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Forare in tutta sicurezza con i rilevatori di oggetti sottotraccia Bosch

I rilevatori di oggetti sottotraccia permettono di affrontare la foratura di un muro sapendo che la zona è libera e non si corre il pericolo di rotture

Eseguire un foro in una parete è operazione che sotto il profilo tecnico non presenta alcuna difficoltà, ma porta con sé un’incognita capace di far tremare i polsi anche al professionista più smaliziato, legata alla possibilità che in corrispondenza del foro da eseguire ci possa essere un elemento strutturale (per esempio ferro d’armatura), che può ostacolare la foratura o, peggio, un elemento dell’impianto elettrico o idraulico, che potrebbe essere danneggiato nell’operazione. Per questo esistono i rilevatori capaci di indicare la presenza di oggetti di varia natura nello spessore della parete e per lo stesso motivo non conviene lesinare sulla qualità quando si decide di acquistarne uno.

La gamma di elettroutensili Bosch di colore blu è notoriamente quella dedicata al settore professionale; ambito in cui si punta all’eccellenza e ogni compromesso viene abbandonato, in modo che l’operatore possa affidarsi serenamente allo strumento che sta utilizzando. Questo non vuol dire che non possano esserci attrezzature con qualità superiori ad altre. Per esempio fra i tre rilevatori che mostriamo in queste pagine ci sono differenze tangibili nelle potenzialità, ma in ogni caso ci si trova di fronte a un dispositivo che fa esattamente ciò che gli si richiede.

Il modello GMS 120 è il più essenziale dei tre e indica la presenza di oggetti come metalli magnetici (ferrosi), che rileva sino a un massimo di 120 mm di profondità, metalli non magnetici (rame), cavi elettrici sotto tensione e strutture di legno. Senza particolari funzioni aggiuntive, punta tutto sull’immediatezza e la semplicità d’uso. Il modello D-tect 120 ha qualche potenzialità in più, potendo rilevare anche tubi di plastica, ma solo se pieni d’acqua. Ha anche una maggiore sensibilità per i metalli non magnetici e qualche funzione in più per le impostazioni del tipo di sottofondo presente.

Il D-tect 120 può essere alimentato da una batteria al litio Bosch oppure, mediante un’apposito adattatore, con 4 comuni batterie stilo, tipo AA, da 1,5 V.

Il modello D-tect 200 è sicuramente il più sofisticato, indicato per il professionista esigente che ha bisogno di discernere oggetti presenti nei sottofondi più disparati, per esempio nel calcestruzzo nelle prime fasi di indurimento. È molto potente, arrivando nei rilevamenti sino a 200 mm di profondità, ed è in grado di indicarne la profondità dell’oggetto rilevato con una precisione di ±5%. Molto sensibile: fra i materiali, rileva anche i tubi di plastica vuoti.

Tre modelli per tutte le necessità

All’insegna della semplicità, il GMS 120 è l’unico che dispone di una sola possibilità di alimentazione, tramite batteria a 9 V. Il D-tect 120 e il D-tect 200 sono disponibili in diverse varianti, con borsa morbida oppure in valigetta rigida; con alimentazione tramite batteria litio GBA 12 V o con adattatore per batterie stilo AA, accessori che accomunano i due modelli.

dato tecnico/modello*GMS 120D-tect 120D-tect 200
Max profondità di rilevamento120 mm120 mm200 mm
Max rilev. sottostrutture legno38 mm38 mm38 mm
Max rilev. metallo magnetico120 mm120 mm200 mm
Max rilev. metallo non magnetico80 mm120 mm200 mm
Max rilev. cavi elettrici sotto tensione50 mm60 mm80 mm
Tipi di muro selezionabiliCartongesso, universaleCalcestruzzo, cartongesso, universaleMattone/universale, calcestruzzo, cartongesso, riscaldamento a superficie, calcestruzzo nelle prime fasi di indurimento, carotaggio orizzontale laterizio, mattone a fori verticali
Oggetti rilevabili *Metalli magnetici (ad esempio ferro), metalli non magnetici (ad esempio rame), cavi sotto tensione, sottostrutture in legnoMetalli magnetici e non, cavi sotto tensione e non, tubi di plastica riempiti con acqua, sottostrutture in legnoMetalli magnetici e non, cavi sotto tensione e non, tubi in plastica riempiti con acqua o anche vuoti, sottostrutture in legno
Alimentazione1 batteria da 9 VBatteria al litio da 12 V oppure 4 pile a stilo da 1,5 V (AA)Batteria al litio da 12 V, 4 batterie da 1,5 V (AA), 4 pile ricaricabili da 1,2 V (AA)
Peso270 g500 g700 g
Prezzo consigliato (iva esclusa)euro 119,00da euro 289,00da euro 755,00

* Rimandiamo ai rispettivi manuali tecnici per i dettagli sulla precisione dello strumento e per ulteriori informazioni sulle possibili differenze nelle condizioni d’uso.

