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Come fare l’impianto idraulico casa a regola d’arte | Guida completa

Progettare l’impianto idraulico per la propria abitazione esige competenze tecniche, cura dei particolari e attrezzi specifici. Ecco tutto quello che bisogna sapere

Quando si parla di impianto idraulico si fa riferimento a un insieme molto ampio di elementi che è indispensabile conoscere per orientarsi al meglio in una corretta progettazione.

Gli impianti idraulici di casa sono estremamente diversi uno dall’altro. L’acqua fredda che entra nell’abitazione, oltre ad alimentare direttamente i vari erogatori e sanitari, viene riscaldata da una caldaia, per essere distribuita anche calda. Ad ogni sanitario, quindi, perviene un tubo per l’acqua calda e uno per l’acqua fredda. Tutti i punti sono dotati di uno scarico con sifone che impedisce il riflusso di esalazioni.

In un impianto idrico gli scarichi sono convogliati in un unico tubo che porta alla fognatura delle acque nere. Le soluzioni idonee per portare l’acqua nei vari punti dell’abitazione sono numerose e possono mettere in difficoltà chi desidera attrezzarsi per risolvere da solo i problemi di costruzione e manutenzione degli impianti idraulici.

Se si intendono eseguire modifiche su vecchie tubazioni per impianto idrico di alimentazione in metallo o grosse realizzazioni come un impianto idraulico completo, conviene allargare la normale dotazione con alcuni attrezzi che rendano possibile lo svolgimento del lavoro e lo velocizzino.

Impianto di adduzione

L’impianto di adduzione dell’impianto idraulico è composto da una tubazione di arrivo, inizialmente interrata. All’interno dell’abitazione si dipartono le tubazioni di distribuzione che terminano alle varie utenze e alla centrale di produzione di acqua calda sanitaria, nonché del circuito di riscaldamento.

Adduzione con tubi di polipropilene

tubi in polipropilene
I tubi in polipropilene sono molto pratici per la realizzazione di tubazioni di alimentazione idrica per l’impianto idraulico. Per le giunzioni serve il polifusore, strumento per saldare le parti a caldo.
Con la cesoia a scatto è possibile tagliare i tubi con molta precisione e senza la formazione di sbavature.
I pezzi da unire vanno riscaldati con il polifusore in modo che si ammorbidiscano e possano essere congiunti.
Dopo aver scaldato le estremità con il polifusore, i pezzi vanno inseriti uno nell’altro rispettando l’orientamento corretto ed esercitando una certa pressione. La fusione trasforma i due pezzi in un corpo unico garantendo la tenuta idraulica e la resistenza meccanica. Nella realizzazione di impianti complessi conviene usare il polifusore, ben saldo al banco, ed eseguire le giunzioni tra barre diritte e relativi raccordi.
I giunti in materiale plastico possono ricevere rubinetti in metallo collegati per avvitatura.

Impianto idraulico con i tubi di rame

Il tubo di rame per l’impianto idraulico è venduto in diametri da 10 a 54 mm, in barre o in rotoli. A seconda del diametro, si trova in rotoli da 25 a 100 metri e quindi la necessità di unire più spezzoni è ridotta al minimo. Essendo il rame un ottimo conduttore di calore, per evitare cali di rendimento si usa quasi sempre del tubo rivestito all’esterno da una guaina di plastica o poliuretano, più o meno spessa.

Nei tagliatubi a rotella un sottile disco viene premuto contro il tubo da due rulletti imperniati su una guida. Serrando il pomello della vite e girando contemporaneamente il tagliatubi, il disco penetra nel rame, tagliandolo.
Al termine del taglio rimane nel lume interno del tubo un’abbondante bava, che viene asportata con l’utensile triangolare presente sul bordo del corpo sagomato a C.
I tubi in rame sono molto flessibili ed è possibile curvarli inserendoli in una particolare molla d’acciaio armonico che serve per evitare che il tubo si schiacci riducendo il passaggio dell’acqua. Se si curva il rame con altri mezzi, per evitare lo schiacciamento, si può riempire il tubo di sabbia prima di curvarlo.
La curvatubi, specifica per tubi di rame, effettua pieghe in modo graduale e con delicatezza, evitando di schiacciarli.
Con ghiere e ogive
Per preparare un giunto ad imbocco svasato si taglia e si sbava il tubo. Non bisogna dimenticare di inserire la ghiera prima di iniziare il lavoro.
Si inserisce il tubo nel morsetto corrispondente al suo diametro lasciando la parte terminale a filo della matrice e si stringe.
Si posiziona il morsetto sulla matrice e si stringe la vite. Il maschio allarga i bordi del tubo.
Una volta smontati matrice e morsetto si procede appoggiando la parte conica del giunto sull’imbocco svasato.
Si procede al montaggio infilando sul tubo la ghiera filettata e l’anello biconico. Si inserisce poi il tubo nel raccordo o nel rubinetto fino a raggiungere il fondo della sede.
Grazie alla sua malleabilità il rame si calza sul cono del giunto realizzando una tenuta perfetta.
La saldatura del rame
Le due parti che vanno a contatto devono essere pulite con tela o fibra abrasiva.
Si cospargono le parti di pasta decapante, detta anche “pasta salda”, con un pennellino facendo attenzione a non toccarla con le mani perché è corrosiva e potrebbe causare ustioni. Il tubo va inserito nel raccordo e girato a destra e a sinistra alcune volte per favorire la distribuzione uniforme della pasta decapante asportando quella in eccesso con uno straccio.
Con il cannello (quello utilizzato nella saldatura a gas) si scaldano i pezzi dell’impianto idraulico. Dopo circa 30 secondi la pasta inizia a fumare abbondantemente, segno che i pezzi sono in temperatura. A questo punto si appoggia il filo di lega stagno-argento-piombo nel punto di congiunzione tra tubo e raccordo. La fusione è immediata e la lega si distribuisce con rapidità tra i due pezzi raggiungendo anche la parte opposta al punto di appoggio.
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  • [Pratico e di qualità] Il solido design ergonomico rende il tagliatubi più comodo e rapido.-
Fissaggio dei tubi in rame a parete

