Einhell GE-DP 7935 N-A ECO è una modernissima pompa per acque torbide che dispone di sensori per l’avviamento e lo spegnimento automatici a seconda del livello che l’acqua raggiunge; dispone anche di un motore ad alta efficienza che garantisce ottime prestazioni con un consumo ridotto di energia elettrica
Se abbiamo necessità di una pompa per acque scure molto versatile, ovvero capace di fronteggiare le più disparate esigenze di pompaggio che possono capitare in giardino o nei locali interrati, la pompa Einhell GE-DP 7935 N-A ECO fa il caso nostro. A parte i dati di targa, illustrati nella pagina a fianco, la caratteristica che rende speciale questa pompa è il sistema Aquasensor, basato sulla presenza di tre sensori di livello dell’acqua posizionati ad altezze crescenti rispetto alla base d’appoggio.
Questi sensori consentono l’utilizzo della pompa in diverse modalità impostabili tramite il selettore frontale a 4 posizioni: nella prima, contrassegnata con la voce “ON”, il motore va in continuo e i sensori sono tutti esclusi; in questa modalità la pompa viene accesa e spenta dall’operatore (attenzione: livello minimo dell’acqua 40 mm). Le altre modalità sono automatiche. Nella seconda è attivo solo il primo sensore (altezza di rilevamento 70 mm) e la pompa si comporta come qualsiasi modello che disponga di un solo galleggiante. Nella terza e nella quarta modalità lavorano rispettivamente il secondo sensore (attivazione a 135 mm) e il terzo (attivazione a 188 mm) i quali, se raggiunti dal livello dell’acqua, azionano il motore sino a quando il livello scende al primo sensore (70 mm), dopodiché si spegne nuovamente.
La pompa per acque scure Einhell GE-DP 7935 N-A ECO con Aquasensor funziona con sistema Eco Power che, a fronte di un assorbimento di 790 watt, garantisce una portata che raggiunge i 19.000 litri l’ora, con prevalenza massima fino a 9 metri. La profondità massima di immersione è di 7 metri. La pompa aspira corpi solidi con diametro fino a 35 millimetri; è quindi idonea per un affidabile prelievo anche delle acque di laghetti, di scavi di fondazione o di depositi d’acqua piovana. Qui anche la versione per acque chiare.
La tecnologia del sensore Acquasensor, brevetto Einhell, ha permesso di contenere sensibilmente il diametro della pompa, rendendola idonea anche per i pozzi più stretti. La pompa ha un corpo molto robusto realizzato in materiale sintetico antiurto, con carter esterno in acciaio. La pompa GE-DP 7935 N-A ECO ha un prezzo consigliato per il pubblico di euro 169.95.
Specifiche tecniche e peculiarità
Raccordo con 3 diversi diametri
Il raccordo in dotazione ha 3 sezioni di diverso diametro per essere adattato al tubo in possesso. Va tenuto conto che la portata massima si ottiene mettendo un tubo della sezione maggiore.
In dotazione anche la valvola di non ritorno
In dotazione con la pompa viene data anche una valvola di non ritorno, la cui utilità è quella di evitare che l’acqua torni indietro quando si ferma la pompa.
Posizione della valvola
La valvola di non ritorno prende il posto della guarnizione di tenuta del raccordo. L’attacco sulla pompa per il raccordo ha filetto esterno con diametro 47,8 mm (G 1½).
Occhiello di ancoraggio per il cordino di sostegno
La pompa non va mai sostenuta tramite il tubo flessibile, tantomeno tenendola per il cavo d’alimentazione; nella parte alta, oltre all’ampia impugnatura per il trasporto, vi è un occhiello di ancoraggio per legare il cordino di sostegno necessario quando la pompa va calata in un pozzo.
Lungo cavo di alimentazione
Il cavo di alimentazione è lungo 10 metri. Nella parte alta e alla base della pompa sono lasciati appositamente gli spazi per poterlo avvolgere ordinatamente per il rimessaggio del dispositivo.
Per capire come costruire una voliera dobbiamo innanzitutto rispolverare le nozioni scolastiche di geometria per sfruttare al meglio i pannelli di legno e, in particolare modo per il tetto, non avere sorprese al momento dell’assemblaggio
In questo articolo analizzeremo il progetto di una voliera fai da te che ricalca fortemente lo stile dei modelli medievali. La costruzione della voliera fai da te è principalmente fatta con legno, fatte salve le reti di chiusura, la copetura del tetto e la ferramenta (cerniere a libro, chiodi in ferro battuto, manigliette e viti varie).
La forma è tipica: il corpo principale della voliera fai da te è un prisma a base poligonale, in questo caso esagonale, sormontato dalla copertura a forma di piramide a base esagonale, ovviamente. A sostegno del tutto, un’unica gamba, molto solida e ben incernierata alla base del prisma, che permette di elevare alla giusta altezza la voliera, dandole l’importanza che merita.
Per capire come costruire una voliera occorre iniziare con la realizzazione del corpo principale, tagliando subito due esagoni identici (le due basi del prisma) attorno ai quali si sviluppa la voliera fai da te. A seguire si fa prendere forma al prisma unendo le sue basi con tavole di pari lunghezza. Non tutti i lati vanno chiusi; due di questi, infatti, devono risultare apribili con sportelli.
Su due delle pareti chiuse si aprono alcune finestre ad arco con poggiolo esterno. Il tetto a piramide è formato da pannelli triangolari rivestiti con fogli di gomma tagliati con le rotondità tipiche delle tegole di un tempo. Il sostegno è un solido travetto a sezione quadrata ben “legato” sotto la base della voliera con vele di multistrato da 15 mm di spessore, mentre ai piedi sono avvitati 4 pesanti listelli di lamellare 33×80 mm.
Come costruire una voliera in legno
Tempo richiesto: 2 giorni
Ecco tutti i passaggi per capire come costruire una voliera
Taglio dei pannelli
Trovato il centro del pannello si traccia un cerchio; poi, con la stessa apertura, si punta il compasso in un punto qualsiasi della circonferenza e si segna un altro punto. Al termine sul cerchio ci saranno 6 marcature, ovvero i vertici dell’esagono. Dopo averli uniti con una linea, si tagliano i lati con il seghetto alternativo e si ripete tutto per farne un altro uguale.
Assemblaggio dei pezzi
Prima di fissare con chiodatrice ad aria le tavole fra i due esagoni e far prendere forma al prisma esagonale, si incrementa lo spessore della base inferiore, aggiungendo una serie di listelli sul suo perimetro. Le tavole verticali hanno tutte stesso spessore, ma sono di misure miste in larghezza. Si applicano su quattro delle sei facce della gabbia.
Le finestrelle
Per aprire le piccole finestre ad arco sulle due facce della voliera è necessario fissare in corrispondenza di ognuna, all’esterno della parete, un pezzo squadrato di multistrato a cui si sono già arrotondati gli spigoli con la fresatrice. Riportata sul legno la sagoma della finestra, con una dima di cartone, si procede con il taglio con il seghetto alternativo.
taglio dei pezzi per il tetto
Gli elementi per realizzare la copertura si ricavano da pannelli di multistrato spesso 10 mm. Ogni pezzo è un triangolo isoscele la cui base deve corrispondere al lato dell’esagono, mentre l’altezza va valutata con cura per ottenere un tetto ben proporzionato con la parte sottostante. I tagli sono fatti con la lama a 90°, ma poi è necessario bisellare opportunamente ogni lato.
Assemblaggio del tetto
Al centro della base esagonale superiore di fissa un tondino di legno con sopra un piccolo esagono con i lati bisellati. Vicino al perimetro della base, in corrispondenza di ogni lato, si fissano sei tavolette con il bordo esterno bisellato in modo che ogni pannello triangolare del tetto abbia un buon appoggio per il fissaggio con la chiodatrice.
Unione della voliera con il tetto
I triangoli delle falde si inchiodano alla base e all’altezza del riscontro esagonale. Come si può notare, con tutte le smussature fatte a dovere, i margini si chiudono uniformemente.
Taglio delle tegole
Come rivestimento delle falde si è scelto di utilizzare un tappetino da ginnastica di colore rosso, su cui si disegnano le tegole con i bordi arrotondati, usando un CD come dima.
disposizione delle tegole
A parte il primo corso, che ha bordo inferiore rettilineo, quelli superiori sono realizzati tenendo conto della larghezza decrescente della falda su cui vanno fissati. In un primo momento si lasciano abbondanti, per poi tagliarli con la giusta inclinazione una volta montati.
Rinforzo del tetto
Per coprire le linee di giunzione fra le falde si applicano sei profili angolari di legno.
Taglio della rete elettrosaldata
La rete elettrosaldata è scelta oculatamente, per offrire anche la giusta proporzione estetica rispetto all’insieme della costruzione. È venduta a metri ed è in rotoli, per cui bisogna spianare bene ogni pezzo necessario, dopo averlo tagliato a misur
Assemblaggio finale
Le antine che chiudono i due lati apribili della voliera sono fatte realizzando una cornice con le stesse tavole verticali applicate sugli altri lati. Il bordo interno della cornice va scanalato per poter inserire la rete che chiude la campitura centrale. La scanalatura si esegue con una fresatrice montata su banchetto.
