tagliato a misur

  11. Assemblaggio finale

    Le antine che chiudono i due lati apribili della voliera sono fatte realizzando una cornice con le stesse tavole verticali applicate sugli altri lati. Il bordo interno della cornice va scanalato per poter inserire la rete che chiude la campitura centrale. La scanalatura si esegue con una fresatrice montata su banchetto.

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  • FACILE DA CURARE PER IL TESSUTO A FILO - Non è necessario alcun pre e post trattamento, basta tagliare a misura e lavorare. È particolarmente flessibile nella manipolazione e può essere usato universalmente.
  • VERSATILE - Costruisci la tua gabbia per piccoli animali per conigli, lepri o porcellini d'India con il filo per animali. Stendi la rete metallica intorno al tuo letto rialzato per proteggerlo da ospiti indesiderati.

Boschi verticali, foreste galleggianti, pareti verdi, sono sostenibilità vera?

Tratto da “In Giardino n.75 – Giugno/Luglio 2022″

Autore: Nicla de Carolis

Stefano Boeri, l’architetto italiano pluripremiato per i suoi progetti innovativi, in occasione del Salone del mobile 2022 si è inventato “floating forest”, una foresta multisensoriale galleggiante realizzata come ecosistema indipendente sull’acqua della Darsena di Milano, per una città più verde, dove 610 alberi e più di 30 specie moltiplicano la biodiversità. Si tratta di una zattera su cui sono state messe piante che, finito il Salone, verrano trapiantate nel Parco della Vettabbia, nel comune di Milano davanti all’Abbazia di Chiaravalle. I materiali che compongono l’installazione sono volutamente assemblati a secco per consentirne il riutilizzo una volta dismessa l’installazione. Vi sono altri progetti che puntano a riportare il verde nelle città tutti ispirati dal lavoro di Patrick Blanc, artista e designer francese considerato l’inventore della parete verde moderna: Blanc per “far tornare la natura nelle città” prese spunto dalle foreste pluviali tropicali e dagli ambienti di alta quota, dove molte piante crescono senza o con una minima quantità di terreno a disposizione. L’esempio più noto ed elogiato è il bosco verticale di Boeri, dove le piante vivono in vasconi sui balconi e, come si legge nel sito del suo progettista, questo habitat ha stabilito un avamposto di spontanea ricolonizzazione vegetale e faunistica della città. E poi c’è il Green Wall realizzato sul deposito degli autobus dell’Azienda Trasporti Milanesi dall’agronomo Paolo Pignataro, le cui piante hanno funzione di sequestro del particolato, l’insieme di particelle inquinanti presenti nell’aria. O addirittura progetti ben più ambiziosi come la giungla urbana nella città di Prato, a firma sempre di Boeri e del biologo Stefano Mancuso che ha l’obiettivo di integrare il verde nella città riqualificando aree abbandonate con la messa a dimora di alberi e piante, creando orti e pareti vegetali. 

Floating forest progettata da Stefano Boeri per Timberland e installata in occasione
del Salone del Mobile 2022 sulla Darsena di Milano (Photo credits: Daniela Di Corleto)

La scelta di questa via per rendere migliore la vita nelle città è davvero sostenibile ? La domanda nasce pensando alla coltivazione delle piante nei vivai, con consumo di terreno, acqua, energia elettrica e carburante per il trasporto, nonché i consumi necessari per la manutenzione. Ha un senso ricostruire artificialmente ciò che, in maniera più imponente, ricca di varietà spontanee, la natura farebbe senza bisogno di alcun intervento umano? Se il suolo venisse lasciato libero demolendo ciò che è inutilizzato e se si smettesse di costruire, nel giro di poco tempo, rigogliose piante autoctone si riappropierebbero di grandi spazi.

Questi interventi dei sapiens per riparare errori di altri sapiens non saranno soluzioni costose e ininfluenti ai fini della rigenerazione dell’ambiente nelle città?

