Tratto da “Rifare Casa n.85 – Gennaio/Febbraio 2023″
Autore: Nicla de Carolis
Iniziamo l’anno proponendo su questo numero interventi auspicabili che ciascuno di noi può realizzare nella propria casa per un vero cambio di marcia: isolare l’involucro per un risparmio energetico, purificare l’aria senza disperdere calore con la ventilazione meccanica controllata, bere l’acqua del rubinetto grazie alla comodità di un depuratore, installare pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica senza combustibili fossili. Tutte cose che faranno molto bene all’ambiente e devono partire da un profondo cambiamento culturale: è necessario il passaggio da fruitori sconsiderati dei beni della terra a esseri consapevoli del fatto che tutto ciò non è infinito. Certo, siamo diventati 8 miliardi e le popolazioni che crescono sono quelle più lontane dal sentire gli obblighi imposti dal cambiamento climatico oltre che dal buon senso. Tocca a noi occidentali iniziare questa trasformazione, siamo quelli che hanno sfruttato e goduto maggiormente delle risorse del pianeta. In molti oggi abbiamo coscienza dell’importanza di avere una casa isolata termicamente e acusticamente, l’investimento per questo intervento si ripaga con incentivi fiscali ma anche con risparmio energetico e, non ultimo, con un magnifico comfort all’interno dell’abitazione. Da pagina 26 troverete un dossier che illumina su tutti i modi e i materiali per fare bene questo intervento. Complementare alla riqualificazione dell’involucro è il ricambio d’aria con ventilazione meccanica controllata che protegge dall’inquinamento interno ed esterno, perché consente di cambiare l’aria senza aprire le finestre, quindi senza disperdere il calore in inverno (da pagina 106). Altro investimento assolutamente raccomandabile è l’installazione di un depuratore d’acqua che permette di bere l’acqua del rubinetto; anche qui i benefici sono davvero evidenti: niente trasporto e niente produzione/smaltimento di bottiglie (da pagina 116). E ultimo, ma non ultimo, argomento cruciale per questa svolta, è la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. L’articolo molto dettagliato da pagina 92 farà chiarezza sull’argomento pannelli fotovoltaici: la loro installazione è in grado di renderci singolarmente quasi autonomi nel consumo di un bene oggi più che mai essenziale, il tutto senza inquinare. Un insieme di investimenti importanti, in grado di generare benefici per i singoli, per la comunità, per il pianeta e anche per lo sviluppo di una nuova economia.
Due avvitatori a impulsi con tante analogie e alcune differenze sostanziali, in primis la potenza. Ma oltre a questo dato, indubbiamente importante, per orientarsi nella scelta, vanno considerati anche altri parametri come peso, dimensioni, presenza di regolazioni
A confronto ci sono due avvitatori a impulsi di elevata potenza; uno è il modello TE-CW 18 Li BL, con coppia di torsione massima di 215 Nm (nella foto di scena a sinistra); il secondo è Impaxxo 18/400, capace di 400 Nm di coppia (nella foto di scena a destra). I dati di targa non lasciano dubbi, quest’ultimo è il più potente, ma per decidere quale convenga aggiungere alla propria dotazione bisogna fare ulteriori considerazioni, oltre a quella della potenza.
Le due macchine sono fatte per il lavoro duro, infatti hanno entrambe l’attacco quadro da 1/2”, e sono essenziali nei controlli: il TE-CW 18 Li BL non ha regolazione di coppia e affida alla docilità del pulsante di avvio (elettronico) la possibilità di gestire la potenza. Impaxxo, avendone tantissima da gestire, è stato dotato di 3 livelli di potenza, selezionabili da pulsante. Questo modello risulta più grande e, soprattutto, molto più pesante rispetto al TE-CW 18 Li.
Se la prospettiva è di usare l’avvitatore per lunghe sessioni, meglio orientarsi sul piccolo, che occupa anche molto meno spazio nella borsa degli attrezzi; se si ha bisogno di tanta-tanta potenza, Impaxxo è ciò che serve, tenuto conto che spesso i bulloni dei cerchi delle auto tendono a inchiodarsi nelle sedi se non vengono smontati di frequente, quindi può essere utile disporre di una riserva di potenza. Ma attenzione, perché quando si rimontano non si deve superare la coppia di 130 Nm.
