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Erbe aromatiche su mensola fai da te sospesa

Una mensola fai da te che permette di risparmiare spazio, rapida e semplice da realizzare: si eseguono i fori in una tavola per inserire i vasi delle piantine in totale sicurezza, poi la si fissa al soffitto con quattro cavi d’acciaio

Quando si cucina si vorrebbe avere sempre tutto a portata di mano, compresi i vasi delle erbe aromatiche. La cosa è fattibile, soprattutto se si ha la fortuna di avere una bella finestra davanti al bancone dove si preparano i cibi. In questo caso, i vasetti con le erbe non vanno messi sul davanzale, dove sono sicuramente d’ingombro per aprire la finestra, bensì appesi al soffitto, ad altezza tale da non scontrarli con la testa, ma a distanza sufficiente dalla finestra per poterla aprire. Per appendere i vasetti, si realizza una mensola fai da te, usando una tavola di lamellare di abete, sulla quale si pratica un foro rotondo per ogni vasetto; l’intento è quello di inserire nei fori gran parte del vaso ed essere così sicuri che non ci sia possibilità di ribaltamento.

La mensola fai da te si sospende al soffitto tramite quattro tiranti, ognuno costituito da un cavetto d’acciaio da far passare attraverso un foro nel legno, lato mensola, e chiudendolo su sé stesso tramite morsetti. Al soffitto si applicano 4 tasselli con gancio aperto, in modo da poter rimuovere rapidamente la mensola, in caso di necessità.

Per fare i fori dei tasselli nella posizione corretta, una volta che la mensola è pronta per essere montata (ma prima di averle applicato i tiranti), si mette dentro il foro centrale un vasetto vuoto con una torcia accesa, puntata verso l’alto; quindi si sostiene la mensola a mano nella posizione voluta e si marca il centro della luce sul soffitto. Ora non resta che appoggiare la mensola fai da te nuda al soffitto, centrando il segno appena fatto nel foro di mezzo e marcare i punti dove mettere i tasselli inserendo la matita nei quattro fori presenti ai suoi angoli.

Cosa occorre

Utensili: trapano avvitatore a batteria; seghetto alternativo; levigatrice mouse a batteria; fogli carta abrasiva a grana 120; punte per legno e per muro; compasso; matita; metro flessibile; strettoi; cacciavite a croce.

Materiali: 1 tavola di abete spessore 22 mm larga 230 mm, lunga 1000 mm; cavo d’acciaio sezione 4 mm; 8 morsetti fermacavo; 4 tasselli a espansione per muratura, sezione 8 mm; 4 viti a occhiello o gancio per i tasselli, 6 vasetti.

 

Non i soliti morsetti

Sono numerosi i sistemi per fissare un cavetto d’acciaio a un supporto, facendolo passare in un foro o un anello, per poi bloccarlo su sé stesso. Nonostante sia ampia l’offerta di morsetteria adatta allo scopo, non sempre il risultato è gradevole alla vista, cosa che assume molta importanza in questo contesto, trattandosi di un’installazione in cucina, in posizione a elevata visibilità.

Non per niente sono stati scelti questi morsetti a “uovo”, che fanno molto bene il loro lavoro di tenuta e, nel contempo, offrono un ottimo risultato estetico. I due gusci bombati accompagnano con la loro linea i cavetti in uscita, mentre all’interno una serie di rilievi provvede a bloccare saldamente i cavi, una volta serrata la vite. Il numero visibile sul guscio indica il diametro ideale del cavo da serrare, quindi sono disponibili in varie misure.

Costruzione e fissaggio della mensola fai da te

Tempo richiesto: 2 ore

 

  1. Tracciare le circonferenze

    Rilevato il diametro intermedio dei vasetti, si prendono le misure sulla tavola di abete per distribuirli uniformemente nella lunghezza. Individuati i centri dei fori, si tracciano le sei circonferenze con il compasso.
    mensola sospesa al soffitto

  2. Forare l’interno della circonferenza

    Si monta una punta da legno da 10-12 mm di diametro per fare un foro che lambisca ogni linea tracciata, ma all’interno della circonferenza.
    mensola fai da te

  3. Tagliare lungo la linea tonda tracciata in precedenza

    Il foro appena fatto serve per potervi inserire la lama del seghetto alternativo e iniziare a tagliare il legno lungo la linea tonda. Notare che, per la libertà di movimento della lama, la tavola è bloccata a sbalzo sul banco da lavoro, tramite un paio di strettoi. Il taglio va fatto muovendo lentamente il seghetto, con molta precisione sulla linea, in modo da non dover carteggiare molto in seguito.

  4. Rifinire i bordi

    La parte interna del foro va passata con la carta vetrata usata a mano, mentre per smussare i bordi si fa un ottimo lavoro con la levigatrice a delta, usata in punta. La levigatrice si usa anche per regolarizzare e smussare gli spigoli esterni della tavola.
    mensola fai da te

  5. Forare la tavola in prossimità dei 4 angoli

    Con una punta da legno di Ø 6 mm si fora la tavola in prossimità dei 4 angoli, quindi si fanno passare 4 spezzoni di cavo d’acciaio, fissandoli su sé stessi con i morsetti. Idem all’altro capo del cavo, per poterli agganciare all’uncino del tassello a soffitto. La lunghezza dei cavi dipende dall’altezza del soffitto del locale in cui si vuole installare la mensola fai da te sospesa.
    mensola fai da te sospesa al soffitto

Tutto ciò che serve per misurazioni “Easy”

Un trio di strumenti colmi di tecnologia, caratterizzati dalla semplicità di utilizzo; consentono di affrontare con sicurezza tutti i progetti di casa in cui serve misurare, allineare e forare in parete o soffitto

Affrontando i tanti lavori che facciamo per rendere la nostra casa sempre più bella e personale abbiamo sicuramente necessità di fare rilevamenti di vario tipo: primo fra tutti può essere la misurazione di una distanza per l’installazione, per esempio, di un oggetto a parete, cui può seguire la necessità di allinearlo ad altri presenti nelle vicinanze e, non ultima, quella di essere sicuri che nel punto cruciale non siano presenti sottotraccia conduttori elettrici o tubazioni degli impianti. A fare tutto questo non può essere un solo strumento, data l’alta specializzazione che necessita ognuna delle operazioni citate, ma Bosch mette a disposizione una serie di dispositivi che rientrano nella gamma Easy, quella contraddistinta dalla grande semplicità e immediatezza di utilizzo, senza perdere di vista la precisione che comunque è doverosa per portare a termine qualsiasi progetto nel migliore dei modi.

