TaskRabbit è una piattaforma sul WEB per la soluzione di problemi connessi ai piccoli lavori di casa che mette in contatto persone a cui serve aiuto con altre in grado di darlo; lavori come montare un mobile in kit, riparare un rubinetto che perde e altri interventi minimi che implichino un po’ di manualità che, a quanto pare, non possono ancora “autosvolgersi” grazie alla tecnologia. Mi spiego meglio, compriamo una TV superevoluta, in grado di farci vedere meraviglie, a cui possiamo dare comandi a voce, che si connette con il mondo, ma quando arriviamo a casa non si libera dell’imballo da sola, non è in grado di verificare i collegamenti di corrente, di antenna, di WIFI e non si appende al muro autonomamente dopo aver fatto i fori con il trapano, messo i tasselli e avvitato le viti… e così per infinite altre cose. Con il tempo e l’avanzare della tecnologia e del benessere, la manualità è stata messa in secondo piano; da anni, ormai, un giovane che “studia” viene spesso tenuto, dai genitori, a distanza da qualsiasi attività pratica. Questo senza che siano venute meno le esigenze a essa legate, prova ne è la nascita di piattaforme come TaskRabbit e non credo che, per lo meno a breve, potremo tutti utilizzare i ROBOT per queste attività. Certo i piatti non li laviamo più a mano e neanche la biancheria, per i pavimenti c’è il robottino che aspira e lava, stiamo iniziando a costruire le case con stampanti 3D… ma sono ancora infiniti gli interventi per cui serve l’utilizzo di mente e mano. Penso a tutte le riparazioni domestiche, al lavoro dell’idraulico, dell’elettricista, del posatore di pavimenti, a diversi lavori di giardinaggio, solo per citare i primi che mi vengono in mente.
Comunque la curiosità e le aspettative per l’evoluzione dei ROBOT è tanta; trovo veramente carini quelli che ho avuto occasione di vedere dal vivo con le loro allegre voci metalliche: a chi non piacerebbe avere in casa un servizievole “personaggio” del genere? Gli studi della robotica vanno avanti e uno degli esempi interessanti nel campo dell’edilizia è quello della Canvas, un’azienda di San Francisco, che ha messo a punto un gioiellino che sfrutta l’intelligenza artificiale per intonacare le pareti: si tratta di una macchina, la vedete nella foto in basso, dotata di uno scanner laser e di un braccio robotico. Quando entra in una stanza, il robot scansiona le pareti, il suo sensore valuta quelle non ancora intonacate e poi si mette al lavoro. Non fa pausa né per il caffè né per il pranzo, non si lamenta per la ripetitività del lavoro e non corre rischi per la sua incolumità…
Però qui torniamo alla vita reale di oggi con le sue esigenze pratiche non soddisfatte, per il momento, dai ROBOT e quindi non possiamo che elogiare per l’ennesima volta la bellezza e l’utilità del saper fare, del sapere com’è fatto, tipici del fardasé: una competenza che dà indipendenza, genera l’ammirazione di chi non sa fare e gratifica.
La trasformazione di uno scolapasta da cucina Ikea che diventa abat-jour o lampadario
Anziché comprare lampade ikea già pronte, vi proponiamo di modificare uno strumento da cucina: lo scolapasta!
Vi proponiamo due versioni di lampade ottenute dal medesimo accessorio, un’abat-jour e un lampadario.
Lo scolapasta va privato dei manici che ne impedirebbero un corretto appoggio e va dotato di sei punti luce. Per una maggiore sicurezza utilizziamo faretti che emanino poco calore come gli Inreda Ikea che utilizzano lampadine a LED. In alternativa scegliamo comunque faretti a bassa tensione.
Per la costruzione servono: uno scolapasta di tipo smaltato (Gemak Ikea, euro 9,99) o in acciaio inossidabile; 6 faretti con trasformatore; nastro biadesivo Millechiodi; feltrini autoadesivi.
LAMPADA DA APPOGGIO
I faretti vengono applicati sulla superficie esterna del portalampada tramite alcuni pezzetti di nastro biadesivo Millechiodi, facendo passare i loro cavetti di alimentazione nei fori dello scolapasta in modo da raggrupparli al suo interno.
I cavetti vanno quindi inseriti nella morsettiera del trasformatore. Questo va fissato sul fondo con un paio di pezzetti di filo di ferro plastificato bianco legato attraverso i fori dello scolapasta.
La lampada è pronta per essere poggiata su un piano (il posto ideale è ovviamente la cucina) e diffondere la sua luce… culinaria.