Le analogie
Il motore senza spazzole non è solo affidabilità nel tempo, ma anche elevata efficienza, con risparmio di energia e maggiore potenza espressa.Entrambe le macchine sono in grado di svolgere compiti molto onerosi. La potenza si può liberare senza “riguardo” solo quando si svita oppure con le più grandi e lunghe viti per fissare fra loro le travi di legno.Sui pulsanti è indicato in modo chiaro il senso di rotazione che si sta impostando.Tanta potenza in torsione richiede un attacco proporzionato.Il gancio da cintura è applicabile a sinistra e a destra del piede della macchina, a seconda se si è destrorsi o mancini.I due avvitatori a impulsi sono in versione “solo”, senza batterie e caricabatterie. Lavorano con batterie 18 V della famiglia Power X-Change con celle agli ioni di litio di ultima generazione e gestione della batteria intelligente (Active Battery Management System).
Le differenze
Nella confezione del TE-CW 18 Li BL è incluso l’adattatore da quadro 1/2” a femmina esagonale che permette di usare i comuni bit di avvitatura. Con questo strumento si possono svitare viti di tutti i generi ma, quanto all’avvitatura, bisogna fare attenzione: va usato soltanto con le viti di grande diametro e… pronti ad alzare il dito, quando la vite arriva in fondo! TE-CW 18 Li BL, versione Solo, ha un prezzo indicato di euro 114,95.Per illuminare la zona di lavoro, il TE-CW 18 Li BL ha 3 LED messi intorno all’attacco quadro, mentre Impaxxo ne ha uno solo posto alla base dell’impugnatura.Per tenere a bada la sua esuberanza, Impaxxo è dotato di regolazione della coppia, mediante il pulsante posto sul dorso della macchina. La scelta è fra 3 livelli di momento torcente (minimo, medio e massimo); contestualmente cambia anche la velocità di rotazione. Impaxxo 18/400, in versione Solo, costa euro 169,95.
Scegliendo accuratamente il materiale necessario fra gli scarti di altre lavorazioni, si costruisce un cavalletto bici fai da te, utilissimo per gli interventi di manutenzione alle biciclette in piena comodità
Per la costruzione del cavalletto bici fai da te si useranno vari tubolari d’acciaio, prevalentemente a sezione quadra e di misure adeguate per poter essere inseriti l’uno nell’altro, per poter smontare e rimontare l’attrezzo e fare le regolazioni del caso in altezza e sbraccio della ganascia. Nel corso della realizzazione è venuta anche l’idea di usare lo stesso sostegno centrale per farne un altro utilizzo; quindi è stato realizzato un accessorio rulliera per il sostegno dei pezzi in lavorazione nel laboratorio.
Costruire un cavalletto bici: realizzazione del sostegno
La colonna centrale è costituita da un tubolare quadro 40×40 mm, spessore 2 mm, al quale si uniscono con saldatura a filo continuo i tre rami iniziali che permettono l’inserimento dei lunghi piedi amovibili. Questi spezzoni iniziali hanno sezione 25×25, spessore 2 mm. Vista da sotto, la giunzione mostra come siano stati uniti fra loro, con angolo di 120° e poi saldati alla colonna centrale.Ad altezza opportuna, sui fianchi della colonna centrale si saldano 3 spezzoni di tubolare 25×25 mm, in modo da realizzare le sedi per sistemare i piedi, quando il cavalletto bici fai da te viene smontato, dopo l’utilizzo.I piedi sfilabili sono realizzati con tubolare a sezione quadrata 20×20 mm. A un’estremità di ognuno si salda , di piatto, un corto segmento di tubo Innocenti, a mo’ di piedino.
Braccio orizzontale con ganasce
Le ganasce per il bloccaggio delle bici devono essere molto robuste; ognuna è formata unendo un pezzo di piatto 40×50 mm, spesso 10 mm, a un segmento di angolare 25×25 mm lungo 100 mm. Una delle due è fissa, saldata a 90° con un pezzo di piatto di medesimo spessore e poi all’estremità del tubo che costituisce il braccio orizzontale.Al centro delle due piastre che formano le ganasce si fanno fori passanti; nella prima è più largo, mentre nella seconda è di diametro calibrato per la filettatura a passo metrico M8, utile per attuare il serraggio con il galletto.