Accessori e minuteria con imballi riciclabili SACAR

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Da oggi, tutti i contenitori della minuteria metallica e di molte altre categorie merceologiche del catalogo Sacar sono realizzati in PLA (acido polilattico), una bioplastica ottenuta dalla trasformazione degli zuccheri presenti nel mais e in altri materiali naturali, non derivati dal petrolio.

Un pack tutto naturale, che asseconda lo spirito “green” dell’azienda, attenta, sino dai suoi esordi, ai problemi ambientali e al consumo delle risorse della terra. l nuovi contenitori utilizzati da Sacar per le varie referenze, sia blister sia mini-sacchetti trasparenti, sono totalmente compostabili e si degradano rapidamente nel terreno.

I blister hanno sia la vaschetta sia il top realizzati in PLA e accoppiati senza utilizzo di colle, ma solo grazie al calore. Per la colorazione delle confezioni, inoltre, sono utilizzati pigmenti naturali.

A chiudere il cerchio per una sostenibilità a 360°, c’è la decisione di produrre direttamente questi imballaggi, in quantità commisurata alle esigenze di produzione e vendita dei prodotti. Per questa importante novità, Sacar ha ottenuto dal TÜV il prestigioso riconoscimento della Certificazione OK Compost Industrial, in tema di sicurezza, qualità e ambiente.

Sacar (sacardue.it)

Salvadanaio fai da te di legno tornito

Reso cilindrico un pezzo quadro, ci sono due fasi più complicate: svuotarlo internamente in modo da ottenere un tubo con pareti di spessore uniforme e fare di giusta misura le scanalature circolari nelle tavolette per chiudere le estremità del cilindro. Realizziamo un simpatico salvadanaio fai da te

Un oggetto comune, realizzato in modo abbastanza essenziale, con la riproduzione stilizzata della figura di un cagnolino. Detta così potrebbe sembrare una costruzione banale quella di questo salvadanaio fai da te, ma racchiude in sé una serie di lavorazioni per le quali serve una certa attrezzatura e una certa competenza per ottenere i pezzi necessari al progetto.

Il cagnolino è fatto interamente di legno usando due blocchetti di abete avanzati, entrambi di sezione quadrata (uno 100×100 mm per il corpo e il secondo 80×80 mm per la testa del cane), un pannello dello stesso legno di spessore 16 mm per fare la parte delle gambe anteriori e posteriori, un pezzo di compensato da 3 mm per ricavare le due orecchie e la medaglietta fatta a osso, un pezzo tondo di faggio per fare la coda. Si tratta di tornire il blocchetto da 100×100, lungo 300 mm, facendolo diventare cilindrico, e poi svuotarlo all’interno, per ottenere il contenitore delle monete. Dalla tavoletta spessa 16 mm si ritagliano due pezzi uguali che servono per chiudere il cilindro alle estremità e, nel contempo, realizzare le gambe del cagnolino che fungono anche da supporti per tenere diritto il salvadanaio fai da te.

Non essendo facile romperlo per recuperare le monete, è prevista l’applicazione di un tappo frontale che permetta di svuotare il salvadanaio fai da te periodicamente. Il tappo che chiude un foro rotondo è abbellito con la medaglietta a forma di osso, ritagliata dal compensato. La testa è fatta sagomando il blocchetto di abete da 80×80 mm, usando la smerigliatrice angolare con montati dischi abrasivi di tela.

Tanto lavoro col tornio

Tempo richiesto: 4 ore

 

  1. Montare il blocchetto di legno sul tornio

    Il blocchetto di legno con cui si ricava il corpo del cagnolino è a sezione quadrata 100×100 mm e lungo 300 mm. Tracciando le diagonali sulle due facce quadrate di individuano i loro centri per montarlo nel modo corretto su punta e contropunta del tornio.

  2. Rendere cilindrico il blocchetto

    Partendo con una sgorbia da sgrosso, si rende cilindrico il blocchetto; poi si passa alla sgorbia pialla che permette di ottenere una superficie più liscia, mantenendo una maggiore regolarità del cilindro in sezione.

  3. Svuotare il pezzo

    Si monta sul tornio il mandrino a quattro griffe e vi si blocca un’estremità del pezzo cilindrico, in modo da poter effettuare lo svuotamento del pezzo.
    salvadanaio fai da te

  4. Ritagliare due pezzi identici dal pannello

    Si ritagliano due pezzi identici dal pannello spesso 16 mm, sagomandoli con il seghetto alternativo. Con un po’ di attenzione si deve poi individuare il centro della parte tonda di ognuno dei pezzi. La cosa risulta più semplice se si inizia tracciando 2 cerchi con il compasso.