Lo scolapasta dev’essere liberato dalle impugnature per potelo capovolgere e poggiare al piano, senza ostacoli.Sul retro dei faretti applichiamo alcuni pezzetti di nastro biadesivo che serve per il fissaggio degli stessi.Facciamo passare i cavi di alimentazione attraverso i fori dello scolapasta e applichiamo i faretti sulla sua superficie esterna, premendo bene per far aderire il nastro biadesivo.Tutti i cavetti provenienti dai faretti vanno collegati alla morsettiera del trasformatore.Dopo aver inserito il trasformatore all’interno dello scolapasta ed averlo fissato con una legatura di filo plastificato bianco, applichiamo tre feltrini autoadesivi lungo il bordo in modo da non segnare il piano d’appoggio.
Lampade ikea già pronte? No un LAMPADARIO SOSPESO con il colapasta!
Lo scolapasta arricchito con i faretti, può anche diventare un interessante lampadario da sospendere al soffitto. La costruzione della parte illuminante è identica a quella esaminata nelle pagine precedenti, ma bisogna provvedere alla realizzazione degli elementi di sospensione.
Si tratta di tagliare quattro catenelle in uguale lunghezza e collegarle allo scolapasta con quattro anelli metallici. Ideali sono quelli utilizzati per le chiavi di casa.
Le catenelle vanno collegate all’estremità opposta e sospese al gancio a soffitto per mezzo di un altro anello metallico.
Il cavo di alimentazione, collegato a quello che fuoriesce dal soffitto, va dotato di una presa volante da collegare alla spina del trasformatore.
Il cavo che scende si fissa ad una delle catenelle con alcune fascette di plastica.
Per trasformare lo scolapasta in lampadario ci servono, oltre ai materiali da utilizzare per l’abat-jour, alcune fascette in plastica, catenelle metalliche, anelli portachiavi, filo elettrico.Gli anelli portachiavi si inseriscono nei fori presenti vicino al bordo dello scolapasta.Agli anelli colleghiamo quattro catenelle da riunire alle estremità opposte e sospendere al soffitto.
Un accessorio che si può realizzare con un paio d’ore di lavoro e ci evita di pizzicare le dita o stressare il palmo della mano come può accadere con quelli tradizionali
Costruire uno schiaccianoci fai da te è un ottimo metodo per cimentarsi in costruzioni basilari per famigliarizzare con il legno e gli utensili. Dall’autunno inoltrato e per tutto l’inverno, specialmente nel periodo delle feste natalizie, è consuetudine concludere il pasto con la frutta secca: le noci, in particolare, sono tra i frutti più apprezzati, ma bisogna guadagnarsi il gheriglio frantumando il legnoso e resistente guscio. Lo schiaccianoci a pinza non è piacevole da usare: mentre una mano preme le impugnature, l’altra deve chiudersi attorno alle ganasce per impedire la proiezione di frammenti di guscio ed è facile pizzicarsi le dita. In più le noci sono come le ciliegie: se si incomincia si va avanti per un bel po’. Questo schiaccianoci fai da te rende meno rischiosa e stancante questa operazione: può essere usato anche per nocciole o mandorle e può essere appeso in un angolo della cucina o della taverna. Ci vuole un legno bello e robusto, che possa essere lasciato al grezzo senza ulteriori finiture in quanto va a contatto con alimenti: per proteggerlo è sufficiente massaggiarlo periodicamente con un po’ di olio di oliva, in modo che possa mantenere il suo aspetto naturale.
Cosa serve per costruire uno schiaccianoci fai da te:
Tavolette di rovere: 2 pezzi 14x80x280 mm e 4 pezzi 14x60x150 mm
Tondino di faggio: 1 pezzo Ø 20×155 mm.
Accessori: una striscia di cuoio, ricavabile da una vecchia cinghia, 490×30 mm;
4 viti ottonate a testa svasata Ø 3,5×30 mm;
4 feltrini;
colla vinilica
Schiaccianoci fai da te – Il progetto
Schiaccianoci fai da te passo-passo
i posiziona la noce nell’incavo che ne impedisce lo scivolamento.Si appoggia la parte superiore dello schiaccianoci sul frutto e si abbassa l’impugnatura senza premere, per poter stabilizzare la noce tra gli incavi. A questo punto basta una leggera pressione sull’impugnatura e il guscio si rompe.L’impugnatura va risollevata non appena il guscio si frantuma, per non ridurre in pezzi anche il gheriglio.La striscia di cuoio ripiegata sotto la base riduce la superficie di contatto dello schiaccianoci al piano di appoggio: possiamo rimediare applicando 4 feltrini di uguale spessore negli angoli della base.
