La catena leader nel “fai da te” partner del campionato di Serie C dai playoff 2021/22 e per tutta la stagione 2022/23
Brico io, la famosa catena di negozi specializzata nel “fai da te”, entra nel mondo della Lega Pro diventando partner del campionato di Serie C dai playoff 2021/22 e per tutta la stagione 2022/23. Il marchio ‘Brico io’ è presente in Italia con oltre 100 punti vendita che seguono tutti i segmenti del bricolage: hobby, piccola edilizia, manutenzione e decorazione della casa e del giardino.
“La collaborazione con Brico io, catena leader in Italia radicata su tutto il territorio nazionale, è il segnale di un forte avvicinamento alla realtà del nostro calcio, quello dei Comuni, della formazione dei talenti, che fa bene al Paese” afferma il Presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli. “Il fatto che un attore rilevante sul mercato nazionale incroci il nostro cammino, e ne condivida l’impostazione soprattutto valoriale, è la dimostrazione che stiamo andando nella giusta direzione. Abbiamo lavorato molto sul nostro brand e sul suo posizionamento, oggi iniziamo a coglierne i frutti”, conclude Ghirelli.
“Nella stagione 2021/22 abbiamo fatto la nostra prima esperienza con il calcio sponsorizzando i campi di alcune squadre del campionato di Serie A, attività che ci ha dato sicuramente visibilità a livello nazionale. Il passo successivo abbiamo deciso di farlo con la Lega Pro, con l’obiettivo di essere visibili e più vicini ai nostri punti vendita che coprono tutto il territorio nazionale – dichiara Paolo Micolucci Consigliere Delegato di Brico io S.p.A. – La realtà di Brico io è composta da tanti negozi di provincia, la nostra volontà, con questa collaborazione, è proprio quella di essere presenti nella vita della comunità, interagendo con le persone e con le famiglie che vivono quello specifico territorio e partecipando alle cose per loro più importanti, come le scuole calcio giovanili per i ragazzi e le loro famiglie che si avvicinano a questo sport per la prima volta. Questa partnership è in linea con la nostra mission: essere vicini ai nostri clienti che ogni giorno fanno fronte alla manutenzione e decorazione della loro casa e del loro giardino”.
Già, hanno proprio 40.000 anni le immagini molto elementari o astratte, segni, cerchi, spirali, impronte di mani, rinvenute sulle pareti di una caverna; qualche migliaio di anni dopo fu il mondo animale il primo, vero soggetto pittorico affrontato dagli artisti dell’epoca, i cacciatori paleolitici, che dipinsero bisonti, bovini, cavalli e cervi, perfino rinoceronti. Ora non si può sostenere con certezza che i nostri antenati volessero con questi disegni decorare le caverne per renderle più belle ma di sicuro aprirono la strada verso questo concetto che andò avanti nei secoli e divenne il piacere di rendere più godibili gli ambienti domestici.
Basti pensare al gusto artistico di Livia Drusilla, moglie dell’imperatore Ottaviano Augusto, manifestato all’interno della sua casa a Prima Porta con gli eleganti e raffinati affreschi (databili tra il 40 e il 20 a.C.) che decoravano le stanze della residenza e che, per essere meglio conservati, nel 1951, furono staccati e trasferiti nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme, dove ancora oggi si possono ammirare. Pitture di rara bellezza, una minuziosa rappresentazione delle specie vegetali sta su uno sfondo vago e verde che si incontra con il cielo turchese. E poi, saltando decisamente più avanti, al 1700, epoca barocca, vediamo che le decorazioni delle pareti dei palazzi nobiliari si arricchiscono in maniera particolare: specchi per creare giochi di luce, stucchi ricoperti di patine dorate e lacche, tessuti colorati, pannelli dipinti e lignei con cornici in cui si intrecciano riccioli, arabeschi e volute.
Tutte cose di cui possiamo godere visitando le meravigliose residenze storiche del nostro Paese ma che oggi non sono nei desiderata dei più benestanti della terra, se si escludono alcuni oligarchi russi, dal gusto discutibile, le cui dimore a volte si ispirano a questi fasti del passato.