Per la misurazione c’è il distanziometro laser Zamo III con nuovo design e formato tascabile; offre misurazioni precise sino a lunghezze di 20 metri, ha una nuova funzionalità di calcolo delle aree e gode dell’utilizzo molto intuitivo grazie alla presenza di un solo tasto per le sue varie funzioni. È disponibile in versione Base oppure in versione Set, con 3 utilissimi accessori. Per la ricerca di metalli sottotraccia c’è il rilevatore Truvo con cui si scansionano pareti e soffitti prima di eseguire fori per appendere quadri o installare luci. Anche in questo caso l’utilizzo è garantito da un unico pulsante.

Per qualsiasi allineamento, durante le installazioni, c’è la livella laser multifunzione Quigo Green con le sue linee laser incrociate di colore verde intenso, ideali per lavorare in ambienti fortemente luminosi; il diodo laser verde offre una visibilità fino a quattro volte superiore rispetto alle linee laser di colore rosso e contribuisce ad estendere il raggio d’azione fino a 12 m.

Zamo: per misurare distanze

 
 
 

Il distanziometro laser Zamo III misura distanze fra 15 cm e 20 metri con una precisione di +/- 3 mm; ha anche la funzione di misurazione in continuo e quella di calcolo delle aree. In versione Set ha in dotazione tre adattatori brevettati Bosch: l’adattatore Nastro misura la distanza su superfici tonde, emisferiche o cilindriche; l’adattatore Rotella misura mentre scorre sulle superfici, lisce o irregolari, percorrendo linee diritte o curve; l’adattatore Bolla, con proiezione di una linea laser orizzontale e una verticale, è perfetto per allineare oggetti. Il distanziometro laser Zamo III in versione Base ha un prezzo consigliato di euro 61,99; in versione Set ha un prezzo consigliato di euro 104,99.

 

3 accessori Zamo Set

Zamo III in versione Set ha in dotazione tre adattatori brevettati Bosch. L’adattatore Nastro misura lunghezze nello sviluppo di una forma convessa, come una sfera, un cilindro ecc. Ha un range di misurazione che va da 5 mm a 1500 mm (1,5 m), con una precisione di +/- 1 mm/m. L’adattatore Rotella permette di misurare lo sviluppo di un percorso, rettilineo o curvo, su superfici lisce o irregolari; ha un range di misurazione da 1 mm a 20 m, con precisione di +/- 5 mm/m. L’adattatore Bolla permette allineamenti precisi con la proiezione di due linee, una verticale e una orizzontale; la portata è di 5 m con una precisione di +/- 1 mm/m.

Truvo: per sapere cosa c’è sotto

 
 
 

Il rilevatore digitale Truvo scansisce rapidamente pareti e soffitti, consentendo l’agevole localizzazione di oggetti metallici e cavi sotto tensione. L’interfaccia utente è rappresentata da un sistema con LED a semaforo: luce rossa quando viene rilevato un oggetto, gialla in prossimità di un oggetto e verde in assenza di oggetti; al feedback ottico è associato un utile cicalino. Il sistema effettua una calibrazione automatica; i materiali rilevabili sono metalli ferrosi, metalli non ferrosi, cavi in tensione. La profondità di rilevamento massima è di 70 mm per l’acciaio, 60 mm per il rame, di 50 mm per i cavi sotto tensione. Il rilevatore metalli Truvo ha un prezzo consigliato per il pubblico di euro 53,99.

Quigo: per allineare ogni cosa

 
 
 

Quigo Green si autolivella entro un campo di ± 4°, assicurando un corretto posizionamento di specchi, ripiani per scaffali, quadri, mobili, piastrelle ecc. La precisione, ulteriormente migliorata, è di ± 0,6 mm/m, su un raggio d’azione fino a 12 m. Per la massima praticità di impiego, questa versatile livella laser multifunzione è dotata di un supporto universale MM 2 e di una piastra adattatrice, per fissarla con facilità anche ad appigli di fortuna. Il campo di apertura orizzontale è di 85°, verticale 65°. Quigo Green è realizzata principalmente con materiali riciclati, sia per il corpo, sia per gli accessori e la confezione. Il consumo di energia è ottimizzato e usa soltanto 2 batterie AAA. Quigo Green ha un prezzo consigliato per il pubblico di euro 82,99.

Rastrelliera fai da te come scarpiera

Semplici tondi in ramin assemblati a forma di cavalletto con rastrelliera fai da te superiore, permettono di riporre in maniera pratica e sbrigativa otto paia di scarpe consentendo nel contempo una scelta veloce del modello da indossare

Scarpiere in commercio ne esistono molti modelli, con forme e capienze diverse, quasi tutte studiate per essere nascoste alla vista (specialmente il contenuto) dietro porte, ripostigli ecc. Non questa rastrelliera fai da te, che è realizzata proprio per restare in bella vista, costruita con semplici tondi in ramino assemblati a forma di cavalletto con due file di bacchette sfalsate tra loro, che ricorda le vecchie mangiatoie di fieno poste nelle stalle.