Tavolette incollate e “cerniera” di cuoio
er ottenere dalle tavolette un unico pezzo in cui inserire l’impugnatura dobbiamo sovrapporne 4, unendole previa stesura di un cordone di colla vinilica sulle superfici di contatto. Accoppiandone due più lunghe ricaviamo la base.Manteniamo le tavolette ben allineate e serriamole tra morsetti, interponendo due tavolette di scarto che abbiano dimensioni un poco superiori; lasciamo in morsa per 24 ore.A presa della colla avvenuta possiamo livellare i blocchetti ottenuti su tutte le facce: se disponiamo di una levigatrice a nastro possiamo utilizzarla capovolta e guidare il pezzo sull’abrasivo in avanzamento, altrimenti dobbiamo metterlo in morsa, tra due superfici di materiale morbido, e utilizzare una levigatrice orbitale.A una delle estremità, di testa, individuiamo il centro e pratichiamo con una punta Forstner un foro Ø 20×20-25 mm in cui inserire il tondino di legno che costituisce l’impugnatura.All’altra estremità, su due lati contrapposti, tracciamo un quarto di cerchio il cui raggio corrisponda all’altezza del blocchetto; asportiamo la maggior quantità di legno in eccesso con il seghetto alternativo, sempre con il pezzo bloccato in morsa, e regolarizziamo la curva con la levigatrice.Con un’altra punta Forstner, questa volta Ø 35 mm, realizziamo due cave esattamente corrispondenti sul blocchetto e sulla base, in modo che quella del blocchetto si trovi il più possibile in prossimità dell’impugnatura. Affondiamo in entrambi i pezzi per circa 8-10 mm. Terminata questa operazione, possiamo inserire il tondino nella sua sede, dopo aver spalmato la colla vinilica sulla porzione che affonda nel blocchetto.Sovrapponiamo i due pezzi e valutiamo la lunghezza della striscia di cuoio; centriamola sui pezzi e marchiamo i punti in cui vanno inserite le viti, quindi pratichiamo i fori necessari con una pinza fustellatrice.Stendiamo un filo di colla vinilica al centro della striscia, sulla faccia inferiore, e riposizioniamola al suo posto.Inseriamo le viti mantenendola centrata e tesa, poi mettiamo il tutto sotto pesi fino ad asciugatura della colla.
Questi mobili angolari in stile provenzale fai da te rendono più morbida la squadratura delle pareti senza ingombrare, permettendo di sfruttare spazi difficili; richiedono pazienza ed impegno per eseguire con precisione i tagli sbiechi
Per la costruzione di mobili in stile provenzale fai da te come questi sono preferibili i legni chiari, purché a venatura regolare e poco nodosi: il lamellare è il legno più indicato per chi dispone di attrezzature da bricolage, come spessore va bene il 18 mm per le parti verticali e per i fondi, mentre per le parti da modanare è meglio il 28 mm, per avere una costa più spessa a fronte dell’asportazione.
Ciascuna credenza in stile provenzale fai da te si compone di due corpi separati con una base ed un top, quello superiore leggermente più stretto: chi non dispone di fresatrice o toupie può ricorrere a listelli di riporto per le modanature.
Lo zoccolo
La parte frontale, a vista, è fissata da dietro con viti ad un listello applicato sotto il ripiano con un rientro di 9 mm rispetto al filo inferiore del bordo modanato. La parte nascosta si applica da sopra con viti prima di giuntare i dorsi ed è fatta in modo che il peso del mobile venga scaricato anche sul battiscopa. Per fare questo, si calcola lo spessore del listello in base al battiscopa e si lascia sporgere il piede di 9 mm, assicurando sia l’appoggio che un minimo di camera d’aria tra mobile e parete.
Complementi
Due coppie di cerniere anuba forniscono l’articolazione a ciascuna credenza; servono quattro serrature da incasso con bocchetta di ottone ed i pomellini in tono per i cassetti.
Solida base con cassetto
I due lati verticali delle fasce e quello ad esse tangente dei dorsi presentano tagli sbiechi a 67,5°; i dorsi sono uniti tra loro ad L, pertanto uno dei due è più corto dell’altro quanto lo spessore del legno.Il top, con i tre lati a vista sporgenti e modanati con la fresatrice, viene avvitato alla struttura dopo aver preforato e svasato le sedi per le viti per poterle incassare.Per costruire il cassetto bisogna prima fissare sulla base le fasce di giunzione con l’alzata e misurare lo spazio disponibile in profondità. Dorso e sottofrontale vanno inseriti tra i fianchi e non viceversa.Preparate ed incollate al ripiano le guide ottenute con listelli giuntati ad L, si presenta il cassetto per poter fissare il frontalino ben centrato, con colla e viti inserite dall’interno
Alzata con vetrina
Il taglio sbieco dei listelli che formano la cimasa, sempre a 67,5°, viene eseguito di testa, pertanto può bastare utilizzare la troncatrice girevole o, a mano, una guida tagliacornici.I ripiani interni vanno collocati ad altezze tali da rimanere nascosti alla vista dai listelli orizzontali della quadrettatura; meglio farli entrare tutti di traverso prima di fissarne anche soltanto uno.I due corpi del mobile vanno rifiniti con carta vetrata a grana fine, utilizzando la levigatrice per le superfici lineari, con tacchetti e tondini di supporto per l’abrasivo nelle modanature e nelle giunzioni.Il vetro va inserito da dietro a battuta contro la cornice perimetrale e fissato con chiodini alla traditora; la quadrettatura è in listelli troncati a V capovolta con angolazione di 45°, applicati con nastro biadesivo.