Seghetto alternativo PST 900 PEL precisione in tutti i materiali
Vibrazioni minime, grazie al sistema Low Vibration Bosch, con compensazione lineare delle masse ed impugnatura ergonomica con rivestimento Softgrip
La funzione soffiatrucioli attivabile separatamente e il LED integrato PowerLight garantiscono una chiara visuale sulla linea di taglio
Sistema SDS Bosch azionabile con una sola mano, per sostituire la lama in modo sicuro e in pochi secondi, senza l’uso di attrezzi
Dotazione lama Speedline Wood T 144 D, sistema CutControl, dispositivo antistrappo, alloggiamento portalame, copertura di protezione trasparente e valigetta
Sparachiodi elettrica Rapid EN330: comoda ed efficiente, è ottima per rifinire i telai in legno di porte e finestre ed è adatta anche a lavorare con pannelli ad incastro maschio-femmina
Facile accesso: progettata per lavori fai-da-te impegnativi, questa pistola è dotata di un frontalino allungato che permette un facile accesso agli spazi ristretti
Efficienza: con il grilletto a risposta istantanea, l'apertura del Caricatore a Pulsante e la potenza di sparo regolabile, l'EN330 garantisce comodità ed un'efficienza ottimale in tutte le fasi del lavoro
La chiodatrice elettrica per legno è compatibile con chiodini a filo fine Rapid n. 8 da 15 -30 mm
Contenuto: 1 x chiodatrice elettrica Rapid EN330, con chiave a brugola, protezione frontale in gomma e cavo da 2 m con spina di tipo C. Dimensioni (L x A x P): 28 cm x 8 cm x 31 cm. Peso: 1,3 kg
FILO SPECIALE INGOMBRO CON 4 MAGLIE ANGOLARI - Questo filo per voliere resistente alle intemperie e particolarmente robusto della ECD Germany è un'alternativa ottimale alla rete metallica convenzionale.
ZINCATO A CALDO E SALDATO A PUNTI - La recinzione a gabbia in argento è zincata a caldo e saldata a punti, il che la rende particolarmente forte e assolutamente resistente alla corrosione.
FACILE DA LAVORARE - La rete della voliera è facile da lavorare e può essere tagliata alle dimensioni desiderate molto semplicemente con un cutter laterale o un paio di pinze.
FACILE DA CURARE PER IL TESSUTO A FILO - Non è necessario alcun pre e post trattamento, basta tagliare a misura e lavorare. È particolarmente flessibile nella manipolazione e può essere usato universalmente.
VERSATILE - Costruisci la tua gabbia per piccoli animali per conigli, lepri o porcellini d'India con il filo per animali. Stendi la rete metallica intorno al tuo letto rialzato per proteggerlo da ospiti indesiderati.
Stefano Boeri, l’architetto italiano pluripremiato per i suoi progetti innovativi, in occasione del Salone del mobile 2022 si è inventato “floating forest”, una foresta multisensoriale galleggiante realizzata come ecosistema indipendente sull’acqua della Darsena di Milano, per una città più verde, dove 610 alberi e più di 30 specie moltiplicano la biodiversità. Si tratta di una zattera su cui sono state messe piante che, finito il Salone, verrano trapiantate nel Parco della Vettabbia, nel comune di Milano davanti all’Abbazia di Chiaravalle. I materiali che compongono l’installazione sono volutamente assemblati a secco per consentirne il riutilizzo una volta dismessa l’installazione. Vi sono altri progetti che puntano a riportare il verde nelle città tutti ispirati dal lavoro di Patrick Blanc, artista e designer francese considerato l’inventore della parete verde moderna: Blanc per “far tornare la natura nelle città” prese spunto dalle foreste pluviali tropicali e dagli ambienti di alta quota, dove molte piante crescono senza o con una minima quantità di terreno a disposizione. L’esempio più noto ed elogiato è il bosco verticale di Boeri, dove le piante vivono in vasconi sui balconi e, come si legge nel sito del suo progettista, questo habitat ha stabilito un avamposto di spontanea ricolonizzazione vegetale e faunistica della città. E poi c’è il Green Wall realizzato sul deposito degli autobus dell’Azienda Trasporti Milanesi dall’agronomo Paolo Pignataro, le cui piante hanno funzione di sequestro del particolato, l’insieme di particelle inquinanti presenti nell’aria. O addirittura progetti ben più ambiziosi come la giungla urbana nella città di Prato, a firma sempre di Boeri e del biologo Stefano Mancuso che ha l’obiettivo di integrare il verde nella città riqualificando aree abbandonate con la messa a dimora di alberi e piante, creando orti e pareti vegetali.
Floating forest progettata da Stefano Boeri per Timberland e installata in occasione del Salone del Mobile 2022 sulla Darsena di Milano (Photo credits: Daniela Di Corleto)
La scelta di questa via per rendere migliore la vita nelle città è davvero sostenibile ? La domanda nasce pensando alla coltivazione delle piante nei vivai, con consumo di terreno, acqua, energia elettrica e carburante per il trasporto, nonché i consumi necessari per la manutenzione. Ha un senso ricostruire artificialmente ciò che, in maniera più imponente, ricca di varietà spontanee, la natura farebbe senza bisogno di alcun intervento umano? Se il suolo venisse lasciato libero demolendo ciò che è inutilizzato e se si smettesse di costruire, nel giro di poco tempo, rigogliose piante autoctone si riappropierebbero di grandi spazi.
Questi interventi dei sapiens per riparare errori di altri sapiens non saranno soluzioni costose e ininfluenti ai fini della rigenerazione dell’ambiente nelle città?
I pannelli OSB hanno un aspetto inconfondibile e accattivante, merito della colorazione delle scaglie che varia dal paglierino al marrone; hanno ottima resistenza meccanica e sono indeformabili. Esistono anche in versioni per ambienti umidi
Si sente spesso parlare di pannelli OSB, ma cosa significa OSB? È l’acronimo di Oriented Strand Board, ovvero “pannello a scaglie orientate”; la sua invenzione risale al 1949 (ma fu brevettato solo nel 1963) e la si deve ad Armin Elmendorf, un ingegnere americano che studiava sostituti del legno durante la seconda guerra mondiale.
I pannelli OSB sono stati per anni utilizzati esclusivamente come materiale da costruzione per strutture, soprattutto in edilizia, e casse per imballaggi, ma da diversi anni fa impazzire architetti e designer che lo propongono per rivestire pareti, pavimenti, scale e per complementi d’arredo.
Quale materiale si utilizza per realizzare pannelli OSB?
Il materiale per realizzare l’OSB si ricava con il taglio tangenziale di tronchi giovani di conifera (ma anche di qualche latifoglia) che produce fette lunghe e sottili, soggette a spezzarsi in scaglie. Le dimensioni di queste ultime variano mediamente da 60 a 150 mm di lunghezza, 10-35 mm di larghezza e 0,4-1 mm di spessore, con orientamento della fibra prevalentemente longitudinale.
Le scaglie vanno essiccate e successivamente compattate a caldo in grandi presse, con l’aggiunta di collanti a base di resine sintetiche che possono essere fenoliche, ureiche con aggiunta di melamina o poliuretaniche. Per l’utilizzo in interni, è preferibile utilizzare pannelli realizzati con l’impiego di colle poliuretaniche, in quanto gli altri tipi possono liberare formaldeide in quantità tali da renderli sconsigliabili negli ambienti chiusi o con scarso ricambio d’aria.
Come sono marcati i pannelli OSB
Quasi tutti i produttori di pannelli offrono i seguenti tipi:
OSB4, il più durevole, che consente l’uso in strutture con carichi meccanici e umidità elevati;
OSB3, costoso, è progettato per funzionare in condizioni con carichi meccanici e umidità maggiori. è comunque il tipo più diffuso anche nei centri fai da te: un pannello 18x1250x2500 mm fenolico costa da 32 a 37 euro.
OSB2, ideale per la costruzione di strutture portanti in stanze con un livello relativamente basso di umidità;
OSB1, minore resistenza e resistenza all’umidità.
I pannelli possono essere:
laccato, sulla cui superficie frontale è applicato uno strato di vernice;
laminato, utilizzato per la costruzione multipla di casseforme per il getto di calcestruzzo;
scanalato, cioè con le estremità elaborate sul principio della scanalatura a pettine da due o quattro lati.
Pannello non levigato OSB/3, in materie prime rinnovabili, indeformabile e decorativo, taglio preciso, a norma DIN EN 300 + DIN EN 13986, truciolato di qualità per uso portante e adatto all'uso in ambienti umidi.
Pannello grezzo di alta qualità e universale, utilizzabile per lavori di artigianato e fai da te, ideale per installazione di mobili come tavolo, scaffale, bar o banchi di rivestimento, nonché in casa per rivestire parete, soffitto e pavimento.
Grazie al loro caratteristico design, i pannelli OSB sono ideali anche per Fai da te, bricolage, modellismo, hobby dei fiori e artigianato, versatili e adatti a ogni uso.
Grazie all'uso di lastre in trucioli extra lunghe e sottili, la resistenza alla piegatura è notevolmente superiore rispetto alle piastre semplici. Le lastre di OSB/3 possiedono un’elevata resistenza al vapore acqueo e all’umidità.