  5. Montare le due tavolette sul tornio

    I centri servono per poter montare sul tornio le due tavolette e realizzare un’incisione circolare profonda 5-6 mm, che abbia dimensioni precise per ricevere l’innesto del cilindro; conviene prima di tutto marcare a matita l’ingombro esterno del cilindro e poi lo spessore della sua parete.

  6. Chiudere il contenitore del salvadanaio fai da te

    Applicando colla vinilica sui bordi del cilindro e nelle sedi delle fiancatine si chiude il contenitore del salvadanaio fai da te, badando che le gambe del cagnolino risultino ben allineate. Una barra filettata provvisoria permette di serrare bene la giunzione sino a colla essiccata.

  7. Aprire un foro per il passaggio delle monete

    Usando il piccolo foro fatto per la barra filettata come punto di centratura, si apre un foro più ampio che garantisca il passaggio delle monete di tutte le dimensioni. Ideale è l’utilizzo di una mecchia, montata sul mandrino del trapano.
    salvadanaio fai da te

  8. Realizzare il tappo

    Il tappo è fatto incollando al pezzo sagomato a forma di osso due dischi di legno, ricavati con una sega a tazza.

  9. Rendere la testa del cagnolino ruotabile

    Un volta fatta la testa, smussando un blocchetto massello con la smerigliatrice angolare, la si articola sul bordo del pannello frontale con una spina di faggio Ø 10 mm lunga 50 mm, incollata solo nella parte del corpo, per avere la testa ruotabile.

  10. Colorare il salvadanaio fai da te

    Sulle varie parti separate si stendono almeno due mani di smalto acrilico bianco, poi si realizzano le macchie nere usando un cartoncino forato tenuto vicino alla superficie mentre si spruzza il colore con la bomboletta.
    salvadanaio fai da te

Progetto di Gabriele Cestra

Un fermento di innovazione unito a un “godimento estetico”

Tratto da “Rifare Casa n.84 – Novembre/Dicembre 2022″

Autore: Nicla de Carolis

Una delle innovazioni più interessanti, perché risponde alle esigenze di cambiamento dettate dalla crisi climatica ed energetica, è senz’altro la caldaia a idrogeno che, oltre a scaldare la casa, potrà in futuro addirittura generare energia elettrica, il tutto senza emissioni di CO2 se l’idrogeno utilizzato sarà quello verde. L’idrogeno verde si ottiene dall’acqua con la scissione dei suoi due elementi, idrogeno e ossigeno, attraverso il processo dell’elettrolisi generata dal passaggio della corrente elettrica prodotta da fonti rinnovabili; come gli altri tipi di idrogeno, grigio e blu (ottenuti con elettricità da fonti fossili), ha un contenuto di energia quasi 2,5 volte superiore a quello del metano, la sua combustione produce solo acqua ed è stoccabile. I vantaggi di un passaggio a un’economia futuribile e auspicata dell’idrogeno sono evidenti e hanno come conditio sine qua non l’implementazione della produzione di elettricità da fonti rinnovabili; per stare con i piedi per terra, il governo italiano ha come obiettivo una penetrazione dell’idrogeno per il settore dei trasporti e del riscaldamento del 2% entro il 2030 e fino al 20% entro il 2050 (fonte www.nature.com). È comunque importante andare avanti su questa strada e da pagina 32 presentiamo una caldaia già predisposta per funzionare con l’idrogeno. Si è fatta tanta strada anche per le pompe di calore, di cui da pagina 26 presentiamo alcune interessanti novità; questa scelta si rivela vincente per avere fresco d’estate, caldo d’inverno e acqua calda tutto l’anno, grazie a un sistema molto più performante, rispetto alla comune caldaia, e a emissioni zero, sempre se l’energia elettrica che alimenta la pompa di calore è generata da fonti rinnovabili. Anche i sistemi di riscaldamento più all’antica, caminetti e stufe, hanno avuto un’importante evoluzione nel contenimento delle emissioni ed essere in regola con le norme per l’inquinamento. Il vecchio caminetto si può riqualificare con l’inserimento di un monoblocco, da pagina 78, che nulla toglie alla sua affascinante estetica ma molto dà in termini di efficienza. Inoltre, legna e biomasse sono fonti di energia rinnovabili, spesso a Km zero, se si considera che quasi il 40% del territorio italiano è costituito da boschi. Nei progetti degli architetti ci sono idee funzionali e originali per una disposizione degli ambienti più in linea con il vivere di oggi; idee per l’illuminazione, la decorazione e gli arredi ma, da pagina 88, anche lavori di riqualificazione energetica con certificazione CASACLIMA. Infine, per soddisfare un vero “godimento estetico” (e mi scuseranno i filosofi empatisti per l’uso improprio della locuzione), nell’ampio dossier sul bagno, da pagina 34, troverete una notevole selezione di prodotti molto belli, il tutto insieme alle linee guida per una progettazione giusta dei bagni di casa nelle loro diverse declinazioni.

