Costruiamo un grande orologio fai da te multiplo che ci informa allo stesso tempo dell’ora nelle tre grandi capitali economiche come se fossimo alla Borsa. Anche se di scarsa utilità pratica, acquista un’originale valenza decorativa
Quante volte abbiamo sentito parlare di Nikkei, Dow Jones, Mib30? Sono i famosi indici di borsa rispettivamente di Tokyo, New York e Milano: le tre grandi capitali economiche per eccellenza. Proprio dal mondo delle borse prendiamo lo spunto per un grande orologio fai da te che contenga i quadranti con l’ora di Milano, New York e Tokyo. Anche se quest’idea non ha una grande utilità pratica, da un punto di vista creativo non è priva di originalità e… attualità.
L’assemblaggio dell’orologio fai da te non pone problemi, una volta che ci siamo procurati i tre movimenti elettrici per orologio e abbiamo tagliato i pezzi di multistrato necessari. Iniziamo realizzando il pannello frontale nel quale verranno inseriti i tre orologi: bisogna lavorare con il seghetto alternativo per praticare le tre aperture quadrate per i pannellini portamovimenti.
Assembliamo il telaio rettangolare su cui appoggia il pannello frontale e lo colleghiamo a questo con colla e chiodini. Prepariamo i telaietti degli orologi applicandovi una coppia di distanziali. Prima di montare gli orologi smaltiamo l’insieme con smalti acrilici all’acqua per il frontale e smalto spray per i quadranti. Inseriamo i movimenti nei fori dei pannellini e li blocchiamo con l’apposito dadino, prima di inserire le lancette e le pile. Incastriamo i pannellini del frontale fissandoli con colla vinilica.
Cosa serve per costruire un orologio fai da te multiplo
4 pezzi multistrato da 4 mm: 1 da 1000×500 mm (frontale); 3 da 200×200 mm (quadranti orologi);
4 pezzi multistrato da 8 mm: 2 da 470×75 mm (lati corti telaio); 2 da 970×75 mm (lati lunghi telaio);
3 movimenti per orologio completi di lancette e pile;
colla vinilica;
fondo coprente universale;
smalto acrilico spray;
graffatrice;
pennello
Come progettare un orologio fai da te
Costruzione del pannello a tre finestre
Tracciamo con una matita i contorni quadrati nei quali inseriremo gli orologi fai da te; usiamo riga e squadra per essere certi di tracciare linee parallele ai bordi e perpendicolari tra loro.Pratichiamo i tagli sul pannello frontale utilizzando il seghetto alternativo. Per inserire la lama è necessario praticare un foro in un angolo di ogni quadrato.Uniamo i lati corti a quelli lunghi (con chiodini sparati con la graffatrice manuale o affondati con un martello) per realizzare il profilo del telaio di sostegno. Usiamo anche la colla vinilica per migliorare la tenuta.Stendiamo un filo di colla vinilica sul retro del pannello frontale a 15 mm dai bordi, dopo aver tracciato la posizione del telaioApplichiamo il telaio in modo che lo spessore dei lati lunghi e corti appoggi pienamente sul filo di colla vinilica steso sul retro del frontale.Utilizzando la graffatrice manuale miglioriamo la tenuta tra il frontale e il telaio applicando alcuni chiodini a distanza regolare e ben centrati sullo spessore del telaio.Una volta completato l’assemblaggio carteggiamo tutta la struttura con carta vetrata (numero 240) per prepararla alla successiva fase di smaltatura. Insistiamo con cura particolare sui bordi del frontale che resteranno a vista quando la costruzione verrà appesa al muro.Stendiamo una mano di fondo coprente su tutta la struttura di multistrato e, ad asciugatura avvenuta, carteggiamo con carta vetrata fine (n. 320) per lisciare il pelo del legno che la mano di pittura ha sollevato.Con un piccolo rullo stendiamo lo smalto satinato all’acqua di un bel colore vivace. Per un buon risultato applichiamone almeno due mani. I bordi interni delle tre aperture quadrate verranno coperti dai quadranti di misura superiore.
Montaggio dei quadranti
Sul retro dei pannellini di compensato che fungono da quadranti applichiamo, con colla vinilica, dei supporti distanziati tra loro in modo tale da poter essere inseriti nei fori quadrati sul frontale bloccando i quadranti.oloriamo con smalto acrilico spray i quadranti in compensato: un colore adeguato è l’argento metallizzato su cui le lancette nere si stagliano chiaramente. In seguito tracceremo le ore (12, 3, 6, 9) con il pennarello nero.Inseriamo il corpo del movimento in un forellino praticato al centro del quadrante. Stringiamo il dado di fissaggio dalla parte anteriore.Completiamo il montaggio del corpo dell’orologio applicando le lancette delle ore, dei minuti e dei secondi. Controlliamone il funzionamento dopo avervi inserito la pila.Utilizziamo colla vinilica per fissare i quadranti sul supporto frontale. La colla e i profili laterali precedentemente fissati ai quadranti garantiscono un’ottima tenuta.L’inserimento dei quadranti nei fori del pannello frontale va eseguito con delicatezza.In alternativa alla colla vinilica possiamo bloccare gli orologi con due tondini inseriti in fori aperti nei supporti posteriori.
Quattro pannelli di MDF disegnano una sagoma continua sulla parete che offre una postazione di lavoro e un ripiano superiore con luce incorporata; grazie ai fissaggi nascosti rimane semplicemente aggettante, senza alcun ingombro a pavimento
Costruire una scrivania fai da te è utile, perché a volte in casa si ha bisogno di appoggiarsi da qualche parte con il computer portatile, la calcolatrice, un blocco per appunti o qualcosa di simile e non si trova uno spazio libero e abbastanza comodo a disposizione: il tavolo della cucina o del soggiorno è già destinato ad altre attività, lo studio è occupato dai figli che studiano, il tavolino del salotto è basso e costringe ad assumere posture inadeguate. Eppure basterebbe uno spazio anche poco profondo, possibilmente senza dover condividere la superficie con altri per non disturbarsi a vicenda e, magari, giustamente illuminato.