Le pareti decorate, in maniera decisamente meno impegnativa, sono tornate di moda (vedi dossier da pagina 48) con soluzioni innovative e di effetto: dalle carte da parati utilizzabili addirittura per rivestire il vano doccia, alle grandi lastre in grès con decori floreali, ai pannelli in vetro stratificato con texture dei più pregiati minerali, ai rivestimenti continui spatolati dai molteplici effetti e addirittura a quello che in soli 2 mm di spessore crea un realistico/superminimalistico effetto cemento faccia a vista… chissà cosa avrebbero detto di questa finitura gli architetti/decoratori del ’700?
Un nuovo riconoscimento per FILA Solutions, che si aggiudica il prestigioso Premio Mediastars: l’Azienda di San Martino di Lupari (PD) è 1a Classificata nella Categoria Restyling Social per la strategia creata in collaborazione con l’agenzia KF ADV.
Premiata la campagna “Because we care”, che veicola la comunicazione del brand e i contenuti legati alla sostenibilità e alla responsabilità sociale di impresa, l’ideazione di una materioteca su Instagram con soluzioni rapide per ogni materiale e l’intuizione di declinare ogni messaggio del brand come una micro-campagna.
https://www.youtube.com/watch?v=7U1upiQjOHk
“Siamo molto orgogliosi di questo riconoscimento” commenta Davide Carpin, Head of Digital & E-commerce di FILA Solutions. “La strategia di comunicazione progettata con KF ADV ci ha permesso di veicolare in modo efficace e puntuale i messaggi e coinvolgere gli utenti su tutti i touchpoint. I risultati in termine di engagement parlano da soli: oltre 22 milioni di impressions, con una reach complessiva di 12 milioni di utenti e 250 mila atterraggi sul sito FILA”.
“Abbiamo accolto la sfida lanciata da FILA Solutions di riposizionare la comunicazione social ideando una strategia basata in primis sul centralizzare la comunicazione nei canali ufficiali” aggiunge Francesco Gobbato, CEO & Creative Director di KF ADV. “In seconda battuta abbiamo attivato campagne “Always on” sui principali Paesi europei e veicolato anche una campagna creativa per sottolineare la forte predisposizione alla sostenibilità dell’azienda. Il premio assegnato è la conferma che le competenze sono la base del risultato”.
L’approccio globale alla comunicazione social ha convinto la giuria, composta da oltre un centinaio di qualificati professionisti del settore designati dalle associazioni di categoria, da esponenti delle riviste specializzate, tecnici e delegati di agenzie di comunicazione. Mediastars si conferma come l’organizzazione più rappresentativa del settore sul territorio nazionale. Ogni anno premia la migliore creatività e professionalità di quanti operano in Italia nello sviluppo di Adv, Corporate Design e Comunicazione Multimediale. FILA e KF ADV hanno ritirato il premio durante il gala di premiazione che si è tenuto presso Casa degli Artisti a Milano il 16 giugno 2022.
Per un trapano in grado di svolgere sempre al meglio qualsiasi applicazione ci si deve abituare a una regolare lubrificazione delle parti soggette a movimento e usura. Il prodotto più indicato in questo frangente è WD-40 Multifunzione, da applicare sui meccanismi come il mandrino, lato ganasce, ma anche sul sistema di serraggio e all’innesto con il corpo macchina.
Punte per foratura
Le punte per legno o altri materiali di natura morbida vanno solo lubrificate per la loro migliore conservazione; quelle per i materiali ferrosi o acciaio inox, invece, perdono facilmente l’affilatura. Durante il ripristino di una punta per metallo con l’affilatore, si applica qualche goccia di WD-40 Specialist Olio da Taglio per ridurre l’attrito e, di conseguenza, l’accumulo di calore sul metallo.
Al termine si applica il Lubrificante Multifunzione. Se la punta ha attacco SDS, prima di ogni utilizzo bisogna controllare e semmai intervenire nelle scanalature del codolo con WD-40 Specialist Grasso Bianco al Litio, per una lubrificazione di lunga durata e il funzionamento senza usura delle parti metalliche in movimento.
