Con la sua presenza come espositore a Bologna Fiere tra il 25 e il 28 maggio per Autopromotec 2022, la Biennale Internazionale delle Attrezzature e del Postvendita Automobilistico, il Gruppo Fervi ha voluto promuovere in un contesto ad alta specializzazione le attività veicolate tramite le aziende del gruppo. Utensili per la manutenzione, arredi da officina, sistemi di fissaggio e lavorazione lamiere, strumenti di misura, sono le attività specifiche delle aziende del gruppo, orientate ai professionisti del settore MRO (Maintenance, Repair and Operations) e agli appassionati del fai-da-te.
Nel grande stand ad Autopromotec 2022 (Padiglione 36 stand C38) i visitatori hanno conosciuto e constatato l’alta qualità e l’affidabilità dei prodotti Fervi, raccolto informazioni, preso accordi commerciali e hanno ammirato da vicino una potente Panigale V4 R, la moto con cui i piloti del Team Aruba.it Racing Ducati – di cui Fervi è sponsor tecnico – gareggiano nel campionato di Superbike.
La partecipazione ad Autopromotec 2022 è stata anche l’occasione per l’azienda emiliana di confermare il proprio ruolo nel mercato del post-vendita automobilistico, settore nel quale Fervi sta investendo in modo sempre maggiore, affiancando quotidianamente gli operatori di officine, carrozzerie ed elettrauto con prodotti professionali, in grado di ottimizzare il rapporto qualità-prezzo e di andare incontro alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.
Chi è Fervi
Quotata in borsa sul mercato AIM Italia (Alternative Investment Market) Fervi S.p.A. è un’azienda ben radicata nel suo territorio. Nasce nel 1978 con il nome di Veprung Srl affermandosi come grossista per l’utensileria meccanica. Nel 1991 crea il marchio Fervi e, cambiando proprietà, nel 2011 consolida il proprio percorso di crescita. Nel 2012 pubblica il primo dei 44 cataloghi realizzati fino ad oggi.
La vera espansione del Gruppo modenese inizia però nel 2015 con l’acquisizione di Ri-flex Abrasives e continua tre anni dopo con l’acquisizione del 40% della spagnola Sitges Maquinas y Acesorios e di Vogel Germany & Co Kg nel 2019. Ultima arrivata nel Gruppo Fervi nel 2021 è la bolognese Rivit che completa quello che nel 2022 diventa ufficialmente FERVI GROUP, il primo gruppo italiano del settore della MRO.
L’obiettivo di questo progetto guidato da Fervi è di accrescere il know-how tecnico e il proprio posizionamento su mercati diversificati, portando avanti la trasformazione digitale dei servizi per offrire ai clienti un supporto costante, efficiente e di ultima generazione, divenendo protagonista di un vero e proprio progetto imprenditoriale a livello internazionale.
Servizi
L’azienda è presente su diverse piattaforme digitali come i più diffusi Social Network e il sito www.fervi.com, di facile consultazione, costantemente aggiornato con informazioni tecniche sui prodotti e, con la sezione “Dove acquistare”, consente di individuare il rivenditore più vicino in base alla zona geografica di riferimento, per acquistare i prodotti dell’azienda modenese o per richiedere supporto in caso di problemi tecnici. Inoltre, per i soli rivenditori autorizzati, Fervi ha all’attivo anche il progetto “Fervi Arreda” grazie al quale è possibile creare, arredare e personalizzare il proprio showroom con espositori da parete, da banco, vele e gazebo a marchio Fervi.
Fervi in numeri
Oggi Fervi offre a catalogo più di 8600 referenze di cui 4099 dedicate al mondo dell’officina auto-moto e ha una presenza capillare che si sviluppa in oltre 4500 punti vendita, in Italia e in oltre 50 Paesi del mondo, raggiungendo più di 8000 clienti con oltre 3000 ordini al mese. L’azienda inoltre possiede le certificazioni DNV per il sistema di gestione della qualità (ISO 9001), per la salute e sicurezza sul lavoro (ISO 45001) e per la gestione ambientale (ISO 14001).
Sponsorship e collaborazioni
Le diverse sponsorship con il mondo sportivo confermano l’alto livello di professionalità e di resa dei prodotti Fervi che, grazie a expertise e know-how acquisiti negli anni, si è convertita da tempo in un partner affidabile e in un punto di riferimento per il settore.
L’azienda infatti è attiva anche a sostegno dello sport e dell’istruzione grazie a sponsorizzazioni di realtà sportive a diversi livelli, tra le altre i team Aruba.it Racing Ducati di Superbike e Supersport, per i quali ha arredato i box con cassettiere e attrezzi personalizzati con i colori dei team, oppure la partnership con il pilota riminese di Superbike Michael Ruben Rinaldi per supportare i talenti della Motor Valley o, ancora, l’allestimento degli spazi dedicati all’officina moto presenti nella MWC Square all’interno del Misano World Circuit costantemente aperta al pubblico. Attraverso la collaborazione con diverse università italiane il gruppo supporta anche le attività di ricerca tecnica mettendo a disposizione gli strumenti necessari, come avviene per esempio con Dynamis, il Reparto Corse del Politecnico di Milano.
Il pilota riminese di Superbike Michael Ruben Rinaldi insieme a Mauro Balbi, redattore di Edibrico
Sapere e imparare come saldare correttamente non è facile: con questa guida illustreremo tutte le tecniche e i segreti per effettuare una saldatura corretta
Imparare a saldare è importate. Se saldare su pezzi di buon spessore è relativamente facile, le cose si complicano con quelli più sottili che, purtroppo, tendono a bucarsi sotto l’effetto dell’arco voltaico. La prima cosa da fare, quindi, per capire come saldare correttamente è quella di impostare un valore di corrente il più basso possibile, sufficiente però a fondere l’elettrodo. L’ultimo step di un buon saldatore è il raggiungimento di una buona capacità nella saldatura a gas.
Per capire come saldare nel migliore dei modi è oppurtuno ricordare che un elettrodo da 1,6 mm richiede da 25 a 50 A e quello da 2 mm da 40 ad 80 A (da 60 a 110 A e da 80 a 160 A servono per gli elettrodi per saldatura da 2,5 e da 3,2 mm).
Premesso che è sempre bene eseguire qualche prova di saldature elettrodo su pezzi di scarto, dello spessore del pezzo in lavorazione, si possono ottenere risultati apprezzabili anche diminuendo un po’ l’inclinazione dell’elettrodo, per far sì che l’arco durante le saldature a elettrodo investa la superficie di sbieco ed agisca su una zona più estesa.
Per un principiante che deve imparare come saldare senza sbagliare, poi, gli esemplari da 1,6 mm sono spesso più difficili da gestire rispetto a quelli da 2 mm e, durante l’uso, “bucano” di più: depositando una ridotta quantità di materiale d’apporto, viene spontaneo soffermarsi più del necessario sullo stesso punto.
Ottime macchine per saldare, che consigliamo senza remore sono quelle a marca Telwin
Esempio di saldatrice a filo continuo con la sua dotazione (in foto il modello Telwin Technomig 180 Dual)
Come eseguire la puntatura dei pezzi
Una delle fasi più delicate per capire come saldare durante la costruzione di un oggetto con uno stretto basamento e un alto montante è la saldatura perfettamente verticale: è necessario procedere a puntature alternate da una parte e dall’altra per garantirsi, controllando con una squadra, il corretto posizionamento finale.