Per la realizzazione di un impianto idraulico a regola d’arte a volte si rendono necessarie sostituzioni o estensioni di tratti di tubo in rame.

I corretti posizionamento e fissaggio del tubo al muro si ottengono con fissatubi in acciaio che abbracciano saldamente il tubo grazie a due semicollari: uno è premuto dalla testa delle viti contro l’altro, dove le viti fanno presa nella loro sede filettata. Dalla stessa parte è fissata la vite di accoppiamento con il tassello ad espansione per un robusto aggancio al muro.
Si praticano i fori nel muro con un trapano dotato di limitatore di profondità e raccoglipolvere.
Si rimuove il residuo di polvere soffiando con aria compressa e si inseriscono i tasselli nei fori portandoli a filo con la superficie del muro, in modo che non sporgano all’esterno.
La conformazione del collarino a cerniera permette l’avvitamento a mano sino in fondo, senza utilizzare strumenti. Alla stretta finale si bada di lasciare la concavità orientata nella direzione di passaggio del tubo da bloccare.

Evitare danni ai tubi

L’identificazione sicura di tubi sotto le piastrelle è possibile solo utilizzando rilevatori che avvertono la presenza di oggetti nascosti, che arrivano fino ad una profondità di rilevamento di 80 mm per l’acciaio e di 69 mm per il rame. L’apparecchio è in grado di riconoscere anche sottostrutture in legno, tondini metallici e cavi elettrici.
per ripristinare almeno temporaneamente la funzionalità dell’impianto è necessario tamponare la perdita. Un buon metodo consiste nel fasciare il tubo sul foro con un pezzo di gomma telata e serrarlo con forza tramite fascette a vite.
in alternativa si può usare una resina bicomponente da amalgamare. La pasta va avvolta attorno al tubo ben asciutto in corrispondenza del foro, in modo da realizzare un anello continuo; dopo circa 15 minuti il prodotto diventa duro.
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Tubi in acciaio zincato

Sono senz’altro i più difficili da lavorare per la realizzazione dell’impianto idraulico e richiedono anche la disponibilità di alcune attrezzature specializzate. I tubi in acciaio sono prodotti in diametri diversi che vanno dai 3/8 di pollice fino a diversi pollici. Per il collegamento di pezzi successivi è necessario procedere alla filettatura delle estremità in modo da potervi avvitare i giunti di collegamento.

I giunti sono prodotti in varie fogge (diritti, a T, a gomito, a quattro vie, ecc). In pratica le condutture in tubi d’acciaio si eseguono tagliando e filettando pezzi di tubo che vengono avvitati uno dopo l’altro per mezzo dei giunti. I tubi in acciaio possono correre nelle pareti, ma possono anche essere lasciati scoperti. Il fissaggio è realizzato con tasselli ad espansione dotati di testa a collare.

Per filettare l’estremità di un tubo è necessario utilizzare un apposito apparecchio, la “filiera”, che è costituita da un cilindro entro il quale si inserisce una matrice dentata che viene fatta agire sull’estremità del tubo. Sono disponibili in commercio set di filiere con matrici di vari diametri: per un uso non professionale può andare bene una dotazione da 3/8” a 1”. 2: il cavalletto è un treppiede che sorregge una morsa la cui parte superiore è rovesciabile per meglio collocare il tubo che deve essere lavorato.

L’estremità da filettare deve essere tagliata perfettamente a 90 gradi rispetto all’asse del tubo e non avere sbavature. È anche utile praticare sull’estremità un invito conico per mezzo di una lima. Dopo aver bloccato il tubo da filettare ed aver applicato la filiera, la si ruota in senso orario in modo che i suoi denti scavino il filetto. Durante il lavoro si olia la filettatura che si sta formando. Quando la filettatura ha un’estensione di almeno 20 mm si può svitare la filiera e pulire il filetto con uno straccio per eliminare le bave.

Inserire una derivazione

Per allacciare una tubazione derivata ad un tubo di acciaio zincato bisogna tagliare il tubo, inserire un raccordo a T e ripristinare la continuità del tubo. Si taglia il tubo asportandone un pezzo lungo quanto il giunto a T più 25-30 mm e si procede alla filettatura delle due estremità. Su una di queste va avvitato il giunto a T.