Tanti galletti per i vari serraggi
Tagliati a misura alcuni spezzoni di tondino Ø 8 mm, si montano sul mandrino del trapano e si fanno ruotare per arrotondarne le estremità con la levigatrice a nastro.Le barrette così ottenute si saldano sulla testa dei bulloni M8 e M10 realizzando la serie di galletti necessari per bloccare i 3 piedi, la colonna telescopica e la testa snodata.
Finitura a spruzzo
I vari pezzi che costituiscono il cavalletto bici fai da te, smontati e tolti i galletti dalle sedi, sono verniciati a spruzzo, con una vernice gialla a rapida essiccazione, stesa in più mani. I galletti sono verniciati a spruzzo, ma con bomboletta spray di colore nero.
Richiudibile e con doppia funzionalità
Il cavalletto bici fai da te smontato, con i piedi inseriti nelle sedi lungo la colonna telescopica, sta in piedi da solo e occupa poco spazio; a fianco i due attrezzi intercambiabili che permettono di usarlo come reggibicicletta o come rulliera reggipezzo da laboratorio.
La colonna telescopica permette di alzare la bicicletta all’altezza più comoda per lavorare, mentre il braccio orizzontale, oltre alla profondità, può essere anche inclinato per bloccare la bici in qualsiasi posizione.
Nel caso dell’uso come rulliera da laboratorio l’ampia possibilità di regolazione in altezza della colonna telescopica permette di trovare sempre la quota giusta per ogni evenienza e dare supporto perfettamente orizzontale ai pezzi in lavorazione.
Dettagli del tubo telescopico e del braccio
La parte terminale della colonna telescopica, dove si inserisce l’accessorio reggibicicletta, vede uniti un tubolare a sezione tonda (Ø 40 mm) con il tubolare quadro (40×40 mm), mediante la sovrapposizione di un manicotto a sezione quadra 45×45 mm, lungo 40 mm.Per evitare che si rovini la vernice delle biciclette, quando bloccate sulle ganasce, si fissano al loro interno, con adesivo di montaggio, due ritagli di imbottitura da pianale recuperata da un’automobile rottamata.
La livella, detta anche semplicemente “bolla”, è uno strumento di controllo dell’orizzontalità di un corpo
La livella a bolla è costituita da un’asta metallica al cui centro è presente una piccola ampolla cilindrica in cui è inserito un liquido. La piccola bolla d’aria, che rimane visibile, indica se la livella a bolla è in orizzontale o ha un’inclinazione.
In generale le bolle presentano anche un’altra piccola ampolla, posta a 90° rispetto alla prima, in modo da poter controllare l’esatta verticalità di una parete o di un’altra struttura.
Anche se alcuni modelli sono dotati di ampolle acriliche antiurto, bisogna sempre maneggiare la livella a bolla con cura e attenzione per non danneggiarla.
Cosa bisogna sapere circa la livella a bolla
Le livelle possono avere, a seconda della destinazione, diversi gradi di precisione e, da qualche tempo, si stanno diffondendo le livelle laser, che proiettano un raggio a metri di distanza e permettono di rilevare con immediatezza, allineamenti di elementi diversi.
Nell’acquisto di livella da muratore un fattore da tenere in considerazione è la sua lunghezza. Più è lunga, migliore è la precisione della sua indicazione, in quanto poggia su un tratto più lungo dell’elemento da controllare ed è meno soggetta a variazioni locali. Se abbiamo una livella di lunghezza ridotta, quando possiamo, poggiamo sull’elemento da controllare una staggia in alluminio e su questa collochiamo la livella.
Le tre ampolle
Tre ampolle diverse: Nelle livelle sono sempre presenti due ampolle
controllo verticalità (A)
controllo orizzontalità (B)
In alcune è presente una terza ampolla(C) che serve per il controllo dell’angolazione a 45°. I migliori modelli hanno il corpo in alluminio profilato rinforzato con base piana o prismatica per rilevazioni della massima precisione anche su spigoli o superfici tonde. Le lunghezze raggiungono il metro.
Orizzontalità della livella
L’utilizzo classico è il controllo dell’orizzontalità dei corsi di mattoni durante la costruzione di un muro. La livella deve essere abbastanza lunga per interessare più mattoni.