La puntatura, se ben fatta, può avere anche una valenza decorativa.
La puntatura si fa anche con la saldatrice a filo.
Come saldare bene? Occorre lavorare comodi…
Il secondo accorgimento per imparare come saldare in modo corretto consiste nell’affrontare la saldatura nella posizione più comoda possibile, ben saldi sulle gambe e senza ingombri tra i piedi. Con la saldatrice spenta si prova a simulare l’esecuzione del cordone: l’assenza dell’arco voltaico permette di eseguire delle prove in tutta tranquillità, in modo da trovare la direzione nella quale viene più naturale procedere.
I saldatori di professione hanno un loro particolare sistema sul come saldare nel migliore dei modi: alcuni si dispongono in modo che la saldatura si trovi perpendicolare al loro corpo, dritta davanti al naso; altri si piazzano col torace parallelo alla saldatura e si muovono da sinistra verso destra (o al contrario, se sono mancini).
Lo stesso discorso vale, entro certi limiti, per l’inclinazione dell’elettrodo (saldatura elettrodo) rispetto al pezzo da saldare: in condizioni normali va bene un’angolazione di 20-30° circa, ma molto dipende dallo spessore dei pezzi, dalla corrente di saldatura e dalla velocità di esecuzione; un arco proiettato in verticale ha più tendenza a bucare il materiale che non uno inclinato.
Per quanto riguarda infine la capacità di avvicinarsi al pezzo man mano che l’elettrodo si consuma, qui non sono possibili simulazioni di sorta: si tratta solo di esercitarsi su pezzi di scarto, preferendo ritagli di lamiera spessa almeno 3-4 mm e di dimensioni non proprio ridotte, in modo da poter consumare un intero elettrodo senza doversi interrompere.
Saldatrice inverter ad elettrodo MMA in corrente continua (DC) da 130A completa di accessori per la saldatura MMA (pinza porta elettrodo Dallas 300 e pinza di massa Toledo completa di cavi da 1,5m) e valigetta in plastica
Saldatrice Prodotta in Italia da Telwin. Sicurezza e Qualità certificata da TÜV SUD
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Protezione termostatica, sovratensione, sottotensione, sovracorrente. Compatibile per l'utilizzo con il motogeneratore (230V - 15 percento). Elevata stabilità della corrente di saldatura alle variazioni della tensione di alimentazione
Dispositivi avanzati di controllo dell’arco: arc force, hot start, anti-stick. Permettono una partenza della saldatura ottimale, aiutano lo stacco delle gocce dall’elettrodo e prevengono l’incollaggio dello stesso sul pezzo da saldare
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La regolazione sinergica dei parametri di saldatura rende il prodotto semplice da usare e garantisce un risultato sempre eccellente; pannello intuitivo con 3 impostazioni per iniziare a saldare: processo, forma del cordone e spessore; la stabilità dell'arco di saldatura unitamente al controllo elettronico (inverter) garantiscono facilità di utilizzo e risultati sorprendenti anche per i meno esperti
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Come si preparano i pezzi per eseguire una bella saldatura
Tempo richiesto: 1 ora
Tagliare il tubo quadro
Il tubo quadro si taglia con quattro tagli sulle facce, senza scendere col seghetto oltre lo spigolo perché, nel taglio in verticale, è molto facile che la lama sbandi lateralmente rovinando il lavoro.
Utilizzare la smerigliatrice
Una smerigliatrice diritta con moletta, è efficace per preparare i pezzi alla saldatura o per rifinire i cordoni di saldatura: produce però un rumore piuttosto fastidioso e, soprattutto durante un impiego prolungato, non guasta una buona cuffia a protezione del nostro udito.
Smussare i bordi tagliati
La smussatura dei bordi tagliati, oltre a proteggere le mani di chi maneggia i pezzi, dà più area di contatto ai cordoni di saldatura che possono penetrare fra lo smusso e la parete adiacente.
Sgrassare il metallo
Il ferro nuovo risulta sempre ricoperto di una patina lubrificante e protettiva. Prima di passare alla saldatura può essere necessario sgrassare bene il metallo con diluente nitro.
Aiutarsi con i morsetti
Per unire in testa due pezzi di tubolare conviene renderli solidali morsettandoli ad un terzo pezzo. In questo modo, oltre a tenerli fermi, restano anche ben allineati.
Usare un morsetto angolare per saldature di pezzi a 90°
La saldatura di due pezzi da unire a 90°, con estremità tagliate a 45°, richiede di bloccare saldamente i ferri nella posizione corretta: ideale è un morsetto angolare di metallo.
Usare squadretta di metallo e morsetti con estremità troncate a 90°
Due pezzi con estremità troncate a 90° si tengono in posizione usando una squadretta di metallo e morsetti, il tempo di fare la puntatura.
Come saldare lamiere sottili con saldatrice elettrodo
Per capire come saldare lamiere molto sottili bisogna innanzitutto non aspettarsi un risultato esteticamente perfetto: è necessario infatti procedere per piccoli tratti, interrompendo la saldatura prima che il metallo, accumulando un calore eccessivo, si buchi.
La saldatura si può eventualmente riprendere sul lato opposto con maggior tranquillità, perché si interviene su uno spessore maggiore.
Alcuni esempi di puntatura su lamiere sottili, ma di grandi dimensioni. A seconda della lunghezza della giunzione si pongono più o meno punti con la successione indicata alternadoli ai due estremi della lamiera per non deformarla.
Il percorso giusto di saldatura
Si può scegliere tra diversi percorsi da far compiere alla punta dell’elettrodo durante la saldatura. Per un cordone largo, e nella saldatura discendente, è necessario seguire un percorso a zig-zag e, contemporaneamente, inclinare a destra ed a sinistra l’elettrodo. Un cordone più stretto non necessita dell’inclinazione dell’elettrodo.
Qual’è la saldatura più difficile?
La saldatura sopra testa usa i medesimi percorsi dell’elettrodo impiegati per le saldature in piano. Però non è facile impararla subito. È meglio partire da una saldatura verticale, dopo aver imparato ad eseguirla correttamente in senso ascendente. Subito dopo si prova ad eseguire un cordone sottile tenendo la lamiera “più che in verticale”, ossia inclinata verso di noi, di quanto non importa.
Serve per acquisire la nozione della saldatura che non cola, non perché evada la legge della gravità, ma perché la coesione causata dall’elevata capillarità del metallo fuso impedisce alle goccioline di staccarsi e di cadere giù. In aggiunta, la pressione del flusso dell’arco voltaico contribuisce a trasferire le gocce dalla punta dell’elettrodo alla lamiera soprastante.
Dopo aver eseguito una saldatura a 60-70° (inclinazione verso chi salda), si passa alla tappa obbligata, intermedia, di 45°, poi a quella “sopratesta”. Per lavorare meglio è necessario che il materiale da saldare o il semplice foglio di lamiera si trovi veramente sopra la testa, ossia ad un paio di metri d’altezza. Tenersi più bassi costringerebbe a lavorare inginocchiati o incurvati, posizioni scomode, che impediscono la formazione regolare di un bel cordone.