Accessori da taglio
Nel caso di seghe a tazza per legno e seghe a corona per muratura con taglienti intercambiabili bisogna pulire accuratamente le scanalature del supporto affinché sia possibile inserire i taglienti circolari con precisione, bloccandoli saldamente. Al termine della pulizia, applicare ogni volta il Lubrificante Multifunzione.
Aggiuntivi
Nei rinvii a 90° con mandrino, come anche nei mandrini con flessibile, in cui vi sono varie parti in movimento, la pulizia deve essere effettuata con spazzole a setole morbide e, al termine, spruzzare il Lubrificante al PTFE ad Alte Prestazioni per lubrificare al meglio le parti soggette a movimento. Per tutti gli aggiuntivi è consigliata l’applicazione generica del Lubrificante al Silicone Applicazione Pulita della linea WD-40 Specialist per proteggerli dall’ossidazione e assicurare la loro funzionalità.
Squadra che vince non si cambia: anche quest’anno il pilota Michael Ruben Rinaldi correrà nel campionato Superbike affiancato da FERVI, già sponsor tecnico del team Aruba.it Racing – Ducati
FERVI, l’azienda di utensili e arredo da officina eccellenza della motor valley emiliana, prende parte alla stagione 2022 di Superbike. Oltre a curare l’arredo dei box del team Aruba.it Racing – Ducati, FERVI rinnova il sostegno al pilota riminese Michael Ruben Rinaldi che gareggia in sella alla Panigale V4 R numero 21 con cui la scorsa stagione ha chiuso il campionato mondiale al quinto posto.
Il Campionato di Superbike 2022 si giocherà in dodici tappe internazionali durante le quali scenderà in pista una sintesi dell’eccellenza della Regione Emilia-Romagna e del Made in Italy per quanto riguarda i motori e la passione per le gare, grazie alla collaborazione tra le città coinvolte in questa sponsorship: Vignola (MO) sede di FERVI, Rimini che è città di Rinaldi, e Bologna (Borgo Panigale) dove da sempre c’è la Ducati.
A chiudere il cerchio, sottolineando la stretta relazione fra utensili di alta qualità e le potenti due-ruote da pista, FERVI ha scelto allestire i box di scuderia marchiando gli arredi e la tuta del pilota riminese con il logotipo aziendale sulla manica sinistra. La collaudata collaborazione tra FERVI e Rinaldi nasce da un interesse comune verso il mondo della meccanica e dei motori, e vedrà la partecipazione del pilota ad eventi promozionali e campagne di comunicazione sia digitali che tradizionali volte a rinforzare il brand FERVI a 360°.
“La mia personale passione per la meccanica e per la manutenzione delle moto mi fa sentire particolarmente vicino a FERVI con cui, già in passato, abbiamo lavorato molto bene. Sono quindi molto contento di ricevere il loro supporto anche per la stagione 2022 in cui ci siamo mostrati competitivi fin da subito. Il feeling con la moto è buono e dobbiamo continuare a lavorare così per le prossime gare, in particolare quella di Misano dove non vedo l’ora di correre, spinto dall’entusiasmo dei tifosi del circuito di casa” ha riferito Michael Ruben Rinaldi, pilota del team Aruba.it Racing – Ducati.
“La nostra collaborazione con Michael e con il team Aruba.it Racing – Ducati in Superbike, ci rende particolarmente orgogliosi perché ci permette entrare a far parte di un campionato ricco di adrenalina affiancando altre eccellenze del nostro territorio. Crediamo molto nel progetto di far crescere il talento di un pilota italiano che ha dimostrato di avere le carte in regola per ottenere ottimi risultati. Quest’anno puntiamo a fare ancora meglio dell’anno scorso e siamo fiduciosi che il mix di affidabilità, competenza e potenza dei marchi coinvolti, insieme all’abilità di Michael, non passeranno inosservati”, ha commentato Ermanno Lucci, direttore marketing FERVI Group.
Le stufe a pellet senza canna fumaria esistono? Esistono soluzioni alternative alla canna fumaria per l’installazione di una stufa a pellet?
Stufe a pellet senza canna fumaria?
