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FUGAPROOF e FUGANET di FILA Solutions: per la detersione e la protezione delle fughe

Affinché la fuga rimanga bella come il primo giorno è necessario proteggerla. Le fughe sono parte integrante di una superficie piastrellata: anche da loro dipende il valore estetico di una superficie. Fughe sporche rovinano la bellezza dell’intero pavimento o rivestimento e allo stesso tempo rappresentano un problema per la salute. L’acqua di lavaggio, lo sporco organico, i residui di sapone penetrano nella fuga diventando un habitat ideale per germi e batteri. Per questo si consiglia sempre di effettuare una protezione antimacchia e una manutenzione periodica costante.

FILA Solutions propone un prodotto protettivo antimacchia per le fughe cementizie. Necessario per impedire l’assorbimento delle macchie, facilita la rimozione dello sporco e mantiene le fughe come nuove per anni. E’ ideale anche per i mosaici. Pronto all’uso e facile da applicare, FUGAPROOF oltre a non colorare la fuga è inodore e asciuga molto rapidamente. E’ un prodotto ecologico, a base di acqua e con bassissime emissioni di VOC.

FUGANETinvece, è il detergente specifico per la pulizia di fondo delle fughe di pavimenti e rivestimenti ceramici: monocottura, bicottura, gres porcellanato con la sola esclusione dei tipi assorbenti trattati a cera. Facile da usare, è un prodotto biodegradabile che non aggredisce né intacca la piastrella. Non contiene acidi né ipoclorito di sodio ed è di facile uso.

WD-40 Multifunzione… anche con i rubinetti!

Fra i mille casi in cui WD-40 si rivela prezioso, annoveriamo pure la manutenzione del rubinetto monocomando

I rubinetti sono vittime della durezza dell’acqua, che si manifesta con la formazione del calcare, ma anche dell’essiccazione dei detergenti che, sciacquando, vanno via facilmente dalle superfici, mentre si annidano in numerosi anfratti. Incrostazioni di vario tipo concorrono nel diminuire l’efficienza del rubinetto: il rompigetto, dove l’acqua ristagna, tende a intasarsi, mentre altre forti incrostazioni si formano dove si avvita alla canna del rubinetto; peggio ancora avviene nella parte coperta dal movimento del comando, dove le incrostazioni incidono drasticamente sulla scorrevolezza di azione, rendendo poco fluido il movimento della leva.

Interveniamo sul rompigetto e sul meccanismo della cartuccia, smontando entrambi per un efficace trattamento con un prodotto in grado di rimuovere gli accumuli e le incrostazioni. Abbiamo utilizzato WD-40 Multifunzione consapevoli dell’elevata penetrazione nelle microporosità delle superfici metalliche, della gomma e delle plastiche. La lubrificazione in profondità agevola il distacco delle concrezioni solide senza necessità di uso di strumenti meccanici: dopo qualche minuto, basta un panno in microfibra per togliere gli accumuli, lasciando le superfici lubrificate, splendenti e funzionali.

Forte azione per pulire e lubrificare

Il rompigetto si svita con le pinze a pappagallo, mettendogli attorno due giri di carta per non rovinarlo. Messo in una tazza, si spruzza abbondantemente WD-40 Multifunzione.

Svitato il grano con impronta esagonale, la leva del comando si toglie, si svita il collare cromato e si accede al vano della cartuccia: per togliere anche questa si svita la piastrina che la blocca.

Su tutte le parti si spruzza WD-40 e si lascia agire per qualche minuto.