Tutte le fresature per i mobili in stile provenzale fai da te
I profili della cimasa e dello zoccolo
I fregi alla base ed al top della credenza sono semplici listelli di lamellare con diversa sezione, il cui profilo a vista viene fresato diversificando le modanature (1 e 2), ma in modo che assiemandoli si ottenga un’insieme armonioso. In particolare, la cimasa è formata da listelli applicati sovrapposti e diversamente sporgenti rispetto al top; il fissaggio al mobile avviene da sopra per mezzo di viti a testa incassata.
La battuta del cassetto
Sul retro del frontale, alle estremità laterali, va ricavata la battuta per la chiusura del cassetto, effettuando una fresatura larga 6 mm e profonda 9 mm con una fresa per battute con (3) o senza (4) cuscinetto per rifilatura. Il fondo, in compensato da 6 mm, deve essere inserito in una scanalatura ricavata sulle quattro pareti, a qualche millimetro dalla base, prima di assemblare l’ultimo lato.
Cornici delle antine: metodo facile
Il sistema più semplice per ottenere sia le modanature, sia l’eventuale battuta posteriore per l’inserimento della fodrina, è senz’altro quello di effettuare le fresature sul listello prima di sezionarlo con i dovuti tagli a 45°. Le frese più adatte sono quelle provviste di guida a cuscinetto piuttosto che a perno; quest’ultimo, infatti, ruota insieme al tagliente e può bruciare il legno se la passata non è abbastanza veloce, mentre il cuscinetto è indipendente dall’utensile.
Metodo difficile
Le frese componibili permettono di ottenere profili anche complessi in una sola passata: quella per ottenere contemporaneamente incastro e modanatura del telaio delle antine è composta da un disco piatto per realizzare la scanalatura ed uno a profilo biconvesso. Si compone una prima volta la fresa sul gambo, interponendo un cuscinetto, e si fresa il montante; poi si invertono le posizioni sul gambo degli utensili da taglio e si effettua la fresatura sul traverso, lavorando però con questo posizionato sottosopra.
Assemblare l’antina
Tra le diverse lavorazioni possibili per realizzare l’anta inferiore, è stato scelto di predisporre una cornice di listelli uniti per spinatura, divisa verticalmente lungo la mezzeria da un ulteriore listello, con il risultato che, a prima vista, le ante sembrano due. Sul retro, i lati rivolti verso la specchiatura interna riportano una battuta larga e profonda quanto basta ad inserirvi la fodrina centrale dopo che è stata modanata, per bloccarla a filo della cornice con listellini (2) applicati tutt’attorno a ridosso della linea d’incastro cornice/fodrina. Lo smusso perimetrale di quest’ultima si ottiene con un taglio inclinato da effettuare su ogni lato con la circolare da banco (1), seguito da un secondo taglio perpendicolare che elimina la striscia formando un piccolo dente prima dello smusso.
Il perimetro del rilievo centrale della fodrina viene rifinito con una fresatura leggera. Mentre nella pagina precedente si illustra come il perimetro interno della cornice possa essere sagomato di fresatura, prima dell’assemblaggio, in questo caso è stato lasciato ad angolo retto e rifinito con l’applicazione di un’ulteriore cornicetta di listelli sagomati che rimane in rilievo rispetto al telaio dell’anta.
La finitura
L’aspetto finale che devono assumere le due credenze può variare di molto in base ai gusti ed allo stile dell’arredamento; la stessa scelta del legname di base è diversa se si pensa di rifinirlo a smalto o se si vuole mantenere l’aspetto naturale, nel qual caso è bene ricorrere a tavolame privo di vizi e con venature apprezzabili. Per la finitura a smalto si possono utilizzare tinte diverse per evidenziare le modanature, previa l’applicazione di una mano di cementite; per mantenere l’aspetto naturale conviene affidarsi ad aniline colorate, anche qui in tonalità diverse per evidenziare i particolari, e concludere con una buona finitura a cera.