Terminata la saldatura occorre batterla con la martellina per far saltar via le scorie, che non sono altro che il deposito siliceo (la silice è di fatto sabbia) antiossidante che circonda l’elettrodo come una specie di tubetto. L’antiossidante serve per prevenire un’eccessiva formazione di ruggine al momento della saldatura. Il ferro o l’acciaio, quando sono alla temperatura di fusione ed anche meno, assorbono una grande quantità di ossigeno. Si forma così l’ossido di ferro, cioè la ruggine.
La temperatura più critica per la formazione dell’ossido è intorno ai 1350 °C, ossia ben al di sotto di quella fusione, una temperatura attraverso la quale è inevitabile passare durante la fase di raffreddamento del materiale d’apporto e del metallo sciolto nel cratere. Il disossidante è incombustibile ed inossidabile: forma uno strato protettivo sopra il metallo fuso, in quanto, essendo più leggero, vi galleggia sopra, senza pericolo che le scorie si incorporino nella saldatura.
Le posizioni di saldatura
1-2: due angolari ad L saldati di testa. Per evitare successivi allargamenti non basta la sola saldatura, servono anche rinforzi con piastre. 3-4: gli spigoli di un telaio si rinforzano con una piccola traversa o una squadra saldata. 5-6: per unire due barre profilate è necessario saldarle su entrambi i bordi. 7: saldatura su pezzi sovrapposti.
Per irrobustire la giunzione tra pezzi di diversa sezione si possono eseguire, in corrispondenza dell’angolo, 2 cordoni sovrapposti: il primo unisce le parti ed il secondo, steso su una superficie più ampia, realizza una minuscola squadretta di rinforzo.
Come saldare in differenti modi
I saldatori professionisti, quando saldano due pezzi posti in verticale, eseguono quasi sempre la saldatura discendente: partono cioè dall’alto e vanno verso il basso. La scoria però tende a scendere verso il basso e a penetrare nel metallo fuso, rendendo la saldatura più fragile, piena di difetti, falle ed altre inclusioni pregiudizievoli.
È preferibile la saldatura ascendente, dal basso verso l’alto, in modo da evitare le inclusioni di scorie. Andando verso la verticale conviene sempre eseguire una saldatura sottile: il materiale d’apporto fa presa sulle lamiere senza che si verifichino colature, a patto di non insistere troppo in un punto e di non impiegare un amperaggio elevato.
nella saldatura sopra testa su elementi piani l’inclinazione dell’elettrodo è di 85 gradi. L’inclinazione diminuisce (80 gradi) su saldature orizzontali.
la saldatura verticale si esegue salendo verso l’alto con l’elettrodo e tenendolo ad 80-85°.
una giunzione a 90° viene realizzata tenendo l’elettrodo inclinato a 70° rispetto al cordone.
Dopo aver atteso che la saldatura si sia convenientemente raffreddata, la si colpisce con la punta della martellina. Il disossidante, le cui proprietà fisiche e chimiche sono molto prossime a quelle del vetro, salta via senza difficoltà. Dopo aver usato la martellina, si passa la spazzola di ferro che elimina gli ultimi residui. Per un’accurata rifinitura può servire anche la levigatrice orbitale che ha la stessa struttura della smerigliatrice (questa la si usa per spianare rilievi eccessivi), ma monta un disco di carta abrasiva; avendo un regime di rotazione più basso (3500 contro 6500 giri/min) non produce rigature e pareggia, in modo rapido ma preciso, i cordoni di saldatura.
I cordoni ben eseguiti e privi di difetti possono, nella maggior parte dei casi, essere lasciati a vista. La saldatura ad arco è la più semplice, rapida e conveniente tra le tecniche di giunzione e anche la più potente, purché si rispettino le regole. Fino a che non si acquista la necessaria esperienza, si è portati a compiere alcuni inevitabili errori.
1-2 la stessa saldatura fotografata con e senza la scoria. Nella prima foto è evidente la formazione globosa e opaca che la riveste; nella seconda, dopo essere stato battuto con la martellina e ripulito con la spazzola, il cordone appare in tutta la sua brillantezza.
3 – se la saldatura è ben eseguita (ed è stato usato un elettrodo di buona qualità) basta qualche colpo ben assestato per mettere a nudo l’intero cordone.
4 – l’indispensabile martellina battiscoria può essere uno strumento a sé stante, oppure può presentarsi in versione combinata con la spazzola metallica; questa seconda versione viene spesso fornita nella dotazione di serie delle saldatrici. La spazzola serve per rimuovere gli ultimi residui di scoria, ancora aderenti al cordone.
La spruzzatura
Quando si esegue una saldatura con un eccesso di corrente, si verifica il particolare fenomeno della spruzzatura. Accanto al cordone che stiamo formando, sia da un lato che dall’altro, e perfino davanti, schizzano alcune sferette di metallo d’apporto che si incollano alla superficie. Inutile sperare di poter far saltare via le palline con qualche colpo di martellina oppure di inglobarle nel cordone che avanza: occorre subito interrompere la saldatura e regolare il volantino su di una corrente inferiore.
Non si deve mai aver paura di fermarsi nel corso della formazione di un cordone, perché tanto, prima poi, bisogna sostituire l’elettrodo.
Cordoni difettosi
Un brutto cordone è semplicemente un cordone difettoso, che può riservare delle brutte sorprese. Se la linea di unione tra i due pezzi è rettilinea ed il cordone non lo è, perché va a zig-zag, ci saranno inevitabilmente punti in cui il metallo d’apporto si è depositato prevalentemente su di un pezzo e meno sull’altro. Sono punti di scarsa tenuta non perfettamente stagni.
Occorre gettare i pezzi e ricominciare daccapo oppure ripulire con la mola la superficie e ripartire con un altro cordone, magari un po’ più largo per coprire i difetti rimasti. Non si deve mai avviare una saldatura senza aver prima fermato i pezzi con una giusta puntatura. Le puntature debbono essere frequenti e lievi: è meglio tener bassa la corrente, rischiare un’incollatura, che poi verrà ripassata ed inglobata dal cordone di saldatura, piuttosto che lasciare grumi eliminabili soltanto con la mola. Frequente e leggera, la puntatura non deve mai pregiudicare l’estetica della saldatura.
Le brutte saldature
Dopo un breve percorso, la corrente troppo elevata (si notano infatti gli spruzzi) ha bucato la lamiera che, nel frattempo, aveva accumulato calore fondendo prima del previsto.
La corrente troppo bassa riesce a fondere l’elettrodo, ma non intacca, se non marginalmente, i pezzi in lavorazione: bisogna ripulire il tutto con la mola e ricominciare.
Non è un vero cordone, ma un deposito disordinato e casuale di materiale d’apporto, chiaramente mescolato con la scoria a causa delle numerose ed incerte “passate”.