Cucina, il progetto più complesso della casa

Tratto da “Rifare Casa n.78 – Novembre/Dicembre 2021″

Autore: Nicla de Carolis

Infatti la tecnologia e i nuovi elettrodomestici per questo ambiente sono tanti e, dovendo rifare la cucina, è bene tener presente di tutte queste possibilità perché possono rivelarsi davvero utili, con l’evoluzione delle abitudini dettate anche dall’esigenza improrogabile di adottare comportamenti più green, ovvero più sostenibili, in grado di farci inquinare e consumare meno. Esempi lampanti sono due: il sistema di filtrazione dell’acqua, con macchina sotto il lavello, e sostituzione del rubinetto dal quale esce acqua filtrata, gassata o naturale, che consente di eliminare le bottiglie di plastica, la loro produzione e così pure quelle in vetro, anch’esse colpevoli per via delle importanti emissioni di anidride carbonica derivanti dal loro trasporto. L’altro sistema assai utile, soprattutto se si vive in città e si fa grande uso della cucina, è il tritarifiuti per scarti organici, quelli della frutta, della verdura, della carne, del pesce, dei gusci delle uova ecc, tutti scarti che dovrebbero andare nell’odiosissimo bidoncino dell’umido, difficile da gestire e portatore di cattivi odori e di insetti; così triturati questi rifiuti scorrono via insieme all’acqua nello scarico del lavello. Ma poi ci sono gli elettrodomestici che consumano meno energia, il forno che si accende con lo smartphone prima di arrivare a casa, il frigo con telecamere interne che si fa “controllare” mentre siamo al supermercato a fare la spesa, la cappa aspirante che non è più una cappa ma una fessura sul piano cottura che meravigliosamente aspira gli odori prima che si diffondano ovunque. Certo le innovazioni più utili non finiscono qui e da pagina 32 potrete vederne un’ampia selezione che si fa apprezzare per funzionalità, ma anche per estetica: l’ambiente cucina con queste dotazioni assume l’aspetto di un accogliente laboratorio ipertecnologico. Ma tutte queste nuove macchine hanno bisogno di impianti (elettrico e idraulico) ben progettati, nulla può essere lasciato al caso: non ci si potrà accorgere, a cantiere ultimato, che manca una presa di corrente nascosta nel posto giusto o l’arrivo dell’acqua anche dietro al frigo se questo ha un dispenser per il filtraggio. Fortunatamente la maggior parte dei negozi che vendono cucine oggi sono attrezzati per fornire ai clienti disegni dettagliatissimi con tutte le misure per il lavoro dell’idraulico e dell’elettricista, ma nel caso non vi fosse fornito, potrete sicuramente pretenderlo e, dopo aver letto il dossier di questo numero, avrete le idee chiare su cosa chiedere e sul quel che c’è dietro a una cucina ben progettata.

Safe Diamond Box di Montolit | Diamanti ben protetti

Safe Diamond Box è una borsa morbida atta a custodire, ben ordinati, gli accessori più preziosi della nostra dotazione

Frese e dischi diamantati, ancor più se di qualità elevata, rappresentano un piccolo tesoro ed è necessario preservarne le caratteristiche, quanto meglio possibile. Se per la custodia si può improvvisare qualche sistema, per il trasporto è più difficile riuscire a mantenere ordine e distanziamento fra i singoli pezzi, soprattutto se la dotazione è ricca. Il Safe Diamond Box di Montolit è progettato proprio per fornire una soluzione efficace per lo storaggio e, all’occasione, il trasporto dei preziosissimi e costosi accessori diamantati.

La valigetta è di tipo morbido; le pareti in robusto tessuto sintetico, hanno all’interno uno strato semirigido protettivo che attutisce l’impatto dei colpi che accadono frequentemente portando le attrezzature sul luogo di lavoro. All’interno vi è una vasca di schiuma rigida e compatta per alloggiare 23 frese a tazza di vari diametri, mentre nel coperchio sono cucite 5 tasche per dischi, di cui 3 a doppia postazione, tutte con pareti protettive. Due lacci con velcro impediscono la fuoriuscita dei dischi, nel caso in cui, inavvertitamente, si ribalti verso il basso il coperchio con chiusura a cerniera.

La valigetta può anche essere portata a tracolla (in dotazione).
I fori nella vasca di schiuma per alloggiare le frese sono tutti profondi 85 mm.

Bosch Atino | Decorare le pareti con una semplicità mai vista prima!

Atino è uno strumento unico, versatile e semplice da utilizzare: allineamento e misurazione in totale autonomia, senza bisogno di aiuto

Non si finisce mai di arredare la propria casa; l’attività praticata in modo più frequente è il fissaggio di oggetti alle pareti. Si tratta di un’operazione concettualmente facile, ma nel momento in cui subentra l’allineamento con altri complementi, oppure gli oggetti da applicare sono molteplici e vanno opportunamente distanziati, la faccenda diventa più complicata. In questi casi è necessario essere molto precisi, quindi si ricorre a misure ripetute. Quando si hanno più di due elementi a cui fare riferimento, i controlli possono essere di vario tipo (allineamento orizzontale, perpendicolare, uguale distanziamento), per nulla agevoli da effettuare senza un collaboratore. Bosch Atino nasce proprio per far fronte a situazioni come quella appena descritta.