Verticalità
Poggiando la livella a bolla contro un corpo posto in verticale se ne controlla la giusta angolazione per mezzo della piccola ampolla laterale, posta trasversalmente a quella principale.
Inclinazione a 45°
Inclinazione: le livelle con bolla a 45° consentono di definire tale angolo. Altre hanno l’ampolla ruotabile su una scala graduata con cui rilevare l’angolo di inclinazione di un oggetto.
Modelli magneti
Nella costruzione o nell’installazione di un manufatto di ferro è molto pratico disporre di una livella magnetica che rimane autonomamente aderente all’oggetto mentre lo si porta in posizione.
Livella a bolla al posto del piombo
La livella a bolla può essere impiegata in alcuni casi al posto del filo a piombo, quando serve determinare l’allineamento verticale di elementi diversi. In pratica si accosta la livella a uno di questi e la si posiziona in modo che la piccola ampolla trasversale indichi una perfetta verticalità. Il corpo della livella e il suo eventuale prolungamento, definiscono l’allineamento verticale ricercato.
Per l’allineamento semplice e corretto di oggetti che si devono fissare a parete basta Atino, un solo strumento dotato di livella laser e metro estraibile
Fra i più frequenti “impegni” del fardasé in casa, si possono annoverare sicuramente l’appendere quadri e il fissaggio a parete di oggetti come attaccapanni, appliques, complementi d’arredo per cucina, bagno, camere ecc. Tutte queste attività hanno in comune la necessità di allineare e, spesso, distanziare in un certo modo gli oggetti in via di installazione. In questi frangenti, lo strumento ideale è Bosch Atino.
Si tratta di una livella laser a linea che si fissa a parete ed emette un raggio radente la superficie, orientabile ruotando il corpo della livella stessa. Così si possono facilmente trovare allineamenti sia sul piano orizzontale, sia su quello verticale, quindi in alto, in basso, a sinistra e a destra. La livella, infatti, ha indicatori a LED che diventano verdi quando il raggio è orientato correttamente (orizzontale o verticale). Ma Atino ha un’altro asso nella manica: un metro estraibile lungo l’asse di emissione del laser con cui è possibile fare misurazioni dal centro della livella (punto di riferimento) e segnare a parete punti a distanza precisa l’uno dall’altro, anche in sequenza. Si possono allineare foto, specchi, mensole, quadri; appendere bastoni per le tende, supporti per la tv o l’impianto stereo; attaccare maniglie su cassetti e antine; distribuire correttamente diversi oggetti sulla parete coordinandone la posizione.
L’insieme di livella e metro offre il vantaggio di poter fare il lavoro da soli, senza l’ausilio di nessuno, grazie anche all’immediatezza del funzionamento di Atino che si usa mediante un solo tasto.
Com’è fatto
Dati tecnici: 2 sistemi di fissaggio a parete; livellamento manuale; lunghezza raggio laser 1,7 metri; 4 direzioni di livellamento (0°, 90°, 180°, 270°); 3 colori dell’indicazione LED (verde, giallo, rosso); lunghezza metro flessibile integrato 1,5 m; attacco a parete con gel pad o con puntine; funziona con 1 batteria AA. Atino ha un prezzo consigliato al pubblico di euro 59,89. Scopri di più sul sito.
Le due puntine in dotazione hanno la punta in acciaio e sono in grado di penetrare nello spessore dell’intonaco quel tanto da garantire il fissaggio della livella.
Su parete ruvida
Il fissaggio avviene montando Atino sulla piastra con fori per le due puntine che vanno piantate a mano nello spessore dell’intonaco.Ruotando Atino si dirige il raggio laser sino a quando i LED diventano verdi, quindi si estrae il metro e si marcano le posizioni di fissaggio sulla parete.
Su parete liscia
Se la parete è liscia si usa Atino con la piastra in Gel Pad, capace di aderire fortemente alle superfici regolari e continue.
Semplicissimo l’utilizzo
I LED verdi segnano il corretto orientamento del raggio laser quando si raggiunge una posizione di riferimento.2, 3. I LED di colore rosso indicano il disallineamento della livella; il giallo che ci si sta avvicinando o allontanando da una delle posizioni di riferimento.Al centro di Atino c’è un’apposita sede che agevola la corretta marcatura a parete del punto di riferimento.Ideale anche quando si montano mobili in kit o si costruiscono, per allineare elementi decorativi o funzionali del manufatto.