Deformazioni nella saldatura
Solo spessi blocchi o lastre di metallo possono sopportare la temperatura di 3000 °C senza subire distorsioni. Il materiale saldato tende ad inarcarsi come se volesse sollevarsi a ricoprire la saldatura stessa, sia questa eseguita a cordone sia a semplici punti o tratti preliminari. La distorsione di solito non è un fenomeno molto rilevante, ma fastidioso, perché il materiale alla fine deve essere piano o rettilineo, angolato a 90°. Le deformazioni non possono essere evitate perché sono la conseguenza di diversi fenomeni fisici, naturali, ma si può ridurle al minimo, oppure, molto più opportunamente, compensarle con altre deformazioni dalle caratteristiche opposte le une alle altre.
La smerigliatrice angolare va mantenuta leggera e, per meglio controllare la sua azione, è preferibile equipaggiarla anche con l’impugnatura supplementare. Il carter di protezione del disco va orientato in modo da convogliare le scintille lontano dall’operatore.
Saldatrice a FILO ANIMATO (FLUX ) da 90A compatta e portatile. Non serve la bombola del GAS per saldare. Suggerita per un utilizzo hobbistico su ferro fino a 2mm.
Regolazione della velocità del filo automatica in base alla posizione della corrente selezionata (MIN-MAX).Utilizzo di filo flux da 0,8 e 0,9 mm; bobine max da 1 kg.
Ideale per l’uso con contatori domestici (consumo max 2,5 kW) e utilizzo su prese anche da 10A.
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Il 26 maggio alle ore 8.30 ha aperto il nuovo Brico io di La Spezia. Si tratta di un punto vendita in affiliazione con la società Iozzelli Group s.r.l. Nata nel 1974 come ditta individuale, negli anni l’azienda si è trasformata ed ampliata sino a diventare una moderna rivendita di materiale edile che conta ad oggi tredici punti vendita.
Il punto vendita è facilmente raggiungibile, posizionato lungo via del Cappelletto che costeggia la ferrovia e vicino all’Ospedale Civile Sant’Andrea. Dispone di un ampio parcheggio a disposizione della clientela.
All’interno del punto vendita troviamo oltre 20.000 articoli nei reparti tradizionali e tecnici del “fai da te”, uno spazio riservato al promozionale all’ingresso e lungo il corridoio che percorre il Negozio. Le adiacenze merceologiche sono pensate per accompagnare il Cliente attraverso una sequenza di prodotti coerenti che facilitano l’identificazione delle risposte ai suoi bisogni.
I Reparti – Ferramenta, Utensileria elettrica e manuale, Scaffali, Sistemazione Bagno e accessori, Idraulica, Vernici e colle, Legno, Elettricità, Illuminazione e Giardinaggio con ampia area esterna dedicata all’esposizione dei mobili da giardino.
I Servizi – Tintometro per la preparazione di pitture e smalti del colore desiderato, Taglio legno su misura e gratuito.
Lo staff– Il personale presente nel punto vendita è a disposizione dei clienti per fornire consigli, consulenze e preventivi gratuiti.
Le Offerte – il volantino realizzato per l’apertura propone una serie di articoli a prezzi vantaggiosi selezionati tra i più rappresentativi dei reparti, con un occhio particolare alla stagionalità.
Brico io LA SPEZIA – Via del Cappelletto, snc – Tel 0187.1740226 Orario di apertura: dal lunedì al sabato dalle 8.30 alle 20.00, domenica dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30
Poiché occupa gran parte delle nostre giornate, il lavoro non deve essere fonte di sofferenza e frustrazione; già nel 500 a.C. il filosofo Confucio, maestro di pensiero fino a nostri giorni, pare dicesse: “Scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare neanche un giorno della tua vita”. Intendeva dire che quando si fa un lavoro che piace, il tempo passa piacevolmente, non si è stressati, si ha voglia di imparare qualcosa di nuovo e di crescere.
Sarò di parte, ma mi sembra più facile che questa situazione idilliaca si verifichi più spesso quando c’è di mezzo la capacità manuale, nonchè l’attività fisica, e si possa godere subito del risultato del proprio lavoro: faccio fatica a pensare a persone inchiodate tutto il giorno al computer felici di starci… anche se i nerd mi smentirebbero.
Il fatto che mi ha colpito a questo proposito sono gli uomini che, appesi con imbragature e con caschetti, lavorano lungo le facciate dei palazzi rifacendo gli intonaci, sostituendo le mensole dei balconi, facendo le tracce per le guaine elettriche e tanti altri interventi; questi sono i nuovi muratori su fune di EDILIZIA ACROBATICA e nelle città se ne vedono spesso. L’idea è nata 28 anni fa quando il suo fondatore, lo skipper genovese Riccardo Iovino, capì che poteva utilizzare in edilizia il metodo che usava per salire gli alberi delle navi. Oggi questa specializzazione è in forte crescita perché evita l’utilizzo dei ponteggi il cui costo, soprattutto per piccoli lavori, incide molto, ma anche perché oggi, per la grande richiesta determinata dal bonus facciate, i ponteggi sono introvabili.
Questi muratori che hanno aggiunto alla loro abilità manuale la capacità di lavorare da “appesi”, nonostante le difficoltà che la particolare attività comporta, mi pare siano contenti, scherzano e sembra godano di questo stare sospesi in alto all’aria aperta.
È la sensazione che ho avuto vedendoli lavorare nel palazzo d’epoca vicino alla mia abitazione, la cui facciata è stata prima risanata, poi intonacata di bianco e infine è tornata del suo color rosa con decorazioni bianche per i soprafinestre e il portone.
Un capolavoro gratificante, opera di questi fantastici acrobati del saperfare, un po’ come i capolavori dei fardasé.
Le pareti con pietre a vista ricordano murature antiche e donano calore e personalità anche alla più anonima delle stanze: per ricreare quest’effetto, vediamo come installare pannelli finta pietra
Dovendo ristrutturare casa, può essere piacevole ricreare un aspetto rustico con dei pannelli finta pietra in uno o più ambienti, ma si tratta di lavori piuttosto lunghi che richiedono manodopera con particolare esperienza nella posa delle pareti in pietra per interni . Da pochi anni sono comparse sul mercato le “pietre ricostruite”, grazie alle quali si possono donare al muro le originali atmosfere del passato realizzando dei veri e propri rivestimenti in pietra per interni.
Si tratta di frammenti di pietra naturale (90% circa) che vengono amalgamati con leganti speciali come argilla, cemento e ossidi di ferro (10%) per dar vita a blocchetti singoli o assemblati a forma di pannello dove vengono riprodotti per diversi canoni di posa. Le pietre per interni hanno caratteristiche tecniche sorprendenti: sono impermeabili, ignifughe,antigelivi, sottili, facilmente lavorabili e colorate con tutta la gamma naturale.
Le pareti in pietra finta sono bellissime!
Rivestimento pareti finta pietra: facili da posare e anche fai da te
Ricorrendo alle pietre ricostruite (che si possono reperire anche nei centri bricolage) le difficoltà si riducono a poco più di quelle che comporta una piastrellatura, senza approvvigionamento di grandi volumi di materiale dal fornitore di laterizi. La leggerezza e gli spessori così bassi non comportano problemi di applicazione in qualsiasi situazione. Le pareti di una stanza di misure standard (4x4x3 m) rivestite con pietra naturale fanno perdere fino a 10 metri cubi di volume, mentre con le “pietre finte”, che possono arrivare a spessori estremamente ridotti, la perdita si traduce a poco più di un metro cubo! La posa è ulteriormente velocizzata se si utilizzano gli speciali pannelli che hanno la faccia a vista rifinita a pietre e quella posteriore piatta.