Lunghezza: da 100 – 2000 mm; larghezza: fino a 1200 mm; spessore del materiale: 12 mm
OSB/3 pannelli non levigati, indeformabili e decorativi, taglio preciso, secondo DIN EN 300 + DIN EN 13986, truciolato di qualità per scopi portanti e per l'uso in ambienti umidi
Pannelli in truciolato grezzo di alta qualità, universali, utilizzabili nel settore dell'artigianato e del fai da te, ideali per la costruzione di mobili come tavoli, scaffali, bar o rivestimenti di banconi, nonché nella costruzione di casa e interni per rivestire pareti, soffitti e pavimenti
Grazie al loro caratteristico design, i pannelli OSB sono adatti anche per hobby, decorazioni, modellismo, floristica e lavori di bricolage creativi, come opere e creazioni versatili e ideali per ulteriori lavorazioni
Grazie all'utilizzo di trucioli extra lunghi e sottili, la resistenza alla flessione è notevolmente superiore rispetto alle semplici piastre di pressatura piatta. Le piastre OSB/3 in legno hanno un'elevata resistenza alla diffusione del vapore acqueo
Contenuto: 1 pannello in truciolato grezzo OSB/3, 9 mm, dimensioni: 200 x 10 cm (2000 x 100 mm)
Prestazioni meccaniche dei pannelli in legno OSB
Le prestazioni meccaniche sono determinate dalla geometria delle scaglie e dal loro orientamento. Negli strati esterni le scaglie sono in prevalenza disposte parallelamente a uno dei lati (fattore che ne determina la migliore resistenza in una direzione), mentre in quelli interni sono perpendicolari a quelle esterne o disposte in modo casuale.
Come altri derivati del legno, è inattaccabile dagli insetti, non presenta nodi e fessurazioni, ha una resistenza all’umidità che può risultare molto elevata (in base alla tipologia di prodotto); le parti in OSB possono essere unite per avvitatura, purché l’inserimento avvenga a non meno di 8 mm dai bordi e 25 mm dagli angoli; a seconda dello spessore e del carico a cui è sottoposto il materiale si possono utilizzare chiodi e punti metallici, specialmente come collaboratori durante la presa dell’incollaggio. Come per altri pannelli, durante la movimentazione bisogna avere un occhio di riguardo per bordi e spigoli.
Pannelli OSB dimensioni
I pannelli OSB sono generalmente disponibili nella dimensione di 1250×2500 mm, con spessori compresi mediamente tra 8 e 30 mm, ma su richiesta si può arrivare a 2500×5000 mm e 40 mm di spessore. Esistono anche versioni maschiate per la posa a incastro, ovvero per realizzare grandi superfici come sottocoperture per tetti o rivestimento di intelaiature per facciate e solai.
Nella versione commercialmente più diffusa, le facce dei pannelli sono piane, ma con un’irregolarità superficiale data dalle minime differenze di spessore delle scaglie.
Questo conta poco se si devono realizzare strutture edili che vanno successivamente intonacate o rivestite a spessore; può essere anche un effetto gradito per la sua particolarità, in caso contrario l’OSB è disponibile anche in versione liscia, ovviamente a costi superiori. Si può sempre ovviare con un’energica levigatura, purché si proteggano pelle, occhi e vie respiratorie.
Come si lavora l’OSB
TAGLIO: I pannelli di OSB possono essere lavorati come qualsiasi altro pannello di legno; è bene proteggere le vie respiratorie quando si produce segatura per via delle resine in essi contenute.
AVVITATURA: è preferibile utilizzare viti con nucleo parallelo (gambo cilindrico), in quanto garantiscono una presa migliore rispetto alle comuni viti da legno con gambo conico.
SMALTATURA: Con la semplice verniciatura le superfici ruvide dell’OSB si trasformano in una tessitura materica originale con un effetto simile a una parete spatolata; per ottenere la copertura è necessario stendere più mani, con la prima più diluita, tirando la vernice in modo da farla penetrare negli interstizi.
FORATURA: è sempre necessaria prima di inserire le viti; oltre alle punte elicoidali si possono utilizzare mecchie, punte Forstner e seghe a tazza, queste ultime indicate per realizzare fori d’impugnatura nei mobili senza ricorrere a maniglie, per un’estetica più pulita.
INCOLLAGGIO: I margini dei pannelli di OSB sono ruvidi e poco eleganti, ma possono essere rifiniti meglio con un semplice listello in massello fissato con un filo di colla vinilica. Anche altri tipi di colla ottengono adesioni tenaci sull’OSB.
SPINATURA: Praticare con una maschera di foratura i fori per le spine è facile e questo sistema di giunzione, aiutato con un velo di colla, risulta particolarmente efficace.
Come rifinire i pannelli in OSB
Il compito del chiodino d’acciaio è di trattenere il listello, che rifinisce il lato brutto del pannello di OSB, al suo posto durante l’asciugatura della colla.
Con un cacciaspine si incassa leggermente la testa del chiodo nel legno.
Si deposita una goccia di colla nell’avvallamento e se ne elimina l’eccesso.
Si cosparge la colla fresca con un pizzico di segatura fine compattandola con un dito.
A colla ben asciutta si leviga con carta vetrata a grana fine e la testa del chiodino diventa invisibile.
Costruire casa con OSB
Nella costruzione di case in legno il sistema più diffuso al mondo, tipico delle abitazioni americane, è quello che impiega la tecnologia “Platform-frame”: la struttura della casa è costituita da telai in legno lamellare, ogni piano che si forma funziona da piattaforma per quelli successivi (da qui il nome); si possono realizzare edifici fino a 4 piani d’altezza. I prodotti di base sono profili in legno lamellare o legno massiccio e pannelli strutturali a base di legno OSB, oltre alla ferramenta. Pareti e solai sono formati da montanti posti a interasse, sui lati esterni viene posto il pannello di rivestimento di OSB legno del tipo più resistente all’umidità e più durevole, che copre interamente il telaio, utilizzando chiodi ad aderenza migliorata e angolari metallici.
Arredamento e Pavimento in OSB
L’arredamento di questa modernissima abitazione si basa su tre contenitori scorrevoli su binari che permettono di trasformare lo spazio abitativo adattandolo ai diversi momenti della giornata; l’abitazione misura poco più di 50 m2, ma le funzionalità occupano meno di metà spazio. La cucina può essere nascosta facendo scorrere uno dei pannelli laterali. Nel contenitore centrale è racchiuso un letto ribaltabile, nel terzo il guardaroba.
I contenitori sono concepiti partendo da una struttura metallica che supporta rivestimenti e contenitori realizzati con pannellature in legno pressato OSB, un materiale a basso costo, ma la cui disposizione casuale delle scaglie di legno e le differenze di colore producono superfici piacevoli; per ovvie ragioni sono stati trattati per renderli impermeabili e facilmente pulibili. www.pkmn.es
Pannelli OSB prezzi
Il prezzo dei pannelli legno OSB varia a seconda del rivenditore, della tipologia, della grandezza e dello spessore. I prezzi che seguono sono indicativi e sono riferiti al metro quadrato.
Ritorna il concorso di WD-40 rivolto a tutti gli appassionati di fai-da-te che potranno caricare nel sito web dedicato all’iniziativa, una o più fotografie o video per presentare il proprio lavoro svolto utilizzando uno dei prodotti WD-40
Sei un vero appassionato di fai da te? Che tu sia un neofita o un vero bricoleur, hai tempo fino al 30 novembre per tentare la fortuna con il concorso “WD-40 Fai da te e Vinci”. Ogni mese verranno premiati i 6 vincitori che si saranno distinti per la capacità nel rappresentare l’efficacia del prodotto utilizzato, la riconoscibilità del prodotto all’interno della foto o del video e la qualità ed originalità dell’elaborato inviato.
Partecipare è davvero facile, in soli pochi e semplici passaggi si potrà inviare l’immagine o il video e tentare la fortuna: accedendo al sito www.wd40.it, si entra nella sezione dedicata al concorso https://wd40.it/campaign/faidateevinci/ e dopo essersi registrati compilando il form di partecipazione con i dati anagrafici richiesti, si entrerà nel vivo del concorso. Per completare l’adesione, si dovrà caricare un’immagine in linea con la tematica richiesta, ossia una fotografia o un video che mostrino un lavoro di manutenzione, riparazione o una nuova creazione fai-da-te svolti utilizzando un prodotto WD-40. Unitamente all’immagine sarà fondamentale evidenziare come sia stato utilizzato il prodotto, la tipologia del lavoro e la confezione del prodotto promozionato.
Le immagini e i video idonei al concorso verranno caricati in una gallery online visibile agli utenti registrati e saranno giudicati ogni mese da una giuria incaricata. Ogni mese, infatti attraverso una preselezione, verranno individuati i 6 candidati più meritevoli e sarà stilata una classifica dalla prima alla sesta posizione.
Come nelle scorse edizioni del concorso, anche quest’anno i premi sono davvero imperdibili e dal forte appeal: uno Zaino moto Dainese per il 1° classificato e a seguire nelle diverse posizioni, una Maschera Dainese, un Banco da lavoro B+D, un compressore portatile B+D, una giacca antivento Macron, mentre per il sesto ed ultimo classificato è previsto un Aspirapolvere auto.