L’idea di questa scrivania fai da te design struttura può essere interessante anche nelle abitazioni che non permettono di allestire una postazione di lavoro domestica in modo stabile, per problemi di ingombro: si tratta infatti di due ripiani distanziati in altezza, il primo con funzione di scrivania e il secondo che incorpora una luce direzionata sul piano di lavoro, collegati da un montante laterale e sagomati nell’insieme per ottenere una linea moderna.
L’assenza di elementi di fissaggio visibili minimizza l’invasività della struttura, la cui sporgenza massima dalla parete è di 400 mm. Non c’è nessun ingombro a pavimento, al momento di utilizzare la scrivania fai da te si può ricorrere a una sedia o a uno sgabello, in base all’altezza scelta al momento dell’installazione. Ciò non toglie che il ripiano superiore e parte della scrivania possano essere utilizzati per riporvi CD, DVD o soprammobili.
Le possibilità di utilizzo si ampliano se sotto la scrivania si avvita, in posizione arretrata, una ciabatta elettrica a cui far pervenire l’alimentazione da una vicina presa: quante volte ci troviamo a dover ricaricare smartphone, mp3, macchine fotografiche e altre apparecchiature elettroniche che non sappiamo dove appoggiare in modo sicuro! La multipresa ci permette di mettere in carica più accessori simultaneamente, senza sparpagliarli per casa.
Cosa serve per costruire una scrivania fai da te design:
Per costruire una scrivania fai da te si inizia tagliando i singoli elementi
Uno dei lati lunghi del montante va rifilato sbieco con la sega circolare munita di guida, in modo da ridurre la larghezza di uno dei lati corti da 400 a 300 mm.Con la guida di spinatura si realizzano sedi esattamente allineate su due pezzi concorrenti:Stabilito di utilizzare 3 spine Ø 6 mm per ogni giunzione, si aprono i fori al centro dello spessore di un pezzo (uno a metà larghezza e due a 25-30 mm dalle estremità). Si inseriscono le spine a secco e, utilizzandole come riscontro, si calza su di esse la cavità frontale della guida corrispondente al diametro della boccola di foratura, si regola la battuta inferiore in base allo spessore del pannello e si praticano i fori nel piano del pannello concorrente.Con una fresa conica, utilizzando la fresatrice come una toupie, si bisellano i bordi a vista a 45°.L’inclinazione va rivolta verso la parete, dal basso verso l’alto per il pannello superiore e dall’alto verso il basso per quello inferiore, il montante e l’ala inferiore si bisellano di conseguenza.
Collegare i singoli pezzi
Una dima per tenere in posa e per forare il muro
La sospensione invisibile (o quasi) è affidata a due supporti preparati allo scopo, uno sotto la base e uno sopra la fonte luminosa. Qui il primo non occupa tutta la lunghezza del piano, ma viene stabilita una rientranza di 140 mm rispetto alle estremità, in base alla quale si tagliano i listelli.Dato che si utilizza materiale recuperato dagli scarti di altri lavori, bisogna trovare soluzioni che si adattino allo scopo: due listelli di spessore adatto a essere attraversati dai tasselli, ma non eccessivo, per nasconderli meglio sotto il piano, vengono incollati di costa per raddoppiare la profondità, dopo averne bisellato le estremità per un ulteriore vezzo estetico.Mantenendoli allineati si serrano tra diversi morsetti e si ripulisce l’eccesso di colla; lo stesso procedimento si utilizza per il supporto superiore, di lunghezza ridotta perché deve essere attraversato da un solo tassello.La foratura dei supporti per l’inserimento delle barre esagonali dei tasselli si esegue sulla faccia rivolta a parete; il foro va allargato per una profondità di 2-3 mm in modo che possa ospitare il collare del tassello che rimane in battuta sulla muratura.I due supporti, tenendo sempre presente la linea di centro, vengono provvisoriamente avvitati due listelli sulla faccia posteriore sui quali vanno riprodotti, in perfetta corrispondenza e passanti, i fori relativi ai tasselli.Questi listelli hanno una duplice funzione: fornire una battuta sul bordo posteriore dei piani, così da poter avvitare e incollare i supporti, ed essere successivamente utilizzati per praticare i fori nella muratura, tramite una dima costruita allo scopo.Dopo l’incollaggio, si inseriscono alcune viti in fori opportunamente svasati per rinforzo e per mantenere il contatto tra i pezzi mentre la colla fa presa. Si noti l’importanza di marcare i riferimenti sui listelli aggiunti, sia come centratura sia come posizione, per realizzare correttamente la dima.Fissati entrambi i supporti, prima di svitare il listelli aggiunti bisogna tagliare un terzo listello che li colleghi incastrandosi con precisione tra essi, risultando perfettamente perpendicolare.Una volta trovata la squadratura, si stabilizza la dima con due coppie di triangoli di legno fissati ai lati del listello e ai supporti, quindi si tolgono le viti e si preleva la dima
Il montaggio con tasselli a scomparsa
La foto è riassuntiva dei listelli occorrenti per realizzare dima e supporti con le rispettive tracciature.La dima va appoggiata alla parete all’altezza prestabilita per il montaggio della struttura, tenendo conto anche degli ingombri laterali. La livella è indispensabile per marcare i punti da forare in modo che la mensola/scrivania risulti in piano.Inserendo una matita nei fori e facendola ruotare più volte, senza mai muovere la dima, si riportano sulla parete le tracce per la foratura.Specialmente se il muro è di mattoni, il finissimo polverino rossastro che si produce in seguito alla foratura si deposita in parte attorno al foro, in parte sullo zoccolino e non è facile da eliminare: anche passando un pennellino in modo leggero si rischia di lasciare un’ombra di sporco. Se non si dispone di un aggiuntivo per l’aspirazione delle polveri, per evitare di disperderle si può ovviare con una busta di carta fissata sulla parete con nastro di carta, poco al di sotto del punto da forare.I tasselli per mensole a scomparsa si inseriscono nei rispettivi fori, in modo che il collare rimanga a filo della superficie; poi, con una chiave a forchetta, si fa ruotare la barra esagonale in senso orario per provocare l’espansione.I listelli di supporto inferiore e superiore, separati dalla dima, si avvitano ai pannelli nei punti prestabiliti: calzandoli un poco forzati sulle barre dei tasselli, assicurano una sospensione affidabile e sicura.Tutti i pannelli che compongono la struttura vengono leggermente levigati per prepararli alla finitura, prima con una mano di fondo e poi con due mani di smalto.Sulla faccia inferiore del ripiano superiore si fissa una lampada al neon o a led provvista di interruttore; prima di montare la mensola/scrivania occorre praticare una scanalatura nel bordo posteriore per incassarvi il cavo di alimentazione.