Spessori e pesi
La faccia non a vista è liscia e rende la posa simile a quella delle classiche piastrelle. Gli spessori sono quasi sempre inferiori ai 3 centimetri e si riducono anche ad un solo centimetro, con pesi compresi tra 15 e 40 kg/mq. Si applicano anche a tramezze di cartongesso o tamponature di legno, con il semplice accorgimento di inserire nello strato di malta una sottile rete metallica o, addirittura, con viti e tasselli per alcune varianti. Dal momento che la posa dei pannelli finta pietra è determinante per il risultato finale, si raccomanda di osservare con occhio critico il lavoro che sta procedendo; in corso d’opera sarà facile rimediare ad eventuali piccoli errori.
Pannelli finta pietra a elementi singoli
La composizione a scaglie (1) chiamata anche “pietra di Scozia”, la roccia (2), il sasso di fiume (3) sono solo tre esempi di una varietà che può soddisfare ogni necessità stilistica e di gusto personale, per la casa in montagna, al mare e, perché no, anche in città.
Alcuni esempi di pannello effetto pietra che riproducono fedelmente colori e forme delle pietre naturali. Questi pannelli decorativi per pareti interne sono adattabili a tutti gli ambienti. (Foto Incana)
Come posare i mattoncini per interni
Tempo richiesto: 4 ore
Stesura della pietra in mattonelle singole
La stesura della pietra ricostruita in mattonelle singole avviene come una normale piastrellatura. A seconda della maggiore o minore regolarità di forma e spessore, si può decidere liberamente se stendere la colla sul muro con la manara dentata oppure metterla direttamente sulla mattonella finta pietra, per lasciare più spazio tra una e l’altra.
Premere con forza
Il pezzo viene posto sulla parete con forza perché deve aderire perfettamente ad essa.
Riempire le fughe con malta fluida
Al termine della posa, le fughe vanno riempite con malta fluida. L’uso di una malta di consistenza scorrevole è facilitato dall’utilizzo di una sacca conica che permette di estrudere il prodotto, simile a quelle utilizzate in pasticceria, e limita l’imbrattamento delle pietre.
Attendere l’indurimento della malta
Dopo aver “tirato” la malta con il ferro per le fughe, si attende un parziale indurimento della stessa.
Passare le giunzioni con una spazzola rigida
Si passano le giunzioni con una piccola spazzola rigida. A distanza di qualche giorno, è consigliabile proteggere la superficie con un impregnante siliconico che riduce l’assorbimento dello sporco.
Come si posano i pannelli decorativi per pareti interne
Montare i pannelli di pietra ricomposta è semplice e veloce: per il fissaggio è sufficiente un comune trapano, mentre per le finiture che prevedano tagli o sagomature è conveniente usare una smerigliatrice angolare o un seghetto alternativo.
Si posiziona il pannello finta pietra sulla parete.
Si fora il pannello nella fuga, proseguendo a penetrare anche il muro.
Si mettono le viti e tasselli.
Si coprono le viti con stucco siliconico specifico.
Si intinge una spugnetta ruvida e asciutta nella vaschetta di polvere fornita con i rivestimenti in finta pietra.
Si tampona con la spugnetta ruvida lo stucco siliconico affinché riproduca lo stesso effetto della pietra o della fuga a seconda dei casi.
Il risultato finale: le giunzioni sono perfettamente mimetizzate e l’insieme è armonico.
Decorazione suggestiva ✔ L'ottica in pietra è una vera alternativa per coloro che vogliono creare un effetto mediterraneo ed elegante. I pannelli coniugano funzionalità e design.
Grande qualità ✔ Il rivestimento in poliuretano espanso (PUR) rende perfettamente l'idea della pietra. Inoltre è ideale per essere inserito in hotel, locali, esercizi e ristoranti.
Facile da installare ✔ I pannelli dallo stile moderno sono adatti per rivestire le pareti interne e le facciate esterne. Si applicano direttamente sul muro con la colla adatta.
Eleganza e versatilità ✔ Il prodotto è resistente all'acqua e può essere anche utilizzato per l'isolamento termico. In più è disponibile come pezzo normale, angolo e pezzo finale.
Ottima selezione ✔ Mosaixx offre una grande varietà di idee ed un'ampia gamma di rivestimenti murali innovativi. La funzionalità e il design moderno soddisfano ogni stile e gusto.
La pietra e il mattone antico a vista hanno caratterizzato le nostre abitazioni, dapprima per esigenze costruttive, ultimamente per estetica. La difficoltà di reperire materiale di forma e dimensioni omogenee in cave, fiumi e cantieri ha fatto nascere l’idea delle pietre e dei mattoni ricostruiti. Utilizzando materie prime naturali si è arrivati ad ottenere un prodotto da rivestimento con caratteristiche visive identiche alle pietre ed ai mattoni originali. La facilità di posa ne permette a tutti l’utilizzo senza l’ausilio di imprese o artigiani specializzati.
Esempio di posa in facciata di legno con cappotto esterno
Come i pannelli finta pietra per interni, anche la mattonella in finta pietra si può applicare su cemento, mattoni e pareti in gesso, sia all’esterno, per estetica architettonica, sia all’interno per rivestire archi, colonne e caminetti. Su superfici di legno o metallo è consigliabile rivestirle con rete per intonaci ben fissata per migliorare l’aderenza della colla. La posa dei muri in pietra per interni si effettua come se si trattasse di piastrelle, dato che il dorso delle geopietre è piano, e il consumo di colla è limitato. I tempi di posa sono, rispetto alla pietra naturale, molto contenuti: un professionista può realizzare fino a 25 metri quadri di rivestimento in un giorno, utilizzando i modelli più “facili”, e 8-10 mq nel caso di pietre dalla forma più complessa.
La geopietra resiste ottimamente agli agenti atmosferici ed è garantita per trent’anni dall’acquisto; ambienti con alte concentrazioni di cloro e sali possono sbiadire i colori della pietra ricostruita: non è indicata quindi per bordi di piscine o in presenza dei sali utilizzati per cospargere le strade durante l’inverno . Conviene lasciare uno spazio di 5 cm tra le pietre e il piano di calpestio in modo che l’umidità ed i sali da essa veicolati non vengano assorbiti.
Arreda all’esterno e in casa
Anzichè demolire un muro o una colonna per ricostruire una rustica superficie di pietre si possono rivestire le superfici esistenti con la pietra ricostruita anche con piastrelle finta pietra che permette lavori sulle opere esistenti e sul nuovo sia all’interno che all’esterno senza problemi di sovraccarico delle strutture portanti né di aumenti esorbitanti di spessore delle murature.
La posa dei pannelli finta pietra con colla e boiacca
durante la posa la colla è perfettamente in grado di sostenere il peso delle pietre, anche se applicate sopratesta, fino a indurimento avvenuto.
la preparazione si fa con miscelatori elettrici.
l’apposito sacco per stuccare simile ad un sac-a-poche da pasticcere, rende semplicissimo riempire le fughe senza sporcare troppo le pietre.
possono essere così pulite in breve tempo con l’ausilio di un pennello.