È assolutamente falso: è opinione comune che basti un tubo collegato all’esterno per evacuare i fumi, ma questo tipo di installazione è assolutamente fuori legge. La stufa funzionerebbe comunque, in quanto l’espulsione è forzata, ma la normativa di riferimento (UNI 10863) per lo scarico dei fumi di combustione prevede che questo avvenga attraverso un condotto che arrivi almeno 2 metri oltre il solaio di copertura. Nel caso delle stufe a pellet, questo condotto ha soltanto un diametro ridotto (80 mm) e deve disporre di un sommitale a fungo. Diffidare, dunque, di chi propone soluzioni alternative.
Ci sono altre agevolazioni oltre al Conto Termico?
Sì, la stufa a pellet rientra tra i “beni significativi” per i quali può essere applicata l’IVA al 10%, ma solo per una parte dell’importo, ovvero quella equivalente alle spese di manodopera sostenute per l’installazione (materiali di consumo inclusi); sulla restante porzione di spesa si applica l’IVA al 21%. Il costo della stufa e le spese d’installazione vanno perciò elencate separatamente in fattura.
Si può installare ovunque in casa?
Teoricamente sì, naturalmente dev’essere addossata a una parete perimetrale e a distanza opportuna da materiali infiammabili, quindi da tutti i componenti d’arredo che possono causare incendi (mobili, tendaggi); è sconsigliabile l’installazione in camera da letto, in quanto nel silenzio notturno il rumore della ventola e della caduta dei pellet possono disturbare il sonno e per i possibili ritorni di fumo dovuti a eventuali interruzioni di corrente elettrica.
Riscaldamento ecologico
Attualmente il pellet è il combustibile più economico ed ecologico, a parte la legna che, però, comporta maggiori difficoltà di approvvigionamento, stoccaggio e gestione del focolare. Per l’uso dei pellet ci sono stufe concepite appositamente che riscaldano gli ambienti per irraggiamento e ventilazione o integrabili agli impianti idraulici a termosifoni o radianti, in grado di produrre anche acqua calda sanitaria. Una stufa a pellet dispone di un serbatoio che garantisce lunga autonomia, produce un residuo di cenere pari all’1% del combustibile, per cui basta un aspiratore per la pulizia ordinaria. L’installazione va affidata a un tecnico specializzato e dev’essere a ridosso di un muro perimetrale; può rivelarsi problematica nei condomini, per via dell’indispensabile canna fumaria esterna che deve correre in facciata fino a tetto. Ci sono anche vere e proprie caldaie a pellet installabili in locali secondari e per le quali, in fase di costruzione dell’edificio o di una ristrutturazione importante, si possono predisporre un locale di stoccaggio del pellet, un sistema di alimentazione automatico dal locale stesso e tubazioni di distribuzione dell’aria in più ambienti o collegamento alla rete idraulica. Il pellet autentico è di puro legno, dunque è sicuramente ecologico, ma per mantenerlo tale dobbiamo fare la nostra parte: non andiamo in macchina ad acquistare pochi sacchetti per volta, non approfittiamo di offerte a basso prezzo senza verificarne la qualità (le impurità bruciate vanno in atmosfera), non sottovalutiamo l’isolamento termico dell’abitazione, altrimenti la stufa “pompa” più del necessario, l’aspetto ecologico viene meno e resta solo la praticità di utilizzo. L’ecologia dipende da molti fattori…
Il malfunzionamento di una finestra, in apertura e chiusura, può dipendere da numerosi fattori legati anche al materiale con cui è realizzata: legno, alluminio, PVC o materiali compositi. Un tempo i maggiori problemi erano dati da dilatazione e contrazione dei materiali, mentre oggi gli agenti atmosferici influiscono maggiormente sulle guarnizioni e i meccanismi di chiusura di finestre tecnologicamente avanzate e per questo più complesse e “delicate” di quelle di un tempo: sistemi di chiusura a più punti, meccanismi di sicurezza e modalità plurime di apertura (molte aprono anche a vasistas) rendono le finestre molto versatili ed efficaci, ma esigenti sotto il profilo della manutenzione. Perché tutto funzioni sempre a dovere, è necessario adottare alcune regole sulla loro regolare manutenzione.