Pannelli OSB | Caratteristiche, lavorazione e prezzi

I pannelli OSB hanno un aspetto inconfondibile e accattivante, merito della colorazione delle scaglie che varia dal paglierino al marrone; hanno ottima resistenza meccanica e sono indeformabili. Esistono anche in versioni per ambienti umidi

Si sente spesso parlare di pannelli OSB, ma cosa significa OSB? È l’acronimo di Oriented Strand Board, ovvero “pannello a scaglie orientate”; la sua invenzione risale al 1949 (ma fu brevettato solo nel 1963) e la si deve ad Armin Elmendorf, un ingegnere americano che studiava sostituti del legno durante la seconda guerra mondiale.

I pannelli OSB sono stati per anni utilizzati esclusivamente come materiale da costruzione per strutture, soprattutto in edilizia, e casse per imballaggi, ma da diversi anni fa impazzire architetti e designer che lo propongono per rivestire pareti, pavimenti, scale e per complementi d’arredo.

Quale materiale si utilizza per realizzare pannelli OSB?

Il materiale per realizzare l’OSB si ricava con il taglio tangenziale di tronchi giovani di conifera (ma anche di qualche latifoglia) che produce fette lunghe e sottili, soggette a spezzarsi in scaglie. Le dimensioni di queste ultime variano mediamente da 60 a 150 mm di lunghezza, 10-35 mm di larghezza e 0,4-1 mm di spessore, con orientamento della fibra prevalentemente longitudinale.

Le scaglie vanno essiccate e successivamente compattate a caldo in grandi presse, con l’aggiunta di collanti a base di resine sintetiche che possono essere fenoliche, ureiche con aggiunta di melamina o poliuretaniche. Per l’utilizzo in interni, è preferibile utilizzare pannelli realizzati con l’impiego di colle poliuretaniche, in quanto gli altri tipi possono liberare formaldeide in quantità tali da renderli sconsigliabili negli ambienti chiusi o con scarso ricambio d’aria.

Come sono marcati i pannelli OSB

Quasi tutti i produttori di pannelli offrono i seguenti tipi:

  • OSB4, il più durevole, che consente l’uso in strutture con carichi meccanici e umidità elevati;
  • OSB3, costoso, è progettato per funzionare in condizioni con carichi meccanici e umidità maggiori. è comunque il tipo più diffuso anche nei centri fai da te: un pannello 18x1250x2500 mm fenolico costa da 32 a 37 euro.
  • OSB2, ideale per la costruzione di strutture portanti in stanze con un livello relativamente basso di umidità;
  • OSB1, minore resistenza e resistenza all’umidità.

I pannelli possono essere:

  • laccato, sulla cui superficie frontale è applicato uno strato di vernice;
  • laminato, utilizzato per la costruzione multipla di casseforme per il getto di calcestruzzo;
  • scanalato, cioè con le estremità elaborate sul principio della scanalatura a pettine da due o quattro lati.
Ripiano Per Reggimensola Per Fissaggio Su Reggimensole Applicate Ai Profili Lineari A Muro. In Osb Bordato. Spessore Mm. 20.
  • Mensola Mensola Per Fissaggio Su Mensole Applicata A Profili Lineari A Parete. In Osb Bordato. Spessore 20 mm.
  • Tipo di prodotto: TOOLS
  • Marca: Aldeghi
Auprotec, Pannello in truciolato OSB/3 da 12 mm, lunghezza fino a 2000 mm, pannelli in legno adatti per ambienti umidi, a norma DIN EN 300
  • Pannello non levigato OSB/3, in materie prime rinnovabili, indeformabile e decorativo, taglio preciso, a norma DIN EN 300 + DIN EN 13986, truciolato di qualità per uso portante e adatto all'uso in ambienti umidi.
  • Pannello grezzo di alta qualità e universale, utilizzabile per lavori di artigianato e fai da te, ideale per installazione di mobili come tavolo, scaffale, bar o banchi di rivestimento, nonché in casa per rivestire parete, soffitto e pavimento.
  • Grazie al loro caratteristico design, i pannelli OSB sono ideali anche per Fai da te, bricolage, modellismo, hobby dei fiori e artigianato, versatili e adatti a ogni uso.
  • Grazie all'uso di lastre in trucioli extra lunghe e sottili, la resistenza alla piegatura è notevolmente superiore rispetto alle piastre semplici. Le lastre di OSB/3 possiedono un’elevata resistenza al vapore acqueo e all’umidità.
  • Lunghezza: da 100 – 2000 mm; larghezza: fino a 1200 mm; spessore del materiale: 12 mm
9mm OSB/3 Pannello a scaglie orientate tagliato: 2000 x 100 mm a uso luogo umido nella norma DIN EN 300 Truciolato Pannelli strutturali di Legno Lunghezza fino a 2000mm
  • OSB/3 pannelli non levigati, indeformabili e decorativi, taglio preciso, secondo DIN EN 300 + DIN EN 13986, truciolato di qualità per scopi portanti e per l'uso in ambienti umidi
  • Pannelli in truciolato grezzo di alta qualità, universali, utilizzabili nel settore dell'artigianato e del fai da te, ideali per la costruzione di mobili come tavoli, scaffali, bar o rivestimenti di banconi, nonché nella costruzione di casa e interni per rivestire pareti, soffitti e pavimenti
  • Grazie al loro caratteristico design, i pannelli OSB sono adatti anche per hobby, decorazioni, modellismo, floristica e lavori di bricolage creativi, come opere e creazioni versatili e ideali per ulteriori lavorazioni
  • Grazie all'utilizzo di trucioli extra lunghi e sottili, la resistenza alla flessione è notevolmente superiore rispetto alle semplici piastre di pressatura piatta. Le piastre OSB/3 in legno hanno un'elevata resistenza alla diffusione del vapore acqueo
  • Contenuto: 1 pannello in truciolato grezzo OSB/3, 9 mm, dimensioni: 200 x 10 cm (2000 x 100 mm)

Prestazioni meccaniche dei pannelli in legno OSB

Le prestazioni meccaniche sono determinate dalla geometria delle scaglie e dal loro orientamento. Negli strati esterni le scaglie sono in prevalenza disposte parallelamente a uno dei lati (fattore che ne determina la migliore resistenza in una direzione), mentre in quelli interni sono perpendicolari a quelle esterne o disposte in modo casuale.

Come altri derivati del legno, è inattaccabile dagli insetti, non presenta nodi e fessurazioni, ha una resistenza all’umidità che può risultare molto elevata (in base alla tipologia di prodotto); le parti in OSB possono essere unite per avvitatura, purché l’inserimento avvenga a non meno di 8 mm dai bordi e 25 mm dagli angoli; a seconda dello spessore e del carico a cui è sottoposto il materiale si possono utilizzare chiodi e punti metallici, specialmente come collaboratori durante la presa dell’incollaggio. Come per altri pannelli, durante la movimentazione bisogna avere un occhio di riguardo per bordi e spigoli.

Pannelli OSB dimensioni

pannelli OSB

I pannelli OSB sono generalmente disponibili nella dimensione di 1250×2500 mm, con spessori compresi mediamente tra 8 e 30 mm, ma su richiesta si può arrivare a 2500×5000 mm e 40 mm di spessore. Esistono anche versioni maschiate per la posa a incastro, ovvero per realizzare grandi superfici come sottocoperture per tetti o rivestimento di intelaiature per facciate e solai.

Nella versione commercialmente più diffusa, le facce dei pannelli sono piane, ma con un’irregolarità superficiale data dalle minime differenze di spessore delle scaglie.