Forme, spessori e colori delle mattonelle in pietra
Esistono molti modelli di pietra, con differenti forme e misure caratterizzate da una forma tipica ispirata da stili tradizionali presenti realmente nelle architetture locali sia italiane che estere. Ogni modello è formato da una serie di stampi, ricavati individualmente da pietre naturali, tutti diversi tra loro. I toni di colore, scelti per resistere quanto quelli delle pietre reali, sono ottenuti dalla lavorazione di ossidi di ferro naturali miscelati al cemento portland.
Pietra ricostruita prezzi
I prezzi dei pannelli finta pietra nel 2017, variano dai 20 ai 60 euro a metro quadrato, con punte superiori anche ai 100 euro.
Ti piacciono i pannelli finta pietra ma non hai tempo di installarli? Prova con gli adesivi fotomurali che riporducono i pannelli decorativi per interni effetto della pietra!
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L’argilla per realizzare oggetti si può acquistare nei negozi specializzati sottoforma di pani protetti da un sacchetto di plastica: vediamo quali sono le fasi fondamentali per la lavorazione argilla
Per la lavorazione argilla non occorrono molti utensili, serve un coltello per tagliarla in strisce, una tavoletta di legno o plastica come base d’appoggio, un mattarello per stenderla fino a ottenere una sfoglia. Per lavorare l’argilla servono inoltre, le classiche “mirette”, attrezzi con uno stelo centrale di legno e alle estremità profilati di ferro di varia sagomatura, e qualche spatola piana. Si può stendere la sfoglia in stampi, oppure si può effettuare la lavorazione argilla su un tornio piano per ottenere vasi di varia forma. Per la cottura dell’argilla servono forni specifici che raggiungono alte temperature.
Lavorazione argilla – è utile sapere che
◆ Per saldare tra loro elementi di argilla si usa la barbottina, una colla che si ottiene aggiungendo molta più acqua del necessario all’impasto per modellare o che si prepara appositamente facendo una poltiglia con argilla sbriciolata e acqua. Occorre conservarne una certa quantità chiusa in barattoli di vetro a chiusura ermetica. ◆ Durante la lavorazione è bene avere nelle vicinanze una presa d’acqua comoda, evitando il lavandino di casa perché i residui d’argilla possono causare tenaci intasamenti dello scarico. ◆ Se all’impasto abbiamo aggiunto troppa acqua, basta versarlo su una lastra di gesso, in modo che questa assorba la quantità di acqua in eccesso.
Come lavorare l’argilla
Per tagliare il pane di argilla in modo netto e preciso possiamo utilizzare un pezzo di filo robusto anziché il coltello. Richiudiamo bene la confezione per evitare che l’argilla non utilizzata asciughi.
L’argilla va lavorata a lungo con le mani in modo da ottenere una massa omogenea e plastica prima di sistemarla sul tornio, in quanto deve resistere anche alla forza centrifuga.
Raggiunta la giusta consistenza poniamo il pane di argilla al centro del disco e moduliamone la velocità di rotazione con il pedale mentre plasmiamo la forma del vaso dal basso verso l’alto.
Con una spatola da carrozziere tenuta in verticale accompagniamo e appianiamo il profilo. Le mani e il pezzo vanno sempre tenuti bagnati, altrimenti l’effetto ventosa strappa l’argilla.
Prima di restringere il collo assorbiamo con una spugna l’acqua rimasta all’interno che altrimenti ammolla il fondo. La spatola tenuta in orizzontale ci permette di ottenere solchi netti e sottili perfettamente circolari.
Per staccare il pezzo finito dal piatto (operazione un po’ delicata) possiamo utilizzare nuovamente un pezzo di filo. Il vaso va ora messo in forno per ceramica, tanto la cottura quanto il raffreddamento devono avvenire molto lentamente.
Cottura in forno dell’argilla
L’argilla è color grigio scuro da umida, diventa chiara seccando e durante la cottura assume la tinta rossiccia dei mattoni (1). Il colore definitivo, con smalti per ceramiche, per lo più a base di ossidi, e applicato sopra la maiolicatura bianca, richiede una seconda cottura (2).
La manutenzione del drone prevede diversi step dedicati alle varie parti che lo compongono essendo quest’ultimo un apparecchio molto delicato sia sotto l’aspetto meccanico sia elettronico.
Le eliche e il guscio
Prima e dopo l’utilizzo del drone è necessario verificare che eliche e relativi adattatori non presentino graffi, crepe o deformazioni. Dopo l’utilizzo, il controllo va eseguito dopo la regolare pulizia da farsi con un panno in microfibra leggermente inumidito; nei punti più difficili si applica WD-40 Multifunzione, agendo eventualmente con un pennellino. Terminata la pulizia delle eliche, si passa un panno in microfibra sul guscio del drone, insistendo anche in questo caso con il pennellino negli anfratti in cui è difficile arrivare e negli snodi dei bracci.
Motori e alberini in movimento
Dopo le parti mobili, il controllo e la manutenzione vanno effettuati sul motore per evitare che insetti, polvere e altri accumuli possano sviluppare attriti, rotazioni fuori asse o impedire la rotazione dei cuscinetti. In tante situazioni i droni entrano in contatto con umidità e acqua e, al fine di evitare la formazione di ossidazioni e concrezioni calcaree nelle zone di maggiore accumulo, si deve procedere innanzitutto con l’asciugatura delle parti bagnate, per poi intervenire con un trattamento con il lubrificante WD-40 Multifunzione, per una maggiore protezione e prevenzione.
Manutenzione delle batterie e contatti elettrici del drone
Il collegamento fra batterie ed elettronica è fondamentale per il regolare rientro del drone al punto di decollo. Sono pericolosissime, infatti, le ossidazioni nei contatti, capaci di provocare resistenze che limitano l’efficacia delle batterie o, peggio, di interrompere il transito dell’energia al drone. Per evitare problemi, basta applicare periodicamente WD-40 Specialist Detergente Contatti Asciugatura Rapida, compatibile con plastiche, gomme e metalli, è in grado di rimuovere olio, depositi di grasso, polvere e sporco. Penetra rapidamente agendo sulle parti e asciuga con altrettanta velocità, senza lasciare residui.
Intonacare una parete è un’operazione fondamentale nei lavori di muratura: per effettuarla al meglio occorre conoscerne tutte le caratteristiche
Capita… prima o poi capita di chiedersi come intonacare una parete? Per intonacare una parete l’applicazione dell’intonaco va steso a zone verticali ben delimitate e di uguale spessore. Per farlo si possono utilizzare assicelle di legno da inchiodare verticalmente al muro oppure riferimenti di intonaco, ossia fasce realizzate con il medesimo impasto e lasciate essiccare.
Le fasce per intonacare una parete sono, in pratica, guide che permettono di applicare lo strato di intonaco con lo spessore richiesto e ne consentono il livellamento con un listello. Le fasce vanno dal soffitto al suolo e, per determinarne lo spessore, è possibile usare blocchetti di legno murati. La distanza tra questi riferimenti può variare a seconda dell’abilità nell’applicare l’intonaco ma, per i principianti, è consigliabile che lo spazio tra due fasce contigue non superi il metro.