Il catalogo Fervi si arricchisce di nuovi strumenti per misurazioni di alta precisione: si tratta di tre modelli di calibri digitali elettronici, ciascuno dei quali disponibile in tre misure, per un totale di nove referenze. I calibri C035, C047 e C047-xb sono in acciaio inox e si distinguono per diverse funzionalità che li rendono idonei sia per il settore professionale sia per il fai da te, ma tutti adottano un sistema innovativo che esclude il rischio di errore nelle misurazioni, per poter contare sempre sulla massima precisione.
Il modello C035, disponibile nelle misure 150, 200 e 300 mm, si caratterizza per la scala di misurazione in vetro e dispone di becchi lappati in superficie e rettificati per escludere la possibilità di misurazioni imprecise. La cassa e i pulsanti sono realizzati in metallo, con la rotella di scorrimento rimovibile e una vite di bloccaggio che garantisce misurazioni sicure e corrette. Questo calibro è provvisto inoltre di una porta mini-USB che permette di connetterlo a dispositivi esterni, sui quali vengono automaticamente riportati i dati di misurazione, senza più necessità di trascrizioni manuali che potrebbero essere fonte di errore.
Il modello C047, disponibile nelle misure 300, 500 e 1000 mm, è lo strumento ideale per la misurazione di diametri interni ed esterni di medie-grandi dimensioni. Anche questo calibro presenta vite di bloccaggio, becchi di misurazione rettificati e schermo LCD ad alta leggibilità, ma dispone inoltre dell’esclusiva funzione “Absolute” che evita errori di lettura derivanti da spostamenti rapidi, assicura maggior autonomia alle batterie e, grazie alla memorizzazione automatica dell’ultima misura rilevata, consente di non azzerare il calibro ad ogni accensione. Nella versione -xb è completato da becchi superiori per la misurazione dei diametri interni.
La qualità dei materiali e l’elevato livello di protezione alle polveri (IP 54) garantiscono ai calibri Fervi una lunga durata; è possibile acquistarli direttamente sul sito www.fervi.com oppure presso i rivenditori autorizzati. L’elenco completo è consultabile online nella sezione “Dove acquistare”.
Un magnifico scorcio del giardino di Villa Bell’Aspetto a Nettuno (Roma), progettata sulle alture prospicenti il mare, dall’architetto Antonio de Rossi nel 1647 ed entrata quest’anno tra i Grandi Giardini Italiani. Foto Dario Fusaro, Courtesy Archivio Grandi Giardini.
Scossi dalla pandemia, ora dalla guerra e dalle sofferenze di una popo-lazione che la subisce, abbiamo più che mai bisogno di qualcosa che torni a farci vedere anche i lati belli della vita, cosa meglio della natura può fare ciò? Grandi Giardini Italiani è un’impresa culturale nata nel 1997 per promuovere e valorizzare i più bei giardini in Italia: ha creato un network che oggi conta circa centocinquanta tra i giardini più famosi nella storia dell’arte, infatti all’elenco, quest’anno, si sono aggiunti altri cinque capolavori di bellezza, storia e significato simbolico. Andando sul sito si rimane senza fiato per le immagini e le riprese realizzate su alcuni dei parchi/giardini selezionati e la domanda è: com’è possibile che i sapiens in passato siano riusciti a realizzare opere tanto imponenti, belle, raffinate, progettate in ogni dettaglio e oggi creino cose modeste per non dire brutte? La nostra specie è progredita in tanti campi ma si-curamente regredita, troppo spesso, in fatto di bello per ciò che riguarda l’arte e l’architettura nelle declinazioni dell’edilizia e del verde. Nei secoli scorsi i giardini erano luoghi dove si poteva godere di raffinatezze este-tiche e culturali, dove venivano organizzati concerti, rappresentazioni teatrali e feste, si allestivano spettacolari giochi d’acqua e successioni di fioriture.
Oggi Grandi Giardini Italiani ha riportato i giardini al centro della vita culturale del nostro Paese organizzando più di 700 appuntamenti l’anno: giornate di studi, laboratori di danza, lezioni e intrattenimenti per bam-bini, mostre, tutti ambientati in questi luoghi fantastici che già da soli portano la mente in un mondo idilliaco. Certo non hanno nulla a che vedere con i nostri spazi verdi e non possimo aspirare ad averne di simili, ma abbiamo comunque la ricchezza di poter riempire gli occhi con la loro bellezza e inebriarci dei loro profumi, prendendo anche spunti per fioriture, bordure, piante che ci piacciono.
Per noi che dobbiamo occuparci direttamente del nostro giardino di casa, in questo numero ci sono tante novità in fatto di macchine per la cura del prato, per potare le piante, per concimare il terreno nel modo giusto, oltre, naturalmente, ai tanti passo-passo con le istruzioni per col-tivare fiori e ortaggi con successo e provando grande soddisfazione.