Guarnizioni
Oggi quasi tutte le finestre, anche quelle di legno, sono dotate di guarnizioni di gomma che, col tempo, finiscono per perdere morbidezza e capacità di adattamento. A seconda della loro conformazione e posizione, possono forzare in apertura e chiusura, sino a essere divelte dalla loro naturale posizione ed essere danneggiate. In altri casi tendono a incrudirsi, perdendo la capacità di tenuta all’aria e all’acqua, con le conseguenze che ne derivano. Per evitare tutto questo è necessario tenere le guarnizioni sempre pulite, passando un panno in microfibra inumidito, e applicare WD-40 Specialist Lubrificante al Silicone Applicazione Pulita che non solo elimina l’attrito nel movimento, ma mantiene nel tempo le proprietà di morbidezza ed elasticità proprie della gomma.
Meccanismi di chiusura e scorrimento
Per prevenire il deterioramento dei sistemi di chiusura quali le aste scorrevoli interne all’anta o le cremonesi esterne o, ancora, dei sistemi di rotazione come perni, cardini e cerniere, basta applicare regolarmente WD-40 Specialist Lubrificante al Silicone Applicazione Pulita che, oltre a una eccellente lubrificazione, ha proprietà di forte adesione, asciugare rapidamente e isolare dall’umidità la superficie trattata. La sua formula è compatibile con tutti i metalli, le plastiche, la gomma e il legno.
I sistemi di chiusura vanno sempre esaminati con attenzione: in presenza di guarnizioni, rondelle in plastica o gomma va sempre utilizzato il Lubrificante al Silicone. Nel caso di sistemi a scorrimento con asole oppure con binari, sia in presenza di scorrevoli con plastiche o carrelli a cuscinetto, si ricorre a WD-40 Specialist Lubrificante Secco al PTFE, ideale perché la sua formulazione asciutta evita l’accumulo di polvere e sporcizia nella parti in movimento, garantendo una lubrificazione di elevato potere.
Tante le operazioni da fare per impratichirsi con il ferro: taglio dei segmenti di tondino con il seghetto a mano, piegatura con le dime, unione con saldatura ad arco, foratura con trapano a colonna e filettatura a impronta maschio e femmina. Per questo candelabro da soffitto fai da te, inoltre sono possibili varianti di forma, di numero bracci e la trasformazione in lampadario
Proponiamo questo candelabro da soffitto fai da te dalle dimensioni importanti. È una costruzione con elevata valenza didattica, adatta per chi voglia fare pratica con questo materiale, caratterizzata dalla possibilità di notevoli variazioni sul formato di ferro da utilizzare, per esempio la piattina invece del tondino, e passibile di interpretazioni personali sulla forma. Usando barre di tondino pieno da 6 e da 8 mm di diametro, la struttura del candelabro resta esile, ma ha il vantaggio di non richiedere molto sforzo, tantomeno perizia, per la sagomatura dei pezzi.
Andando sul ferro piatto, a seconda dello spessore e la larghezza, si incontrano progressive difficoltà e anche le dime per poter fare pezzi tutti uguali devono essere dimensionate opportunamente. Il tondino da 8 mm è utilizzato per fare lo stelo centrale, la cui estremità superiore è curvata a uncino, mentre quella inferiore termina con la sfera d’acciaio. I bracci con i portacandele sono fatti con tondino da 6 mm: ognuno è costituito da 3 pezzi sagomati. Alcuni elementi che rientrano nel progetto, come i piattini di portacandela e le sfere, possono essere acquistati già fatti. I fardasé bravi possono sicuramente realizzare in proprio i piattini, facendoli con la tecnica del ferro battuto su un’incudine, mentre i più attrezzati possono realizzare anche le sfere, usando un tornio per ferro. Altrimenti, tutti questi pezzi si trovano già preconfezionati nei migliori negozi di ferramenta.
Il progetto richiede una fase preparatoria, in cui, sulla base di un disegno (personalizzabile a piacere) si costruiscono le dime per effettuare la piegatura dei ferri, in modo che risultino tutti identici. Questa caratteristica è inderogabile per ben due questioni estetiche: la simmetria che il manufatto deve dimostrare, visto da qualsiasi lato, e poi anche per non ritrovarsi con un candeliere che rimane storto una volta appeso. Così come lo presentiamo, il candelabro da soffitto fai da te ha 5 bracci ed è destinato all’utilizzo con le candele.
