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Soppalco fai da te in legno con scrivania annessa

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Grande collaborazione e complicità fra padre e figlio che, condividendo la passione per il fai da te, hanno progettato e realizzato insieme un letto soppalco fai da te in legno

Questo soppalco fai da te in legno è un magnifico esempio di collaborazione e di intesa familiare. Davide Forghieri, appassionato e capace far da sé, ha saputo trasmettere la nobile arte del “saper fare” al figlio Enrico; la realizzazione di queste pagine ne è la prova tangibile, visto il risultato ottenuto con l’unione della competenza, da un lato, con le idee e la vitale motivazione dei giovani.

Stufo di mescolare disordinatamente nella propria camera le attività di studio e tempo libero con quelle della notte, Enrico ha deciso di rivisitare in modo consistente l’ambiente, senza effettuare opere murarie, ma sfruttando tuttavia la notevole altezza del soffitto. Questa permette il posizionamento di un soppalco fai da te al di sopra del quale allestire la zona notte, mantenendo nello spazio sottostante la zona studio con il computer, l’impianto stereo e la scrivania.

Un solido progetto alla base del soppalco fai da te
L’ideazione e la fase progettuale sono i primi passi; fra le altre cose si decide il riutilizzo, con alcune modifiche, di alcuni mobili già presenti nella stanza: il tavolo, ampliato per diventare una più comoda scrivania, due scarpiere, una delle quali diventa il mobiletto per l’impianto stereo, alcuni sgabelli.

Proprio questi ultimi sono stati utilizzati per realizzare una scala di accesso al soppalco del tutto particolare. I singoli mobiletti, tutti rivestiti sul loro piano superiore con le stesse perline utilizzate per il soppalco, sono disposti a scalare, incastrati e fissati con viti in modo che, sfruttando le diverse altezze e alcune sovrapposizioni, si costituisse una progressione di gradini da salire per accedere al letto.

Letto a soppalco a piani sfalsati

soppalco fai da te

Non solo soppalco, ma anche mobilio di recupero

La scarpiera a sinistra della scrivania è stata modificata per inserirvi l’impianto stereo, realizzando un comparto su misura. La cassettiera con sopra lo scanner del computer trova finalmente posto sotto la scrivania, grazie a un’operazione di prolungamento delle gambe mediante inserimento di uno spessore in testa, al di sotto del piano.

Come costruire un letto a soppalco in legno

Lungo le pareti, posizionate perfettamente in bolla, si applicano con tasselli a espansione le staffe a 90° destinate a reggere due delle quattro travi perimetrali del soppalco. Nell’angolo si mettono due staffe, una su una parete e una sull’altra, più vicine possibile, ma senza che ci siano sovrapposizioni.
Le altre due travi del soppalco fai da te convergono invece verso il centro stanza. Nel loro punto d’incontro si consolidano con una staffa piatta a L e una staffa a 90°. Il vertice appoggia su un pilastro formato da una terza trave di identica sezione, fissata sia sopra, sia al pavimento.
Mano a mano che si procede con il rivestimento della struttura, si provvede anche alla stesura dell’impianto elettrico. Quando i fili devono attraversare lo spessore di una trave si praticano fori di un paio di millimetri di diametro più ampi del conduttore.
La travatura è completata da traverse intermedie con funzione strutturale; in corrispondenza del vano incassato, invece, i segmenti aggiunti servono per delimitarne lo spazio, realizzando una sorta di contenitore. In questo caso il fissaggio avviene avvitando nell’angolo tacchi di legno triangolari.
Il vano, una specie di secretaire, è chiuso da uno sportello realizzato con le stesse perline maschiate della copertura, tenute insieme da due listelli.
Dopo aver ricoperto tutta la parte superiore della struttura del soppalco si riveste con le stesse perline maschiate quella inferiore. Il fissaggio delle tavole avviene tramite apposite piastrine messe in corrispondenza della trave, fatte in modo che aggancino un lembo della perlina, quindi si avvitano alla trave.
Per il posizionamento della rete del letto, è sufficiente realizzare una specie di cornice di contenimento, naturalmente con il legno. Si forma un rettangolo con listelli a sezione quadrata, avvitandoli sul soppalco. Questi servono per quel minimo di sollevamento, rispetto al piano, che necessita alla rete a doghe; mentre il contenimento laterale si fornisce fissando esternamente al primo rettangolo, sempre con viti, altri quattro listelli, questa volta più sottili e alti.
Al termine tutte le superfici verniciabili, a partire dal legno del soppalco, ai mobili della parte studio, a quelli che fanno supporto della scala, sino alle casse acustiche, vengono colorati con smalto bianco, per avere un unico tono che contraddistingue l’ambiente.