Un corpo aggiunto sul retro di una casa di campagna, utilizzato per diversi anni come riparo per attrezzature da lavoro e accessibile solo dall’esterno, è stato messo in comunicazione con i locali a pianterreno aprendo una porta nell’ex muro perimetrale e, dopo aver completato la parte muraria, con adeguato isolamento termico, è stato trasformato in un bagno di servizio muratura ampio e confortevole
Il ricovero attrezzi…
… che diventerà bagno
Un ampliamento è consentito dalle legge, in linea di massima, quando si tratti di un adeguamento igienico-sanitario, come un bagno di servizio in muratura, meglio se in un contesto di interventi migliorativi dal punto di vista energetico: è proprio questo il caso, anche perché i volumi erano già abbastanza definiti per poter essere annessi all’abitazione. La situazione di partenza evidenzia uno spazio che era chiuso con un semplice portone di legno e riceveva luce da una finestra con telaio in ferro, appena sufficiente per mettere al riparo gli attrezzi dalla pioggia e dalle intemperie. Il primo è stato chiuso completamente, mentre la luce della finestra è stata ridimensionata per installare un serramento più idoneo. Esternamente, la muratura è stata rivestita a cappotto, mentre la copertura piana è stata trasformata in una falda ricoperta di laterizio, opportunamente impermeabilizzata e isolata. Per isolare meglio dal terreno il nuovo pavimento del bagno di servizio, è stato necessario realizzare un massetto, indispensabile anche per includere i nuovi impianti idraulici per i sanitari e per il riscaldamento: questo ha comportato un rialzo del piano di calpestio, in origine pressoché allineato a quello interno, per cui il passaggio dagli ambienti domestici al bagno di servizio, attraverso una nuova porta interna, avviene salendo uno scalino, anche se di alzata ridotta. Ma, come si vede dal risultato finale, ne è valsa sicuramente la pena.
Impianti nuovi per il bagno di servizio in muratura
Dopo il completamento della muratura e l’apertura del nuovo accesso dall’interno si procede con la stesura degli impianti che corrono a pavimento e risalgono la parete in corrispondenza degli utilizzi nelle scanalature aperte nei laterizi, successivamente richiuse con malta. I tubi bianchi sono quelli multistrato per la mandata idraulica dell’acqua calda e fredda, facili da modellare per seguire il percorso più consono; quelli blu sono relativi al riscaldamento per lo scaldasalviette.
Per WC e bidet sono stati utilizzati telai registrabili che appoggiano sul massetto e si fissano alla muratura, scanalati in modo da poter ospitare i supporti per i sanitari, anche questi registrabili. I due scarichi comunicano, attraverso il foro che si vede alla base del muro, con la tubazione di collegamento alla fossa biologica, annegata in uno scavo.
Nella muratura viene anche inclusa la cassetta di risciacquo, con sistema anticondensa e rivestita con rete portaintonaco. Si nota la “protezione cantiere” montata sui comandi per evitare l’ingresso di sporco durante le fasi di finitura dei muri, da rimuovere solo dopo aver piastrellato per montare la placca di comando.
Si nota anche una scanalatura nell’ex muro perimetrale che racchiude la derivazione dell’impianto elettrico per alimentare una fonte d’illuminazione.
Il lavabo è separato dalla vasca da una semiparete di laterizi che, oltre a consentire l’installazione di un portasciugamani, forma un ripiano utilizzabile come mensola.
Gli spigoli vanno rivestiti con profili annegati nella colla delle piastrelle.
Il bagno di servizio in muratura è ora completato!
In tutte le configurazioni e sistemi di apertura, con cristalli spessi 6 mm e scelta dei soffioni fra forma quadrata e rotonda
Ci sbilanciamo con piacere nel consigliare un box doccia che unisce doti di qualità, disponibilità di numerose varianti e particolare attenzione alla semplicità di montaggio. Si tratta del box Niki di F.lli Della Fiore, che viene proposto in quattro versioni: angolare, semicircolare, rettangolare e quadrata, per rispondere a qualsiasi esigenza di collocazione.
Inoltre è possibile scegliere tra la chiusura con porta scorrevole, doppia o a soffietto. I profili sono cromati lucidi. Le pareti e le ante, alte 190 cm, sono di cristallo temperato con spessore di 6 mm. L’abbinata perfetta è quella con i soffioni e i miscelatori della serie M’AMO, questi ultimi disponibili, oltre che per la doccia, anche per gli altri sanitari del bagno: per il bidet, il lavabo e la vasca.