Per una maggiore “ricchezza”, i bracci possono essere anche di più, a propria discrezione; riguardo, invece all’uso con candele, sebbene il fascino che emette una tale illuminazione non abbia eguali, chi desiderasse qualcosa di più immediato da accendere e spegnere, può facilmente trasformarlo in lampadario applicando in ogni bicchierino un portalampada E14, con piattina isolata trasparente che corre lungo le bacchette di ferro, sino a raccogliersi all’apice, nei pressi del gancio di sospensione.
La trasformazione in lampadario
È un’operazione non difficile, che si può fare anche in un secondo tempo, ovviamente portando il candelabro sul banco da lavoro. Si tratta di effettuare un foro di diametro 4 mm in ogni piattino, nella porzione che ricade all’interno del bicchiere portacandela: la punta del trapano deve uscire sotto, lambendo la fasciatura con il filo di ferro. Questa apertura serve per far passare il filo elettrico (una piattina per lampadari con isolante trasparente) da collegare ai 2 terminali del portalampada E14, a sua volta da fissare dentro il bicchiere portacandela.
Dato lo stile sinuoso del lampadario, potrebbero essere indicate lampadine a “fiamma” (1), abbinate a portalampada con forma di mozzicone di candela (2); questi si fissano a incastro nel bicchiere da ¾”, tramite adattatori di legno con profilo conico (3), reperibili di diverse misure. La sporgenza cilindrica entra sotto il portalampada fatto a candela, mentre il foro assiale permette di far passare il filo elettrico.
Da sotto il piattino, il filo segue il tondino nel suo sviluppo, sino a convergere insieme agli altri (provenienti dagli altri bracci) e unirsi nelle due polarità per il normale collegamento a una presa luce comandata. La piattina si fissa molto bene sul tondino usando la colla a caldo; in questo modo il filo trasparente rimane appena visibile. La terra dell’impianto va collegata in modo saldo (una vite) al gancio a uncino dello stelo centrale.
Materiale occorrente
· Tondino di ferro di sezione 8 mm e 6 mm. · Filo di ferro di sezione 3 mm. · Tubo di acciaio di diametro ¾”. · Sfere di ottone di diametro 15 mm. · 1 sfera di acciaio di diametro 40 mm.
I disegni sotto mostrano le due dime necessarie per effettuare le piegature ripetitive del tondino, ottenendo pezzi del tutto identici. La prima serve per fare il ramo interno del braccio; pieghiamo a 90° un pezzo di tondino, quindi lo incastriamo nella dima e tiriamo, una per volta, le estremità contro il legno per dare alla barra la curvatura. La seconda permette di piegare il tondino per fare i due segmenti esterni del braccio.
Nel realizzare le dime si tenga conto che il ferro ha una certa elasticità e tende a “ritornare” leggermente, dopo la piegatura; pertanto è necessario che la sagoma della dima non sia fedele al disegno progettuale del braccio, ma presenti una curvatura più stretta, seppure di poco.
Realizzazione del candelabro da soffitto fai da te
Tempo richiesto: 1 giorno
Fare le pieghe a 90° del tondino
Le pieghe a 90° del tondino possiamo farle senza alcuna difficoltà stringendolo in una morsa e battendolo con un martello distante un paio di centimetri dalle ganasce della morsa.
Curvare il tondino
Per l’operazione di curvatura con la dima, ci aiutiamo con un curvatore a mascella che ci permette di agguantare il tondino anche alla sua estremità e di fare la forza necessaria.
Saldare per comporre il singolo braccio del candelabro
I tre pezzi che formano ogni singolo braccio del candelabro da soffitto fai da te li uniamo con saldatura ad arco mediante saldatrice a filo continuo. Per saldarli li appoggiamo su una superficie piana, tenendoli uniti con una pinza a scatto, in modo che restino perfettamente allineati.