Il porfido a cubetti (sampietrini) pavimenta strade, piazze, viali di giardini, anche da millenni.
L’estrema resistenza e inalterabilità nel tempo dei sampietrini ne fanno un materiale di eccellenza per questo impiego.
Confusione circa la denominazione esatta I sampietrini (a volte detti sanpietrini, sanpietrino o san pietrini) sono ottenuti da lastre di porfido lavorate a spacco. La superficie di pedonamento è lasciata grezza mentre le pareti laterali possono non essere perfettamente in squadra, ma leggermente convergenti per facilitare la posa (soprattutto quella ad arco). Il porfido si posa su un letto di sabbia fine e umida, anche mescolata a secco con cemento. Se la superficie è ampia, il letto di sabbia deve essere bombato al centro per consentire all’acqua di defluire.
Sampietrini per esterno – È utile sapere che
La versatilità dei cubetti di porfido permette diverse geometrie di posa: ad archi contrastanti, a file parallele, a coda di pavone, a cerchi concentrici ecc.
Posa sampietrini
Una spianatura con sabbia umida e cemento fornisce il piano per la posa. Possiamo eseguire la miscelatura sul posto spargendo cemento asciutto sulla sabbia e mescolando bene con un rastrello.
Per mettere in piano piccole superfici utilizziamo una livella che serve anche per spianare la sabbia. Data l’irregolarità dei cubetti sarà necessario aggiungere o togliere sabbia durante la posa.
Per la posa a ventaglio tracciamo sulla sabbia due quarti di cerchio ai lati, lasciando tra uno e l’altro lo spazio per un cubetto. Poi tracciamo un semicerchio al centro dei due laterali e così via.
Dopo aver disegnato tutte le linee, procediamo con la posa dei cubetti lungo le curve, quindi riempiamo gli spazi interni, accostando il più possibile i cubetti e mantenendo l’andamento curvo.
Possiamo aiutarci con una lenza ben tesa per ottenere un primo livellamento. Poi, con la livella a bolla poggiata sulla superficie, individuiamo i cubetti troppo sporgenti o troppo affondati nella sabbia.
A posa ultimata sigilliamo le fughe con una miscela di sabbia inzuppata con acqua e cemento, spargendola con una scopa, e spianiamo la superficie con la piastra vibrante
Un cortile o un vialetto, un camminamento nel verde costituiti da una robustissima pavimentazione in beole offrono al passaggio di persone e di mezzi a motore un piano estremamente duraturo, che non soffre il gelo, non presenta dilatazioni termiche apprezzabili e, se la pietra utilizzata è di buona qualità, è anche molto bello a vedersi. Se a ciò si aggiunge il fatto che le beole sono una copertura ecologica, una pavimentazione di questo tipo è sicuramente da prendere in considerazione. La posa delle beole, su sottofondo in calcestruzzo armato, garantisce una stabilità indefinita anche nel caso del transito di mezzi motorizzati. Una buona preparazione della zona da pavimentare prevede l’asportazione dell’eventuale manto erboso e l’effettuazione di uno scavo di profondità tale da poter accogliere un riempimento di ghiaione, che costituisce un sottofondo solido. Sul fondo di ghiaione si versano 5-6 cm di sabbia asciutta da allargare e spianare con il rastrello. La sabbia va accuratamente livellata passando su di essa una staggia di alluminio. Una leggera compattatura con il vibratore serve per la spianatura finale.
Cosa serve: ✓ Beole squadrate o irregolari ✓ Ghiaione, sabbia, cemento ✓ Rete elettrosaldata ✓ Canali di scolo, tubazioni di scarico, griglie, cordoli ✓ Martellina, livella, scopa, cazzuola
Pavimentazione con beole – Il progetto
Con beole squadrate
Nello scavo il sottofondo di ghiaia e sabbia sostiene la gettata di calcestruzzo che incorpora la rete elettrosaldata. I bordi sono rinforzati da cordoli di cemento prefabbricati.
La posa delle beole si effettua con malta di cemento molto grassa. Assestiamo ogni pietra con qualche colpo del manico del mazzuolo, controllando la planarità con livella a bolla e staggia.