Per collegare il T con il rimanente tratto di tubo si utilizza la “vite doppia” composta di due parti: una va avvitata sul giunto a T, l’altra sul tubo e, quindi, per mezzo di una ghiera con guarnizione, i due pezzi del giunto vengono avvitati e stretti. Infine, a partire dalla bocca di svincolo del giunto a T, si avvita un altro tubo che prosegue verso il servizio da alimentare.

Accessori idraulici per il risparmio idrico

Il consumo idrico giornaliero pro-capite si aggira intorno ai 130/140 litri giornalieri e a ben vedere si tratta di un quantitativo enorme. Risulta quindi fondamentale utilizzare una gamma di prodotti, come quella proposta da Sodifer studiata per massimizzare il risparmio d’acqua fino al 50% facili da installare.

Sigillature col nastro di teflon

Dopo aver eseguito la filettatura si pulisce il filetto dall’olio e dai trucioli e lo si prepara coprendolo con il nastro di teflon che possiede ottime caratteristiche di inalterabilità.
Per favorire la presa del raccordo bisogna lasciare quasi scoperto il primo filetto, ma coprire abbondantemente gli altri.
Il tratto di tubo nuovo deve essere tagliato ad una lunghezza tale da lasciare lo spazio per il giunto a bocchettone. I bocchettoni a innesto conico hanno bisogno di un’accurata pulizia delle superfici a contatto mentre i tipi a sedi piatte devono essere muniti di guarnizioni.
Il montaggio si esegue serrando con una chiave la ghiera mentre con l’altra si tiene ferma la parte con il filetto esterno.

Sigillare con canapa e pasta

Per rendere stagna la giunzione filettata, si può utilizzare anche la canapa avvolgendola lungo la filettatura, procedendo in senso orario, fino a riempire quasi totalmente lo spazio fra i filetti.
Si stende con il dito, sulla canapa avvolta, la pasta per guarnire e si avvita il giunto, prima a mano, serrando successivamente con i giratubi. Una buona guarnizione, partendo dal margine esterno della filettatura, tende a ingrossarsi procedendo verso l’interno.

Migliorare la tenuta dei tubi

Per sigillare i raccordi filettati si possono impiegare anche le moderne guarnizioni liquide. Particolarmente indicate per sigillare filettature lasche di raccordi metallo/metallo, resistono alle dilatazioni termiche ed a temperature tra -55°C e +150°C. I prodotti sigillaraccordi si applicano facilmente grazie alle pratiche confezioni che permettono di utilizzare la giusta dose di sigillante; una volta richiuso si conserva fresco per successive applicazioni.

alcune confezioni sono dotate di un sistema di erogazione a soffietto che consente di prelevare il prodotto con la semplice pressione.
altri prodotti sono in tubetto corredato di una chiavetta che permette di estrarre fino all’ultima goccia di sigillante.
i raccordi trattati con le paste sigillanti possono essere successivamente smontati e sbloccati per altre applicazioni.
il sigillante multifilo, ricoperto con pasta inerte che non reagisce con i materiali con cui è a contatto, risulta facile e veloce da applicare.
permette di riposizionare i raccordi e resiste fino a +130°C. Si applica avvolgendolo su filettature pulite in quantità proporzionale al diametro.

Colore e robustezza con le lastre ELYPLAST in vetroresina

Per realizzare coperture e tamponamenti esterni le lastre in vetroresina della gamma Elyplast di Brianza Plastica rappresentano un’ottima soluzione in termini di facilità di posa, durabilità e resistenza sia chimica che meccanica. Oltre ad essere ampiamente utilizzate sia in ambito industriale che agricolo, le lastre e i rotoli della gamma Elyplast sono la soluzione ideale per realizzare tettoie, pergole, box attrezzi, garage, casette per giardini e piccole serre.

I rotoli, traslucidi, sono disponibili piani e ondulati (profilo 76/18); le lastre possono essere opache o traslucide e sono disponibili in diverse varianti di profili, ondulati e grecati, e in diverse misure. Il prodotto viene realizzato tramite processo di laminazione in continuo rinforzando con fibra di vetro, che garantisce proprietà meccaniche nettamente migliori rispetto ad altri prodotti plastici, la resina poliestere.

La resina poliestere utilizzata è stabilizzata UV e l’applicazione di uno strato esterno di una speciale resina isoftalica ­– denominato gelcoat – aumenta le performance del prodotto.

Esempi di profili ondulati e grecati

Gamma ELYPLAST: rotoli e lastre in vetroresina, traslucidi e opachi

Come si posano le lastre ELYPLAST

Foratura sempre sopra un’onda
L’acqua non entra con la guarnizione
L’onda non va schiacciata dalla vite
La marcatura si effettua con pennarello
Per il taglio è ideale un disco per metalli
Sormonto di 2 onde con limitate pendenze

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Protezione e luce con le lastre ELYSOL in policarbonato compatto

Ci sono costruzioni per le quali è determinante la captazione della luce naturale; e non si parla soltanto di serre, ma anche di costruzioni residenziali, per non parlare di costruzioni agricole, industriali e di allevamenti. Per beneficiare dell’illuminazione del sole e nello stesso tempo avere la necessaria protezione dagli agenti atmosferici ci sono le lastre Elysol di Brianza Plastica, utilizzabili come copertura a tetto e in parete; sono fatte in policarbonato e risultano completamente trasparenti, pur garantendo totale resistenza ai raggi UV, robustezza anche agli urti e facilità di lavorazione per il taglio e la foratura per il montaggio.