Come preparare l’impasto dell’intonaco
Per preparare la malta di cemento giusta per l’intonaco bisogna usare sabbia di fiume molto fine ed esente da granelli o pietruzze che potrebbero segnare la superficie finita. L’impasto si ottiene mescolando una parte di calce con 1,5 parti di sabbia, in volume.
L’acqua viene aggiunta a poco a poco per ottenere un impasto morbido e pastoso, ma non troppo liquido. Per realizzare una fascia si bagna un poco il muro e si preleva, dall’impasto, una porzione di malta con la cazzuola e la si posa sul vassoio, o il frattazzo, tenuti in orizzontale.
Quindi si trasferisce la malta sul dorso della cazzuola. Ora è possibile applicare l’impasto al muro, iniziando a formare un cordone verticale dello spessore desiderato. Si appoggia il listello sulla fascia, tenendolo in verticale, muovendolo alternativamente, premendo leggermente. In tal modo la superficie della fascia viene lisciata alla perfezione e resa piatta, indipendentemente dallo stato della parete.
Impasto e attrezzi per intonacare una parete
La malta adatta per intonaco può essere preparata miscelando calce a sabbia e acqua, oppure utilizzando le malte già pronte o la calce idraulica miscelate nelle giuste proporzioni, a cui va solamente aggiunta l’acqua.
Per intonacare una parete occorre utilizzare i giusti attrezzi:
manara metallica per lisciare malte.
frattazzo dotato di superficie spugnosa, ideale per stendere e lisciare materiali di finitura, intonaco, stabilitura, ecc.
frattazzo generico, utilizzato prevalentemente per lisciare l’intonaco.
l’intonaco classico viene steso utilizzando la cazzuola (meglio se non di eccessive dimensioni).
Le fasce a listelli
Data l’irregolarità delle superfici dei mattoni è necessario preparare, prima dell’intonacatura, dei riferimenti di spessore con listelli perfettamente a piombo su cui si fa scorrere il listello di livellamento. Gli spigoli si preparano fissando una tavola perfettamente a piombo che sporge circa 2 cm oltre i mattoni. L’incavo che viene a formarsi va riempito con malta cementizia.
Fasce con intonaco
le fasce verticali si possono realizzare applicando strisce di malta. Possono distare 1-1,3 metri una dall’altra.
la fascia è costituita da un cordone largo e piatto di impasto che percorre tutta l’altezza della parete, con uno spessore medio di 1,5-2 centimetri.
Intonacatura della parete
Quando le fasce sono completate e sono indurite è possibile passare all’intonacatura. L’operazione va eseguita applicando l’impasto fino a riempire la zona compresa tra due fasce consecutive.
Si preleva un moderato quantitativo di impasto (circa metà cazzuola) e lo si getta contro la parete in modo che vi aderisca. L’impasto si stacca dalla cazzuola, si spande leggermente e colpisce il muro, aderendovi. Si inizia dal pavimento e si prosegue verso il soffitto applicando un intonaco spesso almeno quanto le fasce.
Quando una zona è completata, si passa alla lisciatura da effettuare con un lungo listello posto in orizzontale. Questo dev’essere appoggiato a due fasce contigue che fanno da riferimento per poi muoverlo verso destra e sinistra. In questo modo il listello asporta l’eccedenza di impasto e la trascina in modo da riempire eventuali mancanze.
Il lavoro deve proseguire fin quando la zona ha tutta il medesimo spessore intonaco interno e le fasce sono completamente inglobate nell’intonaco stesso.
Intonacare muro
Tempo richiesto: 2 ore
Gettare la malta sulla parete
L’intonaco si applica sulle zone di muro comprese tra due fasce verticali. La malta si getta con un colpo deciso contro la parete. L’eventuale impasto che cade si raccoglie e si reimpasta.
Pareggiare lo strato di malta
Si pareggia lo strato di malta con un listello poggiato sulle fasce con leggere oscillazioni laterali. Eventuali mancanze si riempiono con altra calce idraulica fino ad ottenere una superficie uniforme.
Eliminare le piccole irregolarità
Dopo che la malta ha tirato, cioè si è indurita a causa della perdita d’acqua, si passa il frattazzo di legno o di plastica per eliminare le piccole irregolarità e preparare la superficie per lo strato finale di stabilitura fine.
Secchio universale adattabile a diversi lavori di costruzione, giardino, casa, lavoro, hobby. Ideale sia per solidi che per liquidi.
Recipiente con capienza 20 litri, scala di misurazione dei litri interna. Misura 38xH28 cm.
Realizzato in plastica resistente e manico per il trasporto in metallo con impugnatura ergonomica, per una presa comoda e salda.
Colore nero.
Il paraspigoli
si appoggia un listello lungo lo spigolo del muro in modo da costeggiare lo spigolo. Si fissa con chiodini.
con l’intonaco si riempie la cavità formata dai bordi della sbrecciatura e dal listello.
con un listello di legno si spiana accuratamente l’intonaco asportandone l’eccesso.
dopo un paio di giorni, si toglie il listello e lo si fissa sul bordo opposto dello spigolo.
con l’intonaco si riempie la parte rimanente della sbrecciatura usando come sponda il listello di legno. Con la cazzuola va eseguita una prima spianatura.
con un frattazzo o con una tavoletta di legno piuttosto liscia si spiana l’intonaco facendo attenzione a non premerlo eccessivamente.
La lisciatura L’ultima operazione da compiere è la lisciatura, da effettuare col frattazzo. Iniziando dalla sommità, col frattazzo bagnato, si effettuano numerosi passaggi circolari senza premere, ma insistendo se si sente che la superfice non è piatta. Continuando nel lavoro l’intonaco, a poco a poco, si regolarizza alla perfezione.
Come rasare un muro
Il trattamento di una parete con l’impasto di gesso fornisce superfici estremamente lisce e regolari che valorizzano in modo particolare le tinteggiature e gli elementi architettonici. L’impasto di gesso per rasare muro si prepara mescolandolo con acqua nelle proporzioni di 1 kg di gesso per 0,7 kg di acqua
La superficie da trattare per rasare un muro deve essere preventivamente lisciata e regolarizzata con stabilitura, altrimenti ogni piccola discontinuità risulterebbe visibile a lavoro finito. L’impasto, bene mescolato e di consistenza cremosa, va raccolto sulla manara e con questa applicato alla parete eseguendo lunghe e regolari passate per cedere un sottile strato continuo. Con la manara bagnata si passa successivamente sulla superficie per lisciarla.
una volta indurito, il gesso va carteggiato fino a completo spianamento raccordandolo con la superficie della parete confinante.
La stabilitura Sull’intonaco, indurito e asciutto, va poi steso uno strato di stabilitura, detta anche “malta fine”, che liscia la parete e la prepara a finiture diverse come la rasatura a gesso, la tinteggiatura, ecc. La stabilitura può essere una finitura completa come l’impasto ad “arenino” ed altri tipi di rasanti.