Sostenibilità ed ecologia sono temi oggi sentiti, anche se non abbastanza, che coinvolgono tutti i settori e tutta la nostra vita. A proposito di sostenibilità salta subito all’occhio quanto il legno sia il materiale che eccelle per il suo basso impatto ecologico anche perché abbonda nel nostro Paese e potremmo essere quasi autonomi per il fabbisogno nazionale, visto che il 38% del nostro territorio è coperto da boschi. Finora si è preferito importare il legno per mancanza di programmazione nella gestione dei boschi, vincoli, burocrazia, mancanza di viabilità, difficoltà che potrebbero essere superate mettendole tra le priorità da portare avanti in questo periodo di transizione ecologica: i risultati concreti si vedrebbero in tempi stretti, generando un processo virtuoso a cascata grazie alla drastica riduzione delle importazioni, a un impulso all’economia locale, a un giovamento per l’ambiente con minori emissioni di CO2.
Basti pensare ai vantaggi delle centrali che producono energia elettrica a biomassa, in gran parte legname risultante dalle potature, in montagna o in prossimità di boschi dove la materia prima si trova praticamente sul posto. E poi il legno non è solo energia: parliamo ad esempio dei nuovi sistemi costruttivi che, anche per l’uso di questo materiale, consentono addirittura di ottenere case passive, ovvero a bassissima richiesta di energia, competitive in termini di costi di costruzione e sicure dal punto di vista sismico.
Ma chi fa da sé sa bene che il legno è il re dei materiali per la sua facile reperibilità, per le sue varietà che lo rendono adatto a infiniti utilizzi, per la sua lavorazione semplice, per la sua resistenza, per la possibilità di soddisfare qualsiasi gusto, dal mobile moderno a quello in stile, per il suo valore nel tempo, per la sua piacevolezza al tatto. L’interessante guida di questo numero da pagina 34 fornisce indicazioni per tagliare bene il legno, uno dei primi passi dopo la progettazione di una qualsiasi realizzazione. E poi a pagina 46 troviamo addirittura un elegante e originale lavabo costruito in multistrato marino. Ma per avvalorare la tesi “legno re dei materiali” basta sfogliare le pagine dedicate alle vostre realizzazioni: dalla fontanella, alla libreria, alla casetta sull’albero il materiale è lui, legno, mon amour!
Otto listelli di recupero definiscono quattro spazi per altrettante biciclette in una struttura elementare col profilo di un triangolo rettangolo: costruiamo un portabici fai da te
Creano un certo ingombro in garage e hanno il “vizio”, se ne cade una, di cadere tutte insieme in un groviglio inestricabile: le biciclette di varia grandezza, per accontentare la voglia di sport di adulti e bambini, hanno bisogno di un supporto che le conservi ordinatamente diritte e pronte a essere prese per un po’ di moto. La costruzione del portabici fai da te è abbastanza semplice e prevede la realizzazione di un “castello” triangolare, che si può accostare a una parete del garage, suddiviso da otto listelli in quattro spazi in cui alloggiare bicicletta, triciclo, monopattino.
L’unica difficoltà consiste nel taglio a 45° dei due montanti, della traversa superiore e degli otto listelli con gli altrettanti rinforzi. Le giunzioni si ottengono con precise spinature, ma soprattutto con l’abbondante utilizzo di un ottimo adesivo di montaggio (FixAll Hight Tack di Soudal) che viene steso a ricoprire le superfici di contatto e che fa una presa robustissima.
I quattro supporti verticali con gancio, spinati alla traversa superiore, permettono di conservare in ordine caschetti di protezione e altri accessori per averli a portata di mano quando si deve partire.
Tempo richiesto: 8 ore
Elementi della struttura principale
La struttura principale del portabici in legno fai da te è composta da cinque travetti con sezione 45×45 mm lunghi 900 mm (due montanti e tre traverse); ulteriori due travetti di identica sezione, ma lunghi 500 mm, chiudono lateralmente la base del “castello”.
Realizzare le sedi delle spine
I listelli che compongono la struttura a elle sono uniti tramite spinatura, rinforzata con colla vinilica; marcati con precisione i punti di unione si fora con il trapano per realizzare la sede della spina diametro 8 mm.
Unire montanti e traversa superiore
I due montanti e la traversa superiore sono giuntati, sempre con spine e colla, a 45°.
Smussare le estremità dei listelli
Gli otto listelli di recupero sezione 30×30 mm sono smussati alle estremità a 45° in modo da potersi appoggiare di piatto alla traversa mediana e a quella di base; un potente adesivo di montaggio garantisce una presa solida anche senza spine, viti o chiodi.
Stendere l’adesivo sulla superficie
L’adesivo in cartuccia viene estruso con l’apposita pistola; con una spatola si stende a coprire tutta la superficie di contatto per una presa ancora più sicura.
Posizionare i listelli
Così preparato il listello viene incollato in posizione a 60 mm dall’estremità della traversa di base. I due listelli che definiscono la sede per la ruota di una bicicletta distano 60 mm. Tra la sede di una bici e quella successiva si lasciano 120 mm.
Spinare i listelli destinati a ricevere il gancio
I quattro listelli di recupero, destinati a ricevere il gancio a cui appendere il casco o qualche altro accessorio, vengono forati a un’estremità per poterli spinare alla traversa superiore del castello. I ganci per gli accessori sono dei semplici ganci da bagno (portasalviette) in plastica nera e vengono incollati all’estremità superiore del listello sezione 30×30 mm lungo 220 mm.
Rinforzare i listelli con una piattina metallica
La struttura del portabici fai da te è davvero semplice e mette in evidenza il rinforzo di base ottenuto con una piattina metallica che collega i due lati corti della base e a cui sono avvitati dei corti sostegni per gli otto listelli posti in posizione inclinata.