Master 650 di Wolfcraft | Pieghevole, leggero, robusto e… con morsa

Un banco da lavoro utilissimo sempre, adatto a qualsiasi lavoro a qualsiasi livello. Può essere il bricoleur occasionale oppure il professionista, in laboratorio, in cantiere, in casa o in garage, dove ci sono sempre necessità di un piano d’appoggio saldo e con morsa per tenere fermi i pezzi

Il banco è uno strumento fondamentale in qualsiasi progetto; tutto ruota intorno a lui, sin dalle prime fasi del lavoro. Tuttavia, la versione leggera e portatile di questo strumento, il banchetto universale, riesce a essere persino più popolare ed apprezzata. Anche in laboratorio, infatti, pur disponendo dei necessari banchi, pesanti e di grosse dimensioni, si ha bisogno costantemente di una superficie aggiuntiva, versatile e facilmente spostabile, per assecondare le diverse fasi di una costruzione. Non parliamo poi delle necessità che si possono avere quando non si dispone di un vero e proprio laboratorio e, per i propri progetti di costruzione e riparazione, si devono usare gli spazi disponibili in garage, in casa o all’aperto. Da oltre 30 anni, con la serie Master, Wolfcraft offre postazioni di lavoro di assoluto riferimento per artigiani e hobbisti; tutti caratterizzati da funzionalità, sicurezza, ergonomia oltre alla qualità delle soluzioni e dei materiali utilizzati. Il nuovo modello Master 650 Ergo è un banco morsa leggero, stabile, versatile e ripieghevole. Tutte caratteristiche essenziali perché un banco universale deve occupare poco spazio; deve poter essere spostato e caricato in macchina senza fatica, ma come prima cosa deve essere robusto e stabile. Master 650 è costruito in Europa ed è garantito per 10 anni.

Pronto in due mosse, comodo e salvaspazio

Quando è chiuso, il tavolo Master 650 Ergo occupa pochissimo spazio in profondità e, grazie alla forma dei piedini di gomma, è molto stabile contro la parete.
La movimentazione del tavolo chiuso è agevolata dalla presenza di un incavo nel ripiano inferiore che facilita la presa.
Due leve sotto il piano permettono di regolarne l’inclinazione continua dalla posizione orizzontale sino a 65°.
Più in basso, altre due leve permettono la regolazione in altezza del piano da 780 a 950 mm, sempre in modo continuativo.
Il telaio è in acciaio tubolare; il piano in MDF ha un’estensione di 650×390 mm, che diventano 650×490 mm con la prolunga in dotazione inserita nella morsa. La larghezza massima di serraggio è di 110 mm tra i piani del tavolo, mentre fra le ganasce in plastica è di 410 mm. In dotazione ci sono 4 ganasce di plastica e due aggiuntivi di serraggio per elementi tondi. Il banco morsa universale Master 650 pesa 13,1 kg e ha una capacità di carico di 120 kg. Il prezzo consigliato al pubblico è di euro 129,00.

Costruire un comodino con piano ribaltabile

È una realizzazione costruita intorno a un comodino esistente, perfettamente dotato, sotto il profilo del peso e della forma, per sostenere il piano-vassoio ribaltabile, anche se sopra mettiamo tutto ciò che ci fa più piacere per una prima colazione a letto

Amiamo le comodità e, quando il tempo ce lo permette, vogliamo goderci una sana prima colazione a letto, con la luce del primo mattino che giunge dalle finestre. Quello che serve è un comodino che possa trasformarsi, in queste occasionali situazioni, in supporto con piano ribaltabile per appoggiare le vivande. Facciamo subito un’importante considerazione: il progetto prevede che si possieda o si acquisti un comodino con determinate caratteristiche; ovviamente si può costruire pure quello, ma il procedimento non viene descritto in questo articolo.

Il comodino

Le caratteristiche del comodino sono molto comuni: deve avere una certa stazza e, soprattutto, essere abbastanza pesante. La sua “importante” massa è assolutamente necessaria perché proprio a lui che è affidato il sostegno e l’equilibrio del piano ribaltabile quando, messo in posizione di lavoro, ci mettiamo sopra tutte le varie cose: tazza, bricco del latte, marmellate, biscotti e quant’altro. Non tutti i comodini hanno le ruote, anzi, difficilmente ne sono provvisti; ma a questo si rimedia facilmente applicandole. Ultima, ma non meno importante caratteristica del comodino, è che deve avere una forma assolutamente squadrata, inteso con questo che non deve neppure esserci il bordino di finitura o il piano debordante lateralmente. In tal caso si possono spessorare i montanti per la riuscita dell’operazione di fissaggio, ma potrebbe non essere una manovra azzeccata esteticamente.