 

Prima e durante il rivestimento della struttura del soppalco, va dedicata molta cura alla stesura e alla distribuzione dei conduttori elettrici, per l’impianto elettrico e d’illuminazione, necessari sia per la zona notte (sopra), sia per la zona studio (sotto), nonché quelli dell’impianto audio, il tutto per fare in modo che, terminato il lavoro, non resti visibile alcun filo.

Colori acrilici non coprenti

Le finiture colorate esistono in tinte pastello o in diverse tonalità del legno e, a differenza degli smalti, hanno il pregio di tingere la superficie lasciando visibili le venature: ci sono diversi modi per ottenere colorazioni più o meno intense, striate o uniformi

Oltre ai classici impregnanti che proteggono il legno e gli conferiscono una colorazione su base trasparente, ma in linea con il suo aspetto naturale, esistono colori acrilici non coprenti in tinte pastello con i quali si può ottenere un differente livello di copertura in base alla diluizione e alle modalità di applicazione. L’effetto visivo che si ottiene con i colori acrilici non coprenti è un compromesso tra l’utilizzo dei classici impregnanti per legno e la stesura di uno smalto: il colore naturale del legno viene alterato dalla colorazione pastello, ma la sua natura rimane evidente. Il resto lo fa l’utilizzo intercalato di pennelli e spugne, con passate successive di applicazione e asportazione (o uniformazione) del colorante.

Molti di questi colori acrilici non coprenti sono pronti all’uso, ma ce ne sono alcuni tipi che hanno caratteristiche simili ai classici mordenti: si presentano concentrati e si prestano a differenti gradi di diluizione con acqua che producono effetti molto diversi, specialmente se il legno è ricco di anelli nodali e striature leggermente incavate o a rilievo. Dopo pochi istanti dall’applicazione del colorante, se si passa in modo leggero la spugna, si distende il colore fino ad asportarne una parte dalla superficie più a rilievo, mentre nelle zone un poco depresse la tinta rimane più concentrata.

Uno degli effetti, che più spesso si cerca di ottenere, è il classico aspetto “jeans”, applicando in più passate lineari, con il solo pennello, il colore diluito senza utilizzare la spugna. I migliori risultati si ottengono preparando il supporto grezzo con un lavaggio seguito da una carteggiatura con abrasivo medio-fine.

Colori acrilici non coprenti di ottima qualità si possono trovare presso i rivenditori di materiali per le bella arti.

Vediamo nel dettaglio come dipingere il legno in acrilico.

Colori acrilici non coprenti su bordini sagomati

 

colori acrilici non coprenti
Per bagnare in modo uniforme il legno in presenza di modanature complesse ci si deve aiutare con un pennello piatto intinto più volte in acqua.
colori acrilici non coprenti
Dopo l’asciugatura, quando il legno ha rialzato il pelo, si pone lo stesso problema: la lisciatura uniforme degli arrotondamenti e delle zone difficili si ottiene con una spugnetta abrasiva a consistenza morbida.
I punti più nascosti si raggiungono tamponando la zona con la punta di un tovagliolo di carta intinto nel colorante.

Su listoni da rivestimento

Lo sporco e la vecchia finitura si asportano dapprima in modo grossolano con una levigatrice in movimento continuo per evitare di lasciare i segni del passaggio della macchina. Nelle zone in cui la macchina non può lavorare in modo efficace si agisce a mano. Si elimina lo spolvero e si lava la superficie.
Dopo aver fatto asciugare il legno, si effettua una carteggiatura leggera con abrasivo fine.
La superficie va nuovamente spolverata prima di applicare i colori acrilici non coprenti nel senso delle venature.

Come preparare i preparare i colori acrilici non coprenti

Macchie di resina o colla si eliminano dal legno grezzo intervenendo sullo sporco in rilievo con uno scalpello, poi rifinendo con acqua calda saponata e sciacquando con acqua pulita.
e nessuna pulizia è necessaria, basta bagnare il legno con una spugnetta imbevuta d’acqua tiepida per far rigonfiare le fibre e rizzare il pelo.
Si lascia asciugare spontaneamente il legno per una notte, poi si leviga superficialmente con carta vetrata a grana 240 passata in direzione delle venature.
Con un pennello o una spazzola a setole morbide si elimina completamente lo spolvero. Se la superficie è estesa, conviene utilizzare un aspirapolvere, senza strisciare la bocchetta sul legno.
Il colorante si applica con un pennello initinto moderatamente: il legno tende ad assorbirlo subito, quindi possono formarsi macchie di tonalità differente prodotte dal passaggio delle setole. Bisogna applicare il colore su una porzione ridotta di legno e distenderlo con una spugna asciutta per eliminare i segni del pennello. Entrambe le operazioni vanno effettuate nel senso delle fibre.
Raggiunta una colorazione omogenea, ma che lascia a tratti evidenti le venature, si lascia asciugare completamente la superficie, che può essere successivamente protetta e valorizzata applicando una finitura incolore.