La lastra Elysol è disponibile con forma ondulata e grecata, in diverse conformazioni e misure, per poter scegliere quella più indicata per le dimensioni e la sagoma del volume da ricoprire.

Onda larga
Onda stretta
Greca

Può essere montata su una struttura di legno o di ferro, con apposite viti e guarnizioni da applicare sull’onda o sulla greca, in modo da garantire totale impermeabilità. Nell’ambito residenziale si possono realizzare serre di qualsiasi dimensione, tettoie per auto, camper, moto ecc, ma anche verande e coperture per terrazzi.

Caratteristiche della lastra ELYSOL

Come si posa

Viti di fissaggio con guarnizioni
Taglio con smerigliatrice angolare
Realizzazione foro
Margine per la dilatazione
Struttura in legno o metallo
Sormonto di testa minimo 120 mm

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Incastro a coda di rondine | Come realizzarlo senza errori

L’incastro a coda di rondine è senza dubbio quello più classico ed esteticamente valido tra gli incastri per legno, ma è abbastanza difficile da realizzare. In questo articolo vediamo come effettuarlo passo-passo, sia a mano che a macchina

L’incastro coda di rondine può essere realizzato a mano o, ancor meglio, a macchina: in entrambi i casi si tratta di un lavoro paziente e di precisione, per il quale è assolutamente necessario non avere fretta. Analizziamo entrambe le situazione nel dettaglio.

Incastro a coda di rondine fatto a mano

I due pezzi che devono essere uniti vanno sagomati in modo complementare e con una buona precisione: tanto i denti (maschi) quanto le cave (femmine) presenti sui pezzi da unire hanno forma trapezoidale. La colla vinilica rende definitivo l’incastro, ma l’unione è già solida di per sé in quanto i due pezzi non sono scollegabili per trazione diretta, ma solo per spostamento laterale di uno di essi.

Questo tipo di unione può essere realizzato solo utilizzando legni duri, che possano essere sagomati con angoli precisi ed essere carteggiati finemente, alla ricerca del massimo contatto e stabilità. Gli scalpelli da utilizzare devono essere perfettamente affilati, mentre la sega è bene abbia dentatura stretta ed efficiente.

Cosa serve per realizzare l’incastro a coda di rondine a mano:

  • Matita
  • Maschera di cartone
  • Sega a lama e archetto a filo
  • Scalpelli a punta piatta
  • Carta vetrata
  • Colla vinilica

Come realizzare l’incastro a cosa di rondine a mano libera utilizzando una dima per incastri a cosa di rondine

coda di rondine a mano libera

  1. Prepariamo una dima di cartoncino rigido lunga quanto la larghezza dei pezzi da unire. Poggiamo la dima sul bordo di un pezzo e tracciamo la sagoma con una matita a mina piatta.
  2. Con una lama a dorso rigido pratichiamo gli intagli seguendo le tracce a matita. Poniamo particolare attenzione all’assoluta regolarità e precisione dell’azione di taglio con la sega.
  3. Le parti che devono essere asportate possono essere tagliate alla base utilizzando un archetto con lama a filo che ci permette anche di rifinire e regolarizzare ulteriormente i tagli.
  4. Le cave tra un dente e l’altro vanno attentamente rettificate con un lavoro di scalpello e raspa. Cerchiamo di rimanere sempre all’interno della traccia a matita per non creare abbondanze di spazio.
  5. Quando un pezzo è finito lo presentiamo contro il pezzo concorrente e sfruttiamo il profilo dei denti e delle cave per tracciare il rimanente profilo da intagliare. Poi procediamo ad aprire le cave.
  6. Con i due incastri pronti proviamo l’assemblaggio. Le imprecisioni che inevitabilmente riscontriamo si eliminano gradualmente con alcuni passaggi di carta vetrata su denti e cave.

incastro

L’unione di due pezzi a 90° (nella versione più semplice) si realizza aprendo, sul bordo del secondo pezzo, una serie di cave uguali ai denti del primo pezzo. L’accoppiamento avviene sovrapponendo i due elementi e incastrandoli, dopo aver spalmato un velo di colla vinilica su tutte le superfici a contatto.

incastri con fresatriceIncastro a coda di rondine fatto a macchina
L’incastro a coda di rondine legno non è tra i più semplici da eseguire a mano libera (cioè con mazzuolo e scalpello), data la notevole precisione con cui devono essere intagliati i denti e le cave che vanno accoppiati nei due pezzi adiacenti. è sicuramente più indicato impiegare la fresatrice verticale equipaggiata con l’apposita fresa e guidata da speciali maschere di taglio. Con questi mezzi l’esecuzione degli incavi e dei relativi denti si effettua con una sola operazione, in quanto i due pezzi vengono accoppiati (di piatto e di testa) durante il lavoro.