Miscelatori e soffioni coordinati
Le collezioni Brera e SanSiro fanno parte della linea M’AMO e sono realizzate in acciaio inox AISI 304 cromato. Il miscelatore da incasso per doccia, modello Brera, è disponibile con o senza deviatore. Tutti i soffioni hanno il sistema anti-calcare softjet. I modelli Brera hanno forma quadrata e sono disponibili con misure di 20×20 cm, 25×25 cm e 30×30 cm, mentre i soffioni San Siro, di forma rotonda, sono disponibili con diametro di 20 cm, 25 cm e 30 cm.
Un kit completo di dime, punta di centraggio, punta preforo viti e punta forstner capace di rendere semplice e rapida l’applicazione delle cerniere ai mobiletti, con risultato di massima precisione
Il set di montaggio per cerniere risolve un grande problema a chiunque si cimenti nella realizzazione di mobili con ante, è una novità che si aggiunge al vasto catalogo Wolfcraft di accessori e complementi per il laboratorio che va a colmare la mancanza di un unico “pacchetto” contenente tutto il necessario per la rapida e corretta installazione delle cerniere a scatto per mobili, dagli armadi ai più piccoli pensili da bagno.
L’installazione di questo tipo di cerniere è notoriamente una fase critica perché basta un errore minimo per rendere impossibile avere ante bene allineate al corpo del mobile. Il nocciolo della questione è mettere le cerniere nella posizione giusta; per questo nel nuovo set ci sono 2 dime che distanziano nel modo corretto l’anta dal mobile e, nel contempo, indicano esattamente dove forare i due elementi.
Per non avere esitazioni, è inclusa nel set una punta di centraggio che impedisce il più piccolo spostamento laterale delle punte da utilizzare successivamente per completare il lavoro, anche queste incluse nel set: la punta per il preforo viti e la Forstner per incassare la cerniera nel legno. Dato che ci sono principalmente 2 misure di cerniera, il set è disponibile in due versioni, con Forstner di diametro 26 mm oppure di diametro 35 mm.
Cerniera montata in sei passaggi
Tempo richiesto: 10 minuti
Marcare i centri dei fori
Completata la costruzione del mobiletto, lo si appoggia su una superficie piana coricato sul fianco da incernierare, con l’antina distesa davanti, perfettamente allineata. Si applicano le due dime fra i due pezzi (le alette mediane delle dime forniscono il corretto spessoramento distanziale) e si marcano a matita i centri dei fori per le viti lato mobile.
Eseguire la foratura di centraggio
Tenendo sempre ferme in posizione le dime, si esegue la foratura di centraggio sul lato antina. Questo serve per ottenere la massima precisione facendo il foro con la punta Forstner.
Procedere con i prefori
Si rimuove la dima e si fanno i prefori sede delle viti di tenuta della cerniera. La profondità di questi deve essere commisurata sulla lunghezza delle viti e, prima di tutto, sullo spessore del legno.
Utilizzare la punta Forstner
Il foro di centraggio permette di utilizzare la punta Forstner in modo assolutamente preciso. Basta soltanto controllare la verticalità e la profondità di foratura.
Montare la cerniera
Posizionando provvisoriamente la cerniera nel suo foro, si usa la punta di centraggio per preforare anche le sedi delle sue viti di tenuta, sul lato antina. Applicate anche queste due ultime viti, le cerniere sono montate correttamente: vanno soltanto registrate.
Set di montaggio per cerniere in valigetta
Il set di montaggio per cerniere Wolfcraft è composto da 5 pezzi: 2 dime di centratura, 1 punta di centraggio Ø 2,5 mm, una punta Ø 5 mm per il preforo viti e una punta Forstner per la sede della cerniera. Sono disponibili due set caratterizzati da differenti misure della punta Forstner: uno è adatto all’applicazione di cerniere di diametro 26 mm, uno per cerniere da 35 mm. Il set di montaggio per cerniere (indipendentemente dalla misura) costa euro 29,95.
Il rispetto per l’ambiente è da sempre una delle priorità per FILA e l’impegno aziendale sul fronte green è costante e di grande progettualità, perché la strada verso la sostenibilità va percorsa con dedizione e coerenza. Questa precisa filosofia si concretizza in un’ampia offerta di prodotti e soluzioni “green” per la pulizia e la protezione delle superfici.
A conferma di questo l’azienda è stata inserita nella classifica, redatta da Credit Suisse e Kon Group, Media Partner Forbes, delle 100 aziende italiane più sostenibili, con rating ESG emesso da Altis Università Cattolica e Reprisk, e premiata al Sustainability Award 2021.
“Ci prendiamo cura della bellezza delle superfici per portare benessere ed equilibrio negli ambienti e negli spazi pieni di vita, con metodi e prodotti innovativi e sostenibili. Questo prestigioso riconoscimento è frutto di un processo che parte da lontano: FILA ha messo in atto negli anni una precisa strategia aziendale che coinvolge tutti i settori dell’azienda”.