La forma inusuale (ma sinuosa) di questa scarpiera si compone di un corpo centrale dotato di quattro piedi di appoggio e una rastrelliera fai da te superiore disposta a V che, oltre ad assicurare la praticità di riporre otto paia di scarpe semplicemente infilate su ciascuna bacchetta, completamente in vista, nell’insieme forma un oggetto di arredamento moderno, facilmente collocabile negli ambienti riservati della propria casa.

La praticità d’uso nel riporre le proprie scarpe in vista facilita soprattutto l’individuazione del modello da indossare all’occorrenza senza la costrizione di aprire antine e cassetti vari delle scarpiere tradizionali. La sua realizzazione è molto semplice, anche se richiede precisione nell’esecuzione dei fori inclinati necessari per i piedi di appoggio e la rastrelliera fai da te ed è alla portata di tutti coloro che dispongono di un piccolo seghetto per legno e un trapano avvitatore (meglio se entrambi a batteria).

Importante l’inclinazione dei fori

Tempo richiesto: 4 ore

La costruzione richiede due pezzi di ramin: 1 tondo Ø 50 x1000 mm e 9 tondi Ø 12x 1000 mm. Due gli attrezzi indispensabili: seghetto per legno e trapano avvitatore.

  1. Tracciare le inclinazioni sulla faccia del tondo principale

    Si riportano sulla faccia del tondo principale gli angoli che indicano la posizione delle rette su cui tracciare i fori necessari per le bacchette e i piedi con le inclinazioni decise per ottenere una buona stabilità dell’oggetto (50° per i piedi e 30° per la rastrelliera fai da te); operazione semplificata se si costruisce una dima in cartoncino.

  2. Tracciare le due linee longitudinali

    Si tracciano sulla circonferenza del tondo le due linee longitudinali parallele. Su ogni linea si marcano i punti di foratura per le bacchette iniziando a 50 mm da un lato, con passo 120 mm e spazio finale di 110 mm; situazione inversa sulla seconda linea.

  3. Eseguire i fori

    Con punta per legno Ø12 provvista di fermo di battuta a 20 mm, si realizzano tutti i fori necessari; meglio se eseguiti con dima di foratura o trapano a colonna.
    rastrelliera fai da te

  4. Ricavare le bacchette e i piedi d’appoggio

    Si tagliano otto dei tondi Ø 12×1000 esattamente alla mezzeria per ricavare le 16 bacchette della rastrelliera fai da te e l’ultimo in quattro pezzi da 250 mm per i piedi d’appoggio in modo da non avere scarti.

  5. Stondare le estremità delle bacchette

    Si stondano tutte le estremità delle bacchette con carta abrasiva fine mentre sui quattro piedi d’appoggio si esegue un’ulteriore lavorazione in punta come per le bacchette da tamburo; si infilano a pressione nelle proprie sedi cosparse di colla.
    rastrelliera fai da te

Tecnologia Nanoblade

Novità mondiale Bosch! Una nuova tecnologia di taglio che si basa su una catena a circolazione continua, composta da elementi lunghi 4 mm; sfrutta i vantaggi del funzionamento della sega a catena portandoli, grazie alla miniaturizzazione, sul piano di un utilizzo semplice e sicuro.

Taglia legno e derivati, materiali laminati e materie plastiche. Morbido avanzamento della lama con vibrazioni ridottissime; l’estremità, che taglia attivamente, agevola i tagli dal pieno. Sistema di montaggio SDS: la lama si sostituisce in modo rapido senza necessità né di oliarla né di affilarla.

AR Blue Clean 4.1 Wi-TOUCH | Tanta potenza e massimo controllo

AR Blue Clean 4.1 Wi-TOUCH è un’idropulitrice con doppio gruppo pompa-motore e Wi-Touch System, il sistema tecnologico progettato e brevettato da Annovi Reverberi che consente di modulare le performance direttamente dalla pistola tramite il Power Change, ottenendo così il massimo risultato, risparmiando tempo ed energie

Con l’evoluzione tecnologica, anche uno strumento apparentemente semplice come l’idropulitrice può aumentare sensibilmente le sue prestazioni, la sua versatilità e la semplicità di utilizzo. Tutto questo si può facilmente rilevare sull’AR Blue Clean 4.1 Wi-TOUCH, un’idropulitrice che fa parte della gamma DTS (Dualtech Tecnology System), il sistema tecnologico ad alta pressione brevettato Annovi Reverberi che include due gruppi pompa-motore (2 Power Units) nel dispositivo.

Grazie a questo, le performance sono raddoppiate, la forza e l’estensione del getto sono ottimizzate e la portata può arrivare a 810 l/h, il doppio rispetto a quella media di una idropulitrice home&garden. Il raggio d’azione del getto può raggiungere i 5 metri di distanza, per pulire con facilità anche le superfici molto estese in altezza.

Pressione massima 150 bar; portata massima 810 l/h; potenza assorbita 2,5 kW
 
 
Pistola Wi-TOUCH con prolunga
 
Schiumogeno alta pressione
 
Porta accessori integrato
 
 
Twin Nozzle, per velocizzare la pulizia di ampie superfici
 
In dotazione un tubo ad alta flessibilità lungo 8 m
 
Selettore ergonomico di controllo Wi-TOUCH mode
 
 
Manico telescopico con ganci per appoggiare la lancia orizzontalmente
 
Nel raccordo rapido di ingresso vi è un filtro dell’acqua ispezionabile

WI-TOUCH SYSTEM è l’innovativo sistema di controllo a distanza per idropulitrici progettato e brevettato da Annovi Reverberi che consente, abbinato al sistema tecnologico DTS, di modulare le performance dell’idropulitrice direttamente dalla pistola attraverso il “power change”. Grazie alla leva si controlla il passaggio tra modalità ECO soft cleaning, adatta alla pulizia di veicoli, staccionate, mobili da giardino, tende da sole e superfici delicate, e FAST cleaning, utile per le superfici più estese e per eliminare lo sporco più profondo da pavimentazioni di pietra o cemento, muri, rivestimenti e attrezzature.