Questo conta poco se si devono realizzare strutture edili che vanno successivamente intonacate o rivestite a spessore; può essere anche un effetto gradito per la sua particolarità, in caso contrario l’OSB è disponibile anche in versione liscia, ovviamente a costi superiori. Si può sempre ovviare con un’energica levigatura, purché si proteggano pelle, occhi e vie respiratorie.

Come si lavora l’OSB

pannelli OSB
TAGLIO: I pannelli di OSB possono essere lavorati come qualsiasi altro pannello di legno; è bene proteggere le vie respiratorie quando si produce segatura per via delle resine in essi contenute.
pannelli OSB
AVVITATURA: è preferibile utilizzare viti con nucleo parallelo (gambo cilindrico), in quanto garantiscono una presa migliore rispetto alle comuni viti da legno con gambo conico.
SMALTATURA: Con la semplice verniciatura le superfici ruvide dell’OSB si trasformano in una tessitura materica originale con un effetto simile a una parete spatolata; per ottenere la copertura è necessario stendere più mani, con la prima più diluita, tirando la vernice in modo da farla penetrare negli interstizi.
pannelli OSB
FORATURA: è sempre necessaria prima di inserire le viti; oltre alle punte elicoidali si possono utilizzare mecchie, punte Forstner e seghe a tazza, queste ultime indicate per realizzare fori d’impugnatura nei mobili senza ricorrere a maniglie, per un’estetica più pulita.
pannelli OSB
INCOLLAGGIO: I margini dei pannelli di OSB sono ruvidi e poco eleganti, ma possono essere rifiniti meglio con un semplice listello in massello fissato con un filo di colla vinilica. Anche altri tipi di colla ottengono adesioni tenaci sull’OSB.
pannelli OSB
SPINATURA: Praticare con una maschera di foratura i fori per le spine è facile e questo sistema di giunzione, aiutato con un velo di colla, risulta particolarmente efficace.

Come rifinire i pannelli in OSB

Il compito del chiodino d’acciaio è di trattenere il listello, che rifinisce il lato brutto del pannello di OSB, al suo posto durante l’asciugatura della colla.
Con un cacciaspine si incassa leggermente la testa del chiodo nel legno.
Si deposita una goccia di colla nell’avvallamento e se ne elimina l’eccesso.
Si cosparge la colla fresca con un pizzico di segatura fine compattandola con un dito.
A colla ben asciutta si leviga con carta vetrata a grana fine e la testa del chiodino diventa invisibile.

Costruire casa con OSB

Nella costruzione di case in legno il sistema più diffuso al mondo, tipico delle abitazioni americane, è quello che impiega la tecnologia “Platform-frame”: la struttura della casa è costituita da telai in legno lamellare, ogni piano che si forma funziona da piattaforma per quelli successivi (da qui il nome); si possono realizzare edifici fino a 4 piani d’altezza. I prodotti di base sono profili in legno lamellare o legno massiccio e pannelli strutturali a base di legno OSB, oltre alla ferramenta. Pareti e solai sono formati da montanti posti a interasse, sui lati esterni viene posto il pannello di rivestimento di OSB legno del tipo più resistente all’umidità e più durevole, che copre interamente il telaio, utilizzando chiodi ad aderenza migliorata e angolari metallici.

Arredamento e Pavimento in OSB

L’arredamento di questa modernissima abitazione si basa su tre contenitori scorrevoli su binari che permettono di trasformare lo spazio abitativo adattandolo ai diversi momenti della giornata; l’abitazione misura poco più di 50 m2, ma le funzionalità occupano meno di metà spazio. La cucina può essere nascosta facendo scorrere uno dei pannelli laterali. Nel contenitore centrale è racchiuso un letto ribaltabile, nel terzo il guardaroba.