La ventosa 300-76 di Montolit è lo strumento ideale per sollevare le piastrelle, ma con le grandi lastre che si usano oggi, caratterizzate spesso da superfici materiche, deve essere affidabile nella tenuta del vuoto per evitare l’improvvisa perdita di aderenza
Il sollevamento e anche il posizionamento di piastrelle di ampie dimensioni e di grandi lastre è una manovra sempre critica, perché questi pezzi sono molto costosi, anche unitariamente. Inoltre, le superfici materiche (non lucide e spesso nemmeno lisce) sono sempre più apprezzate per la resa estetica, ma questo non agevola certamente la perfetta adesione delle ventose di sollevamento. Questi strumenti funzionano creando il vuoto fra la base d’appoggio e la superficie della piastrella, cosa che accade se lungo il bordo esterno della ventosa si instaura una sufficiente tenuta all’aria. Per questo, più la superficie è rugosa e meno probabilità ci sono di potersi affidare alle comuni ventose. In questi casi è necessario utilizzare prodotti altamente performanti come la ventosa 300-76 di Montolit, che vanta un dato di sollevamento sino a 150 kg di peso, con tre caratteristiche determinanti per lavorare in totale sicurezza: le dimensioni della ventosa, che misura 200 mm di diametro; le proprietà della gomma di contatto, che ha particolari capacità di adattarsi alle minime creste e avvallamenti della superficie della piastrella; infine, l’indicazione della depressione attuata dalla ventosa mediante lo stantuffo. Indicando il valore di depressione, il vuotometro mostra in tempo reale se c’è tenuta costante e quindi permette di manovrare la piastrella o la lastra con tutta tranquillità, anche con le superfici “difficili”.
La ventosa per piastrelle di grande formato è fornita in una borsa morbida protettiva nella quale è consigliata la custodia e il trasporto, per evitare i possibili danneggiamenti della superficie di adesione. Il prezzo consigliato per il pubblico è di euro 218,00.La ventosa ha un suo coperchio di protezione che la salvaguarda dalle facili abrasioni che possono incorrere negli ambienti di posa, necessariamente poco puliti, essendo cantieri.L’attivazione della ventosa avviene facendo il vuoto con la pompa inserita nell’impugnatura: si aziona premendo con un dito lo stantuffo, mentre il vuotometro indica la depressione esercitata.Quando si decide di rilasciare la piastrella, l’azione avviene in modo immediato nel momento in cui si preme, sull’altro lato dell’impugnatura, il pulsante rosso di sblocco.Le dimensioni della base d’appoggio e la conformazione della ventosa offrono le massime performance per la tenuta su superfici critiche, anche merito del materiale utilizzato per la gomma.
Col vuotometro si sta sereni
Lo speciale manometro presente sulla ventosa è collegato direttamente con l’ambiente che si crea sotto la superficie d’appoggio e lavora al contrario: invece di indicare una pressione, indica una depressione. I valori migliori sono quelli a sinistra; ovvero, in situazione di pressione ambiente, l’ago sta a fondo scala a destra. Man mano che si crea depressione, l’ago si sposta in senso antiorario e, per il sollevamento, va portato più a sinistra possibile. Inoltre, bisogna controllare che la lancetta sia stabile: sin che rimane nella zona bianca della scala, tutto ok.
Argomento di punta di questi giorni è l’aumento del prezzo dell’energia elettrica e del gas, strettamente collegati perché qui in Italia l’energia elettrica in larga parte viene prodotta con il gas. Siamo tutti toccati e increduli quando arrivano le bollette di queste forniture con cifre lievitate in maniera esponenziale. È importante cercare di capire quale sia la situazione attuale, perché si è verificata e quale sia la via per raggiungere l’indipendenza dai combustibili fossili non solo perché li dobbiamo acquistare da altre Nazioni, con tutte le variabili del caso, ma anche perché ce lo impongono stringenti motivi di sostenibilità a cui non possiamo rimanere insensibili. Nel 2020 le fonti rinnovabili nel nostro Paese hanno garantito il 43% dell’energia elettrica facendoci piazzare al 4° posto tra i membri del G20 per quota percentuale. La parte del leone sul totale della generazione da rinnovabili la fa l’idroelettrico (40%), sistema più datato, la prima centrale idroelettrica risale addirittura alla fine dell’800, seguita poi dal fotovoltaico (21,7%), dall’eolico (17,8%), dalla bioenergia generata bruciando legna, olii vegetali, agrocombustibili (15,7%) e dalla geotermia che sfrutta il calore del nucleo terreste che, solo in alcune zone d’Italia, fuoriesce dalla superficie (4,8%). Purtroppo però ancora oltre la metà della produzione di elettricità in Italia è generata dai combustibili fossili (gas per cui siamo, come ben noto, in larga parte dipendenti dalla Russia), responsabili in buona parte dei cambiamenti climatici per le emissioni di CO2 che fanno alzare la temperatura. L’aumento del prezzo del gas è dovuto a una maggior domanda determinata da tre fattori: la ripartenza dell’economia post pandemia, la preferenza da parte dei paesi che stanno affrontando la fase iniziale della transizione ecologica per il minor impatto inquinante rispetto a petrolio e carbone e la richiesta della Francia che, chiudendo due centrali nucleari, ha sostituito per questa parte l’energia nucleare con il metano. Con la bella stagione la domanda di gas diminuirà e, dicono gli esperti, si dovrebbero abbassare leggermente anche i prezzi ma questa doccia fredda e improvvisa che abbiamo avuto ci deve dare la scossa per renderci indipendenti come Paese e anche individualmente, quando possibile, con un passaggio più veloce alle fonti di energia rinnovabile, oltre che ovviamente rendendo le nostre case meno bisognose di caldo e fresco aggiunti grazie agli efficaci sistemi di coibentazioni oggi disponibili; l’augurio è che il governo faccia quanto in programma, investendo e snellendo la burocrazia per i cittadini che vogliono seguire questa strada. Nel dossier da pagina 26 troverete tutti i nuovi condizionatori che climatizzano in maniera perfetta, rinfrescano, deumidificano, purificano l’aria, facendo la loro parte in questa transizione ecologica con consumi assai ridotti rispetto a quelli di qualche anno fa.