È uno strumento che grazie alle moderne tecnologie permette di individuare l’orizzontalità, la verticalità ed emette un raggio laser di riferimento; possiede inoltre un sistema convenzionale accessibile a tutti, come il metro a nastro, integrato nello strumento stesso. La livella laser con metro integrato si allinea alla parete in modo semplice e risulta essere molto stabile; in questo modo permette di allineare il raggio orizzontalmente o verticalmente e, allo stesso tempo, misurare in totale autonomia, senza il bisogno di alcun aiuto. È ideale per appendere quadri, oggetti decorativi, ripiani di scaffali, specchi, appendiabiti, complementi d’arredo del bagno ecc.

Precisione orizzontale e verticale

Atino viene fissato alla parete nella posizione di riferimento, ovvero con il centro nel punto di partenza da cui dipendono i fissaggi da eseguire. Dopo aver acceso Atino, è necessario far ruotare la ghiera esterna: due led circolari si illuminano di rosso, poi di arancio, fino a quando non si verifica un allineamento orizzontale o verticale, in tal caso passano al verde. Estendendo il metro flessibile, è così possibile prendere le misure in modo corretto lungo la linea laser emessa.

Doppio sistema di aggancio

La dotazione di Atino comprende due piastre che si alternano per il fissaggio a parete del misuratore, una calotta protettiva per cuscinetto in gel e una batteria AA per avere subito operativo lo strumento.

Atino possiede due piastre che si uniscono al corpo macchina con un serraggio a baionetta, delle quali una utilizza un cuscinetto in gel, in grado di aderire alle superfici lisce, mentre l’altra possiede due ali di estensione laterale con fori che permettono di applicare due puntine: in questo modo si adatta facilmente alle superfici ruvide e materiche, con tappezzeria o in legno.

 
 
 
 
 
 
  • Estensione del metro sino a 1500 mm
  • Segnalazione led di allineamento a 0°/90°/180°/270°
  • Raggio d’azione laser sino a 1700 mm
  • Gel Pad rigenerabile semplicemente lavandolo
  • Prodotto coperto da 3 anni di garanzia
 
 
 

Atino ha un prezzo consigliato al pubblico di euro 49,95.

Einhell TE-HD 18 Li | Tassellatore molto versatile

Einhell TE-HD 18 Li è una macchina potente che affronta senza esitazioni lunghe sessioni di foratura nei materiali edili, ma si presta anche al montaggio dei bit di avvitatura e non solo

Il tassellatore è un trapano speciale, essendo strutturato per svolgere al meglio il lavoro della foratura nei materiali edili. Per questo motivo, deve avere un apparato percussivo molto efficiente e un mandrino con attacco SDS Plus, ideale per consentire la massima sinergia con la relativa punta per forare. Il tassellatore Einhell TE-HD 18 Li, alimentato dalle batterie al litio 18 V della famiglia Power X-Change, ha requisiti da macchina professionale per quel che riguarda tutti gli ambiti della foratura e della tassellatura, tuttavia si presenta come uno strumento molto versatile e semplice da utilizzare.

Al contrario dei tassellatori di vecchia generazione, infatti, risulta estremamente compatto e leggero, ma per i lavori più gravosi si fregia di una doppia impugnatura che permette di tenerlo molto saldamente con due mani, mentre per i lavori leggeri è assolutamente comodo da usare con una sola mano. La maneggevolezza è tale da aver convinto la casa madre a dotare il tassellatore di un adattatore per bit, che consente di utilizzarlo come avvita/svita, montando i comuni bit di avvitatura che tutti abbiamo nel nostro corredo. Il tassellatore Einhell TE-HD 18 Li, in versione Solo, ha un prezzo consigliato di euro 79,95.

È innegabile il vantaggio offerto dall’utilizzo di una gamma di utensili alimentati tutti da una stessa famiglia di batterie: basta un caricabatterie e un paio batterie, per affrontare qualsiasi progetto. Se poi di batterie se ne possiedono 3 o 4 si riesce a lavorare in modo continuativo in contemporanea e con diversi elettroutensili.