Curvatura per il ricciolo all’estremità superiore
Per fare il ricciolo all’estremità superiore dello stelo non abbiamo bisogno di dime, perché ne dobbiamo fare uno solo, quindi non siamo strettamente legati a una forma e una misura. Mettiamo nella morsa un pezzo di tubo da ¾”, stringendolo molto forte, quindi fermiamo lateralmente al tubo l’estremità del tondino da 8 mm, con la pinza a scatto. Per fare una curva stretta dobbiamo agire con il curvatore a mascella.
Forare le sfere
Le sfere vanno tutte forate: usiamo il trapano a colonna, tenendole ferme con una morsa per trapano che abbia le ganasce con incavo, in modo che non tenda a sgusciare via dalla presa. Nella sfera di acciaio facciamo un foro passante Ø 8 mm, mentre in quelle di ottone facciamo un foro cieco Ø 5 mm, per poi filettarlo con il maschio della filiera di diametro 6 mm.
Unire la sfera al tondino
La sfera da 40 la uniamo al tondino da 8 mm dello stelo inserendola a un’estremità dello stesso. Il tondino è bloccato nella morsa per poter effettuare la saldatura fra i due elementi giusto nel punto in cui la sua punta fuoriesce appena dal foro della sfera. Al termine con la smerigliatrice angolare si liscia la protuberanza che rimane, rendendo regolare la sfera.
Applicare i piattini
Allo stesso modo, stringiamo nella morsa l’estremità di ogni braccio in cui dobbiamo saldare il piattino del portacandela che abbiamo forato al centro con punta da 6 mm per far spuntare appena il tondino.
Saldare il piattino e lo spezzone di tubo
Per non rovinare i portacandela con brutte saldature, difficilmente ripulibili per via della curvatura, dobbiamo riuscire a saldare al piattino lo spezzone di tubo da ¾” facendolo da dentro, ma non è impresa ardua, visto che bastano un paio di punti di saldatura.
Saldare i bracci che compongono il candelabro da soffitto fai da te
Per saldare i bracci allo stelo e fra loro stessi, sorge il problema di dare loro la corretta angolazione, che dipende dal loro numero: essendo 5, fra l’uno e l’altro deve esserci un angolo di 72°; se fossero 6 l’angolo dovrebbe essere di 60°; nel caso di 8 l’angolo deve essere di 45°.
Mascherare le saldature
Finite le saldature, le mascheriamo con diversi giri di filo di ferro di sezione 3 mm, di cui nascondiamo le estremità infilandole sotto le spire. Al termine applichiamo le sfere di ottone avvitandole alle estremità che avevamo filettato appositamente.
Come forare per fare il filetto
Di seguito la tabella di riferimento per fare il foro necessario alla filettatura di una sede, in relazione alla vite che si vuole applicare.
Il tagliasiepi funziona mediante lo scorrimento delle lame l’una sull’altra, che devono essere in perfetta aderenza per un taglio efficace. Tuttavia, durante la loro azione, tendono in varia misura ad accumulare residui, a seconda delle piante su cui si lavora: tipo di foglia e presenza di resina sono i parametri che maggiormente incidono.
Pulizia delle lame
Effettuare un’accurata pulizia delle lame scorrevoli è una regola imprescindibile per avere un tagliasiepi che faccia sempre un ottimo lavoro. Nel caso di tagliasiepi alimentati a corrente elettrica o batteria, prima di iniziare qualsiasi operazione di manutenzione è importante assicurarsi che l’alimentazione sia scollegata: vale a dire cavo elettrico staccato e/o batteria rimossa dal dispositivo.
Si procede innanzitutto con l’eliminazione di residui di foglie, legnetti e polvere, passando sulle lame una spazzola, prima a secco, poi con acqua saponata, cercando di rimuovere il grosso dello sporco. Si asciuga. Per i residui incrostati e la resina rimasti, si applica il lubrificante WD-40 Multifunzione che scioglie lo sporco rimanente e rimuove anche eventuali tracce di ruggine.
Durante questi step è necessario azionare per un attimo il motore, per far cambiare posizione alla lama scorrevole rispetto a quella fissa, mettendo a nudo i punti da pulire rimasti coperti. Al termine dei passaggi, si procede con la lubrificazione delle lame utilizzando WD-40 Specialist Lubrificante Secco al PTFE. Oltre a garantire la scorrevolezza, il prodotto crea uno strato isolante che impedisce all’umidità di entrare in contatto con il metallo e formare ossido.