Un ventaglio di scelte all’interno del quale chiunque ha la possibilità di trovare l’elettroutensile più adatto alle proprie esigenze: sono i trapani avvitatori Easy a batteria 18V Bosch, disponibili con o senza percussione, in confezione con solo corpo macchina, oppure in valigetta con una o due batterie e caricabatteria
Affinché sia possibile avere l’elettroutensile ideale per qualsiasi lavoro di foratura ed avvitamento, Bosch offre una gamma completa di avvitatori calibrati su 3 livelli di difficoltà del lavoro: i trapani avvitatori Easy progettati per lavori di piccola e media difficoltà, i modelli Universal per la massima versatilità e i modelli Advanced per i lavori più impegnativi. Inoltre si ha la possibilità di scegliere un trapano che abbia la funzione di foratura con percussione, mentre tutti possiedono la regolazione della coppia torcente, per un’avvitatura sempre perfettamente calibrata.
Per quanto riguarda la linea Easy, da gennaio 2022 sono entrati in campo due nuovi modelli: EasyDrill e EasyImpact, questi ultimi con percussione. Guardando i dati tecnici di questi due trapani, ma anche prendendoli in mano e utilizzandoli, non danno affatto la sensazione di rientrare nella linea Easy. Sono piccoli e leggeri (come del resto anche quelli della linea Universal e Advanced), ma sono capaci di forare legno, acciaio e muratura (il modello Impact) sino a diametri notevoli.
Anche la coppia massima di serraggio è “importante” e ha numerosi livelli di regolazione; inoltre hanno due velocità, un ottimo mandrino autoserrante che può montare codoli sino 13 mm di diametro, presenti di solito sui trapani più potenti, hanno l’ECP (Electronic Cell Protection) che costituisce una protezione delle batterie contro il surriscaldamento, il sovraccarico e lo scaricamento, garantendo una maggiore durata nel tempo. Infine, per ampliare al massimo la gamma delle possibilità, Bosch mette a disposizione, sia il modello EasyDrill sia l’EasyImpact, nella versione solo corpo macchina, oppure in confezione con valigetta rigida, con l’aggiunta di una o due batterie e il relativo caricabatterie.
La Power For All Alliance è una delle più grandi alleanze tra produttori leader di utensili a batteria in grado di offrire un’unica batteria da 18V utilizzabile con una moltitudine di elettroutensili rivolti all’utilizzatore privato. Un’unica batteria Bosch da 18V compatibile con tutti gli utensili da 18V delle marche Bosch Fai da te, Giardinaggio e Casa, ma anche Gardena, Gloria, Wagner, Rapid, Steinel, Flymo… e tante altre seguiranno in futuro. Questo perché la vision dell’azienda Bosch è che il consumatore possa usare una sola batteria in e intorno alla casa. Nessun cavo, nessun limite. Una sola batteria per tutti gli utensili: acquistando il solo corpo macchina, si ha la possibilità di risparmiare e di contribuire alla salvaguardia dell’ambiente (andando a ridurre il numero di batterie utilizzate e che un giorno dovranno essere smaltite).
Progettare l’impianto idraulico per la propria abitazione esige competenze tecniche, cura dei particolari e attrezzi specifici. Ecco tutto quello che bisogna sapere
Quando si parla di impianto idraulico si fa riferimento a un insieme molto ampio di elementi che è indispensabile conoscere per orientarsi al meglio in una corretta progettazione.
Gli impianti idraulici di casa sono estremamente diversi uno dall’altro. L’acqua fredda che entra nell’abitazione, oltre ad alimentare direttamente i vari erogatori e sanitari, viene riscaldata da una caldaia, per essere distribuita anche calda. Ad ogni sanitario, quindi, perviene un tubo per l’acqua calda e uno per l’acqua fredda. Tutti i punti sono dotati di uno scarico con sifone che impedisce il riflusso di esalazioni.
In un impianto idrico gli scarichi sono convogliati in un unico tubo che porta alla fognatura delle acque nere. Le soluzioni idonee per portare l’acqua nei vari punti dell’abitazione sono numerose e possono mettere in difficoltà chi desidera attrezzarsi per risolvere da solo i problemi di costruzione e manutenzione degli impianti idraulici.
Se si intendono eseguire modifiche su vecchie tubazioni per impianto idrico di alimentazione in metallo o grosse realizzazioni come un impianto idraulico completo, conviene allargare la normale dotazione con alcuni attrezzi che rendano possibile lo svolgimento del lavoro e lo velocizzino.
Impianto di adduzione
L’impianto di adduzione dell’impianto idraulico è composto da una tubazione di arrivo, inizialmente interrata. All’interno dell’abitazione si dipartono le tubazioni di distribuzione che terminano alle varie utenze e alla centrale di produzione di acqua calda sanitaria, nonché del circuito di riscaldamento.
Adduzione con tubi di polipropilene
I tubi in polipropilene sono molto pratici per la realizzazione di tubazioni di alimentazione idrica per l’impianto idraulico. Per le giunzioni serve il polifusore, strumento per saldare le parti a caldo.
Con la cesoia a scatto è possibile tagliare i tubi con molta precisione e senza la formazione di sbavature.
I pezzi da unire vanno riscaldati con il polifusore in modo che si ammorbidiscano e possano essere congiunti.
Dopo aver scaldato le estremità con il polifusore, i pezzi vanno inseriti uno nell’altro rispettando l’orientamento corretto ed esercitando una certa pressione. La fusione trasforma i due pezzi in un corpo unico garantendo la tenuta idraulica e la resistenza meccanica. Nella realizzazione di impianti complessi conviene usare il polifusore, ben saldo al banco, ed eseguire le giunzioni tra barre diritte e relativi raccordi.