Con beole irregolari
Se le beole hanno forma irregolare eseguiamo una posa a secco preventiva che ci consente di sagomare ogni pietra adattandola allo spazio disponibile con qualche colpo di martellina.
La posa di ogni singola beola, eseguita con malta di cemento, va controllata con la bolla per verificare il suo livello rispetto a quelle adiacenti. Per assestarla stabilmente utilizziamo un mazzuolo.
Per una finitura rustica possiamo riempire le fughe con sabbia e terriccio in cui seminiamo l’erba. In alternativa le riempiamo con malta di cemento come nella versione a beole squadrate.
Il riempimento delle fughe con sabbia e terriccio consente di avere, dopo qualche settimana, un camminamento apparentemente costituito da pietre poggiate sull’erba, ma particolarmente stabili.
Semplici accorgimenti per tagliare e unire la gommapiuma con indicazioni sui prezzi vigenti sul mercato
La gommapiuma (schiuma di poliuretano) è un materiale morbido e spugnoso, che si trova in commercio in diversi spessori e diverse consistenze. E’ usata prevalentemente per imbottiture di sedie e divani, rivestimenti, cuscini. Al momento dell’acquisto possiamo richiederla tagliata di misura, ma non è difficile, con gli utensili adatti, sagomarla fai da te, anche se abbiamo bisogno di tagli curvi o sinuosi.
Quale attrezzo utilizzare per tagliare la gommapiuma
Si sceglie l’attrezzo in funzione del tipo di taglio e dello spessore del materiale: sono sufficienti attrezzi comuni come forbici, coltelli normali o coltelli elettrici da cucina, cutter, ma esistono anche utensili specifici (come i cutter sagomati a roncola) che possono essere utili se prevediamo lavorazioni frequenti di gommapiuma e di altri materiali teneri.
In caso di gommapiuma spessa e dura possiamo arrotondare gli spigoli smussandoli con disco abrasivo o carta vetrata.
Per le unioni usiamo la colla neoprenica a contatto, (in bomboletta spray o in barattolo), che unisce le superfici senza deteriorarle e seguendo le pieghe del materiale: se ne stende un velo sottile su entrambe le superfici da incollare e si lascia asciugare perfettamente.
Come tagliare la gommapiuma
Per eseguire tagli diritti o curvilinei, su pezzi di modesto spessore, le forbici con i rebbi lunghi sono l’ideale.
Se il pannello è sottile, per guidare il coltello o il cutter, appoggiamo un listello perfettamente diritto.
Se la gomma piuma è spessa e morbida possiamo praticare i tagli con il coltello elettrico da cucina.
Per tagliare gomma piuma dura e per eseguire profili curvilinei è necessario utilizzare il seghetto alternativo dotato di speciale lama liscia e bloccato al banco da lavoro. Con il seghetto possiamo realizzare qualunque tipo di profilo in tutta facilità.
Unione con colla e finitura
Per arrotondare agevolmente gli spigoli della gommapiuma rigida più densa e “dura” possiamo lavorarli delicatamente con un disco abrasivo montato sul trapano. L’azione deve essere leggera e non prolungata.
Per l’incollaggio uniamo i due pezzi di gommapiuma con colla a contatto evitando di stenderla lungo i bordi della superficie da collegare, in modo che, una volta indurita, non sia percepibile al tatto.
Per ottenere blocchi di forte spessore possiamo sovrapporre pannellini sottili con colla per gommapiuma. Per evitare sfalsamenti d’unione appoggiamoci su una superficie liscia.
Gommapiuma prezzi 2023
Ma “Quanto costa la gommapiuma?” Questa è una domanda che è lecito porsi se stiamo per intraprendere una lavorazione fai da te che prevede l’utilizzo di questo materiale. Occorre subito dirlo… la gommapiuma è cara, molto cara.
Si tratta di una materiale essenzialmente “tecnologico”, per questo motivo lo si paga caro. La gommapiuma si vende “a fogli” generalmente di 100*100 cm. A determinare la variazione di prezzo è lo spessore e il tipo di densità, ad esempio la gommapiuma per divani costa di più.