Adattatori, comandi e batteria

  • Innestare/rimuovere la punta

    Il mandrino classico dei tassellatori è con sistema SDS, in questo caso Plus. Per innestare e rimuovere la punta, si tira in dietro la ghiera attorno al mandrino: in questo modo si allargano le ganasce che poi agguantano il codolo mediante gli incastri che presenta.

  • Possibilità di usare i bit con il trapano

    Applicando l’adattatore SDS Plus/attacco bit, dato in dotazione, si possono usare con il trapano tutti i bit che si hanno a disposizione.

  • Applicare i bit

    I bit si inseriscono in modo diretto nella cava esagonale; sul fondo vi è una calamita che trattiene l’accessorio, impedendone la fuoriuscita quando si inclina il trapano verso il basso.

  • Tante punte a disposizione

    Si montano ovviamente anche tutte le punte per legno, ferro, muratura che hanno codolo con impronta esagonale tipica dei bit, incluse le mecchie e altri accessori speciali.

  • Impostare il senso di rotazione

    Per l’utilizzo come avvita-svita vi è un selettore, vicino al pulsante d’accensione, con cui si imposta il senso di rotazione del mandrino.

  • Attivare/disattivare la funzione di percussione

    Una grossa manopola con pulsante di sicurezza è assegnata all’attivazione o meno della funzione di percussione.

  • Indicazione dello stato di carica della batteria

    La batteria ha l’ormai noto sistema di indicazione dello stato di carica mediante tre led, che si attiva premendo il pulsante al loro fianco. Alla base dell’impugnatura, invece, vi è un led bianco con il compito di illuminare l’area di lavoro.

Minicompressore a batteria Bosch EasyPump | Gonfia tutto dappertutto!

EasyPump è utilissimo in tutte le situazioni, permette di gonfiare ovunque pneumatici di auto e moto, ruote di monopattini e biciclette, anche da corsa, palloni e molto altro! Ha una batteria ricaricabile ovunque, anche in viaggio, tramite il cavetto USB

Un piccolo utensile dalle grandi prestazioni per portare alla pressione corretta qualsiasi tipo di pneumatico di automobili, moto, bici, monopattini, ma anche per gonfiare palloni e piccoli articoli per sport acquatici: EasyPump è il mini compressore Bosch adatto a qualsiasi applicazione fino a 10,3 bar, pratico e facile da utilizzare. Ciò che lo rende prezioso sono l’alimentazione a batteria, la compattezza e la leggerezza, che consentono di utilizzarlo ovunque; a questo si aggiunge la comoda ricarica tramite USB-C™. L’utilizzo di EasyPump è immediato: si collega il tubo flessibile alla valvola, si preme l’avvio e l’apparecchio produce tutta l’aria compressa che serve per il gonfiaggio.

Sul display è possibile visualizzare il valore della pressione in tempo reale; inoltre ha la funzione di preselezione della pressione che permette un gonfiaggio pratico e preciso: il display mostra sempre il valore corrente e quello di riferimento. Il tubo flessibile è rivestito in tessuto ed è dotato di un raccordo metallico filettato abbastanza piccolo da raggiungere anche le valvole in spazi ristretti. Il tubo, lungo 24 cm, è innestabile e si può ruotare di 360°.

Adattatori, comandi e batteria

Il vano accessori di gonfiaggio è incorporato nell’impugnatura dell’attrezzo: è sufficiente far scorrere il coperchio mobile per prelevare l’accessorio necessario.
Sopra il tubo rotabile è presente una lampada LED integrata che proietta un fascio di luce molto intenso.
Garantisce un’elevata precisione di gonfiaggio: una volta impostata la pressione desiderata, si spegne automaticamente quando viene raggiunta.

Caratteristiche tecniche

 
 
 

EasyPump: batteria (integrata) da 3,6V/3 Ah, pressione max 10,3 bar, volume aria 10,6 l/m, funzione pre-set, led, caricabatteria USB-C.
Accessori in dotazione: attacco per pneumatici, ago a spillo, adattatore per biciclette, adattatore conico per gonfiabili, cavo USB-C, sacchetto in tessuto.
Prezzo: 69,95 euro

Comfort e giochi per gli amici a quattro zampe

Cani e gatti fanno parte della famiglia, anche a loro è giusto concedere qualche comodità in più per ricambiarli dell’affetto che ci manifestano

Se vogliamo bene a qualcuno, ci fa piacere ogni tanto fargli un regalo o una sorpresa e ci sentiamo ricambiati dal loro apprezzamento: vale per le persone, ma anche per i nostri amici animali, ai quali è giusto rendere la vita più piacevole e piena con piccole comodità e giochi stimolanti.