I giunti in materiale plastico possono ricevere rubinetti in metallo collegati per avvitatura.
Il tubo di rame per l’impianto idraulico è venduto in diametri da 10 a 54 mm, in barre o in rotoli. A seconda del diametro, si trova in rotoli da 25 a 100 metri e quindi la necessità di unire più spezzoni è ridotta al minimo. Essendo il rame un ottimo conduttore di calore, per evitare cali di rendimento si usa quasi sempre del tubo rivestito all’esterno da una guaina di plastica o poliuretano, più o meno spessa.
Nei tagliatubi a rotella un sottile disco viene premuto contro il tubo da due rulletti imperniati su una guida. Serrando il pomello della vite e girando contemporaneamente il tagliatubi, il disco penetra nel rame, tagliandolo.
Al termine del taglio rimane nel lume interno del tubo un’abbondante bava, che viene asportata con l’utensile triangolare presente sul bordo del corpo sagomato a C.
I tubi in rame sono molto flessibili ed è possibile curvarli inserendoli in una particolare molla d’acciaio armonico che serve per evitare che il tubo si schiacci riducendo il passaggio dell’acqua. Se si curva il rame con altri mezzi, per evitare lo schiacciamento, si può riempire il tubo di sabbia prima di curvarlo.
La curvatubi, specifica per tubi di rame, effettua pieghe in modo graduale e con delicatezza, evitando di schiacciarli.
Con ghiere e ogive
Per preparare un giunto ad imbocco svasato si taglia e si sbava il tubo. Non bisogna dimenticare di inserire la ghiera prima di iniziare il lavoro.
Si inserisce il tubo nel morsetto corrispondente al suo diametro lasciando la parte terminale a filo della matrice e si stringe.
Si posiziona il morsetto sulla matrice e si stringe la vite. Il maschio allarga i bordi del tubo.
Una volta smontati matrice e morsetto si procede appoggiando la parte conica del giunto sull’imbocco svasato.
Si procede al montaggio infilando sul tubo la ghiera filettata e l’anello biconico. Si inserisce poi il tubo nel raccordo o nel rubinetto fino a raggiungere il fondo della sede.
Grazie alla sua malleabilità il rame si calza sul cono del giunto realizzando una tenuta perfetta.
La saldatura del rame
Le due parti che vanno a contatto devono essere pulite con tela o fibra abrasiva.
Si cospargono le parti di pasta decapante, detta anche “pasta salda”, con un pennellino facendo attenzione a non toccarla con le mani perché è corrosiva e potrebbe causare ustioni. Il tubo va inserito nel raccordo e girato a destra e a sinistra alcune volte per favorire la distribuzione uniforme della pasta decapante asportando quella in eccesso con uno straccio.
Con il cannello (quello utilizzato nella saldatura a gas) si scaldano i pezzi dell’impianto idraulico. Dopo circa 30 secondi la pasta inizia a fumare abbondantemente, segno che i pezzi sono in temperatura. A questo punto si appoggia il filo di lega stagno-argento-piombo nel punto di congiunzione tra tubo e raccordo. La fusione è immediata e la lega si distribuisce con rapidità tra i due pezzi raggiungendo anche la parte opposta al punto di appoggio.
[Affilato & facile da usare] Il Tagliatubi Mini Preciva è realizzato in lega di acciaio, che lo rende resistente, affilato e rende il taglio più facile.
[Compatto e comodo da trasportare] Con il suo design pratico, il tagliatubi di rame è più comodo da trasportare e da utilizzare in spazi ristretti per tubi che hanno un raggio al di sotto dei 22 mm e spessore di 1 mm.
[Est per funzionare] Basta ruotare la manopola per serrare e tagliare e far scorrere la manopola per allentare e regolare la posizione dei tubi.
[Applicazioni multiple] Il tagliatubi può essere utilizzato su molti materiali, come rame, alluminio, PVC, ottone, il che lo rende più utile per la produzione di gioielli, meccanica dei veicoli ecc.
[Pratico e di qualità] Il solido design ergonomico rende il tagliatubi più comodo e rapido.-
Fissaggio dei tubi in rame a parete
Per la realizzazione di un impianto idraulico a regola d’arte a volte si rendono necessarie sostituzioni o estensioni di tratti di tubo in rame.
I corretti posizionamento e fissaggio del tubo al muro si ottengono con fissatubi in acciaio che abbracciano saldamente il tubo grazie a due semicollari: uno è premuto dalla testa delle viti contro l’altro, dove le viti fanno presa nella loro sede filettata. Dalla stessa parte è fissata la vite di accoppiamento con il tassello ad espansione per un robusto aggancio al muro.
Si praticano i fori nel muro con un trapano dotato di limitatore di profondità e raccoglipolvere.
Si rimuove il residuo di polvere soffiando con aria compressa e si inseriscono i tasselli nei fori portandoli a filo con la superficie del muro, in modo che non sporgano all’esterno.
La conformazione del collarino a cerniera permette l’avvitamento a mano sino in fondo, senza utilizzare strumenti. Alla stretta finale si bada di lasciare la concavità orientata nella direzione di passaggio del tubo da bloccare.
Evitare danni ai tubi
L’identificazione sicura di tubi sotto le piastrelle è possibile solo utilizzando rilevatori che avvertono la presenza di oggetti nascosti, che arrivano fino ad una profondità di rilevamento di 80 mm per l’acciaio e di 69 mm per il rame. L’apparecchio è in grado di riconoscere anche sottostrutture in legno, tondini metallici e cavi elettrici.
per ripristinare almeno temporaneamente la funzionalità dell’impianto è necessario tamponare la perdita. Un buon metodo consiste nel fasciare il tubo sul foro con un pezzo di gomma telata e serrarlo con forza tramite fascette a vite.
in alternativa si può usare una resina bicomponente da amalgamare. La pasta va avvolta attorno al tubo ben asciutto in corrispondenza del foro, in modo da realizzare un anello continuo; dopo circa 15 minuti il prodotto diventa duro.