Intonacare una parete con stabilitura ad arenino
L’arenino è un impasto composito di leganti e inerti molto fini. Applicato sulla parete lascia una superficie rugosa e granulosa che ben si adatta ad ambienti informali, rustici, montani. La sua granulosità fa sì che durante la tinteggiatura si carichi molto bene di pittura, per cui non richiede un frequente intervento di ritinteggiatura. Inoltre forma uno strato di spessore maggiore di quello del gesso e di grande durezza che ripara la parete da piccoli urti, scheggiature, ecc.
l’impasto (se non si acquista il tipo già semiliquido) va preparato con la punta miscelatrice in quanto è piuttosto consistente.
si preleva una quantità opportuna di impasto e la si deposita sulla manara. Inizialmente conviene applicare poco materiale e aumentare la quantità man mano che si acquisisce esperienza.
l’impasto si trasferisce sulla parete con passate successive della manara che lo regolarizzano e lo stendono in modo uniforme.
Kit stucco 4 pezzi 3 spatole + 1 misurino in plastica da 3 litri.
Peso: 0 44 kg.
Come intonacare un muro esterno
Finitura tipica delle case di campagna, il rustico si armonizza con ogni ambientazione, formando un rivestimento assai duro, ma traspirante. Si può adattare tanto agli intonaci interni che alle facciate. Il rustico può essere di tipo cementizio oppure di tipo plastico; in commercio vi sono intonaci già preparati, colorabili, che si danno direttamente col rullo o si spruzzano e che, grazie alla loro composizione, proteggono la parete dall’umidità. I sistemi di applicazione sono vari, in funzione dell’effetto che si intende ottenere.
agevole è l’utilizzo della chiocciola di lamiera zincata: contiene circa un chilo di malta. Può essere riempita con la cazzuola o immergendola dentro la malta e il materiale si applica girando la manovella. Stesso effetto si ottiene “lanciando” con la cazzuola l’intonaco contro il muro ma, per avere un andamento regolare, lo può fare solo chi ha una buona esperienza.
con la spatola da decoratore si pressa irregolarmente sulla parete ancora fresca, ottenendo effetti diversi.
onde e cerchi in rilievo sono realizzati con il pennello passato sulla parete trattata a stucco con un movimento rotatorio. Usando invece il bordo del frattazzo, premendolo in modo regolare sulla superficie fresca, si ottengono losanghe a rilievo. Il frattazzo d’acciaio tenuto in posizione piatta liscia perfettamente le superfici.
la spatola dentata produce linee parallele e, se mossa in tondo, disegna grandi “ventagli”.
La catena leader nel “fai da te” partner del campionato di Serie C dai playoff 2021/22 e per tutta la stagione 2022/23
Brico io, la famosa catena di negozi specializzata nel “fai da te”, entra nel mondo della Lega Pro diventando partner del campionato di Serie C dai playoff 2021/22 e per tutta la stagione 2022/23. Il marchio ‘Brico io’ è presente in Italia con oltre 100 punti vendita che seguono tutti i segmenti del bricolage: hobby, piccola edilizia, manutenzione e decorazione della casa e del giardino.
“La collaborazione con Brico io, catena leader in Italia radicata su tutto il territorio nazionale, è il segnale di un forte avvicinamento alla realtà del nostro calcio, quello dei Comuni, della formazione dei talenti, che fa bene al Paese” afferma il Presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli. “Il fatto che un attore rilevante sul mercato nazionale incroci il nostro cammino, e ne condivida l’impostazione soprattutto valoriale, è la dimostrazione che stiamo andando nella giusta direzione. Abbiamo lavorato molto sul nostro brand e sul suo posizionamento, oggi iniziamo a coglierne i frutti”, conclude Ghirelli.
“Nella stagione 2021/22 abbiamo fatto la nostra prima esperienza con il calcio sponsorizzando i campi di alcune squadre del campionato di Serie A, attività che ci ha dato sicuramente visibilità a livello nazionale. Il passo successivo abbiamo deciso di farlo con la Lega Pro, con l’obiettivo di essere visibili e più vicini ai nostri punti vendita che coprono tutto il territorio nazionale – dichiara Paolo Micolucci Consigliere Delegato di Brico io S.p.A. – La realtà di Brico io è composta da tanti negozi di provincia, la nostra volontà, con questa collaborazione, è proprio quella di essere presenti nella vita della comunità, interagendo con le persone e con le famiglie che vivono quello specifico territorio e partecipando alle cose per loro più importanti, come le scuole calcio giovanili per i ragazzi e le loro famiglie che si avvicinano a questo sport per la prima volta. Questa partnership è in linea con la nostra mission: essere vicini ai nostri clienti che ogni giorno fanno fronte alla manutenzione e decorazione della loro casa e del loro giardino”.
Già, hanno proprio 40.000 anni le immagini molto elementari o astratte, segni, cerchi, spirali, impronte di mani, rinvenute sulle pareti di una caverna; qualche migliaio di anni dopo fu il mondo animale il primo, vero soggetto pittorico affrontato dagli artisti dell’epoca, i cacciatori paleolitici, che dipinsero bisonti, bovini, cavalli e cervi, perfino rinoceronti. Ora non si può sostenere con certezza che i nostri antenati volessero con questi disegni decorare le caverne per renderle più belle ma di sicuro aprirono la strada verso questo concetto che andò avanti nei secoli e divenne il piacere di rendere più godibili gli ambienti domestici.
Basti pensare al gusto artistico di Livia Drusilla, moglie dell’imperatore Ottaviano Augusto, manifestato all’interno della sua casa a Prima Porta con gli eleganti e raffinati affreschi (databili tra il 40 e il 20 a.C.) che decoravano le stanze della residenza e che, per essere meglio conservati, nel 1951, furono staccati e trasferiti nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme, dove ancora oggi si possono ammirare. Pitture di rara bellezza, una minuziosa rappresentazione delle specie vegetali sta su uno sfondo vago e verde che si incontra con il cielo turchese. E poi, saltando decisamente più avanti, al 1700, epoca barocca, vediamo che le decorazioni delle pareti dei palazzi nobiliari si arricchiscono in maniera particolare: specchi per creare giochi di luce, stucchi ricoperti di patine dorate e lacche, tessuti colorati, pannelli dipinti e lignei con cornici in cui si intrecciano riccioli, arabeschi e volute.
Tutte cose di cui possiamo godere visitando le meravigliose residenze storiche del nostro Paese ma che oggi non sono nei desiderata dei più benestanti della terra, se si escludono alcuni oligarchi russi, dal gusto discutibile, le cui dimore a volte si ispirano a questi fasti del passato.
Le pareti decorate, in maniera decisamente meno impegnativa, sono tornate di moda (vedi dossier da pagina 48) con soluzioni innovative e di effetto: dalle carte da parati utilizzabili addirittura per rivestire il vano doccia, alle grandi lastre in grès con decori floreali, ai pannelli in vetro stratificato con texture dei più pregiati minerali, ai rivestimenti continui spatolati dai molteplici effetti e addirittura a quello che in soli 2 mm di spessore crea un realistico/superminimalistico effetto cemento faccia a vista… chissà cosa avrebbero detto di questa finitura gli architetti/decoratori del ’700?