Come fare un vialetto in giardino

Il sistema che proponiamo per fare un vialetto in giardino riguarda la preparazione di un camminamento costituito da ghiaietto, per il quale occorre predisporre un adeguato sottofondo. Chi non voglia o non possa sobbarcarsi tanto lavoro può adottare altre soluzioni, non altrettanto valide sul piano della durata, ma assai meno faticose e dispendiose: ecco qualche alternativa.
La più semplice ed economica prevede l’uso dei quadrotti forati di PVC verde, che possono essere fissati con picchetti metallici direttamente sull’erba, previamente rasata a zero. L’erba, potendo crescere e svilupparsi nei fori, non tende a sollevare il riquadro.
Leggermente più complicato fare un vialetto in giardino con quadrotti pieni di plastica o con piastrelloni di cemento a vista o cosparso di ciottoli, o con beole, perché questi vanno infossati a filo terra, previo diserbo della base (se ne segue il contorno affondando verticalmente una cazzuola che poi ci aiuta a sollevare e tirar via la zolla di prato) e sostituzione del terriccio con sabbia e ghiaia. Anche questi è consigliabile fissarli con picchetti.
Più decorativi ed ecologici, e più costosi, i quadrotti di legno impregnato che, oltre al lavoro appena visto, richiedono anche l’interposizione di un robusto foglio di plastica, bucherellato per lo scolo dell’acqua, fra il legno ed il terreno. Il vialetto di quadrotti, piastrelloni o beole non richiede cordolatura né che gli elementi siano accostati fra loro: anche posti ad una trentina di centimetri l’uno dall’altro risultano comodi da percorrere.
Altra soluzione abbastanza rapida ed economica, ma già più faticosa, è la preparazione di un vialetto inghiaiato che richiede uno scavo di almeno mezzo palmo delimitato da mattoni di costa, grosse pietre o, se proprio si vuole, da una gettata di calcestruzzo con un primo strato di breccia mista a sabbia, bagnata e compattata prima, ricoperta di ghiaietto poi.
Lo stesso lavoro di scavo e di delimitazione si deve fare per fare un vialetto in giardino con gli autobloccanti (calcolare la larghezza del vialetto secondo multipli interi della larghezza degli elementi), ma senza breccia e ghiaia, sostituite da uno spesso strato di sabbia, bagnata e compattata. Sabbia asciutta, sparsa in abbondanza sulla pavimentazione e pazientemente distribuita con una scopa di saggina a colmare le fessure su tutta la superficie, completa il lavoro fai da te.

Comanda la livella

fare un vialetto in giardino
Delimitato con i picchetti il percorso del vialetto, si elimina lungo il tracciato l’erba, sollevandola con tutta la zolla e, una volta ripulito il terreno, si tende fra di essi la lignola, livellandola all’altezza del bordo superiore della vanga affondata di 15 cm.
Si comincia lo scavo con la vanga, affondandola fino a che il bordo superiore sfiori la lignola, e si apre nel terreno un solco profondo appunto 15 centimetri e largo una decina. In questo solco si inseriscono, su un letto di sabbia, i cordoli che dovrebbero sporgere di circa 6 cm.
Con la tipica precisione fai da te se ne controllano l’esatta verticalità ed orizzontalità, che si ottengono aggiungendo o togliendo sabbia.

Batti e ribatti

Bordato tutto il tracciato coi cordoli e coi pilastrini seguicurva, e controllato con la livella che le due sponde siano a pari, abbassiamo di una decina di centimetri il terreno del vialetto, sarchiandolo quanto più profondamente possiamo per eliminare le radici delle piante.
Annaffiamo, quanto basti a inumidirlo, il terreno così spianato e diserbato, camminandoci sopra avanti e indietro per compattarlo. Sul terreno stendiamo uno strato di sabbia fine (grana 0/32) spesso fino a circa metà altezza dei cordoli.
La sabbia (se non era già bagnata all’origine) va annaffiata e stesa con cura aiutandosi con una stecca lunga quanto è largo il vialetto e con sopra fissata una livella. La dobbiamo poi compattare bene o con la mazzeranga o con un pesante rullo da giardino.