Ecco alcuni esempi di prezzi:
Spessore 1 cm: circa 3,50 euro al m2
Spessore 2 cm: circa 7 euro al m2
Spessore 3 cm: circa 10 euro al m2
Spessore 6 cm: circa 20 euro al m2
Spessore 10 cm: circa 38 euro al m2
Possiamo acquistare la gommapiuma a misura anche online, ad esempio qui
Chissà poi perché la gente su Google cerca Gommapiuma brico
Costruiamo una lavagna fai da te che ci ricorda appuntamenti e acquisti, arricchita di un comodo ripiano portatutto e una sezione per i memo
L’MDF (Medium Density Fibreboard) è il protagonista di questa costruzione. Si tratta di un legno ricostituito formato da finissimi trucioli incollati insieme a formare pannelli molto robusti e facilmente lavorabili. Con questo materiale si realizza una lavagna fai da te organizer da appendere in cucina o nell’ingresso, arricchita da un piano che può servire da appoggio per vari oggetti di uso frequente.
Il pannello va suddiviso verticalmente in tre parti uguali (ognuna larga 300 mm): il terzo di destra è quello che poi riceve il foglio di sughero per i memo fissati con puntine. Nello spazio di sinistra, largo 600 mm, va tracciata la linea orizzontale, a 200 mm dal bordo inferiore del pannello, lungo la quale va fissato il ripiano in legno lamellare di faggio. Sulla linea si segnano le posizioni equidistanti in cui mettere le viti, da dietro il pannello, atte a sorreggere il ripiano insieme alle spine di faggio.
Quindi si fora il pannello della lavagna fai da te: in corrispondenza delle marcature per le viti si praticano fori passanti con punta da legno Ø 5 mm, mentre sulle due marcature per le spine si fora con una punta Ø 8 mm. Questi due fori non devono essere passanti, ma profondi 10-12 mm. Anche il piano in lamellare di faggio va forato di costa (Ø 8 mm) nei punti in cui riceve le spine di collegamento col pannello.
La pittura speciale tipo “lavagna” crea una superficie nera con caratteristiche ideali per scrivere con il gessetto. La si stende in doppia mano con un pennello o un rullino sulla campitura grande. Una volta asciutto il colore, al suo limitare in basso si monta il ripiano di lamellare con colla vinilica e viti.
Sulla parte a destra del pannello in MDF, non colorata, si applica il foglio di sughero usando una pistola per colla a caldo (ma va bene anche la normale colla vinilica). Nel caso della colla a caldo, dato che tende a raffreddarsi molto rapidamente (di più in inverno e meno d’estate), la si deve stendere a settori e fare, quindi, l’incollaggio un po’ per volta.
A questo punto si può montare il pannello a parete. Per farlo si praticano fori di diametro 5 mm in prossimità dei quattro angoli del pannello stesso, si lo mette in posizione sul muro (perfettamente orizzontale) e si segnano sulla parete i fori da fare, questa volta con una punta da muro Ø 8 mm. Inseriti i tasselli a espansione, si appoggia il pannello alla parete e si inseriscono le viti nei tasselli, serrandole con l’avvitatore. Sulla parte bassa della lavagna fai da te si possono infine avvitare tre ganci per appendervi asciugamani o altro. La lavagnetta organizer è pronta ad entrare in funzione per ricordarci tutto quello che dobbiamo fare o comperare.
Tempo richiesto: 4 ore
Necessario per la costruzione
L’MDF e il piano in lamellare vanno fatti tagliare a misura al momento dell’acquisto. Serve poi un foglio di sughero spesso 3-4 mm e gancetti da applicare a vite. Come attrezzi può bastare un trapano avvitatore con percussione, punte da legno e da muro, un bit di avvitatura; indispensabile un set per la stesura del colore.
Marcare i punti da forare
Tracciata sul pannello di MDF la linea lungo la quale andrà posizionato il ripiano, lo si appoggia allineato di fianco per marcare i punti da forare sia sul pannello in MDF sia sul bordo della tavola.
Forare… ma con le giuste punte
I fori per le viti sono passanti nell’MDF e vanno fatti con una punta da legno Ø 5 mm. I due punti marcati in cui si vogliono mettere le spine di faggio, invece, sono ciechi e vanno fatti con punta da legno Ø 8 mm sia sull’MDF sia sul bordo del lamellare.