Rilevazione di: metallo: fino a 50 mm, rame: fino a 25 mm, tubi di tensione: fio a 50 mm
Peso: 0,185 / 0,086 kg
Misure confezione: 60 x 120 x 230 mm
Accessori: batterie 2 x 1,5 V
Tubi in acciaio zincato
Sono senz’altro i più difficili da lavorare per la realizzazione dell’impianto idraulico e richiedono anche la disponibilità di alcune attrezzature specializzate. I tubi in acciaio sono prodotti in diametri diversi che vanno dai 3/8 di pollice fino a diversi pollici. Per il collegamento di pezzi successivi è necessario procedere alla filettatura delle estremità in modo da potervi avvitare i giunti di collegamento.
I giunti sono prodotti in varie fogge (diritti, a T, a gomito, a quattro vie, ecc). In pratica le condutture in tubi d’acciaio si eseguono tagliando e filettando pezzi di tubo che vengono avvitati uno dopo l’altro per mezzo dei giunti. I tubi in acciaio possono correre nelle pareti, ma possono anche essere lasciati scoperti. Il fissaggio è realizzato con tasselli ad espansione dotati di testa a collare.
Per filettare l’estremità di un tubo è necessario utilizzare un apposito apparecchio, la “filiera”, che è costituita da un cilindro entro il quale si inserisce una matrice dentata che viene fatta agire sull’estremità del tubo. Sono disponibili in commercio set di filiere con matrici di vari diametri: per un uso non professionale può andare bene una dotazione da 3/8” a 1”. 2: il cavalletto è un treppiede che sorregge una morsa la cui parte superiore è rovesciabile per meglio collocare il tubo che deve essere lavorato.
L’estremità da filettare deve essere tagliata perfettamente a 90 gradi rispetto all’asse del tubo e non avere sbavature. È anche utile praticare sull’estremità un invito conico per mezzo di una lima. Dopo aver bloccato il tubo da filettare ed aver applicato la filiera, la si ruota in senso orario in modo che i suoi denti scavino il filetto. Durante il lavoro si olia la filettatura che si sta formando. Quando la filettatura ha un’estensione di almeno 20 mm si può svitare la filiera e pulire il filetto con uno straccio per eliminare le bave.
Inserire una derivazione
Per allacciare una tubazione derivata ad un tubo di acciaio zincato bisogna tagliare il tubo, inserire un raccordo a T e ripristinare la continuità del tubo. Si taglia il tubo asportandone un pezzo lungo quanto il giunto a T più 25-30 mm e si procede alla filettatura delle due estremità. Su una di queste va avvitato il giunto a T.
Per collegare il T con il rimanente tratto di tubo si utilizza la “vite doppia” composta di due parti: una va avvitata sul giunto a T, l’altra sul tubo e, quindi, per mezzo di una ghiera con guarnizione, i due pezzi del giunto vengono avvitati e stretti. Infine, a partire dalla bocca di svincolo del giunto a T, si avvita un altro tubo che prosegue verso il servizio da alimentare.
Accessori idraulici per il risparmio idrico
Il consumo idrico giornaliero pro-capite si aggira intorno ai 130/140 litri giornalieri e a ben vedere si tratta di un quantitativo enorme. Risulta quindi fondamentale utilizzare una gamma di prodotti, come quella proposta da Sodifer studiata per massimizzare il risparmio d’acqua fino al 50% facili da installare.
Sigillature col nastro di teflon
Dopo aver eseguito la filettatura si pulisce il filetto dall’olio e dai trucioli e lo si prepara coprendolo con il nastro di teflon che possiede ottime caratteristiche di inalterabilità.
Per favorire la presa del raccordo bisogna lasciare quasi scoperto il primo filetto, ma coprire abbondantemente gli altri.
Il tratto di tubo nuovo deve essere tagliato ad una lunghezza tale da lasciare lo spazio per il giunto a bocchettone. I bocchettoni a innesto conico hanno bisogno di un’accurata pulizia delle superfici a contatto mentre i tipi a sedi piatte devono essere muniti di guarnizioni.
Il montaggio si esegue serrando con una chiave la ghiera mentre con l’altra si tiene ferma la parte con il filetto esterno.
Sigillare con canapa e pasta
Per rendere stagna la giunzione filettata, si può utilizzare anche la canapa avvolgendola lungo la filettatura, procedendo in senso orario, fino a riempire quasi totalmente lo spazio fra i filetti.
Si stende con il dito, sulla canapa avvolta, la pasta per guarnire e si avvita il giunto, prima a mano, serrando successivamente con i giratubi. Una buona guarnizione, partendo dal margine esterno della filettatura, tende a ingrossarsi procedendo verso l’interno.
Migliorare la tenuta dei tubi
Per sigillare i raccordi filettati si possono impiegare anche le moderne guarnizioni liquide. Particolarmente indicate per sigillare filettature lasche di raccordi metallo/metallo, resistono alle dilatazioni termiche ed a temperature tra -55°C e +150°C. I prodotti sigillaraccordi si applicano facilmente grazie alle pratiche confezioni che permettono di utilizzare la giusta dose di sigillante; una volta richiuso si conserva fresco per successive applicazioni.
alcune confezioni sono dotate di un sistema di erogazione a soffietto che consente di prelevare il prodotto con la semplice pressione.
altri prodotti sono in tubetto corredato di una chiavetta che permette di estrarre fino all’ultima goccia di sigillante.
i raccordi trattati con le paste sigillanti possono essere successivamente smontati e sbloccati per altre applicazioni.
il sigillante multifilo, ricoperto con pasta inerte che non reagisce con i materiali con cui è a contatto, risulta facile e veloce da applicare.
permette di riposizionare i raccordi e resiste fino a +130°C. Si applica avvolgendolo su filettature pulite in quantità proporzionale al diametro.