Più strati di varia consistenza

Sullo strato di sabbia compattata stendiamo un secondo strato di breccia di misura medio piccola (grana 16/32), spesso fra i 7 e i 10 cm, quanto basti ad arrivare tre dita sotto il bordo dei cordoli. È ovvio che il lavoro va fatto facendo camminare la carriola all’esterno del vialetto.
l nemico principale dei vialetti inghiaiati, lastricati o ammattonati senza un sottofondo in calcestruzzo (e a volte anche con) è l’erba che, tenace ed immortale, riesce a passare anche nelle fessure più piccole. Per difendere il nostro lavoro stendiamo quindi sul brecciolino una protezione di tessuto-non tessuto, reperibile nei centri bricolage, permeabile all’acqua, ma non alle piante.
Il tessuto deve non solo coprire interamente lo spazio fra i cordoli, ma risalire sulle pareti almeno due dita per parte. Facendoci aiutare da un altro bricoleur che lo tenga ben più teso di quanto mostri la foto, diamo l’ultimo tocco al vialetto coprendo il telo con tanto ghiaietto da salire fino ad un dito sotto le sponde. Una passata di rastrello fine ed il lavoro è finito.

Potatura fai da te: consigli per scegliere la motosega

L’autunno è il momento dell’anno in cui si rivela indispensabile effettuare alcune operazioni di giardinaggio. Il motivo sta nel fatto che risulta una stagione intermedia, tra l’estate appena finita e l’inverno imminente. Un periodo di passaggio in cui la natura si riprende dal caldo e si prepara a temperature più impegnative da sostenere. Ideale per curare il giardino prima che le condizioni climatiche lo rendano più difficile.

Tra le operazioni da fare in autunno c’è anche la potatura di alberi e arbusti, eliminando quei rami che impediscono una crescita più vigorosa e rigogliosa, facilitando così lo sviluppo della pianta e preparandola per la primavera, il momento in cui tornerà la vita in tutta la bellezza e si vedranno i fiori e i frutti del lavoro fatto in autunno.

Tra le attrezzature più adatte per effettuare questo compito c’è la motosega che se scelta a regola d’arte risulta semplice da usare a fronte di una spesa piuttosto economica. Ovviamente è possibile consultare i siti specializzati per avere più informazioni sulle motoseghe da potatura e capire come scegliere quella giusta: sono diversi, infatti, i modelli disponibili e orientarsi può non risultare facile.

Motosega da potatura: quale scegliere?

La motosega permette di eseguire le operazioni di potatura con maggiore velocità rispetto agli strumenti manuali e se hai un giardino ampio o uno piccolo e poco tempo da dedicare all’area green risulterà piuttosto comoda. Le tipologie con cui è disponibile sono:

  • A scoppio. Queste motoseghe da potatura si caratterizzano per essere potenti come non mai e permettono di tagliare con semplicità i tronchi più grossi. Presentano, tuttavia, due caratteristiche di cui tenere conto nella scelta, legate al motore. Sono più difficili da manovrare rispetto a quelle elettriche e più pesanti. Non solo: la carica finisce, come in qualsiasi macchinario a scoppio compresa l’automobile e bisogna aggiungere carburante. Le motoseghe da potatura a scoppio sono veloci, efficienti e durano nel tempo. Una scelta per chi è abituato a manovrare dispositivi meccanici per il giardinaggio.
  • Elettriche. Note anche con il termine di “elettroseghe”, sono meno potenti delle precedenti e si caratterizzano per un’alimentazione a elettricità. Questo comporta il collegamento diretto a un cavo elettrico con due conseguenze: una positiva l’altra meno. L’elemento che rende queste motoseghe interessanti è che si possono adoperare per tutto il tempo che lo si desidera a patto, e qui arriva il fattore da considerare, di prestare attenzione al cavo, che deve riuscire ad arrivare ovunque. Le motoseghe elettriche sono semplici da adoperare e sono adatte anche a chi si appresta ad adoperarle per la prima volta, grazie a una maneggevolezza impareggiabile.

Come usare la motosega da potatura

La motosega va adoperata a due mani, una non è sufficiente e soprattutto non è sicuro, anche con i modelli elettrici che risultano più leggeri. Attenzione al montaggio: leggete le istruzioni con attenzione e seguitele alla lettera.

Importante indossare il giusto abbigliamento. Meglio riparare il volto con casco, visiera e cuffie professionali, ma anche il resto del corpo scegliendo pantaloni, giacca e guanti con protezione antitaglio. Non c’è da spaventarsi e predisporre queste semplici accortezze vi renderà il compito della potatura ancora più leggero.

Costruire un mobile in mansarda fai da te

Il progetto qui proposto è costruire un mobile in mansarda di cemento cellulare, per sfruttare lo spazio nella parte più bassa del tetto

Trattandosi di un bagno, oltre alle strutture verticali è stato realizzato anche un ampio piano d’appoggio nella zona in cui il soffitto si presenta più basso ed il tutto è stato successivamente piastrellato. La libertà di movimento è invariata e i sanitari si possono installare dove l’altezza permette una fruibilità ottimale, compatibilmente con la posizione delle colonne di scarico.

mobile in mansarda

La struttura, apparentemente massiccia, non grava granché sul solaio, in quanto il calcestruzzo cellulare è molto leggero e facile da lavorare. Nel realizzare i divisori verticali, è bene prevedere almeno un ancoraggio alla muratura e non affidarsi alla sola colla per legare le lastre tra se stesse, a parete e a pavimento.

