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Con i nuovi Giraviti Torx cresce la gamma di utensili Fervi

Robusti, pratici ed ergonomici i nuovi Giraviti Torx dell’azienda emiliana rispondono alle esigenze professionali di officina e manutenzione, ma con un rapporto qualità/prezzo che li rende idonei anche per gli hobbisti e il fai da te più evoluto

Realizzati in cromo-vanadio, i giraviti C881- e C881/006 sono dotati di punta magnetica fosfatata di colore nero che garantisce la massima precisione di utilizzo, grazie anche all’impugnatura bicomponente che abbina l’elasticità della resina TPR alla resistenza al grasso tipica del polipropilene, garantendo così un grip ottimale in ogni condizione d’uso.

Attraverso un pratico foro sul manico, questi giraviti possono essere comodamente appesi in officina per tenerli sempre a portata di mano ma anche per rendere l’ambiente di lavoro più ordinato e professionale grazie all’elegante design bicolore in grigio e azzurro Fervi.

I Giraviti Torx C881-, disponibili nelle misure da T7 a T40, completano la gamma dei giraviti Fervi (a taglio, a croce ph/pz e da elettricista) e sono acquistabili singolarmente, oppure nella versione C881/006 in un pratico kit che, al prezzo consigliato di 10,50 Euro, contiene le misure T10, T15, T20, T25, T27 e T30.

Sul sito www.fervi.com è disponibile il catalogo completo dei prodotti, e nella sezione “Dove acquistare” è possibile trovare tutti i rivenditori sul territorio a cui rivolgersi per l’acquisto.

UniversalHumid di Bosch | L’umidità del legno è sotto controllo!

UniversalHumid permette di misurare e visualizzare sul display l’umidità del legno in modo semplice e immediato, attraverso una sonda con puntali; al fine di garantire la massima accuratezza nel rilevamento, è possibile selezionare due diversi gruppi di legno

Sono molte le situazioni in cui non si deve sottovalutare la percentuale di umidità del legno: quando si deve avviare un progetto di costruzione, procedere con la stesura del parquet, sapere se una superficie è pronta per la finitura, capire se in un ambiente ci sono le condizioni per l’accumulo di condensa, quindi di sviluppo di muffe, non ultimo, se la legna da ardere è sufficientemente secca ecc. In tutti questi casi si rivela utile il rilevatore Bosch UniversalHumid, impostabile con due campi di misurazione per meglio adattarsi al tipo di legno da analizzare: legno di tipo A (acero, betulla, larice, abete americano, ciliegio, abete rosso), con range di rilevazione compreso fra il 7,1% e il 74,7%, e legno di tipo B (frassino, pino, quercia, noce, faggio), con range compreso fra il 6,4% e il 61,9% di umidità.

Se non si conosce il legno da misurare, va tenuta l’impostazione sul tipo A. Lo strumento funziona tramite due puntali che vanno inseriti nel materiale per 3-4 mm, mentre il display mostra in modo molto intuitivo la misurazione effettuata. Il rilevatore di umidità UniversalHumid ha un prezzo consigliato al pubblico di euro 41,99.

La funzione Autotest verifica il funzionamento dello strumento di misura ed effettua la taratura. Per eseguirla si usa il cappuccio di protezione, appoggiando i puntali sugli appositi contatti metallici: il valore rilevato deve rientrare nei parametri ammissibili, indicati nel manuale.

Per affrontare lavori di costruzione, montaggio o ripristino di manufatti in legno va valutato il contesto in cui si opera: interni o esterni. Per ogni situazione ci sono valori di riferimento ideali dell’umidità, che permettono di non avere sorprese. In taluni casi, come quello dell’applicazione di un parquet, il rigore è d’obbligo. Si tenga conto che va sempre considerata una tolleranza di un ± 3% di scostamento dai valori indicati.