Il lavoro

In definitiva, si tratta di aggiungere a un comodino i due montanti e un elemento di unione superiore, necessario per la robustezza dell’insieme, a cui si articola il piano d’appoggio reclinabile. I montanti si fissano ai lati del comodino, ma nella zona posteriore, esattamente in corrispondenza dello spigolo con il dorso del mobile; in questo modo il ripiano può abbattersi sul retro del comodino, in modo da non essere di intralcio per la normale apertura dei cassetti. Quando necessario, il comodino va ruotato e spostato per sollevare il piano e portarlo nella posizione di utilizzo sopra il letto. Già che menzioniamo il letto, diciamo che anche di questo va tenuto conto nel progettare i montanti, nello specifico dell’altezza da terra del materasso: il piano ribaltabile, infatti deve risultare all’altezza giusta per il suo utilizzo quando siamo seduti sul letto. Per coerenza estetica con il mobile esistente abbiamo scelto di utilizzare legno multistrato spesso 16 mm, ma nulla vieta di usare altri tipi di legno o suoi derivati, anche nobilitati in modo compatibile con il comodino portante.

Il sistema

Il meccanismo di ribaltamento e sostegno del vassoio è molto semplice, ma efficace. Il ripiano è costituito da un pezzo rettangolare di multistrato ed è incernierato con un pezzo dello stesso legno, di identica larghezza ma molto più corto. Il pezzo corto (elemento di raccordo) è collocato, libero di muoversi, fra due tavolette di multistrato, una sopra e una sotto, vincolate saldamente ai montanti laterali, che formano la struttura “ponte”. Il ripiano pende in posizione verticale, grazie alle due cerniere a libro; per renderlo operativo, lo si porta orizzontale e lo si fa scorrere all’interno della struttura ponte che lo vincola a mantenere la posizione in virtù del ridottissimo gioco in altezza.

La struttura ponte e guida

Per la normale funzionalità del comodino, il ripiano è nella sua posizione di riposo, appoggiato al dorso del mobile. Frontalmente non rimane nulla di fastidioso né alla vista, né sotto il profilo funzionale, anzi, come si può notare, abbiamo guadagnato un piccolo ripiano, costituito dalla parte sopra della struttura ponte, su cui abbiamo potuto mettere la lampada e la sveglia, liberando spazio sul piano del comodino.

La costruzione e il funzionamento

Tempo richiesto: 1 giorno

 

  1. Materiale usato

    I pezzi di multistrato che servono sono 6, di identico spessore (16 mm): i due uguali più grandi servono per i montanti (i due pezzi sono squadrati già delle dimensioni giuste, ma vanno ancora sagomati); i due piccoli costituiscono la guida di scorrimento e sostegno del ripiano; il ripiano appena menzionato e la sua piccola estensione di sostegno. Servono poi due piccoli pezzi di abete a sezione quadrata, appena maggiore dello spessore del piano, un pezzo di profilato mezzotondo, 4 rotelle pivotanti, 2 cerniere a libro e viti di varia misura.

  2. Ricavare i pezzi dei montanti

    Per ricavare i pezzi dei montanti sono necessari tagli tondi e tagli rettilinei; dovendo utilizzare il seghetto alternativo per fare i primi, andiamo avanti con questo anche per fare quelli diritti, ma facciamo particolare attenzione a seguire con precisione la linea e, terminato il taglio, regolarizziamo bene il pezzo, perché rimane molto in vista, quindi richiede molta precisione. Notare che abbiamo fissato saldamente i pezzi al banchetto per procedere con i tagli.

  3. Fissare le cerniere a libro

    Per unire il ripiano con la sua estensione di sostegno usiamo le due cerniere a libro che vanno messe rigorosamente sotto filo piano. Notare che gli scassi sono stati fatti particolarmente profondi proprio perché non è solo la parte piatta che non deve sopravanzare il piano, ma anche la parte tonda della cerniera che, quando aperta, deborda rispetto alle ali. Dopo aver tracciato a matita l’ingombro delle cerniere, procediamo a fare gli scassi usando scalpello e martello. Attenzione a calibrare la lunghezza delle viti per le cerniere, tenendo conto che sono messe a maggiore profondità, rispetto alla norma.

  4. Realizzare il ponte superiore

    Nel realizzare il ponte superiore che unisce i due montanti e funge da guida di scorrimento e sostegno del ripiano, procediamo fissando a una delle due tavolette uguali un pezzo di listello di abete cui abbiamo già fatto 3 fori passanti per le viti (quello in cui vi è la vite avvitata e i due di fianco con le viti solo imboccate). Dopo il fissaggio facciamo altri 2 fori passanti nel listello e nel pannello di multistrato.

  5. Fissare il pezzo ai montanti

    Fissiamo il pezzo al primo montante, usando le 2 viti che prima erano solo imboccate, poi lo fissiamo anche al secondo.