Power For All 18V Alliance di Bosch | Nuovi seghetti più facili e performanti

Forte impulso di rinnovamento con due nuovi modelli a batteria Power For All 18V Alliance potenti e semplici nell’utilizzo, con tutte le carte in regola per collocarsi come alternativa ai modelli con motore a 220 V e come elettroutensili di riferimento nelle rispettive gamme Easy e Universal

Nel 1944 nasceva il seghetto alternativo e da allora questo immancabile elettroutensile si è diffuso in ogni laboratorio, entrando a far parte della dotazione di qualsiasi artigiano che lavori con legno, plastica e metalli, ma anche in quella di tutti i fardasé. Utilità, versatilità, sicurezza e facilità di utilizzo sono i motivi del successo del seghetto alternativo, uno degli strumenti più ampiamente diffusi dopo il trapano. Da sempre, i seghetti alternativi Bosch sono stati un punto di riferimento a tutti i livelli, dal settore consumer a quello professionale, e oggi sono al lancio due nuovi modelli alimentati con batterie della famiglia Power For All Alliance, capaci di alzare ulteriormente l’asticella con caratteristiche di primaria importanza.

Pur inserendosi nella gamma Easy e Universal della casa tedesca, infatti, i dati di targa e le potenzialità di queste due nuove macchine sono paritetici rispetto ai modelli più performanti, alimentati con corrente elettrica 220 V, della stessa categoria. EasySaw 18V-70, in pratica si colloca al livello del PST 650, un modello di grande successo, il più venduto in merito al rapporto qualità/prezzo. UniversalSaw 18V-100 si allinea sulle posizioni del PST 700 e del PST 800.

Entrambe le nuove macchine sono alimentate con batterie Power For All 18 V Alliance, compatibili con un grande numero di elettroutensili per il laboratorio, la casa e il giardino. Sono adatte per tagliare il legno nelle sue varie declinazioni, laminato, compensato, OSB, listelli, pallet ecc, ma anche alluminio, metalli e materie plastiche in genere. Il modello EasySaw 18V-70 ha una profondità massima di taglio di 70 mm; UniversalSaw taglia spessori sino a 100 mm.

EasySaw 18V-70

EasySaw 18V-70 è compatto e leggero; con il rivestimento SoftGrip sull’impugnatura e sulla parte frontale consente un’ottima presa; a questo si aggiungono l’interruttore di sblocco e l’interruttore di avviamento che rendono semplice a destrorsi e mancini effettuare i tagli più impegnativi, come quelli smussati, con il piedino inclinato a 45°.
Completano il quadro della grande semplicità di utilizzo che contraddistingue questo modello, l’avvio soft del motore, le vibrazioni notevolmente ridotte, grazie a un sistema di contrappesi, e il miglioramento del sistema di attacco SDS delle lame, ora molto più fluido. Con la funzione soffiatrucioli, durante il taglio rimane sempre perfettamente visibile la marcatura da seguire. Alla base dell’impugnatura una serie di led indicano lo stato di carica della batteria; l’attacco standard per aspiratori permette tagli puliti anche con legni di elevati spessori.
 
 
 

Dati tecnici

  • Numero giri a vuoto 0-2600
  • Profondtà taglio legno 70 mm
  • Profondità taglio alluminio 15 mm
  • Profondità taglio metallo 6 mm
  • Peso senza batteria 1,3 kg
  • Peso con batteria 1,7 kg
  • Dotazione lama (1) T144D

Il seghetto alternativo EasySaw 18V-70 ha un prezzo consigliato per il pubblico di euro 69,99 (senza batteria e caricabatteria)

UniversalSaw 18V-100

Il seghetto alternativo UniversalSaw 18V-100 offre tutti i vantaggi e le peculiarità del modello EasySaw, cui aggiunge la maggiore potenza, che gli permette un più elevato spessore di taglio, ma anche la presenza della funzione pendolo che permette di avanzare meglio e più velocemente proprio con i materiali più spessi.
Inoltre, con questo modello è inclusa una dotazione più ricca, che include 4 accessori. La protezione antitrucioli, uno schermo da applicare frontalmente per convogliare meglio la polvere quando si usa l’aspiratore. L’accessorio CutControl, un grande aiuto per seguire con precisione la marcatura nei tagli rettilinei, mediante un’estensione frontale che funge da collimatore. La protezione antischeggia, per un taglio con bordi senza scheggiature sul lato superiore. La copertura piedino, una protezione da applicare sotto la piastra d’appoggio quando si lavorano superfici molto delicate, evitando in questo modo do rovinarle.
 
 
 

Dati tecnici

  • Numero giri a vuoto 0-2600
  • Profondità taglio legno 100 mm
  • Profondità taglio alluminio 18 mm
  • Profondità taglio metallo 8 mm
  • Peso senza batteria 1,6 kg
  • Peso con batteria 2,0 kg
  • Dotazione lame (2) T144D

Il seghetto alternativo UniversaSaw 18V-100 ha un prezzo consigliato per il pubblico di euro 89,99 (senza batteria e caricabatteria)

Kit per la rigenerazione di filetti Fervi | Per quel bullone che non tiene più

Vediamo come funziona e cosa contiene questa scatola “magica” che permette di rigenerare diverse misure di filetto. La procedura prevede l’allargamento del foro per inserire un inserto filettato che riporta il pezzo in lavorazione allo stato di origine; capace quindi di ricevere l’avvitatura della vite o del bullone che c’erano o di tipo identico

Una delle cose che teme di più chi svolge lavori di manutenzione e riparazione meccanica è il cedimento del filetto femmina, ovviamente non quando si tratti di un dado, ma quando si trovi nello spessore di una parte costituente un oggetto. La soluzione di allargare il foro per filettarlo alla misura superiore impone di aumentare pariteticamente la taglia del bullone e, se anche la manovra fosse consentita dalla conformazione degli accoppiamenti, quasi sempre il risultato non è valido esteticamente.