Il concorso sarà sostenuto da una campagna adv sulle riviste e portali dedicati al mondo del fai da te e bricolage, oltre ad un’intensa attività social per promuovere al meglio l’iniziativa.Non lasciarti scappare questa fantastica occasione e mostra a tutti le capacità maturate attraverso l’attività di bricolage. Distinguiti con originalità e condividi i tuoi ottimi lavori!
Benché piuttosto grande, il particolare sistema costruttivo a tamburato rende questo scaffale fai da te al tempo stesso leggero e robusto, così si sposta facilmente su ruote
Vogliamo realizzare uno scaffale fai da te per il soggiorno che si possa spostare dove più ci aggrada, senza fare fatica e, soprattutto, senza doverla svuotare e poi nuovamente riempire di supellettili: la soluzione è dotarla di ruote piroettanti calibrate al peso della struttura. Questo, però, impone l’obbligo di mantenere più leggera possibile la scaffalatura, pur non rinunciando alla doverosa robustezza.
Può fare al caso nostro il tamburato, largamente impiegato in falegnameria per gli usi più svariati: si tratta di imbastire un’intelaiatura di listelli e di chiuderla esternamente con pannelli di compensato. Se i listelli impiegati per la cornice sono di un’essenza esteticamente valida, li si può lasciare direttamente a vista, altrimenti è necessario rivestirli con bordino di piallaccio termoadesivo dello stesso legno del compensato scelto. La procedura prevede la realizzazione dei telai con i listelli cornice e anima (quelli interni longitudinali); segue il loro rivestimento con compensato spesso 4 mm e piallaccio sui bordi, infine l’assemblaggio delle parti, montanti, fondo, tetto e divisori nel mezzo.
I divisori sono più sottili dei montanti; si possono realizzare in vari modi, a seconda del tipo di compensato scelto per il rivestimento dei montanti, fondo e tetto. Se si usa normale compensato, i divisori possono essere fatti con tavole di abete, se si usa compensato di faggio, si deve ricorrere al paniforte impiallacciato nella stessa essenza.
Le ruote sono pivotanti in modo da consentire il libero movimento in tutte le direzioni. Per immobilizzare lo scaffale fai da te, c’è il classico pedalino di blocco dello scorrimento.
Chiusi tra il fondo e il tetto, i pannelli divisori possono essere montati senza elementi di fissaggio alcuno, o al massimo ricorrendo a un po’ di colla. Bastano, infatti, due sottili scanalature ricavate sulla faccia interna del fondo e del tetto per tenerli nella corretta posizione. Ovviamente questi pezzi vanno tagliati con una precisione millimetrica; inoltre non ci si deve scordare di montarli mentre si giuntano gli altri elementi (sarebbe assai più difficile, benché non impossibile, inserirli a scorrimento quando i montanti sono già uniti con il fondo e il tetto).
Per le sedi dei divisori sulla faccia interna del fondo e del tetto, non è consigliabile fare scanalature più profonde di 2 mm perché altrimenti si sfonderebbe il rivestimento del tamburato. La scelta del tamburato, in questo caso, ha un unico svantaggio, perché la presenza di zone vuote all’interno del fondo non garantisce una presa salda alle viti di fissaggio delle piastre delle ruote; pertanto è necessario l’irrobustimento dei punti in cui le ruote vanno fissate. La cosa si ottiene facilmente se, in fase di assemblaggio del telaio del fondo, si incolla un pezzo di listello di scarto, messo a raddoppiare lateralmente la larghezza del listello cornice.
Cosa occorre per realizzare uno scaffale fai da te con ruote
Listelli d’abete 40×32 mm: 8 pezzi (1) da 1380 mm (4 montanti di cornice dei fianchi e 4 anime del fondo e del tetto), 4 pezzi (2A) da 1300 mm come anime dei fianchi, 4 pezzi (2B) da 1460 mm come longheroni di cornice del fondo e del tetto, 8 pezzi (3) da 225 mm come chiuditesta di cornice dei fianchi, del fondo e del tetto, 4 basamenti da 48 mm per il fissaggio della piastra delle ruote;
Compensato faggio da 4 mm: 4 pannelli (6) da 305×1380 mm per il rivestimento interno di fianchi, fondo e tetto, 4 pannelli (7) da 305×1460 mm per il rivestimento esterno;
Paniforte impiallacciato faggio da 19 mm: 3 divisori (4) da 305×1380 mm, 12 ripiani (5) da 305×325 mm;
Chiodi d’acciaio a testa piatta 2,5×50 mm;
Colla vinilica;
12 spine Ø 10×40 mm;
48 piolini reggipiano Ø 5 mm;
Bordino termoadesivo faggio (8,5 m largo 20 mm e 6 m largo 40 mm, il doppio se vogliamo uno scaffale double face);
4 robuste ruote piroettanti con diametro almeno 80 mm;
Viti per il fissaggio delle ruote e del basamento;
Materiale di finitura.
Montanti di listelli rivestiti
Tempo richiesto: 1 giorno
Unire con colla e chiodi i listelli per realizzare i telai dei montanti
È necessario lavorare su una superficie perfettamente piana per ottenere il corretto allineamento laterale dei pezzi da accoppiare. Posizioniamo e uniamo con colla e chiodi i listelli per realizzare i telai dei montanti, del fondo e del tetto. I chiodi piantati sui bordi che restano a vista, vanno messi interponendo un pezzetto di compensato di scarto, per evitare di ammaccare il legno su cui si dovrà applicare il bordino di piallaccio.
Aiutarsi con morsetti e lunghi listelli di legno
Incolliamo i pannelli di compensato, che vanno a formare le facce dei montanti, del fondo e del tetto, interponendo fra i morsetti lunghi listelli di legno in modo da distribuire uniformemente la pressione. Quando la colla è essiccata, dopo i morsetti, togliamo anche i pezzetti di scarto, messi a protezione, e i relativi chiodi. I fori che inevitabilmente rimangono vanno stuccati.
Innestare le spine
La spinatura di giunzione dei pezzi è un altro passaggio di precisione. Utilizziamo la maschera, i marcatori e l’arresto di profondità, in modo da ottenere il perfetto allineamento dei profili, una volta innestate le spine.
Effettuare la sequenza di fori
I piolini che reggono un ripiano devono risultare perfettamente alla stessa altezza; per effettuare la sequenza di fori rileviamo esattamente il punto da cui partire e facciamolo corrispondere sia sui montanti sia sui divisori. Utilizziamo una speciale guida di foratura e dotiamo la punta di arresto di profondità.
Consigli per un lavoro ben fatto
Per incollare i montanti dello scaffale fai da te alla base e al tetto teniamo insieme le parti con un sistema ingegnoso fatto di morsetti e pezzi di legno di scarto.Per le sedi dei piolini, facciamo una fresatura sul lato inferiore dei ripiani; la sede deve essere un poco più ampia.Tutte le coste a vista vanno rivestite con piallaccio a nastro dello stesso legno del rivestimento. Se invece abbiamo usato normale compensato per il rivestimento esterno, possiamo anche lasciare nudi i listelli sulle coste: la finitura riuscirà a uniformare l’aspetto estetico.Negli angoli sovrapponiamo le due strisce e tagliamo con il cutter a 45°, in un solo passaggio. Tolte le eccedenze, facciamo aderire i lembi.
Alternative per i reggipiani: speciali supporti o comuni spine
Al posto dei piolini fatti con i cilindretti metallici, sistema semplice e funzionale, possiamo applicare ai ripiani altri tipi di reggipiano. Un tipo molto elaborato, ma che permette di mettere perfettamente in bolla ogni ripiano, fa affidamento su supporti regolabili per applicare i quali si deve usare una punta Forstner per fare uno scasso tondo e cieco che ospiti il corpo del supporto da stringere in sede con una vite.
Poi va fatto anche un foro più piccolo dove va a incastrarsi un perno fisso. Nei fori sui montanti si inseriscono all’altezza voluta i piolini metallici che si accoppiano con il supporto. Questa soluzione è di assoluta tenuta e sicurezza (importante in un mobile con ruote che può essere spostato).
Al contrario, se si vuole adottare una soluzione molto semplice, senza utilizzare neanche i cilindretti metallici, si opta per le spine di faggio, inserite direttamente nei fori sui montanti.
L’autocostruzione permette di uscire dagli schemi e realizzare un box capiente ed esteticamente gradevole, impreziosito dall’ampia copertura piana che può essere in breve tempo ricoperta da piante tappezzanti
Come costruire una casetta di legno da giardino? Esistono differenti soluzioni…spesso però si finisce per realizzare il solito box “né carne né pesce”. La base di questo progetto è la ricerca dell’originalità, alla fine la spesa non si discosta molto da quella di un box per le biciclette macchine da giardino o per le attrezzature che si utilizzano nel tempo libero.
Pur conservando di base un criterio elementare, la nostra costruzione fai da te è ben diversa dalle casette in legno in commercio, quasi sempre con il tetto a falde e con un aspetto che le rende somiglianti le une alle altre.
Progetto casetta in legno originale
Ecco come costruire una casetta di legno da giardino i cui elementi distintivi sono essenzialmente due: la listellatura che riveste il perimetro e il tetto piano che diventa una grande aiuola sospesa.