  6. Concludere il montaggio della struttura ponte

    Concludiamo il montaggio della struttura ponte, fissando anche il secondo pannellino di multistrato che, nella foto, risulta essere quello di sotto. In quello che vediamo sopra ci ritroviamo i fori passanti che permettono alle viti di andare a mordere direttamente in quello sotto.

  7. Rifinire esteticamente la struttura ponte

    Per rifinire esteticamente la struttura ponte, nella sua vista anteriore, incolliamo ai bordi dei pannelli il pezzo di profilato mezzotondo che abbiamo cercato della misura giusta per coprire quello spazio in altezza.

  8. Fissare la struttura aggiuntiva al comodino

    Non resta che fissare la struttura aggiuntiva al comodino, che nel frattempo abbiamo dotato di rotelle. Per agire da dentro nel mettere le viti, rimuoviamo i cassetti, quindi corichiamo il comodino sul dorso. Questo permette di avere il perfetto allineamento dei montanti con il profilo posteriore del mobile e procedere senza indugi con l’applicazione delle viti.

  9. Applicare il piano pieghevole

    Con la struttura ponte montata possiamo applicare anche il ripiano pieghevole, inserendo dapprima il suo pezzo di raccordo. Mettendo dentro solo quello, le cerniere permettono al ripiano di stare in posizione di riposo (verticale), appoggiato al dorso del comodino. Sollevando il ripiano in posizione orizzontale, lo si può inserire nella feritoia quel tanto che basta per ottenere la sua stabilizzazione.

VERNICE PER BOX di Saratoga: pavimenti mai così belli

Una volta, per sistemare i pavimenti dei box c’era poco da fare: l’usura li consumava rendendoli ogni giorno meno belli, ogni giorno più vissuti.

Oggi con Saratoga Vernice per box la soluzione è a portata di mano. Saratoga propone una vernice pronta all’uso, particolarmente indicata oltre che per box e cantine anche per solai, locali caldaie, piccoli magazzini, laboratori e seminterrrati in genere.

VERNICE PER BOX è una pittura a base acqua per interni ed esterni ad alte prestazioni: non dannosa per l’ambiente e la salute di chi la usa, ha un’ottima resa (oltre 10 m²/litro per mano) e sopporta bene le intemperie, il gelo, il passaggio di pneumatici caldi e le alte temperature in genere, il passaggio di vetture, l’abrasione e l’usura.

Dall’aspetto liquido denso, è pronta all’uso e di facile applicazione a pennello, a rullo o a spruzzo in ogni periodo dell’anno; è protettiva, antipolvere (non rimangono i segni delle scarpe), non ingiallisce e garantisce lunga durata nel tempo.

VERNICE PER BOX viene comunemente utilizzata per proteggere e risanare pavimentazioni cementizie, autobloccanti, in calcestruzzo, mattoni, monocottura, cotto, gres, …

Grazie alla sua straordinaria resistenza alle abrasioni, all’usura, alle macchie di olio per macchine, olio motore, oli idraulici, liquidi antigelo e simili, è la vernice ideale per le aree pedonabili, carrellabili e carrabili di stabilimenti, siti industriali, officine meccaniche, garage, locali batterie, …

VERNICE PER BOX, disponibile in colore grigio o trasparente, in confezioni da 750 ml, è distribuito da SARATOGA INT. SFORZA S.p.A. Milano ed è in vendita nei migliori negozi di articoli tecnici, ferramenta, colorifici e nei reparti tecnici specializzati, professionali e brico-professionali.

Per ulteriori informazioni, consultare il sito www.saratoga.it

Viti Torx per legno | Caratteristiche e utilizzo

Analizziamo in dettaglio le caratteristiche delle viti torx per legno evidenziandone pregi ed eventuali difetti

Le viti Torx per legno sono meno conosciute al grande pubblico rispetto alle viti con intaglio diritto e intaglio a croce, ma sono spesso la prima scelta dei falegnami e dei professionisti. Vediamo di capire perché.

Le viti torx per legno devono il loro nome alla possibilità di applicare un’elevata torsione alle viti, senza che esse si danneggino o si rompano. Proprio questa elevata resistenza a torsione fa si che siano tra le viti predilette, non solo per le lavorazioni del legno ma in alcuni casi anche del metallo.

Caratteristiche delle viti Torx per legno

Una delle caratteristiche più apprezzate è la loro capacità di garantire durante tutte le lavorazioni un serraggio preciso e sicuro, evitando scivolamenti danneggiamenti alla vite. Proprio per questo sono scelte per l’assemblaggio di diversi oggetti e arredi che abbiamo in casa, come ad esempio gli elettrodomestici.

Grazie alla forma della testa, l’ancoraggio avviene in modo preciso. Questo fa si che siano le viti con la maggiore versatilità.