Come soluzione definitiva per questo genere di problemi, Fervi mette a catalogo una nutrita gamma di kit per la rigenerazione di filetti, capaci di fronteggiare tutte le più frequenti situazioni. Abbiamo provato il Kit riparazione filetti metrici F-Coil art. E010 che contiene 5 set completi per la rigenerazione di altrettante misure di filetto: M5, M6, M8, M10 ed M12.

Per ogni misura ci sono gli utensili necessari per l’intervento; sono una punta per trapano, un maschio, un utensile di montaggio e un attrezzo di rottura, più un certo numero di inserti filettati inox. Per svolgere il lavoro serve un trapano, possibilmente a colonna in modo da forare correttamente, e un giramaschi, non incluso nel kit.

La procedura inizia allargando il foro che presenta il filetto spanato, per eseguire una nuova filettatura di dimensioni maggiori; la fase è propedeutica per poter rigenerare il filetto con l’avvitatura di un inserto che riporta il diametro del foro alla misura originaria, ivi compresa la filettatura metrica. In questo modo il pezzo può ricevere il bullone originale, se non danneggiato, oppure uno identico nuovo.

Tutto ciò che serve per la riparazione

Il Kit riparazione filetti metrici F-Coil E010 è adatto alla rigenerazione delle filettature M5, M6, M8, M10 ed M12. Fornisce 5 punte HSS (Ø 5,2 – 6,3 – 8,3 – 10,4 – 12,4 mm), 5 maschi (M5x0,8 – M6x1,0 – M8x1,25 – M10x1,5 – M12x1,75), 5 utensili di montaggio e 5 attrezzi di rottura di misure adeguate, infine gli inserti filettati inox, che sono 25x nelle misure da M5, M6, M8, M10, e 10x nella misura M12. Attualmente il kit art. E010 è in promozione al prezzo di euro 122,00.

Una procedura semplice e intuitiva

Tempo richiesto: 1 ora

 

  1. Verificare il diametro

    Anche se non si hanno dubbi, è sempre meglio verificare il diametro del filetto che si è spanato.

  2. Allargare il foro

    Sulla base della misura presa, si sceglie la punta del kit con il valore superiore più vicino e si allarga il foro nel pezzo da riparare.

  3. Filettare il foro

    Si filetta il foro appena allargato scegliendo il maschio in dotazione abbinato alla punta utilizzata al passo precedente. Un goccio d’olio aiuta l’azione di filettatura.

  4. Regolare l’arresto di profondità

    Si regola l’arresto di profondità con la chiave a brugola in dotazione, in modo che la parte superiore arrivi perfettamente a filo piano.

  5. Avvitare l’inserto filettato

    Si avvita l’inserto filettato corrispondente alla filettatura eseguita mandandolo a fondo sino allo scontro dell’arresto di profondità.

  6. Rimuovere l’estensione trasversale

    Con l’attrezzo di rottura si rimuove l’estensione trasversale che permette all’inserto di essere posizionato avvitandolo, ma ostruisce su un lato l’imboccatura dell’inserto; si ottiene così la totale pervietà, necessaria per il libero accesso della vite.

Carrello per camper fai da te

Utilissimo per i trasporti giornalieri quando si è nell’area attrezzata, il carrello per camper fai da te si ripiega per occupare il minimo spazio per la sistemazione nel gavone

La combinazione di persona fardasé e di “camperista” è una di quelle più esplosive. I camperisti, infatti, costretti a svolgere innumerevoli mansioni di natura ordinaria e, spesso, straordinaria, sono fortemente inclini alla manualità e hanno sempre nuovi motivi per mettersi all’opera con invenzioni pratiche e funzionali. A dimostrarci questo teorema è Luciano Mazzucco, che ci presenta il suo progetto di un carrello per camper fai da te per trasportare, dal veicolo al punto di scarico del campeggio, la tanica delle acque scure.

È una manovra da fare una volta al giorno; si tratta di spostare una tanica, da tenere orizzontale, pesante circa 15-16 kg, per un tratto di strada variabile (dipende da dove è posteggiato il van rispetto al punto di scarico del campeggio). Il progetto prevede la costruzione di un carrello per camper fai da te che sia leggero, interamente ripieghevole (sul camper lo spazio non è mai sufficiente), con ruote grandi abbastanza per non fare fatica nei terreni accidentati e ghiaiosi e, soprattutto, che permetta di trasportare la tanica orizzontale.

Ingegnoso e in perfetto stile fardasé il sistema di ripiegamento delle ruote, che coinvolge l’asse, e quello delle staffe di contenimento della tanica; entrambi riducono al minimo l’ingombro del carrello per riporlo nel gavone dopo l’uso. Singolare il sistema di giunzione del telaio, fatto con tubi a sezione rettangolare di alluminio, attuato con listelli di legno e viti.

Uno spezzone di barra filettata si fora trasversalmente due volte: la prima, all’estremità, per il passaggio di una vite che la incerniera alla traversa di alluminio; il secondo foro, più piccolo, va fatto dopo aver avvitato, sino al contatto con la traversa, un dado e serve per inserire un chiodo da ribattere per bloccare il dado sul posto.
Con la sagomatura data al terminale della traversa d’alluminio si ottiene un asse che può ruotare attorno alla vite, ma vincolato fra due scontri: la sua posizione rispetto alla traversa può essere in linea (angolo di 180°) oppure chiusa ad angolo retto (90°).
Per tenere ferma la ruota in posizione di lavoro si usa un elastico da tirare fra una piastrina con gancio, fissata all’asse, e un piatto di alluminio sagomato in modo che anche questo pezzo sia contestualmente costretto alla posizione eretta; la sua funzione è di contenimento della tanica.