Scocca e impugnature
Tanti residui di sfalcio saltano anche sulle parti in plastica della macchina; si rimuovono facilmente spruzzando WD-40 Multifunzione su un panno pulito e passandolo su scocca e impugnature.
Contatti elettrici
Dato che i tagliasiepi difficilmente sono utilizzati per il lungo periodo invernale, i modelli elettrici possono incorrere nell’ossidazione dei contatti: nella fattispecie si parla dei terminali della spina di alimentazione per quelli a 230 V e dei punti di innesto dell’accumulatore per quelli a batteria. In queste zone delicate bisogna spruzzare WD-40 Specialist Detergente Contatti, che allontana l’umidità residua e crea un film di protezione. Periodicamente è da farsi anche nella stagione estiva.
Scopri quali sono gli aspetti più vantaggiosi di Evokit, il controtelaio in kit per porte a scomparsa di Ermetika! Un prodotto comodo da trasportare e facile da installare
Il controtelaio in kit per porte a scomparsa di Ermetika
Evokit è il controtelaio non assemblato realizzato da Ermetika per l’installazione di porte scorrevoli con stipiti su pareti in cartongesso. È disponibile anche nella sua variante per porte filo muro, Absolute Evokit, che combina tutti i vantaggi del classico controtelaio alla raffinatezza e al minimalismo dei sistemi filo muro, privi di elementi aggiuntivi come stipiti e coprifili, che si orientano verso un design essenziale, completamente pratico e moderno.
Questi prodotti si distinguono grazie alla loro versatilità, alla facilità e rapidità di montaggio, che consente di eliminare qualsiasi problema legato ad uno spazio abitativo ridotto, in modo da poterlo sfruttare al massimo. Se state realizzando delle progettazioni architettoniche dotate di spazi che non facilitano il trasporto di controtelai già assemblati, come ad esempio edifici a più piani, Evokit rappresenta una soluzione ottimale! Il trasporto di un modello in kit, costituito da un ingombro ridotto, è molto più funzionale perché più comodo da trasportare e installare.
Nel video seguente potrete vedere chiaramente quali sono i passaggi necessari per il montaggio di questo controtelaio per porte a scomparsa!
Le componenti di Evokit, il kit scorrevole per cartongesso
Controtelaio Evokit e Controtelaio Absolute Evokit di Ermetika
Il presente controtelaio in kit per cartongesso è ampiamente apprezzato a livello internazionale proprio per merito della sua funzionalità e della facilità di installazione. Oltretutto, si costituisce di diversi punti di forza, tra cui:
I rinforzi orizzontali, che assicurano solidità strutturale contro la spinta della lastra in cartongesso;
Il montaggio rapido e preciso grazie ai punti di fissaggio del controtelaio all’orditura metallica, cosa che evita fissaggi precari del controtelaio. Nella variante filo muro, il profilo superiore PVC verniciabile, che si fonde con la parete salvaguardando il design della parte orizzontale del vano di passaggio, completa la fase di finitura in maniera ottimale;
Il binario del controtelaio, elemento estraibile che può essere smontato e ispezionato in qualsiasi momento per l’applicazione di accessori o per la sostituzione dei carrelli. Ad esempio, tale opzione permette l’installazione del kit di rallentamento in chiusura dell’anta, anche in una fase successiva alla posa del telaio;
La struttura verticale in lamiera, la quale presenta uno spessore di 1,2 mm che garantisce una tenuta perfetta della sede interna, così da evitare eventuali restringimenti;
I carrelli in nylon “easy roll” di alta qualità, che assicurano la silenziosità e la fluidità dello scorrimento dell’anta nel tempo.
Infine, i Controtelai Evokit e Absolute Evokit possono essere completati con le rispettive porte scorrevoli Velio e Velio AB, aventi entrambe un design essenziale e un elevato livello di personalizzazione, tratto distintivo che permette loro di adattarsi ad ogni tipo di arredamento e di interior design.
La porta scorrevole Evokit di Ermetika è dunque una soluzione facile da installare, comoda da trasportare e completamente versatile!