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Utensili fai da te in ferro: piccoli attrezzi fatti per durare

Piccola costruzione di due utensili fai da te che racchiude alcune insidie: la modalità di giunzione dei pezzi, per esempio, se non si possiede una saldatrice, ma anche le questioni estetiche come le simmetrie e le piegature tutte uguali

I più comuni attrezzi che si usano per invasare e per mettere a dimora le piantine nelle aiuole sono spesso di qualità molto scadente e diventano inservibili in breve tempo. Decidiamo, quindi, di realizzare due utensili fai da te, quelli che si usano più frequentemente, usando un materiale che assicuri robustezza e durata nel tempo: l’acciaio inox.

Gli utensili fai da te in questione sono una palettina e un rastrellino per sarchiare; per realizzarli ci servono soltanto un pezzo di tubo di diametro 20 mm, spessore 2 mm, una bacchetta (tondino) da 6 mm di diametro e un pezzo di lamiera da 2 mm di spessore. Il tubo serve per fare le impugnature dei due attrezzi; la lamiera per fare la pala e il tondino per fare i rebbi del rastrellino.

Il progetto di questi utensili fai da te non presenta difficoltà evidenti, ma non è scontato che alla fine si ottenga un buon risultato estetico. Questo è uno di quei casi di realizzazione considerata “banale”, per la quale non è prevista gloria, ma la critica sì: chiunque, noi stessi per primi, può notare, se presenti, i difetti di finitura, l’asimmetria della pala, le pieghe non coerenti dei tre rebbi del rastrellino ecc. Un modo, in vero molto rigido, per essere imparziali nel giudicare il proprio lavoro è quello di domandarsi a quale prezzo acquisteremmo l’oggetto, se lo trovassimo sugli scaffali di un centro brico.

A parte queste forzature, che hanno un senso solo per il rapporto banalità/difficoltà del progetto, come oggettivo impedimento va detto che per fare un lavoro veramente definitivo bisognerebbe possedere una saldatrice a filo continuo e avere dimestichezza con la saldatura dell’acciaio inox, che non è proprio cosa di tutti. Ovviamente si può provedere alla giunzione dei pezzi di questi utensili fai da te in modo alternativo, ma in questo caso le difficoltà aumentano. Non sono difficoltà oggettive; si tratta di giunzioni tecnicamente semplici, ma va considerata la forte leva che si attua con il manico sia sulla pala sia sui rebbi del rastrellino, cosa che, col tempo, riesce a rendere vani molti degli stratagemmi più comuni di unione dei pezzi.

Al termine dell’articolo forniamo una soluzione alternativa alla saldatura, che nelle prove fatte ha dato risultati molto confortanti: l’utilizzo di un adesivo bicomponente. Consigliamo a chi voglia cimentarsi seguendo questa strada, di procurarsi uno dei nuovi adesivi di questo genere, che abbia anche caratteristica di riempitivo. Non è necessario che sia trasparente, anche se esteticamente non guasta.

La paletta

Tagliamo uno spezzone di tubo inox lungo 150 mm per realizzare il manico della paletta, poi un secondo della stessa lunghezza per fare quello del rastrellino. Abbiamo usato la smerigliatrice angolare montata su un accessorio per troncare.
Bloccati i due pezzi di tubo nella morsa, assotigliamo un pochettino il loro tratto iniziale, usando uno svasatore e una mola a smeriglio per trapano.
La manovra precedente ci serve per poter piegare più facilmente l’imboccatura del tubo, ma solo a una delle due estremità. Lo facciamo stringendo il tubo nella morsa da banco.
Disegnato il contorno dell’utensile fai da te, lo ritagliamo dopo averlo fissato su una tavoletta di legno; usiamo un seghetto alternativo con lama per metalli.
Perfezioniamo il bordo della paletta con un disco con carta abrasiva montato sulla smerigliatrice angolare.
Per piegare la paletta in senso longitudinale, la blocchiamo nella morsa, prendendola sino alla mezzeria e la colpiamo con il martello, interponendo un pezzo di legno di scarto.
Prepariamo il manico all’unione con la paletta facendo un foro su un lato soltanto della parte appiattita precedentemente.
Lo scopo del foro è quello di eseguire la saldatura dei due pezzi proprio attraverso la sua apertura. Abbiamo usato una saldatrice a filo continuo.
Ancora con il disco abrasivo rimuoviamo l’eccedenza di saldatura che fuoriesce dalla rotondità dell’impugnatura.

Il rastrellino per sarchiare

Tagliamo i pezzi necessari da bacchette di tondino da 6 mm di diametro; usiamo un seghetto manuale con lama per metalli.
Facciamo la punta a un’estremità di ogni spezzone realizzato. Per fare presto usiamo una mola da banco, altrimenti si può mettere uno per volta il pezzo nella morsa e darci di lima.
Ogni bacchetta va piegata nella parte appuntita per circa 45 mm. Per farle tutte uguali, basta stringerle nella morsa lasciandone spuntare un identico quantitativo calibrato e colpire col martello.
Per fare la seconda lieve piega a 2 delle 3 bacchette, blocchiamo nella morsa la loro parte piegata a L e procediamo nella piegatura usando un pezzo di avanzato di tubo inox.
Prima di inserire all’interno dell’impugnatura le bacchette che formeranno i rebbi del rastrellino, facciamo diverse tacche sui loro steli picchiando sul tondo con la parte posteriore del martello.
Inseriti i 3 tondini nell’impugnatura, bisogna fissarli: un’alternativa alla saldatura può essere quella dell’incollaggio con un adesivo bicomponente, che conviene far entrare dalla parte posteriore dell’impugnatura, riempiendola interamente.

Progetti che riempiono il cuore di gioia

Inaugurata il 22 settembre scorso nel comune di Alfedena (AQ) una nuova scuola primaria dalle caratteristiche virtuose

In un “oceano” di cattive notizie che spaziano dalla crisi bellica alle manovre inflattive, dalla ridotta disponibilità di materie prime all’indeterminatezza degli approvvigionamenti energetici, rare isole di salvezza esistono ancora… qualche notizia è ancora in grado di “scaldarci” il cuore. Un esempio calzante è la notizia dell’apertura, il 22 settembre scorso, di una scuola primaria dalle caratteristiche virtuose nel comune Alfedena (AQ) in Abruzzo.