Giunzioni di testa con viti e legno

Si fa un foro passante il tubolare 1, di diametro sufficiente per il passaggio della vite; poi, sul lato esterno lo si allarga, per far passare il cacciavite. La vite a testa piatta che si inserisce nel tubolare 1 va a mordere il legno inserito a forza all’interno del tubolare 2, da unire. Inserendosi, la vite provoca un’espansione sufficiente al bloccaggio dell’insieme.
 

Più robusto così

Un pannello di plastica rigida, tagliato di identica misura rispetto al telaio, si avvita ai tubolari sottostanti, ottenendo grossi vantaggi in termini di robustezza, rigidità e solidità delle giunzioni del carrello. Le misure di questo pannello si stabiliscono con certezza a telaio allestito.

Progetto di Luciano Mazzucco

Fascino di pietra e mattoni vs facilità di cartongesso

Tratto da “Far da sé n.526 – Agosto/Settembre 2022″

Autore: Nicla de Carolis

Le prime costruzioni in pietra risalgono a circa due milioni di anni fa, erette dall’Homo abilis nell’Africa orientale; la storia della muratura in laterizio è invece molto più recente, si parla del 5000 a. C. con gli Assiro-Babilonesi e poi gli Etruschi, i Greci e i Romani ovviamente. Gli esempi del passato ci fanno venire i brividi quanto a imponenza delle costruzioni, se si considera che non c’era nessun aiuto in termini di energia e si poteva contare solo sulla forza umana e degli animali. Ma lo stupore deriva anche dalla progettazione ingegneristica e dall’estetica.
Certo non si dovevano ottimizzare i tempi dei cantieri, la manodopera era abbondante e prima del consumismo, che prevede l’obsolescenza programmata del prodotto anche in edilizia, tutto era progettato e costruito per durare il più possibile. Anche solo analizzando case modeste e più recenti (‘800 e inizio ‘900) realizzate
in mattoni pieni o in sassi raccolti per liberare i terreni agricoli, ci si rende conto di come questi edifici abbiano mantenuto intatto il loro fascino elegante pur nella semplicità di struttura e materiali.
Ma venendo alla realtà di oggi nessuno penserebbe più di utilizzare questi materiali, in particolare progettando una ristrutturazione di un appartamento, per fare una tramezza o rifare un bagno. Il sistema preferito è quello a secco con lastre in cartongesso e profilati, pezzi facili da trasportare, impianti che corrono tra le lastre senza dover fare tracce, superfici già lisce con poche fasi di rifinitura, possibilità di mettere all’interno del sandwich un isolante, un lavoro che sporca meno di quello con malta e mattoni.
Quindi nel dossier da pag. 12 troverete tutte le indicazioni per affrontare questa tecnica costruttiva a secco, ottima nella maggior parte dei casi e alla portata di un fardasé. Ma la creatività di chi fa da sé non può certo prescindere dall’utilizzare una muratura tradizionale, dal conoscere caratteristiche, tipi, usi di laterizi e blocchetti in gasbeton, di malte per unirli e intonacarli, di come si realizzano le scanalature per le guaine elettriche. Tante informazioni utili per chi non le sa e un ripasso per chi è quasi un muratore/cartongessista provetto!

Vaso fai da te in ferro con pareti trapezoidali assemblato con ribattini

Diverse le varianti possibili per la realizzazione di questo vaso fai da te in ferro, sia per l’utilizzo o meno di attrezzature elettriche, sia per il sistema di giunzione, che si può fare anche con rivetti o saldatura ad arco; possibili varianti anche per la presenza o meno dei piedini sferici e per la finitura ferro antico oppure effetto Corten

Come spesso succede, la costruzione di un oggetto può essere eseguita in diversi modi; nel caso di questo vaso fai da te in ferro, sin dai primi momenti della marcatura e del taglio dei pannelli di lamiera, si possono seguire strade differenti, usando utensili manuali o elettrici per i tagli e la smerigliatura dei bordi, mentre in seguito, per il fissaggio dei pezzi, si possono usare sistemi di fissaggio meccanici oppure usare una saldatrice. Il progetto, quindi è aperto alla fattibilità da parte di tutti, sia chi è attratto dalla lavorazione del ferro, ma non è ancora molto attrezzato con macchine specifiche, sia chi ha un laboratorio fornitissimo per queste lavorazioni. Vedremo come possono essere utili anche attrezzi comuni, capaci pure loro di velocizzare il lavoro.

Come sempre, il progetto che proponiamo è sostanzialmente uno spunto che offre ampie possibilità di personalizzazione, modificandone le dimensioni, ma anche la forma. Per la realizzazione è necessario tagliare la lamiera e l’angolare, aprire qualche foro, fare le giunzioni dei pezzi, con tutte le possibili varianti di procedura. Oltre a immancabili utensili come pinze, metro, squadra, martello e qualche morsetto, di seguito elenchiamo gli strumenti necessari a seconda della modalità operativa scelta.

– Tagliare con strumenti manuali

Il taglio della lamiera si può eseguire con le cesoie, con le quali si fa molta fatica, o con una roditrice che taglia lamiere fino a 1,5 mm di spessore, asportando un truciolo largo un paio di millimetri, senza slabbrare minimamente i due bordi del taglio. Per tagliare i segmenti di angolare si usa un archetto per metalli.