Per esempio, quella di rialzare le ciotole del cibo e dell’acqua inserendole in due seggioline di altezza opportuna evita al cane di chinarsi; con una decorazione appropriata e sobria, le due sedie, pitturate di bianco per essere meno invadenti, diventano un simpatico complemento d’arredo. Questo ci evita di dover collocare le ciotole in una zona marginale e nascosta.

Allo stesso modo, una zona per il riposo che sia confortevole e commisurata alla taglia dell’animale, ma un po’ fuori dagli schemi delle classiche cucce, risulta per lui piacevole da usare e per noi da vedere. Anche i giochi sono importanti, specialmente se alla fine c’è un premio: in alcuni momenti della giornata possiamo nascondere un biscotto all’interno di un cassettino colorato in modo che, per guadagnarselo, debba compiere qualche semplice azione come quella di infilare il muso nell’impugnatura di corda per aprirlo e poi richiuderlo.

Cibo e acqua a portata di muso

Servono una coppia di seggioline di legno con la seduta piana, due ciotole con bordo risvoltato all’esterno, seghetto universale Bosch PST 10,8 Li, un foglio di carta adesiva, matita, cutter, pennello piatto e pennello a punta fine, smalto acrilico bianco e nero.

Tracciamo al centro della seduta un cerchio che abbia il diametro della ciotola misurato all’interno del bordo; apriamo un foro al margine interno della circonferenza per far entrare la lama del seghetto e tagliamo il disco seguendo la tracciatura. Inseriamo la ciotola nella sede ottenuta.

Cerchiamo su internet la sagoma di un osso, stampiamola ingrandita su un foglio di carta adesiva e ritagliamola, ottenendo uno stencil.

Stacchiamo la pellicola protettiva e posizioniamo il foglio di carta adesiva al centro della spalliera; facciamolo aderire senza formare pieghe, soprattutto attorno all’apertura a forma di osso.

Con un colore acrilico nero e pennello piatto riempiamo per bene la sagoma; stacchiamo il foglio prima che il colore asciughi, possiamo riutilizzarlo per la spalliera dell’altra sedia. A colore asciutto, con un pennello a punta fine, scriviamo all’interno degli ossi le scritte che distinguono le due ciotole per il cibo e per l’acqua.

Cassetto portadolci fai da te

Con multistrato di betulla da 12 mm costruiamo un cassetto che misuri in pianta 250×180 mm, alto 100 mm e una scatola in cui racchiuderlo; per unire i pezzi possiamo utilizzare colla a caldo, spine di legno o semplici viti. Nel cassetto possiamo nascondere di tanto in tanto un biscotto come premio.

Tempo richiesto: 1 ora

  1. Unire i pezzi che formano il cassetto

    Tagliati i pezzi necessari (10 in tutto), iniziamo la costruzione del cassetto: per unirli possiamo stendere sui bordi un filo di colla a caldo con la pistola Dremel 930.

  2. Pareggiare le giunzioni e smussare gli spigoli

    La colla fa presa rapidamente, perciò, completato l’assemblaggio, possiamo pareggiare le giunzioni e smussare gli spigoli con un piccolo tamburo abrasivo montato sul multiutensile Dremel 3000.

  3. Segnare i punti dove si fisserà la corda

    Segniamo sul frontale del cassetto i punti in cui inserire la corda che fa da maniglia.

  4. Fissare la corda

    Facciamo due nodi ai capi di un pezzo di corda lungo 250 mm e fissiamoli con due viti.

  5. Tagliare le parti eccedenti delle viti

    Con il multiutensile tagliamo a filo le punte delle viti che sporgono all’interno.

  6. Rifinire il cassetto

    Coloriamo a piacere con smalto acrilico.