Le pareti sono costituite da telai rivestiti da pannelli di OSB, esteticamente piacevoli, oltre che robusti, grazie alla superficie movimentata dalle scaglie irregolari pressate in modo casuale; se si riesce a reperire pannelli con i bordi conformati a incastro, come avviene per le perline, alcune fasi del lavoro risultano più semplici e le giunzioni sono più precise.
Come costruire una casetta di legno da giardino senza incastri
Come illustrato nelle sequenze costruttive per capire come costruire una casa in legnonon c’è bisogno di realizzare incastri, tutta la costruzione si porta a termine con un gran numero di viti. Proprio questa caratteristica ci porta ad analizzare un elemento importante sul quale spesso si tende a sorvolare: in una costruzione così importante, destinata a durare molti anni, non è il caso di lesinare sulla scelta delle viti, meglio spendere qualcosa di più, ma impiegare prodotti di qualità superiore.
Per tutte le casette in legno per giardino si utilizzano viti autoperforanti (SPAX), provviste di alette sottotesta che realizzano direttamente la svasatura e di un filetto ondulato che genera una controfilettatura molto profonda, contrastando lo svitamento naturale.
La punta quadra non dilata il legno, ma trancia di netto le fibre evitando spaccature del materiale: un fattore importante tanto per l’inserimento nei pannelli OSB quanto per affondare in profondità nelle teste dei travetti. Si lavora più velocemente e si può contare sulla buona esecuzione del lavoro, i trattamenti a cui sono sottoposte assicurano una lunga durata.
Per costruire una casetta in legno utilizziamo pannelli OSB
I pannelli OSB (Oriented Strand Board) sono costituiti da scaglie di legno incollate tramite resine sintetiche e pressate in strati incrociati; in base alla destinazione d’uso vengono suddivisi in 4 tipi per applicazioni in ambienti asciutti, più o meno umidi o con funzione portante in luogo umido.
Il tipo impiegato è l’OSB/3 nello spessore di 22 mm; i pannelli sono solitamente reperibili nelle misure 2440×1200/1220 mm e 2500×1250 mm; i pannelli OSB prezzi si aggira intorno ai 13-15 euro/mq. Per costruire casa in legno è consigliato l’impiego di listelli di abete rosso nella sezione 70×70 mm, mentre quelli di finitura esterna disposti in orizzontale sono di Douglas con sezione 44×70 mm.
I pannelli OSB e i listelli strutturali possono essere acquistati nei centri di bricolage più forniti; per il Douglas bisogna invece rivolgersi a un magazzino di legnami. L’intera casetta in legno fai da te si può realizzare con un costo complessivo di 1.000-1.200 euro.
Progettazione casa in legno
La preparazione dei telai per costruire la casetta in legno
I travetti che compongono la struttura delle pareti vanno tagliati a misura, considerando che i montanti rimangono chiusi tra le traverse superiore e inferiore.
Una coppia di viti Ø 6×120 mm realizza una solida unione, meglio se coadiuvata da una spennellata di colla sulla zona di contatto, avendo cura di ripulire immediatamente quella in eccesso dopo l’avvitatura.
Sul lato rivolto a pavimento, i pannelli di OSB vanno bisellati a 45°, in modo da favorire lo sgrondo dell’acqua piovana. Come si vede meglio nelle foto successive, il pannello va montato con la bisellatura rivolta all’interno e sporgente rispetto allla traversa inferiore del telaio.
Non appena il telaio di ciascuna parete è completo, si avvita a esso il pannello più basso. Sul lato sinistro il pannello deve trovarsi a filo esterno del montante, mentre dal lato opposto deve sporgere di circa 92 mm (lo spessore del montante concorrente più quello del relativo pannello), in modo che le pareti possano essere composte a correre.
Il telaio della porta è una semplice cornice realizzata con gli stessi listelli che va rivestita con un pannello di OSB: tre lati devono rimanere a filo esterno della cornice, quello inferiore va bisellato e fatto sporgere verso il basso come gli altri.
Conviene intercalare la preparazione dei telai con la stesura della finitura sui listelli di Douglas che rivestono l’esterno: trattandosi di numerosi pezzi che vanno finiti con un primer e con due mani di smalto bisogna attendere l’asciugatura dei prodotti tra una mano e l’altra, seguitando nella costruzione del box giardino. Se non si dispone di una superficie ampia dove porli ad asciugare tra una mano e l’altra, bisogna inoltre trattare una parte di listelli per volta.
Per il montaggio dei piedini si utilizzano le boccole filettate internamente e provviste di rostri sottotesta: si realizza un foro dello stesso diametro della boccola in corrispondenza di ogni montante, la si inserisce e con un colpo di mazzuolo si fanno penetrare i rostri nel legno, facendola terminare a filo piano.
I piedini si avvitano nelle boccole lasciandoli sporgere per circa 15 mm; una volta collocate le pareti sul basamento si procede alla giusta regolazione per un appoggio in piano.
Ogni parete pronta per il montaggio sul posto è costituita dal telaio e dal pannello di base per casetta in legno: in questo modo possono essere movimentate senza difficoltà.
La casetta di legno si monta sul posto
Il montaggio del box deve avvenire su una pavimentazione piana e regolare. Durante gli spostamenti i telai vanno sempre tenuti sollevati da terra, evitando di far strisciare i piedini, in quanto concepiti per sostenere il carico verticale, ma non le trazioni.
Nelle fasi di posizionamento è bene essere in due per poter verificare gli allineamenti e procedere all’assemblaggio delle pareti: una differenza millimetrica da un lato può essere fonte di sfasamenti superiori al centimetro dal lato opposto.
Una tavola ausiliaria posta di sbieco, come si vede nella foto, bloccata con un morsetto, serve da puntello per sostenere il primo lato mentre gli si accosta il secondo per assemblarlo.
Un badile, una vanga o qualsiasi attrezzo simile aiutano a sollevare la seconda parete, dopo averla accostata alla prima, per fare in modo che entrambe si trovino perfettamente allineate in altezza, così da poter regolare l’appoggio dei piedini.
Con 3 viti autoperforanti e autosvasanti che attraversano i montanti si collegano le due pareti. In questa fase occorre prestare attenzione all’allineamento verticale sul filo esterno.
A questo punto si può agire sui piedini per la regolazione fine, facendo in modo che l’appoggio a terra risulti stabile ed equilibrato e che la struttura non venga rialzata più di 3 cm da terra, altrimenti il filetto non ha una presa sufficiente nella boccola filettata. Trovata la regolazione, si blocca la vite con il controdado per evitare rotazioni accidentali.
Completato il perimetro ripetendo la procedura per le altre pareti, si stende un cordone di colla sul profilo superiore dei pannelli di OSB premontati e a essi si sovrappone il secondo corso di pannelli.
Sempre controllando che non emergano disallineamenti, si procede al fissaggio dei pannelli, inserendo viti che li attraversano e penetrano nei montanti.
Una volta completato l’assemblaggio, le pareti si presentano esternamente come una superficie continua, facile da rifinire a rullo con un protettivo per legno. Le superfici non richiedono la carteggiatura preventiva, ma gli spigoli vanno comunque smussati con alcune passate di abrasivo grossolano. è preferibile che la scelta della finitura ricada su un prodotto a base di resine sintetiche piuttosto che su un semplice acrilico: la durata in esterno è superiore e, operando all’aperto, anche eventuali odori di solvente e i tempi di asciugatura più lunghi non influiscono negativamente sul lavoro.
Il montaggio dei listelli orizzontali di Douglas si effettua dopo aver predisposto la copertura. Ogni giro di listelli va disposto a correre, quindi ciascun elemento deve essere lungo 70 mm più della parete. Fanno eccezione quelli che interessano la porta e le porzioni di parete ai lati della stessa.
Il lavoro inizia dall’alto ed è importante partire con un allineamento perfetto, il quanto il primo corso fa da riscontro per il secondo, il secondo per il terzo e così via; si utilizzano distanziali calibrati per mantenere un interasse costante tra i listelli, che vanno fissati con viti inserite dall’interno per non lasciare elementi di collegamento visibili.
Porta e pareti finestrate
Per far entrare luce all’interno, nella specchiatura della porta e al centro delle pareti si possono realizzare le aperture per inserirvi un vetro acrilico: rispetto alla dimensione del foglio trasparente, l’apertura dev’essere 6-8 mm superiore.
Le cornici fermavetro interna ed esterna possono essere realizzate con listelli quadri, triangolari o a quarto di cerchio, facendo in modo che il loro spessore, sommato a quello del vetro acrilico, sia pari o di poco superiore a quello del pannello di OSB; in ogni caso, la cornice esterna deve risultare a filo del pannello. Il montaggio si effettua con silicone idoneo, senza bisogno di chiodini.
In corrispondenza del lato su cui la porta è incernierata, i listelli di Douglas devono essere tagliati a doppio angolo di 45°, in modo che la porta possa ruotare a 90°, fino a porsi perpendicolare alle pareti.
Per non lasciare elementi metallici sporgenti, i due elementi dello scrocchetto si fissano sulle facce inferiori di due listelli contigui, ad altezza comoda per l’azionamento.
Come si nota, sul lato di apertura, i listelli che rivestono la porta sporgono di un paio di centimetri e svolgono funzione di battuta in chiusura; quelli concorrenti sulla parte fissa risultano di conseguenza più corti.