Nella realizzazione del progetto “La mia scuola illuminata”  la municipalità abruzzese è stata affiancata dall’Associazione dei Comuni Virtuosi e da VELUX, azienda che ha contribuito alla progettazione illuminotecnica della scuola e alla fornitura gratuita dei lucernari, inseriti in grande numero per portare all’interno degli ambienti scolastici luce e ventilazione naturali, a beneficio degli studenti

Siamo profondamente orgogliosi di essere annoverati tra quei comuni che hanno accettato la sfida della sostenibilità ambientale – ha dichiarato Luigi Milano, Sindaco di Alfedena – come mostra anche questa partnership che ci ha permesso di portare a compimento un ambizioso progetto come quello della realizzazione del nuovo edificio scolastico, mettendo così in evidenza l’importanza della luce naturale, della sua diffusione e valorizzazione all’interno delle scuole. Attenti al benessere dei nostri alunni e docenti e, consapevoli dell’importanza di garantire elevate prestazioni energetiche all’interno delle strutture scolastiche, abbiamo intrapreso questo percorso, affiancati dalla professionalità di VELUX Italia e dal determinante sostegno dell’Associazione dei Comuni Virtuosi. Siamo felici e li ringraziamo per aver creduto in noi e per aver permesso che si diffondesse anche nella nostra piccola realtà la visione di una scuola efficiente anche dal punto di vista energetico, al fine di garantire un corretto equilibrio psicofisico per i nostri piccoli studenti.” 

La collaborazione tra VELUX e l’Associazione dei Comuni Virtuosi, è di lunga data e si pone come obiettivo principale la diffusione di una cultura sulla luce naturale, che si traduce in benessere psico-fisico, risparmio energetico e sostenibilità. 

“Collaboriamo da dieci anni con l’Associazione dei Comuni Virtuosi. È una realtà di cui condividiamo a pieno valori e filosofia – ha dichiarato Marco Soravia, Amministratore Delegato VELUX Italia –  Il nostro Gruppo è impegnato in tutto il mondo in progetti a sostegno di enti indipendenti e associazioni, con una particolare attenzione alla sostenibilità e all’Ambiente. In questa occasione siamo ancora più contenti per aver dato un contributo importante a un progetto rivolto ai più giovani e alla loro formazione; il futuro sappiamo che è proprio nelle loro mani.” 

Portare luce naturale dentro a una scuola è un sogno che si avvera – ha affermato Marco Boschini, Coordinatore nazionale della rete – perché tiene insieme sostenibilità ambientale e comfort per la comunità che vive e cresce in quegli ambienti. È un caso che farà scuola, per i tanti edifici pubblici dei nostri Comuni Virtuosi, che potranno beneficiare del buon esempio di questa storia e replicarlo altrove”. 

A guidare il team VELUX in questo progetto, l’architetto Giulio Camiz: “Nella scuola di Alfedena siamo intervenuti con l’intento di migliorare la resa scolastica dei ragazzi, migliorando il comfort visivo. Per farlo, in questi ultimi due anni, abbiamo affiancato progettisti e Autorità, lavorando su studi illuminotecnici e analisi ad hoc. La presenza significativa di finestre da tetto, donate al Comune a titolo totalmente gratuito, ha rappresentato un grande salto di qualità per il progetto, che speriamo possa esser un esempio da replicare nell’edilizia scolastica Italiana.”  

Ecologia e sostenibilità: i fardasé sono sempre avanti!

Tratto da “Far da sé n.527 – Ottobre/Novembre 2022″

Autore: Nicla de Carolis

“Chissà che un domani non ci tocchi ringraziare sceicchi ed emiri per averci dato un salutare scossone durante gli anni bui delle crisi petrolifere ed averci aperto gli occhi sulla necessità di isolare le nostre abitazioni invece di consumare gasolio da riscaldamento”. Era l’incipit di un articolo dal titolo ISOLARE IL SOTTOTETTO su FAR DA SÉ gennaio 1987, 35 anni fa. Parlando di anni bui, si faceva riferimento alle due crisi petrolifere, quella del ‘74 e quella del ‘79, quando si verificarono aumenti del prezzo del petrolio risibili per le quotazioni dei nostri giorni, ma molto importanti per allora.

Queste parole fanno venire i brividi, pensando alla situazione di oggi e a quanto negli anni avremmo potuto fare se avessimo tenuto conto almeno di queste avvisaglie: fornitori poco affidabili e prezzi non controllabili. Per non parlare della necessità, ora improrogabile, di eliminare i combustibili fossili e passare alle energie rinnovabili, problema di cui, a quel tempo, la maggior parte delle persone non aveva la percezione, mentre oggi è noto a tutti anche a causa del cambiamento climatico. In 40 anni si sarebbe potuta incrementare abbondantemente la produzione di energia elettrica con le rinnovabili, con nuove centrali idroelettriche e a biomassa, oltre che con pale eoliche e pannelli fotovoltaici e altri sistemi ancora più innovativi.

Ma ciò che stupisce e, se ce ne fosse bisogno, conferma la bontà dei princìpi, la sensibilità e la capacità di guardare lontano dei fardasé è che da sempre riciclano, non sprecano e riparano, mentre tutto ciò è stato “scoperto” e predicato solo ultimamente dai nostri maestri di pensiero/politici/Unione Europea. A riprova di questa lungimiranza, ci sono le realizzazioni vostre e nostre, pubblicate già a partire dagli anni ‘80, con interventi per migliorare l’involucro della casa: pareti, tetto, aperture, vespaio e poi i primi impianti solari per produrre acqua calda e i pannelli fotovoltaici che qualcuno di voi si è addirittura autocostruito. Anche qui opere che solo da poco tutti gli altri stanno cominciando a conoscere.

Nel dossier da pag. 14 troverete il meglio di questi interventi per realizzarli da soli o per sapere cosa chiedere all’artigiano che lo farà sotto il vostro occhio attento e competente.

 

Lettino prendisole fai da te o tavolo per esterni?

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Una costruzione che abbina un piano d’appoggio, che per un terzo si solleva, con gambe che possono assumere due lunghezze, ripiegandosi o meno su loro stesse. Realizziamo un lettino prendisole fai da te che all’occorrenza può essere impiegato come tavolo per esterni

Questa costruzione può essere interessante per chi non dispone di tanto spazio in esterno, per esempio su un terrazzo, oppure nel caso lo spazio sia poco per il rimessaggio invernale, soprattutto per complementi d’arredo ingombranti come i tavoli e i lettini da sole. Avere un unico oggetto, utilizzabile come lettino prendisole fai da te o tavolo per esterni, dimezza il problema ma, visti i pesanti aumenti delle materie prime (e fra queste anche il legno), diciamo che le due funzioni in un solo oggetto, possono essere un tangibile vantaggio anche sotto il profilo economico.