Cosa occorre sapere circa l’incastro  coda di rondine fatto a macchina:

  • Le frese per incastri a coda di rondine vengono utilizzate per assemblare componenti di armadi e cassetti. Sono possibili diverse forme di dentellatura: aperte, coperte o semicoperte. Si possono anche realizzare precise scanalature per accogliere listelli di rinforzo (per esempio su tavole di legno massello per impedirne la deformazione).

Cosa serve:

  • Guide a coda di rondie sagomate o banchetto per incastri a coda di rondine
  • Trapano
  • Fresatrice verticale portatile, frese

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Come realizzare l’incastro a coda di rondine a macchina

coda di rondine a macchina

Sagome guida: sono elementi sagomati in metallo con profilature lungo il bordo, che guidano l’utensile della fresatrice contro i due pezzi di legno su cui ricavare gli incastri. I pezzi, ben squadrati e inseriti nella guida con precisione, con i due lati concorrenti combacianti, si sfalsano di metà della larghezza di un singolo incastro. La fresatrice traccia i solchi muovendosi con precisione all’interno della dentellatura metallica.

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Banchetti guida: più pratici delle sagome guida, accolgono quasi tutte le fresatrici portatili in commercio su un piano scorrevole e bloccano in posizione i due pezzi da lavorare (di vario spessore) in corrispondenza della sagoma da seguire. In una sola passata si possono ottenere maschi e femmine e, con una dima aggiuntiva, le possibilità aumentano, sia come larghezza dei pezzi sia come dimensione singola degli incastri. Gamma Zinken

griglia per trapano

Griglia per trapano: è possibile realizzare gli incastri a coda di rondine per mezzo del trapano, utilizzando apposite griglie-guida che si bloccano al banco, ma lavorando solo su un pezzo alla volta.

Guarda come realizzare un incastro a coda di rondine artigianale

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QuickFix di GROHE | Rinnovare bagno e cucina con semplicità

La nuova gamma QuickFix di GROHE per rinnovare bagno e cucina in modo facile e veloce!

I prodotti della gamma QuickFix offrono una soluzione facile e conveniente per rinnovare il bagno o la cucina e contengono QuickTool, QuickGuide e QuickVideo, un kit personalizzato che rende l’installazione di nuovi rubinetti incredibilmente semplice. Lo strumento 3in1 QuickTool combina tutti gli attrezzi necessari per installare o manutenere un rubinetto per il bagno della gamma GROHE QuickFix. Per i miscelatori da cucina, invece, il sistema di fissaggio è super facile e non sono necessari altri strumenti. Le QuickGuide, manuali chiari e semplici completi di immagini, guidano l’utente passo dopo passo durante l’installazione.

I QuickVideo sono tutorial con suggerimenti e trucchi utili, accessibili tramite un codice QR stampato sulla guida o sulla confezione del prodotto. La nuova linea GROHE Start – che offre tutti i vantaggi della gamma QuickFix – è la scelta ideale per coloro che vogliono dare un look fresco e rinnovato al bagno e alla cucina. La linea per il bagno offre una vasta gamma di rubinetti dal design moderno in diverse dimensioni, anche in versione con bocca estraibile per il massimo confort e praticità.

Con GROHE QuickFix i progetti di ristrutturazione fai da te sono facili da realizzare anche in cucina. Combinando praticità e design distintivo, il nuovo GROHE Start per la cucina offre la massima funzionalità senza rinunciare allo stile.

Preferisci guardare i video tutorial? Basta scansionare il QR-Code con il tuo smartphone e il team QuickFix ti guiderà attraverso l’installazione con suggerimenti e trucchi utili, adatti anche per i meno esperti.

Nelle confezioni dei miscelatori per lavabo QuickFix, trovi anche il QuickTool, uno strumento che rende l’installazione estremamente facile, combinando tutti gli elementi di cui hai bisogno per montare il tuo rubinetto in bagno.

Non sopporti di sfogliare lunghi manuali di istruzioni? La guida QuickGuide, un manuale di installazione chiaro e semplice da comprendere, rende il tuo progetto il più semplice possibile, facilitando l’installazione.

In bagno

Nell’ambiente bagno, l’installazione di un nuovo rubinetto della linea GROHE Start, è resa particolarmente semplice dall’utilizzo del QuickTool, uno strumento di installazione 3in1 che integra una chiave a bussola da 13 mm per il fissaggio del rubinetto; una chiave da 19 mm per stringere i tubi flessibili e una chiave da 22 mm per effettuare una periodica manutenzione al rubinetto (ispezione del rompigetto). Inoltre, con i manuali QuickGuide e i tutorial QuickVideo è tutto ancora più semplice.

In cucina

Con GROHE QuickFix i progetti di ristrutturazione fai da te sono facili da realizzare anche in cucina. Combinando praticità e design distintivo, il nuovo GROHE Start per la cucina è progettato per garantire la massima funzionalità senza rinunciare allo stile. Grazie al semplice sistema di montaggio integrato FastFixation Plus, l’installazione non richiede l’uso di attrezzi. Con il suo design elegante, la rubinetteria Start diventa la protagonista della cucina in tutte le attività quotidiane intorno alla zona lavello.