Cyclette pieghevole fai da te

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Una costruzione all’insegna della robustezza, dell’utilizzabilità e del risparmio, rinforzata quindi nei punti sensibili, fatta di tubi e profilati inox, è costata in tutto meno di 5 euro

Certo, per costruire la cyclette pieghevole, profilati e tubolare inox bisogna averli avanzati da altri lavori, perché è sicuramente più difficile trovarlo di scarto dai fabbri, anche se non impossibile; tutto il resto deriva dal recupero di parti da una vecchia bici demolita, tranne il ciclocomputer, nuovo, acquistato per 4,90 euro in un grande magazzino. Quello su cui non si può andare al risparmio è nella progettazione e nella precisione del lavoro: l’esecuzione dei tagli prima e delle saldature poi deve essere fatta a regola d’arte. Solo così si può ottenere un attrezzo robusto, ben fatto e utilizzabile senza sforzo inutile (tutta la fatica profusa sarà interamente voluta). Il telaio è in tubolare inox spesso 1,5 mm a sezione quadrata, 20×20 mm. Due traverse fanno da piede ad altri due tubi che si incrociano articolandosi con un robusto perno con manopola di serraggio. I tubi terminano saldati, uno con il cannotto dello sterzo recuperato dalla bici, l’altro con il cannotto della sella. Il sistema di “faticamento” della pedalata è affidato a un volano fatto con la flangia idraulica e protetto con un carter di lamiera inox.

Cyclette pieghevole fai da te – I componenti smontati

Come si nota dalla fotografia la cyclette pieghevole è formata da pochi pezzi, indice di una progettazione meticolosa ed efficace. La progettazione non si limita al seppure fondamentale disegno delle parti, ma coinvolge anche il senso del loro congiungimento, sino allo studio delle posizioni dei rinforzi e delle saldature, in modo da attribuire loro la massima efficacia. Questo si traduce in un grande contenimento dei pesi, perché è possibile contenere le sezioni e gli spessori del metallo, ottenendo che i componenti montati siano caratterizzati da un’uguale sopportazione alle torsioni e alle sollecitazioni. La cyclette pieghevole è stata testata da una persona di 130 kg (non quella in foto!) che ha pedalato senza sosta per mezz’ora: non si è notato il minimo segno di flessione e cedevolezza (della bici).

Cyclette pieghevole fai da te – Disegni tecnici

Legenda:

  1. manubrio
  2. sella
  3. tubo quadro inox
  4. tubo quadro inox
  5. piatto inox
  6. angolare inox
  7. sede e tubo sella
  8. tubo mozzo pedali
  9. perno pedali
  10. rondelle di chiusura
  11. cuscinetti
  12. leva con pedale dx
  13. leva con pedale sx
  14. flangia da tubazioni
  15. supporto freno
  16. dado inox M8
  17. manopola con perno
  18. molla filo Ø 2 mm
  19. pattino freno bici
  20. dado M6
  21. bullone M12x65
  22. carter
  23. ciclocomputer
  24. sensori
  25. viti a brugola M6x15
  26. spine elastiche
  27. tappi gomma
  28. piedini gomma

Un punto nevralgico per la robustezza della costruzione è l’incernieramento mobile dei due tubolari portanti. Per impedire ogni possibilità di flessione col peso di una persona, si saldano due rinforzi di piatto inox, sopra e sotto, in tutti e due.

Il cilindro, che contiene il mozzo dei pedali, è saldato al montante del manubrio, più in basso possibile. In prossimità di questo, una staffa a L sostiene la manopola che regola la pressione del tacchetto sul volano.

L’ingombro del mozzo dei pedali è minimo e la cyclette si chiude quasi del tutto su se stessa.

I sensori del ciclocomputer sono collocati in prossimità del volano.

Costruire una cucina da esterno in legno d’abete

Un gradevole padiglione che, accanto al barbecue, grande o piccolo che sia, permette di imbandire la tavola senza dover andare avanti e indietro dalla cucina di casa

Costruire una cucina da esterno! Nulla di meglio quando fa bel tempo di un’allegra grigliata, in compagnia di amici e parenti, ma se a costine, puntine, salsiccie, wurstel, sgombri, gamberoni e via sfrigolando vogliamo aggiungere una fumante pastasciutta o una fresca insalata ci tocca preparare l’occorrente nella cucina di casa che magari non è proprio a due passi.  Ecco come eliminare questo fastidio con una spesa relativa ed un paio di giorni di lavoro.

costruire una cucina da esterno
Costruire una cucina da esterno offre abbondante spazio per preparare, accanto alla griglia ed al tavolo, ogni tipo di pranzo. Finita la festa, un telo impermeabile agganciato alla struttura protegge il piano di lavoro.