Il progetto prende forza dal fatto che un lettino prendisole fai da te e un tavolo per esterni possano avere dimensioni e caratteristiche in comune, per quel che riguarda il piano d’appoggio, fatto con doghe distanziate in modo che, in caso di pioggia, l’acqua si fermi sopra il meno possibile.

Ben diversa, invece, è la differenza che c’è fra i due oggetti, per quel che riguarda la dimensione in altezza, proprio per una questione funzionale, che non conosce compromessi. La soluzione per questo problema è il trasformismo delle gambe, capaci di essere del tutto estese, per uso tavolo, e ripiegate su loro stesse, per uso lettino.

In questo articolo non ci soffermeremo, quindi, sulle più ovvie procedure di costruzione e assemblaggio dei pezzi, a parte qualche dettaglio, ma più compiutamente, per mettere in evidenza il sistema scelto per l’estensione e il blocco delle gambe (sistemi ce ne possono essere anche altri) e quello per sostenere lo schienale del lettino, su vari gradi di inclinazione.

Concludiamo con una considerazione sulla solidità del lettino prendisole fai da te / tavolo per esterni. Se a un tavolo è richiesta robustezza perché è brutto sentirlo “ballare” quando ci si appoggia, per un lettino ancor di più perché ci grava il peso di tutto il corpo. Per questo, si tende a incrementare le sezioni dei listelli e gli spessori delle tavole, con la conseguenza di rendere l’oggetto estremamente pesante da spostare. Per questo diamo le misure del tavolo/lettino illustrato, che rappresenta un buon compromesso per le taglie “medie”: chi vorrà prendere spunto da questa costruzione, valuti sulla base del proprio peso se sia il caso o meno di incrementare di qualche millimetro sezioni e spessori in gioco.

 

Osservazioni

La costruzione si esegue con pochissimi elettroutensili: basta una sega troncatrice per legno e un trapano a colonna, mentre un trapano-avvitatore torna utile per eseguire i prefori nel legno e successivamente avvitare le tante viti che vanno messe.

La precisione è necessaria, come sempre, ma nel caso in questione la si deve osservare soprattutto per la corrispondenza dei fori delle spine, sia con le gambe estese sia ripiegate, e poi per dare la giusta inclinazione ai denti della cremagliera.

Montaggi strutturali, ma assecondati alla funzionalità

Le gambe fisse si lasciano più lunghe delle pieghevoli di circa 25 mm. Prima di assemblare i sostegni si devono forare i 4 traversi (2 per ogni lato) per inserire la spina di bloccaggio in estensione e gli 8 montanti (4 per ogni lato) per il bloccaggio delle gambe ripiegate su loro stesse.
Per collegare le gambe sui due lati si applica un fascione per parte, avvitandolo al listello montante con due viti a testa liscia 80×8 mm, rondelle e dadi autobloccanti. Fondamentale è l’utilizzo sempre dell’adesivo, meglio se in classe D3 o D4, vista l’esposizione all’aperto del manufatto.
I pannelli che concorrono a formare il piano del tavolo/lettino prendisole fai da te sono fatti unendo le doghe, a 5 mm l’una dall’altra, con tavole al traverso, fissate da sotto con viti. Due di questi pannelli sono vincolati da cerniere a libro e su di uno si monta il sostegno per la posizione inclinata dello schienale, con altre 2 cerniere.
Il posizionamento delle tavole della cornice, tagliate a 45° alle estremità, non è a totale sormonto della base d’appoggio, perché questa deve servire anche come supporto dei pannelli a doghe, che trovano posto all’interno della cornice stessa.

Per inclinare lo schienale del lettino prendisole fai da te

Il telaio montato dietro il pannello, destinato a fare da schienale del lettino, deve trovare appoggio in diversi punti per offrire una scelta di maggiore o minore inclinazione.
L’appoggio lo realizziamo con due listelli che fissiamo fra un traverso, messo appositamente, e il fascione posteriore; sul bordo superiore dei listelli ritagliamo una speciale cremagliera.
I vari denti della cremagliera devono avere un specifica inclinazione per offrire appoggio coerente all’inclinazione del telaio, qualsiasi sia il suo angolo di incidenza. Cioè, l’estremità del telaio deve sempre combaciare con la sede che trova.

Per estendere e bloccare le gambe nelle due posizioni

Per lo spostamento del lettino applichiamo due rotelle pivotanti solo dalla parte dello schienale; le fissiamo sul lato inferiore della traversa che unisce le gambe fisse, in modo che sporgano leggermente rispetto all’appoggio della gamba a terra. Per questo motivo, a seconda dell’altezza delle rotelle stesse, dobbiamo assicurarci, in fase di assemblaggio delle gambe, che la traversa sia alla distanza giusta dall’estremità.
Per tenere ripiegate le gambe per un uso del manufatto come lettino, le spine sono inserite nei montanti delle gambe.
Tolte le spine dai montanti, la parte inferiore delle gambe si libera e può essere portata in estensione.
Per bloccare le gambe in posizione estesa, inseriamo le spine dall’alto, nei fori praticati appositamente nei traversi. Le spine sono fatte con un tondo da 20, leggermente levigato per permetterne il passaggio di misura nel foro, senza lasciare troppo lasco. Un’ulteriore piccola spina, inserita in quella principale, fa da fermo, impedendole di fuoriuscire di sotto.

Le scelte migliori per un bagno extra lusso nella camera padronale

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Nella progettazione e creazione delle case moderne, tra i tanti elementi che non possono mancare per un’abitazione all’insegna della comodità e funzionalità, c’è senza dubbio il bagno padronale.

Uno spazio davvero utilissimo per tutti coloro che ritengono che i momenti di relax e le proprie esigenze personali non debbano mai essere trascurate. Vediamo quindi in questo articolo come fare per renderlo il più possibile perfetto e dotato di ogni comfort.