– Tagliare con strumenti elettrici

Premesso che esistono anche costose cesoie e roditrici elettriche, per le lamiere il fardasé preferirà usare una smerigliatrice angolare con disco da taglio sottile, oppure, nel caso di pezzi che presentino curvature, un seghetto alternativo con lama per metalli. Per i segmenti di angolare va benissimo la smerigliatrice angolare nella configurazione indicata.

– Regolarizzazione dei bordi

Per perfezionare i bordi dopo i vari tagli, si può usare una lima da ferro, come strumento manuale, oppure la smerigliatrice angolare, montando un disco da sbavo per gli angolari di ferro e uno da levigatura per i bordi della lamiera. Bisogna tenere conto che alcuni bordi dei pannelli non risulteranno visibili al termine del lavoro, ma quello superiore e inferiore di ogni pannello sì, quindi vanno rifiniti bene.

– Foratura

Per eseguire i fori si utilizza un comune trapano elettrico con punte da ferro di adeguata sezione, facendo una punzonatura preventiva con bulino, esattamente in ogni punto in cui se ne deve eseguire uno.

– Giunzione

Per tenere insieme i pezzi si possono usare ribattini, rivetti o saldatura. Per applicare i ribattini serve una mazzetta da 1 kg da mettere sotto, oltre al martello. Per i rivetti a strappo serve la rivettatrice, mentre per l’unione con saldatura ci vuole la saldatrice ad arco.

La tecnica costruttiva

Per tagliare la lamiera riducendo al minimo gli scarti, basta tracciare sul foglio i trapezi sistemandoli rivolti uno in su e l’altro in giù. Importante è che le figure siano tutte uguali, quindi conviene disegnare su un foglio di carta o di cartoncino un trapezio e ritagliarlo per riportarlo più volte sulla lamiera. La lunghezza degli angolari corrisponde a quella dei lati inclinati del trapezio. Nel prenderne le misure sul disegno, è possibile tracciare sul profilato la linea di taglio sbieca, già secondo il fuori squadra imposto dal lato inclinato del trapezio.

In corrispondenza di ogni angolo dei trapezi e di ogni estremità dei profilati, va aperto un foro per i ribattini o per i rivetti, mentre per la saldatura non serve forare in questi punti. Nel progetto sviluppiamo con maggiori dettagli la prima delle due modalità di giunzione, per stimolare alla costruzione con i metalli anche chi non è ancora attrezzato per saldare.

Tempo richiesto: 1 giorno

  1. Disegniamo i trapezi sulla lamiera

    Per il minore spreco di materiale e tempo, sulla lastra di lamiera disegniamo i trapezi rovesciati, l’uno rispetto all’altro, e con i lati inclinati combacianti. In questo caso va tenuto conto di quanto mangia la lama del seghetto alternativo o il disco della smerigliatrice angolare, nel caso si fosse deciso di usare quella.

  2. Forare la lamiera

    La foratura per l’applicazione dei ribattini o dei rivetti può essere fatta con maggior precisione se si usa un trapano a colonna, ma in questo frangente, l’importante è fare il foro nel punto giusto, quindi si può usare anche un trapano a mano, segnando con il bulino il centro del foro, dopo la marcatura, in modo che la punta non scivoli di lato.
    lavorare ferro

  3. Tagliare i segmenti di angolare

    I segmenti di angolare sono soltanto quattro, quindi il taglio si può effettuare senza fatica anche con un seghetto da ferro. Per andare diritti conviene marcare la linea di taglio con la squadra a cappello, usando una penna per tracciare.

  4. Tracciare i punti per eseguire i fori

    Unendo provvisoriamente un pannello con l’angolare, con la penna per tracciare si marcano su quest’ultimo i punti in cui eseguire i fori corrispondenti, per il passaggio dei ribattini o dei rivetti. Se si decide si saldare le parti, questa fase non è necessaria.
    forare ferro

  5. Inserire il ribattino

    Il ribattino va inserito dalla parte che resterà visibile del manufatto, perché la testa tonda risulta ovviamente più bella esteticamente, rispetto all’estremità che si deve ribattere con il martello, deformandola per attuare il fissaggio delle due parti in questione.

  6. Procurarsi una barretta di ferro pieno per facilitare l’uso del martello

    Mano a mano che il vaso fai da te prende forma, montando i vari pezzi, diviene più difficile muovere liberamente il martello per deformare i ribattini, quindi ci si procura una barretta di ferro pieno per ottenere lo scopo. Gli angolari, lasciati più lunghi nella parte bassa del vaso, possono fungere da piedini, per una versione meno elaborata del manufatto.
    vaso fai da te in ferro

  7. Adeguare le estremità degli angolari

    Le estremità degli angolari vanno adeguate (se non sono state già tagliate con l’inclinazione giusta) al profilo del pannello del vaso fai da te. Lo si fa con la smerigliatrice angolare, togliendo quello che cresce con un disco da taglio e perfezionando poi i lembi mettendo sulla macchina un platorello per levigatura e un disco abrasivo per metalli.
    vaso fai da te in ferro

  8. Applicare il fondo e le sfere

    Il fondo del vaso fai da te è realizzato tagliando un pannello di legno multistrato marino di misura. Lo spessore di 20 mm, almeno, è sufficiente per applicare lateralmente due piccoli tirafondi per ogni lato, previa foratura della lamiera ed esecuzione del preforo nel legno. Le sfere, acquistate presso un centro fai da te, vanno forate, se non lo sono già, e avvitate al pannello di legno di fondo.
    vaso fai da te in ferro

  9. Arricchire il bordo superiore del vaso con una lamiera di ottone

    Con alcuni scarti di lamiera di ottone si realizza un arricchimento del vaso fai da te da applicare sul bordo superiore. Decisa una sagoma, la si riporta sul foglio di ottone e si ritaglia con seghetto alternativo, rifinendo i bordi con la smerigliatrice angolare.