Facendo riferimento ad una casa, i tavoli, le sedie, gli armadi e anche le travature, dovrebbero aggirarsi intorno al 9% di umidità se si tratta di un ambiente riscaldato; in mancanza di riscaldamento, invece, il valore di riferimento è 12%. L’applicazione di un parquet va eseguita con legno la cui umidità è al 9%.
La valutazione dell’umidità della legna da ardere, spesso non considerata, è molto importante per avere massima efficienza di combustione e non imbrattare la canna fumaria, che va incontro ad accumulo di scorie sulle pareti. L’umidità del legno per questo uso deve avere una percentuale massima del 22%, ma ideale è un valore inferiore al 17%.
In esterni, i manufatti possono essere parzialmente protetti da tettoie o pergole; in questa situazione il valore di umidità ideale per la lavorazione si attesta attorno al 15%, tranne le pavimentazioni che dovrebbero stare attorno al 12%. Le costruzioni totalmente esposte hanno valori ideali dal 18% (case e box in legno) a un massimo del 20% (assiti).

Kwb | Lunga tradizione tedesca negli strumenti di misura

Un’ampia gamma di strumenti di misura adatti a tutte le rilevazioni del caso, usati da artigiani e professionisti in tutti i settori operativi. Facciamo una breve carrellata, mostrando le fasi di utilizzo di alcuni strumenti, scelti fra i più classici e altri meno conosciuti

Se nel campo degli orologi è di uso comune il neologismo “precisione svizzera”, in quello della tecnologia tout-court hanno sempre avuto una posizione primaria i tedeschi. La precisione senza compromessi è una caratteristica imprescindibile per tanti attrezzi di uso comune, ma ancora di più questo principio vale per gli strumenti di misura.

Kwb è un’azienda tedesca che gli artigiani e i fardasé conoscono bene per la qualità degli accessori che ha sempre prodotto. Acquisita da Einhell, la casa madre ha valorizzato ulteriormente il core business di kwb che oggi vanta un catalogo vastissimo di accessori e utensili manuali, di qualità elevata, sviluppati per il settore fai da te e quello professionale.

  • Goniometro tracciatore

    Strumento di misura molto efficace, che permette di rilevare la misura di un angolo, bloccare con la manopola la misurazione, riportarla sul modello da ripetere senza alterazioni del dato. La particolare conformazione dello strumento permette anche di tracciare le linee sui vari supporti. Euro 4,80
    goniometro kwb

  • Falsa squadra

    Altro strumento di misura per la rilevazione degli angoli, ma questa volta senza il dettaglio del valore. È sostanzialmente utile per “copiare” l’angolo e riportarlo su un supporto o un pezzo grezzo al fine di riprodurne l’identico andamento. Euro 9,95
    falsa squadra kwb

  • Squadra da carpentiere

    Squadra di metallo, di dimensioni medie o grandi, con o senza risvolto di battuta sul lato corto. Molto utili le asole che permettono marcature su valori standard, come anche di tirare linee parallele al bordo, sul valore selezionato. Questo avviene mettendo la punta della matita in un’asola e trascinando la squadra tenendola contro il bordo. Euro 2,95
    squadra da carpentiere kwb

  • Livella con il cordino

    Si tira il cordino, tendendolo bene, fra un elemento di riferimento e un paletto piantato a terra; la livella serve per verificare che il cordino sia orizzontale. In questo modo si possono erigere pareti con mattoni, blocchetti, ma anche tavole di legno, sicuri che ogni corso sia perfettamente in piano. Euro 4,95
    livella con corda kwb

  • Metro a rotella per spazi ampi

    Disponibili in varie lunghezze, i metri a rotella sono indispensabili quando le distanze si fanno corpose. Questo accade solitamente prendendo misure in esterni, per esempio in cortile, sulle terrazze, in giardino, per valutare quantitativi di prodotti da stendere o di materiali per fare una costruzione o un allestimento. Da Euro 15,00
    metro a rotella kwb

  • Misuratore di umidità

    Per conoscere il tasso di umidità di materiali come il legno, suoi derivati e delle superfici in genere, anche costituite da materiali edili. Lo strumento ha due puntali di rilevazione e un ampio display LCD che mostra in modo intuitivo il valore misurato. Euro 28,95
    misuratore di umidità kwb

Risolvere i muri crepati

Case sicure o castelli di carte?

Dalle grotte preistoriche alle moderne abitazioni, l’uomo ha mantenuto il bisogno di un rifugio che lo facesse sentire al sicuro. Oggi spesso serve ricorrere a sistemi d’allarme e telecamere per proteggersi dal mondo esterno, dimenticando che la presunta roccaforte può nascondere una potenziale trappola.