Costruire una cucina da esterno

Il padiglione è tutto costruito in legno e attrezzato con un lavello per pulire le verdure e lavare i piatti e con un fornello elettrico o a GPL. Un sottopiano ed un paio di ripiani ci permettono di tenere in ordine ed a portata di mano tutto quanto ci può servire per preparare i pasti.

Un telo impermeabile protegge dalla pioggia e dai ricordini di topi ed uccelli il piano di lavoro quando non lo usiamo. Quello qui illustrato è sistemato su una pavimentazione, ma nulla vieta di metterlo sul prato con l’avvertenza di difenderne i piedi poggiandoli su mattoni o piastrelle e non direttamente sul terreno.

Le pareti in grigliato non ostacolano il passaggio del vento per cui è ridotto al minimo il pericolo che una raffica lo rovesci (in zone molto ventose, comunque, è meglio ancorarlo al suolo o ad alberi).

Il rubinetto è alimentato dalla canna da innaffio, tramite un normale attacco. Per lo scarico, se non ci si può collegare alle fognature, l’acqua di lavaggio di verdure e simili può tranquillamente andare nell’orto o in giardino; quella di rigovernatura è meglio che sia raccolta in un bidone e poi scaricata nel WC.  Ok, ora però è giunta l’ora di capire come costruire una cucina da esterno.

Cosa serve per costruire una cucina da esterno

costruire una cucina da esterno

  • Pino o abete impregnati o da proteggere con impregnanti prima di verniciarli. (Misure in mm)
  • Sezione 45×95: 2 montanti A da 2000; 2 montanti B da 1820; 3 montanti C da 1800; 1 traversa centrale D da 982.
  • Sezione 24×95: 2 longheroni E da 2019; 4 fascioni F da 1881; 2 testate G da 1028; 2 testate H da 540; 2 testate J da 452.
  • Sezione 19×95: 18 pezzi K da 500.
  • Sezione 45×45: 8 pezzi L da 798.
  • Sezione 19×45: 8 montanti M da 1420;
  • Elementi griglia (16 N da 1119; 16 O da 1096; 16 P da 850; 16 Q da 581; 16 R da 313);
  • 1 reggipiano S da 1881.
  • Sezione 8×27: 2 reggitelo T da 1881.
  • Mezzotondo Ø circa 30: due fermatelo U da 1881.
  • Lamellare di legno duro da 28 mm: 1 piano V 1881×620.
  • Lamellare di legno duro da 21 mm: 2 ripiani X da 1881.
  • 10 listoni a battuta Y da 2100.
  • Un telo impermeabile Z di circa 1000×1881.
  • Lavello con rubinetto e piletta di scarico;
  • tubo di scarico Ø 38 mm;
  • raccordi a scatto maschio e femmina;
  • tubo da innaffio;
  • Viti Ø 3,5×16, 4×35, 4×40, 4×50, 5×60, 5×90 e 5×100;
  • gruppini 2,5×55 e 1,6×35;
  • 2 piastrine ad L;
  • cordone elastico;
  • 3 ganci a vite;
  • 2 velette a vite;
  • colla;
  • impregnante protettivo;
  • smalto di finitura

Costruire una cucina da esterno con pareti in grigliato

I quattro telai sono identici: una cornice rettangolare coi lati lunghi (M) di tavole sez. 19×45 mm e quelli corti (L) sez. 45×45 mm, che ospita la trama di tavolette inclinate a 45°.

Per permettere la costruzione anche ai meno esperti, tutte le unioni sono realizzate avvitando fra loro pezzi semplicemente accostati. I più bravi e meglio attrezzati sapranno come ottenere una maggior solidità con l’uso degli incastri volta per volta opportuni.

Tutti gli elementi della nostra cucina vanno rifiniti (levigatura, protezione e verniciatura o smaltatura) prima del montaggio. Costruite le quattro cornici le blocchiamo ben in squadra su un piano di lavoro e cominciamo la “grigliatura” incastrandovi le quattro tavolette più lunghe.