Mettere le antine

I vani ricavati con cemento cellulare vanno rivestiti con una intelaiatura in legno fissata con tasselli a espansione. Sulle pareti si fissano anche i listelli di sostegno per i ripiani.

Le antine prefinite (da euro 28,00) sono già dotate di fori tondi in cui inseriamo le teste delle cerniere . Fissiamo le cerniere con viti autofilettanti da legno.

Al telaio, applicato sulla struttura in cemento, avvitiamo le parti fisse delle cerniere, dotate di viti di registro, che servono a regolare millimetricamente la loro posizione per una buona chiusura.

Accoppiamo i due elementi di cerniera stringendo le opportune viti di montaggio e proviamo la chiusura delle antine. Eventualmente regoliamo i registri.

Sistemi innovativi per incollare materiali isolanti

Una gamma completa di adesivi monocomponenti poliuretanici che portano vantaggi rispetto a qualsiasi altro sistema di fissaggio tradizionale e una grande compatibilità di materiali

Testati da anni e ormai diffusi ampiamente nei Paesi nordici, sono oggi disponibili anche per il nostro mercato i sistemi innovativi ad alta tecnologia, studiati per fissare guaine e materiali isolanti anche in condizioni estreme, come sottofondi umidi e/o molto umidi, sui più comuni materiali da costruzione come calcestruzzo, cemento, pietra, legno, mattoni, gesso e pannelli in cartongesso.

Si tratta di adesivi monocomponenti poliuretanici: la stessa tecnologia delle più comuni schiume poliuretaniche riempitive e a bassa espansione ma con maggiori capacità adesive, ideali per la posa di pannelli termoisolanti di qualsiasi natura su superfici murarie anche interrate. Sono prodotti con elevata velocità di indurimento e stabili agli shock termici: hanno mediamente una resistenza alle temperature da -40°C a + 100°C.

Per l’isolamento su copertura, la gamma di Soudal include Soudatherm Roof 330 e 250, adatti per l’incollaggio di pannelli isolanti, mentre Soudatherm Roof 360 è indicato per l’incollaggio di membrane sintetiche.
Per le pareti ci sono tre prodotti: Soudabond Easy e Soudabond Easy Turbo per l’incollaggio di pannelli e materiali isolanti in genere, mentre Soudatherm Wall 220 serve per l’incollaggio di pannelli nel sistema a cappotto ETAG 004.

Perfetti per coperture in piano

Soudatherm Roof 330 (canister da 10,4 kg) e Soudatherm Roof 250 (bombola da 800 ml) presentano diversi vantaggi rispetto ai sistemi tradizionali, incollaggio meccanico, a freddo e a caldo: rapidità di applicazione; grande compatibilità con la maggior parte dei materiali isolanti e i sottofondi; migliori prestazioni di elasticità una volta polimerizzati; nessun ponte termico e rischi di infiltrazioni d’acqua; totale continuità della superficie; maggiore resa oraria della manodopera; pulizia nell’applicazione; adesione anche su superfici umide e molto umide.

 

Il sottofondo può essere di cemento ma anche lamiera, legno, mattoni, pannelli di cartongesso ecc. Soudatherm Roof 330 o 250 si posano per l’incollaggio dei pannelli di isolante anche in più strati, quindi si applica Soudatherm Roof 360 per l’incollaggio della membrana impermeabile sintetica.

Il sistema di applicazione consente una grande rapidità di posa e risulta del tutto pulito.

Soudatherm 360 è ideale per l’incollaggio di membrane impermeabilizzanti sintetiche accoppiate a tessuto non tessuto. Garantisce adesione al 100% con consumo sensibilmente ridotto rispetto ai tradizionali adesivi poliuretanici. L’applicazione avviene a spruzzo con turbina o compressore e una pistola che rende semplice distribuire unifomemente il prodotto.

 

Adesivi speciali per le pareti

Soudatherm WALL 220 è l’adesivo idoneo per sistemi di isolamento di facciate (sistemi a cappotto). Rispetto ai sistemi tradizionali cementizi permette una notevole riduzione di peso, quindi risparmio nel trasporto, nel sollevamento e sulla statica dell’edificio; maggiore elasticità; minore sensibilità alle temperature; rapidità di applicazione (no tempi di preparazione); rasabile in tempi più brevi.

 

Soudabond Easy e Soudabond Easy Turbo sono specifici per il fissaggio di pannelli isolanti, cartongesso, fibrocemento, mattoni pieni e forati, calcestruzzo cellulare ecc. Entrambi gli adesivi hanno una bassissima espansione, nessun rischio di sollevamento dei pannelli.

Lampada originale da… uno spremiagrumi!