Il riscontro di errori costruttivi, le modifiche della struttura e gli eventuali eventi sismici rendono obbligatoria una verifica della solidità dell’edificio, ma anche la comparsa di crepe non dev’essere sottovalutata: quest’ultima denota quasi sempre un cedimento delle fondazioni che richiede opere di consolidamento del terreno su cui insiste la casa.

Per conoscere il livello di solidità di un edificio occorre anzitutto risalire all’epoca di costruzione ed ai materiali utilizzati, ricostruire storicamente l’uso che ne è stato fatto e le eventuali modifiche apportate nel tempo. Si analizza ogni singolo componente orizzontale e verticale utilizzando diverse tecnologie che permettono di esplorare le cavità con sonde, simulare onde d’urto, effettuare prelievi da sottoporre a test di compressione.

Fessure o crepe vengono valutate visivamente e, talvolta, monitorate con un sistema piuttosto semplice: in una crepa profonda viene murato un pezzo di vetro in posizione verticale, la crepa viene lasciata a vista e se nell’arco di alcune settimane la “spia” di vetro si rompe vuol dire che c’è stato un movimento della struttura.

Tutte le analisi del caso vanno affidate ad un professionista riconosciuto che redige una relazione dettagliata del livello di sicurezza con l’elenco ed il dimensionamento degli interventi da eseguire, siano essi migliorativi, di riparazione o di adeguamento, specie per modifiche che abbiano comportato un aumento superiore al 10% del carico sulle fondazioni. Nella relazione viene inoltre specificato se occorre effettuare un collaudo a fine lavori.

IL TETTO
Le strutture non devono essere spingenti e sono da preferire quelle di legno, più leggere ed elastiche rispetto al cemento. In zone che hanno subìto eventi sismici, queste ultime hanno fatto riscontrare danni maggiori; inoltre, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, possiedono buona resistenza al fuoco.
IL SOLAIO
Se è di legno e manifesta tendenza a flettersi si possono inserire ferri piatti nei punti di maggior flessione, direttamente nelle travi; nel complesso, quale che sia la sua natura, non dev’essere troppo rigido per non trasmettere le sollecitazioni orizzontali ai muri portanti.
I PILASTRI
Se alle estremità presentano fessurazioni è un segnale di cedimento dovuto alle sollecitazioni cui sono sottoposti (schiacciamento); si applicano rinforzi metallici al loro perimetro, di tipo diverso a seconda che siano o meno isolati e di come sono collegati ad altre strutture.
ARCHI E VOLTE
Queste strutture spingono lateralmente sulle murature tendendo ad allontanarle; si compensa con l’inserimento di tiranti metallici o con una tecnica di consolidamento che prevede la sostituzione di piccoli tratti orizzontali lesionati con altri nuovi e più tenaci.
I COLLEGAMENTI
Eventuali rinforzi sono da valutare caso per caso ed in base alle porzioni di struttura da stabilizzare (muri, solai, pilastri, con relative parti adiacenti orizzontali o verticali); se la qualità della muratura non è buona bisogna effettuare una bonifica della parte interessata.
LE FONDAZIONI
Il cedimento della struttura, per motivi geologici o indotti da opere mal eseguite, è segnalato da crepe, come se la casa si strappasse. Si consolidano le fondazioni con l’inserimento di micropali, o iniettando speciali resine per riempire i vuoti creatisi.

QUANDO E PERCHÉ LSI VERIFICANO MURI CREPATI

Nessuna fessurazione o crepa più che superficiale, ovvero estesa oltre lo strato di finitura, va sottovalutata. Le più significative sono quelle che si estendono in diagonale sul muro partendo da un angolo, ad esempio quello superiore delle spalline dei serramenti, in quanto identificano quasi sempre un cedimento della fondazione. Pur avendo costruito secondo le regole e con una corretta analisi geologica del terreno, questo può succedere a causa di forti infiltrazioni nel sottosuolo, crescita radicale di piante o vibrazioni significative, come quelle prodotte da tratti ferroviari adiacenti.

Isolamento con pannelli in facciata

Inizialmente, realizzare un rivestimento a cappotto richiedeva di rinunciare ad una finitura “rustica” dell’abitazione: ai pannelli isolanti non era consigliabile applicare pietre o mattoni, l’alternativa era il cappotto interno, con riduzione dei volumi ed efficacia inferiore.