Le blocchiamo con viti 4×40 mm o con spine Ø 8×40 mm attraverso i lati lunghi della cornice. La testa (affogata sotto filo piano) delle viti o delle spine va poi stuccata e riverniciata.

Così fissate saldamente alla cornice le prime quattro tavolette, le altre vengono montate inchiodandovele con gruppini. Se i pezzi sono stati tagliati esattamente a misura e se la cornice è veramente a squadra, il lavoro va avanti da solo.

Inseriamo il grigliato fra i montanti col lato inferiore a 190 mm (si vede il distanziale) dai piedi, blocchiamolo in posizione con quattro morsetti e fissiamolo con viti, spine o tasselli piatti. Qui si vede anche il taglio obliquo da impartire alle pareti per dare la giusta inclinazione al tetto.

Bloccando assieme con morsetti il fondo e le pareti, uniamo i pannelli con viti 5×60 mm, curandone la perfetta squadratura.

Il robusto sottopiano

Montate le tre pareti cominciamo ad irrigidirle inserendovi il sottopiano, formato da quattro tavole poste di coltello coperte da un tetto di tavole distanziate di 10 mm l’una dall’altra, semplicemente inchiodate con gruppini da 35 mm.

Aperta nel piano di lavoro la finestra per il lavello, poggiamolo sul sottopiano per individuare la posizione dello scarico da aprire con l’alternativo o con una sega a tazza.

Poggiamo il sottopiano su quattro distanziali e fissiamolo alle pareti ed al fondo con viti Ø 4×40 mm.

Tetto con tavolo sovrapposte

Completiamo la squadratura della cucina avvitando ai montanti le testate G, i longheroni E e la traversa D. Sapendo e potendo conviene farlo in uno scarico aperto nella sommità dei montanti con la traversa incastrata fra i longheroni a con incastro a tenone e mortasa.

Completiamo il tetto inchiodando su longheroni, testate e traversa, a partire dalla parte più bassa, le tavole a battente.

Marcatura e taglio della sede del lavandino

 

I lavelli da incasso non sempre sono accompagnati dalla maschera di taglio che permette di eseguire il foro esattamente a misura. Se manca, poggiamo il lavello, capovolto, sulla faccia inferiore del piano di lavoro, tracciamone il contorno e marchiamo la linea di taglio 15 o 20 mm (dipende dalla sporgenza del bordo) al suo interno.

 

Fissiamo alla parete di fondo il primo longherone reggipiano e contro questo ed alle pareti le due traverse H cui avvitiamo il secondo longherone.

Avvitiamo al longherone posteriore un paio di piastrine ad L, con l’ala orizzontale a filo del suo bordo superiore.

Preparato il piano di lavoro e montativi rubinetto e lavello, completo di piletta e di scarico del troppo pieno, appoggiamolo sulle tavole reggipiano e blocchiamolo in posizione avvitandolo dal basso alle piastrine ad L.

Facciamo passare il tubo di scarico nel foro aperto in precedenza nel sottopiano ed avvitiamolo alla piletta del lavello. Alla sua estremità inferiore, a lavoro finito, collegheremo un raccordo flessibile che allontani l’acqua dalla cucina.

Alla filettatura inferiore del cannotto del rubinetto avvitiamo un raccordo femmina che ci permette di dargli l’acqua dalla canna per innaffiare. Tenendo questa in pieno sole possiamo perfino godere dell’acqua calda.

Telo protettivo e ripiani

Il telo è lungo quanto il piano di lavoro e più largo di circa un palmo. Un bordo lungo va incollato fra i due listelli (T) e l’altro fra i due mezzi tondi, da attraversare con tre pezzi di cordone elastico, legati a formare un occhiello, e da attaccare a tre ganci aperti avvitati nella parte inferiore della struttura.

Il bordo chiuso fra i listelli viene avvitato contro il fondo.

Sotto il ripiano X inferiore, a circa 50 mm dal suo bordo anteriore, sia avvita il listello (S) che, montato il ripiano, nasconde il telo arrotolato.

I due ripiani vengono fissati alla struttura con viti passanti dall’esterno del grigliato. Il ripiano inferiore poggia sul doppio listello fermatelo e va fissato per primo.