I contenitori sono concepiti partendo da una struttura metallica che supporta rivestimenti e contenitori realizzati con pannellature in legno pressato OSB, un materiale a basso costo, ma la cui disposizione casuale delle scaglie di legno e le differenze di colore producono superfici piacevoli; per ovvie ragioni sono stati trattati per renderli impermeabili e facilmente pulibili. www.pkmn.es

Pannelli OSB prezzi

Il prezzo dei pannelli legno OSB varia a seconda del rivenditore, della tipologia, della grandezza e dello spessore. I prezzi che seguono sono indicativi e sono riferiti al metro quadrato.

Pannello OSB 3 spesso 9 mm: 5 euro.

Pannello OSB 3 spesso 12 mm: 6-8 euro.

Pannello OSB 3 spesso 15 mm: 8-10 euro.

Pannello OSB 3 spesso 25 mm: 12-15 euro.

Pannello OSB 4 spesso 18 mm: 20-25 euro.

Pannello OSB 4 spesso 24 mm: 25-30 euro.

Partecipa al concorso “WD-40 Fai da te e Vinci”, condividi le tue foto e aggiudicati fantastici premi

Ritorna il concorso di WD-40 rivolto a tutti gli appassionati di fai-da-te che potranno caricare nel sito web dedicato all’iniziativa, una o più fotografie o video per presentare il proprio lavoro svolto utilizzando uno dei prodotti WD-40

Sei un vero appassionato di fai da te? Che tu sia un neofita o un vero bricoleur, hai tempo fino al 30 novembre per tentare la fortuna con il concorso “WD-40 Fai da te e Vinci”. Ogni mese verranno premiati i 6 vincitori che si saranno distinti per la capacità nel rappresentare l’efficacia del prodotto utilizzato, la riconoscibilità del prodotto all’interno della foto o del video e la qualità ed originalità dell’elaborato inviato.

Partecipare è davvero facile, in soli pochi e semplici passaggi si potrà inviare l’immagine o il video e tentare la fortuna: accedendo al sito www.wd40.it, si entra nella sezione dedicata al concorso https://wd40.it/campaign/faidateevinci/ e dopo essersi registrati compilando il form di partecipazione con i dati anagrafici richiesti, si entrerà nel vivo del concorso. Per completare l’adesione, si dovrà caricare un’immagine in linea con la tematica richiesta, ossia una fotografia o un video che mostrino un lavoro di manutenzione, riparazione o una nuova creazione fai-da-te svolti utilizzando un prodotto WD-40. Unitamente all’immagine sarà fondamentale  evidenziare come sia stato utilizzato il prodotto, la tipologia del lavoro e la confezione del prodotto promozionato.

Le immagini e i video idonei al concorso verranno caricati in una gallery online visibile agli utenti registrati e saranno giudicati ogni mese da una giuria incaricata. Ogni mese, infatti attraverso una preselezione, verranno individuati i 6 candidati più meritevoli e sarà stilata una classifica dalla prima alla sesta posizione.

Come nelle scorse edizioni del concorso, anche quest’anno i premi sono davvero imperdibili e dal forte appeal: uno Zaino moto Dainese per il 1° classificato e a seguire nelle diverse posizioni, una Maschera Dainese, un Banco da lavoro B+D, un compressore portatile B+D, una giacca antivento Macron, mentre per il sesto ed ultimo classificato è previsto un Aspirapolvere auto.

Il concorso sarà sostenuto da una campagna adv sulle riviste e portali dedicati al mondo del fai da te e bricolage, oltre ad un’intensa attività social per promuovere al meglio l’iniziativa.Non lasciarti scappare questa fantastica occasione e mostra a tutti le capacità maturate attraverso l’attività di bricolage. Distinguiti con originalità e condividi i tuoi ottimi lavori!

Come costruire uno scaffale fai da te con ruote

Benché piuttosto grande, il particolare sistema costruttivo a tamburato rende questo scaffale fai da te al tempo stesso leggero e robusto, così si sposta facilmente su ruote

Vogliamo realizzare uno scaffale fai da te per il soggiorno che si possa spostare dove più ci aggrada, senza fare fatica e, soprattutto, senza doverla svuotare e poi nuovamente riempire di supellettili: la soluzione è dotarla di ruote piroettanti calibrate al peso della struttura. Questo, però, impone l’obbligo di mantenere più leggera possibile la scaffalatura, pur non rinunciando alla doverosa robustezza.