Tra i sistemi che hanno permesso di superare questo ostacolo, Isovista® è una soluzione che merita di essere presa in considerazione: si realizza l’isolamento termico e si dispone già della finitura a mattoni con un’unica posa. I pannelli di materiale isolante sono già forniti con un rivestimento di listelli di terracotta dello spessore di 20 mm che hanno l’aspetto di veri mattoni e mantengono inalterate le proprie caratteristiche nel tempo, insensibili al gelo ed agli agenti atmosferici.   

Lo spessore del materiale isolante (polistirene espanso) è compreso tra 30 e 120 mm per soddisfare le diverse esigenze ed il peso complessivo varia, di conseguenza, tra 27 e 29 kg/mq. I bordi verticali sono sagomati ad incastro e facilitano la tipica posa “a mattone” fornendo anche una valida guida nell’avanzamento del lavoro; ciascun pannello lineare misura 100×60 cm ed ha un peso compreso tra 14,5 e 15,5 kg, pertanto risulta abbastanza maneggevole in fase di posa. Inoltre, è disponibile uno speciale elemento sagomato a 90° per il rivestimento degli spigoli.

Isovista® è perciò una valida alternativa, se l’estetica lo consente, al cappotto tradizionale che prevede, dopo il fissaggio dell’isolante, l’armatura dei giunti con successiva intonacatura, rasatura e finitura superficiale, comportando una dilatazione dei tempi di posa. Dopo l’incollaggio i pannelli Isovista® vanno stabilizzati con tasselli inseriti in punti prestabiliti e le teste delle viti si ricoprono con speciali tappi; la stuccatura delle fughe conclude definitivamente il lavoro. Mister Brick (www.isovista.com)

  1. Iniziare in perfetta linearità è fondamentale: occorre fissare esattamente in bolla il profilo di partenza lungo tutto il perimetro.
  2. Il collante va steso a strisce su tutto il perimetro del pannello, più tre fasce centrali per garantire una perfetta adesione.
  3. Dovendo rivestire superfici ortogonali si inizia sempre dallo spigolo; il pannello va premuto energicamente con le mani.
  4. Si fora il muro attraverso le rondelle di ancoraggio, si inseriscono le viti con i tasselli e si fissa stabilmente il pannello.
  5. I pannelli possono essere tagliati nella misura voluta utilizzando una mola con disco per pietra, rifinendo con un segaccio.
  6. Il taglio verticale permette di concludere il rivestimento con perfezione in corrispondenza di angoli interni.
  7. Prima di passare alla fila superiore, il bordo va cosparso di collante per evitare la formazione di ponti termici.
  8. Si completa con la preparazione dello stucco e la fugatura, spianando la superficie e completando con spazzolatura.

Il rivestimento Isovista® può essere utilizzato anche per isolare i muri perimetrali dall’interno; si può fare ricorso a pannelli di basso spessore ed ottenere al contempo una parete dal piacevole aspetto rustico.

Muretto prefabbricato per il giardino

850-0-muragliaIMGUna “muraglia” prefabbricata

Il muro di cinta viene preparato in azienda, trasportato sul posto e poi montato. Non è uno scherzo, è un vero muro di cemento, intercalato da pilastri che possono avere forma quadrata o esagonale, ma non sono necessarie lunghe fondazioni e casseforme per le gettate, i corsi di mattoni o pietre sono perfettamente allineati ed a piombo. 

La recinzione modulare cementizia Recap è formata da pannelli lunghi 4 metri con altezza compresa tra 1,50 e 2,45 metri, proposti con diverse estetiche per potersi integrare tanto in un contesto rurale quanto in uno moderno. La struttura di conglomerato cementizio armato permette di contenere lo spessore in soli 12,5 cm, la finitura può essere mono o bifacciale ed i pilastri portanti hanno una sezione di 40×40 cm. 