Con i nuovi Giraviti Torx cresce la gamma di utensili Fervi

Robusti, pratici ed ergonomici i nuovi Giraviti Torx dell’azienda emiliana rispondono alle esigenze professionali di officina e manutenzione, ma con un rapporto qualità/prezzo che li rende idonei anche per gli hobbisti e il fai da te più evoluto

Realizzati in cromo-vanadio, i giraviti C881- e C881/006 sono dotati di punta magnetica fosfatata di colore nero che garantisce la massima precisione di utilizzo, grazie anche all’impugnatura bicomponente che abbina l’elasticità della resina TPR alla resistenza al grasso tipica del polipropilene, garantendo così un grip ottimale in ogni condizione d’uso.

Attraverso un pratico foro sul manico, questi giraviti possono essere comodamente appesi in officina per tenerli sempre a portata di mano ma anche per rendere l’ambiente di lavoro più ordinato e professionale grazie all’elegante design bicolore in grigio e azzurro Fervi.

I Giraviti Torx C881-, disponibili nelle misure da T7 a T40, completano la gamma dei giraviti Fervi (a taglio, a croce ph/pz e da elettricista) e sono acquistabili singolarmente, oppure nella versione C881/006 in un pratico kit che, al prezzo consigliato di 10,50 Euro, contiene le misure T10, T15, T20, T25, T27 e T30.

Sul sito www.fervi.com è disponibile il catalogo completo dei prodotti, e nella sezione “Dove acquistare” è possibile trovare tutti i rivenditori sul territorio a cui rivolgersi per l’acquisto.

UniversalHumid di Bosch | L’umidità del legno è sotto controllo!

UniversalHumid permette di misurare e visualizzare sul display l’umidità del legno in modo semplice e immediato, attraverso una sonda con puntali; al fine di garantire la massima accuratezza nel rilevamento, è possibile selezionare due diversi gruppi di legno

Sono molte le situazioni in cui non si deve sottovalutare la percentuale di umidità del legno: quando si deve avviare un progetto di costruzione, procedere con la stesura del parquet, sapere se una superficie è pronta per la finitura, capire se in un ambiente ci sono le condizioni per l’accumulo di condensa, quindi di sviluppo di muffe, non ultimo, se la legna da ardere è sufficientemente secca ecc. In tutti questi casi si rivela utile il rilevatore Bosch UniversalHumid, impostabile con due campi di misurazione per meglio adattarsi al tipo di legno da analizzare: legno di tipo A (acero, betulla, larice, abete americano, ciliegio, abete rosso), con range di rilevazione compreso fra il 7,1% e il 74,7%, e legno di tipo B (frassino, pino, quercia, noce, faggio), con range compreso fra il 6,4% e il 61,9% di umidità.

Se non si conosce il legno da misurare, va tenuta l’impostazione sul tipo A. Lo strumento funziona tramite due puntali che vanno inseriti nel materiale per 3-4 mm, mentre il display mostra in modo molto intuitivo la misurazione effettuata. Il rilevatore di umidità UniversalHumid ha un prezzo consigliato al pubblico di euro 41,99.

La funzione Autotest verifica il funzionamento dello strumento di misura ed effettua la taratura. Per eseguirla si usa il cappuccio di protezione, appoggiando i puntali sugli appositi contatti metallici: il valore rilevato deve rientrare nei parametri ammissibili, indicati nel manuale.

Per affrontare lavori di costruzione, montaggio o ripristino di manufatti in legno va valutato il contesto in cui si opera: interni o esterni. Per ogni situazione ci sono valori di riferimento ideali dell’umidità, che permettono di non avere sorprese. In taluni casi, come quello dell’applicazione di un parquet, il rigore è d’obbligo. Si tenga conto che va sempre considerata una tolleranza di un ± 3% di scostamento dai valori indicati.

Facendo riferimento ad una casa, i tavoli, le sedie, gli armadi e anche le travature, dovrebbero aggirarsi intorno al 9% di umidità se si tratta di un ambiente riscaldato; in mancanza di riscaldamento, invece, il valore di riferimento è 12%. L’applicazione di un parquet va eseguita con legno la cui umidità è al 9%.
La valutazione dell’umidità della legna da ardere, spesso non considerata, è molto importante per avere massima efficienza di combustione e non imbrattare la canna fumaria, che va incontro ad accumulo di scorie sulle pareti. L’umidità del legno per questo uso deve avere una percentuale massima del 22%, ma ideale è un valore inferiore al 17%.
In esterni, i manufatti possono essere parzialmente protetti da tettoie o pergole; in questa situazione il valore di umidità ideale per la lavorazione si attesta attorno al 15%, tranne le pavimentazioni che dovrebbero stare attorno al 12%. Le costruzioni totalmente esposte hanno valori ideali dal 18% (case e box in legno) a un massimo del 20% (assiti).

Kwb | Lunga tradizione tedesca negli strumenti di misura

Un’ampia gamma di strumenti di misura adatti a tutte le rilevazioni del caso, usati da artigiani e professionisti in tutti i settori operativi. Facciamo una breve carrellata, mostrando le fasi di utilizzo di alcuni strumenti, scelti fra i più classici e altri meno conosciuti

Se nel campo degli orologi è di uso comune il neologismo “precisione svizzera”, in quello della tecnologia tout-court hanno sempre avuto una posizione primaria i tedeschi. La precisione senza compromessi è una caratteristica imprescindibile per tanti attrezzi di uso comune, ma ancora di più questo principio vale per gli strumenti di misura.