  10. Fissare gli abbellimenti estetici

    Essendo abbellimenti estetici senza funzioni meccaniche o strutturali, il fissaggio delle decorazioni si esegue con adesivo di montaggio adatto alla permanenza in esterni. Nel caso sia deciso il trattamento del vaso con vernice trasparente, conviene applicare le decorazioni dopo le fasi di verniciatura.

L’unione con saldatura offre anche altri spunti per la decorazione

Una decorazione alternativa, consigliabile soprattutto se si è decisa l’unione dei pezzi con saldatura, è quella che si esegue attorcigliando su loro stessi 3 grossi fili di acciaio e piegando il cordone ottenuto per fargli seguire il bordo superiore del vaso fai da te.

Il cordone, come del resto le pareti trapezoidali di acciaio del vaso sè giuntato con singoli punti di saldatura, più che sufficienti a tenere insieme “saldamente” il manufatto.

Quando la ruggine ti fa bello…

Forse non tutti sanno che l’acciaio Corten è stato brevettato nel 1933 e il suo nome è l’acronimo inglese delle sue principali caratteristiche: resistenza alla corrosione (CORrosion) e resistenza meccanica (TENsile). La resistenza alla corrosione deriva dalla sua particolare reazione di ossidazione che avviene in superficie, ma non avanza negli strati sottostanti. È molto utilizzato in architettura, soprattutto in esterni, per le sue caratteristiche meccaniche, l’alta resistenza alla corrosione e le particolari tonalità cromatiche, che sono molto ricercate.

IRONic è un sistema idrodiluibile composto da un prodotto di fondo (IRONic Fondo) e una finitura ossidante (IRONic Liquido Antichizzante).

L’applicazione di IRONic Liquido Antichizzante su IRONic Fondo produce un’ossidazione del tutto identica a quanto rilevabile su una superficie ferrosa esposta alla naturale corrosione da parte degli agenti atmosferici.

Parete in vetrocemento fai da te | Come realizzarla

Una parete in vetrocemento è realizzata con vetromattoni impermeabili, isolanti, resistenti al fuoco, riciclabili al 100%, atossici, durevoli e facili da pulire

Una parete in vetrocemento può essere la soluzione in molti casi: per separare alcuni ambienti dal resto della casa con divisori che, utilizzando altri materiali, diventerebbero una barriera alla penetrazione della luce naturale; per esempio per dare luce a un ingresso o un corridoio delimitati da strutture cieche che rischiano di richiedere un’illuminazione artificiale anche in pieno giorno; o per isolare in un ambiente molto grande una zona dal resto dello spazio, pur mantenendola in comunicazione con esso.

Grazie al vetrocemento non occorre preoccuparsi della posizione delle finestre; nessuna zona sarà soggetta a una riduzione di luce. 

Ma la versatilità di questo materiale offre interessanti spunti di arredamento (benché esistano valide alternative al vetrocemento). Esistono infatti pezzi allungati, curvi, ad arco; il vetro cemento può costituire una porzione di copertura per dar luce alla zona sottostante, può essere il basamento di un’isola da cucina, magari retroilluminata, può sostituire una parte di muratura esterna per dar luce a un vano scale; con inserti colorati può rendere più moderna e originale qualsiasi struttura.

parete in vetrocemento

Quando si tratta di grandi superfici o di una parete in vetrocemento, si effettua la posa con l’ausilio di malte idonee, con una granulometria che consenta di colmare anche minime discontinuità, pur con un basso apporto di acqua.

Tra file orizzontali e verticali è bene annegare nella malta tondini di ferro ad aderenza migliorata. Un vetromattone 20x20x8 cm ha un peso di circa 2,5 kg: bisogna accertarsi che il supporto tolleri il peso complessivo della struttura.

Montaggio vetrocemento

Il primo corso va posato con estrema precisione in ordine al livellamento e alla linearità. I mattoncini in vetrocemento vanno collocati a 1 cm di distanza uno dall’altro.
Si riempiono le commessure con malta di cemento, facendola penetrare per bene. Uno strato di cemento va steso anche sul profilo superiore dei mattoncini in vetro.
Sulle teste si colloca il primo tondino orizzontale dell’armatura affondandolo nel cemento.
Si prosegue nella costruzione inserendo anche i tondini verticali tra le mattonelle che irrigidiscono l’insieme.
In prossimità del profilato di chiusura a soffitto, si riempie lo spazio vuoto con malta cementizia. Le tracce di malta sui mattoni in vetrocemento e gli eccessi vanno rimossi prima che il materiale indurisca.
Per poter concludere il lavoro bisogna aspettare diversi giorni, affinché la malta asciughi; poi con lo stucco riempifughe si occludono tutte le commessure tra le mattonelle con un frattazzo, premendo bene il materiale per farlo penetrare a fondo.
parete in vetrocemento
Prima della completa asciugatura si passa su tutta la superficie una spugna umida, sciacquata con frequenza in acqua pulita. La stessa spugna può servire per lisciare le fughe.
parete in vetrocemento
Un pezzetto di legno consente di spianare zone mal rifinite pareggiando le commessure.

Forme e colori dei mattoni di vetro

Le caratteristiche dei mattoni in vetro permettono di risolvere particolari esigenze d’illuminazione per vani scale, gabbie di ascensori, corridoi o altri ambienti ove occorra beneficiare di un’illuminazione naturale salvaguardando la privacy.

Normalmente lo spessore è di 80 mm, ma si arriva a 160 mm. Esistono profili perimetrali metallizzati, stondature, forme trapezoidali, versioni di vetro pieno con la forma di un mattone tradizionale di laterizio, disegni in rilievo completano la vasta gamma di colorazioni e offrono nuovi spunti all’architettura contemporanea. 

Vetrocemento colorato

Gli effetti visivi e luminosi che si possono ottenere sono assolutamente unici e affascinanti e variano continuamente da progetto a progetto.