Il bagno padronale, una scelta che equivale a un comfort senza pari

Il bagno padronale è quell’ambiente che va collocato nello spazio limitrofo alla zona notte o, meglio ancora, all’interno della camera da letto principale. In genere le sue caratteristiche principali sono una disposizione più che mai intima e accogliente, con arredi e dettagli che donino a chi lo usa il piacere di trascorrervi momenti confortevoli e all’insegna del vero relax.

Proprio per questo motivo, la funzionalità e lo stile dei mobili da bagno e degli arredi in generale, così come quello di tutti gli altri elementi che ne compongono l’insieme, dovranno essere assolutamente di qualità e funzionali.

Solo in questo modo ogni centimetro potrà essere pensato per risultare non solo durevole nel tempo, ma anche bello esteticamente e progettato con criterio, così da evitare caos e disordine.

Indipendentemente dalla metratura, questa stanza si dovrà prestare alla sua funzione principale, ovvero donare comodità estrema e unire stile e design, secondo bisogni e gusti dei proprietari.

Non necessariamente, infatti, il bagno padronale deve disporre di grandi spazi, anche se, qualora si potesse, una stanza ampia servirà di certo allo scopo in modo più semplice.

Tuttavia, anche i piccoli bagni, opportunamente arredati e progettati, potranno essere ben ricreati. L’importante sarà partire con idee chiare e precise e protendere per una ricerca oculata di stile degli oggetti utilizzati.

L’attenzione alle finiture, la ricerca del comfort personale e la creazione di un luogo adatto alla cura del corpo e al benessere. sono le basi per poter dare vita a uno spazio intimo e familiare, in cui trascorrere momenti dedicati a sé stessi.

Gli elementi che trasformano un bagno padronale in un ambiente di lusso

Come abbiamo già accennato, lo spazio ampio è sicuramente un buon punto di partenza per un ambiente dalle mille comodità, ma non è l’unico elemento da considerare. I materiali dovranno essere della miglior qualità, così come i mobili e le decorazioni utilizzate, il tutto unito a tantissima luce naturale.

Un altro fattore importantissimo sarà quello di riuscire a integrare questo ambiente con tutta l’architettura dell’abitazione. Anche gli stili di decorazione possono differire molto, ma meglio fare attenzione, il tutto dovrà comunque essere elegante ed equilibrato, mai troppo stravagante.

Perfetta, ad esempio, è la leggerezza e la pulizia degli spazi conferiti dalle pareti in vetro, unite a un gioco di luci che ne esalti l’unicità. Un ambiente perfetto da integrare con un idromassaggio o una doccia sensoriale.

Anche le linee minimali contribuiscono a donare un tocco di stile e semplicità ricercata, soprattutto quando si utilizzano forme e texture naturali, così come un panorama mozzafiato che doni una vista d’impatto.

Schiume poliuretaniche Soudal | Riempiono, montano e incollano

Viaggio all’interno delle schiume poliuretaniche Soudal, alla scoperta delle qualità che le rendono così performanti, ma con una particolare attenzione alla possibilità di scelta fra vari tipi che si differenziano nell’azione per svolgere nel modo più efficace il lavoro richiesto

Quando si dice “schiuma”, il pensiero corre immediatamente al classico utilizzo di riempimento per colmare il vuoto attorno ai telai di porte e finestre, operazione che si svolge sempre al termine del montaggio degli infissi, prima di mettere le cornici di finitura. In realtà le schiume hanno un ruolo crescente nell’ambito delle costruzioni e delle ristrutturazioni, perché emergono sempre più i vantaggi che esse comportano rispetto ai sistemi convenzionali. Quindi, essere maggiormente informati sui tipi e le caratteristiche di questi prodotti è fondamentale per poter scegliere la schiuma più indicata in base all’applicazione che se ne deve fare; sciogliamo qualche dubbio.

Come si applicano

  • Per applicare il prodotto si devono indossare occhiali protettivi e guanti.
  • Agitare il flacone almeno per 30 secondi, prima di erogarne il contenuto.
  • Avvitare il beccuccio erogatore sull’attacco della bombola.
  • Inumidire la superficie di applicazione per attivare la polimerizzazione della schiuma.
  • Erogare il prodotto con la bombola rovesciata e riempire la cavità al 50%.

Tre tipi di schiume poliuretaniche

Le schiume poliuretaniche possono essere di tre tipi. Le riempitive hanno caratteristiche di elevata espansione: il volume che si ottiene corrisponde a circa 42-45 litri per bombola; l’utilizzo ideale è per il riempimento delle cavità. Le schiume adatte al montaggio hanno espansione limitata a 30-35 litri per bombola; per questo sono definite anche a bassa espansione. Sono quelle ideali per sigillare i telai di porte e finestre, per fissare le scatole elettriche, ma anche tegole e altri elementi sui tetti. Le schiume adesive svolgono un eccellente ruolo di incollaggio, per esempio di pannelli isolanti oppure lastre di cartongesso e non hanno alcuna attività espansiva.

Le schiume possono essere mono o bicomponenti, con formulazioni LOW MDI o SMX (senza isocianati e fasi di rischio). Si applicano mediante estrusione che può essere manuale, con ausilio di pistola o con il sistema brevettato Soudal Genius.

Peculiarità

Tutte le schiume Soudal offrono un’elevata capacità di adesione su tutti i supporti (escluso PPE, PP e Teflon), quindi sono adatte per l’utilizzo con materiali come cemento, legno, metalli, mattoni, pietra, membrane bituminose, pannelli isolanti ecc. Nella vasta gamma che l’azienda propone ci sono anche schiume dedicate a utilizzi speciali, per esempio Soudafoam 1K FR, caratterizzata da resistenza al fuoco (rispetta la norma europea EN 1366-4), oppure Soudafoam Drain&Pipe, per la giunzione di tubazioni idriche in cemento.

I principali utilizzi delle schiume poliuretaniche

Lo sapevi che la schiuma è anche un adesivo?

Come si può immaginare, una schiuma molto espandente è un ottimo isolante termoacustico, ma in tal senso hanno insospettabili qualità anche le schiume con espandibilità limitata o nulla. Infatti, in riferimento agli interventi di isolamento e coibentazione, l’utilizzo di Genius Gun Pannelli & Blocchi porta il vantaggio della totale assenza di ponti termici. Rispetto ai fissaggi convenzionali, si risolve il problema che si verifica quando un ancoraggio metallico costituisce punto di passaggio del calore attraverso i pannelli isolanti. Ma non solo!