Le categorie in cui si suddividono le TORX sono tre:

Resistorx esalobate

Sono le viti con un profilo classico e con il foro per il cacciavite a forma di stella a sei punte ma con la presenza di un incavo centrale, che fa si che si eviti il serraggio o lo svitamento con i classici attrezzi Torx.

Pentalobate

Queste viti non sono propriamente definibili Torx. Si presentano con il profilo a stella a cinque punte invece che a sei. Non si utilizzano mai per serraggi su legno, ma sono comunemente presenti nei dispositivi elettronici.

Torx Plus

Questa tipologia di vite Torx può avere le stesse caratteristiche sia delle Resistorx esalobate che delle viti pentalobate, ma rispetto alle viti precedenti si presentano con una testa più arrotondata.

Viti Torx: come avvitare e svitare

Che si voglia utilizzare le viti per lavori sul metallo o per lavori sul legno, bisogna tener conto che ogni tipologia di vite Torx, quindi le Torx Plus, le Resistorx, le Pentalobate, hanno bisogno di attrezzi differenti. Tra quelli che possiamo utilizzare ci sono i classici cacciaviti con punta Torx, oppure le chiavi a L, per far si che venga esercitata una maggior leva e una coppia superiore.
Nei negozi esistono anche attrezzi specifici come bussole o inserti che si possono montare sulle chiavi a cricchetto oppure i bit Torx specifici per avvitatori elettrici

Viti Torx per legno: come si utilizzano

Le viti TORX sono utilizzate maggiormente nel campo della carpenteria e nell’edilia proprio per la loro resistenza. Ma sono indicatissime anche per tutti i lavori fai da te in legno, in quanto possono essere utilizzate sia con legni morbidi che con i legni più duri, molto spesso difficili da lavorare.

Le migliori viti per legno Torx da utilizzare sono i modelli in acciaio al carbonio con zincatura, con questo modello non si ha nessun problema. Questa tipologia è utilizzata anche dall’edilizia, quindi è capace di resistere ai grandi carichi e risulta adattabilissima anche ai progetti più piccoli.
Se invece servono delle viti per delle realizzazioni particolari è consigliabile leggere attentamente le schede tecniche o chiedere consiglio ad un esperto, in quanto non tutti i modelli sono in grado di resistere a determinate tipologie di sforzi.

Tra i modelli di viti Torx per legno presenti sul mercato spiccano per qualità le Panelvit di Mustad, nella cui gamma ci sono diversi prodotti con cava Torx per applicazioni su legno, su parquet in esterno e in interno.

Utilizzi vari

Gli utilizzi delle viti Torx sono veramente ampi: si va da progetti in legno a quelli in metallo, che possono coprire qualsiasi fascia di prezzo.
Le viti Torx sono ottimali in ambienti dove le teste delle viti possono essere soggette ad un’elevata usura, come una passerella in legno per il mare, dove il passaggio delle persone determina lo sfregamento a causa della sabbia.

Riguardo i lavori in legno, grazie alle diverse dimensioni e lunghezze, si possono fare diversi lavori, come dei porticati, strutture per i giochi dei bambini; comunque delle strutture che sono soggette a forti sollecitazioni. Se invece si pensa un po’ più in piccolo come un tavolo artigianale o qualche elemento di arredo, esse rappresentano comunque un’ottima scelta

Anche con il metallo le viti Torx sono le migliori, infatti grazie alla particolare testa a sei punte, permettono il serraggio anche in condizioni di elevato calore, che con altre viti comporterebbe la rottura dell’intaglio, come quelle a stella.

Casetta fai da te nel prato | Guida alla realizzazione

Ricevuto in regalo parecchio quanto ottimo materiale da costruzione, che sarebbe andato al macero, si realizza una casetta fai da te, un progetto che era in cantiere ma non imminente

Realizziamo una casetta fai da te da giardino con misure e caratteristiche adeguate allo spazio disponibile, ottenendo il miglior risultato sotto il profilo dell’ambientazione, senza contare che è possibile decidere a piacere la posizione delle finestre e della porta, mantenere una parte frontale aperta, come veranda protetta da ringhiera, e provvedere per altre decorazioni.

Bastano pochi pezzi di scarto per realizzare un semplice oggetto ornativo che immancabilmente fa felice qualsiasi bimbo.

Il materiale di costruzione è il legno, nello specifico travetti di abete, sezione 60×60 mm, ritenuti ottimi per realizzare la struttura portante dell’intera casa. A parte i nove sostegni messi per soprelevare di 30 centimetri la costruzione, lo scheletro di parti come la soletta, le pareti e il tetto è fatto con i travetti in questione. Per il rivestimento sono stati usati listoni di abete, tutti spessi 20 mm, ma di larghezze diverse. Il terreno poco drenante ha imposto di rialzare la casetta sui supporti, ancorandoli a robuste staffe con picchetti affondati profondamente nel suolo.