Francesco Pettenon, Amministratore Delegato
Ed è per questa vocazione green che l’azienda da oltre 20 anni ha intrapreso un importante percorso di ricerca e sviluppo, per offrire al mercato protettivi a base acqua che garantissero risultati straordinari in termini di qualità e durata, nel pieno rispetto della persona e dell’ambiente. I prodotti a base acqua rappresentano l’evoluzione della tecnologia e qualitativamente non hanno più nulla da invidiare ai prodotti a base solvente.
Membro del Green Building Council Italia, Associazione no-profit presente in più di 70 paesi, che sostiene lo sviluppo di edifici ecosostenibili, FILA ha conseguito, nel 2014, l’importante certificazione ambientale ISO 14001 e oggi è l’unica grande azienda italiana, insieme ad Atlantia, che aderisce a Climate Pledge, l’iniziativa promossa da Amazon e Global Optimism, che racchiude più di 100 aziende leader nei rispettivi settori che impegna i firmatari a raggiungere zero emissioni di CO2 entro il 2040, con 10 anni di anticipo rispetto a quanto previsto dall’Accordo di Parigi.
Grazie alle sue soluzioni professionali a basso impatto ambientale, FILA è protagonista all’interno di Green Pea, il primo Green Retail Park al mondo dedicato al tema del rispetto dell’ambiente. Essere green per la cultura aziendale in FILA significa differenziarsi sul mercato, migliorare le performance ed essere parte attiva di un network internazionale di aziende con una visione molto chiara di come deve essere il futuro del business.
Trasformazione di antine in legno con l’applicazione di cornici e rombi con bordi sagomati mediante fresatrice, per adeguare stilisticamente due armadietti componibili Ikea agli altri mobili presenti nell’ambiente
Tanto più un mobile o un complemento d’arredo è lineare nelle forme, liscio nelle superfici e sobrio nelle finiture, tanto più si presterà a manipolazioni stilistiche. Per questo i mobili componibili sono frequente oggetto di personalizzazioni dettate dalla semplice pulsione creativa oppure, come in questo caso, necessarie per attrezzare una voluminosa nicchia nella parete con due armadietti economici, nobilitandone l’aspetto almeno nel loro unico lato visibile.
Il perché del lavoro
La nicchia nella parete è di misura per la collocazione di due armadietti Ikea appaiati, ma lo stile, del tutto lineare, non trova alcuna corrispondenza con i mobili circostanti, caratterizzati da antine in legno con cornici e rombi centrali, dai bordi modanati.
La necessità è quella di modificare le antine in legno degli armadietti, replicando esattamente lo stile della credenza per poi tinteggiarle del medesimo colore.
L’idea è quella di riprendere le fattezze stilistiche degli altri mobili presenti nella stanza, caratterizzati da piani e ante con bordi sagomati e rilievi romboidali disposti centralmente su ogni superficie verticale; ovviamente anche la tinta va uguagliata applicando il medesimo smalto all’acqua con finitura opaca.
Dato che le antine del mobile Ikea sono di legno truciolare nobilitato con un foglio melamminico, la fresatura del contorno non dà buoni risultati; di conseguenza sono stati modanati dei listelli per applicarli sui bordi, come una sorta di cornice. La stessa modanatura va fatta anche sul bordo dei quattro pannelli romboidali da fissare poi nelle zone centrali dei due sportelli.
Antine in legno – Listello sagomato di bordatura
listelli di abete vanno sagomati con una fresatrice applicata sotto un banchetto. Per semplificare al massimo l’operazione si può montare una fresa con cuscinetto in testa: in questo modo non è neppure necessario regolare le guide laterali, perché ci pensa il cuscinetto a mantenere costante la profondità d’azione dei taglienti e il bordo resta perfettamente regolare.
Fresati i due lati di ogni listello si prendono le misure per realizzare le cornici sul contorno delle antine. Presentando il listello modanato direttamente su ognuno dei quattro lati dell’anta, si fa un unico segno sul suo bordo esterno.
La realizzazione di questa cornice richiede la giunzione in angolo con tagli a 45° che si effettuano con la troncatrice per legno. I listelli vanno tagliati sempre con la faccia buona di sopra, pertanto bisogna spostare continuamente l’inclinazione della lama da +45° a -45°.
I segmenti di cornice tagliati vanno montati in bianco per verificare la perfetta coincidenza dei pezzi fra loro e la corrispondenza lungo tutto il bordo dell’antina.
Conviene metterli in posizione e bloccarli provvisoriamente con pinze a molla: se tutto va bene, uno per volta, si tolgono per applicare sulla faccia di contatto la colla vinilica, che va ben distribuita con un pennello.