Lampada originale sospesa utilizzando uno spremiagrumi e pochi componenti elettrici

Cambiare funzione agli oggetti più comuni è una delle attività preferite dal fai da te: in questo caso si apprezza una vena creativa femminile che inventa per un banale spremiagrumi il nuovo e originale utilizzo come lampada originale. Un adesivo universale come Pattex 100% Colla rende il lavoro particolarmente facile perché è efficace su ogni tipo di materiale. Basta accertarsi che la superficie da incollare sia pulita, asciutta e libera da residui di grasso, di polvere o di vecchi adesivi e rispettare i tempi di asciugatura ed essiccazione tra un incollaggio e l’altro. Qualche attenzione è richiesta solo per i collegamenti elettrici del cavo di alimentazione con il portalampada. La lampada originale così ottenuta è molto leggera e non ci sono quindi problemi di sospensione del medesimo: lasciamo il cavo lungo in modo che la lampada scenda molto in basso e la luce arrivi proprio sul piano di lavoro.

Come costruire la lampada originale con lo spremiagrumi

lampada originale
La bacinella in cui si raccoglie il succo degli agrumi spremuti è di plastica trasparente: la foriamo usando una punta Ø 6 mm per consentire il passaggio del cavo elettrico.

Pattex 100% Colla agisce efficacemente su qualsiasi tipo di materiale (tranne PE, PP, teflon); ne stendiamo un velo leggero sulla boccola a cui verrà avvitato il portalampada e attendiamo due minuti, evitando però che il prodotto solidifichi in superficie. Per materiali poco assorbenti (metallo o vetro) è meglio pulire entrambe le superfici con un panno umido immediatamente prima di applicare la colla.

Incolliamo la boccola sulla bacinella centrando il foro appena eseguito. In questo caso l’assemblaggio non è sottoposto a tensioni e quindi non servono morsetti, lasciamo però riposare per 30 minuti.

Stendiamo un velo di colla sul retro della griglia metallica dello spremiagrumi nel punto in cui dovrà aderire alla bacinella.

Posizioniamola e teniamo premuto per qualche minuto lasciando poi riposare l’incollaggio.

Avvitiamo il tige filettato e le altre parti del portalampada dopo aver fatto i necessari collegamenti elettrici con il cavo di alimentazione. Fissiamo, sempre con la stessa colla, anche la cupola di plastica gialla (che lascerà passare la luce) alla griglia metallica. Gli incollaggi sono definitivi dopo 24 ore.

 

 

TaskRabbit, robot e indipendenza fardasè

Tratto da “Far da sé n.521 – Novembre 2021″

Autore: Nicla de Carolis

TaskRabbit è una piattaforma sul WEB per la soluzione di problemi connessi ai piccoli lavori di casa che mette in contatto persone a cui serve aiuto con altre in grado di darlo; lavori come montare un mobile in kit, riparare un rubinetto che perde e altri interventi minimi che implichino un po’ di manualità che, a quanto pare, non possono ancora “autosvolgersi” grazie alla tecnologia. Mi spiego meglio, compriamo una TV superevoluta, in grado di farci vedere meraviglie, a cui possiamo dare comandi a voce, che si connette con il mondo, ma quando arriviamo a casa non si libera dell’imballo da sola, non è in grado di verificare i collegamenti di corrente, di antenna, di WIFI e non si appende al muro autonomamente dopo aver fatto i fori con il trapano, messo i tasselli e avvitato le viti… e così per infinite altre cose. Con il tempo e l’avanzare della tecnologia e del benessere, la manualità è stata messa in secondo piano; da anni, ormai, un giovane che “studia” viene spesso tenuto, dai genitori, a distanza da qualsiasi attività pratica. Questo senza che siano venute meno le esigenze a essa legate, prova ne è la nascita di piattaforme come TaskRabbit e non credo che, per lo meno a breve, potremo tutti utilizzare i ROBOT per queste attività. Certo i piatti non li laviamo più a mano e neanche la biancheria, per i pavimenti c’è il robottino che aspira e lava, stiamo iniziando a costruire le case con stampanti 3D… ma sono ancora infiniti gli interventi per cui serve l’utilizzo di mente e mano. Penso a tutte le riparazioni domestiche, al lavoro dell’idraulico, dell’elettricista, del posatore di pavimenti, a diversi lavori di giardinaggio, solo per citare i primi che mi vengono in mente.