Può fare al caso nostro il tamburato, largamente impiegato in falegnameria per gli usi più svariati: si tratta di imbastire un’intelaiatura di listelli e di chiuderla esternamente con pannelli di compensato. Se i listelli impiegati per la cornice sono di un’essenza esteticamente valida, li si può lasciare direttamente a vista, altrimenti è necessario rivestirli con bordino di piallaccio termoadesivo dello stesso legno del compensato scelto. La procedura prevede la realizzazione dei telai con i listelli cornice e anima (quelli interni longitudinali); segue il loro rivestimento con compensato spesso 4 mm e piallaccio sui bordi, infine l’assemblaggio delle parti, montanti, fondo, tetto e divisori nel mezzo.

I divisori sono più sottili dei montanti; si possono realizzare in vari modi, a seconda del tipo di compensato scelto per il rivestimento dei montanti, fondo e tetto. Se si usa normale compensato, i divisori possono essere fatti con tavole di abete, se si usa compensato di faggio, si deve ricorrere al paniforte impiallacciato nella stessa essenza.

Le ruote sono pivotanti in modo da consentire il libero movimento in tutte le direzioni. Per immobilizzare lo scaffale fai da te, c’è il classico pedalino di blocco dello scorrimento.

Chiusi tra il fondo e il tetto, i pannelli divisori possono essere montati senza elementi di fissaggio alcuno, o al massimo ricorrendo a un po’ di colla. Bastano, infatti, due sottili scanalature ricavate sulla faccia interna del fondo e del tetto per tenerli nella corretta posizione. Ovviamente questi pezzi vanno tagliati con una precisione millimetrica; inoltre non ci si deve scordare di montarli mentre si giuntano gli altri elementi (sarebbe assai più difficile, benché non impossibile, inserirli a scorrimento quando i montanti sono già uniti con il fondo e il tetto).

Per le sedi dei divisori sulla faccia interna del fondo e del tetto, non è consigliabile fare scanalature più profonde di 2 mm perché altrimenti si sfonderebbe il rivestimento del tamburato. La scelta del tamburato, in questo caso, ha un unico svantaggio, perché la presenza di zone vuote all’interno del fondo non garantisce una presa salda alle viti di fissaggio delle piastre delle ruote; pertanto è necessario l’irrobustimento dei punti in cui le ruote vanno fissate. La cosa si ottiene facilmente se, in fase di assemblaggio del telaio del fondo, si incolla un pezzo di listello di scarto, messo a raddoppiare lateralmente la larghezza del listello cornice.

Cosa occorre per realizzare uno scaffale fai da te con ruote

  • Listelli d’abete 40×32 mm: 8 pezzi (1) da 1380 mm (4 montanti di cornice dei fianchi e 4 anime del fondo e del tetto), 4 pezzi (2A) da 1300 mm come anime dei fianchi, 4 pezzi (2B) da 1460 mm come longheroni di cornice del fondo e del tetto, 8 pezzi (3) da 225 mm come chiuditesta di cornice dei fianchi, del fondo e del tetto, 4 basamenti da 48 mm per il fissaggio della piastra delle ruote;
  • Compensato faggio da 4 mm: 4 pannelli (6) da 305×1380 mm per il rivestimento interno di fianchi, fondo e tetto, 4 pannelli (7) da 305×1460 mm per il rivestimento esterno;
  • Paniforte impiallacciato faggio da 19 mm: 3 divisori (4) da 305×1380 mm, 12 ripiani (5) da 305×325 mm;
  • Chiodi d’acciaio a testa piatta 2,5×50 mm;
  • Colla vinilica;
  • 12 spine Ø 10×40 mm;
  • 48 piolini reggipiano Ø 5 mm;
  • Bordino termoadesivo faggio (8,5 m largo 20 mm e 6 m largo 40 mm, il doppio se vogliamo uno scaffale double face);
  • 4 robuste ruote piroettanti con diametro almeno 80 mm;
  • Viti per il fissaggio delle ruote e del basamento;
  • Materiale di finitura.