Kwb è un’azienda tedesca che gli artigiani e i fardasé conoscono bene per la qualità degli accessori che ha sempre prodotto. Acquisita da Einhell, la casa madre ha valorizzato ulteriormente il core business di kwb che oggi vanta un catalogo vastissimo di accessori e utensili manuali, di qualità elevata, sviluppati per il settore fai da te e quello professionale.

  • Goniometro tracciatore

    Strumento di misura molto efficace, che permette di rilevare la misura di un angolo, bloccare con la manopola la misurazione, riportarla sul modello da ripetere senza alterazioni del dato. La particolare conformazione dello strumento permette anche di tracciare le linee sui vari supporti. Euro 4,80
    goniometro kwb

  • Falsa squadra

    Altro strumento di misura per la rilevazione degli angoli, ma questa volta senza il dettaglio del valore. È sostanzialmente utile per “copiare” l’angolo e riportarlo su un supporto o un pezzo grezzo al fine di riprodurne l’identico andamento. Euro 9,95
    falsa squadra kwb

  • Squadra da carpentiere

    Squadra di metallo, di dimensioni medie o grandi, con o senza risvolto di battuta sul lato corto. Molto utili le asole che permettono marcature su valori standard, come anche di tirare linee parallele al bordo, sul valore selezionato. Questo avviene mettendo la punta della matita in un’asola e trascinando la squadra tenendola contro il bordo. Euro 2,95
    squadra da carpentiere kwb

  • Livella con il cordino

    Si tira il cordino, tendendolo bene, fra un elemento di riferimento e un paletto piantato a terra; la livella serve per verificare che il cordino sia orizzontale. In questo modo si possono erigere pareti con mattoni, blocchetti, ma anche tavole di legno, sicuri che ogni corso sia perfettamente in piano. Euro 4,95
    livella con corda kwb

  • Metro a rotella per spazi ampi

    Disponibili in varie lunghezze, i metri a rotella sono indispensabili quando le distanze si fanno corpose. Questo accade solitamente prendendo misure in esterni, per esempio in cortile, sulle terrazze, in giardino, per valutare quantitativi di prodotti da stendere o di materiali per fare una costruzione o un allestimento. Da Euro 15,00
    metro a rotella kwb

  • Misuratore di umidità

    Per conoscere il tasso di umidità di materiali come il legno, suoi derivati e delle superfici in genere, anche costituite da materiali edili. Lo strumento ha due puntali di rilevazione e un ampio display LCD che mostra in modo intuitivo il valore misurato. Euro 28,95
    misuratore di umidità kwb

Risolvere i muri crepati

Case sicure o castelli di carte?

Dalle grotte preistoriche alle moderne abitazioni, l’uomo ha mantenuto il bisogno di un rifugio che lo facesse sentire al sicuro. Oggi spesso serve ricorrere a sistemi d’allarme e telecamere per proteggersi dal mondo esterno, dimenticando che la presunta roccaforte può nascondere una potenziale trappola.

Il riscontro di errori costruttivi, le modifiche della struttura e gli eventuali eventi sismici rendono obbligatoria una verifica della solidità dell’edificio, ma anche la comparsa di crepe non dev’essere sottovalutata: quest’ultima denota quasi sempre un cedimento delle fondazioni che richiede opere di consolidamento del terreno su cui insiste la casa.

Per conoscere il livello di solidità di un edificio occorre anzitutto risalire all’epoca di costruzione ed ai materiali utilizzati, ricostruire storicamente l’uso che ne è stato fatto e le eventuali modifiche apportate nel tempo. Si analizza ogni singolo componente orizzontale e verticale utilizzando diverse tecnologie che permettono di esplorare le cavità con sonde, simulare onde d’urto, effettuare prelievi da sottoporre a test di compressione.

Fessure o crepe vengono valutate visivamente e, talvolta, monitorate con un sistema piuttosto semplice: in una crepa profonda viene murato un pezzo di vetro in posizione verticale, la crepa viene lasciata a vista e se nell’arco di alcune settimane la “spia” di vetro si rompe vuol dire che c’è stato un movimento della struttura.

Tutte le analisi del caso vanno affidate ad un professionista riconosciuto che redige una relazione dettagliata del livello di sicurezza con l’elenco ed il dimensionamento degli interventi da eseguire, siano essi migliorativi, di riparazione o di adeguamento, specie per modifiche che abbiano comportato un aumento superiore al 10% del carico sulle fondazioni. Nella relazione viene inoltre specificato se occorre effettuare un collaudo a fine lavori.