I materiali utilizzati sono specifici per garantire una lunga durata all’esterno; la soluzione a mattoni può mantenere l’aspetto fugato classico oppure l’intero manufatto può essere colorato con pigmenti in diverse cromie, concordabili con il cliente.
La prefabbricazione offre il vantaggio di poter garantire la qualità dei materiali ripetuta nel tempo: non è cosa da poco poter vedere già prima della posa quale aspetto avrà la recinzione, senza contare che i disagi ed i tempi di posa si riducono drasticamente. I prezzi variano a seconda della finitura e dell’estensione della recinzione, con o senza posa in opera da parte dell’azienda.
Recap

  1. Nei punti prestabiliti per la collocazione dei pilastri occorre realizzare i plinti 60x60x60 cm nei quali si inseriscono i tondini di ferro ø14 mm che costituiscono l’armatura dei pilastri.  
  2. I pannelli di calcestruzzo vengono sollevati con l’ausilio di una gru e posizionati facendoli scorrere nelle scanalature dei pilastri.
  3.  Normalmente si procede in sequenza (pilastro-pannello-pilastro e via di seguito); i pilastri sono attraversati per tutta la lunghezza da una cavità di 9×9 cm che ospita i ferri d’armatura.
  4. Entro la cavità va poi colato il cemento. 
  5. Il posizionamento del “cappello” su ciascun pilastro con una modesta quantità di malta conclude il lavoro.
  6. Il muretto prefabbricato è stabile e duraturo.

Come ripristinare il calcestruzzo

Il calcestruzzo armato è un materiale da costruzione composto da cemento, ghiaia, sabbia ed acqua nel quale vengono annegate barre di ferro, collegate in modo da formare un’ossatura di sostegno. Per molto tempo è stato considerato un materiale dalla durabilità illimitata, ma tanto il calcestruzzo quanto il ferro, se non adeguatamente protetti, possono subire l’azione degli agenti atmosferici e delle sostanze inquinanti. 

In particolare, lo scheletro metallico può ossidarsi e formare ruggine; questo processo comporta un aumento di volume, l’intonaco si gonfia e si stacca, lasciando lo strato di calcestruzzo che copre il ferro privo di protezione ed esposto all’aria ed all’acqua. Questo si verifica quando nel calcestruzzo, in seguito a tensioni strutturali, si formano fessurazioni attraverso le quali penetrano acqua ed altre sostanze aggressive presenti nell’aria, per cui la struttura metallica si altera: inizia così un degrado che può essere arrestato solo con un intervento radicale. Un tipico esempio è quello dato dai frontalini dei poggioli, spesso aggravato da un’impermeabilizzazione insufficiente del manto di copertura.

Il ripristino deve partire in profondità, asportando tutto lo strato di materiale degradato; l’accurata pulizia dell’armatura è fondamentale e dev’essere poi protetta dall’ossidazione, per questo esistono prodotti specifici, detti passivanti, che non possono in alcun modo essere sostituiti da comuni antiruggine o convertitori. Al termine del lavoro di ripristino ed intonacatura con prodotti adeguati, sulla rasatura è possibile applicare un protettivo a base di resine resistenti e composti pigmentati, migliorando anche l’estetica.

Tutto il materiale in fase di distacco deve essere asportato con attrezzi manuali e ricorrendo ad uno scalpellatore elettropneumatico leggero, per evitare di trasmettere forti vibrazioni alla struttura. Questa fase deve portare a liberare completamente l’armatura dallo strato di cemento; la stessa va poi spazzolata o sabbiata per eliminare il più possibile la ruggine, se la corrosione arriva in profondità (40% del diametro) occorre installare barre nuove. Sulle barre, vecchie e nuove, va stesa a pennello una speciale malta passivante (in foto è di colore azzurro) che blocca la corrosione e favorisce l’aggrappaggio delle malte da ripristino; trattandosi di un ripristino di superficie, privo di funzioni strutturali, i prodotti hanno caratteristiche elastiche, mentre per travi o pilastri si ricorre a prodotti premiscelati con fibre sintetiche. Il tutto viene poi rivestito con intonaci di finitura, a base di cemento e polimeri sintetici, allo scopo di preservare il manufatto dall’aggressione degli agenti atmosferici.
Recupero a cura del geometra Miranda Pantaleo.

Costruire contenitori raccolta differenziata fai da te

Bricolage e fai da te insieme nella costruzione di contenitori raccolta differenziata fai da te per il rispetto del pianeta!