La doppia travatura, il tavolato e la grande vasca
Tempo richiesto: 8 ore
Posizionamento dei listelli
Sulle traverse sommitali delle pareti si avvitano 5 listelli di sezione 100×60 mm equamente distanziati, fissando i due più esterni alle pareti laterali e quelli interni alle pareti anteriore e posteriore. La loro lunghezza dev’essere tale da avere una sporgenza di 350 mm su ogni lato (nel nostro caso, 3200 mm).
Posizionamento dei listelli perpendicolari a quelli precedenti
Con lo stesso concetto, quanto a interasse e lunghezza, si fissano perpendicolari ai travetti precedenti altri 5 travetti, la cui sezione iniziale è di 120×60 mm.
Assicurarsi che il lato superiore dei listelli sia tagliato sbieco
Per conferire alla copertura la pendenza necessaria, il lato superiore dei listelli dev’essere tagliato sbieco in modo da avere una sezione decrescente da un’estremità all’altra passando da 120 a 60 mm.
Posizionare i pannelli
Sulla travatura inclinata si avvitano i pannelli affiancati fino a formare un tavolato continuo. I pannelli vanno posizionati perpendicolari alle travi.
Fissaggio dei pannelli
L’ideale è che i pannelli siano provvisti di bordi a incastro dente e canale, in modo che le giunzioni risultino stabili. Il consiglio è di sfalsare le linee di giunzione tra i pannelli e di stendere sull’incastro un cordone di colla: il primo accorgimento riduce la possibilità di flessione, il secondo garantisce un’efficiente sigillatura.
Installare i pannelli che chiudono frontalmente
Come linea guida, i pannelli che chiudono frontalmente la copertura vanno fissati con il lato inferiore a filo del primo corso di travetti; per determinare la loro altezza è meglio aver già chiara quella dei vassoi con le piante, così da realizzare una “vasca” poco più alta che lasci intravedere le piante, ma non i vassoi.
Rivestire la superficie con uno strato di feltro bituminoso
L’intera superficie va rivestita con uno strato di feltro bituminoso, avendo cura di risvoltare i bordi anche sulle pareti della vasca. Il fissaggio si effettua con chiodini e le strisce parallele devono essere sovrapposte di circa 10 cm.
Applicare lo stato di impermeabilizzazione
Lo strato impermeabilizzante può essere costituito da un foglio adesivo di materiale bituminoso per utilizzo a freddo, anche per queste strisce è necessario sovrapporre di alcuni centimetri i lati.
Il tetto verde
Dopo aver terminato di costruire la casa in legno fai da te, la copertura può essere realizzata in diversi modi, conferendole una pendenza minima del 2%; il sistema più semplice ed economico consiste nella realizzazione di un tavolato continuo ricoperto con tegole canadesi, ma ci si può cimentare anche nella composizione di un tetto verde, ottenendo una sorta di grande vasca in cui collocare vassoi completi di substrato e piantine: il sedum è una specie molto indicata per queste applicazioni, trattandosi di una tappezzante che ha uno sviluppo radicale limitato, è resistente alla siccità, è poco incline alle malattie e all’attacco di insetti e richiede una manutenzione pressoché nulla.
Occorre predisporre un adeguato strato protettivo di fondo e un efficace sistema drenante; le piantine si possono trovare in vassoi già predisposti con un substrato di materiale drenante (solitamente di tipo vulcanico) e composto organico ricco di sostanze nutritive; la conformazione della base dei vassoi permette, affiancandoli, di ottenere una serie di canali che consente lo smaltimento dell’acqua di pioggia (per questa specie non è necessario un impianto di irrigazione).
La pendenza del tetto va conformata in modo da ottenere una naturale confluenza dalla pioggia verso un angolo, in cui si realizza un foro per il tubo di scarico; una catenella aiuta a scaricare l’acqua senza schizzi. Il tetto verde si può realizzare anche in abitazioni più grandi
Per chi non ha tempo, le competenze necessarie o gli strumenti, si possono trovare già pronte a cifre modiche presso i negozi di bricolage più forniti.
Con la sua presenza come espositore a Bologna Fiere tra il 25 e il 28 maggio per Autopromotec 2022, la Biennale Internazionale delle Attrezzature e del Postvendita Automobilistico, il Gruppo Fervi ha voluto promuovere in un contesto ad alta specializzazione le attività veicolate tramite le aziende del gruppo. Utensili per la manutenzione, arredi da officina, sistemi di fissaggio e lavorazione lamiere, strumenti di misura, sono le attività specifiche delle aziende del gruppo, orientate ai professionisti del settore MRO (Maintenance, Repair and Operations) e agli appassionati del fai-da-te.
Nel grande stand ad Autopromotec 2022 (Padiglione 36 stand C38) i visitatori hanno conosciuto e constatato l’alta qualità e l’affidabilità dei prodotti Fervi, raccolto informazioni, preso accordi commerciali e hanno ammirato da vicino una potente Panigale V4 R, la moto con cui i piloti del Team Aruba.it Racing Ducati – di cui Fervi è sponsor tecnico – gareggiano nel campionato di Superbike.
La partecipazione ad Autopromotec 2022 è stata anche l’occasione per l’azienda emiliana di confermare il proprio ruolo nel mercato del post-vendita automobilistico, settore nel quale Fervi sta investendo in modo sempre maggiore, affiancando quotidianamente gli operatori di officine, carrozzerie ed elettrauto con prodotti professionali, in grado di ottimizzare il rapporto qualità-prezzo e di andare incontro alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.
Chi è Fervi
Quotata in borsa sul mercato AIM Italia (Alternative Investment Market) Fervi S.p.A. è un’azienda ben radicata nel suo territorio. Nasce nel 1978 con il nome di Veprung Srl affermandosi come grossista per l’utensileria meccanica. Nel 1991 crea il marchio Fervi e, cambiando proprietà, nel 2011 consolida il proprio percorso di crescita. Nel 2012 pubblica il primo dei 44 cataloghi realizzati fino ad oggi.
La vera espansione del Gruppo modenese inizia però nel 2015 con l’acquisizione di Ri-flex Abrasives e continua tre anni dopo con l’acquisizione del 40% della spagnola Sitges Maquinas y Acesorios e di Vogel Germany & Co Kg nel 2019. Ultima arrivata nel Gruppo Fervi nel 2021 è la bolognese Rivit che completa quello che nel 2022 diventa ufficialmente FERVI GROUP, il primo gruppo italiano del settore della MRO.
L’obiettivo di questo progetto guidato da Fervi è di accrescere il know-how tecnico e il proprio posizionamento su mercati diversificati, portando avanti la trasformazione digitale dei servizi per offrire ai clienti un supporto costante, efficiente e di ultima generazione, divenendo protagonista di un vero e proprio progetto imprenditoriale a livello internazionale.
Servizi
L’azienda è presente su diverse piattaforme digitali come i più diffusi Social Network e il sito www.fervi.com, di facile consultazione, costantemente aggiornato con informazioni tecniche sui prodotti e, con la sezione “Dove acquistare”, consente di individuare il rivenditore più vicino in base alla zona geografica di riferimento, per acquistare i prodotti dell’azienda modenese o per richiedere supporto in caso di problemi tecnici. Inoltre, per i soli rivenditori autorizzati, Fervi ha all’attivo anche il progetto “Fervi Arreda” grazie al quale è possibile creare, arredare e personalizzare il proprio showroom con espositori da parete, da banco, vele e gazebo a marchio Fervi.
Fervi in numeri
Oggi Fervi offre a catalogo più di 8600 referenze di cui 4099 dedicate al mondo dell’officina auto-moto e ha una presenza capillare che si sviluppa in oltre 4500 punti vendita, in Italia e in oltre 50 Paesi del mondo, raggiungendo più di 8000 clienti con oltre 3000 ordini al mese. L’azienda inoltre possiede le certificazioni DNV per il sistema di gestione della qualità (ISO 9001), per la salute e sicurezza sul lavoro (ISO 45001) e per la gestione ambientale (ISO 14001).
Sponsorship e collaborazioni
Le diverse sponsorship con il mondo sportivo confermano l’alto livello di professionalità e di resa dei prodotti Fervi che, grazie a expertise e know-how acquisiti negli anni, si è convertita da tempo in un partner affidabile e in un punto di riferimento per il settore.
L’azienda infatti è attiva anche a sostegno dello sport e dell’istruzione grazie a sponsorizzazioni di realtà sportive a diversi livelli, tra le altre i team Aruba.it Racing Ducati di Superbike e Supersport, per i quali ha arredato i box con cassettiere e attrezzi personalizzati con i colori dei team, oppure la partnership con il pilota riminese di Superbike Michael Ruben Rinaldi per supportare i talenti della Motor Valley o, ancora, l’allestimento degli spazi dedicati all’officina moto presenti nella MWC Square all’interno del Misano World Circuit costantemente aperta al pubblico. Attraverso la collaborazione con diverse università italiane il gruppo supporta anche le attività di ricerca tecnica mettendo a disposizione gli strumenti necessari, come avviene per esempio con Dynamis, il Reparto Corse del Politecnico di Milano.