IL TETTO
Le strutture non devono essere spingenti e sono da preferire quelle di legno, più leggere ed elastiche rispetto al cemento. In zone che hanno subìto eventi sismici, queste ultime hanno fatto riscontrare danni maggiori; inoltre, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, possiedono buona resistenza al fuoco.
IL SOLAIO
Se è di legno e manifesta tendenza a flettersi si possono inserire ferri piatti nei punti di maggior flessione, direttamente nelle travi; nel complesso, quale che sia la sua natura, non dev’essere troppo rigido per non trasmettere le sollecitazioni orizzontali ai muri portanti.
I PILASTRI
Se alle estremità presentano fessurazioni è un segnale di cedimento dovuto alle sollecitazioni cui sono sottoposti (schiacciamento); si applicano rinforzi metallici al loro perimetro, di tipo diverso a seconda che siano o meno isolati e di come sono collegati ad altre strutture.
ARCHI E VOLTE
Queste strutture spingono lateralmente sulle murature tendendo ad allontanarle; si compensa con l’inserimento di tiranti metallici o con una tecnica di consolidamento che prevede la sostituzione di piccoli tratti orizzontali lesionati con altri nuovi e più tenaci.
I COLLEGAMENTI
Eventuali rinforzi sono da valutare caso per caso ed in base alle porzioni di struttura da stabilizzare (muri, solai, pilastri, con relative parti adiacenti orizzontali o verticali); se la qualità della muratura non è buona bisogna effettuare una bonifica della parte interessata.
LE FONDAZIONI
Il cedimento della struttura, per motivi geologici o indotti da opere mal eseguite, è segnalato da crepe, come se la casa si strappasse. Si consolidano le fondazioni con l’inserimento di micropali, o iniettando speciali resine per riempire i vuoti creatisi.

QUANDO E PERCHÉ LSI VERIFICANO MURI CREPATI

Nessuna fessurazione o crepa più che superficiale, ovvero estesa oltre lo strato di finitura, va sottovalutata. Le più significative sono quelle che si estendono in diagonale sul muro partendo da un angolo, ad esempio quello superiore delle spalline dei serramenti, in quanto identificano quasi sempre un cedimento della fondazione. Pur avendo costruito secondo le regole e con una corretta analisi geologica del terreno, questo può succedere a causa di forti infiltrazioni nel sottosuolo, crescita radicale di piante o vibrazioni significative, come quelle prodotte da tratti ferroviari adiacenti.

Isolamento con pannelli in facciata

Inizialmente, realizzare un rivestimento a cappotto richiedeva di rinunciare ad una finitura “rustica” dell’abitazione: ai pannelli isolanti non era consigliabile applicare pietre o mattoni, l’alternativa era il cappotto interno, con riduzione dei volumi ed efficacia inferiore.

Tra i sistemi che hanno permesso di superare questo ostacolo, Isovista® è una soluzione che merita di essere presa in considerazione: si realizza l’isolamento termico e si dispone già della finitura a mattoni con un’unica posa. I pannelli di materiale isolante sono già forniti con un rivestimento di listelli di terracotta dello spessore di 20 mm che hanno l’aspetto di veri mattoni e mantengono inalterate le proprie caratteristiche nel tempo, insensibili al gelo ed agli agenti atmosferici.   

Lo spessore del materiale isolante (polistirene espanso) è compreso tra 30 e 120 mm per soddisfare le diverse esigenze ed il peso complessivo varia, di conseguenza, tra 27 e 29 kg/mq. I bordi verticali sono sagomati ad incastro e facilitano la tipica posa “a mattone” fornendo anche una valida guida nell’avanzamento del lavoro; ciascun pannello lineare misura 100×60 cm ed ha un peso compreso tra 14,5 e 15,5 kg, pertanto risulta abbastanza maneggevole in fase di posa. Inoltre, è disponibile uno speciale elemento sagomato a 90° per il rivestimento degli spigoli.

Isovista® è perciò una valida alternativa, se l’estetica lo consente, al cappotto tradizionale che prevede, dopo il fissaggio dell’isolante, l’armatura dei giunti con successiva intonacatura, rasatura e finitura superficiale, comportando una dilatazione dei tempi di posa. Dopo l’incollaggio i pannelli Isovista® vanno stabilizzati con tasselli inseriti in punti prestabiliti e le teste delle viti si ricoprono con speciali tappi; la stuccatura delle fughe conclude definitivamente il lavoro. Mister Brick (www.isovista.com)

  1. Iniziare in perfetta linearità è fondamentale: occorre fissare esattamente in bolla il profilo di partenza lungo tutto il perimetro.
  2. Il collante va steso a strisce su tutto il perimetro del pannello, più tre fasce centrali per garantire una perfetta adesione.
  3. Dovendo rivestire superfici ortogonali si inizia sempre dallo spigolo; il pannello va premuto energicamente con le mani.
  4. Si fora il muro attraverso le rondelle di ancoraggio, si inseriscono le viti con i tasselli e si fissa stabilmente il pannello.
  5. I pannelli possono essere tagliati nella misura voluta utilizzando una mola con disco per pietra, rifinendo con un segaccio.
  6. Il taglio verticale permette di concludere il rivestimento con perfezione in corrispondenza di angoli interni.
  7. Prima di passare alla fila superiore, il bordo va cosparso di collante per evitare la formazione di ponti termici.
  8. Si completa con la preparazione dello stucco e la fugatura, spianando la superficie e completando con spazzolatura.

Il rivestimento Isovista® può essere utilizzato anche per isolare i muri perimetrali dall’interno; si può fare ricorso a pannelli di basso spessore ed ottenere al contempo una parete dal piacevole aspetto rustico.