Montanti di listelli rivestiti

Tempo richiesto: 1 giorno

  1. Unire con colla e chiodi i listelli per realizzare i telai dei montanti

    È necessario lavorare su una superficie perfettamente piana per ottenere il corretto allineamento laterale dei pezzi da accoppiare. Posizioniamo e uniamo con colla e chiodi i listelli per realizzare i telai dei montanti, del fondo e del tetto. I chiodi piantati sui bordi che restano a vista, vanno messi interponendo un pezzetto di compensato di scarto, per evitare di ammaccare il legno su cui si dovrà applicare il bordino di piallaccio.

  2. Aiutarsi con morsetti e lunghi listelli di legno

    Incolliamo i pannelli di compensato, che vanno a formare le facce dei montanti, del fondo e del tetto, interponendo fra i morsetti lunghi listelli di legno in modo da distribuire uniformemente la pressione. Quando la colla è essiccata, dopo i morsetti, togliamo anche i pezzetti di scarto, messi a protezione, e i relativi chiodi. I fori che inevitabilmente rimangono vanno stuccati.
    scaffali fai da te

  3. Innestare le spine

    La spinatura di giunzione dei pezzi è un altro passaggio di precisione. Utilizziamo la maschera, i marcatori e l’arresto di profondità, in modo da ottenere il perfetto allineamento dei profili, una volta innestate le spine.

  4. Effettuare la sequenza di fori

    I piolini che reggono un ripiano devono risultare perfettamente alla stessa altezza; per effettuare la sequenza di fori rileviamo esattamente il punto da cui partire e facciamolo corrispondere sia sui montanti sia sui divisori. Utilizziamo una speciale guida di foratura e dotiamo la punta di arresto di profondità.
    scaffale fai da te con ruote

Consigli per un lavoro ben fatto

Per incollare i montanti dello scaffale fai da te alla base e al tetto teniamo insieme le parti con un sistema ingegnoso fatto di morsetti e pezzi di legno di scarto.
Per le sedi dei piolini, facciamo una fresatura sul lato inferiore dei ripiani; la sede deve essere un poco più ampia.
Tutte le coste a vista vanno rivestite con piallaccio a nastro dello stesso legno del rivestimento. Se invece abbiamo usato normale compensato per il rivestimento esterno, possiamo anche lasciare nudi i listelli sulle coste: la finitura riuscirà a uniformare l’aspetto estetico.
Negli angoli sovrapponiamo le due strisce e tagliamo con il cutter a 45°, in un solo passaggio. Tolte le eccedenze, facciamo aderire i lembi.

Alternative per i reggipiani: speciali supporti o comuni spine

Al posto dei piolini fatti con i cilindretti metallici, sistema semplice e funzionale, possiamo applicare ai ripiani altri tipi di reggipiano. Un tipo molto elaborato, ma che permette di mettere perfettamente in bolla ogni ripiano, fa affidamento su supporti regolabili per applicare i quali si deve usare una punta Forstner per fare uno scasso tondo e cieco che ospiti il corpo del supporto da stringere in sede con una vite.

Poi va fatto anche un foro più piccolo dove va a incastrarsi un perno fisso. Nei fori sui montanti si inseriscono all’altezza voluta i piolini metallici che si accoppiano con il supporto. Questa soluzione è di assoluta tenuta e sicurezza (importante in un mobile con ruote che può essere spostato).

Al contrario, se si vuole adottare una soluzione molto semplice, senza utilizzare neanche i cilindretti metallici, si opta per le spine di faggio, inserite direttamente nei fori sui montanti.