Il pilota riminese di Superbike Michael Ruben Rinaldi insieme a Mauro Balbi, redattore di Edibrico
Sapere e imparare come saldare correttamente non è facile: con questa guida illustreremo tutte le tecniche e i segreti per effettuare una saldatura corretta
Imparare a saldare è importate. Se saldare su pezzi di buon spessore è relativamente facile, le cose si complicano con quelli più sottili che, purtroppo, tendono a bucarsi sotto l’effetto dell’arco voltaico. La prima cosa da fare, quindi, per capire come saldare correttamente è quella di impostare un valore di corrente il più basso possibile, sufficiente però a fondere l’elettrodo. L’ultimo step di un buon saldatore è il raggiungimento di una buona capacità nella saldatura a gas.
Per capire come saldare nel migliore dei modi è oppurtuno ricordare che un elettrodo da 1,6 mm richiede da 25 a 50 A e quello da 2 mm da 40 ad 80 A (da 60 a 110 A e da 80 a 160 A servono per gli elettrodi per saldatura da 2,5 e da 3,2 mm).
Premesso che è sempre bene eseguire qualche prova di saldature elettrodo su pezzi di scarto, dello spessore del pezzo in lavorazione, si possono ottenere risultati apprezzabili anche diminuendo un po’ l’inclinazione dell’elettrodo, per far sì che l’arco durante le saldature a elettrodo investa la superficie di sbieco ed agisca su una zona più estesa.
Per un principiante che deve imparare come saldare senza sbagliare, poi, gli esemplari da 1,6 mm sono spesso più difficili da gestire rispetto a quelli da 2 mm e, durante l’uso, “bucano” di più: depositando una ridotta quantità di materiale d’apporto, viene spontaneo soffermarsi più del necessario sullo stesso punto.
Ottime macchine per saldare, che consigliamo senza remore sono quelle a marca Telwin
Esempio di saldatrice a filo continuo con la sua dotazione (in foto il modello Telwin Technomig 180 Dual)
Come eseguire la puntatura dei pezzi
Una delle fasi più delicate per capire come saldare durante la costruzione di un oggetto con uno stretto basamento e un alto montante è la saldatura perfettamente verticale: è necessario procedere a puntature alternate da una parte e dall’altra per garantirsi, controllando con una squadra, il corretto posizionamento finale.
La puntatura, se ben fatta, può avere anche una valenza decorativa.
La puntatura si fa anche con la saldatrice a filo.
Come saldare bene? Occorre lavorare comodi…
Il secondo accorgimento per imparare come saldare in modo corretto consiste nell’affrontare la saldatura nella posizione più comoda possibile, ben saldi sulle gambe e senza ingombri tra i piedi. Con la saldatrice spenta si prova a simulare l’esecuzione del cordone: l’assenza dell’arco voltaico permette di eseguire delle prove in tutta tranquillità, in modo da trovare la direzione nella quale viene più naturale procedere.
I saldatori di professione hanno un loro particolare sistema sul come saldare nel migliore dei modi: alcuni si dispongono in modo che la saldatura si trovi perpendicolare al loro corpo, dritta davanti al naso; altri si piazzano col torace parallelo alla saldatura e si muovono da sinistra verso destra (o al contrario, se sono mancini).
Lo stesso discorso vale, entro certi limiti, per l’inclinazione dell’elettrodo (saldatura elettrodo) rispetto al pezzo da saldare: in condizioni normali va bene un’angolazione di 20-30° circa, ma molto dipende dallo spessore dei pezzi, dalla corrente di saldatura e dalla velocità di esecuzione; un arco proiettato in verticale ha più tendenza a bucare il materiale che non uno inclinato.
Per quanto riguarda infine la capacità di avvicinarsi al pezzo man mano che l’elettrodo si consuma, qui non sono possibili simulazioni di sorta: si tratta solo di esercitarsi su pezzi di scarto, preferendo ritagli di lamiera spessa almeno 3-4 mm e di dimensioni non proprio ridotte, in modo da poter consumare un intero elettrodo senza doversi interrompere.
Saldatrice inverter ad elettrodo MMA in corrente continua (DC) da 130A completa di accessori per la saldatura MMA (pinza porta elettrodo Dallas 300 e pinza di massa Toledo completa di cavi da 1,5m) e valigetta in plastica
Saldatrice Prodotta in Italia da Telwin. Sicurezza e Qualità certificata da TÜV SUD
Leggera e compatta con alimentazione a 230V - 16 A (possibile utilizzo con contatori domestici da 3kw)
Protezione termostatica, sovratensione, sottotensione, sovracorrente. Compatibile per l'utilizzo con il motogeneratore (230V - 15 percento). Elevata stabilità della corrente di saldatura alle variazioni della tensione di alimentazione
Dispositivi avanzati di controllo dell’arco: arc force, hot start, anti-stick. Permettono una partenza della saldatura ottimale, aiutano lo stacco delle gocce dall’elettrodo e prevengono l’incollaggio dello stesso sul pezzo da saldare
Maschera a caschetto per uso hobbistico adatta per saldatura MMA, TIG e MIG-MAG ad oscuramento fisso (11 DIN)
Garantisce elevate prestazioni in TIG (>5A)/ MIG-MAG/MMA
Leggera e comoda, è dotata di un sistema di regolazione della crociera per un comfort ottimale
Il filtro a cristalli liquidi LCD si oscura automaticamente allo scoccare dell'arco di saldatura e ritorna rapidamente allo stato trasparente allo spegnimento dello stesso, eliminando la necessità di alzare ed abbassare la maschera ad ogni pausa di lavoro e consentendo quindi di operare con le mani libere
Saldatrice inverter 4 processi in 1 (filo animato, mig-magbrazing, elettrodo mma, tig dc-lift) controllata a microprocessore con alimentazione a 230v €“ 16 a (ideale per l'uso con contatori domestici da 3kw); perfetta per l'uso su diversi materiali (acciaio, acciaio inossidabile, alluminio) e diverse applicazioni, dalla manutenzione all'installazione.
La regolazione sinergica dei parametri di saldatura rende il prodotto semplice da usare e garantisce un risultato sempre eccellente; pannello intuitivo con 3 impostazioni per iniziare a saldare: processo, forma del cordone e spessore; la stabilità dell'arco di saldatura unitamente al controllo elettronico (inverter) garantiscono facilità di utilizzo e risultati sorprendenti anche per i meno esperti
Predisposta per l'uso con bobine con diametro 100 e 200 mm
Protezioni termostatica, sovratensione, sottotensione, sovracorrente; compatibile per l'utilizzo con il motogeneratore (230v - 15 percent)
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Elevata sicurezza dell’operatore grazie alla protezione contro il riavvio accidentale ed alla cuffia di protezione
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Dotazione: GWS 7-125, impugnatura supplementare, flangia di montaggio, cuffia di protezione, dado di serraggio, chiave a due perni, confezione in cartone
Come si preparano i pezzi per eseguire una bella saldatura
Tempo richiesto: 1 ora
Tagliare il tubo quadro
Il tubo quadro si taglia con quattro tagli sulle facce, senza scendere col seghetto oltre lo spigolo perché, nel taglio in verticale, è molto facile che la lama sbandi lateralmente rovinando il lavoro.
Utilizzare la smerigliatrice
Una smerigliatrice diritta con moletta, è efficace per preparare i pezzi alla saldatura o per rifinire i cordoni di saldatura: produce però un rumore piuttosto fastidioso e, soprattutto durante un impiego prolungato, non guasta una buona cuffia a protezione del nostro udito.
Smussare i bordi tagliati
La smussatura dei bordi tagliati, oltre a proteggere le mani di chi maneggia i pezzi, dà più area di contatto ai cordoni di saldatura che possono penetrare fra lo smusso e la parete adiacente.
Sgrassare il metallo
Il ferro nuovo risulta sempre ricoperto di una patina lubrificante e protettiva. Prima di passare alla saldatura può essere necessario sgrassare bene il metallo con diluente nitro.
Aiutarsi con i morsetti
Per unire in testa due pezzi di tubolare conviene renderli solidali morsettandoli ad un terzo pezzo. In questo modo, oltre a tenerli fermi, restano anche ben allineati.
Usare un morsetto angolare per saldature di pezzi a 90°
La saldatura di due pezzi da unire a 90°, con estremità tagliate a 45°, richiede di bloccare saldamente i ferri nella posizione corretta: ideale è un morsetto angolare di metallo.
Usare squadretta di metallo e morsetti con estremità troncate a 90°
Due pezzi con estremità troncate a 90° si tengono in posizione usando una squadretta di metallo e morsetti, il tempo di fare la puntatura.
Come saldare lamiere sottili con saldatrice elettrodo
Per capire come saldare lamiere molto sottili bisogna innanzitutto non aspettarsi un risultato esteticamente perfetto: è necessario infatti procedere per piccoli tratti, interrompendo la saldatura prima che il metallo, accumulando un calore eccessivo, si buchi.
La saldatura si può eventualmente riprendere sul lato opposto con maggior tranquillità, perché si interviene su uno spessore maggiore.
Alcuni esempi di puntatura su lamiere sottili, ma di grandi dimensioni. A seconda della lunghezza della giunzione si pongono più o meno punti con la successione indicata alternadoli ai due estremi della lamiera per non deformarla.