La raccolta differenziata dei rifiuti comporta l’utilizzo di più contenitori di diversa capienza ed identificabili da colori convenzionali.
Quest’idea di fai da te ci permette di realizzarli in proprio spendendo poco o nulla, con un ingombro ridotto a terra e facilitando il trasporto di carta, vetro e plastica fino ai cassonetti posti in strada, magari non proprio vicinissimi.

Come si realizzano
Si tratta di realizzare tre contenitori raccolta differenziata sfruttando tubi di PVC di buon diametro che, utilizzando l’altezza, più che larghezza e profondità, contengono un buon quantitativo di rifiuti ingombrando pochissimo. I tre tubi sono di altezza diversa: chiunque, in base alle proprie esigenze, può destinarli in modo diverso. I tre tubi vengono forniti di tappo inferiore e dipinti in colore diverso.

Per mantenerli stabilmente al loro posto (magari dietro una porta) si fissa alla parete un listellone sagomato che ha tre incavi. In questi si inseriscono altrettanti pomelli fissati ognuno ad un tubo. Quando i contenitori per la raccolta differenziata sono pieni si sganciano dal supporto sollevandoli e si trasportano facilmente fino al cassonetto più vicino. Tutto semplice, veloce, pulito.

raccolta differenziata

Preparare i tubi

forare tubi pvc

  1.  A 350 e a 650 mm di distanza dalla base, foriamo i tre tubi in PVC per potervi inserire le viti che riceveranno i pomelli di fissaggio.
  2. Opposti a questi, pratichiamo altri due fori (ad altezza crescente in base alla lunghezza) in cui inserire le viti che fissano gli spallacci.
  3.  Lo spezzone di tubo filettato che fa parte del tappo viene cosparso di colla di montaggio e inserito nella parte inferiore del tubo, lasciando sporgere solo la filettatura.
  4. Una lieve carteggiatura della superficie crea una certa scabrosità che offre una presa migliore al primer e allo smalto acrilico.

Smaltatura

smaltare tubi pvc

  1. Dopo aver protetto la parte filettata con nastro di carta, si spruzza sulla superficie un primer che favorisce l’aggrappaggio dello smalto acrilico.
  2. Stendiamo sui tubi due mani di smalto acrilico. I colori possono essere scelti in funzione di quelli dei cassonetti in cui andranno versati i rifiuti.

I SUPPORTI A POMELLO

supporto per tubi

  1. Dal listello che utilizzeremo come supporto a parete ricaviamo tre dischi ø 40 mm. Poi tagliamo via la parte forata.
  2. Tagliamo il tondino di ramin in spezzoncini lunghi 50-60 mm e li foriamo al centro per tutta la loro lunghezza con una punta Ø 7 mm.
  3. Tagliamo il tondino forato ricavando due serie di dischi: tre lunghi 18 mm e due lunghi 30 mm.
  4. Assembliamo i tre supporti accoppiando un disco e un tondino da 18 mm. Nel foro inseriamo una vite che forniamo di rondella con ardiglioni per far presa sul legno.

Sostegno a parete

sostegno parete

  1. Pratichiamo sul listello di supporto tre fori ø 30 mm distanti 300 mm uno dall’altro. Tra essi pratichiamo due fori ø 7 mm per l’inserimento delle viti dei tasselli.
  2. I fori da 30 mm vanno trasformati in scanalature per mezzo di un seghetto alternativo equipaggiato con guida di taglio.
  3. I pomelli di sostegno vanno fissati ai tubi collocando all’interno un dado con rondella che impegna la vite del pomello.
  4. Il listello di sostegno si fissa a parete con tasselli forniti di lunga vite. Come distanziali utilizziamo i tondini forati, lunghi 30 mm. Applichiamo anche delle cinghie di nylon: dopo averle forate con la fustellatrice, le fissiamo ai tubi con vitine, dadi e rondelle, saranno le maniglie per il trasporto dei nostri tubi fino ai cassonetti.

Bricolage e fai da te insieme per il rispetto del pianeta!

Fardasé 2022 anche un po’ artisti

Tratto da “Far da sé n.523 – Febbraio/Marzo 2022″

Autore: Nicla de Carolis

Anno 48 si legge sulla copertina di questo numero di FAR DA SÉ, ma per noi della redazione è sempre vivo l’entusiasmo nel creare progetti nuovi, documentandoli con foto passo passo e video, scoprire dettagli di tecniche, nuovi trucchi che poi illustriamo negli articoli; ma, soprattutto, avere un riscontro del nostro lavoro con le realizzazioni che ci mandate, sempre più belle ed eseguite benissimo, è una motivazione molto forte e gratificante per cercare di dare il massimo nel produrre questa amata rivista.