Lo stesso succede anche nei casi di incollaggio sui tetti di coperture ondulate e coppi, in questo caso con il vantaggio di ottenere robustezza, inamovibilità causa vento forte e neve, impossibilità di penetrazione dell’acqua in caso di precipitazioni.

Schiuma Genius Gun

Genius Gun è una schiuma poliuretanica prodotta con tre differenti formulazioni per altrettante situazioni di utilizzo. I tre tipi sono accomunati da un’unica dimensione della bombola e dalla medesima quantità contenuta di 600 ml, ma anche dallo stesso sistema di erogazione, la geniale pistola, brevetto Soudal, da cui la famiglia prende il nome. Questo innovativo sistema ha il compito di facilitare al massimo l’utilizzo della schiuma eliminando qualsiasi affaticamento del braccio, permettendo altresì di usare la bombola con una sola mano e mantenere il pieno dominio dell’erogazione che risulta precisa e controllata. Il tappino incluso nella confezione mantiene il prodotto riutilizzabile sino a 6 settimane dopo il primo utilizzo.

Agitare la bombola per 30”.
Sollevare il coperchio.
Indossare i guanti.
Orientare il tubo in orizzontale.

Come si usa

Inumidire la zona di applicazione.
Erogare con la bombola rovesciata.
Nell’arco di 60’ circa la schiuma si espande e polimerizza. Chiudendo subito dopo l’erogazione il beccuccio con il tappino in dotazione, la schiuma rimane utilizzabile per 6 settimane.

Sei settimane dopo

Inumidire la zona di applicazione.
Riempire la cavità al 50%.
Dopo un’ora circa la schiuma ha polimerizzato ed è possibile rimuovere l’eccedenza con un cutter.

Montaggio & Isolamento

Applicazioni. Installazione di telai per porte e finestre; riempimento di cavità; sigillatura di tutte le aperture nelle costruzioni per tetti; applicazione di un diaframma acustico; miglioramento dell’isolamento termico nei sistemi di raffreddamento; tutte le applicazioni tipiche delle schiume poliuretaniche.

Caratteristiche. Genius Gun Montaggio&Isolamento Fissare&Riempire ha un alto coefficiente di espandibilità; la resa è elevata: una bombola da 600 ml produce 20 l di schiuma polimerizzata. È esente da ritiro e da espansione dopo l’avvenuta polimerizzazione; ha un peso specifico di 26 kg/m3 e una percentuale di cellule chiuse del 70-80%, che garantiscono grande efficacia di isolamento termico e acustico.

Porte & Finestre

Applicazioni. Riempimento di cavità, in special modo quelle fra telaio e controtelaio di finestre e porte; sigillatura di tutte le aperture nelle costruzioni per tetti; applicazione di uno strato fonoassorbente; miglioramento dell’isolamento termico nei sistemi di raffreddamento.

Caratteristiche. Genius Gun Montaggio&Isolamento Porte&Finestre ha un coefficiente di espandibilità medio-alto; la resa è elevata: con una bombola da 600 ml si eseguono circa 17 metri di giunto. Il prodotto non contiene propellenti dannosi per l’ozono; una volta polimerizzato resiste a temperature comprese fra -40 °C e +90 °C; ha struttura cellulare a celle fini; offre un isolamento acustico di 58 db; colore champagne.

Pannelli & Blocchi

Applicazioni. Incollaggio di pannelli isolanti su tetti piani, perimetri, facciate, elementi isolanti/drenanti, soffitti di cantine, isolamento interno ecc; incollaggio di cartongesso in applicazioni di rivestimento a secco; incollaggio di blocchetti di calcestruzzo cellulare e similari per erigere pareti divisorie; riempimento di cavità tra i singoli pannelli di isolamento termico.

Caratteristiche. Il prodotto offre un’ottima adesione iniziale e permette un notevole risparmio di tempo, confrontato con i fissaggi convenzionali. Può essere applicato a temperature comprese tra -5 °C e +35 °C. Migliora le prestazioni dei pannelli isolanti evitando totalmente i ponti termici, ha capacità di livellare le superfici irregolari e vanta un indurimento rapido: il lavoro può continuare circa 1 ora dopo l’applicazione. Non invecchia, non marcisce, è resistente a muffe e funghi, non ai raggi UV.

Dalle feritoie degli egizi alle finestre panoramiche

Tratto da “Rifare Casa n.83 – Settembre/Ottobre 2022″

Autore: Nicla de Carolis

L’esigenza di aperture per arieggiare gli ambienti viene da lontano, le prime finestre arrivarono con la civiltà mesopotamica e quella egizia, 3000/4000 a.C., che per favorire il ricambio d’aria si servivano di buchi nei muri, specie di feritoie chiuse con teli bianchi impregnati di grasso, pezzi trasparenti di vescica di maiale o pelle di animali ridotta a sottile pergamena.
Poi, come per tante innovazioni geniali, furono i romani a dare vita alle prime finestre tamponate con il vetro, introducendo per la prima volta nella storia un concetto che ancora oggi resta saldo: la trasparenza. Erano piccole lastre grezze, spesse circa un centimetro con telai che, nelle case più facoltose, erano addirittura in bronzo; la finestra divenne allora uno status symbol, tanto che Cicerone scriveva: “Ben povero si deve considerare chi non possiede una casa tappezzata con placche di
vetro”.
Nei secoli a seguire l’architettura fece della finestra l’elemento più importante delle facciate degli edifici e nell’era moderna; Le Corbusier progettò le finestre strutturali a vetrata fissa a tutto vetro con la sola funzione di illuminare. Oggi, soprattutto nelle case nuove, si inseriscono grandi superfici vetrate per dare appunto tanta luce e poter godere di una bella vista sul paesaggio o sulla città. La progettazione di vetrature di dimensioni così importanti, rispettando i criteri di isolamento, è possibile grazie all’evoluzione che hanno avuto gli infissi soprattutto in questi ultimi decenni: profili a taglio termico che, non trasmettono caldo e freddo, vetri doppi o tripli che possono arrivare ad una coibentazione al pari di una buona parete. Altra evoluzione davvero notevole sono le finestre da tetto, che sia piano o a spioventi, fanno godere al massimo il benessere che solo la luce dall’alto può dare (vedi ristrutturazione da pagina 38).
Ma non basta. Le finestre di oggi sempre per migliorare le loro prestazioni in fatto di sostenibilità, possono essere dotate di VMC, ventilazione meccanica controllata, un sistema che consente un automatico ricambio d’aria senza aprire il serramento, cosa che bisognerebbe fare più volte al giorno. L’obiettivo, come nel caso della VMC degli impianti tradizionali, è di proteggersi dall’inquinamento indoor (gli agenti chimici che possono esalare vernici, arredi, stufe, detergenti e agenti biologici, muffe, batteri, spore fungine, polline e parassiti vari) e di ricambiare l’aria senza avere dispersioni di calore in inverno.
Noi sapiens ne abbiamo fatta di strada dalle feritoie chiuse con la vescica di maiale, a quanto avrete modo di vedere da pagina 42.