Base protetta con catramina

La soletta della pavimentazione viene realizzata in garage, approfittando della superficie piana del pavimento e i riferimenti delle piastrelle, che permettono di mantenere facilmente la squadratura durante il montaggio.

Andando sul luogo dell’installazione, la base fatta permette di posizionare con esattezza i 9 supporti verticali, alti 300 mm, che la tengono sollevata dal terreno. Effettuato il fissaggio, si danno su tutto 2 mani di catramina.

La pavimentazione consiste in 4 pannelli di OSB spesso 15 mm, che si fissano con viti applicate con una certa regolarità sul loro contorno.

Sviluppo in altezza della casetta fai da te

Come per la soletta, si procede in garage anche alla realizzazione delle strutture delle pareti della casetta fai da te, ovviamente una per volta, seguendo attentamente il disegno di progetto, ma confrontando costantemente le quote con le parti già costruite.

Le strutture portanti vanno in appoggio sul perimetro della pavimentazione; negli abbinamenti tra pareti limitrofe, le due laterali vanno in sormonto rispetto alla posteriore e alla frontale.

Montate le strutture portanti delle pareti si passa a quella del tetto, allestendo le varie travature delle falde: la trave di colmo, i suoi sostegni, le capriate e i rinforzi.

Rivestimento della casetta fai da te

Il rivestimento delle pareti è effettuato con listoni spessi 20 mm avvitati ai montanti. Le aperture, dove previste, sono delineate da elementi strutturali di contorno, per cui non ci sono difficoltà a completare il rivestimento lasciando liberi gli spazi delle finestre e delle porte.

Si parte con lo stesso tipo di rivestimento anche per la copertura del tetto, con listoni spessi 20 mm, ma poi si aggiunge una guaina autoadesiva ardesiata, come protezione dalle intemperie.

Le finiture degli infissi e accessori esterni

Lungo la linea di giunzione delle pareti limitrofe si applicano ampi paraspigoli di abete, mentre nel contorno delle finestre si avvitano 3 tavole (ai lati e sopra) a filo del foro, mentre sotto si installa una tavola più spessa, con bordi arrotondati, a mo’ di davanzale.

Le ante degli scuri finestre e la porta d’ingresso della casetta fai da te sono fatte ancora con listoni spessi 20 mm, di varia larghezza, uniti da traversi collocati internamente nel caso degli scuri ed esternamente nel caso della porta.

Non essendo previsti vetri alle finestre, per consentire il passaggio di un minimo di luce ad ante chiuse, si apre un foro a forma di cuore al centro di ognuna; tramite una fresatura superficiale, trovano sede un riquadro di plexiglas e un pannellino di compensato, quest’ultimo con la stessa apertura a cuore, entrambi bloccati da una cornice di listelli.

La costruzione si chiude facendo la ringhiera per la parte frontale della pedana, al di fuori della porta d’ingresso. Non resta che dare un paio di mani di impregnante, scegliendo il verde per gli infissi e la ringhiera.

Progetto di Renato Beni

Facciamo la doccia come preferiamo con Della Fiore

Box disponibile angolare, semicircolare, rettangolare o quadrato; porta scorrevole, doppia o a soffietto, con cristalli spessi 6 mm e scelta dei soffioni fra forma quadrata e rotonda

Fra le installazioni in bagno che il fardasé esegue in proprio, risparmiando sui costi, c’è quella del box doccia, tanto più se può contare su un prodotto disponibile in numerose varianti e unisce doti di qualità e particolare attenzione alla semplicità di montaggio. 

Parliamo della gamma Niki di F.lli Della Fiore, un box doccia proposto in quattro versioni: angolare, semicircolare, rettangolare e quadrata, in modo da rispondere a qualsiasi esigenza di collocazione. Inoltre è possibile scegliere tra la chiusura con porta scorrevole, doppia o a soffietto. I profili sono cromati lucidi. Le pareti e le ante, alte 190 cm, sono di cristallo temperato con spessore di 6 mm.

Il box Niki trova naturale completamento con i soffioni e i miscelatori della serie M’AMO, questi ultimi disponibili, oltre che per la doccia, anche per gli altri sanitari del bagno: lavabo, bidet e vasca.  

Miscelatori e soffioni coordinati

Le collezioni Brera e SanSiro fanno parte della linea M’AMO e sono realizzate in acciaio inox AISI 304 cromato. Il miscelatore da incasso per doccia, modello Brera (sopra), è disponibile con o senza deviatore.
Tutti i soffioni hanno il sistema anti-calcare softjet.
I modelli Brera hanno forma quadrata e sono disponibili con misure di 20×20 cm, 25×25 cm e 30×30 cm, mentre i soffioni San Siro (sotto), di forma rotonda, sono disponibili con diametro di 20 cm, 25 cm e 30 cm.