Come avrete modo di vedere FAR DA SÉ si è rinnovata nel formato, nella grafica, si è arricchita nei contenuti ed è diventata bimestrale; il lavoro è stato tanto e noi della redazione ci auguriamo che i cambiamenti risultino anche per voi migliorativi. In particolare vi segnalo il bel reportage da pagina 54 che insegna a realizzare sculture fai da te con la motosega, sembra strano pensare che un utensile come la motosega possa trasformarsi in un attrezzo per creare arte. Il Chainsaw Carving (letteralmente «intaglio con la motosega») è nato in America negli anni ‘50 per poi diffondersi in tutto il mondo e anche qui da noi. Certo non è così facile fare delle vere e proprie sculture degne di essere catalogate come opere d’arte, ma cimentarsi per realizzare cose anche dalle forme più semplici è molto divertente (così dice per esperienza diretta il nostro redattore capo Manuel Bottino).

Su molti articoli troverete dei QR code che rimandano a video di approfondimento all’articolo, presenti sul nostro canale youtube BRICOPORTALE; qui troverete anche molti altri video di merceologie testate dal nostro laboratorio e spiegate in dettaglio, dagli utensili ai materiali, ai prodotti per un bricolage da esperti. Ma le novità su FAR DA SÉ sono tante ancora, a voi il piacere di scoprirle.

Buon anno e buon fardasé!

Cucina nascosta in un armadio | Costruzione fai da te dettagliata

Questa cucina armadio fai da te è una  soluzione salvaspazio “estrema” che sfrutta l’esperienza e le attrezzature per ambienti particolarmente ristretti, come i camper

Questa cucina nascosta in un armadio permette di avere un ambiente perfettamente attrezzato, a disposizione quando occorre e occultato quando non è in uso. Può essere utile in un monolocale o all’interno di un ambiente in cui si svolgono più funzioni in momenti diversi della giornata.

Per realizzare la cucina nascosta in un armadio  dobbiamo eliminare gli eventuali divisori interni e i loro sostegni per poter collocare un ripiano ad altezza opportuna e facilmente pulibile, tenendo conto che sotto di esso possa trovare spazio il frigorifero e, eventualmente, una bombola per alimentare il fornello.

Questo e il lavabo, del tipo a incasso, devono essere completi di tutto ciò che occorre per l’installazione e bisogna che siano disponibili gli attacchi di mandata e scarico dell’acqua.

In una cucina armadio fai da te efficiente occorre dividere lo spazio superiore al piano in cui sono inseriti lavello e fornello, per installare uno scolapiatti e un ripiano d’appoggio, fissandoli al fondo e al tetto del mobile con squadrette metalliche.

Il frigorifero va installato sotto i fuochi dopo aver realizzato i collegamenti idraulici di lavello e miscelatore. Oltre a montare le guarnizioni a corredo per i due componenti incassati, dobbiamo siliconare le zone di contatto tra ripiano e mobile per evitare possibili infiltrazioni d’acqua.

Dalla scatola di derivazione più vicina facciamo pervenire i cavi elettrici di buona sezione (a tal proposito leggi la nostra guida relativa al corretto dimensionamento dei cavi elettrici), in quanto dobbiamo alimentare il frigorifero e avere almeno una presa in più a disposizione e collegare anche l’aeratore, che deve scaricare all’esterno, e il faretto interno. Installiamo la ciabatta in un posto sicuro, lontano da possibili schizzi d’acqua.

Cosa occorre tenere presente prima di costruire una cucina nascosta in un armadio

  • Il frigorifero ha bisogno di smaltire il calore prodotto dalla refrigerazione, pertanto realizziamo un’apertura sul pannello posteriore dell’armadio.
  • Per collegare il lavello allo scarico utilizziamo un sistema salvaspazio che permette di addossare i tubi contro il fondo del mobile.