Chaise longue in ferro | Come realizzarla passo-passo

Seppure robusto, il piatto d’acciaio utilizzato, può flettere sotto il peso delle persone sedute, quindi si devono usare alcuni stratagemmi per irrigidire la struttura portante di questa chaise longue fai da te

Di solito, le costruzioni che assumono determinate dimensioni si cerca di realizzarle con sistemi di giunzione che permettano di smontare l’oggetto, per eventuali spostamenti, che non siano soltanto quelli di sistemarlo in un’altra posizione nella stessa stanza. Questa chaise longue fai da te, rientra già nella categoria appena descritta, viste non solo le dimensioni, ma anche il fatto che è realizzato in ferro e risulta decisamente pesante. La smontabilità di un oggetto, soprattutto se si tratta di un mobile che deve sostenere una o anche due persone, è cosa da prendere attentamente in considerazione già nella fase progettuale.

 

Materiale necessario

  • Angolare di ferro 40×40 mm spesso 4 o 5 mm: 2 longheroni di 1600 mm, 2 traverse di 810 mm, 2 rinforzi di 1330 mm.
  • Ferro piatto sezione 5×30 mm:
    In comune per i due braccioli: 2 traverse di 750 mm, 4 distanziali di 108 mm, 4 piedini di 31 mm. Bracciolo alto (*): 2 stanti esterni di 1145 mm, 2 stanti interni di 785 mm, 2 rinforzi (eventuali) di 865 mm, 2 volpi di 365 mm. Bracciolo basso (*): 2 stanti esterni di 855 mm, 2 stanti interni di 475 mm, 2 volpi di 375 mm.
  • Tubo Ø 20 mm: 2 traverse di 810 mm, 4 pezzetti ornamentali di 30 mm.
  • Ferramenta e varie: 2 barre filettate M 8 da 825 mm, 4 barre filettate M8 da 25 mm; 12 viti a testa svasata M 8×16 mm, 20 dadi di ottone a cupola M 8, 2 sfere di ottone Ø 20 mm con foro filettato M 8; materiale di finitura; un reggimaterasso; materasso; cuscini; guarnizioni antigraffio per i piedini.
    (*) Misure al netto delle code da tagliare dopo la saldatura.

Una chaise longue fai da te rigida e solida

Costruendo complementi d’arredo come questa chaise longue fai da te ci si deve assicurare che risulti rigido e solido, senza dare l’impressione di flettere sotto il peso che gli si carica. Le viti che congiungono le parti non possono essere messe seguendo soltanto un criterio estetico, perché così rischierebbero di non offrire un’adeguata forza di accoppiamento.

È necessario che le viti impegnate nell’unire le parti importanti della costruzione possano sviluppare la loro forza in modo vantaggioso. Per questo motivo, nelle zone d’attacco, le gambe hanno una conformazione articolata, tale da estendere la superficie di tenuta, differenziandola su diversi orientamenti nello spazio. In più sono presenti anche triangolazioni di rinforzo che impediscono la flessione cui la piattina di ferro andrebbe certamente in contro, se fosse libera.

Limitare l’elasticità del ferro

Sempre a livello di progetto si devono valutare le dimensioni della materia prima. Deciso di utilizzare il piatto di ferro per eseguire le due sponde, visto che vanno curvate, è necessario stabilire quali dimensioni devono avere queste stecche e non è cosa da poco, perché la scelta deve esaudire necessità legate alla robustezza e legate all’estetica: se fossero eccessivamente spesse e larghe, il manufatto risulterebbe troppo massiccio (oltre che pesantissimo), al contrario, se fossero troppo esili, difficilmente otterremmo la necessaria rigidità dell’insieme.

Per dare un aspetto leggiadro al divanetto fai da te, scegliamo stecche di sezione 5×30 mm per le parti da curvare, mentre per i longheroni e le traverse, che devono risultare diritte e rigide, scegliamo profilato angolare 40×40 mm, meglio se spesso 5 mm.

divanetto fai da te

Costruzione della chaise longue fai da te

Il procedimento inizia con la produzione dei due braccioli, di cui uno è alto, in modo da fungere anche da schienale, se si usa il divanetto fai da te come chaise longue. Si creano le classiche dime di piegatura del piatto d’acciaio che, nel caso in questione, sono fatte esse stesse di piatto: una parte curvata e fissata ai restanti pezzi diritti che la mantengono rigidamente in posizione, affiché la si possa usare come supporto per effettuare tutte le piegature in serie.

Ogni bracciolo è formato da 4 pezzi curvi, di cui gli esterni sono più estesi in modo da formare le gambe di sostegno della chaise longue fai da te. All’estremità superiore, i pezzi si uniscono trasversalmente con un tubo di ferro; più in basso sono uniti da un piatto diritto. I due curvi che vanno sino a terra a un certo punto raddoppiano nello spessore e assumono forma adatta a sostenere il telaio su cui poggia il reggimaterasso. Quest’ultimo ha forma rettangolare ed è fatto di profilato angolare tagliato a 45° alle estremità e unito con saldatura ad arco.

Tempo richiesto: 2 giorni

 

  1. Realizzare la dima

    La dima di ferro è fatta con piatto 5x 30 come quello che poi si dovrà piegare, più un pezzo di tubo Ø 90 mm. Il pezzo si inserisce nel passante saldato al tubo, dove rimane bloccato, e si spinge facendolo arrotolare attorno allo stesso.