Il percorso giusto di saldatura
Si può scegliere tra diversi percorsi da far compiere alla punta dell’elettrodo durante la saldatura. Per un cordone largo, e nella saldatura discendente, è necessario seguire un percorso a zig-zag e, contemporaneamente, inclinare a destra ed a sinistra l’elettrodo. Un cordone più stretto non necessita dell’inclinazione dell’elettrodo.
Qual’è la saldatura più difficile?
La saldatura sopra testa usa i medesimi percorsi dell’elettrodo impiegati per le saldature in piano. Però non è facile impararla subito. È meglio partire da una saldatura verticale, dopo aver imparato ad eseguirla correttamente in senso ascendente. Subito dopo si prova ad eseguire un cordone sottile tenendo la lamiera “più che in verticale”, ossia inclinata verso di noi, di quanto non importa.
Serve per acquisire la nozione della saldatura che non cola, non perché evada la legge della gravità, ma perché la coesione causata dall’elevata capillarità del metallo fuso impedisce alle goccioline di staccarsi e di cadere giù. In aggiunta, la pressione del flusso dell’arco voltaico contribuisce a trasferire le gocce dalla punta dell’elettrodo alla lamiera soprastante.
Dopo aver eseguito una saldatura a 60-70° (inclinazione verso chi salda), si passa alla tappa obbligata, intermedia, di 45°, poi a quella “sopratesta”. Per lavorare meglio è necessario che il materiale da saldare o il semplice foglio di lamiera si trovi veramente sopra la testa, ossia ad un paio di metri d’altezza. Tenersi più bassi costringerebbe a lavorare inginocchiati o incurvati, posizioni scomode, che impediscono la formazione regolare di un bel cordone.
Terminata la saldatura occorre batterla con la martellina per far saltar via le scorie, che non sono altro che il deposito siliceo (la silice è di fatto sabbia) antiossidante che circonda l’elettrodo come una specie di tubetto. L’antiossidante serve per prevenire un’eccessiva formazione di ruggine al momento della saldatura. Il ferro o l’acciaio, quando sono alla temperatura di fusione ed anche meno, assorbono una grande quantità di ossigeno. Si forma così l’ossido di ferro, cioè la ruggine.
La temperatura più critica per la formazione dell’ossido è intorno ai 1350 °C, ossia ben al di sotto di quella fusione, una temperatura attraverso la quale è inevitabile passare durante la fase di raffreddamento del materiale d’apporto e del metallo sciolto nel cratere. Il disossidante è incombustibile ed inossidabile: forma uno strato protettivo sopra il metallo fuso, in quanto, essendo più leggero, vi galleggia sopra, senza pericolo che le scorie si incorporino nella saldatura.
Le posizioni di saldatura
1-2: due angolari ad L saldati di testa. Per evitare successivi allargamenti non basta la sola saldatura, servono anche rinforzi con piastre. 3-4: gli spigoli di un telaio si rinforzano con una piccola traversa o una squadra saldata. 5-6: per unire due barre profilate è necessario saldarle su entrambi i bordi. 7: saldatura su pezzi sovrapposti.
Per irrobustire la giunzione tra pezzi di diversa sezione si possono eseguire, in corrispondenza dell’angolo, 2 cordoni sovrapposti: il primo unisce le parti ed il secondo, steso su una superficie più ampia, realizza una minuscola squadretta di rinforzo.
Come saldare in differenti modi
I saldatori professionisti, quando saldano due pezzi posti in verticale, eseguono quasi sempre la saldatura discendente: partono cioè dall’alto e vanno verso il basso. La scoria però tende a scendere verso il basso e a penetrare nel metallo fuso, rendendo la saldatura più fragile, piena di difetti, falle ed altre inclusioni pregiudizievoli.
È preferibile la saldatura ascendente, dal basso verso l’alto, in modo da evitare le inclusioni di scorie. Andando verso la verticale conviene sempre eseguire una saldatura sottile: il materiale d’apporto fa presa sulle lamiere senza che si verifichino colature, a patto di non insistere troppo in un punto e di non impiegare un amperaggio elevato.
nella saldatura sopra testa su elementi piani l’inclinazione dell’elettrodo è di 85 gradi. L’inclinazione diminuisce (80 gradi) su saldature orizzontali.
la saldatura verticale si esegue salendo verso l’alto con l’elettrodo e tenendolo ad 80-85°.
una giunzione a 90° viene realizzata tenendo l’elettrodo inclinato a 70° rispetto al cordone.
Dopo aver atteso che la saldatura si sia convenientemente raffreddata, la si colpisce con la punta della martellina. Il disossidante, le cui proprietà fisiche e chimiche sono molto prossime a quelle del vetro, salta via senza difficoltà. Dopo aver usato la martellina, si passa la spazzola di ferro che elimina gli ultimi residui. Per un’accurata rifinitura può servire anche la levigatrice orbitale che ha la stessa struttura della smerigliatrice (questa la si usa per spianare rilievi eccessivi), ma monta un disco di carta abrasiva; avendo un regime di rotazione più basso (3500 contro 6500 giri/min) non produce rigature e pareggia, in modo rapido ma preciso, i cordoni di saldatura.
I cordoni ben eseguiti e privi di difetti possono, nella maggior parte dei casi, essere lasciati a vista. La saldatura ad arco è la più semplice, rapida e conveniente tra le tecniche di giunzione e anche la più potente, purché si rispettino le regole. Fino a che non si acquista la necessaria esperienza, si è portati a compiere alcuni inevitabili errori.
1-2 la stessa saldatura fotografata con e senza la scoria. Nella prima foto è evidente la formazione globosa e opaca che la riveste; nella seconda, dopo essere stato battuto con la martellina e ripulito con la spazzola, il cordone appare in tutta la sua brillantezza.
3 – se la saldatura è ben eseguita (ed è stato usato un elettrodo di buona qualità) basta qualche colpo ben assestato per mettere a nudo l’intero cordone.
4 – l’indispensabile martellina battiscoria può essere uno strumento a sé stante, oppure può presentarsi in versione combinata con la spazzola metallica; questa seconda versione viene spesso fornita nella dotazione di serie delle saldatrici. La spazzola serve per rimuovere gli ultimi residui di scoria, ancora aderenti al cordone.
La spruzzatura
Quando si esegue una saldatura con un eccesso di corrente, si verifica il particolare fenomeno della spruzzatura. Accanto al cordone che stiamo formando, sia da un lato che dall’altro, e perfino davanti, schizzano alcune sferette di metallo d’apporto che si incollano alla superficie. Inutile sperare di poter far saltare via le palline con qualche colpo di martellina oppure di inglobarle nel cordone che avanza: occorre subito interrompere la saldatura e regolare il volantino su di una corrente inferiore.
Non si deve mai aver paura di fermarsi nel corso della formazione di un cordone, perché tanto, prima poi, bisogna sostituire l’elettrodo.
Cordoni difettosi
Un brutto cordone è semplicemente un cordone difettoso, che può riservare delle brutte sorprese. Se la linea di unione tra i due pezzi è rettilinea ed il cordone non lo è, perché va a zig-zag, ci saranno inevitabilmente punti in cui il metallo d’apporto si è depositato prevalentemente su di un pezzo e meno sull’altro. Sono punti di scarsa tenuta non perfettamente stagni.
Occorre gettare i pezzi e ricominciare daccapo oppure ripulire con la mola la superficie e ripartire con un altro cordone, magari un po’ più largo per coprire i difetti rimasti. Non si deve mai avviare una saldatura senza aver prima fermato i pezzi con una giusta puntatura. Le puntature debbono essere frequenti e lievi: è meglio tener bassa la corrente, rischiare un’incollatura, che poi verrà ripassata ed inglobata dal cordone di saldatura, piuttosto che lasciare grumi eliminabili soltanto con la mola. Frequente e leggera, la puntatura non deve mai pregiudicare l’estetica della saldatura.
Le brutte saldature
Dopo un breve percorso, la corrente troppo elevata (si notano infatti gli spruzzi) ha bucato la lamiera che, nel frattempo, aveva accumulato calore fondendo prima del previsto.
La corrente troppo bassa riesce a fondere l’elettrodo, ma non intacca, se non marginalmente, i pezzi in lavorazione: bisogna ripulire il tutto con la mola e ricominciare.
Non è un vero cordone, ma un deposito disordinato e casuale di materiale d’apporto, chiaramente mescolato con la scoria a causa delle numerose ed incerte “passate”.
Deformazioni nella saldatura
Solo spessi blocchi o lastre di metallo possono sopportare la temperatura di 3000 °C senza subire distorsioni. Il materiale saldato tende ad inarcarsi come se volesse sollevarsi a ricoprire la saldatura stessa, sia questa eseguita a cordone sia a semplici punti o tratti preliminari. La distorsione di solito non è un fenomeno molto rilevante, ma fastidioso, perché il materiale alla fine deve essere piano o rettilineo, angolato a 90°. Le deformazioni non possono essere evitate perché sono la conseguenza di diversi fenomeni fisici, naturali, ma si può ridurle al minimo, oppure, molto più opportunamente, compensarle con altre deformazioni dalle caratteristiche opposte le une alle altre.
La smerigliatrice angolare va mantenuta leggera e, per meglio controllare la sua azione, è preferibile equipaggiarla anche con l’impugnatura supplementare. Il carter di protezione del disco va orientato in modo da convogliare le scintille lontano dall’operatore.
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