Cosa serve per realizzare la cucina a scomparsa

  • Seghetto alternativo, levigatrice, trapano, avvitatore
  • Chiave a pappagallo, livella, pennelli, spatola
  • Lavabo completo, piano di cottura 2 fuochi, frigo,miscelatore, scolapiatti
  • Listello 20×20 mm, piano di bilaminato, faretto, aeratore, presa a ciabatta, materiale elettrico
  • Piastrelle, colla, silicone

Come progettare una cucina in armadio

 

Top e lavorazioni interne

Tracciamo la sagoma circolare del lavabo della cucina nascosta in un armadio su un lato del piano interno di truciolare nobilitato, poi apriamo un foro in prossimità del bordo interno per inserire la lama del seghetto alternativo.

Realizziamo anche la sagoma rettangolare per il piano cottura; entrambe le sedi sono di circa 10 mm più larghe rispetto all’effettiva necessità. Serve anche un foro per il miscelatore.

Il piano deve appoggiare su tre spezzoni di listello 20×20 mm verniciati come l’armadio e avvitati al fondo e ai lati, controllando che siano perfettamente in bolla. L’altezza dal pavimento è 85-90 cm.

Prima di inserire il piano dobbiamo praticare, a lato della sede per il lavello, anche il foro per il miscelatore e rivestire il bordo frontale con nastro termofusibile da applicare con un ferro da stiro.

Dal piano in su, per un’altezza di circa 500 mm, rivestiamo con piastrelle bianche applicate in questo caso con colla elastica per parquet (legno-ceramica), che stendiamo con la spatola dentata, procedendo una fila per volta.

Aggiungiamo divisorio e mensola fissati con viti al fondo e al tetto dell’armadio. Nella confezione dello scolapiatti plastificato troviamo anche la vaschetta di scolo sottostante e i ganci in plastica di ancoraggio, con le viti per fissarli.

Collegamenti elettrici cucina armadio fai da te

Il faretto si incassa nel tetto dell’armadio, sopra il quale si effettua il collegamento al trasformatore. Con un microswitch si può comandare automaticamente l’accensione all’apertura dell’armadio. Lo schema mostra anche il collegamento dell’aeratore.

Installare il lavello e finiture

Il lavello tondo è completo di piletta e troppo pieno. Nel foro del troppo pieno inseriamo la mascherina che si fissa al tubo sul retro, collegato alla piletta, che completiamo con la griglia.

Il nastro specifico da applicare lungo il perimetro del foro ha lo scopo di far aderire, bloccare e sigillare il lavello e al tempo stesso impermeabilizzare e impedire infiltrazioni d’acqua.

I tubi di scarico sono già predisposti con attacchi maschio femmina che non necessitano di guarnizioni o sigillature. Tagliamo le parti eccedenti per adattarli alle dimensioni del sottolavello.

L’armadio deve essere predisposto per accogliere una cucina, con tutte le modifiche e l’igiene del caso. Smontiamo le porte e carteggiamo accuratamente le superfici per rimuovere la vecchia vernice e favorire l’adesione della nuova.

Applichiamo una mano di sottofondo bianco o grigio tipo cementite. Per il rivestimento finale scegliamo una tinta chiara e usiamo vernici atossiche, ad acqua anziché a solventi, meglio ancora se lavabili e resistenti al calore.

Il fornello a gas

Il piano cottura è a due fuochi, del tipo per camper, con manopole di comando da un lato e griglia poggiapentole. Si incastra nel truciolare fissandolo con la pasta resistente al calore ed è collegato a un tubo del gas che va a un rubinetto, per la chiusura di sicurezza. Deve sempre trattarsi di materiale a norma, certificato per gas, mai di attacchi improvvisati e tubi non idonei. Nel caso in cui non si disponga di impianto gas metano, il tubo di mandata si collega a una piccola bombola, posta nel vano sotto il lavello.

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  • Materiale di veicolo di stoccaggio: Addensato ecologico bordo di densità+ superficie di Acero + resistente telaio in verniciato a polvere.
  • è dotato di 3 ripiani per soddisfare le esigenze di archiviazione diverso con lo spazio sufficiente
  • Dimensioni di veicolo di stoccaggio : lunghezza 90 x larghezza 39 x altezza 140 cm, peso: 9.68kg.
  • Facile da installare. Molto adatto in cucina, bagno, sala e in altri luoghi cui accogliere gli oggetti domestici, possono anche essere usati come un trolley in un party.
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