  2. Proseguire sul lato più disteso

    Proseguendo sul lato più disteso si costringe il piatto a prendere la forma curva, tirandolo contro la dima.
    chaise longue fai da te

  3. Tagliare il tubo diØ 20 mm

    Montiamo la smerigliatrice angolare sull’aggiuntivo Wolfcraft che permette di trasformarla in una troncatrice e tagliamo con precisione il tubo di Ø 20 mm, facendo i segmenti corti di abbellimento e i due pezzi lunghi 810 mm.
    chaise longue fai da te

  4. Rifinire le estremità dei tubi

    Le estremità dei tubi, al termine del lavoro, resteranno ben in vista, quindi è meglio rifinirli con cura, rimuovendo la bava del taglio e arrotondando i bordi in modo uniforme.

  5. Regolarizzare il bordo interno del tubo

    Per regolarizzare il bordo interno del tubo usiamo una fresa svasatrice montata sul trapano.

  6. Eseguire le saldature

    Serve un piano d’appoggio orizzontale su cui poter saldare. Segniamo alcuni riferimenti sul piano, per poter ripetere più volte le saldature, sicuri di collegare i pezzi sempre nello stesso identico modo. Tenendo uniti i due pezzi curvi con un morsetto, eseguiamo le saldature per aggiungere il segmento che completa il piedino.

  7. Tagliare l’eccedenza di uno dei due piatti curvati

    Tagliamo via l’eccedenza di uno dei due piatti curvati, subito dopo la saldatura appena fatta.

  8. Segnare il punto in cui i piatti curvi sono in contatto

    Misuriamo la distanza dall’estremità e segniamo la mezzeria del piatto curvo, nel punto in cui è in contatto con quello sottostante.
    divanetto fai da te

  9. Fare una tacca con i bulino

    Per praticare il foro passante, facciamo una tacca con il bulino; così non può scivolare la punta mentre iniziamo a forare.
    chaise longue fai da te

  10. Creare il distanziale

    Tagliamo a misura alcuni segmenti di piatto che servono per fare il distanziale d’appoggio fra volpe e montante della gamba; li mettiamo nella morsa del trapano a colonna e pratichiamo in ognuno 2 fori con diametro 9 mm.

  11. Fissare i distanziali delle volpi

    I distanziali delle volpi devono essere fissati nel modo corretto, quindi dobbiamo affidarci nuovamente a un piano con marcature di riferimento: la riga rossa, nella fattispecie, serve per essere sicuri che ogni distanziale risulti in piano e alla stessa altezza su ogni gamba, visto che proprio su questo elemento andrà in appoggio il telaio del divano.

  12. Saldare le estremità superiori dei pezzi curvi e il tubo di 810 mm

    Le estremità superiori dei pezzi curvi, che devono terminare con la medesima forma e il medesimo allineamento, le uniamo saldando loro il tubo di diametro 20 mm lungo 810 mm; quindi ripuliamo la saldatura con la smerigliatrice angolare e, dalla parte in cui non è possibile, provvediamo con una fresa abrasiva montata sul trapano.

  13. Saldare un piatto all’altezza del distanziale delle volpi

    Uniti all’estremità superiore i pezzi curvi, dobbiamo unirli anche in zona mediana. Saldiamo quindi un piatto trasversale, all’altezza del distanziale delle volpi, in modo da rendere le gambe e i due montanti interni del tutto solidali.
    chaise longue fai da te

  14. Aggiungere un pezzo curvo per dare rigidezza alle gambe

    Per dare alle gambe la necessaria rigidezza, aggiungiamo ancora un pezzo curvo che in parte si sovrappone al piatto della gamba stessa, mentre nella parte superiore si stacca, per seguire un percorso più diretto verso il tubo trasversale, al quale lo saldiamo.
    divanetto fai da te

  15. Realizzare il telaio

    Tagliati a misura e con estremità a 45° i 4 pezzi di profilato angolare per fare il telaio, li posizioniamo su un piano sufficientemente ampio e li blocchiamo serrandoli con uno strettoio, controllando con una squadretta che siano tenuti a 90° fra loro. Quindi saldiamo insieme.

  16. Irrigidire i due longheroni

    Per irrigidire i due longheroni, facendo in modo che non flettano sotto il peso delle persone sedute, aggiungiamo due pezzi di profilato angolare, saldandolo nella parte sottostante del telaio.

  17. Posizionare e bloccare gli elementi che formano gambe e braccioli

    Con il telaio del divano appoggiato rovesciato sul piano di lavoro, uno per volta, posizioniamo gli elementi che formano gambe e braccioli del divanetto fai da te e li blocchiamo provvisoriamente con strettoi.
    chaise longue fai da te

  18. Praticare i fori

    Pratichiamo i fori passanti nel telaio, in corrispondenza dei fori fatti prima nella traversa di ogni bracciolo.

  19. Mettere in piedi e fissare il tutto

    A questo punto, possiamo mettere in piedi il tutto e fissare con viti a testa svasata e dadi ciechi di ottone i due braccioli (e relative gambe) con il telaio del divanetto fai da te.
    chaise longue fai da te

  20. Applicare due coppie di sfere di ottone all’estremità dei tubi

    Come ultima cosa, applichiamo due coppie di sfere di ottone alle estremità dei tubi trasversali dei braccioli. Per farlo, usiamo una barra filettata M8 lunga 825 mm per ogni coppia di sfere, che hanno foro filettato M8, appunto. Altre 4 coppie di sfere, senpre con barre filettate M8, ma questa volta lunghe 25 mm, sono messe ai piedi del divanetto, dove abbiamo predisposto i fori.

Plafoniere da esterno | Caratteristiche e cosa offre il mercato

L’illuminazione degli ambienti esterni come giardini, camminamenti, terrazzi e balconi deve essere progettata con attenzione, scegliendo soluzioni in grado di garantire ottima resistenza agli agenti atmosferici e, oggi più che mai, il risparmio energetico.

Tra le varie tipologie di punti luce per esterno le plafoniere rappresentano senza dubbio una delle soluzioni più apprezzate, in grado di illuminare in modo diffuso i nostri ambienti e presentare un’installazione alla portata di tutti, con semplice attrezzatura.

In questo articolo cercheremo di capire quali sono i parametri fondamentali che bisogna tenere a mente per un acquisto consapevole di plafoniere da esterno e qual è l’offerta del mercato.

Plafoniere da esterno

La classe di protezione

La prima caratteristica da prendere in considerazione quando si devono acquistare plafoniere da esterno è rappresentata dal grado di isolamento con cui sono realizzate. Trattandosi di punti luce che vanno fissati all’esterno della propria casa, è fondamentale che la classe di protezione contro l’ingresso di particelle solide e liquide non sia inferiore a IP44 (ideale IP54 o superiore).