Comunque la curiosità e le aspettative per l’evoluzione dei ROBOT è tanta; trovo veramente carini quelli che ho avuto occasione di vedere dal vivo con le loro allegre voci metalliche: a chi non piacerebbe avere in casa un servizievole “personaggio” del genere? Gli studi della robotica vanno avanti e uno degli esempi interessanti nel campo dell’edilizia è quello della Canvas, un’azienda di San Francisco, che ha messo a punto un gioiellino che sfrutta l’intelligenza artificiale per intonacare le pareti: si tratta di una macchina, la vedete nella foto in basso, dotata di uno scanner laser e di un braccio robotico. Quando entra in una stanza, il robot scansiona le pareti, il suo sensore valuta quelle non ancora intonacate e poi si mette al lavoro. Non fa pausa né per il caffè né per il pranzo, non si lamenta per la ripetitività del lavoro e non corre rischi per la sua incolumità…

Però qui torniamo alla vita reale di oggi con le sue esigenze pratiche non soddisfatte, per il momento, dai ROBOT e quindi non possiamo che elogiare per l’ennesima volta la bellezza e l’utilità del saper fare, del sapere com’è fatto, tipici del fardasé: una competenza che dà indipendenza, genera l’ammirazione di chi non sa fare e gratifica.

Lampade ikea con il colapasta

La trasformazione di uno scolapasta da cucina Ikea che diventa abat-jour o lampadario

Anziché comprare lampade ikea già pronte, vi proponiamo di modificare uno strumento da cucina: lo scolapasta!
Vi proponiamo due versioni di lampade ottenute dal medesimo accessorio, un’abat-jour e un lampadario.
Lo scolapasta va privato dei manici che ne impedirebbero un corretto appoggio e va dotato di sei  punti luce. Per una maggiore sicurezza utilizziamo faretti che emanino poco calore come gli Inreda Ikea che utilizzano lampadine a LED. In alternativa scegliamo comunque faretti a bassa tensione.

Lampade ikea
Per la costruzione servono: uno scolapasta di tipo smaltato (Gemak Ikea, euro 9,99) o in acciaio inossidabile; 6 faretti con trasformatore; nastro biadesivo Millechiodi; feltrini autoadesivi.

LAMPADA DA APPOGGIO

I faretti vengono applicati sulla superficie esterna del portalampada tramite alcuni pezzetti di nastro biadesivo Millechiodi, facendo passare i loro cavetti di alimentazione nei fori dello scolapasta in modo da raggrupparli al suo interno.
I cavetti vanno quindi inseriti nella morsettiera del trasformatore. Questo va fissato sul fondo con un paio di pezzetti di filo di ferro plastificato bianco legato attraverso i fori dello scolapasta.
La lampada è pronta per essere poggiata su un piano (il posto ideale è ovviamente la cucina) e diffondere la sua luce… culinaria.

Lampade ikea

Lo scolapasta dev’essere liberato dalle impugnature per potelo capovolgere e poggiare al piano, senza ostacoli.

Sul retro dei faretti applichiamo alcuni pezzetti di nastro biadesivo che serve per il fissaggio degli stessi.

Facciamo passare i cavi di alimentazione attraverso i fori dello scolapasta e applichiamo i faretti sulla sua superficie esterna, premendo bene per far aderire il nastro biadesivo.

Tutti i cavetti provenienti dai faretti vanno collegati alla morsettiera del trasformatore.

Dopo aver inserito il trasformatore all’interno dello scolapasta ed averlo fissato con una legatura di filo plastificato bianco, applichiamo tre feltrini autoadesivi lungo il bordo in modo da non segnare il piano d’appoggio.

Lampade ikea già pronte? No un LAMPADARIO SOSPESO con il colapasta!

Lo scolapasta arricchito con i faretti, può anche diventare un interessante lampadario da sospendere al soffitto. La costruzione della parte illuminante è identica a quella esaminata nelle pagine precedenti, ma bisogna provvedere alla realizzazione degli elementi di sospensione.
Si tratta di tagliare quattro catenelle in uguale lunghezza e collegarle allo scolapasta con quattro anelli metallici. Ideali sono quelli utilizzati per le chiavi di casa.
Le catenelle vanno collegate all’estremità opposta e sospese al gancio a soffitto per mezzo di un altro anello metallico.
Il cavo di alimentazione, collegato a quello che fuoriesce dal soffitto, va dotato di una presa volante da collegare alla spina del trasformatore.
Il cavo che scende si fissa ad una delle catenelle con alcune fascette di plastica.

Per trasformare lo scolapasta in lampadario ci servono, oltre ai materiali da utilizzare per l’abat-jour, alcune fascette in plastica, catenelle metalliche, anelli portachiavi, filo elettrico.

Gli anelli portachiavi si inseriscono nei fori presenti vicino al bordo dello scolapasta.

Agli anelli colleghiamo quattro catenelle  da riunire alle estremità opposte e sospendere al soffitto.