Stendere la vernice effetto “lavagna”
La parte anteriore del pannello dove si scrive con gessetto va dipinta con la pittura a effetto “lavagna”. L’applicazione prevede a stesura di due mani successive a qualche ora di distanza, inframmezzate da una delicata carteggiatura del piano. Si colora anche tutto il bordo esterno del pannello.
Inserire le spine di faggio
Inserite le due spine di faggio nel bordo del ripiano, applicando un po’ di colla vinilica, se ne stende altra sul bordo e sulle spine stesse per effettuare l’accoppiamento dei due pezzi.
Inserire le viti autofilettanti
Dal retro del pannello di MDF si inseriscono nei fori precedentemente praticati le viti autofilettanti 4×55 mm e si avvitano nella costa del piano per rinsaldare la giunzione. Si usa l’avvitatore a batteria con velocità bassa e regolazione di coppia debole.
Applicare il foglio di sughero
Sulla parte destra del pannello si stendono cordoni di colla a caldo, cui si appoggia il foglio di sughero per una presa immediata. L’utilizzo di una pistola incollatrice a batteria rende il lavoro molto più agevole e veloce, rispetto all’impiego di normale colla vinilica.
Fissare la lavagna fai da te alla parete
La lavagna fai da te va fissata alla parete con 4 tasselli Ø 8 mm le cui viti, a testa svasata, vengono avvitate dall’esterno facendo altrettanti fori sul pannello in prossimità degli angoli.
IXO 7 è la settima edizione dell’iconico cacciavite a batteria Bosch. Porta miglioramenti nelle prestazioni e nell’utilizzo, con aumento della coppia di serraggio, della facilità di avviamento e di cambio del senso di rotazione del motore
Il più piccolo cacciavite a batteria di casa Bosch è giunto alla settima edizione. Con il nome di IXO 7 si identifica la nuova versione che è diventata più potente, più versatile e ancora più utile in tantissime situazioni in casa.
IXO 7 ritorna alla sua forma tradizionale, differenziandosi dalla precedente edizione ma, soprattutto, presenta diverse soluzioni frutto di un’attenta analisi delle richieste degli utilizzatori. In aggiunta alla proverbiale semplicità di utilizzo che caratterizza da sempre lo strumento, è stata ottimizzata la fruizione rendendo più agevoli l’avviamento, grazie a un pulsante d’accensione più lungo, ora utilizzabile con due dita, e il cambio del senso di rotazione del motore, tramite il miglioramento dell’apposita leva a spostamento destra/sinistra; inoltre è stata applicata una nuova ghiera rimovibile, intorno all’attacco utensile, con una zona luminosa per rischiarare la zona di lavoro; infine, la ricarica della batteria, tramite la presa micro-USB posta alla base dell’impugnatura, è permessa anche quando IXO 7 è riposto nella sua valigetta.
Sul fronte delle prestazioni IXO 7 ha avuto un incremento sia della potenza del motore, ovvero della coppia di serraggio, passata da 4,5 Nm a 5,5 Nm, sia nella batteria, da 1,5 Ah del precedente modello ai 2,0 Ah dell’ultima versione, che permette di avvitare sino a 190 viti con una sola carica. Scopri di più sul sito.
Due le versioni: IXO 7 Basic, con valigetta, cavo di ricarica Micro-USB, 10 tra i bit più usati + portabit magnetico, a un prezzo consigliato al pubblico di euro 59,99; versione IXO Set (foto sotto), senza portabit magnetico, ma in aggiunta c’è la testa ad angolo e la testa eccentrica. Prezzo consigliato al pubblico euro 89,99.
Tutti dettagli importanti
La ghiera attorno al portabit ha una zona deputata all’illuminazione della zona di lavoro; all’interno due LED messi in posizione opposta.Alla base dell’impugnatura, di fianco al pratico attacco per la cinghia, vi è la presa micro-USB per la ricarica della batteria dell’avvitatore.La ghiera può essere rimossa, per esempio, nel caso in cui si voglia utilizzare un accessorio della IXO Collection.Sul dorso è posto l’indicatore LED dello stato di carica della batteria.
Gli accessori della IXO Collection
Testa ad angoloTesta eccentricaAccessorio cavatappiAccessorio per forareRegolatore di coppiaAccessorio per barbecueAdattatore di taglioAccessorio macinaspezie