Le plafoniere per ambienti esterni – benché vengano installate spesso in zone parzialmente riparate della casa – devono essere in grado di sopportare il costante stress che deriva dall’azione degli agenti atmosferici. Risulta quindi fondamentale valutare attentamente quale sarà la posizione in cui andremo a installare la plafoniera e, di conseguenza, scegliere un prodotto con una classe di protezione sufficiente alle condizioni di utilizzo.

Su Mazzola Luce è possibile trovare tante varianti di plafoniere per esterno realizzate tutte con materiali che permettono di ottenere un ottimo rapporto tra qualità, resistenza e prezzo, offrendo ovviamente classi di protezione IP adeguate.

Facilità di installazione

Le plafoniere da esterno si installano, mediamente, tutte allo stesso modo, senza troppe difficoltà. Alcuni modelli prevedono il fissaggio della portalampada al corpo della plafoniera (fissata con tasselli a parete), altre sono realizzate in corpo unico con il solo vetro (o schermo protettivo) da svitare e avvitare alla plafoniera stessa. Nel disegno e sequenza fotografica sottostante vediamo, in linea generale, come è fatta e come si installa una plafoniera.

  1. dopo avere appoggiato in posizione la plafoniera si segnano con la matita i due punti in cui praticare i fori per i tasselli.
  2. utilizzando una punta da muro da 6 mm di diametro forare sui punti tracciati; con l’accessorio raccogli polvere si evita di sporcare.
  3. nei due fori si inseriscono le parti di plastica dei tasselli ad espansione fino a portare la loro estremità a filo della superficie esterna.
  4. riposizionata la plafoniera si inseriscono le viti dei tasselli negli appositi fori e si serra con il cacciavite fino a bloccarli saldamente.
  5. si spellano le estremità dei fili di neutro e di fase (il giallo-verde è la terra) e si inseriscono nei morsetti dello zoccolo, serrando a fondo le viti che li trattengono.
  6. dopo avere avvitato la lampadina ed eseguito una prova di accensione si riapplica il diffusore che di solito si blocca a scatto.

La qualità dell’illuminazione

Ovviamente occorre prendere in considerazione il tipo di sorgente luminosa che si intende sfruttare: quello classico con lampadine tradizionali ad attacco standard E27 oppure quello più “moderno” con illuminazione led integrata.

L’illuminazione Led tende a essere la migliore, soprattutto per quanto concerne il risparmio energetico: in questo caso, bisogna capire di quanto flusso luminoso si necessita (valore espresso in lumen).

Lo stile estetico

Infine occorre valutare lo stile estetico della plafoniera, parametro che potrebbe sembrare secondario, ma che permette di effettuare una scelta di acquisto che si adatta perfettamente ai nostri gusti. Ovviamente occorre considerare il fatto che le plafoniere devono creare un ambiente omogeneo con i restanti spazi ed evitare inestetismi cromatici e di forme.

Anche in questa circostanza sul sito web di Mazzola Luce è possibile scegliere tra tantissimi modelli, tutti diversi tra di loro per dimensioni e forme, in modo da soddisfare sicuramente le nostre esigenze.

A prescindere dal tipo di illuminazione scelta, Mazzola Luce propone diverse plafoniere da esterno e sistemi di illuminazione grazie ai quali è possibile godere della migliore soluzione per la nostra casa, offrendo l’opportunità di acquistare prodotti di prima qualità realizzati con materiali incredibilmente resistenti.

 VOGEL Germany sbarca in Italia con FERVI Group

Al ricco catalogo FERVI si aggiungono gli strumenti di precisione e di misura marchiati VOGEL Germany: un approccio al mercato pianificato e graduale nella distribuzione delle nuove referenze contribuirà al posizionamento di FERVI Group, consolidando così la strategia commerciale e l’affidabilità dei prodotti verso gli utenti finali

Gli strumenti di misura di VOGEL Germany, azienda tedesca del Gruppo FERVI, sono ora disponibili in Italia attraverso la rete commerciale del Gruppo. Calibri di precisione, micrometri e sofisticati strumenti di misura marchiati Vogel Germany entrano quindi nell’offerta che FERVI veicola sul mercato attraverso la sua rete di distribuzione e vendita.

Il catalogo VOGEL Germany, con oltre 4.500 referenze, verrà affidato alla rete commerciale di FERVI per proporre questi prodotti ai clienti. I prodotti dell’azienda tedesca saranno gestiti direttamente in FERVI con una sola procedura di vendita, consolidando in questo modo la relazione con i rivenditori, ma con la possibilità di fornire anche un supporto di competenza nei confronti dell’utente. Si tratta, in molti casi, di strumentazione più o meno complessa che richiede infatti competenze specifiche in fase di vendita ed è per questo che l’approccio al mercato è stato programmato puntando su specializzazione e consulenza al cliente.

La valorizzazione del catalogo VOGEL e la distribuzione dei prodotti viene dunque portata avanti sia con la presentazione del catalogo sia attraverso la Selection 2022, il giornalino promozionale che ha l’obiettivo di presentare e far provare la qualità dei prodotti Vogel. L’altro elemento di valorizzazione importante e imprescindibile è il riferimento commerciale per il Rivenditore che rimane sempre  lo stesso: un unico punto di riferimento per FERVI e per VOGEL Germany.

Fondata nel 1949, VOGEL Germany è un’azienda tedesca specializzata nella produzione di strumenti di misura e di precisione. Acquisita da FERVI Group, nel 2019 entra a fare parte del primo gruppo italiano del settore MRO nonché in un network internazionale che coinvolge aziende di altri Paesi e una rete di distribuzione e vendita, specializzata e capillare, in oltre 50 Paesi del mondo.

“A prodotti sofisticati e con un alto grado di complessità tecnica deve corrispondere un’adeguata specializzazione nel supporto alla vendita e, per questo motivo, la nostra organizzazione commerciale è stata preparata e formata. Questo tipo di approccio ci consente di consolidare la relazione con il cliente attraverso la rete di vendita valorizzando le nuove referenze a catalogo. In questo modo inoltre contribuiamo in modo efficace a posizionarci sempre più come un punto di riferimento nel settore con un obiettivo: diventare sempre più un ONE STOP SHOP”, ha commentato Ermanno Lucci, direttore marketing FERVI Group.