Schiaccianoci fai da te

Un accessorio che si può realizzare con un paio d’ore di lavoro e ci evita di pizzicare le dita o stressare il palmo della mano come può accadere con quelli tradizionali

Costruire uno schiaccianoci fai da te è un ottimo metodo per cimentarsi in costruzioni basilari per famigliarizzare con il legno e gli utensili. Dall’autunno inoltrato e per tutto l’inverno, specialmente nel periodo delle feste natalizie, è consuetudine concludere il pasto con la frutta secca: le noci, in particolare, sono tra i frutti più apprezzati, ma bisogna guadagnarsi il gheriglio frantumando il legnoso e resistente guscio. Lo schiaccianoci a pinza non è piacevole da usare: mentre una mano preme le impugnature, l’altra deve chiudersi attorno alle ganasce per impedire la proiezione di frammenti di guscio ed è facile pizzicarsi le dita. In più le noci sono come le ciliegie: se si incomincia si va avanti per un bel po’. Questo schiaccianoci fai da te rende meno rischiosa e stancante questa operazione: può essere usato anche per nocciole o mandorle e può essere appeso in un angolo della cucina o della taverna. Ci vuole un legno bello e robusto, che possa essere lasciato al grezzo senza ulteriori finiture in quanto va a contatto con alimenti: per proteggerlo è sufficiente massaggiarlo periodicamente con un po’ di olio di oliva, in modo che possa mantenere il suo aspetto naturale.

Cosa serve per costruire uno schiaccianoci fai da te:

  • Tavolette di rovere: 2 pezzi 14x80x280 mm e 4 pezzi 14x60x150 mm
  • Tondino di faggio: 1 pezzo Ø 20×155 mm.
  • Accessori: una striscia di cuoio, ricavabile da una vecchia cinghia, 490×30 mm;
  • 4 viti ottonate a testa svasata Ø 3,5×30 mm;
  • 4 feltrini;
  • colla vinilica

Schiaccianoci fai da te – Il progetto

Schiaccianoci fai da te

Schiaccianoci fai da te passo-passo

 

i posiziona la noce nell’incavo che ne impedisce lo scivolamento.

Si appoggia la parte superiore dello schiaccianoci sul frutto e si abbassa l’impugnatura senza premere, per poter stabilizzare la noce tra gli incavi. A questo punto basta una leggera pressione sull’impugnatura e il guscio si rompe.

L’impugnatura va risollevata non appena il guscio si frantuma, per non ridurre in pezzi anche il gheriglio.

La striscia di cuoio ripiegata sotto la base riduce la superficie di contatto dello schiaccianoci al piano di appoggio: possiamo rimediare applicando 4 feltrini di uguale spessore negli angoli della base.

Tavolette incollate e “cerniera” di cuoio

er ottenere dalle tavolette un unico pezzo in cui inserire l’impugnatura dobbiamo sovrapporne 4, unendole previa stesura di un cordone di colla vinilica sulle superfici di contatto. Accoppiandone due più lunghe ricaviamo la base.

Manteniamo le tavolette ben allineate e serriamole tra morsetti, interponendo due tavolette di scarto che abbiano dimensioni un poco superiori; lasciamo in morsa per 24 ore.

A presa della colla avvenuta possiamo livellare i blocchetti ottenuti su tutte le facce: se disponiamo di una levigatrice a nastro possiamo utilizzarla capovolta e guidare il pezzo sull’abrasivo in avanzamento, altrimenti dobbiamo metterlo in morsa, tra due superfici di materiale morbido, e utilizzare una levigatrice orbitale.

A una delle estremità, di testa, individuiamo il centro e pratichiamo con una punta Forstner un foro Ø 20×20-25 mm in cui inserire il tondino di legno che costituisce l’impugnatura.

All’altra estremità, su due lati contrapposti, tracciamo un quarto di cerchio il cui raggio corrisponda all’altezza del blocchetto; asportiamo la maggior quantità di legno in eccesso con il seghetto alternativo, sempre con il pezzo bloccato in morsa, e regolarizziamo la curva con la levigatrice.

Con un’altra punta Forstner, questa volta Ø 35 mm, realizziamo due cave esattamente corrispondenti sul blocchetto e sulla base, in modo che quella del blocchetto si trovi il più possibile in prossimità dell’impugnatura. Affondiamo in entrambi i pezzi per circa 8-10 mm. Terminata questa operazione, possiamo inserire il tondino nella sua sede, dopo aver spalmato la colla vinilica sulla porzione che affonda nel blocchetto.

Sovrapponiamo i due pezzi e valutiamo la lunghezza della striscia di cuoio; centriamola sui pezzi e marchiamo i punti in cui vanno inserite le viti, quindi pratichiamo i fori necessari con una pinza fustellatrice.

Stendiamo un filo di colla vinilica al centro della striscia, sulla faccia inferiore, e riposizioniamola al suo posto.

Inseriamo le viti mantenendola centrata e tesa, poi mettiamo il tutto sotto pesi fino ad asciugatura della colla.