Rimettendo in posizione il pezzo dopo la stesura dell’adesivo, mandandolo a fare scontro contro i segmenti che proseguono lungo i lati limitrofi, si applicano pinze più performanti o anche strettoi, in modo che il pezzo non rischi di muoversi inavvertitamente e soprattutto sia ben pressato.
Antine in legno – Fresare e posizionare i rombi
I rombi si ricavano tutti da un unico pannello di abete tagliandoli con una sega circolare da banco. Solo successivamente il bordo di ogni rombo va modanato con la stessa fresa usata per i listelli cornice.
Prima della collocazione dei rombi sull’antina è necessario determinarne con cura la posizione tracciando una linea longitudinale centrale e poi prendendo identiche distanze dalle due estremità.
Anche i rombi richiedono l’applicazione di colla vinilica, ben distribuita con il pennello su tutta la superficie di contatto.
Con i segni tracciati precedentemente, il posizionamento è semplice e sicuro, anche grazie alla forma stessa del rombo le cui estremità devono inevitabilmente ricadere sulla linea di mezzeria.
Le parti aggiunte devono essere messe in pressione a dovere e così bisogna lasciarle sino all’avvenuta essiccazione dell’adesivo. Per far agire gli strettoi nel modo corretto, è necessario aggiungere una tavoletta di spessoramento sul rombo, in modo che lo spesso travetto messo in trazione con due strettoi sviluppi solo su questo elemento la sua forza. La tavoletta va orientata longitudinalmente sul rombo per distribuire la pressione sulla maggiore estensione della figura.
Antine in legno – Stucco e pittura, manopole e cerniere
Approfittando della successiva finitura coprente, si assicurano le parti incollate con una fitta serie di chiodi di profondità calibrata allo spessore, sparati con la pistola pneumatica alimentata da compressore.
Seppure appena percettibili, la pistola sparachiodi lascia dei lievi segni sulla superficie dei listelli e dei rombi. Questi piccoli avvallamenti vanno eliminati spalmandoci sopra e tirando con una spatola una piccola quantità di stucco.
Una mano di primer, distribuito non solo sulle parti aggiunte in legno di abete, ma anche su quelle plastificate, più le due successive mani di smalto colorato, portano le antine a essere del tutto assimilabili a quelle degli altri mobili presenti.
Le maniglie originali sono state rimosse dalle antine in legno e i fori stuccati. Si misura con il calibro il diametro della vite di fissaggio dei nuovi pomoli, acquistati nello stesso stile degli altri presenti nell’ambiente.
Il foro si effettua con una punta più larga di mezzo millimetro in modo che la vite passi senza forzare. Per evitare che la punta in uscita rovini la superficie interna, bisogna appoggiare l’antina su uno scarto di legno messo proprio sotto il punto del foro.
Gli ultimi passaggi sono l’applicazione delle cerniere originali e il montaggio delle antine sui due armadietti, con le solite regolazioni da fare per allinearle.
FERNOVUS è un gel vernice facile da applicare, non cola e consente una stesura perfetta anche in verticale su molti materiali
Sulle superfici arrugginite si evitano la carteggiatura e l’applicazione di antiruggine, perché FERNOVUS è un prodotto innovativo, ideato nei laboratori scientifici Saratoga, in grado di neutralizzare la ruggine senza ricorrere a trattamenti preventivi di preparazione. La polivalenza protettiva è data dall’utilizzo di pigmenti attivi (esenti da cromo e piombo) e additivi basici umettanti e penetranti che sviluppano proprietà inibitrici di corrosione e favoriscono la compatibilità del prodotto con le superfici umide.
L’azione protettiva si traduce anche in un’opposizione duratura nei confronti dei processi di corrosione; si applica, a pennello, a rullo o a spruzzo, su metallo nudo o verniciato, lamiera zincata (sgrassata molto bene e ossidata), ghisa, alluminio, legno, cemento. In interni è sufficiente una sola mano, in esterni è preferibile applicare due mani a distanza di 20 ore una dall’altra.
La gamma di colori e confezioni
Per soddisfare qualsiasi tipo di esigenza, Saratoga FERNOVUS è disponibile in colori brillanti, satinati, opachi, metallizzati, martellati e micacei con effetto antichizzante, in quattro confezioni: bombola spray da 400 ml, barattoli da 250 e 750 ml, secchiello da 2,5 litri. Ora anche nella versione speciale trasparente e per caloriferi FERNOVUS, come tutti i prodotti Saratoga, è distribuito da Saratoga Sforza S.p.A. Milano ed è in vendita nei migliori negozi di articoli tecnici, ferramenta, colorifici e nei reparti tecnici specializzati, professionali e brico.